OROSEI. Canti a Cuncordu e Tenore. La SUA GENTE e il CANTO a 4 VOCI. di BRUNO LOMBARDI OROSEI. La CULTURA in SARDEGNA. SCHEDA canti polivocali

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1 Canti a Cuncordu e Tenore OROSEI OROSEI La SUA GENTE e il CANTO a 4 VOCI di BRUNO LOMBARDI La CULTURA in SARDEGNA SCHEDA canti polivocali Ricerche sul campo

2 Pubblicazione di BRUNO LOMBARDI VIETATA LA COPIA E RIPRODUZIONE DEI CONTENUTI SENZA CONSENSO DELL AUTORE NB: il presente lavoro è solo una parte di una ricerca più estesa che non presenta, quindi, al suo interno, le novità e info del caso. I BRANI MUSICALI DI SEGUITO DESCRITTI SI POSSONO ASCOLTARE ONLINE SUL SITO DI BRUNO LOMBARDI info@brunolombardi net

3 Ricerche sul campo SCHEDA canti polivocali Orosei: la sua gente e il canto a 4 voci. BRUNO LOMBARDI Orosei è un bellissimo borgo della Baronia, e mantiene uno dei più numerosi, splendidi e celebrati repertori di canti sacri e profani a 4 voci di Sardegna; i canti sono espressamente intonati e scritti in lingua Latina e Sarda (variante baroniese). Ad Orosei, la composizione del canto polivocale a 4 voci si rifà a due voci gravi e due acute: Su Bassu (il basso) e Sa Cronta (la controvoce) sono voci gravi, mentre Sa Voche (la voce) e Sa Mesuvoche (la mezza Ragazza di Orosei in abito tradizionale. Abito tradizionale femminile di Orosei: particolare. voce) sono voci acute; esse costituiscono la tonica, la quinta, l ottava e la decima di un accordo maggiore; è da riportare, la presenza e la vocalità di una quinta voce che in passato intonava la nota più alta e le variazioni più alte nella scala. Nel canto e nei cantori oroseini si rinviene un caratteristico suono e timbro vocale cupo, forzato e ingolato, soprattutto nel repertorio profano per cui è chiamato iscravatu, e cioè schiodato. La Deposizione del Cristo: chiesa Sant Antonio Abate.

4 cerimonie dei defunti, feste patronali mariane e dei santi, festività legate al Natale. Per esprimere sonoramente un ottimo canto, è necessario che l insieme dei cantori (profani e religiosi) intreccino e concludano le loro parti e capacità vocali in un Il repertorio dei canti profani si affaccia alle tematiche sociali espresse dal ballo, e dalla componente sociale legata al lavoro dei campi, così come delle ninne-nanne e serenate, e altro ancora. Il repertorio dei canti sacri si rifà alle tematiche religiose di tutto l anno liturgico, trovando nei confratelli, personecredenti di sicuro spessore vocale che aiutano ad amplificare le intenzioni di preghiera di quei momenti religiosi; questo avviene maggiormente nei Riti Pasquali. La composizione dei cantoriconfratelli prevede di norma, le 4 voci come quelle indicate nel canto profano, benché i sistemi interpretativi dei Gotzos in lingua Sarda (nel locale baroniese) e dei brani in lingua Latina siano differenti. I cantori delle Confraternite mantengono un suono più ordinato che nel canto profano perché si contestualizzano totalmente alle dinamiche degli eventi religiosi; e da un punto di vista della regola del contrappunto (che si concentra sull aspetto melodico piuttosto che sull effetto armonico) si hanno canti riccamente organizzati e di chiaro impatto emotivo su chi canta e su chi ascolta e/o prega. Un accenno, benché ammetto sia riduttivo, meritano i cantori dei Gotzos dedicati a N.S. del Rimedio, Santa Maria del Mare, dove figurano voci femminili e maschili appartenenti ai comitati delle feste patronali. Il repertorio dei canti sacri si affaccia alle cerimonie liturgiche e paraliturgiche di tutto l anno religioso, sia in ambito confraternale che dei comitati delle feste patronali: dalla Quaresima alla Pasqua, unico paesaggio sonoro, che indicherà agli interlocutori i significati e il senso del rapporto cantore-canto-tematica eseguita. Ritengo doveroso citare cantori di Orosei che hanno dato notevole spessore culturale al canto a 4 voci, e mi scuso sin d ora per aver omesso certamente qualche nome altrettanto importante: Ziu Antoni Nanni (voche stimata), Ziu Antoni Gusai (cronta stimata), Ziu Antoni Dessena (mesuvoche particolare e stimata). Tra le personalità che da diversi anni incidono con la loro bravura ed esperienza in fatto di

