Atto n. 5 Atto di appello: il reato aberrante

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Pareri e atti svolti di diritto penale 393 Atto n. 5 Atto di appello: il reato aberrante di Bruno Fiammella Traccia Tizio ha un diverbio con Caio, e decide di andare a dargli una lezione con l intento - emerso pacificamente dal processo - di ferirlo. Si arma quindi della pistola legittimamente detenuta e lo attende nell atrio del suo condominio. All arrivo di Caio nell atrio, Tizio spara un colpo in direzione di quest ultimo, ferendolo di striscio ad un braccio. A causa della sua imperizia, il proiettile dopo aver sfiorato il braccio di Caio, colpisce l angolo del muro, devia dalla sua originaria traiettoria e va a colpire Sempronio, il portiere dell edificio che, accortosi della strana presenza di Tizio nell atrio del condominio, si stava avvicinando per chiedere chi cercasse e cosa volesse. Sempronio decedeva. Per i fatti de quo Tizio veniva condannato, in primo grado di giudizio, per omicidio preterintenzionale ex art. 584 c.p. e per lesioni volontarie aggravate, nei confronti di Sempronio ad anni 15, seguendo il Tribunale l indirizzo interpretativo dell art. 82, co. 2, c.p. Il candidato, assunte le vesti del difensore di fiducia di Tizio, rediga il relativo atto di appello. Normativa di riferimento Art. 42 c.p. - Responsabilità per dolo o per colpa o per delitto preterintenzionale. Responsabilità obiettiva «Nessuno può essere punito per un azione od omissione preveduta dalla legge come reato, se non l ha commessa con coscienza e volontà. Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come delitto, se non l ha commesso con dolo, salvi i casi di delitto preterintenzionale o colposo espressamente preveduti dalla legge. La legge determina i casi nei quali l evento è posto altrimenti a carico dell agente, come conseguenza della sua azione od omissione. Nelle contravvenzioni ciascuno risponde della propria azione od omissione cosciente e volontaria sia essa dolosa o colposa.» Art. 43 c.p. - Elemento psicologico del reato «Il delitto: è doloso, o secondo l intenzione, quando l evento dannoso o pericoloso, che è il risultato dell azione od omissione e da cui la legge fa dipendere

394 Atti l esistenza del delitto, è dall agente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione; è preterintenzionale, o oltre l intenzione, quando dall azione od omissione deriva un evento dannoso o pericoloso più grave di quello voluto dall agente; è colposo, o contro l intenzione quando l evento, anche se preveduto, non è voluto dall agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline. La distinzione tra reato doloso e reato colposo, stabilita da questo articolo per i delitti, si applica altresì alle contravvenzioni, ogni qualvolta per queste la legge penale faccia dipendere da tale distinzione un qualsiasi effetto giuridico.» Art. 82 c.p. - Offesa di persona diversa da quella alla quale l offesa era diretta «Quando, per errore nell uso dei mezzi di esecuzione del reato, o per un altra causa, è cagionata offesa a persona diversa da quella alla quale l offesa era diretta, il colpevole risponde come se avesse commesso il reato in danno della persona che voleva offendere, salve, per quanto riguarda le circostanze aggravanti e attenuanti, le disposizioni dell articolo 60. Qualora, oltre alla persona diversa, sia offesa anche quella alla quale l offesa era diretta, il colpevole soggiace alla pena stabilita per il reato più grave, aumentata fino alla metà.» Art. 83 c.p. - Evento diverso da quello voluto dall agente «Fuori dei casi preveduti dall articolo precedente, se per errore nell uso dei mezzi di esecuzione del reato, o per un altra causa, si cagiona un evento diverso da quello voluto, il colpevole risponde, a titolo di colpa, dell evento non voluto, quando il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo. Se il colpevole ha cagionato altresì l evento voluto si applicano le regole sul concorso dei reati.» Art. 582 c.p. - Lesione personale «Chiunque cagiona ad alcuno una lesione personale, dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, è punito con la reclusione da tre mesi a tre anni. Se la malattia ha una durata non superiore ai venti giorni e non concorre alcuna delle circostanze aggravanti previste negli articoli 583 e 585, ad eccezione di quelle indicate nel numero 1 e nell ultima parte dell articolo 577, il delitto è punibile a querela della persona offesa.» Art. 584 c.p. - Omicidio preterintenzionale «Chiunque, con atti diretti a commettere uno dei delitti preveduti dagli articoli 581 e 582, cagiona la morte di un uomo, è punito con la reclusione da dieci a diciotto anni.» Art. 586 c.p. - Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto «Quando da un fatto preveduto come delitto doloso deriva, quale conseguenza non voluta dal colpevole, la morte o la lesione di una persona, si applicano le disposizioni dell articolo 83, ma le pene stabilite negli articoli 589 e 590 sono aumentate.» Art. 589 c.p. - Omicidio colposo «Chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni.

