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PUNTI DI FORZA E DI DEBOLEZZA - Analisi SWOT partecipata L analisi SWOT viene utilizzata come supporto alle scelte contribuendo a razionalizzare i processi decisionali. Sviluppata negli anni 50, essenzialmente in ambito economico, dai primi anni 80 ha trovato una particolare diffusione anche in altri contesti come ad esempio quello della diagnosi territoriale. La SWOT nel processo di Contratto di Fiume (CdF) del Serchio è stata inserita per dare completezza all analisi preliminare per evidenziare caratteristiche, relazioni e sinergie presenti allo stato attuale, nel contesto di studio. La SWOT può essere condotta a tavolino da esperti, o come nel nostro caso essere partecipata, associando esperti e stakeholder. Scopo della SWOT partecipata è di far emergere e di anticipare sviluppi, che a partire da ciò che è oggi, potrebbero avere ripercussioni sull assetto del territorio e segnalare importanti aspetti per la parte di caratterizzazione del CdF, sia negative che positive. Non tutte le positività e negatività richiedono lo stesso grado di attenzione quindi nella proposizione di punti di forza e debolezza è importante tenere presente la probabilità, urgenza e rilevanza di ciò che si propone. Nell analisi SWOT condotta nei tre Tavoli di Lavoro del CdF, a cui hanno partecipato 78 soggetti, ci si è voluti soffermare, in particolare, sui punti di debolezza e punti di forza, in quanto fattori endogeni del territorio. Per fattori endogeni si intendono le variabili interne al sistema sulle quali è possibile intervenire. Il dato emerso consente di individuare attraverso una lettura incrociata, i fattori che sono in grado di ostacolare o favorire il raggiungimento di obiettivi di miglioramento. I punti di forza e di debolezza rispetto al contesto esaminato, sono in grado variare (in termini quantità e qualità) in base alle strategie ed interventi che verranno proposti. Lo scopo dell analisi SWOT partecipata, è quindi quella di fornire un quadro degli elementi di forza da valorizzare e delle debolezze da contenere. Tutto ciò associato alla costruzione di scenari alternativi (visioning EASW) consentirà di rappresentare e di intervenire sui principali fattori che possono influenzare il successo del Contratto di Fiume. Tavoli I^ sessione Tavolo 1: QUANTITA E QUALITA DELL ECOSISTEMA FLUVIALE, INFRASTRUTTURE ENERGETICHE Tavolo 2: RISCHIO IDRAULICO E GEOMORFOLOGIA, ATTUAZIONE DIRETTIVE CAMBIAMENTI CLIMATICI Tavolo 3: PAESAGGIO, FRUIZIONE E SVILUPPO ECONOMICO Argomenti affrontati 1. Naturalità 2. Uso del Suolo e manutenzione del territorio 3. Infrastrutture energetiche 4. Controllo e qualità delle acque 1. Aree di pertinenza fluviale e antropizzazione 2. Sistema degli invasi 3. Geomorfologia e dinamica fluviale 4. Pericolosità, sicurezza idraulica e manutenzione 1. Sistemi insediativi e di paesaggio 2. Infrastrutture, accessibilità territoriale e mobilità 3. Fruizione tempo libero, offerta turistica 4. Aree produttive e sviluppo economico 1
Risultati dell Analisi SWOT partecipata TAVOLO N.1 LUCCA 14 MARZO 2012 QUANTITA E QUALITA DELL ECOSISTEMA FLUVIALE, INFRASTRUTTURE ENERGETICHE PUNTI DI FORZA IN "PILLOLE" 1 - NATURALITA (ecosistemi, Parco, biodiversità ) 1) La presenza di un 50% di suolo occupato dal bosco anche se di tipo povero che andrebbe migliorato, testimonia una naturalità da perseguire e da ritrovare. 2) La presenza di specie tutelate che in alcuni punti sono concentrate e fungono da serbatoio di biodiversità, individuate grazie anche alla richiesta di analisi genetiche di specie autoctone. 