Alcuni spunti personali per la comprensione del fenomeno Rischio estremo e psicoterapia: presentazione di un caso clinico



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Transcript:

Presentazione Mia presentazione e introduzione al fenomeno della dipendenza da rischio Presentazione della presentazione: Breve storia del rischio come concetto Ricerca del rischio estremo: i principali modelli in campo Alcuni spunti personali per la comprensione del fenomeno Rischio estremo e psicoterapia: presentazione di un caso clinico 1

Accenni sul testo sottolineando la parola DIPENDENZA, ADRENALINA. Cos è l adrenalina? L adrenalina è un ormone (una sostanza prodotta dall organismo con la funzione di regolare l attività di organi e tessuti) secreto principalmente dalle ghiandole surrenali. Qual è la sua funzione? La sua funzione fondamentale è quella di predisporre l organismo ad affrontare situazioni di emergenza sul piano fisico ed emotivo. Come agisce? In condizioni di agitazione, stress, paura, ansia o anche di freddo, la ghiandola surrenale, stimolata dall ipotalamo, secerne l adrenalina che attraverso il flusso sanguigno raggiunge recettori specifici situati nel fegato, nei muscoli scheletrici, nel cuore e nel sistema vascolare producendo effetti stimolanti: il cuore batte più rapidamente e i muscoli ricevono più sangue. Con l adrenalina il corpo ottiene un aumento del livello di energia disponibile cui poter attingere per battersi con il nemico o per fuggire. Questa reazione ha origine nel nostro istinto di sopravvivenza: in caso di stress o pericolo dobbiamo essere in grado di lottare o fuggire per salvarci! D altra parte, per fornire al corpo maggiore energia e un supplemento di lavoro muscolare e cardiaco, l organismo è costretto a ridurre altre funzioni, ad esempio diminuisce le difese immunitarie; motivo per cui lo stress può turbare l equilibrio tra il sistema di difesa e l attacco di virus e batteri. L eccitazione che provoca la scarica di adrenalina ci è sembrata legata principalmente a due situazioni: al correre dei rischi (per la propria incolumità o per il proprio stato) e al sentirsi padroni (di una situazione, di un qualcosa o di se stessi). 2

Rischio come concetto PROBABILISTICO E l'eventualità di subire o provocare un danno connessa a circostanze più o meno prevedibili. Non si tratta di un pericolo, ma ad esso è pragmaticamente collegato. Il rischio si valuta, in rapporto agli esiti possibili e/o probabili legati alla presenza dei singoli pericoli o di una sequenza di pericoli tra loro correlati alle diverse possibilità di azione. Il rischio è una probabilità che può avere un esito positivo o negativo in rapporto al pericolo che si affronta, che ci appare, che si percepisce, che è presente nel nostro agire dentro al mondo, che è lì come elemento fisico, meccanico, ambientale, normativo. Rischio = (probabilità che un evento accada) x (impatto dell evento) La differenza tra incertezza e rischio Il rischio è diverso dall incertezza. Si parla propriamente di rischio se è nota la probabilità degli eventi possibili e di incertezza (o ambiguità) quando si sa quali sono gli eventi possibili ma non è nota la probabilità del verificarsi di uno o più di essi. Con il rischio si ha l attivazione di aree cerebrali diverse di quelle che si attivano con l incertezza. 3

Etimologia http://www.etimo.it/?term=rischio http://research.dnv.com/skj/papers/etymology of risk.pdf non sembra essere un caso che la parola rischio abbia a che fare con le assicurazioni, a cominciare da quelle dei viaggi marittimi ed il commercio dei secoli passati. Le assicurazioni delle navi e del loro carico, già alla fine del '400, rappresentano un caso precoce di controllo pianificato del rischio possibile. Il rischio sembra che abbia anche a che fare col caso: "ad risicum et fortunam..pro securitate et risiko..ad omnem risicum, periculum et fortunam dei ". 4

XII libro ODISSEA L'intera notte / Scorsi su i flutti; e col novello Sole / Tra la grotta di Scilla, e la corrente / Mi ritrovai della fatal vorago, / Che in quel punto inghiottia le salse spume / Io, slanciandomi in alto, a quel selvaggio / M'aggrappai fico eccelso, e mi v'attenni, / Qual vipistrello: i ché né dove i piedi / Fermar, né come ascendere, io sapea, / Tanto eran lungi le radici, e tanto / Remoti dalla mano i lunghi, immensi / Rami, che d'ombra ricoprìan Cariddi. XXVI canto inferno «"O frati," dissi, "che per cento milia / perigli siete giunti a l'occidente, / a questa tanto picciola vigilia / d'i nostri sensi ch'è del rimanente / non vogliate negar l'esperïenza, / di retro al sol, del mondo sanza gente. / Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma per seguir virtute e canoscenza".» (vv. 112 120) "Fratelli miei, che attraverso centomila pericoli siete arrivati a questo crepuscolo della vita (la vecchiaia, chiamata come "rimanente veglia dei sensi") presso l'occidente; non negate ai nostri tisensi quello che rimane da vedere, dietro al sole, nel mondo disabitato; considerate la vostra origine: non siete nati per vivere come bruti, ma per praticare la virtù e apprendere la scienza. 5

