Relazione finanziaria consolidata al 30 giugno 2014



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Relazione finanziaria consolidata al 30 giugno 2014 Società soggetta all attività di direzione e coordinamento della Capogruppo Intesa Sanpaolo S.p.A.

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Sommario Cariche sociali 5 Dati di sintesi e indicatori alternativi di performance 7 Informazioni sulla gestione 9 Lo scenario macroeconomico 11 I primi sei mesi dell esercizio della sub-holding Banca CR Firenze e delle società controllate 43 Principali rischi ed incertezze 51 Il perimetro di consolidamento 53 Prospetti contabili consolidati 55 Stato patrimoniale consolidato Conto economico consolidato Prospetto della redditività complessiva consolidata Prospetto delle variazioni del patrimonio netto consolidato Rendiconto finanziario consolidato Note illustrative 63 Politiche contabili Eventi successivi alla chiusura del semestre 64 67 I risultati economici 71 Gli aggregati patrimoniali 79 I risultati per settori di attività 85 Il presidio dei rischi 87 L azionariato e le operazioni con parti correlate 95 Le previsioni per l intero esercizio 97 Attestazione del bilancio consolidato semestrale abbreviato ai sensi del D.Lgs. n. 58/1998 99 Relazione della società di revisione 101 Allegati 103 Criteri di riclassificazione del conto economico 103 Criteri di riclassificazione dello stato patrimoniale 103 Prospetto di raccordo tra il conto economico riclassificato e lo schema di conto economico di Banca d Italia 104 Prospetto di raccordo tra lo stato patrimoniale riclassificato e lo schema di stato patrimoniale di Banca d Italia 105 Prospetti contabili di Banca CR Firenze S.p.A. 106 3

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Cariche sociali Consiglio di Amministrazione (*) Presidente Vice Presidente Consiglieri e membri del Comitato Esecutivo Consiglieri Giuseppe Morbidelli Francesco Taranto Paolo Maria Grandi Luciano Nebbia Sergio Ceccuzzi Lino Moscatelli Pio Bussolotto Ginevra Cerrina Feroni Denio D Ingecco Francesco Pellati Fabrizio Landi Francesco Maria Mancini Collegio Sindacale Presidente Sindaci effettivi Sindaci supplenti Emilio Tosi Carlo Giuseppe Angelini Lorenzo Gambi Marco Sacconi Oliviero Roggi Direzione Generale Direttore Generale Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari Società di revisione Luca Severini Egidio Mancini KPMG S.p.A. (*) In data 7 aprile 2014 l Assemblea dei Soci di Banca CR Firenze ha integrato il Consiglio di Amministrazione, nominando Consigliere la Prof.ssa Avv. Ginevra Cerrina Feroni. 5

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Dati di sintesi e indicatori alternativi di performance 30 giugno 2014 30 giugno 2013 (milioni di euro) Dati economici (milioni di euro) assoluta % Interessi netti 286 288-2 -0,7% Commissioni nette 192 189 3 1,6% Risultato attività di negoziazione 16 8 8 100,0% Proventi operativi netti 530 523 7 1,3% Oneri operativi 317 327-10 -3,1% Risultato della gestione operativa 213 197 17 8,6% Rettifiche di valore nette su crediti 148 243-95 -39,1% Risultato netto -6-61 55-90,2% 30 giugno 2014 31 dicembre 2013 Variazioni Variazioni Dati patrimoniali (milioni di euro) assoluta % Crediti verso clientela 17.328 17.774-446 -2,5% Raccolta diretta da clientela 13.186 13.368-182 -1,4% Raccolta indiretta 21.064 20.686 378 1,8% di cui: Risparmio gestito 12.126 10.839 1.287 11,9% Totale attività 21.052 20.936 115 0,6% Patrimonio netto 1.190 1.204-14 -1,2% 30 giugno 2014 31 dicembre 2013 Variazioni Struttura operativa assoluta % Numero dei dipendenti 5.789 5.856-67 -1,1% Italia 5.789 5.856-67 -1,1% Estero 0 0 - n.d. Numero degli sportelli bancari (1) 570 586-16 -2,7% Italia 570 586-16 -2,7% Estero 0 0 - n.d. 30 giugno 2014 30 giugno 2013 Indicatori di redditività (%) Cost / income ratio (2) 59,8 62,5 Risultato netto/ Patrimonio netto medio (ROE) -1,1-9,0 Risultato netto/ Patrimonio netto medio (ROE) normalizzato (3) 5,9 2,5 Variazione assoluta -2,7 8,0 3,4 Indicatori di rischiosità (%) 30 giugno 2014 31 dicembre 2013 Variazione assoluta Sofferenze nette/crediti verso clientela 6,02 5,61 Rettifiche di valore cumulate su crediti in sofferenza/crediti in sofferenza lordi con clientela 61,7 60,7 0,41 0,96 (1) Il dato include le Filiali Retail, le Filiali Private, le Filiali Imprese e le Filiali Tesorerie. (2) Oneri operativi/proventi operativi netti. (3) Risultato netto "normalizzato" rapportato alla media del capitale, del sovrapprezzo, delle riserve e delle riserve da valutazione nel periodo in esame. La normalizzazione ha escluso: dall'utile netto 2014 gli oneri connessi alla partecipazione detenuta da Banca CR Firenze in Immobiliare Novoli, l'ulteriore imposta sotitutiva sulal rivalutazione delle quote detenute in Banca d'italia, la perdita pe rriduzione di attività fiscali a seguito della diminuzione dell'aliquota IRAP e gli oneri di integrazione e incentivazione all'esodo; dall'utile netto 2013 le maggiori rettifiche di valore nette su crediti rilevate in occasione della visita ispettiva della Banca d'italia, la svalutazione da impairment sull'interessenza in Immobiliare Novoli S.p.A. e gli oneri di integrazione e incentivazione all'esodo sostenuti. 7

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Relazione sull andamento della gestione Executive summary Informazioni sulla gestione 9

