Forme della precarietà Intervento di Massimo Recalcati durante il VI seminario annuale di Jonas Onlus

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1 Forme della precarietà Intervento di Massimo Recalcati durante il VI seminario annuale di Jonas Onlus 1. Vi propongo qualche riflessione sul tema della precarietà e del legame. La precarietà è oggi una parola egemone, una parola-maitre. In generale possiamo definire la precarietà come un esperienza di solitudine, di angoscia, di insicurezza, come una esperienza di perdita di padronanza. Il filosofo direbbe: l essere umano è nella precarietà non accidentalmente ma ontologicamente. Questo significa che la nostra esistenza è, come tale, un espressione della precarietà. Lo ricorda anche Freud in apertura de Il disagio della civiltà. L uomo non è fatto per essere felice. La morte, la malattia, l esistenza dell altro uomo, rendono precaria la sua vita. La vita dell uomo, certamente, è, come tale, nella precarietà. Insomma, siamo tutti precari! 2. Nella teoria di Lacan possiamo individuare almeno tre diverse scritture della precarietà del soggetto: a) Nella scrittura di $. La vita è lesa dal significante. La vita che non può mai consistere di se stessa, è sempre separata da se stessa, disidentica, non coincidente. Questo significa che il soggetto è sempre rappresentato da un significante per un altro significante. Dunque non è mai padrone del suo essere, non può consistere mai in un solo significante. Il soggetto è iscritto nel sistema dell Altro ma è anche sempre escluso da questo sistema, è l impossibile da rappresentare. La sua precarietà consiste nel suo statuto rom, nel suo essere nomade, in fuga costante, preso nel sistema dell Altro ma anche senza un identità stabile, sradicato, spurio, irrappresentabile. c) Nella scrittura dell inesistenza del rapporto sessuale. il soggetto, infatti, non può mai fare o essere Uno con l Altro. Anche questa impossibilità definisce la sua precarietà di fondo. Non si può legare il godimento dell Altro al nostro godimento. Non esiste il rapporto sessuale. Il legame con l Altro non passa dall identità del godimento perché il godimento anziché fare legame isola, separa, distoglie dal legame. c) Nella scrittura della non compiutezza del sistema dell Altro, ovvero dell impossibilità del sistema simbolico di normare integralmente il reale. La precarietà è data dal fatto che il reale sfugge ad ogni addomesticamento civile. La precarietà consiste nel fatto che non c è fondamento garantito dell Altro e che, conseguentemente, l Altro non può garantire in nessun modo l esistenza del soggetto, non può proteggerla dall incontro col reale. 3. Proprio perché la precarietà definisce l esistenza come tale, il soggetto aspira sempre ad un legame. I legami umani in generale sono supplenze all inesistenza del rapporto sessuale, ovvero dell assenza di legame tra il godimento dell Uno e il godimento dell Altro. Gli esseri umani si difendono dalla precarietà per la via del legame sociale. E una tesi classica anche della filosofia politica: il legame civile protegge gli uomini dalla precarietà. Per la psicoanalisi in generale, almeno in un primo approccio, il legame è una cura della precarietà. O, se si preferisce, la precarietà genera la tendenza al legame come un suo trattamento possibile. La clinica della nevrosi è, per esempio, una clinica nella quale è accentuata proprio la natura protettiva (analitica o narcisistica) del legame. Del legame come esorcismo nei confronti della precarietà. La dipendenza dal legame è costante nella clinica della nevrosi quanto l angoscia nei confronti della precarietà. In questo senso, Freud affermava che ogni nevrotico conserva sempre dei tratti infantili. Bion nomina questa esigenza protettiva del legame come tendenza socialistica. Possiamo affermare che per questa funzione protettiva attribuita immaginariamente al legame la clinica della nevrosi si configuri come una clinica della patologia del desiderio. Potremmo dettagliare meglio questa definizione. In sintesi

