Estratti da LA PSICOLOGIA DELL EVOLUZIONE POSSIBILE DELL UOMO (1945) Traduzione di Andrea F. Calabrese



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Transcript:

Estratti da LA PSICOLOGIA DELL EVOLUZIONE POSSIBILE DELL UOMO (1945) Traduzione di Andrea F. Calabrese PRIMA LETTURA Parlerò sulla disciplina della psicologia, ma devo avvertirvi che la psicologia che intendo io è del tutto differente rispetto a quella che voi conoscete sotto questo nome. Anzitutto devo dire che praticamente mai nella storia la psicologia ha raggiunto un livello così basso come attualmente. Essa ha perduto interamente il contatto con la sua origine e il suo significato, così che adesso è difficile anche solo definire il termine psicologia : ossia dire che cosa sia la psicologia e cosa studi. E tutto ciò nonostante il fatto che mai nella storia siano esistite tante teorie psicologiche e tanti scritti sulla psicologia. La psicologia, talvolta, viene definita come una nuova scienza. Questo è del tutto sbagliato. Essa è, forse, la scienza più antica e, sfortunatamente, nelle sue caratteristiche essenziali è anche una scienza dimenticata. Per comprendere come la psicologia possa essere negata è necessario rendersi conto che essa, ad eccezione dei tempi moderni, non è mai esistita sotto questo nome. Per una ragione o un altra la psicologia è stata sempre sospettata di tendenze erronee o sovversive, di carattere religioso o politico o morale, e ha dovuto utilizzare differenti travestimenti. Per migliaia di anni la psicologia è esistita sotto il nome di filosofia. In India tutte le forme di Yoga, che sono essenzialmente psicologia, sono descritte come uno dei sei sistemi della filosofia. Le dottrine sufi, che, ancora una volta, sono principalmente psicologiche, sono considerate in parte religiose ed in parte metafisiche. In Europa, anche in tempi recenti, nelle ultime decadi del XIX secolo, molte opere sulla psicologia sono state considerate di natura filosofica. E, nonostante il fatto che quasi tutte le suddivisioni della filosofia come la logica, la teoria cognitiva, l etica, l estetica, si siano orientate allo studio della mente umana o delle percezioni sensoriali, la psicologia è stata considerata come inferiore alla filosofia e ad essa correlata solo in riferimento ai lati più comuni ed inferiori della natura umana. In parallelo con la sua esistenza sotto il nome di filosofia, la psicologia esisteva già da tempo ancor più lungo in qualcuna delle religioni, Ciò non significa che la religione e la psicologia siano mai state una cosa sola, né che la connessione fra le due discipline sia stata in qualche modo riconosciuta. Ma non c è dubbio sul fatto che quasi ogni religione nota - certamente non intendo dire le moderne religioni finte - abbia sviluppato qualche sorta di insegnamento psicologico connesso spesso con una certa pratica, in modo che lo studio della religione molto spesso includeva in sé lo studio della psicologia. Esistono molte opere eccellenti sulla psicologia nella letteratura del tutto ortodossa di differenti paesi ed epoche. Ad esempio, nella prima cristianità si poteva trovare una collezione di libri di diversi autori sotto il titolo generale di Philokalia, adoperata in tempi moderni dalla chiesa orientale, specialmente per l ammaestramento del clero. Durante l epoca in cui la psicologia era connessa con la filosofia e la religione essa esisteva anche sotto forma di Arte. Poesia, Dramma, Scultura, Danza, anche Architettura, erano mezzi per trasmettere la conoscenza psicologica. Ad esempio, le Cattedrali gotiche erano principalmente opere di psicologia. Nei tempi antichi, prima che la filosofia, la religione e l arte avessero preso le loro forme autonome per come noi le conosciamo, la psicologia esisteva sotto la forma dei Misteri, come quelli dell Egitto e dell antica Grecia. In seguito, dopo la scomparsa dei Misteri, la psicologia esisteva nella forma degli insegnamenti simbolici, connessi o meno con la religione coeva, come Astrologia, Alchimia, Magia, e quelli più moderni: Massoneria, Occultismo e Teosofia.