Si possono distinguere almeno tre grandi fasi in una ipotetica storia del rischio (Nocenti, 2001). Un primo periodo, corrisponde all età antica e all alto medioevo. Per molti secoli anche le civiltà più avanzate in campo filosofico e matematico come quella greca non sono riuscite a costruire un impianto di conoscenze sufficienti a gestire il rischio. Quello che occorreva erano modelli matematici in grado di effettuare stime sulla probabilità di eventi futuri. In mancanza di questo, ogni previsione era impossibile. L uomo di allora si affidava agli oracoli per le previsioni e attribuiva ogni disgrazia alla natura, agli dei o al fato e non ad una scelta ponderabile (Bernstein, 1996). Il rischio come noi lo conosciamo è figlio di quella vasta rivoluzione che comprende il Rinascimento, Cristoforo Colombo, la Scienza, il Capitalismo, in una parola la modernità (Maso, 2003). Il rischio ha nell era moderna una valenza del tutto positiva, è il prezzo da pagare nella corsa all affrancamento dalla Società della penuria. Rischiare vuol dire agire, conquistare, crescere, sia che si tratti di una scoperta scientifica che di una esplorazione. Il mondo attuale si è trasformato in una Società del rischio (Beck, 1992). Nella modernità avanzata la produzione sociale di ricchezza va sistematicamente di pari passo con la produzione sociale di rischi. Analogamente, ai problemi ed ai conflitti distributivi della società basata sulla penuria si sovrappongono problemi e conflitti che scaturiscono dalla produzione, definizione e distribuzione di rischi prodotti dalla scienza e dalla tecnica (Beck, 1986, trad.it. 2002). Secondo questo modello il rischio è una sorta di sottoprodotto della creazione di ricchezza con cui la società moderna deve fare continuamente i conti. Maggiore è il benessere e maggiore il rischio. La ricerca del rischio ha perso così parte del suo alone positivo ed è aumentata la preoccupazione nei confronti della scienza, della tecnologia, dei nuovi comportamenti individuali e collettivi. INTERPR QUADRO: Bernstein Peter L.: Against the Gods: Remarkable Story of Risk, John Wiley & Sons Inc, Hoboken NJ, 1996 Più forti degli dei. La straordinaria storia del rischio. Il sole 24 ore, 2002 6

Il calcolo della probabilità nasce nel diciassettesimo secolo dal gioco d azzardo e da una sfida. Il cavalier de Méré chiede a Blaise Pascal di risolvere il vecchio enigma del frate Luca Pacioli: come si dividono le vincite tra due giocatori in un gioco d azzardo non finito, quando uno dei due sta vincendo? Pascal accetta la sfida facendosi aiutare da Pierre de Fermat e nella Parigi del seicento nasce la Teoria della probabilità. Nella teoria della probabilità e nella teoria delle decisioni, il paradosso di San Pietroburgo descrive un particolare gioco d'azzardo basato su una variabile casuale con valore atteso infinito, cioè con una vincita media di valore infinito. Ciononostante, ragionevolmente, si considera adeguata solo una minima somma, da pagare per partecipare al gioco. Il problema di Bernoulli sui lanci ripetuti ha a che vedere da vicino con l eterno sogno del giocatore al Casinò, cioè quello della puntata ripetuta sullo stesso Colore (oppure sul pari dispari / manca passa). La regola del gioco è molto semplice e si può spiegare in due parole: Si inizia a puntare un Euro sul Rosso e si attende il primo esito. In caso positivo si intasca la vincita, diversamente si raddoppia la posta e si continua a giocare. Per non complicare troppo la spiegazione, decidiamo di trascurare l effetto dello ZERO che, come certamente saprete, sposta la probabilità a favore del Banco. Supponiamo quindi di fare le nostre puntate su una Roulette onesta di soli 36 numeri: 18 rossi, 18 neri e senza Zero. Nota: Questa ipotesi equivale a quello del lancio di una moneta con la stessa probabilità del 50% di ottenere Testa o Croce. Il ragionamento elementare che sta alla base dell illusione della vincita certa mediante il raddoppio della posta è quello che, prima o poi, il Rosso dovrà uscire senz altro. La tabella mostra la progressione di 8 partite consecutive al raddoppio: ammettendo di avere riserve finanziarie adeguate, è lecito pensare di avere la vittoria in pugno per il semplice fatto che, prima o poi, l esito favorevole si dovrà sicuramente presentare. Ma Bernoulli, di fronte a questo problema, si pose per primo la domanda sull utilità attesa che, molto semplicemente, si può riassumere con questo doppio enunciato: uno scommettitore "razionale" non rinuncerebbe mai alla possibilità di raddoppiare qualsiasi somma, per quanto estremamente ridotta. Al contrario, però, nessun scommettitore "avveduto" accetterebbe una scommessa, per quanto elevata, dal momento che l utile atteso risulta sconosciuto. In una situazione di rischio due sono i parametri da prendere in considerazione: l entità della scommessa in gioco e la probabilità che essa venga vinta o persa. La valutazione dei due parametri ha una base cerebrale distinta. L attivazione della corteccia prefrontale dorsomediale è inversamente proporzionale alla probabilità di ottenere ricompense in denaro, mentre l attivazione dello striato ventrale dipende dall entità della ricompensa ma è indipendente dalla sua probabilità. 7