2 si può dire che la patologia nevrotica del desiderio rende il desiderio incapace di concludere, incapace di realizzazione, per usare due termini di Lacan, insomma, inconcludente. Il desiderio nevrotico è un desiderio inconcludente. Questa inconcludenza diviene però un luogo di godimento. Il nevrotico è colui che gode dell impossibilità o dell insoddisfazione del desiderio. Nei Complessi familiari Lacan definisce nel culto dell impotenza e in quello dell utopia i due versanti cruciali della patologia nevrotica del desiderio. L impotenza consiste in una non realizzazione del desiderio che avviene per assenza di forza sufficiente, per inadeguatezza, per insufficienza fallica del soggetto. L utopia invece è una non realizzazione del desiderio che si sostiene sull ideale e sulla posizione dell anima bella, dunque sull evitamento del reale. In entrambe ciò che si manifesta è la necessità della difesa dal desiderio. E la difficoltà del soggetto ad assumere il proprio desiderio. Il soggetto arretra di fronte alla possibilità di manifestare con decisione la forza del suo desiderio. Prevale l esigenza socialistico-conformista del legame (nevrosi ossessiva) o il lamento dell insoddisfazione di ogni legame (isteria). Il legame nevrotico è sempre un legame impotente o utopico. In ogni caso il nevrotico esige il legame. E sempre alla ricerca di un legame. La clinica della nevrosi non è una clinica dello slegame ma una clinica della necessità del legame che però rischia di indebolire la forza del desiderio. Il legame funziona qui come difesa dal reale. Impotenza e utopia sono effettivamente due difese nevrotiche dal reale. La struttura nevrotica è, in effetti, la struttura che più massicciamente si difende dal reale. Il legame tende però a diventare, proprio per queste ragioni, sintomatico come tale. Il legame assume allora la forma del sintomo; diventa cioè un trattamento privilegiato del reale. Nondimeno il legame come sintomo tende a produrre nel soggetto nevrotico insoddisfazione. E qualcosa che la clinica conferma regolarmente: il legame nevrotico è segnato dall insoddisfazione, dall insoddisfazione dell impotenza e dell utopia. Non riesco mai a stare come vorrei nel legame (impotenza); sogno sempre un legame diverso da quello in cui sono (utopia). La clinica della psicosi invece è una clinica dell attacco al legame, del rifiuto del legame, della rottura del legame, dello scatenamento. La parola dello psicotico, afferma Lacan, rinuncia a farsi riconoscere. La sua libertà, precisa sempre Lacan, è però solo negativa. E solo negativa perchè punta a recidere ogni legame con l Altro, ad escludere l Altro. La libertà del folle rigetta ogni forma di debito e di alienazione. E libertà che si vuole come assoluta. Dunque è un delirio della libertà. Tuttavia, la clinica della psicosi non si caratterizza solo per questo strappo nei confronti del legame sociale lo schizofrenico è colui che diserta il legame come limite alla precarietà ma è anche una clinica della cementificazione del legame. Nella figura della psicosi sociale a cui è stato dedicato il primo Seminario del GRI (Gruppo di ricerca dell IRPA) Lacan, in linea con le ricerche cliniche di Helene Deutsch sulle personalità come se, di Winnicott sul falso sé, di Bollas sulle personalità normotiche, evidenzia una corruzione del legame sociale che si sviluppa per un eccesso di identificazione. In questo caso l attacco al legame non si manifesta tanto come disgregazione, frattura, rottura del patto simbolico con l Altro, ma come immedesimazione acritica al sistema dell Altro, come adesione olofrastica alle sue insegne sociali. 4. Le patologie del legame possono dunque essere patologie del desiderio (sacrificato alla sopravvivenza sintomatica del legame, come accade nelle nevrosi), patologie del rifiuto o della rottura del legame (dove è il legame che viene distrutto dal godimento dissipativo, non normato dalla castrazione, come accade nelle psicosi deliranti), ma anche patologie dell irrigidimento identificatorio del legame. Mentre la prima patologia preserva la precarietà del soggetto, la precarietà del soggetto diviso, la seconda e la terza segnalano un collasso del soggetto diviso. La figura dello psicotico che rompe le catene del significante o di quello che si assimila socialisticamente ad un significante identificatorio, coincidono nel porre il legame la sua distruzione come la sua iperdeterminazione - come alternativa al desiderio. In questo senso la clinica psicoanalitica mostra gli effetti distruttivi provocati dal legame che si frattura, ma anche gli effetti, altrettanto distruttivi, del legame che diventa laccio, lega, fascio, del legame che abolisce lo spazio comune. In questi casi il legame non