Qui è necessario notare che tutti i sistemi e le dottrine psicologiche, sia quelli che esistono o esistevano apertamente, e sia quelli che erano nascosti o travestiti, possono essere divisi in due principali categorie. La prima: sistemi che studiano l uomo come esso è, o come essi suppongono o immagino che sia. La moderna psicologia scientifica, o ciò che è noto con questo nome, appartiene a questa categoria. La seconda categoria: sistemi che studiano l uomo non dal punto di vista di ciò che egli è, ma da quello di ciò che egli può diventare; ossia, dal punto di vista della sua evoluzione possibile. Questi ultimi sistemi sono in realtà quelli originali, o in ogni caso i più antichi e gli unici in grado di spiegare l origine dimenticata e il significato della psicologia. Comprendendo l importanza dello studio dell uomo dal punto di vista della sua evoluzione possibile, riusciremo a comprendere che la prima risposta alla domanda: che cos è la psicologia? - dovrebbe essere che la psicologia è lo studio dei principî, delle leggi e degli eventi della possibile evoluzione dell uomo. Qui, in queste letture, parlerò solo da questo punto di vista. La nostra prima domanda sarà: che cosa significa evoluzione dell uomo? E la seconda: Esistono speciali condizioni necessarie per questo? Per ciò che concerne i moderni punti di vista sull origine dell uomo e la sua precedente evoluzione, devo dire subito che essi non possono essere accettati. Dobbiamo renderci conto che non sappiamo nulla sull origine dell uomo e che non abbiamo prove della sua evoluzione fisica e mentale. Al contrario, se prendiamo l umanità storica, ossia l umanità per dieci o quindicimila anni, possiamo rinvenire indubitabili prove di un tipo di uomo più elevato, la cui presenza può essere fissata a partire dall evidenza di antichi monumenti e memoriali, i quali non possono essere ripetuti né imitati dall umanità presente. Per ciò che concerne l uomo preistorico o creature simili ad esso nell aspetto e nello stesso tempo del tutto differenti da lui, le cui ossa sono talvolta rinvenute nei siti dei periodi glaciali o preglaciali, possiamo accettare il possibile punto di vista che questi resti appartengano a qualche essere del tutto diverso dall uomo, scomparso molto tempo fa. Negando la precedente evoluzione dell uomo, siamo costretti a negare qualsiasi possibilità di una sua futura evoluzione meccanica, ossia, l evoluzione automatica secondo le leggi dell eredità e della selezione, e senza gli sforzi coscienti dell uomo e la comprensione della sua possibile evoluzione. La nostra idea di base sarà che l uomo per come lo conosciamo non è un essere completo; che la natura lo fa sviluppare solo fino ad un certo punto, dopodiché lo abbandona, o per permettergli di svilupparsi ulteriormente, attraverso i suoi propri sforzi e possibilità, o per farlo vivere e morire come quando egli era nato, o ancora per farlo degenerare e fargli perdere la capacità di sviluppo. Evoluzione dell uomo, in questo caso, significherà sviluppo di certe qualità interiori che di solito restano avulse dallo sviluppo, e che non possono svilupparsi da sole. L esperienza e l osservazione mostrano che questo sviluppo è possibile solo in certe specifiche condizioni, mediante sforzi di una certa portata da parte dell uomo stesso, e mediante aiuto sufficiente da parte di coloro i quali hanno intrapreso una simile opera in precedenza ed hanno già raggiunto un certo grado di sviluppo, o quantomeno una certa conoscenze dei metodi. Dobbiamo iniziare dall idea che senza adeguati sforzi l evoluzione è impossibile. Senza aiuto, lo è altrettanto. Dopodiché, è necessario comprendere che, sulla strada del suo sviluppo, l uomo deve diventare un essere differente, e dobbiamo imparare e comprendere in che senso e in quale direzione l uomo deve diventare un essere differente; ossia, che cosa significhi essere differente. Dobbiamo allora comprendere che non è possibile a tutti gli uomini svilupparsi e diventare esseri differenti. L evoluzione è questione di sforzi personali, e in relazione alla massa dell umanità