Connesso alle ricerche sopra ricordate, è lo studio del concetto di rischio nelle varie culture, affrontato da Mary Douglas, in collaborazione con il politologo Aaron Wildavsky, nel libro Risk and Culture. An Essay on the Selection of Technical and Environmental Dangers (1982). A partire dall osservazione delle differenze nelle società africane tradizionali in ordine alla considerazione del rischio, in articolare con riferimento alla stregoneria, i due autori teorizzano che la percezione del pericolo operi come strumento di sostegno alle strutture sociali esistenti, nell ambito di uno schema più generale secondo il quale le strutture sociali necessitano dell elaborazione di visioni del mondo in grado di sostenerle. A determinare la percezione del rischio è, dunque, il contesto culturale generale di ciascuna società, con il risultato che certe situazioni o cose sono considerate pericolose presso alcuni gruppi, mentre non destano particolari preoccupazioni presso altri. Sempre ricorrendo a tale chiave di lettura, Douglas e Wildavsky, analizzano i rapporti tra cultura e percezione del rischio nelle moderne società industriali, indagando, in particolare, la posizione dei piccoli gruppi che agiscono secondo logiche settarie (dagli Amish, con le loro prese di posizione antitecnologiche, ai movimenti ecologisti attivi nella società americana). La complessità delle società più sviluppate fa sì che gli individui non possano essere pienamente consapevoli dei rischi cui sono soggetti: così come nelle società tradizionali, anche in quelle tecnologicamente avanzate il rischio è qualcosa di reale e concreto, ma la sua percezione dipende dal contesto culturale complessivo attraverso il quale ciascuna comunità riesce a darsi una giustificazione di se stessa. Costituiscono approfondimento di questo filone di ricerca i libri Risk Acceptability According to the Social Sciences (1985) e Risk and Blame (1992). Come afferma il sociologo Ulrich Beck, il mondo attuale si è trasformato in una Società del rischio. Nella modernità avanzata la produzione sociale di ricchezza va sistematicamente di pari passo con la produzione sociale di rischi. Analogamente, ai problemi ed ai conflitti distributivi della società basata sulla penuria si sovrappongono problemi e conflitti che scaturiscono dalla produzione, definizione e distribuzione di rischi prodotti dalla scienza e dalla tecnica. Secondo questo modello il rischio è una sorta di sottoprodotto della creazione di ricchezza con cui la società moderna deve fare continuamente i conti. Maggiore è il benessere e maggiore il rischio. La ricerca dl del rischio ha perso così parte del suo alone positivo ed è aumentata la preoccupazione nei confronti della scienza, della tecnologia, dei nuovi comportamenti individuali e collettivi. 8

La ricerca brasiliana sulla letteratura MARY JANE PARIS SPINK, VERA MINCOFF MENEGON, JEFFERSON DE SOUZA BERNARDES & ANGELA ELIZABETH LAPA COÊLHO: The Language of Risk in Psychology: A Social Constructionist Analysis of a Psychological Database Revista Interamericana de Psicología/Interamerican Journal of Psychology 2007, Vol. 41, Num. 2 pp. 151 160 La ricerca analizza gli articoli indicizzati da Infopsycho dal 1887 al 2007 e prende in considerazione quelli che hanno la parola rischio nel titolo (circa 450). Indagini tra il 1930 e il 1950: dal concetto di aspirazione a quello di rischio; l approccio razionale o logico sequenziale; l entrata in scena delle emozioni e della personalità 9