Relazione sull andamento della gestione Executive summary 10

Relazione sull andamento della gestione Executive summary Executive summary Lo scenario macroeconomico Il primo semestre 2014 si è caratterizzato per una crescita moderata dell attività economica e del commercio internazionale, oltre che per marcate oscillazioni congiunturali dovute a fattori transitori, in particolare di natura climatica e fiscale. I fattori meteorologici hanno provocato una temporanea contrazione del prodotto interno lordo degli Stati Uniti nel primo trimestre, sebbene con effetti modesti sul ritmo di crescita dell occupazione. In Giappone, l aumento delle imposte indirette in aprile ha prodotto un oscillazione del tutto opposta, favorendo il primo trimestre sul secondo. L andamento dell inflazione è divenuto più differenziato, coerentemente con il diverso stadio di maturazione della ripresa nei diversi paesi. Le oscillazioni dei cambi delle principali valute sono state relativamente contenute, con l eccezione di sterlina, dollaro canadese e dollaro australiano. L Eurozona è uscita dalla recessione del 2012-13, sostenuta anche dalla domanda finale interna. La ripresa è divenuta più diffusa tra i diversi stati membri e nel complesso ha confermato le attese. Il ritmo di crescita dell attività economica appare rallentato nel secondo trimestre evidenziando una volatilità che riflette anche l anomalo andamento della stagione invernale sulle variazioni congiunturali, nonché effetti di calendario. Soltanto in alcuni paesi la crescita della produzione si è già tradotta in incrementi occupazionali. In tutta l Eurozona l andamento dell inflazione è stato ampiamente al di sotto delle previsioni, avvicinandosi allo zero; oltre alla debolezza della domanda interna ciò riflette anche il passato apprezzamento del cambio, le dinamiche dei prezzi energetici e alimentari e il calo dei prezzi nel comparto delle comunicazioni. L Italia è tra i paesi europei dove la ripresa economica stenta maggiormente ad affermarsi. La produzione industriale ha registrato un andamento mediamente stagnante e molto volatile nei primi cinque mesi dell anno. Il clima di fiducia di imprese e famiglie è migliorato nel primo semestre in tutti i settori, eccetto le costruzioni, e si sono manifestati i primi segnali di rafforzamento degli ordini domestici di beni capitali. In un quadro tuttora contraddistinto dalla debolezza della domanda interna, il maggiore sostegno continua a venire dalla domanda estera. Tuttavia, questa si è rivelata insufficiente a prevenire una contrazione del PIL nel primo trimestre 2014; nel secondo trimestre, la netta flessione della produzione industriale in marzo e maggio ha spento le illusioni di osservare una significativa ripresa del PIL e ha condotto a una revisione al ribasso delle stime di consenso per l intero 2014. Le politiche monetarie iniziano a muoversi in direzioni divergenti. La Federal Reserve ha iniziato la prevista riduzione degli acquisti di titoli e ha avviato la discussione interna sul percorso che porterà nel 2015 al rialzo dei tassi ufficiali. I rendimenti dei titoli di stato sono calati sensibilmente rispetto ai livelli di inizio anno, frenati sia dall andamento deludente dei dati nel primo trimestre, sia dalla cautela con la quale la banca centrale sta gestendo la svolta del ciclo di politica monetaria. Anche nel Regno Unito la banca centrale ha iniziato a preparare i mercati alla futura svolta del ciclo dei tassi. Muovendosi in direzione opposta, la Banca Centrale Europea ha tagliato i tassi ufficiali in giugno, portando il tasso sulle operazioni principali di rifinanziamento allo 0,15% e il tasso sui depositi al -0,10%. Contestualmente, oltre a prospettare un lungo periodo di tassi pari o inferiori a quelli attuali, ha lanciato un nuovo programma condizionato di rifinanziamento a lungo termine (TLTROs), prorogato la piena allocazione fino al luglio 2016, sospeso la sterilizzazione degli effetti monetari del Securities Markets Programme (SMP) e annunciato preparativi per un possibile programma di acquisti di cartolarizzazioni. L orientamento accomodante adottato dalla BCE ha favorito il calo delle aspettative sui tassi monetari e, di riflesso, dei tassi di interesse su tutte le scadenze della curva. L Eonia, che aveva subito una moderata pressione al rialzo fino a maggio per effetto del riassorbimento spontaneo dell eccesso di liquidità, è sceso a 1-3pb dopo l annuncio delle misure. Il tasso Euribor trimestrale, salito in aprile fino allo 0,35%, in giugno è velocemente calato verso lo 0,20%. Sensibili flessioni hanno interessato anche i tassi IRS a medio termine: sulla scadenza quinquennale, si è passati gradualmente dall 1,25% di inizio anno allo 0,64% di fine giugno. Il giudizio degli investitori sui Paesi colpiti fra il 2010 e il 2011 dalla crisi del debito ha continuato a migliorare fino a metà giugno. Italia e Spagna hanno beneficiato di afflussi di capitale che hanno compresso i premi per il rischio (-53pb nel caso del decennale italiano). I rendimenti sono calati anche in livello assoluto, grazie alla riduzione che si è contestualmente verificata sul debito della Germania (-69pb sulla scadenza decennale). Tuttavia, i differenziali di tasso, dopo aver toccato i valori minimi nella prima metà di giugno, si sono successivamente riallargati. L assorbimento dell offerta sul mercato primario è continuato senza problemi, tanto che anche Portogallo e Grecia hanno potuto riavviare i propri programmi di rifinanziamento del debito pubblico mediante emissioni obbligazionarie. 11

Relazione sull andamento della gestione Executive summary I mercati azionari nel 1 semestre 2014 Le performance dei mercati azionari in Europa e negli USA sono state nel complesso positive nei primi sei mesi dell anno, in un contesto di maggiore appetito per il rischio da parte degli investitori, e di progressiva normalizzazione delle economie e dei mercati finanziari internazionali. In particolare, i mercati dell area euro hanno continuato a trarre supporto dalla politica monetaria ancora espansiva della BCE, nonostante i timori causati dalla dinamica disinflazionistica e dal rafforzamento dell euro. Sono peraltro emerse preoccupazioni degli investitori riguardo ai paesi emergenti, a causa di incertezze sull intensità della crescita economica e sull evoluzione dei tassi di cambio. Il mercato giapponese è stato anche penalizzato dalle aspettative di politiche fiscali più restrittive con effetti negativi sui consumi. Nel periodo aprile-maggio, i mercati dell Eurozona hanno evidenziato una fase di correzione/consolidamento dei precedenti rialzi, sia per la ripresa del rischio geopolitico (ricadute della crisi in Ucraina e tensioni in Medio Oriente), sia per l incertezza sugli esiti delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo, in un quadro di dati macroeconomici non brillanti. A seguito poi dei risultati delle elezioni, che hanno visto un affermazione meno forte delle attese dei movimenti antieuropeisti, e delle misure annunciate ad inizio giugno dalla BCE, i mercati azionari hanno chiuso il semestre su una intonazione complessivamente positiva. E da rilevare anche, nel secondo trimestre, una forte ripresa delle nuove emissioni (IPO ed aumenti di capitale) sul mercato primario. Nell area euro, i mercati periferici hanno ottenuto performance superiori a quelle dei mercati core. L indice Euro Stoxx 50 ha chiuso il semestre in lieve rialzo (+3,8%), il CAC 40 si è marginalmente apprezzato (+2,9%) e della stessa entità è stato il rialzo registrato dal Dax 30. Il mercato azionario spagnolo ha evidenziato una performance largamente positiva, con l IBEX 35 in rialzo del 10,1% a fine giugno. Al di fuori dell area euro, l indice del mercato svizzero SMI si è rivalutato del 4,3% nel semestre, mentre l indice FTSE 100 dell azionario britannico è rimasto invariato. L indice S&P 500 ha registrato un rialzo del 6,1% a fine giugno. I principali mercati azionari asiatici hanno invece segnato performance negative: l indice benchmark cinese SSE A-Share ha chiuso il semestre in calo del 3,2%, scontando un rallentamento della crescita economica attesa, mentre l indice Nikkei 225 è diminuito del 6,7% a fine giugno, su timori per gli effetti della stretta fiscale sui consumi. In un contesto di riduzione dei tassi di interesse sui titoli pubblici e di riduzione dello spread sui rendimenti tedeschi, il mercato azionario Italiano ha sovraperformato tutti i maggiori mercati europei ed internazionali, favorito dai primi deboli segnali di ripresa economica domestica, dalla maggiore stabilità sul fronte politico e dall attesa per l avvio del processo di riforme istituzionali. L indice FTSE MIB ha chiuso il periodo in rialzo del 12,2% (dopo un massimo del 18,6% al 10 giugno), con particolare evidenza per i titoli del settore banche e utilities; di analoga entità è stato il rialzo registrato dall indice FTSE Italia All Share, +11,8% a fine giugno. Lievemente inferiore è stata la performance dei titoli a media capitalizzazione, con l indice FTSE Italia STAR in rialzo del 7,3% a fine semestre. I mercati obbligazionari corporate nel 1 semestre 2014 I mercati del credito europei chiudono i primi sei mesi dell anno con una performance positiva sia nel segmento cash, in particolare tra le asset class più rischiose, sia nel comparto derivato. L andamento dei mercati continua ad essere sostenuto principalmente dalle politiche monetarie espansive delle banche centrali e dalla conseguente abbondante liquidità presente nel sistema. Dopo un primo trimestre positivo, malgrado l avvio del tapering da parte della FED e l emergere delle tensioni tra Russia ed Ucraina, anche i successivi mesi dell anno hanno fatto registrare un continuo restringimento dei premi al rischio. Una breve battuta di arresto si è verificata in maggio, quando alcuni deludenti dati macroeconomici e le attese per le elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo hanno provocato un aumento della volatilità ed un allargamento degli spread. Rasserenati dall esito elettorale e favoriti dalle aspettative sulla dinamica del credito legate alle nuove misure annunciate dalla BCE in giugno, i mercati del credito hanno ripreso il loro andamento positivo. Nel semestre, il segmento investment grade ha visto una leggera sovra-performance dei bond industriali rispetto ai finanziari; nel comparto speculativo, la maggior propensione al rischio e la continua ricerca di rendimento da parte degli investitori hanno trainato le performance dei titoli con merito di credito più basso. Anche il comparto derivato ha evidenziato una generale riduzione del costo di copertura da rischio di insolvenza; i restringimenti sono stati maggiori negli indici sintetici Crossover e finanziari, in particolare subordinati. Sul fronte delle nuove emissioni, i primi sei mesi del 2014 hanno fatto registrare volumi sostenuti sia nel comparto investment grade che nel comparto speculativo, anche grazie alla necessità degli emittenti di ricorrere al mercato primario in sostituzione del debito bancario, approfittando allo stesso tempo di tassi di mercato ancora su livelli storicamente molto bassi. 12

