POLICASTRO BUSSENTINO (SA)

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1 POLICASTRO BUSSENTINO (SA) L area del Parco Archeologico Notaio Pinto Duccio Calamandrei, Alessandra Francesconi, Lara Marelli, Silvia Pallecchi, Elena Santoro, Sara Volpe 2013

2 A Giovanni Pellegrino che, con il suo impegno e il suo entusiasmo, oltre a contribuire alla buona riuscita del Progetto è riuscito a trasmettere a tutti noi l amore per questa terra ricca di bellezza e di storia. Alessandra, Duccio, Elena, Lara, Sara, Silvia. 2

3 INDICE Etruria Nova Onlus p. 5 Pyxous, Buxentum, Policastro Bussentino p. 7 Le prime indagini archeologiche p. 18 La necropoli romana p. 21 L area del Parco Archeologico Notaio Pinto p. 24 Per saperne di più p. 31 Calendario delle attività 2014 p. 33 Contatti p. 34 Amici e sostenitori del Progetto p. 35 3

4 4

5 ETRURIA NOVA ONLUS Etruria Nova Onlus è un associazione culturale formata da archeologi professionisti che dal 2009 si occupa dell organizzazione di attività connesse alla ricerca archeologica in tutto il territorio italiano. Nel 2011, grazie a un protocollo d Intesa con il Comune di Santa Marina e la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Caserta e Benevento, l associazione ha avviato un progetto di ricerca archeologica a Policastro Bussentino che, attraverso i Campi Internazionali di Ricerca Archeologica, nel corso del tempo è diventato un grande cantiere didattico aperto a studenti e laureati in archeologia italiani e stranieri, oltre che un opportunità per i numerosi volontari di fare esperienza in campo archeologico. Molti studenti e volontari stranieri provenienti dall Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda, Regno Unito, Spagna, Stati Uniti, Svezia, e Svizzera hanno partecipato attivamente alle indagini archeologiche degli ultimi anni. All esperienza sul campo e alle attività di laboratorio sono affiancate visite ai numerosi luoghi di bellezza naturale, 5

6 di cultura e di storia presenti nel territorio, affinché il partecipante possa conoscere anche le tradizioni locali. 6

7 PYXOUS, BUXENTUM, POLICASTRO BUSSENTINO Posto sulla cima di un colle prospiciente una insenatura marina che, nell antichità, rappresentava uno dei porti più sicuri lungo il tratto di costa tra Napoli e lo Stretto di Messina e, al tempo stesso, affacciato sul fiume Bussento, che offriva una pratica ed economica via di contatto con le risorse e i mercati dell entroterra, l abitato di Policastro è caratterizzato da una straordinaria continuità di vita, che costituisce una preziosa chiave di lettura per la storia della Campania costiera. L area di Policastro era sicuramente già frequentata nel VI secolo a.c., forse da parte di popolazioni dell entroterra, che in questo periodo cominciarono a spostarsi sulle coste per sviluppare nuove reti di commercio con le colonie greche del Tirreno meridionale. Questa fase, a Policastro, attualmente è testimoniata da una serie di rinvenimenti di ceramiche ed altri materiali archeologici, che lasciano ipotizzare l esistenza di un piccolo emporium, che operava come punto di scambio tra le merci provenienti dal mare e quelle che, via fiume, giungevano dall entroterra. Le indagini archeologiche non hanno ancora portato alla luce resti strutturali riferibili a questo periodo, ma è 7

8 verosimile che, in questo momento, sia l approdo marino, sia quello fluviale siano stati, in qualche modo, attrezzati con banchine, punti di attracco, aree per lo stoccaggio e per lo scambio delle merci, oltre a servizi dedicati ai marinai e ai mercanti. Intorno all area degli approdi o, magari, sulle pedici del colle saranno sorte le prime case e, forse, una prima area di culto, dedicata magari a una divinità connessa con la navigazione o con il commercio. Secondo alcuni studiosi, proprio a questo centro si riferisce una serie di monete databili alla fine del VI sec. a.c. Figura 1. Statere incuso con legenda La storia di Policastro subì, probabilmente, una netta accelerazione quando, nel 471 a.c., Micita, tiranno di Reggio, evidentemente attirato dall importanza strategica del luogo, decise di inviare nella zona un gruppo di coloni, che presero 8