Prime indagini sulla ricerca volontaria di rischio (dalla metà degli anni cinquanta alla fine degli anni settanta): Le ricerche di Cohen su rischio e alcol 1955 Rischio e motivazione (Atkinson J.W. 1957,1958,1960) L approccio psicometrico (Slovic P., 1962), il tentativo di individuare con un test chi è il risk taker, ipotesi della ricerca del rischio legata a fattore di personalità I modelli basati sulla scelta (decision making): utilità soggettiva e probabilità (vedi modelli matematici già presentati). Rischio e psicologia sociale: il gruppo, la dinamica di gruppo La psicoanalisi e il rischio (da Freud a Fenichel passando per Jung): Freud: narcisista ~ anaclitico; Jung: Estroverso ~ Introverso; Kretchmer: schizoide ~ cicloide; Fenichel: controfobico ~ fobico. NB: Balint, la teoria oggettuale, filobatico ~ ocnofilico. 10

1. Ricerca del brivido e dell avventura (interesse per attività fisiche ad alto rischio). 2. Ricerca dell esperienza (ricerca di nuove esperienze tramite la mente e i sensi: musica, arte, cibo, droghe, ecc). 3. Disinibizione (ricerca edonistica del piacere attraverso sesso, gioco d azzardo, ecc.). 4. Suscettibilità alla noia (avversione per attività di routine, inquietudine esperita in un ambiente monotono). Il Sensation Seeking Trait è un tratto di personalità, probabilmente geneticamente determinato, definito dalla ricerca di sensazioni ed esperienze varie, originali, complesse e intense, e da una tendenza ad assumersi rischi fisici, sociali, legali e finanziari per il puro piacere di queste esperienze. Lo psicologo clinico Marvin Zuckermann (1994, 1999) ha costruito un modello utilizzato frequentemente per spiegare la ricerca di rischio estremo. Questo autore ha ipotizzato l esistenza di un tratto di personalità, probabilmente geneticamente determinato, che ha chiamato Sensation Seeking Trait. Se questo tratto costituisce una caratteristica dominante, l individuo avrà una propensione per il rischio. Zuckermann ritiene che tutti gli organismi dispongano di uno specifico livello tonico, ottimale per l umore, l attività generale e l interazione sociale. Ogni individuo mira al mantenere tale tono edonico positivo attraverso il ricorso a determinate stimolazioni o lo svolgimento di particolari attività. Di conseguenza, una stessa stimolazione potrà indurre alcune persone alla ricerca di un incremento o di una serie di stimolazioni additive, mentre al contrario, potrà portare altri individui a ricercarne un abbassamento o l evitamento di altre aggiuntive. In altre parole, mentre gli individui con un elevato livello di attivazione sono maggiormente indotti a prediligere situazioni scarsamente stimolanti, altri con un più basso livello di attivazione saranno portati a privilegiare quelle attività che offrono una più intensa stimolazione. Zuckermann ha costruito uno specifico test, la Sensation Seeking Scale, per la misura del tratto di personalità ipotizzato (Zuckermann, Meeland & Krug, 1985; Zuckermann, 1994). Un numero molto alto di ricerche ha dimostrato che soggetti con dipendenze da droghe, giocatori d azzardo, guidatori temerari, persone con una vita sessuale spericolata conseguono punteggi elevati a questo test. Punteggi elevati alla Sensation Seeking Scale vengono comunemente ritenuti un indice predittivo della ricerca di rischio. Tuttavia diversi autori, basandosi sulle proprie indagini, hanno sottolineato che non si può definire una personalità tipica del risk taker e che esistono forme differenti di ricerca del rischio a seconda delle diverse personalità (Levenson, 1990, Llewellyn, 2008). La personalità influenzerebbe solo indirettamente il comportamento, attivando bisogni, motivazioni, obiettivi (Cooper, Agocha & Sheldon, 2000). In ogni caso il modello Sensation Seeking Trait non prende in considerazione l ipotesi che il rischio possa trasformarsi in una forma di dipendenza patologica. 11

Studi correlativi sensation seeking: J.W. Roberti A review of behavioral and biological correlates of sensation seeking Journal of Research in Personality 38 (2004) 256 279 Attività di ricerca di sensazioni non rischiose Attività lavorativa (ad es. vigili del fuoco, guide alpine, ma anche psicologi, psichiatri, assistenti sociali, medici legali ecc.) Incontri con persone stimolanti Visione di film o programmi televisivi intensi (erotismo, violenza ecc.) ludic dating styles nelle relazioni affettive Musica (es. hard rock, jazz) Arte, Viaggi Sport non rischiosi e sport di squadra Videogiochi, media 12

