LA SFIDA DEI TERRITORI NELLA GREE ECONOMY Ed. Arel Il Mulino A cura di Enrico Borghi, prefazione di Enrico Letta Contributi di: Marco Baldi, Ugo Baldini, Roberto Baldo, Aldo Bonomi, Giancarlo Corò, Oscar Gaspari, Paolo Gurisatti, Paolo Marchetti, Andrea Marella, Antonio Massarutto, Ferruccio Peroni, Davide Pettenella, Eduardo Racca, Enzo Rullani, Annibale Salsa, Laura Secco, Gianfranco Viesti. La crisi economica che ha investito l economia globale e il declino del modello di sviluppo energivoro degli anni 80 pongono nuovi problemi ai territori montani e rurali, considerati fino a ieri aree marginali rispetto al cuore manifatturiero del Paese. Negli ultimi anni, l atteggiamento nei confronti di questi territori è notevolmente mutato. Da una parte sono finiti i fondi dedicati al sostegno keynesiano della montagna e delle zone rurali; dall altra si è consolidata la convinzione che questi territori possano svolgere una funzione a valore aggiunto centrale in un modello di sviluppo economico e industriale che si vorrebbe sempre più green. In contrapposizione a questo scenario, che richiederebbe specifiche politiche per il territorio montano, si assiste da circa due anni al dibattito circa il ruolo e la funzione delle Comunità montane, che, sull onda della polemica relativa ai costi della politica e, più in generale, della Pubblica Amministrazione in Italia, hanno fatto da comodo parafulmine ad un dato oggettivo molto più importante: da anni in questo paese è assente un politica per i territori montani. Per questo Uncem, Arel e il Mulino hanno voluto proporre, attraverso il volume La sfida dei territori nella green economy, un ampia riflessione che ha coinvolto alcuni tra i più impegnati e accreditati studiosi delle scienze sociali, economiche, urbanistiche e culturali del nostro Paese sul nuovo ruolo della montagna come motore di sviluppo della green economy e sui modelli più adeguati ed efficienti di governance del territorio. La prospettiva comune ai diversi contributi del volume è quella di assegnare un ruolo produttivo alla montagna secondo una visione del locale (meglio g-locale ) come motore della crescita e dell innovazione, attraverso gli strumenti della cosiddetta soft economy del margine. L auto-valorizzazione dei commons cioè dei beni comuni in precedenza trascurati o dissipati in molte realtà locali, diventano invece strategici non solo per il destino di quelle comunità, ma più in generale per orientare il senso stesso della modernità. La green economy si prefigge di creare valore soprattutto attraverso la ristrutturazione e il recupero dell esistente, introducendo soluzioni tecnologiche che avranno come driver anche l integrazione di saperi e artefatti tradizionali, con l obiettivo di creare un modello di nuovo sviluppo auto-sostenibile in termini di miglioramento ambientale e progresso socioeconomico locale. Una nuova politica per la montagna deve pertanto partire dalla constatazione che questi territori siano destinati a diventare sempre più un officina di programmi e di attività. Dalla produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico, solare, bio-masse, eolico), alla riduzione di emissioni di CO2, alle produzioni alimentari tipiche e biologiche, al turismo
culturale e naturalistico, alla bio-edilizia, ai sistemi di trasporto sostenibile, la montagna rappresenta un territorio ancora inesplorato in termini di sviluppo economico. E che pertanto, sotto il profilo istituzionale, necessita di soggetti capaci di esprimere una governance adeguata e in grado di rispettare le specificità dei territori eccentrici (montani, collinari, isolani, rurali) e le loro caratteristiche identitarie. Che siano destinatari diretti di fiscalità e di funzioni proprie, che abbiano organi legittimati dal voto diretto delle comunità e che non siano la sommatoria di tutte le fragilità e le criticità presenti nei piccoli Comuni. I principi ai quali si ispirano tutti i contributi che formano il volume sono stati riassunti nel Manifesto per lo sviluppo della Montagna, sottoscritto da tutti gli autori, che in 6 punti espone il programma di sviluppo economico e di rinascimento civile e urbanistico del nostro paese. Manifesto per lo sviluppo della montagna 1. LE NUOVE FRONTIERE DELL ECONOMIA GLOBALE Il mondo è entrato in una fase di grandi cambiamenti. La geografia dello sviluppo è oggi segnata dall irrompere di nuovi protagonisti come Cina, India e Brasile destinati a svolgere un ruolo sempre più importante nell economia globale. Questo processo di allargamento dello sviluppo contiene molti aspetti positivi, in particolare la riduzione delle condizioni di indigenza e povertà assoluta in vaste aree della popolazione mondiale, ma pone anche inediti problemi di equilibrio tra domanda aggiuntiva di beni, e risorse disponibili. In questa prospettiva, risulta insostenibile l idea di estendere il modello di sviluppo energivoro, delle grandi concentrazioni industriali, urbane e di servizio, che ha accompagnato la crescita economica dei paesi avanzati per gran parte del secolo scorso. Mentre non è difficile prevedere che le questioni energetiche, ambientali e della produzione alimentare saranno destinate ad assumere un peso crescente per lo sviluppo futuro. L Italia, come tutti gli altri paesi, è chiamata a dare il proprio contributo di fronte a questi problemi. Il nostro Paese soffre da tempo di problemi di crescita e di competitività. Resiste nel gruppo G8 grazie al contributo di alcune componenti dinamiche del proprio sistema produttivo (le medie imprese industriali) e alla specializzazione internazionale in alcuni settori a media tecnologia ma in forte crescita nella domanda mondiale (servizi turistici, design e qualità manifatturiera, automazione). Ma non sta ancora realizzando i processi di innovazione che potrebbero rendere più sostenibile il posizionamento nella nuova concorrenza internazionale. Soprattutto, non ha ancora intrapreso il suo percorso di sviluppo dentro la green economy, che a seguito delle decisioni assunte dalla comunità internazionale (Kyoto e Europa 2020), ma anche di una nuova sensibilità etica dei consumatori, è destinata a diventare uno dei grandi driver dello sviluppo futuro. 