9 possesso del territorio, della collina e degli approdi (Diod. XI, 59, 4; Strabo, VI, 1, 1). Nelle mani dei coloni, il centro fu probabilmente ampliato e potenziato, in maniera da poter servire meglio alla mole crescente dei traffici marittimi e, di sicuro, fu protetto da una prima cinta muraria, identificata nel corso delle indagini archeologiche che interessarono la città nel corso degli anni Ottanta del Novecento. Figura 2. Tratto dell antica cinta muraria di IV-III secolo a.c. Tra il IV e il III sec. a.c., la città finì probabilmente in mano ai Lucani o, per lo meno, ne subì fortemente l influenza, 9

10 come sembra dimostrare la qualità dei materiali archeologici riferibili a questo periodo. È in questo momento che si operò anche un ulteriore potenziamento delle fortificazioni, con l edificazione di una nuova cinta muraria, realizzata con grandi blocchi di calcare squadrati che, in alcuni tratti, si conservano per una altezza massima di 4 metri. Dopo la fine delle guerre puniche, il Golfo di Policastro venne a trovarsi al centro degli interessi politici e commerciali dei Romani, che fondarono numerosi insediamenti a controllo del territorio. Policastro, che nel Golfo eccelleva per la sua importanza strategica, non fu naturalmente risparmiata e, nel 194 a.c., Roma ne prese possesso, trasformandola in una colonia, con il nome di Buxentum, ed inviandovi 300 coloni, con le rispettive famiglie (Liv. XXXIV, 45, 1-2). Le sorti della città, però, non decollarono nella maniera in cui i Romani avrebbero desiderato, tanto che il centro viene più volte descritto come abbandonato e decadente, nonostante si fosse anche proceduto all invio di nuovi coloni, forse nel a.c. (Liv. XXXIX, 23, 3-4; Vell. I, 15, 3). All inizio del I sec. a.c., con la pacificazione del territorio che fece seguito alle guerre sociali, Buxentum fu riconosciuta come municipio e fu iscritta alla tribù Pomptina. Il 10

11 nuovo ruolo riconosciuto alla città venne sottolineato dalla realizzazione di una serie di opere pubbliche, come la costruzione di un foro e di un mercato, che ne adeguarono l aspetto e le funzioni e, probabilmente, anche con una trasformazione generale dell edilizia privata. Figura 3. Il reticolo stradale dell antica Buxentum nell ipotesi ricostruttiva di V. Panebianco. 11

12 Una parte della città romana di questo periodo è ancora visibile, perfettamente conservata, nell area del centro storico di Policastro Bussentino, dove gli scavi archeologici hanno portato alla luce un tratto di strada pavimentata in pietra, ai cui lati si possono facilmente immaginare portici e botteghe. Figura 4. Tratto di strada romana ancora oggi visibile nel centro storico di Policastro Bussentino. 12

13 Gli autori antichi parlano di Buxentum fino al III secolo d.c. e poi sembrano tacere per almeno tre secoli. Al silenzio degli autori, però, suppliscono le fonti archeologiche e, in particolare, i dati che stanno venendo alla luce nel corso delle indagini condotte nell area del Parco Archeologico Notaio Pinto. Le nuove indagini raccontano una città che in questo periodo non solo ha ancora la forza e la vitalità per realizzare edifici monumentali, impreziositi da marmi e da mosaici, ma che commercia e consuma anche prodotti provenienti dai principali mercati del Mediterraneo. La continuità nel ruolo politico ed economico di Policastro, anche nei secoli difficili della tarda antichità, è sottolineata anche dal fatto che all inizio del VI secolo a Policastro risiede il vescovo che, al tempo, era una delle massime autorità preposte al controllo del territorio. Più complesse sono le vicende che coinvolgono Policastro tra la seconda metà del VI e tutto l XI secolo, periodo in cui la storia e la vita politica della città sono in stretta connessione con quelle del territorio, fortemente conteso tra Greci e Longobardi e continuamente esposto alle scorribande dei pirati. A questo periodo sembra da riferirsi l edificazione di un primo fortilizio sulla collina del castello e di una prima struttura di culto nell area dell attuale Duomo. 13

14 Nel XII secolo, comunque, Policastro è ancora descritta come un centro importante e ben popolato (Al-Idrisi, 80); le fortificazioni sono oggetto, in questo periodo, un nuovo potenziamento e vengono dotate di merlature e torrette e, per volere del vescovo Giovanni II, la chiesa viene munita di un campanile. Un ulteriore ristrutturazione del sistema difensivo della città fu messa in opera alla fine del XIII secolo quando, per volere di Giacomo Sanseverino, esponente di una delle grandi famiglie che si alternarono nel dominio di Policastro, fu ristrutturata l antica fortificazione sulla sommità della collina del castello. La frequenza degli interventi di potenziamento delle opere a difesa dell abitato, che si susseguono rapidamente tra il XII e il XV secolo, si spiega facilmente oltre che con la necessità di difendere il centro dalle continue incursioni dei pirati, anche con le complesse vicende che, da una parte, videro l alternarsi di diverse famiglie nobiliari al controllo della città, dall altra videro il Golfo di Policastro al centro della cruenta contesa tra Angioini e Aragonesi per il controllo del Regno di Napoli. 14