l evoluzione è una rara eccezione. Può sembrare strano ma dobbiamo renderci conto che non solo è rara, ma sta diventando sempre più rara. Dalle precedenti affermazioni sorgono naturalmente molte domande: Cosa significa che, sulla strada della propria evoluzione, l uomo può diventare un essere differente? Cosa significa essere differente? Quali qualità interiori o caratteristiche possono essere sviluppate nell uomo e come ciò può essere realizzato? Perché non è possibile lo sviluppo per tutti gli uomini, in modo da diventare esseri differenti? Perché una simile ingiustizia? Cercherò di rispondere a queste domande, e lo farò cominciando dall ultima. Perché non è possibile per tutti gli uomini svilupparsi e diventare esseri differenti? La risposta è molto semplice. Perché essi non lo vogliono. Perché essi non hanno idea di ciò e non comprendono senza l ausilio di una lunga preparazione che cosa ciò significhi, anche se viene loro detto. L idea di base è che, per diventare un essere differente, un uomo deve volerlo tantissimo e per lungo tempo. Un desiderio passeggero o vago, basato sull insoddisfazione rispetto alle condizioni esterne, non creerà un sufficiente impulso. L evoluzione dell uomo dipende dalla sua conoscenza di ciò che egli può ottenere e dio ciò che deve offrire per questo. Se l uomo non lo vuole, o se egli non lo vuole con abbastanza forza, e non fa per questo gli sforzi necessari, non si svilupperà mai. Dunque in ciò non c è nessuna ingiustizia. Perché un uomo dovrebbe avere ciò che egli non desidera avere? Se un uomo fosse forzato a diventare un essere differente, quando è già soddisfatto di ciò che egli è, allora in ciò vi sarebbe ingiustizia. Ora dobbiamo chiederci che cosa significa essere differente. Se consideriamo tutto il materiale rinvenibile in riferimento alla questione, troveremo l asserzione che un uomo, nel divenire un essere differente, acquisisce nuove qualità e poteri che egli al momento non possiede. Ma questo non è sufficiente. Anche le descrizioni più dettagliate di questi nuovi poteri non ci aiutano in nessun modo a comprendere come essi facciano la loro comparsa e da dove provengano. Vi è un anello mancante nelle comuni teorie, anche in quelle che ho già menzionato, basate sull idea della possibilità dell evoluzione umana. La verità risiede nel fatto che l uomo, prima di acquisire qualsiasi nuova facoltà o potere di cui non è a conoscenza e che non possiede, deve acquisire facoltà e poteri che ugualmente non possiede, ma che egli ascrive a sé stesso; vale a dire, egli crede di conoscerli e può usarli e controllarli. Questo è l anello mancante, ed è anche il punto più importante. Sulla via dell evoluzione, come sopra descritto, ossia, una via basata sullo sforzo e sull aiuto, l uomo può acquisire qualità che egli crede di possedere già, ma sulle quali si inganna. Per meglio capire questo punto, e per conoscere che cosa siano queste facoltà e poteri acquisibili, del tutto nuovi e inaspettati, anche quelli che si immagina di possedere già, dobbiamo iniziare con la conoscenza generale dell uomo su sé stesso. E qui arriviamo subito ad un fatto molto importante. L uomo non conosce sé stesso. Egli non conosce le proprie limitazioni e le proprie possibilità. Non conosce neppure fino a che punto non conosce sé stesso. L uomo ha inventato molte macchine, e sa che una macchina complicata necessita di diversi anni di attento studio prima di poterla usare o controllare. Ma egli non applica questa conoscenza a sé stesso, sebbene lui stesso sia una macchina molto più complicata rispetta a qualsiasi altra sia mai stata inventata. Egli possiede ogni sorta di idea errata su sé stesso. Prima di tutto, non si rende conto che, in realtà, egli è una macchina. Che cosa significa che l uomo è una macchina? Significa che egli non possiede movimenti indipendenti, internamente o esternamente a lui. È una macchina condotta al movimento da influenze e impatti esterni. Tutti i suoi movimenti, le azioni, le

