Intervento di Paolo Gallana LA POLITICA DI FRONTE AI DIRITTI, ALLE INEGUAGLIANZE SOCIALI, ALLE POVERTÀ, ALLO SPRECO
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- Antonietta Manca
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1 Intervento di Paolo Gallana LA POLITICA DI FRONTE AI DIRITTI, ALLE INEGUAGLIANZE SOCIALI, ALLE POVERTÀ, ALLO SPRECO
2 Art. 1 Dalla dichiarazione universale dei diritti dell uomo Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
3 Art. 2. Dalla Costituzione italiana La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
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5 Noi nel mondo Noi italiani: siamo 1% della popolazione mondiale Produciamo il 3% del PIL mondiale Possediamo il 6% delle ricchezze mondiali Dati banca d Italia
6 La ricchezza media delle famiglie nel tempo
7 La ricchezza degli italiani La ricchezza media delle famiglie italiane ha conosciuto nel tempo una crescita tendenziale fino al 2007 per poi ridursi, in seguito alla crisi, scendendo sotto al valore di euro a prezzi La ricchezza degli italiani è principalmente composta dalle attività reali che rappresentano il 68,5% della ricchezza totale, mentre le attività finanziarie costituiscono il 31,5%
8 La ricchezza totale degli italiani nel 2009: milioni di euro attività finanziarie nette attività reali
9 La distribuzione della ricchezza dati Banca d Italia su 2009, resi noti il 20/12/2010 In Italia la ricchezza non risulta essere equamente distribuita. Il 10% più ricco della popolazione possiede il 44,7% della ricchezza totale. Il 40% della popolazione che si pone ad un livello intermedio possiede il 45,5% della ricchezza. Il rimanente 50% della popolazione possiede il 9,8% della ricchezza totale
10 2008 La distribuzione della ricchezza in Italia 44,7% 45,5% 9,8%
11 I redditi delle famiglie italiane Nel 2006 le famiglie italiane hanno percepito in media un reddito netto di pari a mensili con un valore mediano di Nel 2007 il reddito disponibile nominale è cresciuto del 3,5% Nel 2008 è cresciuto del 2,3% Nel 2009 il reddito disponibile è diminuito del 2,7% (dati ISTAT)
12 La distribuzione del reddito in Europa (fonte ISTAT) L indice gini, misura il grado di diseguaglianza nella distribuzione del reddito. Questo indice evidenzia che in Italia nel 2005 vi era una elevata diseguaglianza nella distribuzione dei redditi; Fra gli stati europei considerati, la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi in Italia inferiore solo a quella del Portogallo e Spagna, con valori molto simili a Irlanda e Regno Unito che però evidenziano un reddito mediano più elevato Si osserva che gli stati europei con elevata diseguaglianza nella distribuzione dei redditi e con più basso reddito mediano, sono quelli che denunciano la maggiore instabilità finanziaria
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14 La distribuzione dei redditi nei paesi OCSE Nel 2006 si osserva che il reddito medio del decile più ricco della popolazione Italiana è più elevato della media OCSE, inferiore solo a quello della Germania, del Regno Unito e degli USA Il reddito medio del decile più povero della popolazione italiana era inferiore a quello della media dei paesi OCSE ed inferiore anche a quello degli USA
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16 L aumento della diseguaglianza in Italia, a partire dalla metà degli anni 70, è stato caratterizzato dalla diminuzione della quota dei compensi del lavoro sul valore aggiunto nazionale. Questa quota è diminuita consistentemente nei paesi dell OCSE, ma è caduta in modo più pronunciato in Italia
17 In Italia la quota del reddito nazionale che si ottiene attraverso il lavoro è la più bassa tra i principali paesi OCSE. Ciò dipende in larga misura dall evoluzione del salario reale. Secondo le stime del OIL, a parità di potere di acquisto, gli stipendi reali sono diminuiti in Italia del 16% circa tra il 1988 e il 2006