15 Nel corso della prima metà del XVI secolo il Golfo di Figura 5. Veduta del castello di Policastro. Policastro fu interessato da una serie di incursioni saracene, che portarono morte e distruzione in numerosi centri della costa: nel 1532 e nel 1543 il pirata Khayr-al-Din, detto il Barbarossa, saccheggiò il paese e ne fece schiavi gli abitanti. Pochi anni dopo, nel 1552, la città fu nuovamente assalita dall armata turca di Dragùt Rais che, dopo un assedio di quattro giorni, riuscì ad entrare in paese e fece strage degli abitanti. Le cronache del tempo raccontano che a questo attacco scamparono solo 28 persone, che riuscirono a fuggire e a 15

16 nascondersi sulle colline limitrofe. Gli eventi del 1552 segnarono profondamente la storia dell abitato, che rimase improvvisamente quasi deserto. I pochi superstiti si concentrarono in alcune aree del paese, forse vicino al castello o alla chiesa, e interi quartieri, all interno delle mura, furono completamente abbandonati. Il paese, a quel tempo, doveva avere un aspetto spettrale: poche case abitate, poche attività, poche persone e, intorno, le rovine abbandonate delle vite della popolazione massacrata dai pirati, le loro abitazioni, le loro cose e le tracce delle violenze che avevano subito. Con il passare del tempo, gran parte della città tornò progressivamente a popolarsi, fino a trasformare Policastro in un centro vivace, quale è ancora oggi. La rinascita della città, però, per qualche ragione non fu completa e in un intero quartiere, quello che oggi corrisponde all area del Parco Archeologico Notaio Pinto, il tempo rimase come impigliato al momento della catastrofe del Le case e le strade di quella parte della città, abbandonate a sé stesse, poco a poco si trasformarono in un gran cumulo di macerie, che sigillò le tracce del massacro insieme a quanto, dopo la partenza dei pirati, era rimasto degli arredi e degli oggetti della vita quotidiana degli antichi abitanti. 16

17 Quest area, in cui il tempo si è come arrestato alla giornata terribile dell 11 luglio del 1552, come una finestra attraverso il tempo ci permette oggi di affacciarci sulla vita e sulle attività degli antichi abitanti di Policastro, restituendo loro un po di voce e un po di storia. 17

18 LE PRIME INDAGINI ARCHEOLOGICHE Le prime indagini archeologiche a Policastro Bussentino furono condotte tra il 1960 e il 1969 dall archeologo Venturino Panebianco, che effettuò una serie di sondaggi nell area del centro storico. È nell ambito di queste ricerche che fu portata alla luce parte di una delle antiche strade della Buxentum romana, ancora oggi visibile a poche decine di metri dal duomo del paese. Un nuovo piccolo saggio di scavo fu effettuato nel 1979 dall archeologa Clara Bencivenga Trillmich a ridosso di una delle torrette medievali, in via Vescovado. Nel corso del lavoro, fu recuperata una discreta quantità di materiali ceramici risalenti ad un periodo compreso tra il V secolo a.c. e la piena età medievale. A partire da quello stesso anno, nell ambito di una serie di lavori per il consolidamento e il restauro di un tratto della cortina esterna della cinta muraria medievale, fu realizzata una ulteriore serie di piccoli sondaggi, sotto la direzione di Werner Johannowsky, allora funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici. 18

19 Figura 6. Planimetria della città con posizionamento degli scavi: 1-scavi Panebianco; 2-scavo Bencivenga Trillmich; 3- scavi Johannowsky; 4- scavi Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta; 5- scavi Etruria Nova Onlus. 19

20 Nel corso di questi lavori, furono identificati i resti del primo impianto difensivo della città e, all esterno delle mura, fu riconosciuta e scavata parte di una necropoli romana. Diversi anni più tardi, nel 2010, durante la realizzazione di una serie di saggi preventivi nei pressi di Palazzo De Curtis, furono portate alla luce alcune strutture murarie di epoche diverse, insieme ai resti di una sepoltura maschile risalente al IV V secolo d.c. Dal 2011, l area è oggetto di un progetto di ricerca e valorizzazione che, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino e Benevento, vede impegnati insieme il Comune di Santa Marina e l Associazione di archeologi Etruria Nova Onlus. Nell ambito di questo progetto, tra il 2011 e il 2013 è stata condotta una serie di ricognizioni archeologiche, volte a definire le forme, le modalità e i tempi del popolamento del territorio e sono state aperte due prime aree di scavo per indagare l antico quartiere urbano conservatosi nell area del Parco Archeologico Notaio Pinto e la necropoli romana che si estende a ridosso dell antica cinta muraria della città. 20