3) La presenza di un effetto depurativo dovuto al naturale processo biologico ad opera di microorganismi, vegetalianimali, a patto che gli ecosistemi vengano tutelati e, ove necessario, recuperati. 4) La presenza ancora di varchi quali aree di discontinuità all interno di ampie fasce antropizzate, di fondamentale importanza per la connessione ecologica - da riqualificare e da perseguire. 5) La presenza di siti di grande importanza naturalistica, paesaggisticamente ancora integri con enorme valore conservazionistico, di ecosistemi ancora recuperabili con vocazione a parchi fluviali (cfr. sistema di orti nell' area a monte di Decimo), di riserve biogeniche. 6) Il fiume come corridoio ecologico funzionale fondamentale, parte di una rete ecologica, con un alveo ampio e una quantità di affluenti che possono garantire funzioni connettive e di serbatoio di specie animali e vegetali di importanza regionale, che testimonia anche la resilienza degli ecosistemi fluviali. 2 - USO DEL SUOLO E MANUTENZIONE DEL TERRITORIO (boschi, aree perifluviali, edificato.) 1) Il PTCP che fin dal 2000 ha dato indicazioni importanti per il controllo dell'uso del suolo e la limitazione delle nuove edificazioni nelle aree di pertinenza fluviale. 2) La presenza di estese foreste, da tutelare in maggior misura e di un'agricoltura poco impattante sui versanti. 3) La presenza di terreni incolti sulla mezza costa e nelle aree di pertinenza fluviale, recuperabili sia per l uso agricolo che naturalistico (trattasi di porzione di territorio di estesa superficie, su cui si può potenzialmente intervenire e che offrono, proprio per la loro estensione,elevate potenzialità). 4) La presenza di un'economia locale forte ( cartiere, piccole e medie industrie, indotto, ecc.) connessa all'avvenuta trasformazione del suolo, consumo di nuovo suolo che però va ormai contenuto fino ad un suo arresto nell area fluviale. 3 INFRASTRUTTURE ENERGETICHE (idroelettrico, biomasse, energie rinnovabili ) 1) La produzione di energia idro-elettrica dagli invasi da un forte contributo alla generazione di energia da fonti rinnovabili e contribuisce a combattere l inquinamento atmosferico in quanto energia pulita. 2) La presenza di piccoli impianti di teleriscaldamento a biomassa forestale che testimonia una certa vocazione di questo territorio allo sfruttamento del legname, anche risultante dalla manutenzione del patrimonio boschivo. 3) La presenza di numerose aree produttive, con ampie superfici di coperture disponibili per installare impianti fotovoltaici così da avere più energia differenziando la fonte (meno idroelettrico e meno mini-idro e più fotovoltaico sui tetti). 5) L' avvenuta assistenza specialistica da parte di tecnici ambientali alla Direzione Lavori di costruzione degli impianti, spesso richiesta da alcune ditte ha sempre migliorato l'inserimento ambientale degli impianti e corretto eventuali storture. Tale presenza/assistenza andrebbe resa obbligatoria. 2
4 CONTROLLO E QUALITA DELLE ACQUE (depurazione, pozzi, scarichi.) 1) L'avvenuta crescita della "cultura. dell'acqua" testimoniata anche dalle industrie idro-esigenti che stanno elevando le qualità di gestione ambientale attraverso un uso delle acque controllato, copiosi interventi per la riduzione dei consumi idrici e il miglioramento della qualità scarichi (migliori tecnologie disponibili), adozione di sistemi di gestione ambientale (molte sono certificate EMAS). 2) L aumentata coscienza ambientalista con riguardo agli aspetti fluviali da parte delle popolazioni che vedono/vivono il fiume e che sono sempre più attente a ciò che succede nel fiume. 