3 frena il godimento ma diventa, secondo logiche diverse, luogo di un godimento mortifero. E il cuore psicotico della psicologia delle masse. Quando il legame non sposta il godimento verso il desiderio ma genera un godimento infatuato dell Uno. 5. Lacan ha molto insistito nel pensare i legami sociali come delle combinatorie significanti. La sua tesi di fondo è che il discorso (dunque il legame sociale) è ciò che articola il godimento frenando la sua spinta distruttiva. Egli ha sempre mostrato, nella sua pratica clinica come nella sua pratica istituzionale, una fiducia, non verso i soggetti in quanto tali, ma nei confronti del dispositivo discorsivo che regola i loro rapporti. I soggetti appaiono come subordinati al discorso perché è il discorso che li colloca in determinati posti e che, di conseguenza, condiziona il loro potere enunciativo. Il funzionamento di un istituzione dipenderebbe, in questa prospettiva, dalla funzione simbolica, regolatrice, del discorso più che dall etica del soggetto. In Freud la questione del legame sociale sembra invece implicare più direttamente la dimensione etica, più che logica, del legame Il legame per Freud implica, infatti, il rapporto della vita con la morte, della costruzione con la distruzione, di Eros con Thanatos. Per Lacan ogni legame è possibile solo laddove si negativizza, almeno parzialmente, il godimento. Su questo punto egli resta profondamente freudiano. Ma per Freud il dispositivo discorsivo non sembra riscuotere troppo la sua fiducia. La pulsione di morte non può mai essere evacuata integralmente da nessun legame sociale, da nessun dispositivo discorsivo. Per Freud Eros, la funzione unificante, assemblatrice, aggregatrice di Eros, non è mai una semplice alternativa alla potenza oscura di Thanthos. Freud, piuttosto, annoda l uno all altro. Il nodo che Lacan svilupperà nella sua topologia trova forse proprio nell impasto pulsionale freudiano una sua prima versione etica. Ebbene, questo impasto della pulsione di vita con la pulsione di morte è per Freud la condizione che rende possibile la vita stessa. Se non c è impasto, se la pulsione di vita e la pulsione di morte non si annodano, c è smembramento del legame e deriva mortifera della vita La melanconia è l esempio freudiano più puro del disimpasto pulsionale. E il paradigma di una separazione senza dialettica. Dunque di una separazione assoluta. Lacan l ha definita nei Complessi familiari, un aspirazione alla morte. Una separazione come anti-lutto. Non una elaborazione simbolica della perdita, ma un agire la perdita come Thanatos senza Eros. Una separazione che è un lasciarsi andare alla deriva. Avviene anche in certe forme radicali di anoressia: la separazione è senza debito e vorrebbe poter annullare qualunque forma di legame. Cosa sarebbe invece Eros senza Thanatos? Sarebbe semplicemente impensabile. Come separare la vita dalla morte. Sarebbe la megalomania maniacale del sentimento oceanico? Sarebbe l illusione totalitaria dell amore come fusione all Uno? Dell amore come fare ed essere Uno con l Altro? 