Relazione sull andamento della gestione Executive summary I paesi emergenti Il ciclo economico e l inflazione I dati disponibili su un campione di Paesi che copre il 75% del PIL dei Paesi emergenti evidenziano una fase di rallentamento del ciclo economico nel primo trimestre 2014, con una crescita tendenziale del PIL al 4,7% dal 5% del secondo semestre 2013. Il rallentamento è stato particolarmente pronunciato nei paesi CSI (dal 2,2% del 4 trimestre 2013 allo 0,6% del 1 trimestre 2014), con Russia e Ucraina segnate da eventi politici di natura eccezionale, e, in misura minore, in Asia (dal 6,8% al 6,5% negli stessi periodi). La dinamica del PIL è invece rimasta sostanzialmente invariata in America Latina (intorno all 1,5%), dove la significativa accelerazione del Messico (dallo 0,7% nel 4 trimestre 2013 all 1,8% nel 1 trimestre 2014) ha bilanciato la frenata di Brasile (+1,9% nel 1 trimestre) e la caduta in Argentina (-0,2%). Nei Paesi con controllate ISP l andamento del PIL è stato differenziato. Nei Paesi dell Europa Centro Orientale, caratterizzati da forti legami con il ciclo manifatturiero dell Area Euro, e soprattutto della Germania, i dati del 1 trimestre hanno evidenziato un accelerazione in Ungheria (+3,5%) e Slovacchia (+2,4%) e confermato al contempo la fuoriuscita dalla recessione della Slovenia (+1,9%). Nei Paesi dell Europa Sud Orientale, accanto ad un andamento del prodotto ancora sostenuto in Romania (+3,5% da +5,4% del quarto trimestre 2013) si è invece avuto un sensibile rallentamento in Serbia (+0,1% da 2,7% del trimestre precedente). Tra i Paesi di area CSI, per effetto della crisi russoucraina, la dinamica tendenziale del PIL è passata dal 2% del 4 trimestre 2013 allo 0,9% del 1 trimestre 2014 in Russia e dal +3,3% al -1,1% in Ucraina. In area MENA, la dinamica del PIL nel 1 trimestre 2014 è tornata a risalire in Egitto al 2,5% dall 1,3% del trimestre precedente, con la progressiva stabilizzazione del quadro politico interno. Nel bimestre aprile-maggio, la crescita tendenziale della produzione industriale per lo stesso campione che copre il 75% del PIL degli emergenti, è lievemente salita al 4,5% dal 4,3% del trimestre precedente ma con forti differenze tra Paesi. Accanto infatti ad un rimbalzo in India (4,1% da -0,5%), Russia (2,6% da 1,1%) ed Egitto (2,5% da -7,5%), si è avuto un rallentamento in Cina (8,8% da 9,1%) e Turchia (3% da 5,3%) ed una sensibile caduta in Brasile (-4,5% da 0,6%). Il dato della produzione industriale di aprile-maggio segnala anche un rallentamento lieve nei Paesi CEE (6,4% dal 7,5% del 1 trimestre), più marcato in area SEE (3,3% dal 6,1% del 1 trimestre), in particolare in Serbia a causa dell alluvione che ha severamente colpito il Paese in primavera, insieme con una caduta pesante ancora in Ucraina (- 4,4% da -4,9%). Con riferimento all inflazione, la discesa dei prezzi di molti prodotti agricoli primari e la contenuta domanda interna hanno permesso di attenuare nel 1 semestre 2014 alcune delle spinte al rialzo che in diversi casi si erano manifestate nel 2013. Il tasso tendenziale di inflazione per il campione che copre il 75% degli emergenti è risultato a giugno 2014 del 4,7% rispetto al 4,9% di dicembre 2013. Nei Paesi con controllate ISP, l inflazione ha decelerato sensibilmente nelle aree CEE/SEE (con prezzi in calo tendenziale a giugno in Ungheria, Slovacchia e Croazia) mentre è salita in Russia (al 7,8%) e Ucraina (al 12%), per il concorso di diversi fattori, in particolare il deprezzamento del cambio e le disfunzioni create dalle tensioni geopolitiche locali e, nel caso specifico dell Ucraina per gli aumenti tariffari legati alle misure di stabilizzazione fiscale concordate con il FMI. In Egitto il tasso tendenziale è risultato ancora in decelerazione nella prima metà dell anno (dall 11,7% del dicembre 2013 all 8,2% di giugno 2014). La politica monetaria Nelle prime settimane del 2014 in alcuni maggiori Paesi emergenti le Banche centrali hanno alzato i tassi di riferimento, in particolare in Russia (dal 5,5% al 7%), Turchia (dal 4,5% a 10%), Brasile (da 10% a 11%), oltre a India e Sud Africa dove i tassi di riferimento sono stati rialzati rispettivamente di 0,25 e di 0,5 punti percentuali. L Ucraina ha aumentato sensibilmente il tasso di riferimento (+300 pb) ad aprile, portandolo al 9,5%. Queste azioni sono state in generale finalizzate a contrastare le spinte al deprezzamento del cambio, particolarmente forti nei Paesi con posizione esterna più vulnerabile. Azioni distensive hanno interessato invece Cile, Messico, Tailandia e Vietnam. Nel secondo trimestre, approfittando di condizioni di mercato più favorevoli, la Turchia ha riportato il tasso benchmark all 8,75%. Nei Paesi CEE e SEE è proseguita la fase di allentamento monetario, favorita dalla conferma di orientamenti accomodanti da parte della stessa BCE, con riduzioni ancora dei tassi di riferimento in Romania (al 3%), Ungheria (al 2,3%) e Serbia (all 8,5%). I mercati finanziari Nel semestre la progressiva attenuazione dei timori sul possibile impatto della manovra di tapering da parte della FED, sui rischi legati al rallentamento dell economia cinese e sulle ripercussioni di un possibile avvitamento della crisi ucraina 13