3) La buona efficienza depurativa con impianti di depurazione a servizio delle industrie (percentuale delle acque ad uso industriale depurate alta) e la necessità di miglioramento della qualità delle acque depurate, perseguita grazie a nuovi impianti di depurazione o a potenziamenti di quelli esistenti e alla frequenza e qualità dei controlli sui parametri fisico-chimici e biologici. 4) Il rapporto tra grado di urbanizzazione e stato qualità acque che è soddisfacente. 5) Gli obiettivi e gli indirizzi del Piano di gestione delle acque, che prevede tratti di rispetto, misure di salvaguardia e previsione di interventi migliorativi. I PUNTI DI DEBOLEZZA IN "PILLOLE" 1 - NATURALITÀ (Ecosistemi, Parco, biodiversità.) 1) La difficoltà di accesso ai dati sulla naturalità che risultano ancora troppo riservati e dispersi in troppe banche dati e la difficoltà di accesso agli atti e alle informazioni ambientali e la scarsa diffusione di studi esistenti ( es. carta ittica). 2) La presenza di specie alloctone, esotiche e anche di parassiti connessi anche ai cambiamenti climatici,che denota una scarsa attenzione ai problemi della biodiversità, specialmente nella ittiofauna, minacciata anche dalla presenza di continue interruzioni dovute a dighe e sbarramenti. 3) La perdita di naturalità per riduzione degli apporti idrici delle vallate affluenti e per i lavori in alveo compreso il Serchio. 4) Una eccessiva antropizzazione delle sponde che rende l'ambiente fluviale e il regime delle acque fortemente compromesso dalla presenza di attività umane, con presenza di urbanizzazione nastriforme e assenza di varchi. 5) La difficile circolazione dei dati e delle informazioni a livelli diversificati ed adeguati con difficoltà da parte dei tecnici verso gli amministratori e gli utenti anche per l'assenza di una "rete" di connessione tra Enti, professionisti e ricercatori a livello locale. 6) Lo scarso coinvolgimento delle popolazioni e delle nuove generazioni. 7) La sempre maggiore carenza quantitativa di H 2O connessa ai periodi siccitosi, alternati ad eventi di piena improvvisi, che andranno a modificare una situazione già critica sia quantitativa che qualitativa. 8) L'inadeguatezza del Deflusso Minimo Vitale e il rilascio inferiore a tale limite. 9) Il dragaggio, la rettificazione del corso d'acqua e l accumulo del materiale (rialzando le sponde) che distruggono irreversibilmente gli ecosistemi fluviali. 2 - USO DEL SUOLO E MANUTENZIONE DEL TERRITORIO (boschi, aree perifluviali, edificato.) 1) L'urbanizzazione eccessiva e a nastro (quasi continua) che ha generato una eccessiva pressione urbanistica del fondovalle con continuo rosicchiamento di "suolo" a discapito della naturalità e del sistema fluviale unita ad una scarsa manutenzione del territorio e all'assenza di coordinamento delle politiche. 2) La scarsa efficacia o l'assenza di controlli in corso d opera o post operam sugli interventi di taglio della vegetazione fluviale o di realizzazione di impianti idroelettrici o di altre infrastrutture, che se pur richiesti, non sempre si realizza. 3) Il taglio della vegetazione perifluviale per esigenze di riduzione del rischio idraulico che, non solo è controproducente per lo stesso rischio, ma toglie residui di naturalità ed induce al peggioramento della qualità delle acque per carenza autodepurativa con innesco di popolazioni esotiche. 3