18 Distribuzione del valore aggiunto e rappresentanza Si può constatare che la riduzione progressiva della quota del valore aggiunto destinata al lavoro inizia alla fine degli anni settanta e prosegue nei successivi trent anni. La crisi di rappresentanza sociale e politica del mondo del lavoro, coincide temporalmente e non casualmente, con il modificarsi della distribuzione del valore aggiunto a svantaggio del lavoro
19 Reddito e famiglie in Italia In un recente studio dell ISTAT, le famiglie italiane sono state suddivise in otto gruppi considerando il reddito posseduto, la situazione abitativa ed altri elementi utili a definirne le condizioni di vita. Dallo studio emerge che le famiglie che versano in situazioni di grave disagio, tale da non consentire una sufficiente soddisfazione dei bisogni fondamentali nel 2006 erano La riduzione dei redditi conosciuta in questo ultimo anno, fa presupporre che queste ora siano aumentate
20 Famiglie e condizioni di vita in Italia
21 Persone che vivono nelle diverse tipologie di famiglie Il primo gruppo di famiglie agiate 2 Il secondo gruppo di famiglie agiate 3 Famiglie benestanti che non risparmiano 4 Famiglie gravate dal mutuo 5 Pensionati proprietari di casa a basso reddito 6 Famiglie a basso tenore di vita 7 Famiglie in difficoltà per le spese quotidiane 8 Famiglie in grave disagio
22 Gli effetti delle politiche sociali nei paesi dell Unione Europea Le due tavole di seguito riportate evidenziano che: L Italia, prima dei trasferimenti sociali, è uno dei paesi con il più elevato numero di persone a rischio di povertà; dopo i trasferimenti sociali, l Italia è il paese che meno riduce il numero di persone a rischio di povertà
23 In Italia i trasferimenti sociali riducono in modo meno significativo che altrove il numero di minori che non sono più a rischio di povertà. Tali trasferimenti fanno uscire dal rischio di povertà solo il 15,4% dei minori a rischio, contro una media europea del 27,5% e stati come la Francia che riescono a ridurre il rischio di povertà per il 40,7% dei minori. I dati presentati nelle due tabelle successive permettono di affermare che le politiche sociali in Italia sono mediamente, ed in modo significativo, meno efficaci delle politiche sociali degli altri paesi europei, nel ridurre i rischi di povertà per la popolazione e in modo particolare per i minori.
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26 Le politiche di contrasto alla povertà e il consenso sociale Nel secolo scorso le politiche di contrasto alla povertà sono state sostanzialmente basate sulla redistribuzione del reddito; La costante crescita del reddito prodotto rendeva socialmente e politicamente accettabili i provvedimenti di redistribuzione dei redditi; La riduzione dei tassi di crescita economica degli ultimi 20 anni, ha reso più difficile gli interventi redistributivi La limitatezza delle risorse naturali disponibili per la crescita, richiede di ripensare sia i modelli di sviluppo, sia le politiche di contrasto alla povertà.
27 La povertà non può essere combattuta solo con politiche redistributive e con una maggiore crescita economica Noi dobbiamo contenere il consumo di risorse L'impronta ecologica è un metodo di misurazione che indica il peso che ognuno di noi ha sulla terra; quanto territorio biologicamente produttivo viene utilizzato da un individuo, per produrre le risorse che consuma e per assorbire i rifiuti che genera.
28 Secondo i calcoli fatti sulla base dei dati 2005, l'impronta ecologica dell'umanità è di 2,2 ettari pro-capite; In Italia determiamo un impronta ecologica di 4.2 ettari globali pro capite L Italia ha una biocapacità di 1 ettaro globale pro capite, Il nostro deficit ecologico è di 3.1 ettaro globale pro capite. Nella classifica mondiale siamo al 29 posto per l impatto ambientale che determiniamo, seppure in coda rispetto al resto dei paesi europei.