Un buon punto di partenza sono gli scritti dello psicanalista Balint a proposito delle situazioni brivido. Balint propone una tipologia caratteriale basata su due orientamenti nelle relazioni oggettuali: la ocnofilia (spinta alla gratificazione pulsionale dovuta alla relazione con l oggetto) e il filobatismo (ricerca della promozione del Sé che privilegia spazi privi di oggetto). Facendo perno sulla sua concezione delle relazioni oggettuali, Balint descrive le situazioni brivido come momenti caratterizzati da una mescolanza di paura, piacere e speranza fiduciosa in cui la persona lascia e ritrova la sicurezza. Nelle situazionibrivido si riconoscono i seguenti elementi: coscienza del pericolo reale esterno, esposizione al pericolo, speranza di tollerare la paura, evitare il pericolo e ritornare sani e salvi. Per Balint chi sfida la sorte con comportamenti rischiosi privilegia la promozione del Sé (filobatismo): rischiando si illude di non aver bisogno di alcun oggetto interno. Sebbene queste persone siano talvolta realmente dotate di buone capacità, tuttavia esse compiono un iperinvestimento del Sé che nasconde un ambivalente rapporto con gli oggetti interni: da un lato superiorità e condiscendenza, dall altro regressione a una concezione del mondo simile all esistenza intrauterina, alla sicurezza di stare fra le braccia materne. Queste persone sono solo in apparenza indipendenti e autosufficienti. Con l esperienza della sfida essi tentano di abreagire una parte dei traumi originari (la nascita, la scoperta che gli oggetti affettivamente importanti hanno una vita indipendente) in condizioni sopportabili e di sicurezza. Il problema è che l acquisizione di così raffinate abilità di affrontare e evitare i pericoli comporta la perdita della capacità di creare e mantenere rapporti stretti con le persone (Balint, 1959). Ocnofilica e filobatica per Balint sono reazioni al difetto fondamentale e non tipi psicologici. Il "difetto fondamentale" di cui parla Michael Balint è una mancanza, una "carenza primitiva di base che ha turbato il primo rapporto del dlbambino bi con la madre e che dà origine ii a modalità dliàdifensive i e a organizzazioni della personalità che formeranno la base di quella patologia relazionale che caratterizzerà la nevrosi, la psicosi e la malattia psicosomatica. 13

Stephen Lyng e l edgework Lyng, sociologo, parte dal quesito: Perché alcune persone hanno bisogno del rischio (voluntary risk taking) per stare bene? In alternativa ai modelli psico biologici e psicoanalitici propone un approccio psicosociale. Edgework, «lavoro al limite», azione in cui l individuo negozia il confine tra la vita e la morte. Gli scritti di Lyng, basati sulla osservazione partecipata e interviste semistrutturate, illustrano con ricchezza la fenomenologia del rischio. L Edgework, una forma di anarchia sperimentale, ha come fine la realizzazione del Sé del soggetto andando oltre l alienazione sociale. Il termine edgework, dichiara Lying, è stato coniato dal giornalista Hunter S. Thompson http://it.wikipedia.org/wiki/hunter_s._thompson. Thompson ha provato diverse forme di comportamentiestremi,compreso estremi, compreso l uso lusodi sostanze, poi descritte in (da cui il film: Fear and Loathing in Las Vegas (Paura e delirio a Las Vegas 1998) con Johnny Deep) 14