4) L'assenza di un attento controllo sull'uso del suolo e l'assenza della sua manutenzione che deve essere recuperata a scala di bacino per generare effetti positivi. 5) L'assenza di una pianificazione della gestione della vegetazione fluviale e di una corretta gestione della fascia riparia per consentire un bilanciamento tra la domanda di riduzione del rischio idraulico e le funzioni proprie della fascia riparia. 6) La cattiva salute dei boschi in conseguenza di numerosi fattori sinergici fra cui primeggiano clima e parassiti alloctoni. 7) L'assenza di politiche di rieducazione e di coinvolgimento dovuta anche alla scarsa attenzione della politica ai problemi della manutenzione e riqualificazione del territorio ivi compresa l'assenza di coordinamento tra i vari attori preposti. 3 INFRASTRUTTURE ENERGETICHE (idroelettrico, biomasse, energie rinnovabili ) 1) Il ritardo nella pianificazione complessiva sugli impianti per la produzione di energia, con particolare riferimento all'idroelettrico e alle biomasse, alla taglia di tali impianti, all'impatto ambientale, alla loro collocazione sul territorio e l'assenza di un bilancio energetico con relativa filiera. 2) L' eccessiva presenza di impianti idroelettrici nell'asta principale e di mini impianti negli affluenti che generano problemi legati alle attività di manutenzione degli invasi ed all' artificializzazione della portata. 3) Le valutazioni di fattibilità degli impianti di produzione di energia basate su dati vecchi e superati (accrescimento biomasse, portata torrenti, ecc.) e quindi inaffidabili e la domanda crescente di realizzazione di tali impianti a seguito degli incentivi del "conto energia", con ripercussioni sull ambiente non solo legati alla fase di esercizio ma anche di cantiere. 4) I tempi di approvazione dei progetti tropo lunghi con procedure complesse ed estenuanti per i proponenti. 5) Il possibile potenziale "inquinamento termico" prodotto dagli impianti (rilascio di acqua a temperature superiori a quelle di captazione). 4 CONTROLLO E QUALITA DELLE ACQUE (depurazione, pozzi, scarichi.) 1) La prevista riduzione /smantellamento della struttura ARPAT che rischia di generare una diminuzione della frequenza e dell' efficacia dei controlli. 2) La non ancora sufficiente ed efficace depurazione civile che deve essere potenziata anche con l'ausilio di affinamenti ( introduzione di trattamenti terziari-fitodepurazione-ecc.) 3) Il non ancora sufficiente controllo delle acque depurate e la mancanza di una pianificazione della loro reimmissione. 4) La non ancora presa di coscienza nella gestione dell'esistente e nella progettazione del nuovo dei "cambiamenti climatici". 5) La elevata vulnerabilità degli acquiferi che già presentano uno stato chimico critico. 6) La scarsa portata dei corpi idrici minori, specialmente in certi periodi dell anno in conseguenza della riduzione delle precipitazioni. 7) L' uso spesso ancora improprio delle acque di alta qualità che non dovrebbero essere indirizzate ad usi ad es. di tipo industriale, dove subiscono un ciclo d'uso che le fa restituire con qualità inferiore, peggiorando così la qualità complessiva delle acque. 8) L'elevata concentrazione di fonti inquinanti in corrispondenza di tratti con scarsa portata. 4
TAVOLO 2 LUCCA 13 MARZO 2012 RISCHIO IDRAULICO E GEOMORFOLOGIA, ATTUAZIONE DIRETTIVE CAMBIAMENTI CLIMATICI PUNTI DI FORZA IN PILLOLE 1- AREE DI PERTINENZA FLUVIALE E ANTROPIZZAZIONE 1) L esistenza di tratti dove ancora sussiste naturalità, biodiversità e presenza di aree naturali di esondazione 2) L esistenza di capacità di autodepurazione delle acque e di FTB (Fasce Tampone Boscate ) 3) L accrescimento della cultura del Fiume e la vocazione ad una sua maggiore Fruizione 4) La possibilità che le aree produttive di fondovalle possano contribuire a realizzare gli interventi di messa in sicurezza del Fiume 5) L esistenza di un grande interesse generale e dei cittadini, alle politiche di gestione del fiume sia per la sicurezza che per lo sviluppo futuro che per il suo valore ambientale 6) L avvenuto riconoscimento delle pertinenze fluviali come aree