di Sergio Ricci 1 IL BILANCIO SOCIALE E IL SUO RADICAMENTO NELLE ASSOCIAZIONI LINEE GUIDA E RIFLESSIONI SULLE METODOLOGIE Intervento per il Convegno Turismo Sociale e Bilancio Sociale : contributi in un momento di crisi. Giorno 22 febbraio 2013. Convegno organizzato da ODCEC Milano - S.A.F. Luigi Martino - con la collaborazione scientifica dell Università Bocconi di Milano - Master Economia del Turismo -. Introduzione Lo scopo del presente contributo è presentare un insieme di idee sul bilancio sociale delle associazioni comunicano la loro mission istituzionale e la loro dimensione socio-economica. Attraverso tale analisi si vuole vagliare quindi le varie esperienze. Di seguito invece si presentano, suddivise, in paragrafi, alcune idee chiave sul concetto di bilancio e rendicontazione sociale che, ad avviso dell autore, riflettono la natura e l esperienza del bilancio sociale stesso all interno delle associazioni. Tali idee sono : criteri generali del bilancio sociale e l aspetto di ricchezza ridistribuita alla società da parte di un ente non profit come concetto che può essere evidenziato in un bilancio sociale. Il concetto di bilancio sociale e di bilancio di missione. Le parole chiave: la dimensione economica, la dimensione sociale, gli stakeholders e la comunicazione del bilancio sociale 1 C.S.V. Milano ed Infocontinua C.S.V. Net. I contenuti rielaborati per il presente convegno e del presente intervento sono coperti da diritto d autore e stati già pubblicati, in forma estesa, nel volume Il bilancio di missione per le associazioni. Linee guida e contributi. Collana Elementi. Csv Padova, 2008, ISBN 978-88-89984-13-0 ed i altre pubblicazioni dell autore.
Il bilancio sociale nasce storicamente nel mondo profit per rispondere ad una esigenza di responsabilità sociale, invece quando passa nel settore non profit diventa lo strumento più adatto ad esprimere gli obiettivi di organizzazioni, per loro stessa mission istituzionale, votate ad obiettivi di interesse sociale e/o comune. Nel non profit il bilancio sociale (o bilancio di missione) si trasforma nello strumento essenziale per monitorare e misurare processi e risultati, in relazione alle specifiche necessità ed alle specifiche attività di interesse sociale svolte. Diversi autori hanno già sottolineato che il bilancio di missione o sociale (con gli opportuni richiami alle attività di natura finanziaria e patrimoniale, all analisi del valore aggiunto e della dimensione economica), dovrebbe forse essere l unico bilancio realmente presentato da un organizzazione senza scopo di lucro per la finalità istituzionale connessa al suo esistere. Per analizzare i bilanci sociali delle organizzazioni non profit, è interessante vedere come organizzazioni che non hanno come prioritario il risultato economico di periodo avendo un obiettivo di carattere sociale come fine precipuo della propria attività, hanno fatto proprio lo strumento del bilancio sociale. Infatti i documenti contabili tradizionali, pur essendo necessari per monitorare l equilibrio economico, finanziario e patrimoniale non forniscono alcuna indicazione aggiuntiva sulle capacità dell ente non-profit di perseguire i propri fini, difficilmente valutabili da un punto di vista numerico. Un esempio per tutti : la valorizzazione del numero di interventi svolti da personale volontario non viene affatto valorizzata all interno di un bilancio di natura contabile ed invece sarebbe interessante la sua valorizzazione (non solo ai fini di una rendicontazione sociale ma anche ad esempio ai fini del rispetto delle norme sul volontariato). Ecco allora che il bilancio sociale può aiutare l ente non profit a superare i limiti del bilancio tradizionale nel verificare che si stiano conseguendo gli scopi non lucrativi prefissati e che formano l oggetto statutario, determinando nello stesso tempo una misura dell efficienza e dell efficacia con