2. MODELLI DI SVILUPPO E AGENDA POLITICA I vincoli di Kyoto, i temi dell ambiente e del risparmio energetico possono essere vissuti in diversi modi. Da un lato, come un costo a carico delle imprese e dei consumatori e, dunque, come una perdita di competitività; oppure, dall altro, come strategia di innovazione per entrare in un nuovo e più sostenibile modello di crescita e di consumo. Efficienza energetica, produzione di energia da fonti rinnovabili, tecnologie green, turismo sostenibile,... stanno già oggi diventando nuove frontiere dell economia in diversi paesi. Molte imprese italiane potrebbero inserirsi produttivamente in questo nuovo modello di
sviluppo, potendo in più contare su un vantaggio competitivo derivante dalla naturale ospitalità turistica del nostro territorio, dalla qualità del paesaggio rurale e delle città d arte, dall esistenza di sistemi ambientali montagna, collina, litorali di straordinario valore naturalistico e culturale. I tempi sono oggi maturi per inserire nell agenda politica italiana progetti di sviluppo imprenditoriale e infrastrutturale finalizzati a trasformare il territorio in senso green. L esempio dell edilizia sostenibile, che si è diffusa in alcune aree del Paese, dimostra che il risparmio energetico è compatibile con una migliore qualità della residenza e, allo stesso tempo, con la valorizzazione economica del patrimonio immobiliare. 3. MONTAGNA E SPAZIO RURALE COME FATTORI DI UN NUOVO SVILUPPO DELL ITALIA Negli ultimi 50 anni si sono manifestati in Italia rilevanti fenomeni di espansione delle aree urbane e metropolitane, a cui è corrisposto il progressivo abbandono della montagna e dei territori rurali meno accessibili. Questa polarizzazione territoriale dello sviluppo ha raggiunto limiti difficilmente superabili, se non a costi economici, ambientali e sociali insostenibili per tutto il Paese. E arrivato il momento di invertire questo processo, facendo della montagna e dello spazio rurale i fattori di un nuovo sviluppo dell Italia. La strategia di riequlibrio territoriale dello sviluppo non deve, tuttavia, essere confusa con le tradizionali logiche di sostegno ai territori in difficoltà. Al contrario, si tratta di guardare alla montagna e allo spazio rurale come straordinarie risorse per il rilancio di processi di crescita nazionale basati sulle filiere più innovative e promettenti anche dal punto di vista economico. Basti pensare alla produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico, solare, bio-masse, eolico,...), alla riduzione di emissioni di CO 2, alle produzioni alimentari tipiche e biologiche, al turismo culturale e naturalistico, alla bio-edilizia, ai sistemi di trasporto sostenibile, allo sviluppo intensivo di servizi alle persone e alle imprese basati sulle nuove tecnologie dell informazione e della comunicazione. Queste attività produttive possono trovare nella montagna e nello spazio rurale i territori ideali per crescere, contribuendo in questo modo a rilanciare l Italia sulle frontiere più avanzate dell innovazione e dello sviluppo sostenibile. Questo significa, perciò, un cambiamento di prospettiva nel guardare al ruolo della montagna e dello spazio rurale. Da aree marginali, a località centrali di un nuovo modello di sviluppo. Da luoghi di abbandono, a nuovi spazi di opportunità economica e sociale. Da condizioni di arretratezza che chiedono compensazioni economiche, a fattori di modernizzazione in grado di produrre servizi di mercato a domanda pagante. Da modelli insediativi in concorrenza con i sistemi urbani e metropolitani, alle complementarità ambientali, energetiche, sociali. Le aree montane e rurali possono, infatti, svolgere funzioni produttive paragonabili a quelle dei grandi parchi urbani, solitamente la parte più qualificata degli insediamenti metropolitani, e componente sempre più centrale per i bisogni e gli stili di consumo moderni. In questa parte del territorio può prendere forma un programma di sviluppo per l Italia, che ha imprenditori capaci, prospettive di crescita promettenti, flussi di domanda crescente sia a livello locale come a scala globale. 4. PER UN INSIEME DI COMUNITÀ SOSTENIBILI E SICURE Ciò che si intende promuovere con questo manifesto non è solo un programma di sviluppo economico, ma anche di rinascimento civile e urbanistico del nostro Paese. La modifica dei flussi demografici e dei fenomeni migratori, stanno trasformando il nostro territorio anche dal punto di vista urbanistico e sociale. E fin troppo evidente osservare che, laddove prevale il modello spersonalizzante della grande concentrazione anonima, condominio, ghetto, ecc anche le tensioni sociali sono più alte. Dove invece prevale il modello della Comunità sostenibile e sicura si assiste, sia pure con alcune inevitabili tensioni sociali e culturali, alla nascita di una nuova modernità basata sulla cittadinanza produttiva, l integrazione sociale e una maggiore responsabilità verso i problemi energetici e ambientali.