Pareri e atti svolti di diritto penale 395 Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a sette anni. Si applica la pena della reclusione da tre a dieci anni se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale da: 1) soggetto in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell articolo 186, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni; 2) soggetto sotto l effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope. Nel caso di morte di più persone, ovvero di morte di una o più persone e di lesioni di una o più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni quindici.» Giurisprudenza di riferimento Cass. Pen., SS.UU., 22 gennaio 2009, n. 22676 Come è noto, l art. 586 cod. pen. (Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto) dispone che Quando da un fatto preveduto come delitto doloso deriva, quale conseguenza non voluta dal colpevole, la morte o la lesione di una persona, si applicano le disposizioni dell art. 83 c.p., ma le pene stabilite negli artt. 589 e 590 sono aumentate. L art. 83 cod. pen. (Evento diverso da quello voluto dall agente) a sua volta prevede che Fuori dei casi preveduti dall articolo precedente, se per errore nell uso dei mezzi di esecuzione del reato, o per un altra causa, si cagiona un evento diverso da quello voluto, il colpevole risponde, a titolo di colpa, dell evento non voluto, quando il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo. Se il colpevole ha cagionato altresì l evento voluto si applicano le regole sul concorso dei reati. Secondo l opinione prevalente, condivisa dal Collegio, l art. 586 c.p. è norma speciale rispetto all art. 83 c.p., comma 2 (aberratio delicti plurilesiva), avendo in comune una condotta base dolosa ed una conseguente produzione non voluta anche di un altra e diversa offesa, e come elementi specializzanti la natura del reato base che deve essere un delitto e la natura dell offesa non voluta che deve consistere nella morte o nelle lesioni (sez. 1, 14 novembre 2002, n. 2595, sez. 1, 2 aprile 1986, n. 11486; Sez. 2, 6 novembre 1984, n. 1352). Secondo altra opinione, invece, dovrebbe escludersi un rapporto di genere a specie perché l art. 586 c.p., a differenza dell art. 83 c.p., comma 2, non subordina la responsabilità alla presenza di un errore nell uso dei mezzi di esecuzione o di un altra causa (sez. 4, 20 giugno 1985, n. 1673; Sez. 1, 25 marzo 1985, n. 6395, Di Maio, m. 169934). Morte o lesioni devono comunque costituire una conseguenza non voluta, e quindi non devono essere sorrette da alcun coefficiente di volontà, nemmeno nel grado minimo del dolo eventuale, giacché in tal caso l agente risponde anche dell ulteriore delitto di omicidio volontario o di lesioni volontarie in concorso con il delitto inizialmente voluto. Brevi indicazioni per lo svolgimento dell atto Con la traccia in oggetto si coglie l occasione per ripetere uno degli istituti meno gradevoli del nostro ordinamento, quello del reato cosiddetto aberrante. A differenza dell errore, disciplinato negli artt. 47 e ss. c.p., errore che incide nel momento formativo

