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Transcript:

Consorzio del Formaggio Parmigiano-Reggiano Convegno IL PARMIGIANO-REGGIANO ED IL MARKETING TERRITORRIALE Intervento di Guido Venturini Touring Club Italiano Il turismo: cultura e prodotti del territorio Reggio Emilia, 6 Dicembre 2006 1

Touring Club Italiano Il turismo: cultura e prodotti del territorio Intervento di Guido Venturini, direttore generale del Touring Club Italiano Reggio Emilia, 6 dicembre 2006 2

1. Cultura, territorio e turismo Dopo aver sfruttato per decenni la posizione di rendita offerta dal modello consolidato sole e mare, l Italia si è trovata a fare i conti negli ultimi anni con una stagnazione del turismo, imputabile a fattori esogeni, quali le difficoltà economiche dei principali big spender europei e mondiali e le tensioni internazionali, ma anche a fattori endogeni quali il progressivo mutamento delle caratteristiche della domanda turistica meno disposta ad accettare proposte standardizzate e sempre più alla ricerca di viaggi su misura che esulino dalla classica fruizione balneare. Il mutamento della domanda ha consentito di guardare da una nuova prospettiva al ricco patrimonio culturale, ambientale ed enogastronomico italiano, da sempre considerato unico ma soltanto più recentemente identificato come una risorsa portante per il turismo del Paese. Proprio in una situazione di stallo come quella che sta vivendo il Paese, ripartire dalla cultura, dal paesaggio, dal patrimonio di tradizioni e dai prodotti dell agricoltura, in una parola dal territorio, potrebbe significare un rafforzamento della destinazione Italia nella complessa e sempre più agguerrita arena competitiva internazionale. Cultura, territorio nelle sue molteplici accezioni e turismo, dunque, sono tre parole-chiave che negli ultimi anni si trovano insistentemente in relazione e che orientano la pianificazione degli amministratori pubblici del Bel Paese, nonché le attività degli operatori privati che, a diverso titolo, rientrano nella filiera turistica e turistico-culturale nello specifico. Cultura, territorio e turismo rappresentano, infatti, le componenti di base di quello che comunemente viene riconosciuto come turismo culturale : una definizione che, a fronte di un immediato e, apparentemente semplice, valore denotativo, si presenta, invece, come un concetto ricco di sfumature e con un valore connotativo molto forte. 2. Cultura, un termine complesso Già il termine cultura introduce alla complessa questione dell identificazione dei suoi confini, dei limiti che possano sancire le sue caratteristiche distintive. Si tratta di una questione di non poco conto in quanto la possibilità di identificare un qualsiasi prodotto della nostra società come espressione della cultura determina, come diretta conseguenza, l attivazione di una serie di azioni volte a tutelare, conservare ma anche a valorizzare e promuovere non solo l oggetto di cultura ma anche l idea stessa di cultura. È infatti senz altro più semplice, ma non esaustivo, identificare in un prodotto tangibile, materiale, un valore culturale. L Italia come indicava André Chastel si è trovata così disseminata di luoghi originali, come se la storia avesse distribuito nello spazio i suoi contrassegni maggiori. Luoghi privilegiati che si legano e si radunano nella composizione urbana, che serve da contenitore monumentale a un contenuto artistico e culturale straordinario. L Italia museo diffuso (Antonio Paolucci) e l Italia museo dei musei (André Chastel) sono definizioni vere e legittime proprio per questo. Un grande potenziale di primato culturale che l Italia è tenuta a conservare adeguatamente e nel contempo a valorizzare. Ma una definizione di cultura esclusivamente legata a un aspetto materiale evidente (il monumento o il manufatto, appunto) è limitativa. La cultura è costituita, infatti, anche da una componente immateriale che si esprime attraverso molteplici manifestazioni: un paesaggio rurale, un concerto di musica, la rappresentazione di 3