Relazione sull andamento della gestione Executive summary ha favorito una diffusa riduzione del premio per il rischio, con parziale ritorno dei flussi di capitale di portafoglio verso gli emergenti e rialzo dei relativi indici di mercato, soprattutto obbligazionari. Nel dettaglio i mercati obbligazionari emergenti hanno registrato una performance media, misurata dal JPM total return index, del 6% nel periodo gennaio-giugno 2014 (contro un modesto 0,9% nell intero 2013). L EMBI+ spread è in parallelo sceso a 280 pb da 330 pb circa di fine 2013). Gli spread si sono ridotti in misura significativa in America Latina, nei paesi petroliferi del Golfo ed in Europa Centro Orientale, ma anche in Ucraina, all indomani delle elezioni politiche. Nello stesso periodo anche l indice azionario MSCI degli emergenti ha guadagnato (+3,3%), con una performance in linea con quella dell Eurostoxx (+3,9%) ma inferiore a quella dell indice S&P USA (+6,9%). La debolezza di alcune importanti piazze come Shangai (-3,2%) e Mosca (-5,3%) è stata più che bilanciata dai consistenti rialzi di alcuni mercati asiatici (India +22,9%), del Medio Oriente (Dubai + 17% ed Egitto +23%) e dell Europa orientale, nello specifico Slovenia (+25,4%), Turchia (+15,8%) e Romania (+8%). Sempre nel primo semestre del 2014 il dollaro USA è rimasto sostanzialmente invariato nei confronti delle valute dei paesi emergenti, con l indice OITP in deprezzamento dello 0,2%. Il dollaro si è apprezzato nei confronti del renminbi cinese (-2,5%) e del rublo russo (-2,8%) ma si è deprezzato verso altre valute dell Asia, come la rupia indiana (+2,9%) e la rupia indonesiana (+1,4%) e dell America latina, come il real brasiliano (+6,2%). Nei Paesi dell Europa emergente la Hryvnia ha perso quasi metà del suo valore verso il dollaro (-42,6%) mentre in Area CEE/SEE le valute dei Paesi con cambio flessibile si sono a loro volta deprezzate verso l euro, in particolare il fiorino ungherese (-5,5%) ed il dinaro serbo (-2,3%). Il sistema creditizio italiano I tassi e gli spread Il primo semestre 2014 ha visto ulteriori progressi nella riduzione del costo complessivo dei depositi, giunto ai minimi da tre anni. Il calo dei tassi ha interessato sia i conti correnti, soprattutto quelli corrisposti sulle giacenze delle società non finanziarie, sia le consistenze dei depositi a tempo. Nel corso del semestre è proseguita anche la graduale discesa avviata a inizio anno dal tasso medio sullo stock di obbligazioni, rivelatosi particolarmente vischioso nei mesi precedenti. Al contempo, il costo marginale delle emissioni obbligazionarie a tasso fisso è rimasto continuativamente sotto il 3%, risultando a maggio leggermente inferiore al 2,5%, un livello che non si vedeva da quattro anni. Di conseguenza, grazie al calo generalizzato dei tassi sulle singole componenti della raccolta e alla continua riduzione dell incidenza delle obbligazioni, è proseguita la fase distensiva del costo del complesso della provvista da clientela. I tassi sui prestiti hanno continuato a mostrare una sostanziale resistenza, da ricondurre al permanere di un elevato rischio di credito. Tuttavia, pur con andamenti misti, nel secondo trimestre anche i tassi sui nuovi prestiti alle società non finanziarie hanno cominciato a mostrare segni di allentamento, sia per le operazioni di importo fino a 1 milione, sia per quelle di maggiore dimensione, col tasso medio sceso ai minimi da metà 2011 (sotto il 3,3% a maggio 2014). E proseguito il calo del tasso sui nuovi prestiti alle famiglie per acquisto di abitazioni, segno di condizioni creditizie più distensive (3,35% la media del bimestre aprile-maggio 2014 dal 3,46% del primo trimestre 2014 e una media annua di 3,66% nel 2013). Nonostante i primi cenni di allentamento dei tassi sulle nuove erogazioni, il tasso complessivo sulle consistenze dei prestiti ha confermato la vischiosità già osservata lungo tutto il 2013. Pertanto, grazie alla riduzione del costo della raccolta, il margine complessivo dell intermediazione creditizia ha recuperato anche nel secondo trimestre, dopo i progressi già segnati nei primi tre mesi del 2014 e nell esercizio 2013. La forbice tra tassi medi sulle consistenze dei prestiti e della raccolta è salita fino a superare il 2,3% (2,26% in media nel periodo gennaio-maggio 2014, +33pb rispetto al primo semestre 2013). La contribuzione unitaria dei depositi, misurata sui tassi a breve termine, è rimasta in territorio negativo, ma fino a maggio ha confermato il graduale recupero, anche per effetto del leggero rialzo dei tassi monetari (mark-down1 sull Euribor a 1 pari a -0,11% a maggio e a -0,14% nei primi cinque mesi del 2014, da -0,38% nel primo semestre 2013 e -0,26% negli ultimi tre mesi del 2013). Il mark-up2 sull Euribor a 1 mese è rimasto elevato, benché gradualmente in calo fino a maggio (4,87% nei primi cinque mesi del 2014, da 5,01% in media nel 2013 e 4,97% nel quarto trimestre). La discesa dei tassi Euribor a giugno, conseguente al taglio dei tassi di riferimento da parte della BCE, giustifica una temporanea inversione della tendenza dei margini unitari di contribuzione. Gli impieghi L attività creditizia è rimasta molto debole. Il calo dello stock di prestiti alle società non finanziarie si è leggermente attenuato nel corso del semestre, lasciandosi alle spalle il punto di minimo del ciclo toccato nell ultimo trimestre 2013 (- 4,7% a/a in media nei primi cinque mesi del 2014, da -5,3% nel quarto trimestre 2013). E proseguita la significativa contrazione dei prestiti a breve e anche quelli a medio-lungo termine hanno confermato una riduzione notevole, pur in 1 Differenza tra Euribor a 1 mese e tasso sui conti correnti di famiglie e imprese. 2 Differenza tra tasso applicato al complesso di famiglie e imprese sui finanziamenti con durata inferiore a un anno e Euribor a 1 mese. 14