parole, le idee, le emozioni, i sentimenti e i pensieri sono prodotti da influenze esterne. Da sé stesso, egli è solo un automa con un certo quantitativo di memorie immagazzinate da precedenti esperienze, e un certo quantitativo di riserve di energia. Dobbiamo comprendere che l uomo non può fare nulla. Ma egli non si rende conto di ciò, e ascrive a sé stesso la capacità di fare. Questa è la prima cosa sbagliata che l uomo ascrive a sé stesso. Tutto ciò deve essere compreso molto chiaramente. L uomo non può fare. Qualsiasi cosa l uomo creda di fare, in realtà accade. Accade esattamente come piove o disgela. In lingua inglese non esistono forme di verbi impersonali da usarsi in relazione alle azioni umane. Così siamo costretti a dire che l uomo pensa, legge, scrive, ama, odia, fa la guerra, combatte e così via. In realtà, tutto ciò accade. L uomo non può muoversi, pensare o parlare di sua volontà. È solo una marionetta tirata su e giù da fili invisibili. Comprendendo questo, si può imparare di più su sé stessi, e in tal modo sarà possibile che le cose inizino a cambiare. Ma se l uomo non si rende conto della sua sostanziale meccanicità, o se non riesce ad accettarlo come dato di fatto, non potrà apprendere null altro, e le cose non potranno cambiare. L uomo è una macchina, ma un tipo molto particolare di macchina. Si tratta di una macchina che, in circostanze favorevoli, e col giusto procedimento, può rendersi conto di essere una macchina, e, dopo aver compreso ciò, può cercare le maniere per cessare di essere una macchina. Prima di tutto, ciò che l uomo deve capire è che egli non è uno; egli è molti. Non possiede un Io o un Ego permanente e immutabile. Egli è sempre diverso. In un attimo è uno, nel successivo è un altro, in un terzo momento è un terzo, e così via, quasi senza fine. L illusione dell unità o dell essere-uno viene creata prima nell uomo, poi attraverso la sensazione di un corpo fisico, attraverso il suo nome, che in casi normali rimane sempre uguale, e, terzo punto, attraverso un certo numero di abitudini meccaniche impiantate dentro di lui dall educazione o acquisite per imitazione. Avendo sempre le stesse sensazioni fisiche, ascoltando sempre lo stesso nome e notando in sé le stesso abitudini e inclinazioni di prima, l uomo crede di essere sempre lo stesso. In realtà, non vi è unità nell uomo e non vi è un centro di controllo, nessun Io o Ego permanente. Questa è la raffigurazione generale dell uomo: I I I I I I I I I I I I I I I I Ogni pensiero, ogni sentimento, ogni sensazione, ogni desiderio, ogni piacere o dispiacere è un Io. Questi Io non sono connessi e non sono coordinati in nessun modo. Ognuno di loro dipende dal cambiamento delle circostanze esterne, e dal cambiamento delle impressioni. Alcuni di questi Io seguono meccanicamente altri Io, e alcuni appaiono spesso accompagnati da altri. Ma non c è un ordine né un sistema in ciò. Ci sono certi gruppi di Io naturalmente connessi. Parleremo di questi gruppi più avanti. Ora, dobbiamo cercare di capire che esistono gruppi di Io connessi solo attraverso associazioni accidentali, memorie accidentali, o similitudini del tutto immaginarie. Ognuno di questi Io rappresenta in ogni attimo dato una parte molto piccola del nostro cervello, o mente, o intelligenza, ma ognuno di essi raffigura sé stesso come rappresentante l intero. Quando l uomo afferma Io, ciò sembra significare l intero, ma in realtà si tratta solo di un pensiero passeggero, di un sentimento passeggero, o desiderio passeggero. Nel tempo di un ora egli può completamente dimenticarlo, e con la stessa convinzione esprimerà un opinione opposta, un