un opera lirica, il sapore di un piatto tipico, le suggestioni di un museo, di una mostra temporanea o di una performance teatrale, solo per citarne alcune. Passando al concetto di territorio, nei suoi collegamenti con il turismo, occorre ribadire che costituisce oggi una risorsa cui gli amministratori locali guardano con grande interesse. E si tratta del territorio non più inteso soltanto come insieme di caratteristiche fisiche di un area geografica specifica, ma come luogo in cui i fattori di tipo ambientale si integrano, in modo più o meno armonico, con quelli sociali: si identifica, dunque, nel territorio l interfaccia tra l ambiente, l uomo e la sua attività. Il settore agroalimentare costituisce, a questo proposito, un elemento esemplare di tale legame. Si tratta di una prospettiva che giustifica e spiega l assunto che il turismo coincide con il territorio connotando quest ultimo, oltre con aspetti di tipo naturalistico-ambientale, anche con valori storico-artistici, sociali le tradizioni, quelle che si definivano con l espressione usi e costumi, enogastronomici e agroalimentari. Infine, il turismo come oggetto sociale complesso e costituito da due anime strettamente interrelate: la domanda, nella quale si manifestano le attese del turista sempre più in rapida evoluzione, e l offerta. Un offerta che non è soltanto servizio al turista componente, tra l altro, fondamentale nell attuale mercato caratterizzato da un alto livello di competitività ma anche disponibilità di un set di risorse (naturali, storiche, culturali, agroalimentari e sociali) potenzialmente attrattive per il turista. Storia, cultura, territorio e turismo, dunque, nelle rispettive definizioni e nelle evidenti relazioni che intrattengono, appaiono come concetti caratterizzati da un comune destino: restituire il complesso processo osmotico tra l uomo e l ambiente in cui agisce. 3. Quanto vale il turismo culturale? Nel 2004 (ancora oggi non sono disponibili tutti i dati Istat definitivi per l anno 2005 che ci permettano una valutazione del turismo culturale) sono stati registrati ufficialmente quasi 86 milioni di arrivi, di cui circa 29 milioni (33,8% sul totale, ovvero la quota più alta) in città di interesse storico e artistico e circa 20 milioni (23,3%) in località marine. Considerando le presenze, tali quote risultano invertite a causa del differente valore della permanenza media, che è pari a 2,8 giorni nelle località di interesse storico e artistico (corrisponde cioè al tipico weekend lungo) e a 5,5 giorni nelle località balneari. Se, prevedibilmente, le località marine sono quelle maggiormente influenzate dal fenomeno della stagionalità, quelle di interesse storico-artistico lo sono in misura molto inferiore, in quanto si prestano a essere visitate tutto l anno. Guardando al medio periodo (1999-2004) i maggiori tassi di crescita si sono registrati proprio nelle città di interesse storico e artistico (+34,5% gli arrivi totali e +37,7% le presenze). Infine, è interessante notare i tassi di crescita dei movimenti negli esercizi complementari. Ad esempio, tra il 1999 e il 2004 gli italiani che hanno soggiornato in esercizi complementari situati in città di interesse storico e artistico sono cresciuti dell 89,7%. Ciò è dovuto anche alla diffusione e regolamentazione a livello regionale di forme di ricettività alternative, specie nei centri storici, quali i Bed & Breakfast. 4

Tab. 1 Arrivi e presenze negli esercizi ricettivi per residenza dei turisti e tipo di località - 2004 Graf. 1 Arrivi e presenze nel complesso degli esercizi ricettivi per tipo di località, 2004/1999 (variazioni %) 5