Relazione sull andamento della gestione Executive summary lieve attenuazione nel secondo trimestre rispetto al minimo di marzo. Nel corso del semestre il calo dei prestiti è rimasto più accentuato per le grandi imprese rispetto alle piccole, come già osservato nella seconda parte del 2013. I finanziamenti alle famiglie hanno continuato a registrare una flessione molto contenuta, pari a -1,1% a/a in media nel periodo, in lieve attenuazione nel corso del semestre. Nel complesso, i prestiti al settore privato hanno riportato un calo leggermente meno marcato di quello osservato nell ultima parte del 2013 (-3,1% a/a nel bimestre aprile-maggio 2014, da -3,4% nel primo trimestre e -3,9% nel quarto trimestre 2013). La contrazione dei prestiti ha continuato a risentire della debolezza della domanda che, peraltro, secondo le valutazioni delle banche ha mostrato segnali di miglioramento ad inizio anno, con l interruzione del calo di quella delle imprese e la ripresa delle richieste di mutui per l acquisto di abitazioni da parte delle famiglie. Tuttavia, tra i fattori che determinano l offerta ha continuato a pesare negativamente il rischio percepito, connesso alle prospettive ancora incerte dell attività economica in generale e di particolari settori e imprese. Nella prima metà del 2014 la crescita delle sofferenze lorde è leggermente rallentata, confermando tuttavia un ritmo superiore al 20% a/a (+22% a/a in media nel bimestre aprilemaggio 2014 dal +25% circa osservato a fine 2013). In rapporto al totale dei prestiti, lo stock di sofferenze lorde è arrivato a sfiorare il 9%. Pertanto, il mercato dei prestiti bancari è rimasto caratterizzato da un intonazione prudente, pur registrando un chiaro miglioramento dei giudizi delle imprese sulle condizioni di accesso al credito, particolarmente significativo anche per quelle di media e piccola dimensione. La raccolta diretta La raccolta da clientela nel complesso è risultata leggermente in calo, benché in attenuazione nel secondo trimestre grazie alla dinamica della componente a vista. Nell ambito della raccolta, i depositi sono rimasti in crescita, sebbene ad un ritmo molto moderato (+2,1% a/a la variazione media del periodo gennaio-maggio 2014, rispetto al +7,1% a/a del primo semestre 2013). L andamento ha beneficiato della solidità dei depositi delle famiglie, caratterizzati da una variazione annua positiva anche se modesta, e della vivacità di quelli delle società non finanziarie che, pur mostrando un elevata variabilità dei tassi di crescita, hanno toccato nuovamente ritmi di sviluppo nell ordine del 10% a/a. Alla tenuta dei depositi ha contribuito la crescita dei conti correnti che, dopo aver proseguito al ritmo rallentato già visto a fine 2013, ha mostrato un accelerazione a maggio (a +5,7% a/a rispetto a +3,2% a/a in media nei quattro mesi precedenti). Al contempo, i depositi con durata prestabilita sono entrati in una fase di leggera contrazione che fa seguito a quella di forte sviluppo registrata negli anni passati. Alla crescita dei depositi ha continuato a contrapporsi l ampio calo dello stock di obbligazioni bancarie, pur leggermente meno marcato nei mesi primaverili (-7,2% a/a in media nel bimestre aprile-maggio da -9,8% del primo trimestre 2014, in linea con l ultimo trimestre 2013, dati depurati dai titoli detenuti in portafoglio dalle banche stesse). L andamento delle obbligazioni ha continuato a risentire dei processi di riallocazione di portafoglio della clientela domestica. D altro canto, le banche italiane hanno proseguito nell attività di emissione di titoli sul mercato internazionale all ingrosso. Il risparmio gestito In tema di raccolta amministrata, è proseguita la flessione dei titoli di debito della clientela in custodia presso le banche (-3,4% a/a nei primi cinque mesi del 2014, dati al valore nominale), a un ritmo in linea con i mesi finali dell esercizio passato, più moderato rispetto al resto del 2013. L andamento risente, tra l altro, del continuo calo delle obbligazioni bancarie, nonché della fase di notevole interesse attraversata dai fondi comuni. Con riferimento al risparmio gestito, il mercato italiano dei fondi comuni aperti nei primi cinque mesi dell anno ha ottenuto una raccolta netta fortemente in attivo, confermando ulteriormente il trend positivo dell ultimo biennio. Il saldo tra sottoscrizioni e riscatti è stato sostenuto principalmente dai fondi flessibili ma, con la sola eccezione dei fondi di liquidità, ancora negativi, tutte le categorie hanno ottenuto saldi di raccolta positivi. I fondi di diritto estero hanno ancora attratto larga parte dei flussi ma anche i fondi di diritto italiano hanno continuato a registrare saldi di raccolta positivi. Quanto alle assicurazioni, la nuova produzione Vita nei primi cinque mesi del 2014 ha registrato un accelerazione della crescita della raccolta premi, rafforzando l andamento positivo avviatosi nei primi mesi del 2013 (+43,5% a/a nei primi 5 mesi del 2014). L aumento delle sottoscrizioni di polizze vita è stato trainato principalmente da quelle tradizionali (+59,7% a/a i prodotti di ramo I e V) mentre le sottoscrizioni di polizze a più elevato contenuto finanziario c.d. linked si sono attestate su livelli lievemente in calo (-3,9% a/a). 15

Relazione sull andamento della gestione Executive summary L economia del territorio di riferimento La Toscana Nel corso del 2013 l attività economica in Toscana ha mantenuto i tratti caratteristici della recessione, sebbene nella seconda parte dell anno siano emersi i primi timidi segnali di un attenuazione della caduta del ciclo. Gli indicatori congiunturali più prossimi al ciclo industriale (produzione e fatturato) evidenziano al più un attenuazione della caduta, mentre miglioramenti più solidi e diffusi riguardano quella parte del sistema produttivo regionale più vocata all export. In particolare gli ordinativi esteri al settore manifatturiero hanno accelerato nella seconda parte dell anno, grazie ai contributi del sistema moda e dei settori tradizionali della meccanica regionale. Il buon andamento dell export (al netto dei metalli preziosi) non è bastato a compensare la caduta della domanda interna, rilevabile in particolare nella dinamica assai negativa degli investimenti fissi e dei consumi delle famiglie, frenati da una perdita di potere d acquisto che nel periodo 2007-2013 è stata superiore all 8,0%. La variazione tendenziale del PIL regionale, stimata sulla base di dati preliminari ISTAT e IRPET, si collocherebbe intorno al -1,7%, un risultato lievemente migliore del dato nazionale (-1,9%). Il dato finale, anche nel 2013, è pesantemente condizionato dalla componente interna della domanda aggregata. A calare sono infatti i consumi delle famiglie (-2,4%) ai quali si accompagna la contrazione della domanda pubblica (- 1,5%), che ormai ha perso la funzione anticiclica tradizionalmente svolta in passato dalla spesa delle Amministrazioni Pubbliche; a tutto questo si aggiunge il nuovo ulteriore ridimensionamento degli investimenti (-5,9%). Il pur negativo comportamento di ognuna di queste componenti si conferma, comunque, migliore di quello osservato a livello nazionale, anche se questo non è certo sufficiente a evitare il contributo negativo alla formazione del reddito regionale. L indebolimento della domanda per consumi ha risentito delle incertezze relative al quadro domestico, dove il crescente peso del fisco e della disoccupazione stanno alimentando una pesante caduta degli indici di fiducia di famiglie e imprese. Un analisi complessiva dei consumi finali interni conferma questo quadro di debolezza, ed alimenta molti dubbi su tempi, traiettorie e intensità di una futura ripresa del ciclo: da un lato infatti, le vendite al dettaglio hanno continuato a peggiorare, coinvolgendo ormai tutte le tipologie di esercizi commerciali e la grande distribuzione, e anche la stagione natalizia si è conclusa con volumi di vendita del tutto insoddisfacenti; dall altro, i tassi di inflazione, sia ai livelli dell output industriale che ai livelli finali, stanno sensibilmente diminuendo, con una flessione che ha assunto dinamiche molto accentuate. Ciò significa che il recupero reale della capacità di spesa non è sufficiente in questa fase a indurre atteggiamenti di consumo più disinvolti, alla luce delle incertezze prospettiche sopra accennate. Una flessione così accentuata del PIL regionale ha effetti persistenti sulle dinamiche cicliche: in particolare, il trascinamento sul 2014 andrebbe commisurato ad una variazione tendenziale non inferiore al -0,4%, cosicché risulta molto arduo ipotizzare una ripresa significativa già nel corso dell anno corrente. E possibile che nella seconda parte del 2014, al netto della possibile riemersione di fattori di disturbo esogeni ed ipotizzando un recupero parziale di dinamicità delle economie asiatiche e nordamericane, per via di una maggiore elasticità del PIL regionale all export, si possa sperimentare un più accentuato recupero della domanda aggregata, utile per realizzare un inversione del segno della crescita. CONTO DELLE RISORSE E DEGLI IMPIEGHI DELLA TOSCANA (Tassi di variazione % su anno precedente) 2009 2010 2011 2012 2013* 2014* Prodotto Interno Lordo -4,5% 0,6% 0,5% -2,1% -1,7% 0,3% Importazioni - Resto d'italia -5,5% 2,8% 0,2% -4,5% -3,3% 0,6% Importazioni - Estero -13,0% 10,3% 1,4% -7,3% -4,7% -2,0% Consumi delle Famiglie -3,0% 1,0% 0,8% -3,7% -2,4% -0,5% Spesa delle AA.PP. -0,8% 0,0% -1,0% -2,6% -1,5% -0,9% Investimenti Fissi Lordi -9,2% 1,2% -2,3% -5,3% -5,9% 1,3% Esportazioni - Resto d'italia -7,6% 3,1% 0,1% -4,7% -1,4% 1,0% Esportazioni - Estero -9,1% 7,0% 3,8% 3,9% -3,6% 2,4% Fonte: Elaborazioni interne su dati IRPET; * previsioni Pertanto, come già ipotizzato in precedenza, nel nostro scenario confermiamo possibile una ripresa in Toscana, debole ma leggermente migliore delle previsioni correnti, che inizierebbe a manifestarsi nella seconda metà del 2014, quando sarà stato assorbito l effetto dell aggiustamento macroeconomico e di bilancio in atto nel nostro paese, saranno andati a regime i previsti trasferimenti ai privati ed alle imprese contenuti nel DEF e saranno stati sperabilmente avviati a soluzione i problemi che limitano le potenzialità di crescita dell Eurozona, soprattutto l estrema frammentazione delle decisioni di policy, che espongono l intera area a frequenti shock asimmetrici, con effetti sulla credibilità dei bilanci nazionali. Più in dettaglio, nel corso del 2013 si sono gradualmente rafforzati i sintomi di un possibile consolidamento del ciclo in Toscana, benché i segnali di svolta rimangano molto flebili e confinati di fatto ai settori produttivi orientati all export e 16