5. TRASFORMAZIONE DEI CONSUMI E DEI COMPORTAMENTI INDIVIDUALI Stile di vita globale e funzioni imprenditoriali moderne, in linea con le nuove filiere del valore non sono in contrasto con strutture organizzative decentrate. Piccoli comuni dotati di servizi moderni e di qualità, villaggi turistici di montagna, alberghi diffusi, outlet commerciali, strade del gusto, parchi dello sport, fabbriche abbandonate e trasformate in centri culturali, città dell innovazione... sono tutti luoghi nei quali si stanno sperimentando nuovi modelli di vita e di consumo, che integrano attività di terziario avanzato e residenza, produzioni agricole con servizi e tecnologie innovative applicate al turismo, allo sport, alla ristorazione, alla cultura e wellness. Non si tratta, perciò, di ostacolare i flussi migratori dalla città alla campagna, ma anche progetti green di ristrutturazione degli spazi urbani. In queste aree è presente una domanda qualificata e nuove infrastrutture di comunicazione, tecnologie abitative, sistemi di trasporto e servizi di manutazione sia pubblici che privati. Servizi e manutenzione-disegno del territorio come strumento di mobilitazione della società. 6. DEMOCRAZIA E NUOVE ISTITUZIONI PER LA GOVERNANCE DEL TERRITORIO L Italia sta affrontando le trasformazione che abbiamo descritto sopra anche attraverso la riforma delle proprie istituzioni. Il federalismo fiscale e nuovi livelli di sussidiarietà tra regioni e territori sono oggi tema centrale nell agenda di governo. La discussione è aperta, non solo in relazione agli aspetti di ordine amministrativo (che riguardano la struttura dei livelli decisionali, i gradi di autonomia e i contenuti della decisione politica), ma anche e soprattutto in relazione ai grandi temi della produttività del settore pubblico e dell equilibrio tra pubblico e privato. Non c è contraddizione tra modernità, sviluppo di funzioni urbane e cura del territorio montano e rurale. Anzi, proprio per il valore strategico di questa componente rilevante del Paese, proprio per la centralità futura del modello di Comunità Sostenibile e Sicura, i piccoli comuni e gli altri enti rappresentativi lanciano una propria specifica proposta per il federalismo italiano: trasformare le istituzioni oggi esistenti, da enti locali di distribuzione (centro di costo dello stato nazionale) a istituzioni di progetto (centri di profitto), agenzie di sviluppo, capaci di elaborare programmi di investimento autonomi. E tempo di cambiare non solo modello economico e sociale, ma anche il centro della politica italiana: dai soggetti della fabbrica e della città ai nuovi soggetti emergenti nei territori green. Enrico Borghi Presidente Uncem Tommaso Dal Bosco Direttore Generale Uncem Giancarlo Corò Docente di Politica Economica all'università Cà Foscari di Venezia Paolo Gurisatti Presidente di Habitech (Distretto Tecnologico Trentino Energia e Ambiente) Ugo Baldini Presidente Caire
Firmatari Marco Baldi Direttore di Ricerca - Fondazione CENSIS Aldo Bonomi Direttore AASTER Oscar Gaspari Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione Locale, Roma Luigi Gentilucci Presidente Comunità montana di Camerino Andrea Marella Antonio Massarutto Professore Università Udine, Dip.to di Scienze Economiche Davide Pettenella Annibale Salsa Antropologo Laura Secco Eduardo Racca Editorialista Guida agli Enti Locali Il Sole 24 Ore Enzo Rullani Professore di Economia della Conoscenza, Venice International University, Venezia Gianfranco Viesti Professore di Politica Economica Facoltà di Scienze Politiche, Università di Bari