cui l ente non profit sta realizzando gli stessi attraverso l individuazione di appositi parametri di intervento sociale, per l individuazione di una corretta dimensione sociale in cui opera l ente stesso. Infatti, se applichiamo ad un ente non profit il generale principio di coerenza fra obiettivi di gestione sociale, sistema informativo e rendiconto di comunicazione, il bilancio, dovendo soddisfare le esigenze conoscitive dell ente, non potrà che tradursi in un bilancio sociale ancor prima che economico, non essendo il reddito di periodo l obiettivo finale a cui tende la gestione dell ente non profit stesso. Tutte le organizzazioni non profit hanno quindi questa necessità di rendicontazione che superi i sistemi tradizionali, e quindi anche una ricerca di trasparenza e di chiarezza nei confronti di alcune categorie di stakeholders, dei finanziatori in primis, ma anche della comunità di riferimento 2 e dei vari interlocutori che relazionano con l ente. Gli enti non profit approntano pertanto strumenti vari di rendicontazione sociale per esprimere la loro mission e le modalità di realizzazione della stessa e che possono coesistere o lievemente sovrapporsi: relazione sociale, bilancio sociale, bilancio di missione. L accento ( visionando i vari bilanci e relazioni sociali degli enti ) è posto su profili leggermente diversi: il coinvolgimento degli stakeholder, l approfondimento della mission, la dimensione economica, la dimensione sociale, la comunicazione all esterno. Il fine comune è permettere una lettura differente da quella meramente contabile dell attività svolta e fornire, attraverso l analisi dei loro bilanci sociali, l importanza della finalità sociale svolta dagli enti non profit. Se vogliamo, dunque, realizzare quella potenzialità che indubbiamente i bilanci sociali hanno, sia per il settore profit che per quello non profit, vale la pena partire da queste considerazioni generali e fare riferimento a strumenti concreti che esistono e che permettono di riempire di contenuti questo strumento, evitando i 2 Da qualche anno l esigenza comincia ad affermarsi anche nelle amministrazioni pubbliche. Per un riferimento vedi S. Ricci in Terzo Settore n. 5/2006 pg.44 e in Terzo Settore n. 9/2007 pg.57.
rischi di operazioni puramente strumentali e di facciata. Inoltre, le esperienze fatte evidenziano la valenza strategica del processo di rendicontazione, che sfocia nello strumento del bilancio sociale. Infatti, il bilancio sociale rappresenta un opportunità per innescare processi d innovazione collegando a un unico strumento di gestione: la strategia dell ente; la gestione delle relazioni con gli stakeholder interni ed esterni; le attività di programmazione, controllo, verifica e miglioramento. L efficacia di questo approccio dipende in gran parte dalla volontà dell ente non profit di impegnarsi nello sviluppo di uno strumento innovativo che va sostenuto in termini politici e organizzativi, facendosi carico anche di decisioni importanti per la vita dell ente. Il bilancio sociale dovrebbe in sostanza permettere all ente di dimostrare se e come ha creato valore pubblico per la comunità locale. Per far ciò non è sufficiente comunicare solo i risultati conseguiti, ma occorre innanzitutto comunicare e condividere i valori di riferimento e le politiche che si intendono attuare per lo sviluppo della comunità e del territorio. Tentiamo quindi una definizione di bilancio sociale quale strumento che permette all organizzazione di delineare, gestire e comunicare il proprio ruolo nel contesto socio-economico in cui opera. Un mezzo strategico per governare e migliorare la responsabilità sociale e le relazioni con i soggetti direttamente e indirettamente collegati all organizzazione (stakeholder interni ed esterni), al fine di ottenere maggiore legittimazione sociale e visibilità, rafforzare la fiducia e ampliare le manifestazioni di consenso. Va sottolineato quello che potrebbe sembrare una debolezza e che invece, costituisce un punto di forza del bilancio sociale: il fatto di essere non obbligatorio, ma frutto di una scelta ragionata da parte dell ente. Questo è un punto di ricchezza, in quanto appare quasi una scelta obbligata dalla responsabilità verso la comunità. In termini di ritorno d immagine, questo