vincolate dal P.T.C.P fin dal 2000 comporta l esistenza di aree ancora libere, che possono avere una corretta utilizzazione per interventi di messa in sicurezza, interventi che però devono ricomprendere anche quelli non strutturali 2 SISTEMA DEGLI INVASI 1) La capacità del sistema degli invasi di riuscire a dare un buon contributo alla mitigazione delle crisi idriche del fiume dovute ai periodi siccitosi, grazie alle riserve di acqua che vanno a costituire e ai rilasci in periodo di crisi idrica 2) La capacità del sistema degli invasi di concorrere alla gestione delle piene, perché modulano le piene minori. Gli invasi concorrono anche alla gestione di eventi estremi, attraverso il controllo dei rilasci nei momenti di piena, quando tali rilasci sono gestiti in modo coordinato (cfr. anno 1982), ma potrebbero aiutare a gestire ulteriormente il controllo di tali eventi piena attraverso accordi sottoscritti e piani di gestione concordati e coordinati. 3) Gli invasi contribuiscono alla modulazione dei rilasci nei periodi siccitosi consentendo il mantenimento di un deflusso minimo. 3 GEOMORFOLOGIA E DINAMICA FLUVIALE 1) Le attività conoscitive condotte in campo geomorfologico e di dinamica fluviale, pure se perfettibili, costituiscono uno strumento basilare per la difesa delle zone antropizzate, con l individuazione di aree pericolose anche per eventi estremi 2) La collaborazione e il coordinamento tra enti preposti al governo del territorio, quando esiste, va a costituire una efficace azione non strutturale di gestione dei rischi conosciuti. 4 PERICOLOSITA, SICUREZZA IDRAULICA E MANUTENZIONE 1) La presenza di una sola Autorità, forte e in grado di intervenire. 2) La possibilità che le opere idrauliche esistenti possano essere occasione di interventi di riqualificazione, ma manca una vera interdisciplinarietà nella progettazione. 3) L azione di restauro e di ricostituzione della funzionalità della rete di canali di deflusso annullata dall urbanizzazione e industrializzazione, ove possibile, per concorrere alla sicurezza dell antropizzato. 4) La possibilità che l elevato livello di antropizzazione esistente, anche di tipo produttivo, possa dare luogo ad un sistema di manutenzione programmata, ove gli Enti si rapportassero maggiormente e positivamente con i residenti e gli operatori. 5
PUNTI DI DEBOLEZZA IN PILLOLE 1- AREE DI PERTINENZA FLUVIALE E ANTROPIZZAZIONE 1) L eccessiva occupazione per antropizzazione/edificazione del fondo valle del Fiume Serchio, che si è sviluppata anche lungo la viabilità che garantisce accessibilità ai luoghi, non permette alle aree di esondazione naturale di svolgere il loro ruolo. Anche l eccessivo sfruttamento del fiume costituisce elemento di criticità. 2) L esistenza di grossi insediamenti produttivi ed anche residenziali senza opere di difesa, che dovrebbero essere messi in grado di sfruttare la loro presenza anche a favore del Fiume e della sua manutenzione, dando anche possibilità di espansione trasformandole in Aree Produttive Ecologicamente e Energicamente Attrezzate (A.P.E.E.A.). 3) L esistenza di edificazioni in aree pericolose con conseguenti opere di sicurezza, alterano irreversibilmente il funzionamento del fiume, senza eliminare definitivamente il pericolo, ma solo limitandolo. 4) L assenza di iniziative, tipo l istituzione di zone protette o di parchi fluviali attrezzati, per riuscire a gestire i territori senza antropizzarli e impermeabilizzarli eccessivamente. 