5 mantiene la sua peculiarità di ballo cantato a 4 voci accompagnato dal suonatore di tamburo: ne parlano gli anziani cantori e non di Orosei che hanno insegnato la cultura del canto a Tore Mula, e lo stesso Tore Mula, per mezzo della sua grande esperienza di cantore e priore, cita canto, cito Martino Corimbi e Tore Mula; non me ne voglia l amico Martino, ma mi soffermo su Tore Mula con cui ho avuto modo di intrecciare approfonditamente i nostri ruoli culturali. Tore Mula è una Voche e anche Mesuvoche di grande impatto sonoro sia nei confronti della melodia che nel testo poetico interpretato; nei canti sacri e profani si dimostra legato agli insegnamenti presi dagli anziani cantori con cui ha passato molto tempo della sua esistenza, dimostrandosi attento a tutte le fasi musicali in cui i 4 cantori si ritrovano ad intonare. Di Tore Mula, inoltre, stimo la competenza in fatto di aver raccolto e confrontato numerosi aneddoti e realtà orali sulle tradizioni di Orosei; ulteriormente, la sua fede ed esperienza confraternale (è stato più volte Priore a Santa Croce) lo colloca in una posizione privilegiata in fatto di conoscenza della liturgia e di molte dinamiche legate al mondo cattolico. Ascoltare Tore Mula nel canto sacro è piacevole e di rimando alla dolcezza e malinconia dei momenti liturgici e paraliturgici in cui i Gotzos vengono espressi; e nel canto profano, è significativo ascoltarlo e annoverarlo tra quei cantori depositari delle particolari e preziose pratiche musicali del Canto a Tenore. Alcuni brani del repertorio sacro e profano di Orosei. 1) Ballu e Tres Passos (profano). Ballu e Tres Passos è un antico ballo propriamente di Orosei, e una poesia oroseina di Sebastiano Flore che recita Sonate su tumbarinu, los sit cherent a ballare. Il tamburo, quindi, veniva suonato accompagnando il canto profano a 4 voci, e ne scandiva il ritmo. Il ballo Ballu e Tres Passos pare andato perduto intorno al 1922, dovuto alla morte del suonatore di tamburo e il sopravvento della fisarmonica e dell organetto. Ballu e Tres Passos, sopravvive nella forma del canto profano a 4 voci in lingua Sarda locale. Sa Voche ad Orosei, è il cantore

6 generalmente da Sa Voche di una quarta piena, e da Su Bassu di una quinta piena. Sa Cronta si esprime nel mezzo delle due voci che stanno ad un ottava di distanza tra loro, bilanciando e ordinando quello spazio canoro: da un lato quasi imita, per poi completare e intonatore che a voce sola presenta un Isterrita del canto in lingua Sarda locale: generalmente intona una, o poco più, delle espressioni del testo poetico; questa voce risulta sempre la più omogenea nella sua vocalità ricalcando le doti naturali del cantore stesso. In alcuni brani del repertorio profano oroseino, e molte volte anche in quello sacro, Sa Voche persiste nel suo andamento canoro unitamente alle altre 3 voci, non dimenticando di restare punto di riferimento nell interpretazione del brano poetico. In altri canti, invece, Sa Voche smette di cantare all accesso delle altre tre voci, provocando di fatto un interazione responsoriale, in un dialogo coro-intonatore dove il linguaggio ritmico-espressivo è sempre suggerito dall intonatore; le 3 voci in polifonia emettono numerosi suoni tipici del canto profano oroseino. Su Bassu è il cantore di riferimento per Sa Cronta e sa Mesuvoche; è un cantore specializzato nella vocalità più grave del repertorio a 4 voci di Orosei: intona di un ottava inferiore a Sa Voche ed è, quindi, il bordone fisso in una stessa nota, arricchita da variazioni ed espressioni timbriche in cui spiccano colpi di glottide nel termine delle frasi poetiche cantate dal coro. Sa Cronta è quel cantore che riveste una funzione particolare all interno delle 4 voci oroseine, e deve mostrare un attenta logica ed estro quando canta; nella Cronta si concentrano le responsabilità armoniche del canto da eseguire. Sa Cronta, in quanto controvoce, si distanzia accrescere il suono de Su Bassu, e dall altro lato ribatte la vocalità de Sa Voche dandole attività più robusta e completa. Sa Mesuvoche è quel cantore che intona con voce più acuta, e si distanzia da Sa Voche di una terza maggiore (tendenzialmente), e da Su Bassu di una decima (8 più 3 maggiore). Sa Mesuvoche si concentra nella struttura degli accordi più alti dell insieme delle 4 voci, perfezionando le variazioni ritmiche del canto eseguito. In altre zone della Sardegna, Sa Mesuvoche viene anche