396 Atti della volontà dell individuo, nel reato aberrante, la volontà viene in essere in maniera corretta, però, a causa di un errore nell uso dei mezzi d esecuzione del reato, o per altra causa, consegue all azione del soggetto agente o una offesa ad una persona diversa (aberratio ictus ex art. 82 c.p.) da quella verso la quale era indirizzata, oppure viene realizzato un fatto penalmente diverso da quello che era oggetto dell azione criminale e degli intenti del criminale stesso (aberratio delicti ex art. 83 c.p.). Occorre quindi distinguere l errore che accompagna il reato aberrante, che è un errore cosiddetto di inabilità, dall errore motivo, che invece incide sul momento formativo della volontà. Svolgimento dell atto Ill.ma Corte d Assise d Appello di Atto di Appello L Avv. del Foro di, con studio in, C.F. PEC:, Fax, difensore di fiducia giusta procura in atti del Sig. Tizio, nato a, C.F. residente a, ed ivi domiciliato ai fini del presente procedimento, dichiara di proporre Appello avverso la sentenza n. Reg. Sent. emessa dal Tribunale penale di, pronunciata in data e depositata in data, con la quale il Tribunale, condannava alla pena di l odierno appellante peri reati di cui agli artt. e per avere sparato un colpo di pistola all indirizzo di Caio per ucciderlo e per aver ferito gravemente Sempronio, per i seguenti: Motivi Si vuole preliminarmente porre all attenzione di questo Spett.le Collegio adito, la necessità impellente di questa difesa relativa ad un macroscopico errore di impostazione giuridica emerso dal giudizio id primo grado: il non aver inquadrato, la condotta ascritta a

Pareri e atti svolti di diritto penale 397 Tizio nell ambito dell ipotesi delittuosa di cui al cosiddetto reato aberrante, con particolare attenzione in ordine alla pena da comminare all ipotesi richiamata dall art. 83, co. 2, c.p., ed essere invece rimasto legato (il Tribunale) ad una visione ristretta e limitata dei fatti, circoscrivendo gli stessi nel perimetro derivante dall applicazione più tradizionale dell art. 82, co. 2, c.p. Ripercorrendo gli studi classici, preme a questa difesa rammentare che il reato aberrante è una ipotesi delittuosa in cui il soggetto agente realizza, per errore nell uso dei mezzi di esecuzione del reato da lui prospettato, un reato in realtà diverso da quello voluto (aberratio delicti) o una offesa nei confronti di una persona diversa da quella in realtà presa di mira (aberratio ictus). La dottrina (cui in questa sede si riporta, per quello che può servire, un breve cenno), attraverso la lettura dell art. 82 c.p., sviluppa una suddivisione tra l ipotesi della aberratio ictus monolesiva, ogni qual volta l errore del soggetto agente sviluppa un attacco ad un bene giuridico omogeneo a quello che realmente si voleva offendere, seppure indirizzato a persona diversa da quella alla quale l offesa era diretta; e l aberratio ictus bioffensiva, in cui invece l offesa è cagionata sia alla persona alla quale l offesa era originariamente diretta, che ad un altra, a cui l offesa non era diretta. Tale istituto disciplina il caso in cui il cosiddetto errore - inabilità compiuto dal reo, determini il verificarsi, purtroppo, di un reato diverso da quello voluto, e di cui l agente dovrà comunque rispondere, a titolo di colpa, solo se lo stesso è previsto come delitto colposo. La disciplina dell aberratio in questi casi concerne le ipotesi in cui la volontà si forma correttamente, e cioè senza alcuna influenza da parte di eventuali fattori esterni, ma sussiste una divergenza tra ciò che è voluto e ciò che è realizzato: tale divergenza è determinata da un errore nell uso dei mezzi di esecuzione o da altra causa. Nello specifico è noto che l errore nell uso dei mezzi sia da intendersi quale ascrivibile ad uno sviamento nell evolversi della condotta, che ostacoli o devii il processo di causale che costitui-