non è un dettaglio. Il concetto di ricchezza redistribuita nella riclassificazione economica del bilancio sociale delle organizzazioni non profit Come noto, la sola rendicontazione economica fornita dal bilancio e/o rendiconto economico non è in grado di chiarire appieno i risultati dell impegno dell organizzazione nell orientare le proprie azioni al raggiungimento della missione ed al soddisfacimento delle aspettative e dei bisogni degli stakeholders. L attività di una organizzazione non profit determina, infatti, una serie di ricadute sociali ed ambientali che certamente non si esauriscono nella logica della performance economica. D altra parte, le informazioni raccolte nel bilancio sociale, che esprimono più compiutamente il ruolo dell organizzazione non profit ed i risultati che è in grado di raggiungere, devono essere coerenti e devono raccordarsi con quelle fornite nel bilancio economico. Questo paragrafo si propone pertanto di descrivere le risorse economiche ed i più importanti dati del bilancio economico che aiutano a qualificare il legame tra performance economiche e ricadute sociali delle attività svolte dalle organizzazioni non profit. L analisi della composizione delle fonti finanziarie costituisce un aspetto particolarmente importante, perché dà conto dell impegno profuso dall organizzazione non profit nella raccolta fondi e per la diversificazione delle stesse; in particolare, risulta rilevante la distinzione tra fonti istituzionali pubbliche e fonti private, che consente di evidenziare la costante capacità dell organizzazione di gestire risorse finanziarie da impiegare nelle attività e, quindi, nel perseguimento degli scopi istituzionali. Il concetto da proporre per un organizzazione non profit nel suo bilancio sociale il calcolo della cd. ricchezza distribuita. Tale calcolo prevede una riclassificazione del Conto Economico orientata all individuazione della quota parte di risorse che va a beneficio di specifici ambiti territoriali o di intervento (destinati alle attività nelle
diverse aree geografiche di realizzazione dei progetti) e a determinare la remunerazione degli stakeholders (personale e collaboratori; Pubblica Amministrazione, sotto forma di imposte & tasse; finanziatori, sotto forma di interessi passivi). Nell ambito del non profit in generale ( con l esclusione di alcune realtà societarie del terzo settore), una logica strettamente contabile ed orientata al cd. valore aggiunto non sarebbe ovviamente spesso pertinente, visto che il Totale ricavi non deriva dalla vendita di prodotti e servizi, né da un processo operativo di trasformazione di fattori produttivi; le organizzazioni non profit, infatti, raccolgono risorse finanziarie per destinarle, in primis, ai progetti istituzionali per le quali sono state costituite e agli altri ambiti di attività. L idea sottostante al concetto di ricchezza distribuita é in estrema sintesi, la seguente. Le organizzazioni non profit raccolgono risorse da diversi finanziatori ed in diverse forme. Tali risorse vengono destinate in minima parte alla copertura dei costi della cd. Area Generale (Servizi generali), nonché dei costi di fund raising e altri costi per attività accessorie. La quota più consistente è la ricchezza da distribuire, ovvero quella parte di risorse che l organizzazione non profit riconosce ai propri stakeholders per i servizi da ricevuti o a diverso titolo (stipendi, compensi, rimborsi, interessi passivi, imposte e tasse, ecc.). L ammontare residuo coincide con la ricchezza trattenuta dall ente, ovvero con il risultato d esercizio, che misura quella parte di ricchezza economica prodotta, ma non distribuita, che viene pertanto trattenuta per l autofinanziamento e che accresce la capacità operativa prospettica dell ente stesso. I contenuti rielaborati per il presente convegno e del presente intervento sono coperti da diritto d autore e stati già pubblicati, in forma estesa, nel volume Il bilancio di missione per le associazioni. Linee guida e contributi. Collana Elementi. Csv Padova, 2008, ISBN 978-88-89984-13-0 ed in altre pubblicazioni dell autore. Dr. Ricci Sergio