5) La non univoca e precisa definizione di area di pertinenza fluviale ( prevalenza dell approccio strettamente idraulico o di quello ambientale-paesaggistico?) e il fatto che tali aree non riescono a richiamare l attenzione, più o meno incisivamente, alla vicinanza al fiume e alle problematiche ad esso collegate e l eccessiva vincolistica per gli insediamenti esistenti 6) La non sempre univoco e a volte imprecisa/impropria perimetrazione delle frane attive e la mancanza di un confronto tra i e con i Comuni su tali temi 7) La presenza di aree di trattamento inerti e l assenza di una efficace gestione dei sedimenti trattenuti dalle dighe. 2 SISTEMA DEGLI INVASI 1) L eccessivo numero di dighe nel Serchio (17): vi sono tanti invasi di piccole dimensioni e sono in aumento le richieste per la realizzazione di piccole derivazioni per usi idroelettrici (mini-idro). 2) Il Deflusso Minimo Vitale non sufficiente con un rilascio degli invasi al di sotto del Deflusso Minimo Vitale. Possibile impoverimento o distruzione degli ecosistemi fluviali ed inaridimento dei terreni. 3) La presenza di invasi e la variazione delle portate ha conseguenze sul livello della diversità ecologica del fiume, in quanto tali invasi vanno a costituire barriere insormontabili per la fauna 3 GEOMORFOLOGIA E DINAMICA FLUVIALE 1) L assenza di studi e ricerche di dettaglio, anche di tipo statistico e di modellazione idraulica su fenomeni fluviali complessi (erosione in alveo, trasporto solido)che dovrebbero essere potenziati per singoli tratti o zone, ivi compreso approfondimenti sulle frane attive e la correzione e aggiornamento continuo della cartografia. 2) Una non corretta valutazione del ruolo della vegetazione in alveo e una cattiva gestione della stessa. 3) Non si ha ancora una chiara percezione che il trend climatico di medio periodo (trentennale) è di inaridimento, soprattutto sul versante apuano, con brevi ma anche fortissimi nubifragi. 4) I cambiamenti climatici antropici portano (e porteranno) a regimi pluviometrici estremamente imprevedibili caratterizzati da eventi climatici estremi con possibili crisi di siccità e di alluvioni. 5) Il non ancora trasparente e sufficiente accesso ai dati presso tutti gli enti detentori 6) L assenza e la totale mancanza della cultura del fiume e l esecuzione opere di difesa idraulica senza criteri di conservazione della naturalità 4 PERICOLOSITA, SICUREZZA IDRAULICA E MANUTENZIONE 1) L assenza di una corretta progettazione e di azioni di manutenzione. 2) La manutenzione è sostanzialmente e complessivamente carente sia per l insufficiente manutenzione delle opere idrauliche esistenti, sia per la scarsa manutenzione del reticolo minore che per l assenza di una manutenzione programmata e finalizzata dovuta al difetto di valorizzazione di questa azione. 3) L esecuzione delle opere idrauliche e di messa in sicurezza avviene sempre con interventi di somma urgenza a seguito di emergenze o dietro finanziamenti di protezione civile. 6
4) L impegno in termini di oneri economici che comporta la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e di manutenzione, sempre più difficile da sostenere. Occorre trovare nuove modalità per sostenere tali necessità 5) L esistenza di un eccessivo numero di Enti con competenze sovrapposte in materia, rende sempre più difficile la programmazione e l attuazione di interventi, compresa la manutenzione. 6) La mancanza di un unica autorità che possa operare con mezzi efficaci e razionali e che stabilisca norme e effettui controlli sul territorio. 7) Nella gestione dell emergenza il territorio è ripartito ancora per confini amministrativi o per eventi calamitosi e non secondo il bacino idrografico e i sistemi di allerta non sono ancora sufficientemente rodati. 