La tesi che il rischio possa trasformarsi in una forma di dipendenza patologica sta invece trovando progressivamente credito tra autori che si occupano prevalentemente di psicopatologia. Se Le Breton parla di passione del rischio (1991), Pannarale descrive una dipendenza dal rischio e afferma che questa addiction si distingue dai comuni comportamenti di assunzione di rischio per una differente propensione ad essere esposti a pericolo, ovvero ai diversi criteri di scelta tra i rischi preventivabili (1998). Anche Marcelli e Braconnier (1999) ritengono che il comportamento rischioso, soprattutto quello alimentato dalla ricerca di eccesso, va accostato alle condotte di dipendenza. Valleur e Charles Nicholas (1982) hanno avvicinato i le condotte a rischio alle dipendenze d patologiche utilizzando una originale metafora, quella dell ordalia. L ordalia, o giudizio di Dio, in molte società del passato era una forma di prova giudiziaria mediante la quale la divinità si esprimeva circa la colpevolezza o l innocenza di un imputato. Di solito si basava su una prova di riuscita (ad es. una azione particolarmente difficile da compiere), in qualche caso su un duello detto giudiziario. L accusato non sempre era direttamente sottoposto alla prova, a volte un campione lo sostituiva. Valleur e Charles Nicholas riconducono i comportamenti rischiosi alla condotta ordalica: la persona che affronta il rischio si affida ad una potenza estrema e assoluta che decide l esito del comportamento rischioso. Questa sorta di ricerca di un giudizio, dovuta a un bisogno di rigenerazione e sostanzialmente ad un problema di identità, si accompagna pg alla ricerca di sensazioni forti e produce un inevitabile processo di ripetizione e progressiva dipendenza. "L'ordalia del fuoco" di Dieric Bouts il Vecchio. (Dirk o Dierick) (Haarlem, 1410 (1420?) Lovanio, 6 maggio 1475) è stato un pittore fiammingo. Nel 1468 La città di Lovanio lo nomina pittore ufficiale della città; circa nello stesso periodo gli commissiona quattro grandi dipinti da esporre nel Tribunale; due soli vennero completati ed esposti; come spesso avveniva nelle Fiandre, costituiscono un ammonimento ai giudici, che potevano vederli appesi di fronte ai loro seggi; la scelta dell'episodio da raffigurare, anche stavolta fatta da un esperto prescelto dal committente, raffigura Il giudizio dell'imperatore Ottone: la moglie dell'imperatore, respinta da un conte, lo calunnia e ne ottiene la decapitazione; la moglie gli giura che sosterrà la sua innocenza di fronte a Dio e si fa consegnare la testa mozzata (pannello di sinistra). L'imperatore riceve la contessa che con la testa del marito in una mano, tiene in mano senza danno una sbarra di metallo incandescente; l'imperatrice verrà condannata (nello sfondo) a morire sul rogo (pannello destro). 15

Se il rischio rappresenta un aspetto spesso essenziale dello sviluppo psicosociale dell adolescente, per le persone adulte può avere una funzione diversa (Moffitt et al., 2001). Alcuni psichiatri (McElroy, Phillips & Keck; 1994; Blaszczynski, 1999; Blanco et al., 2001) si sono chiesti se determinate patologie mentali non potessero essere riconsideratesulla sulla base del rapporto che la persona ha nei confronti del rischio. E stato costruito così il modello chiamato spettro impulsivo compulsivo. È noto che i disturbi impulsivi portano alla ricerca del rischio, a una ridotta capacità di evitamento del pericolo e a scarsa ansia anticipatoria. Viceversa i disturbi compulsivi si caratterizzano per una elevata tendenza ad evitare il pericolo, una spiccata avversione per il rischio e alti livelli di ansia anticipatoria. Questo modello è utilizzato frequentemente da autori che si occupano di gioco d azzardo patologico (Hollander, Buchalter & De Caria, 2000). Nel continuum che rientra tra i due poli rientrano, per il polo impulsivo, i disturbi di personalità di tipo B (borderline, antisociale, istrionico, narcisistico), i disturbi del controllo degli impulsi (disturbo esplosivo intermittente, piromania, cleptomania, gioco d azzardo patologico e tricotillomania), le parafilie. I disturbi compulsivi comprendono il disturbo ossessivo compulsivo, il disturbo da dimorfismo corporeo, l anoressia nervosa, il disturbo da depersonalizzazione, l ipocondria, la sindrome di Gilles de latourette Tourette. 16

Pedinelli e i suoi colleghi, provando ad interpretare la psicopatologia delle condotte di rischio, fanno riferimento a quattro modelli. Il primo considera la ricerca di rischio come una modalità che favorisce la dimensione fisica della sensazione a scapito di quella emotiva; il secondo modello valuta i comportamenti di ricerca del rischio come tentativi di controllare l emozione causata dall oggetto libidico da parte di soggetti con un assetto narcisistico carente; il terzo modello vede il rischio come una condotta ordalica che si perpetua, il quarto come una vera e propria dipendenza comportamentale (Pedinielli et al., 2005). Per rendere più chiaro cosa intendo per persona dipendente da rischio mi rifarò ai criteri riportati da Pedinielli e colleghi (2005): il soggetto deve avere avuto una esperienza rischiosa di iniziazione o rivelazione che è all origine della dipendenza; sarà portato a ripetere le azioni rischiose; ne sarà dipendente, cioè costretto da se stesso a continuare a rischiare senza poter rimettere in discussione il suo comportamento; utilizzerà il rischio come soluzione di tutti i suoi problemi (soluzione generalizzata, sistematica e stereotipata); tenderà a ricorrere al rischio (azione) a scapito della capacità di mentalizzazione; privilegerà la produzione di sensazioni corporee a scapito delle emozioni grazie al comportamento rischioso. Pedinielli J. L., Rouan G., Gimenez G., Bertagna P. (2005). Psychopathologie des conduites à risques. Annales médico psychologiques, i vol. 163, n. 1: 30 36. 36 17