Tab. 2 - La domanda di turismo culturale in Italia Dall analisi della domanda turistica come già notato in precedenza si deduce che oltre un arrivo su tre (circa 29 milioni) in Italia nel 2004 è stato registrato nelle città di interesse storico e artistico e tale quota sale se si considerano solo gli stranieri (44,8%). Si tratta di un turismo senza dubbio in salute: infatti dal 2002 al 2004 gli arrivi totali nelle città di interesse storico e artistico sono cresciuti dell 8,3% e le presenze del 5,6%, mentre nello stesso periodo nel totale Italia gli arrivi sono aumentati del 4,7% e le presenze sono addirittura diminuite dello 0,1%. Come già detto in precedenza, il turismo culturale non ha una marcata stagionalità. Le regioni preferite dal turista culturale sono Lazio, Toscana e Veneto, ovvero Roma, Firenze e Venezia. Infine, gli esercizi alberghieri delle città di interesse storico e artistico sono di gran lunga più utilizzati (indice di utilizzazione lorda alberghiera pari al 48,7% nel 2004) rispetto alla media italiana (pari al 32,5% nel 2004). 4. L Italia all estero: cultura ed enogastronomia Sole, mare, cultura: questi gli ingredienti che hanno determinato in tutto il mondo la fortuna dell Italia turistica. Ma è ancora così? Il Bel Paese è ancora il più desiderato all estero? E a cosa è associata l Italia turistica del secondo millennio? La Direzione generale per il Turismo dell ex ministero per le Attività produttive ha affidato a Doxa, Mercury e Touring l incarico di realizzare uno studio sull attrattività dell Italia presso alcuni mercati stranieri 1. 4.1 Città e regioni più note all estero L indagine ha cercato di valutare la notorietà dell Italia attraverso la conoscenza, da parte degli stranieri, delle sue città e regioni. Dal campione degli intervistati emerge la prevalente notorietà di Roma, che risulta il luogo più conosciuto (58,5%). In particolare, il grado di conoscenza della città aumenta sino al 65,8% se si considerano 1 L indagine demoscopica, condotta a partire dal 2004, su campioni rappresentativi della popolazione di nove Paesi stranieri (Austria, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito, Svizzera, Giappone e Usa), per un totale di circa 9.000 interviste, e di quella italiana (circa 2.000) ha avuto l obiettivo di rilevare conoscenza, notorietà, percezione, indice di gradimento e propensione al viaggio con riferimento all Italia. 6

solo le risposte dei belgi e scende al 45,8% per la parte statunitense del campione. Seguono poi, anche se con un po di distacco, le città di Venezia (34,9%), Milano (24,4%) e Firenze (19,8%): si può dire, dunque, che la notorietà dell Italia è associata prevalentemente ai suoi simboli culturali. A livello di singole regioni, la Sicilia occupa la prima posizione con il 16,6%, superando Toscana e Sardegna, che risultano rispettivamente note al 14,6% e al 4% degli intervistati. Da rilevare la scarsa notorietà della Sicilia per i giapponesi, che rappresentano un segmento molto importante per il turismo italiano in termini di capacità di spesa. Il dato conferma che questi viaggiatori tendono a non allontanarsi troppo dal cosiddetto turisdotto, ovvero Milano, Venezia, Firenze, Roma e Napoli. 4.2 L Italia e i competitor del Mediterraneo Tra i Paesi dell area mediterranea la notorietà dell Italia è nel complesso elevata (28,1%), ma risulta, comunque, più bassa rispetto a Francia e Spagna, che occupano i primi posti rispettivamente con il 35,3% e il 34,7%. Dall analisi comparativa del nostro Paese con i principali competitor del bacino del Mediterraneo (Francia, Spagna e Grecia), la posizione dell Italia risulta predominante per la cucina (18,5%) tale connotazione è ancora più marcata se ci si riferisce all Italia del Sud, in cui supera, seppur di poco, anche la Francia e per gli aspetti culturali legati ad arte e storia (17,6%), che hanno un peso rilevante anche per la Grecia (14,9%) e la Francia (13,8%). Per quanto riguarda l offerta di beni naturalistici e paesaggistici e per gli aspetti sociali dell accoglienza e della simpatia, l Italia si colloca in seconda posizione mentre è al quarto posto per la sicurezza dei turisti (8,9%) superata da Francia (17,8%), Spagna (11,1%) e Grecia (10,6%). Infine, la qualità del mare e la bellezza delle coste rimangono prerogativa della Grecia, con il 16% di preferenze espresse dai turisti stranieri mentre l Italia si colloca al terzo posto (11,6%) dopo la Spagna (14,8%). 