6. Thantos è la precarietà come spinta alla deriva del soggetto. Il godimento si sgancia dall amore, Thanatos si scioglie da Eros. Il godimento di Thanatos è un antiamore. E una figura che rovescia specularmente il godimento del legame che troviamo nella massa psicotica: quello era un godimento del legame, questo è un godimento senza legame, un godimento puro della separazione. Potremmo chiederci: non è forse il godimento, per principio, senza legame? Non è forse questa la differenza che lo separa dal desiderio? Il desiderio è desiderio dell Altro, mentre il godimento non sarebbe forse godimento dello Stesso, godimento della Cosa senza l Altro? La pratica della psicoanalisi è una pratica che punta a riannodare eticamente Eros e Thanatos. In questo senso essa potenzia in un soggetto la capacità di costruire e di abitare legami. Nel Seminario X Lacan ha teorizzato la funzione dell amore proprio in questo termini; legare, far convergere il desiderio col godimento. L amore come legame implica, in effetti, la convergenza, l intreccio, l impasto di godimento pulsionale e desiderio in quanto desiderio dell Altro. E questo il modo con il quale Lacan ripensa l impasto pulsionale freudiano, dunque la funzione dell amore, la funzione di Eros. Eros è un trattamento, il trattamento fondamentale, di Thanatos. Thanatos è la spinta a

4 slegare. Lo slegame è una possibile manifestazione della pulsione di morte. Thantos è, come si esprimeva Edoardo Weiss, destrudo. Una spinta, una forza, dunque non uno stato d essere. Una forza che però rifiuta ogni forma, ogni connessione, ogni articolazione, ogni legame possibile. L Eros freudiano, invece, è ciò che può dare forma alla forza, è ciò che produce una forma che è una forza. Produce un legame che non è solo castrazione del godimento ma è anche produzione di un'altra soddisfazione. La funzione del legame non è, dunque, solo quella di regolare il narcisismo mortifero dell Uno da solo, ma è anche la possibilità di permette al godimento di convergere col desiderio, dunque di non escludere l Altro. E la possibilità di condurre il desiderio alla sua realizzazione. In questo senso Eros può trovare nella sublimazione un suo paradigma decisivo. La definizione lacaniana dell amore come ciò che fa convergere il desiderio col godimento non è solo una definizione dell amore come legame tra due, ma è anche una definizione di una possibile politica della psicoanalisi. Come permettere l annodamento della forza della pulsione (della spinta a godere) con l apertura del desiderio al campo dell Altro? Come non richiudere su se stessa la forza pulsionale? Come imbrigliare in modo non semplicemente repressivo-disciplinare (cioè superegoico) la pulsione di morte, la spinta dissipativa al godimento? Come, insomma, legare questa spinta alla potenza del desiderio? Nel far convergere il desiderio col godimento, l amore realizza una forma di legame non totalitario perché include in questo legame l esperienza del desiderio che è esperienza del non-tutto, della differenza assoluta, della separazione. La grande scommessa per una politica della psicoanalisi sarebbe quella di realizzare un legame fondato non sull utopia totalitaria dell Uno ma sulla dimensione del non-tutto. In altre parole: sapere costruire legami sullo sfondo di una precarietà (l inesistenza del rapporto sessuale) dalla quale non si può guarire. Il legame erotico è una forma che è una forza. Vi sono situazioni dove invece predomina l esigenza meramente protettiva. Il legame diventa allora uno scudo protettivo rispetto alla forza. Diventa solo forma e la forma perde ogni legame con la forza e si appiattisce su di un funzionamento burocratico sganciato dal desiderio. D altra parte se vi fosse solo forza non vi sarebbe legame possibile: la forza senza forma è distruzione, la forza senza forma è scatenamento. 7. La precarietà non è solo un effetto economico della globalizzazione che investe la dimensione del lavoro e del mercato, ma è qualcosa che colpisce più in generale la dimensione del simbolico contemporaneo. Il discorso del capitalista di Lacan è un tentativo di decifrazione del simbolico contemporaneo, dunque del legame sociale del nostro tempo, a partire dalla categoria della precarietà. La tesi di Lacan è che il discorso del capitalista sia il discorso dello slegame, sia il discorso della precarietà sociale. Cosa evidenziamo in questo discorso? Una nuova configurazione del regime capitalista rispetto al tempo della sua affermazione storica. Lacan propone un tempo