21 LA NECROPOLI ROMANA Subito all esterno di un tratto della fortificazione della città, poco distante dall area interessata dalle indagini di Werner Johannowsky, sono stati individuati i resti di due sepolture, verosimilmente inquadrabili in età romana, purtroppo fortemente danneggiate dai processi di erosione che interessano i versanti del colle. Figura 7. L area della necropoli romana 21

22 La sepoltura più antica era del tipo detto a enchytrismos : i resti del defunto, un bambino, erano stati sistemati all interno del volume di un anfora, appositamente privata della parte superiore, che era poi stata sepolta all interno di una stretta fossa. All interno della sepoltura, insieme alle ossa del defunto, non era presente alcun elemento di corredo. Figura 8. Resti della sepoltura più recente individuata nell area della necropoli romana. 22

23 La seconda tomba, più recente, accoglieva i resti di due individui, un adulto e un bambino, ed era inquadrabile nell ambito del tipo detto alla cappuccina : in questo caso, i resti dei defunti erano stati direttamente posizionati sul fondo di una stretta fossa, forse sopra ad una base in legno, tessuto o altro materiale deperibile, ed erano stati coperti con delle grosse tegole, sopra alle quali era stata accumulata la terra che sigillava la sepoltura. Come la precedente, anche questa sepoltura era assolutamente priva di materiali di corredo. 23

24 L AREA DEL PARCO ARCHEOLOGICO NOTAIO PINTO Le indagini stratigrafiche nell area del Parco Archeologico Notaio Pinto hanno portato alla luce strutture murarie e stratificazioni riferibili ai periodi romano, medievale e post-medievale della città, purtroppo seriamente danneggiate da una serie di interventi moderni, che ne hanno parzialmente compromesso la leggibilità. I resti più antichi attualmente in luce sono costituiti da una serie di possenti murature in pietra e laterizio, verosimilmente riferibili ad un importante edificio, privato o pubblico, inquadrabile nell ambito del periodo compreso tra il III e il IV secolo d.c. La struttura, ancora in corso di indagine, era costituita da una serie di ambienti apparentemente dotati di un unico accesso, posto sul lato nord. Uno degli ambienti indagati conserva ancora, aderente alla parete, parte dell antico intonaco di rivestimento, sul quale si intravede lo spiccato della volta del soffitto. Sullo stesso intonaco, più in basso, si conserva una serie di piccoli fori, disposti in linea, a distanze regolari, che costituiscono probabilmente la traccia degli 24

25 antichi sostegni metallici di un originario rivestimento in marmi colorati, che non si è conservato. Figura 9. L area del Parco Archeologico Notaio Pinto, al termine della campagna

26 Figura 10. I resti dell edificio romano, al momento della scoperta. Figura 11. Uno degli ambienti all interno dell edificio romano, al termine della campagna

27 Parte dell ambiente era occupato da una vasca rettangolare, rivestita in malta idraulica e dotata di un pavimento a mosaico con tessere bianche e nere. Tra il IV e il XVI secolo, questa struttura vide una serie di riadattamenti e modifiche che, purtroppo, sono ad oggi di difficile lettura a causa delle profonde lacerazioni che gli interventi moderni hanno causato alle stratificazioni. Figura 12. Lacerti delle stratificazioni riferibili alle fasi di vita comprese tra il IV e il XVI secolo nell area della struttura romana. 27

28 La consistenza e l importanza dell abitato in queste fasi è, comunque, confermata dalla grande quantità di materiali ceramici, locali e di importazione, che si rinvengono nelle stratificazioni di risulta degli interventi moderni. Poco a nord della struttura romana, in un punto in cui gli interventi moderni sembrano aver inciso in maniera più superficiale, le indagini hanno portato alla luce i resti di parte dell antico quartiere distrutto dall invasione dei pirati di Dragùt Rais nel Figura 13. Parte del quartiere distrutto da Dragùt Rais nel

29 Del quartiere, ancora in corso di indagine, si distingue forse un tratto della antica viabilità, su cui si affaccia un piccolo ambiente a pianta quadrangolare, nel cui crollo si è distinta l esistenza di un secondo piano. Figura 14. Piatto riferibile alle ultime fasi di vita del quartiere identificato nell area del Parco Archeologico Notaio Pinto. Ad un secondo ambiente, di dimensioni maggiori, si accedeva invece probabilmente dal lato opposto alla strada, in una parte del quartiere che non è ancora stata interessata dalle indagini archeologiche. Anche questa struttura era dotata di un 29