diverso punto di vista, interessi differenti. La cosa peggiore è che non ci si ricorda di questo. Nella maggior parte dei casi si crede nell ultimo Io che ha espresso sé stesso, finché dura; vale a dire finché un altro Io - talvolta del tutto disconnesso dal precedente - non esprime la sua opinione o il suo desiderio più chiaro del primo. Ora ritorniamo ad altre due domande: che cosa significa sviluppo? E che cosa significa che l uomo può diventare un essere differente? O, in altre parole, quale tipo di cambiamento è possibile effettuare nell uomo, e come e quando inizia questo cambiamento? È stato già detto che il cambiamento inizierà con quei poteri e capacità che l uomo ascrive a sé stesso, ma che in realtà non possiede. Tuttavia, solo l uomo stesso può conoscere certi aspetti in relazione a sé stesso. Ciò, applicato alla questione della coscienza, significa che solo l uomo stesso può arrivare a comprendere se la sua coscienza esiste o meno in quell attimo. Ciò significa che la presenza o l assenza di consenta nell uomo non può essere provata attraverso l osservazione delle sue azioni esterne. Come detto, questo fatto è stato stabilito da tempo, ma la sua importanza non è mai stata pienamente compresa, in quanto essa è stata sempre collegata con la comprensione della coscienza come processo mentale o attività della mente. Se l uomo si rende conto che fino al momento di questa realizzazione egli non era conscio, e poi dimentica questa realizzazione - o anche se la ricorda - tutto ciò non è coscienza. È solo memoria di una forte realizzazione. Adesso vorrei portare la vostra attenzione su un altro fatto che è stato mancato da tutte le scuole psicologiche moderne. Si tratta del fatto che nell uomo la coscienza, qualsiasi cosa significhi, non rimane mai nello stesso stato. È lì o non lo è. I più alti momenti di coscienza creano la memoria. Gli altri momenti l uomo semplicemente non li ricorda. Questo, più di ogni altra cosa, produce nell uomo l illusione di coscienza continua o di continua consapevolezza. Alcune delle moderne scuole psicologiche nega del tutto la coscienza, negando anche la necessità dell uso di un simile termine, ma questa è semplicemente una stravaganza dovuta ad una mancata comprensione. Altre scuole - se possono essere così definite - parlano di stati di coscienza, intendendo pensieri, sentimenti, impulsi al moto e sensazioni. Questo è basato sull errore fondamentale di mescolare la coscienza con le funzioni psichiche. Torneremo più tardi su questo punto. In realtà il pensiero moderno, nella maggior parte dei casi, si basa ancora sulla vecchia formulazione che la coscienza non ha gradi. Il generale sebbene tacito accordo su questa idea, nonostante essa sia contraddetta da molte successive scoperte, ha bloccato molte possibili osservazioni in merito alle variazioni nella coscienza. Il fatto è che la coscienza ha gradi chiaramente visibili e osservabili, certamente visibili ed osservabili all interno di sé stessi. Per prima cosa, vi è la durata: per quanto tempo si è consci. In secondo luogo, la frequenza dalla manifestazione: quanto spesso si diventa consci. In terzo luogo, la vastità e la penetrazione: di che cosa si è consci, cosa che può variare di molto secondo la crescita dell uomo. Considerando solo i primi due punti, saremo capaci di comprendere l idea della possibile evoluzione della coscienza. Questa idea è connessa con un fatto estremamente importante, ben noto alle antiche scuole psicologiche come ad esempio agli autori della Philokalia, ma completamente misconosciuto dalla filosofia europea e dalla psicologia degli ultimi due o tre secoli. Si tratta del fatto che la coscienza può essere resa continua e controllabile attraverso sforzi speciali e uno studio particolare. Cercherò di spiegare come possa essere studiata la coscienza. Date un occhiata alla seconda mano e osservatela bene, cercando di essere consapevoli di voi stessi, e concentratevi sul pensiero Io sono (nome e cognome), Io sono qui ora. Cercate di non pensare a nient altro, seguendo

