RENATO PERINI. Una decorazione su tessuto dalla palafitta di Ledro

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Natura Alpina Volume XXI N.1 Pagg. 28 32 Trento 1970 RENATO PERINI Una decorazione su tessuto dalla palafitta di Ledro Un recente, meticoloso lavoro di restauro, eseguito dal tecnico del Museo Sig. E. Broilo, ha permesso di individuare una fra le più singolari scoperte riguardanti la palafitta di Ledro: si tratta di un nastro in tessuto di lino, quasi integro, recante una decorazione completa che, data la sua eccezionalità, merita una particolare segnalazione. Il rinvenimento di tessuti preistorici ha sempre suscitato interesse e curiosità, trattandosi di reperti piuttosto rari (in particolare quelli decorati) a causa della loro estrema deteriorabilità. Precedentemente, dalla palafitta di Ledro si ebbero solo piccoli lembi di tessuto decorato, quali il frammento ricordato dal BATTAGLIA 1 ) (nella cui trama sono a infilati a scopo ornamentale minuscoli semi, alcuni dei quali sembrano riferibili, secondo il Dalla Fior, al Lithospermum officinale o al L. Purpureo - ceruleum») ed il frammento raccolto nello scavo del 1961 2 ), ma in entrambi i casi non fu possibile individuare il motivo della decorazione. Fig.1 Il rotolo del nastro, liberato dal limo e dai carboni, come apparve nella situazione di ritrovamento 1 BATTAGLIA R.. 1943 - La palafitta di Ledro nel Trentino - Memorie del Museo di Storia Naturale. Trento XI vol. VII, pag. 52. 2 TOMASI G., 1969 - Le palafitte ledrensi - in La valle di Ledro e le sue pala fitte. Edizioni Manfrini Rovereto, pag. 116.

Il nastro di cui si tratta nella presente nota, fu rinvenuto nel 1967, nel corso di una campagna condotta dal Museo Tridentino di Scienze Naturali nella zona di frana della palafitta di Ledro, ad opera del Sig. E. Broilo, il quale lo potè appunto recuperare entro una lente di carboni ancora in rotolo ed in parte coperto da argille e carboni; era ripiegato in due ed avvolto su se stesso, iniziando dalla zona centrale sino alle due estremità, le quali vennero così a trovarsi all'esterno del rotolo (è questa la causa - tenendo anche conto dello stato di carbonizzazione del tessuto - che provocò il deterioramento delle due zone terminali, esposte come erano a tutti gli sfregamenti). Svolto e disteso, il nastro è lungo, complessivamente, m 2,027 (è però da tener presente che a causa dello stato di usura delle zone terminali non fu possibile stabilirne l'originaria estensione, essendo comunque presumibile che la stessa fosse, sia pur di poco, di lunghezza maggiore). La larghezza, misurata nella zona in cui sono visibili gli orli laterali, arriva ai cm 7. Le zone decorate sono due e si presentano a superficie quadrata il cui lato è di cm 6,6; sono situate in prossimità delle due estremità del nastro distanziate fra loro di m 1,75 (oltre l'area decorata, la fascia continua con un piccolo lembo, che, ormai consunto, non permette di conoscere lo stato originario dei punti terminali). Il nastro è in tessuto semplice e venne probabilmente eseguito su piccalo telaio (anche se è bene ricordare che a Ledro non è stata documentata la presenza di tale tipo di strumento, mentre, invece, abbondano i normali pesi da telaio); nell"area interessata alla decorazione, i fili dell'ordito emergono e, spostandosi rispettivamente a destra ed a sinistra, formano un motivo a rombi. Tali rombi presentano i lati a linee parallele - formate dai fili emergenti - che, senza intersecarsi, proseguono oltre gli angoli acuti formando due angoli opposti ed aperti Nel centro di ciascun rombo se ne presenta uno più piccolo, completamente delimitato.