30 secondo piano, come dimostra l imposta di una scala in pietra, visibile lungo il lato est. Le ceramiche e gli altri reperti riferibili a questa fase testimoniano un abitato dalla particolare vivacità commerciale, capace di attrarre merci, anche di lusso, non solo da tutta l Italia tirrenica e dall entroterra, ma anche dai più lontani mercati del Mediterraneo. 30

31 PER SAPERNE DI PIÙ BENCIVENGA TRILLMICH 1988 C. Bencivenga Trillmich, Pixous-Buxentum, in MEFRA, 100, 1988, pp BRACCO 1983 V. Bracco, Il macellum di Buxentum, in Epigraphica, XLV, 1983, pp GALLO 1966 L. Gallo, s.v. Policastro Busentino, in BTCGI Bibliografia Topografica della Colonizzazione Greca in Italia e nelle Isole Tirreniche, vol. XIV, Pisa-Roma 1996, pp JOHANNOWSKY 1992 W. Johannowsky, Appunti su Pyxous- Buxentum, in Atti e Memorie Società Magna Grecia, s. III, 1, 1992, pp NATELLA, PEDUTO 1973 P. Natella, P. Peduto, Pyxous Policastro, in L Universo, LIII, 1973, n. 3, pp

32 PANEBIANCO 1963 V. Panebianco, L attività di ricerca archeologica a cura della Direzione dei Musei Provinciali del Salernitano, in Apollo, III-IV, 1963, pp PANEBIANCO 1964 V. Panebianco, Policastro di S. Marina. Saggi esplorativi, in Bollettino d Arte, XLIX, 1964, p STERNBERG 1987 A. R. Sternberg, Die Silberprägung von Siris und Pyxus, in Atti XX Convegno di studi sulla Magna Grecia (Taranto 1980), Napoli 1987, pp ZANCANI MONTUORO 1949 P. Zancani Montuoro, Siri Sirino Pixunte, in Archivio Storico Calabria e Lucania, 18, 1949, pp

33 CALENDARIO DELLE ATTIVITÀ PREVISTE PER IL APRILE 29 GIUGNO: Progetto Policastro Bussentino. Quarto Campo Internazionale di Ricerca Archeologica. 31 AGOSTO 12 OTTOBRE: Progetto Policastro Bussentino. Quinto Campo Internazionale di Ricerca Archeologica. Il calendario è parziale e le date di alcune iniziative potrebbero subire dei cambiamenti. Nei mesi primaverili ed estivi, inoltre, sono previste altre iniziative. Per informazioni più dettagliate e per aggiornamenti sui singoli corsi e sui campi di ricerca: info@etrurianova.org 33

34 CONTATTI Le attività e i progetti di Etruria Nova Onlus sono visibili sul sito web: Etruria Nova è presente su Facebook con i profili: Etruria Nova e Progetto Policastro Archeologia Per aggiornamenti sulle prossime attività di Etruria Nova Onlus e per informazioni sulle modalità di iscrizione: Associazione Etruria Nova Onlus Vicolo S. Agostino, Montalcino (SI) cell info@etrurianova.org 34

35 AMICI E SOSTENITORI DEL PROGETTO CASEIFICIO S. LUCIA di Giudice Felice & Giammarino Carmine Contrada Santa Lucia 7, Fraz. Policastro Bussentino, Santa Marina (SA). DAGES SAS & C. di Alfonso Celia Via S. Marco 10, Praia a Mare (CS) Telefono: Fax FRATELLI GIUDICE Contrada Scattaro, Fraz. Policastro Bussentino, Santa Marina (SA). ORTOFRUTTA CAPACCHIONE SNC di Capacchione Angelo & C. Traversa A. Diaz, Fraz. Policastro Bussentino, Santa Marina (SA). 35

36 ORTOFRUTTA LATERZA Contrada Scattaro, Fraz. Policastro Bussentino, Santa Marina (SA). PANIFICIO DOLCE PANE di Pirolo Antonio Contrada Filano, Fraz. Policastro Bussentino, Santa Marina (SA). Telefono: SIGMA SHOPPING CENTER Parco Degli Ulivi, Fraz. Policastro Bussentino, Santa Marina (SA). Telefono: SUPERMERCATO DIMEGLIO di Giovanni Prota Via Nazionale 26, Fraz. Policastro Bussentino, Santa Marina (SA). 36

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