semplicemente i movimenti della seconda mano e rimanendo consapevoli di voi stessi, del vostro nome, della vostra esistenza e del luogo in cui vi trovate. Tenete lontani da voi tutti gli altri pensieri. Sarete capaci, qualora persistiate, di fare questo per due minuti. Questo è il limite della vostra coscienza. E se cercate di ripetere l'esperimento poco dopo, troverete maggiori difficoltà rispetto alla prima volta. Questo esperimento mostra che un uomo, nel suo stato naturale, solo attraverso un grande sforzo può essere conscio di un soggetto (se stesso) per due minuti o meno. La deduzione più importante che si può fare dopo aver realizzato questo esperimento nel modo corretto è che l'uomo non è conscio di se stesso. L'illusione del suo essere conscio di sé è creata dalla memoria e dai processi di pensiero. Prendiamo il caso di un uomo che vada a teatro. Se vi è abituato, non è conscio in particolar modo di essere lì dove si trova. Così non ha dubbi sulla sua coscienza, e non si rende conto di essere completamente assente mentre può ancora agire ragionevolmente, pensare, osservare. Per una descrizione generale, l'uomo ha la possibilità di quattro stati di coscienza: sonno, veglia, autocoscienza e coscienza oggettiva. Ma sebbene egli abbia la possibilità di questi quattro stati, l'uomo in realtà vive solo in due stati. Una parte della sua vita viene trascorsa nel sonno, e l'altra parte in ciò che è definito 'stato di veglia', sebbene in realtà questo stato differisca ben poco dal sonno. Nella vita comune non si sa nulla riguardo la 'coscienza oggettiva', né sono possibili esperimenti in questo senso. Il terzo stato, o 'autocoscienza', viene dall'uomo attribuito a se stesso; cioè, egli crede di possederla, ma in realtà egli può essere conscio di se stesso solo durante 'flash' molto rari, e anche quando egli probabilmente non riconosce questo stato ciò avviene perché non sa che cosa implicherebbe il possederlo. Questi barlumi di coscienza sopraggiungono in momenti eccezionali, in stati altamente emozionali, in momenti di pericolo, in circostanze e situazioni del tutto nuove e inaspettate o, talvolta, in momenti completamente ordinari, quando non accade nulla di particolare. Ma in questo stato ordinario o 'normale', non si ha comunque controllo su tali barlumi. In riferimento alla nostra memoria ordinaria o momenti di memoria, in realtà noi ricordiamo solo momenti di coscienza, anche se non ce ne rendiamo conto. Ciò che la memoria significa in senso tecnico, e quanti differenti tipi di memoria possediamo, sarà discusso più avanti. Ora vorrei solo far rivolgere la vostra attenzione alle vostre personali osservazioni sulla memoria. Avrete notato che ricordate le cose in modo differente. Alcune cose si ricordano in maniera vivida, altre piuttosto vagamente, mentre altre ancora non si ricordano affatto. Solo voi sapete che sono accadute. Sarete sorpresi nel rendervi conto quanto poco in realtà vi ricordiate. E ciò avviene così perché voi ricordate solo i momenti in cui eravate consci. Così, in riferimento al terso stato di coscienza, possiamo dire che l'uomo ha occasionali momenti di autocoscienza i quali lasciano vivide memorie delle circostanze che li accompagnano, ma in ogni caso non può controllarli. Tali momenti vanno e vengono autonomamente, essendo controllati da circostanze esterne, e da occasionali associazioni o memorie emozionali. Sorge allora la domanda: è possibile acquisire il controllo su questi occasionali momenti di coscienza, evocarli più spesso, o anche farli diventare permanenti? In altre parole, è possibile divenire consci? Questo è il punto più importante, e deve essere compreso già dall'inizio del nostro studio che la teoria basata su questo punto è stata interamente trascurata da tutte le moderne scuole psicologiche senza eccezione alcuna. Invero, con metodi corretti e adeguati sforzi l'uomo può acquisire il controllo della propria coscienza, e può divenire conscio di se stesso, con tutto ciò che ne consegue. E quello che ne consegue non può al presente stato essere neppure immaginato. Solo dopo aver compreso questo concetto diventa possibile iniziare seri studi psicologici.