Relazione sull andamento della gestione Executive summary ad un numero ancora molto limitato di start-up attive in alcuni comparti ad alta tecnologia. Anche nel 2013, quindi, la domanda estera rappresenta l unica componente della domanda regionale in espansione. Le imprese toscane sono riuscite, anche più di quanto accaduto nelle altre regioni italiane, a raccogliere lo stimolo proveniente dall estero, dando segnali di un parziale recupero della competitività persa nel corso del recente passato. Il saldo estero della bilancia commerciale, sia sotto la spinta dell export di beni e servizi che per la riduzione marcata dell import, è infatti sensibilmente migliorato. Inoltre, a conferma della maggiore capacità di intercettare la domanda mondiale, anche nel 2013 la spesa dei turisti stranieri è aumentata in modo significativo contribuendo, più che nel resto del paese, ad attenuare gli effetti della caduta della domanda interna. Possiamo ritenere che il mezzo punto percentuale di differenziale positivo rispetto al dato italiano, può essere attribuito in larga parte alla maggior capacità del sistema produttivo toscano di agganciarsi alla domanda mondiale, nelle sue varie forme (di beni, di servizi e di turismo). Un aspetto certamente importante in quanto denota la persistenza di una certa competitività della regione, ma che non è da solo sufficiente a fronteggiare gli effetti della caduta della domanda interna. Non è ancora chiaro se l economia regionale abbia imboccato il sentiero che potrà condurla fuori dalla lunga fase di crisi in essere dal 2008, ma certo a partire dal terzo trimestre dell anno passato si sono notati lievi segnali di una possibile, ancorché timida, inversione di tendenza, rilevabile in particolare nel miglioramento degli indicatori di sentiment delle imprese e nella dinamica delle esportazioni. E rimasto debole e frammentato il mercato del lavoro, a fronte della moltiplicazione delle situazioni di crisi aziendale, ma anche qui la caduta è sembrata gradualmente arrestarsi, mentre il trend delle assunzioni per settore ha cominciato ad evidenziare caratteristiche più omogenee (in precedenza era stato soprattutto il settore dei servizi a farsi carico di compensare in parte la caduta della domanda di lavoro nel manifatturiero e nelle costruzioni). L indagine sul comparto manifatturiero regionale, condotta da Unioncamere e Confindustria Toscana su un campione di imprese con almeno 10 addetti, dà conferma della instabilità delle dinamiche industriali in questa fase storica: nel quarto trimestre del 2013 si è registrato un nuovo peggioramento dell indicatore di produzione (-0,5% dopo il -0,1% del terzo trimestre),accompagnato tuttavia da una sostanziale tenuta degli altri indicatori congiunturali, un elemento che induce prudenza nel giudicare già fallito il tentativo di svolta produttiva implicito negli indici di aspettativa. Nella media del 2013 la produzione industriale fa segnare una variazione negativa del -1,8%, con un sostanziale progresso rispetto al 2012 (-4,3%) che lascia comunque aperte le perplessità sulla debolezza della domanda interna e sulla continua caduta degli investimenti in capitale fisico. A fronte della flessione dell output, l utilizzo degli impianti del comparto manifatturiero è in sorprendente recupero (79,2% nel quarto trimestre del 2013), sia rispetto all analogo periodo del 2012 (77,0%) sia rispetto al terzo trimestre dell anno passato (77,9%); integrato con la caduta della produzione, Unioncamere stima un ridimensionamento del potenziale del 22,4%, un dato che rafforza la nostra previsione di possibile ripresa del ciclo di rinnovo e incremento del capitale fisico già nel corso del 2014. Peraltro, l indagine di Unioncamere segnala già una ripresa degli investimenti privati, che nell ultimo quarto dell anno passato avrebbero segnato un rialzo del 3,4%; il dato è modesto alla luce delle perdite accumulate durante la crisi (nel complesso pari al -18,7%), ma è altrettanto sintomatico di aspettative più ottimistiche, visto che interviene nell ambito di un quadro domestico debole, di un quadro esterno instabile e di persistenti criticità sul fronte dell accesso al credito. Nonostante la nuova frenata produttiva, il fatturato ha mostrato un recupero tendenziale del +1,1% nel trimestre, soprattutto grazie alla crescita della componente internazionale (+1,8%). Tale crescita è stata favorita da una dinamica negativa dei listini di vendita che si è di fatto arrestata. La dinamica dei prezzi alla produzione, scesa al di sotto dell 1,0% già nel 2012, ha rallentato ulteriormente, fino a sfiorare la variazione nulla in media d anno ed a scendere in territorio negativo nel comparto dei metalli. Sulle politiche di prezzo incidono senz altro le minori pressioni sofferte sul fronte del costo delle materie prime, ma il calo registrato dal lato della produttività del lavoro (-1,7% il fatturato per addetto) ed il conseguente aumento del costo unitario del lavoro denota una persistente compressione dei margini. Anche gli ordinativi, che complessivamente hanno registrato flessioni per quattro trimestri consecutivi, sono tornati a fine anno in territorio positivo (+0,5%), trainati dalla componente estera, che segna +3,4% in termini tendenziali e porta al +2,4% il dato annuale. Tale evoluzione migliora anche la produzione assicurata dal portafoglio ordini delle imprese: si passa infatti dai 61 giorni del quarto trimestre 2012 agli attuali 70 giorni, cioè quasi due giorni in più anche rispetto all indagine del trimestre luglio-settembre. 17