5. Ripartire dalla cultura, dall ambiente e dai prodotti tipici Il turismo non è certo più un argomento soltanto per addetti ai lavori: coinvolge l opinione pubblica trovando spazio nei dibattiti e nei giornali, attivando intorno a sé un interesse che conferma l importanza e la centralità del settore per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Molte anche le proposte fatte in questi ultimi anni che purtroppo, però, spesso non hanno dato risposta a una fondamentale domanda: quale modello di sviluppo turistico deve seguire l Italia del ventunesimo secolo? Sappiamo bene che il binomio Sole e mare, che pure ha contribuito a creare il mito del Bel Paese e che ci ha risollevato nel secondo Dopoguerra, non può più funzionare come una volta, o meglio, non può essere la sola risorsa sulla quale fondare l attrattività turistica dell Italia. A questa domanda il Touring Club Italiano crede fermamente che ci sia una risposta che è sotto gli occhi di tutti, una risposta che si basa su tre assunti principali che dovrebbero essere più spesso oggetto di attenzione e di riflessione da parte dei decisori: l indiscutibile valore del patrimonio culturale italiano che, pur con i mille problemi di tutela e conservazione, costituisce non solo un capitale storico e artistico di rilievo ma anche un capitale d immagine fortissimo (si tenga conto che da recenti indagini campionarie risulta che per oltre, il 95% dei giapponesi, l Italia è associata all arte e alla cultura); 7

la produzione agroalimentare e l enogastronomia costituiscono un naturale completamento dell offerta culturale perché contribuiscono a definire e a caratterizzare l identità del nostro Paese e delle sue diverse realtà locali; infine il paesaggio, ovvero l impronta che la storia e l uomo hanno lasciato sul territorio e che qualifica, per la sua bellezza e per le sue peculiarità (si pensi agli ormai famosi paesaggi toscani), l Italia agli occhi del mondo. È sulla base di questi tre pilastri, che definiscono anche i vantaggi competitivi del nostro Paese, che occorre ripartire per proporre ai turisti un offerta che integri la cultura propriamente detta con aspetti qualificanti quali enogastronomia e paesaggio. Un offerta che dovrà sempre più identificare, per il settore turistico analogamente a quanto avviene per la moda o per il design, un Made in Italy fortemente riconoscibile. Ma per ripartire dalla cultura, occorre che si verifichi un processo di ampia condivisione su tale modello e che si definiscano concordemente politiche di rilancio del turismo ai diversi livelli decisionali (centrali e periferici) per poter incidere profondamente. Ferma restando l importanza degli interventi pubblici volti a finanziare e ad agevolare la riqualificazione e la crescita del comparto ma che in ogni caso restano strumenti attuativi di un piano di rilancio di più ampio respiro è importante porre attenzione ad alcuni temi-chiave per definire una strategia di governo del turismo che costituisca la cornice all interno della quale troverà posto, in modo coerente e coordinato, un modello di rilancio turistico basato sulla cultura. In particolare si segnalano: La necessità di una politica condivisa di sviluppo che tenga in estrema considerazione la questione della sostenibilità del turismo (intesa sia nell accezione ambientale sia sociale). In questo senso il Touring Club Italiano, da sempre impegnato nella difesa delle risorse ambientali del nostro Paese, ha promosso studi e ricerche sul paesaggio italiano, portatore di valori anche culturali, realizzando nel 2005 un libro bianco dedicato alla sostenibilità del turismo nel quale si è messa punto una metodologia di valutazione dell impatto ambientale per imprese e destinazioni; La definizione e la condivisione dei rispettivi ruoli di enti centrali e locali, alla luce delle riforme costituzionali già attuate, in modo da armonizzare risorse finanziarie e impegno per uno sviluppo coerente del turismo nazionale. Tale coordinamento si rende necessario sia per rendere più