Lo studio deve iniziare con l'indagine sugli ostacoli alla coscienza presenti in noi stessi, in quanto la coscienza può iniziare a svilupparsi solo quando si riesce a rimuovere qualcuno di questi ostacoli. Nelle successive letture parlerò di questi ostacoli, il più grande dei quali è la nostra ignoranza di noi stessi, e la nostra errata convinzione di conoscerci almeno fino ad un certo punto, quando in realtà non ci conosciamo affatto né possiamo essere sicuri di noi stessi neppure nelle più piccole cose. Dobbiamo comprendere ora che psicologia significa in realtà studio del sé. Si tratta della seconda definizione della psicologia. Non è possibile studiare la psicologia come se fosse astronomia, ossia come se fosse una cosa distinta da sé. E, allo stesso tempo, si deve studiare sé stessi così come si studierebbe una macchina nuova e complicata. Si devono conoscere le parti di questa macchina, le sue funzioni principali, la condizioni che rendono possibile un corretto meccanismo, la cause di un meccanismo scorretto, e molte altre cose difficili da descrivere senza usare uno speciale linguaggio, che è necessario anche per conoscere come poter studiare la macchina. La macchina umana ha sette diverse funzioni: 1. Il pensiero (o intelletto) 2. Il sentimento (o emozione) 3. La funzione istintuale (tutti i lavori interni all'organismo) 4. La funzione di movimento (tutti i lavori esterni all'organismo, come il moto nello spazio e così via). 5. Il sesso (la funzione di due principi, il maschile ed il femminile, in tutte le loro manifestazioni). Oltre queste, vi sono altre due funzioni per cui non possediamo un nome nel linguaggio comune, le quali fanno la loro comparsa negli stati più elevati di coscienza: una, la funzione emozionale superiore, che appare nello stato di autocoscienza; e l'altra, funzione mentale superiore, che appare nello stato di coscienza oggettiva. Quando non ci troviamo in questi stati di coscienza non è possibile studiare queste due funzioni né fare esperimenti su di esse, per cui ci è possibile apprendere a riguardo solo per via indiretta da coloro che le hanno ottenute o ne hanno fatto esperienza. Nella letteratura religiosa e filosofica di diverse culture esistono molte allusioni agli stati superiori di coscienza e alle funzioni più elevate. Ciò che crea una difficoltà aggiuntiva nel comprendere queste allusioni è la mancanza di divisione tra gli stati superiori di coscienza. Ciò che è definito samadhi o stato estatico o illuminazione, o, in opere più recenti, 'coscienza cosmica', può essere riferito una volta all'uno e una volta all'altro, cioè talvolta all'autocoscienza e talvolta alla coscienza oggettiva. E, per quanto possa sembrare strano, abbiamo più materiale per giudicare lo stato più elevato: la coscienza oggettiva, piuttosto che lo stato intermedio, l'autocoscienza, nonostante il fatto che la prima venga dopo la seconda. Lo studio del sé deve iniziare con lo studio delle quattro funzioni: pensiero, emozione, funzione istintuale e funzione di movimento. Le funzioni sessuali possono essere studiate solo molto più tardi, ossia quando le prime quattro siano state sufficientemente comprese. Contrariamente ad alcune teorie moderne, la funzione sessuale è in realtà posteriore alle altre, ossia appare nella vita più tardi, dopo che le prime quattro funzioni si sono già pienamente manifestate, ed è condizionata da esse. Perciò, lo studio della funzione sessuale può essere utile solo quando le prime quattro siano state sufficientemente conosciute in tutte le loro manifestazioni. Allo stesso tempo, deve essere compreso che qualsiasi seria irregolarità o anormalità nella funzione sessuale rende impossibile lo sviluppo del sé e anche lo studio del sé. Adesso dobbiamo cercare di capire le quattro funzioni principali. Darò per scontato che sia chiaro ciò che intendo con la funzione intellettuale o di pensiero. Tutti i processi mentali sono inclusi qui:realizzazione di un'impressione, formazione di rappresentazioni e

concetti, ragionamento, comparazione, affermazione, negazione, formazione di parole, linguaggio, immaginazione e così via. La seconda funzione è sentimento o emozioni: gioia, dolore, paura, sorpresa eccetera. Anche se siete certi di avere chiara la differenza tra emozioni e desideri, come differiscono e quanto differiscono, vorrei invitarvi a verificare ogni vostro punto di vista su questo. Nel nostro comune modo di pensare e di parlare, noi mescoliamo insieme pensiero e sentimento; ma, per l'inizio dello studio del sé, è necessario sapere chiaramente che cosa è che cosa. Le due funzioni seguenti, istintuale e di moto, necessiteranno di maggior tempo per essere comprese, in quanto in nessun sistema di psicologia ordinaria queste funzioni sono descritte e divise nella maniera corretta. I termini 'istinto', 'istintivo', sono generalmente usati nel senso