secondo del capitalismo rispetto alle tesi classiche di Marx e anche di Max Weber sulle sue origini. Il quinto discorso di Lacan, in particolare, sovverte le tesi weberiane sul capitalismo. Quale era il loro fondamento? Il fondamento ideologico-culturale dell affermazione del capitalismo si trova, secondo la tesi classica di Weber, nell ascetismo protestante. La rinuncia e il sacrificio di sé consentono l accumulazione del capitale e la produzione dei profitti. Il discorso del capitalista lacaniano è, in questo senso, radicalmente anti-weberiano. Il discorso del capitalista non esalta affatto il legame come effetto della rinuncia pulsionale, ma è un discorso che esalta il godimento contro il legame. Questo discorso è il limite di ogni possibile discorso, perché se il discorso è un nome del legame, quello del capitalista tende a distruggere ogni forma discorsiva affermando il soggetto come pura spinta al godimento solitario. Il sacrificio di sé risulta pertanto contraddittorio in un regime che pone il proprio fondamento sull imperativo del consumo. La mancanza di godimento come condizione dell accumulazione si trasforma così in una proletarizzazione generalizzata, in una precarizzazione diffusa del soggetto.. La mancanza di godere diventa pura avidità di godere. Questo significa, come propone di fare Lacan, porre il soggetto sbarrato nella posizione di agente del discorso del capitalista. Diversamente

5 dal discorso del padrone dove la mancanza è prodotta dal significante, nel discorso del capitalista la mancanza si trasfigura in una avidità di consumo che vuole scalzare il potere letale del significante. L illusione è che non esista alcun padrone se non un soggetto padrone di se stesso. In realtà, questo individualismo sfrenato è una forma ipermoderna di schiavitù. Il discorso del capitalista è una forma di assoggettamento e non di liberazione. Marcuse parlava di desublimazione repressiva. Non è il soggetto che desidera ma è il soggetto ipnotizzato dall offerta dell oggetto di godimento che esige di godere. Pasolini aveva sintetizzato questa trasformazione epocale del potere: il potere ipermoderno non ha bisogno di sudditi ma di liberi consumatori! Non è l Ideale che sancisce la rinuncia pulsionale come condizione di ammissione del soggetto nella Civiltà, ma la spinta al godimento che anima una divisione del soggetto che non è in rapporto al significante, ma all oggetto, all oggetto reso illusoriamente disponibile (illimitatamente) dal potere del mercato. Il discorso del capitalista richiude il rapporto tra soggetto diviso e oggetto (a). L oggetto non è perduto, non è indice della mancanza, ma si solidifica illusoriamente, resta contiguo al soggetto. 9. La caduta dell Ideale e la funzione di agente assunta dalla spinta a godere nel discorso che Lacan denomina come capitalista, mostrano la precarietà simbolica dell Altro contemporaneo: crisi della politica, dell ideologia, del religioso, della dimensione valoriale, del discorso educativo. Epoca post-ideologica, post-moderna, iper-moderna, post-umana. Sono tutti modi di dire questa precarietà del simbolico contemporaneo. La precarietà della nostra epoca è il prodotto di una instabilità dei legami, di legami senza Ideale, liquidi, esposti alla contingenza del sintomo. Abbiamo già visto come la precarietà sia dell ordine simbolico come tale in quanto manca di un fondamento ultimo, in quanto non esiste l Altro dell Altro. Ma l Altro contemporaneo accentua questa instabilità, accentua l esteriorità della parola rispetto al godimento. La precarietà ipermoderna è vincolata alla svalutazione della dimensione simbolica ed erotica della parola. Al suo posto subentra il principio di prestazione elevato ad imperativo iperedonisitco. Diversamente dall epoca freudiana il principio di prestazione non si limita a potenziare repressivamente il principio di realtà (era l ipotesi coniata da Marcuse) perché la prestazione attualmente in gioco è innanzitutto una prestazione di godimento. Non c è conflitto tra principio di piacere e principio di realtà, tra programma pulsionale e programma della Civiltà. La prestazione è piuttosto un effetto dell imperativo sociale del Super-io sadiano: Godi! Questo principio tende allora a non fare legame ma ad isolare i soggetti nel loro statuto individuale, monadico, precario. Il legame sociale sembra così perdere il suo fondamento poiché solo la rinuncia di godimento è in grado di animare il desiderio. 