Relazione sull andamento della gestione Executive summary LA CONGIUNTURA MANIFATTURIERA IN TOSCANA Variazioni % tendenziali 2011 2012 2013 2012 2013 Indicatore media media media 4T12 1T13 2T13 3T13 4T13 Produzione 2,1% -4,3% -1,8% -3,1% -4,9% -1,8% -0,1% -0,5% Fatturato 3,1% -4,9% -1,9% -4,5% -5,6% -3,0% 0,0% 1,1% Ordinativi totali 1,2% -5,0% -1,8% -3,6% -4,5% -2,7% -0,4% 0,5% di cui: Esteri 2,3% 0,1% 2,4% 1,6% 0,6% 1,6% 4,0% 3,4% Prezzi alla produzione 2,5% 0,7% 0,3% 0,8% 0,4% 0,0% 0,5% 0,2% Occupati 0,7% 0,7% -0,4% 0,1% -0,7% -1,0% -0,3% 0,3% Utilizzo degli impianti (1) 78,5% 77,4% 77,7% 77,0% 76,0% 77,8% 77,9% 79,2% Fonte: Unioncamere e Confindustria Toscana; (1) in % sulla capacità produttiva installata In un contesto caratterizzato da diffuse incertezze, anche le dinamiche occupazionali restano ancorate ad una persistente stazionarietà: l indicatore sintetico nel trimestre è tornato a registrare un risultato leggermente positivo (+0,3%), e tuttavia non sufficiente ad invertire un trend che in media d anno rimane sfavorevole (-0,4%). Anche dalla Cassa Integrazione Guadagni non arrivano segnali incoraggianti. Mentre da un lato le ore complessivamente autorizzate negli ultimi tre mesi dell anno sono in diminuzione su base tendenziale, tale flessione deriva per lo più dall esaurimento dei fondi per la Cassa in Deroga. Continua ad aumentare invece il dato della Cassa Straordinaria (+2,6% a fronte del +21,5% del precedente trimestre), ammortizzatore sociale che viene richiesto in casi di crisi e riorganizzazione aziendale e che potrebbe quindi anticipare nuove riduzioni degli organici delle imprese. La scomposizione dei risultati in funzione delle diverse classi dimensionali mostra come nel 2013 la produzione sia tornata a crescere fra le grandi imprese (+1,2%, era -3,1% nel 2012), abbia sostanzialmente tenuto fra le medie imprese (-0,4%) ed abbia invece continuato a cedere fra le piccole imprese (-3,3%, era -6,0% nel 2012). Le medie imprese, al netto del leggero calo degli andamenti produttivi, costituiscono il gruppo che mette a segno performance generalmente migliori sulle altre variabili, con un valore del venduto che si conferma sui livelli del 2012 e con una leggera crescita tanto degli ordinativi (+0,8%) che degli occupati (+0,5%), rispetto ad andamenti di grandi e piccole Imprese, che sono di segno negativo per tutti questi indicatori. Le medie imprese realizzano inoltre una crescita del fatturato estero (+3,3%) più pronunciata rispetto alle piccole (+1,9%), mentre le grandi riportano una contrazione anche su tale fronte (-1,7%). Tornando alle dinamiche produttive, si osserva inoltre come la migliore tenuta delle medie imprese costituisca un fenomeno trasversale ai diversi raggruppamenti tecnologici. La positiva performance produttiva delle grandi imprese è invece legata principalmente ai risultati dei settori ad elevato contenuto tecnologico, ed in particolare della farmaceutica. Una minore variabilità di risultati, rispetto alle grandi contraddistingue infine il gruppo delle piccole imprese, che nei settori ad alta tecnologia riescono comunque a mettere a segno un risultato positivo. Con riguardo alle aspettative, il sondaggio trimestrale di Unioncamere e Confindustria Toscana segnala comunque un atteggiamento di prudente ottimismo circa l evoluzione congiunturale dell industria toscana. L indicatore che misura il clima di fiducia del settore manifatturiero sintesi delle previsioni a tre mesi relativamente all andamento di produzione, domanda e occupazione segnala un progressivo miglioramento a partire dalla fine del 2012 (con il passaggio dell indicatore da -10 a -4), pur evidenziando al tempo stesso la permanenza al di sotto della linea che delimita la prevalenza dei pessimisti sugli ottimisti. La scomposizione di tale indicatore nei diversi fattori che ne determinano l andamento mostra inoltre che, a tale miglioramento, hanno contribuito tutte le variabili prese in esame, ma che il maggiore apporto viene dalle valutazioni riguardanti la dinamica della domanda estera, con il ritorno in territorio positivo ed un recupero di otto punti percentuali fra la fine del 2012 e la fine del 2013 (da -4 a +4). Le aspettative relative ai restanti indicatori restano invece nel complesso ancora negative, soprattutto nella componente riguardante la domanda interna (-11): questa dopo quella estera è tuttavia la variabile di previsione che fa registrare il recupero più deciso rispetto alla fine del 2012. Le indicazioni degli imprenditori confermano come la situazione resti moderatamente recessiva: l attenuazione dei segni negativi sulle variabili che esprimono la dinamica delle aspettative imprenditoriali può tuttavia preludere ad una fase di assestamento del ciclo economico, necessaria premessa all avvio di una ripresa destinata gradualmente a concretizzarsi nel corso del 2014. La disaggregazione del dato relativo all andamento della produzione evidenzia il persistere di ampi differenziali intersettoriali, con i comparti manifatturieri ad alta tecnologia che proseguono in una crescita prossima al 10% ed i restanti raggruppamenti che malgrado una qualche attenuazione dei dati negativi rilevati continuano a registrare cali di varia entità. Nel segmento a bassa tecnologia (-2,2% la media annua riferita al 2013, contro il -4,5% del 2012) nessun comparto riporta un incremento produttivo, anche se nell ultimo trimestre del 2013 si registrano segni positivi sia per l alimentare (+0,5% rispetto all ultimo trimestre del 2012) che per la concia-pelletteria (+1,0%). Si tratta dei due comparti che, in media d anno fanno registrare i cali più contenuti all interno dei settori a bassa tecnologia (-1,4% l alimentare, -2,1% la pelletteria), seguiti su valori non distanti dal calzaturiero (-2,3%) e dalle confezioni-abbigliamento (-2,9%). 18

Relazione sull andamento della gestione Executive summary In maggiore ritardo invece il tessile (-3,9%), che sperimenta comunque una forte decelerazione del calo produttivo (il 2012 si era chiuso sul -10,2%), e soprattutto il legno-mobilio (-6,2%), che conferma lo stato di difficoltà in cui si dibatte la domanda di beni di consumo durevoli ed il complesso delle produzioni per il sistema casa, anche per la profonda crisi che ancora interessa la filiera dell edilizia residenziale. Fonte: Unioncamere Toscana e Confindustria Toscana Fra i comparti a più elevato contenuto tecnologico (+8,9% per l alta, -4,3% per la medio-alta, -1,6% per la mediobassa tecnologia), si distingue ancora una volta la farmaceutica, l unico settore per il quale si continua a registrare una crescita della produzione (+10,7%). Tutti gli altri segmenti manifatturieri del comparto in esame continuano invece a sperimentare una flessione dell attività, anche se nel secondo semestre del 2013 tornano in territorio positivo sia i prodotti in metallo che l industria meccanica. In media d anno, prodotti in metallo (-1,4%), elettronica (-1,6%), chimica-gomma-plastica (-1,7%) e meccanica (-1,9%) riescono a contenere le perdite, seguiti a distanza dal comparto della lavorazione dei minerali non metalliferi (-2,7%) e, soprattutto, dai mezzi di trasporto (-5,4%), per i quali tuttavia nella parte finale dell anno sembra essersi arrestata la caduta produttiva. L eterogeneo aggregato delle manifatture varie ha infine chiuso il 2013 con una modesta crescita (+0,8%), rappresentando insieme alla farmaceutica l unico segmento di offerta ad aver fatto segnare incrementi in tutti e quattro i trimestri del 2013. Si distinguono in tale ambito, per la rilevanza assunta, soprattutto l oreficeria aretina, che fa registrare in media d anno il più elevato incremento fra i tredici distretti produttivi monitorati (+7,8%), ed il cartario di Lucca (+1,2%). Nel 2013 nel settore delle costruzioni è proseguita la riduzione dell attività in atto dal 2009, con un calo tendenziale del valore aggiunto che secondo le stime fornite da ANCE Toscana è stato di circa il -3,3%, inferiore al -7,4% registrato a fine 2012. Le imprese con almeno 10 addetti del campione Banca d Italia hanno indicato per lo scorso anno un calo medio del valore della produzione di circa un decimo, con attese di un ulteriore flessione dell attività per l anno in corso. L indagine congiunturale sull edilizia, realizzata da Unioncamere Toscana, mostra un calo del 10,9% dell attività nel 2013 rispetto all anno precedente, quando la contrazione era stata di quasi il 15%; le imprese di minori dimensioni hanno registrato un calo di maggiore intensità (-14,5%). Secondo l ANCE il consumo di cemento si è ridotto lo scorso anno del 19,4% rispetto ai livelli già molto contenuti del 2012; l impiego della materia prima è stato pari a circa un terzo (912.000 tonnellate) rispetto al picco ciclico registrato nel 2007 (2.446.000 tonnellate). I dati delle casse edili mostrano per l anno passato una contrazione del numero di ore lavorate (-9,6%), delle imprese iscritte (-6,7%) e degli occupati (-9,2%). È al contempo ulteriormente cresciuto il ricorso agli ammortizzatori Sociali: la CIG è aumentata nel complesso del 25,3%, nel 2013, anche se nel primo quarto del 2014 si è notata una significativa diminuzione delle ore autorizzate. Alla dinamica negativa del settore edile ha contribuito la contrazione del comparto privato. Vi hanno inciso sia una domanda ancora debole per l incertezza circa le prospettive economiche ed occupazionali, sia un atteggiamento ancora prudente degli intermediari nell offerta di credito alle famiglie per l acquisto di abitazioni. I flussi di nuovi finanziamenti erogati alle imprese nell anno per gli investimenti in costruzioni, diminuiti di oltre il 20%, sono stati pari a circa un quarto di quelli concessi nel 2007. In base ai dati dell Osservatorio sul mercato immobiliare (OMI) dell Agenzia del territorio, le transazioni di immobili residenziali, già su valori storicamente molto bassi nel 2012, hanno registrato lo scorso anno una nuova contrazione (-9,6%). La debolezza della domanda si è riflessa in misura più marcata dell anno 19