incisive le azioni di comunicazione e promozione del Paese sia per la concreta attuazione sul territorio dei Sistemi turistici locali secondo lo spirito previsto dalla legge n.135/2001. La corretta applicazione della legge quadro sul turismo, inoltre, impone non solo la collaborazione tra i soggetti pubblici ai diversi livelli ma anche un più continuo dialogo tra mondo pubblico e privato che costituisce un fondamentale prerequisito di innovazione nel settore; Esiste, senz altro, lo spinoso nodo della mobilità sul territorio intesa come miglioramento delle componenti infrastrutturali (strade, ferrovia, aeroporti); come definizione di strategie (incentivazione dei mezzi pubblici, car sharing, potenziamento delle piste ciclabili ecc.) per far fronte alla crescita del traffico e della congestione; come disponibilità di flussi di comunicazione e informativi diretti ai turisti e che hanno l obiettivo di garantire visibilità e la raggiungibilità fisica della destinazione (es. segnaletica stradale e turistica). 8

I punti sopra citati, al di là degli specifici contenuti dai quali muovono per indicare in quale direzione dovrebbe andare il turismo italiano, sono importanti perché mettono in luce anche una chiave fondamentale per interpretarlo. Siamo spesso portati, infatti, a considerare il turismo come l attività di accoglienza che punta giustamente la sua attenzione sugli ospiti, sulle loro esigenze e sulle preferenze che esprimono e che variano a seconda dei differenti contesti socioculturali di provenienza. Non occorre, però, sottovalutare il fatto che la capacità di accogliere positivamente gli ospiti è anche funzione della soddisfazione che i residenti dimostrano nei confronti del proprio territorio, ovvero della capacità che hanno di curarlo, di valorizzarlo, innanzitutto per se stessi. Il benessere, la qualità della vita, la tipicità della cucina, la tutela del paesaggio e dei segni del passato non sono elementi che possono essere confezionati e predisposti soltanto a uso e consumo dei turisti: possono essere, al contrario, valorizzati come offerta unica e irripetibile del territorio solo se trovano riscontro, apprezzamento, fiducia già nei residenti che di quel territorio sono, prima di tutto, fruitori e custodi e, in seconda battuta, ambasciatori verso l esterno. L Italia turistica deve ripartire, dunque, da questo senso di appartenenza e di autenticità che distingue le cento città italiane dalle tante, e forse troppe, destinazioni che fanno dell omologazione e dell artificialità il loro principale elemento di attrazione. 9

Appendice 1 L offerta turistica* nelle province di Bologna, Mantova, Modena, Parma e Reggio Emilia (2005) La situazione della ricettività alberghiera nel territorio interessato è la seguente: - 342 strutture in provincia di Bologna (pari a una disponibilità di quasi 23.000 posti letto) - 280 strutture in provincia di Parma (pari a una disponibilità di 13.300 posti letto) - 243 strutture in provincia di Modena (pari a una disponibilità di quasi 12.000 posti letto) - 138 strutture in provincia di Reggio (pari a una disponibilità di circa 6.400 posti letto) - 105 strutture in provincia di Mantova (pari a una disponibilità di circa 3.400 posti letto) La consistenza degli alloggi agrituristici nel territorio interessato è la seguente: - 74 strutture in provincia di Mantova (pari a una disponibilità di 938 posti letto) - 62 strutture in provincia di Bologna (pari a una disponibilità di 820 posti letto) - 50 strutture in provincia di Parma (pari a una disponibilità di 466 posti letto) - 46 strutture in provincia di Modena (pari a una disponibilità di 613 posti letto) - 32 strutture in provincia di Reggio (pari a una disponibilità di 353 posti letto) La consistenza dei B&B nel territorio interessato è la seguente: - 400 strutture in provincia di Bologna (pari a una disponibilità di 1.636 posti letto) - 125 strutture in provincia di Modena (pari a una disponibilità di 538 posti letto) - 87 strutture in provincia di Parma (pari a una disponibilità