L argomento di questo articolo è un tipo di dipendenza patologica comportamentale che ho chiamato Ricerca del Rischio Estremo (RRE). Ho cercato sin dal nome di focalizzare i processi che sono alla base di questa forma di addiction. Il primo elemento è la ricerca del rischio o risk taking, la scelta volontaria di indirizzarsi verso situazioni dall esito incerto, l intraprendere compiti senza avere la certezza del successo. Il termine estremo invece sottolinea che la ricerca del rischio può essere di grado e intensità diversa, dato che abbiamo vari gradi di certezza e quindi vari gradi di rischio. I rischi diventano estremi quando sono continui, caratterizzano lo stile di vita, minacciano gli averi, l incolumità e l esistenza stessa della persona. I modi per cercare il rischio in forma estrema sono tantissimi. Si può guidare in modo avventato, praticare sport ai limiti delle possibilità individuali, investire in borsa con uno stile rapido e temerario, giocare d azzardo, rubareo danneggiarela proprietà altrui, assumere sostanze notoriamente dannose, comportarsi in modo futile finendo per mettere in pericolo se stessi e gli altri (Ranieri, 2006). Non sempre è facile distinguere tra rischio come ricerca di esperienze e la pura reiterazione di un comportamento più o meno sempre simile con il solo fine di ottenere sensazioni molto forti. Quello che cercherò di dimostrare è che la ricerca di rischio può trasformarsi prima in una passione, poi in una vera e propria dipendenza. Quando il carattere ludico e piacevole della esperienza rischiosa diventa una modalità che assorbe l individuo, consentendogli di allontanarsi dalla realtà quotidiana e da vissuti intrapsichici poco tollerabili, la persona diventa dipendente (Ranieri, 2009). 18

Tra i giocatori d azzardo patologici sono stati riscontrati con una frequenza significativa sintomi di PTSD (Ledgerwood & Petry, 2006) e rilevate storie di traumi nella vita (Kausch, Rugle & Rowland, 2006). L esposizione ad esperienze traumatiche è un fattore predittivo di comportamenti sessuali rischiosi (Smith, Leslie & Chamberlain, 2006); un abuso sessuale durante l infanzia è frequente tra maschi che si pongono a rischio di contagio di HIV con rapporti sessuali con altri maschi (Kalichman et al., 2004), e più in generale predittivo di comportamenti tipericolosi iche spesso portano a nuovi traumi i(kingston & Raghavan, 2009). Tra le studentesse di college l esposizione ad un trauma aumenta la possibilità di comportamenti sessuali rischiosi, di comportamenti autodistruttivi o violenti (Green et al., 2005). Tra i veterani di guerra sofferenti di PTSD sono frequenti i comportamenti di ricerca del rischio. Possedere armi da fuoco e utilizzarle in modo pericoloso è quattro volte più frequente tra veterani con disturbi da PTSD che tra pazienti con diagnosi di schizofrenia o pazienti in programmi riabilitativi per uso di sostanze stupefacenti (Freeman, Roca & Kimbrell, 2003); inoltre tra i veterani è stata rilevata una significativa percentuale di giocatori d azzardo patologici (Bibble et al., 2005). I veterani di guerra sembrano avere un tasso di mortalità più basso di quello dei militari non schierati in combattimento e della popolazione generale, tranne per la mortalità dovuta a ferite; questo viene spiegato con comportamenti di ricerca del rischio (Bell et al., 2001). I ragazzi israeliani con PTSD da episodi di terrorismo mostrano livelli significativamente più elevati di ricerca del rischio (Pat Horenczyk et al., 2007). Questi studi sembrano indicare che la ricerca del rischio abbia una notevole capacità di alleviare il dolore mentale al punto di essere utilizzata come forma di autocura. Il meccanismo probabilmente sottostante alla ricerca di rischio tra persone sofferenti di PTSD è la necessità di una modalità psicologica di riparazione al danno subito. Le persone con PTSD ripercorrono esperienze rischiose e quindi potenzialmente traumatiche per fare fronte al proprio senso di impotenza e vulnerabilità. Il tentativo inconsapevole di chi ha vissuto un trauma sembra quello di recuperare almeno in parte la capacità di gestire gli eventi e ridurre il senso di impotenza esponendosi a situazioni pericolose in qualche modo simili a quelle traumatiche, con la speranza inconscia di superarle e poi dimenticarle. Rifacendosi a Valleur e Charles Nicholas, gli autori francesi già citati, si potrebbe parlare di una vera e propria richiesta di un giudizio di Dio. 19