29 Ridurre lo spreco per combattere la povertà e salvaguardare l ambiente Le politiche per combattere la povertà, passano necessariamente attraverso il miglior uso delle risorse e una riduzione degli sprechi; Gli ambiti di riduzione degli sprechi che oggi appaiono più significativi riguardano il settore energetico, il settore dei farmaci, il settore alimentare e il settore della produzione e smaltimento dei rifiuti e il riutilizzo delle materie prime.
30 Lo spreco energetico Il costo che in Italia sosteniamo per il consumo di prodotti energetici è di circa 60 miliardi l'anno Lo spreco energetico dovuto all inadeguata coimbentazione delle nostre abitazioni è di 8 miliardi di euro A questo si aggiunge lo spreco per la presenza di un inefficiente rete di distribuzione dell energia Lo spreco legato all insufficiente ricorso a fonti di energia rinnovabile, pur considerando il buon incremento verificatosi nel 2009
31 Lo spreco di farmaci Nel 2009 il mercato farmaceutico totale, comprensivo della prescrizione territoriale e di quella erogata attraverso le strutture pubbliche (ASL, Aziende Ospedaliere, Policlinici Universitari, ecc.) è stato di oltre 25 miliardi di euro, di cui il 75% a carico del Servizio Sanitario Nazionale. In media, per ogni cittadino italiano, la spesa per farmaci è stata di 420 euro. Il consumo farmaceutico territoriale di classe A-SSN è aumentato del 3,4% rispetto al 2008: ogni mille abitanti sono state prescritte 926 dosi di farmaco al giorno (erano 580 nel 2000). La Regione con il valore più elevato di spesa pubblica per farmaci di classe A-SSN è la Calabria con 275 euro pro capite, mentre il valore più basso si riscontra nella Provincia Autonoma di Bolzano (circa 149 euro). Il movimento consumatori, sulla base di un indagine campionaria, ha rilevato che il 30% dei farmaci prescritti resta inutilizzato e viene buttato via
32 Lo spreco alimentare Last Minute Market, spin off della facoltà di Agraria dell Università di Bologna, ha reso noto i seguenti dati relativi allo spreco alimentare: venti milioni di tonnellate di cibo ancora buono di provenienza dai campi o dalle case; 250 mila tonnellate di carne Il cibo sprecato è l equivalente di 37 miliardi di euro, pari al 3% del Pil italiano Basterebbe per sfamare 636 mila persone per un anno
33 Considerazioni sulla realtà italiana Siamo di fronte ad una distribuzione dei redditi e della ricchezza che evidenzia forti disuguaglianze I redditi da lavoro stanno subendo una continua riduzione in termini reali Crescono le famiglie in situazione di povertà e di rischio di esclusione sociale Non esiste una adeguata politica di redistribuzione del reddito Sono inadeguati gli interventi di prevenzione dell esclusione sociale Siamo di fronte ad una realtà che evidenzia un elevato livello di sprechi anche con responsabilità nei comportamenti dei cittadini
34 Occorre porre in atto una politica di sviluppo che superi i vecchi modelli fondati solo sulla crescita economica Favorire una diversa distribuzione dei redditi e della ricchezza Occorre adottare comportamenti sociali coerenti ad uno sviluppo che abbia come obiettivo l inclusione sociale Occorre porre in atto modelli di produzione e consumo compatibili dal punto di vista sociale e ambientale
35 AFFINCHE L AFFERMAZIONE DEI DIRITTI UMANI NON RESTI POESIA MA DIVENGA PRASSI, OCCORRE Ricercare nuovi modelli di sviluppo ambientalmente e socialmente sostenibili Adottare comportamenti coerenti da parte di ogni persona che saper effettuare scelte responsabili nel proprio e nell altrui interesse Effettuare interventi efficaci di redistribuzione dei redditi e delle ricchezze Realizzare una consistente riduzione degli sprechi e favorire l uso di risorse rinnovabili
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