10. Cosa produce il discorso del capitalista? Produce insoddisfazione. Produce l insoddisfazione come una nuova forma clinica della precarietà L insoddisfazione prodotta dal discorso del capitalista perpetua una delle espressioni più scabrose della precarietà ipermoderna. Essa non è insoddisfazione isterica del desiderio, ma effetto del discorso del capitalista: l oggetto offerto è offerto non per soddisfare ma per suscitare nuove domande, non per mantenere il desiderio come insoddisfatto ma per animare compulsivamente la domanda di godimento. L insoddisfazione isterica si nutre dell ideale fallico, esige di raggiungere il fallo come significante puro del desiderio. Quella ipermoderna è invece insoddisfazione legata al consumo. Non all impossibilità di raggiungere il fallo, ma all effetto compulsivo della domanda. Mentre l isterica intende salavaguardare la mancanza a essere perché in questo modo salva il desiderio, il discorso del capitalista produce solo psuedo-mancanze finalizzate a produrre sempre nuovi oggetti. Per questo Lacan parla di una proletarizzazione generalizzata. La mancanza non va salvaguardata, ma prodotta di continuo come artificio finalizzato al godimento. La mancanza isterica è collegata al desiderio, mentre quella artefatta del discorso del capitalista è collegata al godimento. In questo senso il

6 discorso del capitalista è più una manifestazione della pulsione di morte che un espressione dell insoddisfazione isterica del desiderio. 11. Nell epoca del discorso del capitalista il sintomo nella sua funzione sociale sembra surclassato dal sintomo nella sua funzione di puro apparato di godimento. Il sintomo nell esperienza della clinica monosintomatica tende a fare legame. Una volta ho definito la funzione del piccolo gruppo come una funzione di annodamento. Eros lega Thanatos. Il piccolo gruppo è un riannodamento possibile del legame. In questo caso il monosintomo diventava un modo per legare la pulsione di morte. Ma possiamo anche pensare al sintomo che istituisce il legame familiare o al sintomo che cementa il legame di coppia. In tutti questi casi si evidenza una funzione sociale del sintomo. Dobbiamo distinguere però questa funzione da quella del sintomo come puro apparato di godimento. Nel primo caso abbiamo il sintomo che sostiene il legame; nel secondo caso invece esso tende ad impedirlo proponendosi come strumento di un godimento autistico che non entra nello scambio con l Altro. Le nuove forme del sintomo, come sappiamo, accentuano proprio questo lato del sintomo, il lato del sintomo non come legame ma come rottura del legame. 12. Anche in questo senso il discorso del capitalista è un discorso al limite del discorso. Il soggetto diviso, sganciato dal significante, è pura volontà avida di godimento. Il soggetto viene ridotto al suo corpo come volontà di godimento. E ciò che Lacan intende quando si riferisce ad un effetto di proletarizzazione come proprio del discorso del capitalista. Per Marx il capitalismo storico riduceva gli uomini alle sole funzioni animali. Attualmente la riduzione ha assunto le forme di una riduzione del soggetto alla spinta al godimento. Lacan ha coniato, per definire questa seconda riduzione, il termine narcinismo ( narcisismo + cinismo). La vita è ridotta al campo del godimento, alla volontà di godimento (cinismo) e questo godimento è autistico, senza legami con l Altro (narcisismo). Per questo l angoscia è sempre più diffusa. E angoscia di essere ridotti alla volontà di godimento del proprio corpo. Questa dimensione collettiva dell angoscia manifesta un altra declinazione della precarietà. L esperienza della precarietà è una esperienza di angoscia. Dovremmo però non confondere l oggetto del desiderio con l oggetto dell angoscia. L angoscia è angoscia della presenza dell oggetto, della sua eccedenza. L oggetto dell angoscia è un troppo che scompagina l immagine narcisistica del soggetto. Quello del desiderio implica invece la mancanza. L oggetto del desiderio è sempre un oggetto assente. Tuttavia questa assenza genera una forza. Viceversa la presenza in eccesso dell oggetto tende ad annichilire il desiderio, ad impedire la creazione di nuovi legami e a generare nuove forme di schiavitù. 