Il motivo si ripete per quattro volte dando così luogo ad una composizione con tre rombi sulla linea centrale trasversale, mentre ai lati degli stessi, appunto per l'accostamento dei quattro rombi con i rispettivi lati allungati, risultano, in negativo, altri due gruppi di tre rombi aperti sull'angolo esterno e contenenti essi pure un piccolo rombo. Sul rovescio, opposti a quelli emergenti, i fili, che risultano abbassati, formano dei leggeri solchi che ripetono il motivo decorativo dell'altra faccia, come è reso evidente da una pellicola nera, carbonizzata e semilucida. Su una faccia, la pellicola aderisce perfettamente a tutto il tessuto semplice, formando un sottofondo lucido sul quale appare libero e opaco il disegno derivante dai fili emergenti. Sulla faccia opposta (il cui fondo, a tessuto semplice, è opaco) la pellicola lucida è penetrata nei solchi derivati dai fili abbassati, per cui ne risulta una decorazione che, come motivo, ripete la precedente, ma essendo del tipo ad incrostazione e con delle linee che sembrano a traslucido. È da pensare che questa pellicola lucida, per il fatto di occupare esattamente l'area della decorazione, sia stata applicata intenzionalmente, forse per rendere più evidente la composizione decorativa su entrambe le facce (non è però da escludere che si possa trattare di una sostanza colorante; il che potrà essere chiarito solo attraverso un esame ad Hoc). Considerando questa composizione decorativa nel contesto dei reperti di Ledro, la sua singolarità appare più marcata dal fatto che appunto questa composizione non trova riscontro nella serie dei motivi decorativi di Ledro, né, peraltro, delle altre stazioni parallele (contrariamente a quanto si verifica, ad esempio, per i bronzi i cui motivi decorativi si trovano impressi anche sulle ceramiche). Fra il materiale di Ledro c'è un frammento di vaso biconico (in ceramica nero - lucida) che sotto un gruppo di solchi orizzontali, presenta una zona la cui decorazione è data da fasci di tre linee incise intersecantesi in modo da formare una linea di rombi i quali, però, non ripropongono il motivo decorativo della fascia in esame. Anche in altre stazioni dell'area padano - veneta ed alpina, parallele a Ledro, non è dato di riscontrare un identico motivo decorativo, sia su ceramica che su tessuti (la decorazione su tessuti delle palafitte svizzere è data da motivi a scacchiera o triangolo pieno, ottenuti con filati di diversa colorazione 3 ). Solo nell'area danubiano - balcanica si possono trovare, su ceramiche, dei motivi decorativi a rombi concentrici 4 ), che presentano elementi di riscontro con quello del nastro di Ledro, anche se non si può parlare, nel complesso, di analogia. L'isolamento in cui viene a trovarsi questa decorazione rispetto alle altre presenti a Ledro (come pure nell'ambito di quelle parallele a Ledro) rende difficile una sua precisa collocazione cronologica (col locazione che, data appunto la situazione di reperimento, sarebbe possibile solo attraverso un esame analogico). I pochi elementi di analogia con l'area danubiano - balcanica (che sopra abbiamo posti in rilievo) potrebbero indurci a considerare la possibilità di inserire questo motivo nel movimento di cultura che interessa, in Età del Bronza, l'area padano - veneta (caratterizzata dalla cultura di tipo Polada) e l'area danubiano - balcanica 5 ); ma non è peraltro da scartare l'ipotesi che l'isolamento di questo motivo decorativo dipenda da un fatto puramente tecnico, cioè dell'essere connesso alla meccanica della tessitura e dell'intreccio e dalla difficoltà, quindi, di trovare integrale applicazione nelle ceramiche. 3 VOGT E. 1948 - Vanneries et tissus à l age de la pierre et da bronze en Europe - Charniers ciba, pag. 531-532. 4 SCHMIDT R. R., 1945 - Die Burg Vuccedol. Zagabria, cav. 56, n. 4, 14; tav. 57, n. 1, 9; tav. 84, n. 1. 5 I rapporti, fra queste aree sono stati documentati dalla Laviosa Zambotti in I Balcani e l'italia nella Preistoria - Origines - 1954 in particolare nel cap. II.

Comunque, anche prescindendo dal problema della collocazione cronologica, questa fortunato rinvenimento ha il pregio di offrire un notevole contributo alla conoscenza dell'industria tessile dell'ambiente palafitticolo della Età del bronzo, oltre che di arricchire, sempre più la conoscenza, dei motivi decorativi.