di 1.114 posti letto) - 76 strutture in provincia di Reggio (pari a una disponibilità di 354 posti letto) - 45 strutture in provincia di Mantova (pari a una disponibilità di 225 posti letto) * I dati fanno riferimento all intero territorio provinciale (Fonte: elaborazione Direzione Studi e Ricerche su dati ISTAT 2005) Appendice 2 La domanda turistica* nelle province di Bologna, Mantova, Modena, Parma e Reggio Emilia (2005) La situazione della presenze nel complesso degli esercizi ricettivi del territorio è la seguente: - oltre 3,3 milioni di presenze totali nella provincia di Bologna (di cui il 30% straniere) e una permanenza media di 2,4 notti - circa 1,6 milioni di presenze totali nella provincia di Parma (di cui circa il 16% straniere) e una permanenza media di 3,2 notti - oltre 1,3 milioni di presenze totali nella provincia di Modena (di cui circa il 28% straniere) e una permanenza media di 2,7 notti - 824.000 presenze totali nella provincia di Reggio (di cui il 22% straniere) e una permanenza media di 3 notti - 374.000 presenze totali nella provincia di Mantova (di cui il 24,4% straniere) e una permanenza media di 2,4 notti * I dati, ancora provvisori, fanno riferimento all intero territorio provinciale (Fonte: elaborazione Direzione Studi e Ricerche su dati ISTAT 2005) Appendice 3 La produzione di vino in Italia Nel 2004, la produzione di vino in Italia è stata di 51 milioni di ettolitri, quasi equamente distribuiti tra vini bianchi (24,6 milioni) e rossi o rosati (26,3 milioni). 10

Rispetto all anno precedente la produzione di vino è aumentata del 22,3%, a seguito di un incremento della produzione di vino bianco (+17,9%) e, soprattutto, di quello rosso e rosato (+26,7%). La prima regione per produzione di vino è il Veneto (8,7 milioni di ettolitri), seguito da Puglia (7,3 milioni di ettolitri), Emilia-Romagna (6,8 milioni di ettolitri) e Sicilia (con 5,6 milioni di ettolitri). La produzione di vini DOC (Denominazione d origine controllata) e DOCG (Denominazione d origine controllata e garantita) nel 2004 è stata di 16,7 milioni di ettolitri (pari al 32,7% del totale), in aumento del 15,3% rispetto all anno precedente; quella di vini IGT (Indicazione geografica tipica) è di 13,9 milioni di ettolitri (pari al 27,3% del totale; +25,1% rispetto al 2003). (Fonte: elaborazione Direzione Studi e Ricerche su dati ISTAT, La produzione di uva e di vino Anno 2004) Appendice 4 Gli stranieri e l enogastronomia italiana Secondo una recente indagine alla precisa domanda: Cosa ha sentito dire dell Italia?, l 8,4% degli intervistati stranieri ha risposto: Cibo e vini. Inoltre, su una scala da 1 (molto negativo) a 5 (molto positivo), l aspetto cucina e vini è stato mediamente giudicato con un punteggio pari a 4,28, secondo solo all aspetto cultura e arte (4,34). Sempre l aspetto cucina e vini è più alto (4,38) tra coloro che hanno già visitato l Italia rispetto a chi non è mai stato (4,14) nel Bel Paese. Ciò significa che gli stranieri hanno un ottima idea dell enogastronomia italiana che si rafforza ulteriormente con la degustazione dei prodotti tipici in loco. La rilevanza dei prodotti tipici per l attrazione di nuovi segmenti turistici internazionali risulta ancora maggiore nel Sud Italia. Infatti, quasi un intervistato su tre associa l aspetto gastronomia e prodotti tipici con i viaggi al Sud. Seguono gli aspetti mare azzurro e belle spiagge (20,4%) e caldo e sole, il clima (19,6%). I potenziali turisti che associano maggiormente l aspetto gastronomico e dei prodotti tipici al Sud Italia sono i giapponesi (31,8%), gli svizzeri (31,7%) e gli olandesi (28,3%). (Fonte: L Italia vista dagli altri, ricerca condotta dall ATI Doxa, Mercury, Touring per la Direzione generale per il Turismo dell ex Ministero delle Attività produttive) Appendice 5 Le strade del vino e dei sapori La Strada del Vino è un sistema integrato di offerta turistica che si snoda per un intero percorso lungo il quale si collocano luoghi del vino visitabili (vigneti, aziende, cantine) e attività