8) La mancanza di una consapevolezza diffusa del dover convivere con il rischio. La mancanza di una consapevolezza della cittadinanza sugli scenari di pericolosità (necessità di una maggiore presa di coscienza). Mancanza di una valorizzazione dell azione del singolo cittadino nella gestione del territorio che presiede. 9) La mancanza di una cultura e di memoria storica del fiume. 10) I tagli alla vegetazione perifluviale che trattiene la vegetazione nei versanti in frana compresa l assenza di una gestione della crescita della vegetazione e di depositi locali nel corso d acqua, costante come nel passato. 11) La mancanza di un ruolo forte dei Comuni sulle Aree a rischio idraulico comunali per intervenire sugli aspetti di conservazione, di utilizzo industriale, di fruizione da parte del pubblico, di diffusione culturale legate all importanza del fiume sull ambiente. 12) La scarsa valorizzazione dell attività agricola nella tutela del rischio idrogeologico. 7
TAVOLO 3 LUCCA 13 MARZO 2012 PAESAGGIO, FRUIZIONE E SVILUPPO ECONOMICO PUNTI DI FORZA IN PILLOLE 1- SISTEMI INSEDIATIVI E DI PAESAGGIO 1) La presenza di insediamenti agricoli di pregio ancora attivi e di molte attività agricole, quali pescicoltura, laghetti sportivi, e attività sportive pubbliche. 2) La presenza di centri storici (che vedono il fiume) rilevanti dal punto di vista storico-architettonico (consentono la lettura della storia del territorio) con particolare riferimento ai borghi fortificati, agli insediamenti militari, ad opere di interesse storico-architettonico e culturale (ponti, dighe, mulini, etc.) da recuperare e valorizzare. 3) L'esistenza di numerosi fattori socio/antropici che legano la popolazione al fiume e che rendono il rapporto con il fiume un elemento storico-culturale identitario del territorio insediato come valore da recuperare 4) La notevole variabilità del paesaggio associata alle caratteristiche del fiume e alla buona qualità delle acque, che vanno a costituire un patrimonio inestimabile che ha bisogno di essere conservato e valorizzato, mediante l incentivazione di percorsi turistico-culturali. 2- INFRASTRUTTURE, ACCESSIBILITA TERRITORIALE E MOBILITA 1) La presenza della ferrovia che ha una grande potenzialità d'uso sia per la fruibilità e visibilità del territorio del fiume che per la possibilità di utilizzo per l'alleggerimento del traffico su gomma. 2) La presenza di infrastrutture legate alla produzione di energia idroelettrica di grande interesse anche come archeologia industriale, con manufatti architettonici di pregio quali ad es. la centrale di Pian della Rocca, Vinchiana, etc. 3- FRUIZIONE TEMPO LIBERO, OFFERTA TURISTICA 1) Le caratteristiche storico-monumentali e paesaggistiche dell'area, il fiume che attrae, si prestano ad un turismo diffuso e sostenibile. 2) Le risorse possibili che sono: trekking (ad es. sentieri CAI), mountain bike, agriturismi (che offrano anche conoscenza, cultura e prodotti del territorio locale), sviluppo tecniche pesca, raduni e gare di pesca anche a livello nazionale, giornate tipo per il turista con visita al fiume (anche con l utilizzo di biciclette, piccoli natanti, etc.), corsi per foto-amatori ecc. 4- AREE PRODUTTIVE E SVILUPPO ECONOMICO 1) La presenza di aree produttive importanti per lo sviluppo economico ed il risvolto occupazionale fin dal dopoguerra, che limitano gli spostamenti di mano d'opera fuori comune e che va mantenuto e favorito. 2) La possibilità di creare una rete di imprese collegate fra loro per attività uguali o complementari o in filiera una a servizio dell altra 3) Il riuso della ferrovia per il trasporto merci. 4) La sostanziale dimensione modesta degli insediamenti produttivi e l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili da parte delle aziende nel trattamento delle acque e nel contenimento dei quantitativi utilizzati. 8