scorretto, e molto spesso in definitiva senza alcun senso. In particolare, all'istinto vengono di solito attribuite funzioni esterne, che in realtà sono funzioni di moto o talvolta emozionali. La funzione istintuale nell uomo include in sé quattro differenti classi di funzioni: Prima: tutti i meccanismi interni dell organismo, tutta la fisiologia, per così dire; digestione e assimilazione del cibo, respirazione, circolazione del sangue, tutti i meccanismi degli organi interni, formazione di nuove cellule, eliminazione di materiali lavorati, meccanismo delle ghiandole di secrezione interna, e così via. Seconda: i cosiddetti cinque sensi: vista, udito, odorato, gusto, tatto, e tutti gli altri sensi come il senso del peso, della temperatura, di secchezza o umidità, e così via; vale a dire tutte le sensazioni indifferenti, sensazioni che di per sé non sono né gradevoli né sgradevoli. Terza: Tutte le emozioni fisiche, vale a dire tutte le sensazioni fisiche che sono sia gradevoli che sgradevoli. Tutti i tipi di dolore o sensazione sgradevole come gusto sgradevole o odore sgradevole, e tutti i tipi di piacere fisico, come gusto gradevole, odore gradevole eccetera. Quarta: Tutti i riflessi, anche i più complicati, come il ridere o lo sbadigliare; tutti i tipi di memoria fisica come memoria del gusto, dell odorato, del dolore, che sono in realtà riflessi interni. La funzione di moto include in sé tutti i movimenti esterni, come camminare, scrivere, parlare, mangiare e le loro memorie. Alla funzione di moto appartengono anche quei movimenti che nel linguaggio comune sono chiamati istintivi, come prendere un oggetto che sta cadendo senza pensarci. La differenza tra la funzione istintuale e quella di moto è molto chiara, e può essere facilmente compresa se si ricorda che tutte le funzioni istintuali senza eccezione sono inerenti, e non si devono imparare come il bambino impara a camminare, o come si impara a scrivere o a dipingere. Oltre queste normali funzioni di moto, ci sono anche alcune strane funzioni dello stesso tipo che rappresentano meccanismi utili della macchina umana non proposti dalla natura, ma che occupano un largo spazio nella vita umana, ed assorbono una grande quantità di energia. Si tratta della formazione dei sogni, dell immaginazione, del sognare ad occhi aperti, parlare da soli, parlare per il usto di parlare e, in generale, tutte le manifestazioni incontrollate ed incontrollabili. Le quattro funzioni intellettuale, emozionale, istintuale e di moto devono prima essere comprese in tutte le loro manifestazioni, e in seguito devono essere osservate in sé stessi. Una simile autoosservazione, vale a dire un osservazione su basi corrette, accompagnata da una comprensione preliminare degli stati di coscienza e delle diverse funzioni, costituisce la base dello studio del sé, ossia l inizio della psicologia. È molto importante ricordare che, nell osservare le diverse funzioni, è utile, allo stesso tempo, osservare la loro relazione con differenti stati di coscienza. Prendiamo i tre stati di coscienza, sonno, veglia e possibili spunti di autocoscienza, e le quattro funzioni, pensiero, emozione, istinto e moto. Tutte e quattro le funzioni possono manifestarsi nel sonno, ma le loro manifestazioni sono sconnesse e inattendibili; non possono essere usate sempre, e si sviluppano in maniera autonoma. Nello stato di coscienza sveglia o di coscienza relativa, tali funzioni possono servire, fino ad un certo grado, per il nostro orientamento. I risultati possono

essere comparati, verificati, sistemati, e sebbene possano creare molte illusioni, nondimeno nel nostro stato ordinario non abbiamo nient altro e dobbiamo fare di esse ciò che possiamo. Se sapessimo la quantità di osservazioni sbagliate, teorie scorrette, deduzioni erronee e conclusioni fatte in questo stato, smetteremmo completamente di credere in noi stessi. Ma gli uomini non si rendono conto quanto ingannevoli possano essere le loro osservazioni e le loro teorie, e continuano a credervi. È questo che trattiene l uomo dall osservare i rari momenti in cui le sue funzioni si manifestano in connessioni con gli spunti del terzo stato di coscienza, l autocoscienza. Tutto ciò significa che ognuna della quattro funzioni può manifestarsi in ognuno dei tre stati di coscienza. Ma i risultati sono completamente diversi. Quando impareremo ad osservare questi risultati e le loro differenze, comprenderemo la corretta relazione tra funzioni e stati di coscienza. Ma prima di considerare la differenza nelle funzioni in relazione agli stati di coscienza, è necessario comprendere che la coscienza dell uomo e le sue funzioni sono due fenomeni del tutto diversi, di natura del tutto diversa e dipendenti da differenti cause, e che una può esistere senza l altra. Le funzioni possono esistere senza coscienza, e la coscienza può esistere senza funzioni.