PROGETTO RIFIUTIZERO. Come un problema diventa risorsa



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Transcript:

PROGETTO RIFIUTIZERO Come un problema diventa risorsa Introduzione per chi vuol saperne di piu Su come abbiamo intenzione di trovare risorse economiche Da quello che viene definito sempre come un costo gravoso per un amministrazione comunale Alan Vassalli

Cos'è Rifiuti Zero Rifiuti Zero è una strategia che si propone di riprogettare la vita ciclica delle risorse in modo tale da riutilizzare tutti i prodotti, facendo tendere la quantità di rifiuti da conferire in discarica allo zero, contrapponendosi alle pratiche che prevedono necessariamente un processo di incenerimento o discarica. Il processo assomiglia al riutilizzo delle risorse fatto dalla natura. Tra i suoi maggior teorizzatori vi è il prof. Paul Connett, docente della St. Lawrence University (Canton). Nell'industria questo processo coinvolge la creazione di attrezzature differenti da quelle utilizzate nella normale produzione capaci di rigenerare prodotti già utilizzati. Un esempio può essere il ciclo di una bottiglia di vetro per il latte. La risorsa iniziale è la sabbia silicica, la quale viene trasformata in vetro e successivamente in una bottiglia. La bottiglia viene riempita di latte e distribuita al consumatore. Al momento, i normali metodi di gestione dei rifiuti dispongono che la bottiglia venga gettata in discarica. Ma con il metodo Rifiuti Zero la bottiglia può essere affittata al momento dell'acquisto tramite un deposito, e viene riportata indietro dopo l'utilizzo. La bottiglia viene quindi lavata, riempita e rivenduta. L'unico materiale sprecato è l'acqua di risciacquo e l'energia utilizzata viene ridotta al minimo. Rifiuti Zero può rappresentare un'alternativa economica al sistema dei rifiuti tradizionale, dove nuove risorse vengono continuamente utilizzate per rimpiazzare le risorse finite in discarica. Può anche rappresentare un'importante alternativa per l'inquinamento visto che la discarica produce una quantità significativa di inquinamento ambientale. Schematicamente è possibile riassumere la strategia Rifiuti Zero in tre punti: 1. eliminare l'incenerimento dei rifiuti e strutturare un sistema di raccolta che aumenti la quantità di materiale differenziabile ed ottimizzi la qualità del materiale da riciclare, diminuendo contestualmente la quantità di rifiuti prodotti; 2. incentivare il riuso del materiale riciclato, la riparazione di oggetti e operare scelte di vita che diminuiscano la percentuale di scarti (es. uso di prodotti alla spina); 3. sostenere la progettazione e la produzione di prodotti totalmente riciclabili, riutilizzabili e riparabili. Il primo comune italiano ad aderire alla strategia Rifiuti Zero è stato Capannori (LU) in Toscana. Al 2013 sono circa 80 i comuni italiani aderenti alla Strategia Rifiuti Zero, per un bacino complessivo di oltre 2.000.000 di abitanti.

Dieci passi verso Rifiuti Zero 1. Separazione alla fonte: organizzare la raccolta differenziata. La gestione dei rifiuti non e un problema tecnologico, ma organizzativo, dove il valore aggiunto non e quindi la tecnologia, ma il coinvolgimento della comunità chiamata a collaborare in un passaggio chiave per attuare la sostenibilità ambientale. 2. Raccolta porta a porta: organizzare una raccolta differenziata porta a porta, che appare l unico sistema efficace di RD in grado di raggiungere in poco tempo e su larga scala quote percentuali superiori al 70%. Quattro contenitori per organico, carta, multi materiale e residuo, il cui ritiro e previsto secondo un calendario settimanale prestabilito. 3. Compostaggio: realizzazione di un impianto di compostaggio da prevedere prevalentemente in aree rurali e quindi vicine ai luoghi di utilizzo da parte degli agricoltori. 4. Riciclaggio: realizzazione di piattaforme impiantistiche per il riciclaggio e il recupero dei materiali, finalizzato al reinserimento nella filiera produttiva. 5. Riduzione dei rifiuti: diffusione del compostaggio domestico, sostituzione delle stoviglie e bottiglie in plastica, utilizzo dell acqua del rubinetto (più sana e controllata di quella in bottiglia), utilizzo dei pannolini lavabili, acquisto alla spina di latte, bevande, detergenti, prodotti alimentari, sostituzione degli shoppers in plastica con sporte riutilizzabili. 6. Riuso e riparazione: realizzazione di centri per la riparazione, il riuso e la decostruzione degli edifici, in cui beni durevoli, mobili, vestiti, infissi, sanitari, elettrodomestici, vengono riparati, riutilizzati e venduti. Questa tipologia di materiali, che costituisce circa il 3% del totale degli scarti, riveste però un grande valore economico, che può arricchire le imprese locali, con un ottima resa occupazionale dimostrata da molte esperienze in Nord America e in Australia.