13. Il legame non è solo una protezione dalla precarietà ma può anche essere un luogo di manifestazione della precarietà. Ogni legame umano è, come tale, esposto alla precarietà. Ogni legame sorge sempre da una contingenza. Non è mai una necessità. Il legame non è solo il luogo di una iscrizione, ma anche quello di una esposizione. Essere in un legame significa anche essere esposti all Altro. La clinica del gruppo monosintomatico mostra, per esempio, come il divenire oggetto libidico del gruppo possa coincidere con una separazione del soggetto dal gruppo, con una sua uscita dal gruppo o con una fobicizzazione dell oggetto-gruppo. Il legame implica infatti l erotizzazione e l erotizzazione può provocare angoscia. Per questo la sterilizzazione di Eros è sempre la vera posta in gioco del discorso del padrone. Il padrone impone legami di potere che neutralizzino la forza del desiderio. Esso difende dalla precarietà perché istalla il soggetto in un ordine. Il legame potente, capace di realizzazione del desiderio, è invece un legame che intrattiene una relazione critica col discorso del padrone. E quel legame che non lega il desiderio perché, come affermava Elvio Fachinelli a proposito della sua pratica coi gruppi, è uno stato del desiderio. Mantenere una istituzione o un gruppo, o più in generale, una politica, nella condizione del

7 desiderio produttivo è il modo per riannodare l effetto Thanatos attraverso Eros, per far convergere il desiderio col godimento. D altra parte non c è istituzione immune da Thanatos, dal rischio della rottura del legame, dalla tendenza alla distruzione del legame. Nemmeno quella che scommette più sui dispositivi che sugli uomini. La presenza della pulsione di morte è una costante della vita collettiva e istituzionale. C è però istituzione che vive Eros come una minaccia, come un attacco al legame, come uno sconvolgimento dell ordine stabilito e c è istituzione che si sostiene sulla circolazione della forza del desiderio. Più precisamente: potremmo pensare che il legame istituzionale tenda ad oscillare tra quelle due polarità. Tra la polarità della forma e quella della forza. Se però questa oscillazione dà luogo ad una fissazione sul polo della difesa dell ordine stabilito (della forma) che conduce a vivere il nuovo come minaccia, c è malattia. C è la malattia paranoica del potere che consiste nel vivere Eros come un attacco al legame. Se, al contrario, prevalesse a senso unico, una forza allergica ad ogni forma, ad ogni legame stabilito, non vi sarebbe istituzione possibile, freno al godimento, legame che possa durare nel tempo, ma solo caos, forza senza forma alcuna. Il discorso del padrone ritiene che per trattare Thanatos occorre effettivamente disciplinare il godimento. La psicoanalisi insegna invece che per contrastare Thantos occorre innanzitutto la riattivazione del desiderio. E Eros il solo trattamento, eticamente compatibile con la nostra pratica, di Thantos. Il che comporta un ultima questione: ogni volta che si scioglie un legame è davvero manifestazione della pulsione di morte? Non può accadere che per salvarsi dalla precarietà il soggetto si rifugi in legami sterili, alternativi, antagonisti al campo del desiderio? In questi casi, quando la potenza del desiderio è surclassata dall imposizione padronale del potere, quando il soggetto si rifugia in legami morti che hanno come unica funzione quella di assicurargli una garanzia identitaria, non possiamo pensare allo scioglimento del legame come ad una manifestazione affermativa del desiderio?

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