398 Atti rebbe attuazione del volere (c.d. errore inabilità); invece per altra causa sia invece da intendersi in relazione alle limitazioni eziologiche ordinarie. Nel caso di specie, per come emerso dalla ricostruzione della dinamica svolta dai consulenti di parte e dal perito nominato dal Tribunale, i fatti andavano più correttamente inquadrati nell alveo della ipotesi di aberratio di cui all art. 83 c.p. ed a tal fine il Sig. Tizio ritiene di poter demandare a questo Ill.mo Collegio adito, una riforma dell impugnata sentenza. Sul punto, che è focale nella più corretta reinterpretazione di questo caso, è noto, e sarà noto anche a questo Ill.mo Collegio adito, che la dottrina sia divisa, con conseguenze mutevoli anche in giurisprudenza. Alcuni autori ritengono di dovere applicare, in tali contesti, l aberratio ictus, in combinato disposto con l art. 584 c.p., come ha fatto il giudice di prima istanza. Di tal fatta, Tizio risulterebbe responsabile per il reato di omicidio preterintenzionale compiuto nei confronti di Sempronio e di lesioni volontarie aggravate nei confronti di Caio. Secondo un altro orientamento, invece, dall analisi più attenta dei fatti si dovrebbe applicare a Tizio la pena del reato di omicidio colposo, con la conseguenza che avremmo una responsabilità in capo a Tizio per il reato di tentate lesioni nei confronti di Caio, in combinato disposto con la fattispecie di omicidio colposo nei confronti di Sempronio. Un caso simile richiede la necessaria analisi sulla portata ed esistenza o meno, in capo a Tizio, della effettiva volontà e coscienza di ferire Caio, al fine di dirimere la vessata quaestio. In quanto, l unico elemento dirimente, ai fini della applicazione dell art. 83 c.p. anziché dell art. 82, co. 2, c.p., che rappresenta al chiave di volta della questione, è dato dall elemento soggettivo. E ciò che più sconcerta dalla lettura della sentenza oggi impugnata, è proprio il fatto che i giudici di prime cure avevano tutti gli elementi a loro

Pareri e atti svolti di diritto penale 399 disposizione per procedere in questa direzione e non lo hanno fatto, forse perché ancorati alle più classiche teorie relative all applicazione dell art. 82, co. 2, o forse per la paura di sporgere la loro attenzione giuridica, al di là dei confini più tradizionali e riuscire ad inquadrare il caso per quello che in realtà è. Tizio, emerge pacificamente ed incontestabilmente dagli elementi di causa, voleva soltanto ferire Caio, ed il successivo omicidio è frutto di circostanze di inabilità dell agire di Tizio stesso, della sua imperizia e, si consenta a questo difensore, di un pizzico di sfortuna occorsa. Resta però un intento, che non è quello di uccidere, ma di ferire. Il processo ha raggiunto serenamente la prova dell elemento psicologico che ha accompagnato la condotta del soggetto agente e che è quella del delitto di lesioni personali. Tizio esce di casa per dare una lezione a Caio, e non ha intenzione di ucciderlo, ma di ferirlo. La carenza del dolo in ordine al reato più grave, determina in questi contesti l impossibilità di poter applicare, nel caso di specie la ricostruzione fatta dai giudici di prime cure, relativa alla fattispecie di cui all art. 82, co. 2, c.p. Al contrario, siamo in questi casi di fronte alla ipotesi più favorevole all odierno appellante di cui all art. 83, co. 2, con conseguente applicazione della disciplina più del concorso formale tra il reato di lesioni dolose e quello di omicidio colposo e relativa diminuzione in ordine alla pena ascritta in primo grado di giudizio. È infatti evidente che il combinato disposto tra l omicidio preterintenzionale (come reato più grave e le lesioni colpose - seguendo la teoria oggi impugnata) è senza dubbio una pena più grave di quella da comminarsi se si optasse per l ipotesi del concorso formale tra le lesioni dolose e l omicidio colposo. In tal seno quindi si chiede che la presente sentenza, oggi impugnata, venga riformata. Per tutti questi motivi, il sottoscritto difensore, nell interesse dell odierno appellante

400 Atti Chiede che questa Ill.ma Corte d Appello adita voglia, in riforma dell impugnata sentenza: - previa riqualificazione della fattispecie da ascrivere alla condotta perpetrata da Tizio nel combinato disposto dato dall art. 589 c.p., 582 c.p. e art. 83, co. 2, c.p., ridurre la pena ascritta al minimo edittale. - in via ulteriormente gradata, riconoscere il minimo della pena edittale per entrambi i reati ascritti. Con riserva di deposito di nuovi motivi aggiunti, nei termini di legge. Con Osservanza Luogo, e data Avv.