Horowitz, nel suo fondamentale lavoro relativo all impatto del trauma sulla personalità (1976), identificò otto tematiche psicologiche conseguenti ad un grave trauma. Nella tabella seguente tali tematiche sono riportate nella parte destra e confrontate con comportamenti ed emozioni proprie della Ricerca del Rischio Estremo (RRE). Studi successivi a quello di Horowitz hanno posto in evidenza l importanza delle risposte soggettive al trauma: il DPTS non può essere interpretato solo alla luce dif dei fattori esterni stressanti (stressor). March (1993) ha riassunto gli aspetti della percezione soggettiva maggiormente documentati. Ho riportato tali aspetti nella tabella 2 confrontandoli con quelli di pazienti con RRE: Leggere il risk seeking come tentativo, sebbene inefficace e maladattivo, di risoluzione/abreazione del trauma. Quest ultima lettura è stata particolarmente esplorata negli studi sul PTSD, inclusa la letteratura sul supporto psicologico alle vittime di catastrofi naturali. In questo dominio la scia del post trauma e i disturbi afferenti a questa area vengono cognitivamente spiegati alla luce del bisogno specie specifico di ricercare la risoluzione di una problematica rimasta aperta e in sospeso. Secondo questo osservatorio, gli agiti, i vissuti, le fantasie e anche la produzione onirica del post trauma funzionano da problem solving, in qualità di affannosi e reiterati tentativi di chiusura di una gestalt. Riguardo all esplicitazione del rapporto tra PTSD e RRE, posizionare i rispettivi segnali all interno di un range ai cui estremi, in termini speculari ed opposti, si vanno a posizionare vissuti ed emozioni appartenenti ai rispettivi quadri sindromici. Così profilato, il nesso tra PTSD e RRE appare molto visibile, appropriato e stimolante, nella misura in cui evidenzia l esistenza di un processo psichico (dal PTSD al RRE) che contrae nell economia del soggetto, come si è già accennato, finalità reattive, riparative, compensatorie, controfobiche e autocurative. Rispetto alle due tabelle sinottiche che mettono a confronto i tratti dominanti del PTSD con quelli del RRE, precisare la/e fonte/i da cui si desumono i tratti del RRE, così come si è citato le fonti per il PTSD. 20

Le modalità di funzionamento mentale sopra descritte possono generare, reiterandosi, una dipendenza. Chi affronta il pericolo e sopravvive può trovare l esperienza così eccitante e allo stesso tempo così tanto liberatoria da essere portato a ritentare, correndo in questo modo un rischio molto maggiore e occulto. Il vero pericolo non è l azione ma gli affetti generati dall azione. Infatti, se l esperienzasi lesperienza si completa senza danno, le emozioni, che sono state variegate e caratterizzate da un crescendo progressivo fino ad un culmine poi scivolato in un piacevole stato di quiete, si completano con un sentimento di onnipotenza che rafforza l iperinvestimento di una parte del Sé. Queste esperienze si possono strutturare progressivamente in un oggetto interno protettivo, in grado di fornire una illusoria salvaguardia dal pericolo. Si tratta di una dipendenza da un oggetto interno solo apparentemente rassicurante, in realtà tirannico e cattivo, capace di spingere verso comportamenti autodistruttivi. Tale processo è simile a quello descritto da Donald Meltzer quando traccia la sua teoria metapsicologica delle perversioni e delle tossicomanie. La relazione tossicomanica che lega ad una parte cattiva del Sé e la sottomissione alla sua tirannia ha luogo quando la dipendenza dagli oggetti interni buoni con le loro capacità riparative è resa difficile o impedita per mezzo di attacchi che la danneggiano fino a renderla indisponibile o misconosciuta. L oggetto interno tossicomanico, in questo caso l organizzazione narcisistica che si è formata con i comportamenti di sfida e ricerca del rischio, è temuto, ma anche cercato per la protezione che fornisce. Senza di esso non vi è più difesa dalle ansie dallequaliil il soggetto sta cercandodi di difendersi, inparticolaredalterrore terrore, angoscia paranoide la cui qualità essenziale è la paralisi che non lascia alcuna possibilità d azione (Meltzer, 1973). 21

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Bella Swan (Edward Anthony Masen Cullen )=> Saga di Twilight http://it.wikipedia.org/wiki/saga_di_twilight Lisbeth Salander (Mikael Blomkvist) => Trilogia di millennium http://it.wikipedia.org/wiki/millennium_(trilogia) 23