Relazione sull andamento della gestione Executive summary precedente sulle quotazioni degli immobili, che nel 2013 sono calate del 5,5% rispetto all anno precedente, tornando sui livelli del 2005. Nel comparto delle opere pubbliche l operatività delle imprese si è mantenuta su livelli molto contenuti. Il valore dei bandi di gara, secondo l ANCE, sarebbe aumentato nel 2013 del 3,6%, pur rimanendo basso nel confronto storico. Quanto alle aspettative per l intero anno 2014, se da un lato il perdurare di una fase pluriennale di restrizione degli spazi di mercato determina atteggiamenti di prudenza da parte degli operatori del settore, dall altro si riduce la quota di imprese che prevede una ulteriore diminuzione di occupazione e investimenti, mentre aumentano le aziende che si aspettano una certa stabilità. La congiuntura nel comparto edilizia/costruzioni II-2012 III-2012 IV-2012 I-2013 II-2013 III-2013 IV-2013 Produzione di cemento -34,5% -23,7% -49,8% -36,3% -15,0% -10,4% 3,4% Imprese registrate -0,9% -1,4% -2,0% -2,8% -2,9% -2,8% -2,5% Fin.ti oltre il b/t per inv.i in abitazioni -47,3% 35,1% -24,5% -22,4% -8,2% -52,3% -41,5% Fin.ti oltre il b/t per inv. in fabb. non residenziali -23,8% -53,6% -18,0% -29,7% -5,0% 43,5% -14,1% Fin.ti per acquisto di abitazioni famiglie -46,1% -48,7% -41,0% -19,6% -17,8% 0,2% -2,5% Fin.ti per acquisto di altri immobili 8,6% -23,7% -12,6% -42,5% -31,8% -52,2% -6,0% Fonte: elaborazioni IRPET su dati MISE, Infocamere, Banca d Italia La perdurante debolezza della domanda interna ha continuato a frenare l attività nel terziario, il cui valore aggiunto potrebbe avere registrato una flessione tendenziale superiore all 1,0% nel 2013. Secondo i risultati del sondaggio realizzato dalla Banca d Italia su un campione di imprese dei servizi privati non finanziari con almeno 20 addetti, nel 2013 il fatturato del comparto sarebbe rimasto stazionario, mentre gli investimenti sarebbero ulteriormente calati. Le previsioni degli imprenditori prefigurano tuttavia un quadro meno negativo per il prossimo futuro. La quota di coloro che si attendono un aumento delle vendite nei primi mesi del 2014 (41) è nettamente superiore a quella di chi ne prospetta un calo (12). L attività di accumulazione di capitale si manterrebbe sugli attuali, contenuti livelli anche nel 2014 per quasi la metà degli intervistati; per circa un quarto salirebbe. Secondo la prima indagine sul terziario condotta da Unioncamere Toscana, sono i servizi operativi alle imprese e i trasporti, magazzinaggio e logistica i comparti più colpiti dalla crisi che sta investendo i servizi in Toscana: in entrambi i casi, le imprese che prevedono di cessare l attività sono pari all 8,0%. Nel 2013 si sono rilevati ampi andamenti negativi delle vendite (quasi un terzo dei casi), e una quota significativa di imprese che sta riducendo livelli occupazionali e la spesa per investimenti (rispettivamente il 6,3% e il 14,9%) superiore a quella che invece prevede di aumentarli (1,5% e 2,3%). L andamento negativo della congiuntura si è riflesso sul traffico di merci nei porti toscani. Secondo i dati delle autorità portuali la movimentazione di merci negli scali della regione si è ulteriormente contratta nel corso del 2013 (-4,6%). I cali hanno interessato il porto di Carrara (-45,0%), dove sono venuti meno i traffici di un importante operatore, e quello di Piombino (-12,7%), mentre sono tornati a crescere lievemente a Livorno (+2,0%), dove anche il volume dei container movimentati ha registrato un modesto incremento (+0,9% contro -12,0% nel 2012). Il flusso di passeggeri negli scali toscani, in calo del -3,4%, ha risentito dello spostamento di parte del traffico crocieristico verso il porto di La Spezia. In base alla rilevazione di Assaeroporti, è invece aumentato il numero di passeggeri nel sistema aeroportuale regionale (+1,8%, -1,8% in Italia). A differenza del dato medio nazionale, in Toscana l incremento dei viaggiatori sui voli internazionali ha più che compensato il calo registrato su quelli interni. La perdurante debolezza del reddito disponibile e l incertezza circa le prospettive occupazionali hanno inciso negativamente sui consumi delle famiglie. Nel 2013 le vendite al dettaglio a prezzi correnti sono diminuite su base tendenziale per il sesto anno consecutivo (-5,3%). È proseguita in particolare la flessione della spesa per beni durevoli (- 5,0% rispetto al 2012), in linea con la media nazionale; i maggiori contributi negativi hanno interessato il mobilio, nonostante le politiche di incentivo fiscale legate alla riqualificazione del patrimonio abitativo, e il settore delle auto nuove. Riguardo al commercio al dettaglio, secondo Unioncamere Toscana, nel 4 trimestre del 2013 si è registrata una variazione tendenziale pari al -4,7%, una flessione attenuata rispetto a quella registrata nel trimestre precedente (- 5,1%), che è anche la più contenuta dell ultimo biennio. Il risultato è migliore di quello evidenziato a livello nazionale (- 5,8%), ed è migliore anche di quello registrato nelle regioni del Centro Italia (-7,1%), che si conferma l area peggiore fra quelle nazionali. Con riferimento all intero 2013, il gap fra i due contesti territoriali sale a due punti percentuali (- 5,3% Toscana, -7,3% Italia), mentre nei confronti del Centro Italia (-8,8%) la distanza è ancora più elevata e pari al 3,5%. Le piccole strutture (1-5 addetti) nel 4 trimestre 2013 hanno segnato una contrazione pari al -6,0%, migliorando dell 1,0% la perdita del trimestre precedente, ma confermando lo stato di crisi ormai pluriennale che le caratterizza. La media distribuzione (6-19 addetti), con il -3,9% ha invece ottenuto il risultato migliore dalla fine del 2011, mentre ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno registrato una diminuzione del -1,8% ed annullato il rimbalzo positivo del 3 trimestre (+0,6%). 20