imprenditoriali collegate (ristoranti, alberghi, agriturismi, enoteche ecc.). Dal punto di vista formale le Strade del Vino sono regolate dalla legge quadro n. 268/1999, che le definisce percorsi segnalati e pubblicizzati con appositi cartelli, lungo i quali insistono valori naturali, culturali e ambientali, vigneti e cantine di aziende agricole o associate aperte al pubblico. Alle Regioni viene attribuita la facoltà di applicare le stesse regole anche alle produzioni riconosciute dal regolamento CEE n. 2081/92 e alle produzioni agroalimentari tradizionali riconosciute dal Decreto del Ministero per le Politiche Agricole n. 350/99. La legge trova applicazione attraverso i decreti attuativi che riguardano gli standard minimi di qualità che i soggetti partecipanti alle Strade del Vino devono rispettare. 11

Nel 2004 le Strade del Vino in Italia risultavano essere 112, toccando oltre 500 comuni, ovvero il 14% dei comuni italiani. L Emilia-Romagna, con una quota pari al 43,1%, è la regione con la maggiore percentuale di comuni appartenenti a Strade del Vino. Nel 2003, i circa 4 milioni di turisti del vino hanno determinato un fatturato nel settore pari a circa 2 miliardi di euro, spendendo mediamente 25 euro per una visita in cantina, 31 euro per la ristorazione, 47 euro per il pernottamento e 46 euro per lo shopping. (Fonte: Associazione Nazionale Città del Vino e Censis, luglio 2004, Strade e Città del Vino: mappa tipologica e situazioni a confronto, 4 rapporto annuale) Appendice 6 L agriturista Per comprendere le dimensioni e le dinamiche del segmento enogastronomico, sono stati incrociati ed elaborati alcuni dati relativi ai rapporti annuali delle Strade e Città del Vino con le statistiche ufficiali dell Istat relative alla consistenza e ai movimenti negli alloggi agrituristici (questa tipologia ricettiva è strettamente correlata alle caratteristiche del turismo enogastronomico). Ciò significa che le dinamiche, le tendenze e le peculiarità del prodotto agrituristico, per certi aspetti, sono espressione del turismo enogastronomico. Considerando l offerta, dal 1998 al 2003 il numero di aziende agrituristiche 2 in Italia è cresciuto del 34% raggiungendo quota 13.019. Nel 2003, quasi tre aziende agrituristiche su quattro erano localizzate al Nord (45,7%) o al Centro (33,6%) Italia. Poco meno della metà (47,6%) offriva il servizio di ristorazione (in crescita del 31,1% nel 2003 rispetto al 1998) mentre più di quattro aziende su cinque fornivano il servizio di alloggio (in crescita del 34% nel 2003 rispetto al 1998) anche se mediamente avevano solo circa 12 posti letto. Il 18,6% (crescita del 117,2% nel 2003 rispetto al 1998) delle aziende agrituristiche offre ai propri clienti il servizio di degustazione. Con riferimento ai movimenti turistici registrati negli alloggi agrituristici, la quota degli arrivi in Italia è pari a circa l 1,4% nel 2004. Questa quota è aumentata del 15,8% dal 2002 al 2004 a dimostrazione che i flussi negli alloggi agrituristici sono cresciuti più della media delle altre tipologie ricettive. Considerando le presenze, la quota si aggira attorno all 1,7%. L alloggio agrituristico è una tipologia ricettiva molto internazionale, infatti tra il 2003 e il 2004 mediamente un cliente su due (considerando le presenze) era straniero. Quasi un agriturista su due proviene dalla Germania; altri mercati interessanti sono il Regno Unito, i Paesi Bassi, gli USA e il Belgio. Le regioni preferite dagli agrituristi sia italiani sia stranieri, sono la Toscana, il Trentino-Alto Adige e l Umbria. (Fonte: elaborazione Direzione Studi e Ricerche su dati Le aziende agrituristiche in Italia al 31 dicembre 2003, Istat, settembre 2005) 2 Per aziende agrituristiche l Istat intende il totale delle aziende agricole autorizzate all esercizio di una o più tipologie di attività agrituristiche (alloggio, ristorazione, degustazione e altre attività), mentre per alloggi agrituristici si intende il totale delle aziende agrituristiche che forniscono il servizio di alloggio. 12