7. Tariffazione puntuale: introduzione di sistemi di tariffazione che facciano pagare le utenze sulla base della produzione effettiva di rifiuti non riciclabili da raccogliere. Questo meccanismo premia il comportamento virtuoso dei cittadini e li incoraggia ad acquisti piu consapevoli. 8. Recupero dei rifiuti: realizzazione di un impianto di recupero e selezione dei rifiuti, in modo da recuperare altri materiali riciclabili sfuggiti alla RD, impedire che rifiuti tossici possano essere inviati nella discarica pubblica transitoria e stabilizzare la frazione organica residua. 9. Centro di ricerca e riprogettazione: chiusura del ciclo e analisi del residuo a valle di RD, recupero, riutilizzo, riparazione, riciclaggio, finalizzata alla riprogettazione industriale degli oggetti non riciclabili, e alla fornitura di un feedback alle imprese (realizzando la Responsabilità Estesa del Produttore) e alla promozione di buone pratiche di acquisto, produzione e consumo. 10. Azzeramento rifiuti: raggiungimento entro il 2020 dell azzeramento dei rifiuti, ricordando che la strategia Rifiuti Zero si situa oltre il riciclaggio. In questo modo Rifiuti Zero, innescato dal trampolino del porta a porta, diviene a sua volta trampolino per un vasto percorso di sostenibilità, che in modo concreto ci permette di mettere a segno scelte a difesa del pianeta. Le finalità generali del presente disegno di legge di iniziativa popolare si fondano sulle seguenti linee direttrici: 1. far rientrare il ciclo produzione-consumo all interno dei limiti delle risorse del pianeta 2. rispettare gli indirizzi della Carta di Ottawa, 1986 3. rafforzare la prevenzione primaria delle malattie attribuibili a inadeguate modalità di gestione dei rifiuti 4. assicurare l'informazione continua e trasparente alle comunità in materia di ambiente e rifiuti 5. riduzione della produzione dei rifiuti del 20% al 2020 e del 50% al 2050 rispetto alla produzione del 2000; 6. recepire ed applicare la Direttiva quadro 2008/98/CE 7. recepire ed applicare il risultato referendario del giugno 2011 sull affidamento della gestione dei servizi pubblici locali Per perseguire le suddette finalità, il presente progetto di legge contiene una serie di misure finalizzate a: 1. Promuovere e incentivare anche economicamente una corretta filiera di trattamento dei materiali post-utilizzo

2. spostare risorse dallo smaltimento e dall incenerimento verso la riduzione, il riuso e il riciclo 3. contrastare il ricorso crescente alle pratiche di smaltimento dei rifiuti distruttive dei materiali 4. ridurre progressivamente il conferimento in discarica e l'incenerimento 5. Sancire il principio chi inquina paga prevedendo la responsabilità civile e penale per il reato di danno ambientale 6. Dettare le norme che regolano l'accesso dei cittadini all'informazione e alla partecipazione in materia di rifiuti 7. Introdurre forme di cooperazione tra Comuni per la raccolta porta a porta e la filiera di trattamento al fine di sviluppare l'occupazione locale in bacini di piccola-media dimensione, che favoriscano le attività di produzione e commercializzazione di materiali e prodotti derivati da riciclo e recupero di materia. TARES: la truffa del governo tecnico! IN ATTESA DELLA NUOVA TASI RICORDIAMO LA BASE DELLA TARES E' partita la campagna pubblicitaria per farci ingoiare l'ennesimo rospo: la TARES, la nuova Tariffa Rifiuti E Servizi, in base alla quale dovremmo pagare il servizio di Nettezza Urbana (spazzature strade, raccolta dei rifiuti e loro trattamenti) come pure l'illuminazione pubblica. La campagna ci prepara a nuovi aumenti: 30% per le famiglie, a valori statosferici per negozi e magazzini. Ricordiamoci che si parla di TARIFFA e ogni tariffa degna di questo nome (luce, gas, acqua) si paga in funzione del servizio erogato. I tecnici messi al governo sono in grado di spiegare agli Italiani cosa centrano i metri quadrati delle nostre abitazioni, negozi, uffici, aziende, con la nostra quota di produzione di Materiali Post Consumo ( ex rifiuti) e con la nostra quota di illuminazione pubblica? Provo a fare un esempio: io e mia moglie abitiamo in 120 metri quadrati e il Comune di Bogliasco ci chiede per il servizio di Igiene Urbana, 258 euro all'anno. Ogni anno il mio nucleo famigliare produce 306 chili di scarti (li abbiamo pesati nell'ambito del progetto " Cittadini in rete per il Riciclo" promosso da Italia Nostra) e ne differenziamo e compostiamo 234 chili. Pertanto, ogni anno, inviamo a discarica solo 72 chili dei nostri scarti non riciclabili. Non siamo "super-eroi verdi", siamo informati e motivati a farlo, come tutte le famiglie italiane già servite da servizi Porta a Porta.

Pertanto la nostra Tariffa reale, per tutti i 306 chili di MPC che produciamo è di 0,84 euro a chili: 840 euro per tonnellata!! A Napoli, raccogliere i rifiuti e mandarli ad incenerire in Olanda, costa solo 113 euro a tonnellata! Questa mia situazione, che accomuna milioni di famiglie italiane, io la definirei una TRUFFA! C'è qualche bravo avvocato che possa dare un parere su questa ipotesi, in modo da attivare una bella CLASS ACTION, contro il Governo dei Tecnici? C'è poi da dire che, visto che sia io che mia moglie facciamo una bella differenziazione, il nostro Comune potrebbe vendere al CONAI la plastica, la carta, i metalli, il vetro che abbiamo separato e guadagnare un bel pò di soldini. Facendo i conti, una famiglia tipo con 3 componenti, con servizio Porta a Porta, differenzia circa 450 chili all'anno di materiali preziosi che nelle casse del Comune, come contributo CONAI, fanno entrare 47 euro. Insomma che sia TIA, che sia TARES si paga per lavorare (per fare la differenziata) e far guadagnare alle casse dello Stato. Il brutto è che il mio Comune ha rinunciato a fare accordi con il CONAI e quindi, il ricavato del mio lavoro di differenziazione va alla ditta che effettua la raccolta. E noi paghiamo... Possiamo sperare in un prossimo governo di persone di buon senso che pongano fine a questo sconcio?