PUNTI DI DEBOLEZZA IN PILLOLE 1- SISTEMI INSEDIATIVI E PAESAGGIO 1) Le inadeguate infrastrutture per accessi, l'assenza di varchi, di parcheggi, servizi e di sentieri attrezzati e organizzati. 2) La scarsa conoscenza delle matrici storiche e di stratificazione insediativa e la scarsa attenzione alle potenzialità del tessuto storico e di antica formazione. 3) La poca attenzione all inserimento di attività produttive e attrezzature nel contesto paesaggistico e lo sviluppo recente del sistema insediativo eseguito con architettura di bassa qualità con saldatura dei vari centri nel fondovalle. 4) L'abbandono dei centri storici collinari e montani, con perdita dei valori storico-culturali e paesaggistici e delle caratteristiche identitarie dei luoghi. 5) L'eccesso di urbanizzazione e l'assenza lungo le rive di piccoli "parchi-oasi" fluviali. 6) La fragilità in alcune situazioni localizzate, degli argini e di abbondante presenza di detriti, che possono contribuire a rendere insicuri alcuni insediamenti e stabilimenti. 2- INFRASTRUTTURE, ACCESSIBILITA TERRITORIO E MOBILITA 1) La mancanza di segnaletica, parcheggi e di viabilità minore di collegamento e di penetrazione al fiume che rende difficile o impossibile l'accesso a luoghi caratteristici e di valore. 2) L'assenza di percorsi ciclabili diffusi e "sicuri" rispetto al traffico pesante. 3) La scarsa possibilità di adeguamento strutturale (interventi ingegneristici molto costosi) delle infrastrutture strategiche (Ferrovia, SP, SS) esposte a rischio. 4) La non funzionale connessione della viabilità di fondovalle rispetto alla mobilità montana. 5) L'assenza di maggiori fermate dei treni alle stazioni esistenti per favorire e costituire punti di contatto e di accesso con il sistema turistico-culturale, etc. e l'assenza di interconnessioni ferroviarie con le industrie per favorire il trasporto delle merci. 6) L'eccesso di traffico pesante su gomma sulle strade di fondovalle. 7) Il pericolo di caricare di nuovi insediamenti e di nuove urbanizzazioni anche i tratti di viabilità nati come varianti a quella storica 3- FRUIZIONE TEMPO LIBERO, OFFERTA TURISTICA 1) L'assenza di percorsi naturali e di oasi di sosta attrezzate e in punti panoramici e di percorsi di connessione storico-culturale, dovuta alla scarsa conoscenza delle potenzialità dei luoghi. 2) La scarsità di percorsi connessi al territorio fluviale, di aree fruibili attrezzate intorno al fiume, o di veri e propri "parchi fluviali" per l approdo, la pesca e il tempo libero. 3) La ridotta o assente navigabilità del fiume (canottaggio ecc.) e la non ancora piena utilizzazione delle aree demaniali. 4) La mancanza di un coordinamento tra i comuni che gravitano sul fiume sia per scopi turistici ( messa a sistema del turismo) che di gestione del fiume. 4- AREE PRODUTTIVE E SVILUPPO ECONOMICO 1) Il difficile accesso alle aree di particolare interesse e pregio dagli insediamenti produttivi che costituiscono barriere. 2) L'eccesso di traffico di merci su gomma e lo scarso utilizzo della ferrovia. 3) L'assenza di Aree Produttive Ecologicamente ed Energeticamente Attrezzate verso cui si deve andare al fine di recuperare l'inserimento paesaggistico delle stesse e per produrre nuovo sviluppo economico. 4) La presenza di insediamenti produttivi anche sui corsi affluenti minori. 5) L'avvenuta occupazione delle aree di pertinenza fluviale con riduzione delle dinamiche geomorfologiche e fluviali con conseguente richiesta di messa in sicurezza del territorio. 6) La scarsa qualità architettonica e tipologica degli insediamenti e il livello di degrado e di mancata manutenzione degli stessi. 9