7 delle Anime per condurre a mano il simulacro de Su Tziomo: l Ecce Homo. Interessante, infine, come tra una sosta e l altra dei Misteri i cantori della Confraternita delle Anime intonano lo Stabat Mater. 4) Gotzos de Su Remediu (sacro). denominato come canto di testa e di petto, e per una sua perfetta intonazione del brano da eseguire si riferisce a Sa Voche e a Su Bassu. 2) Voche e Notte Antica (profano). Per quanto riguarda il canto Voche e Notte Antica, Tore Mula riporta quello che ha appreso dagli anziani cantori e non di Orosei; egli domandò ai maestri oroseini il motivo per cui il canto veniva chiamato Voche e Notte Antica, sostendendo la propria tesi secondo cui il brano mantenesse quel titolo per via della sua storicità, e la risposta fu questa: Quale è la più antica voce che nel mondo si è espressa? La voce più antica è quella della Madre che cullava il proprio bimbo. In ogni casa sulla terra, chi non ha udito la voce di una Madre che canta la ninna-nanna al proprio Bimbo? Il canto Voche e Notte Antica è stato utilizzato come ninnananna, ma in seguito è stata utilizzata come una serenata da dedicare alla propria amata, per via, comunque, del tema d amore del testo. 3) Gotzos de sos Tziomos, de Martis Santu (sacro). Il Gotzos de sos Tziomos, o Gotzos de su Martis Santu, è un canto effettuato il Martedì Santo per la Processione dei Misteri: si sviluppa in 5 soste processionali per i 5 Misteri del Cristo, più 1 che rappresentava, di norma, Gesù mentre incontra Maria sua madre. La Processione dei Misteri era organizzata e regolata dai confratelli di Santa Croce; in seguito, per carenza di confratelli, son stati invitati anche i confratelli del Rosario e La melodia del Gotzos de su Remediu viene applicata anche ad altri gotzos dedicati ai Santi e a Maria Santissima, come, ad esempio, per Santa Maria del Mare, San Prospero, Santa Lucia; questi brani mantengono strutture poetiche scritte differenti, mantenendo le stesse idee musicali. Per la festa dedicata a Nostra Signora del Rimedio, il gotzos veniva eseguito dalle Consorelle e dal Priorato del Rimedio; non veniva eseguito da cantori di Confraternite perché le confrarie non prendevano parte

8 durante la processione e per la contemplazione/adorazione dei fedeli. 7) Gotzos de s Ottavariu (sacro). Il Gotzos de s Ottavariu è a mio avviso uno dei più bei canti sacri oroseini per vocalità, testo e melodia. Canto pertinente alla alla Processione di N.S. del Rimedio, anche se il simulacro della Vergine veniva condotto in corteo dalla sua dimora presso la chiesa campestre per tutta Orosei. Da dire, comunque, che alcuni cantori confraternali in visita alla festa del Rimedio, intonavano il Gotzos de su Remediu senza, ovviamente, l abito confraternale. 5) Cuntempla Coro Induradu (sacro). È un canto che veniva eseguito po sas Rughes, per la Via Crucis durante i giorni che precedono la Settimana Santa, e nei Riti della Settimana Santa; anni fa, si cantava al Mercoledì Santo dai cantori-confratelli delle Anime, il Venerdì Santo dai cantori-confratelli del Rosario, il Sabato Santo dai cantoriconfratelli di Santa Croce (recentemente mutato al Venerdì). La Domenica e il Venerdì che precedono le Palme, il canto Cuntempla Coro Induradu era eseguito dai cantori-confratelli di Santa Croce al Venerdì in occasione della Messa per l Addolorata, e dai cantori-confratelli del Rosario al Sabato in approntamento della Settimana Santa. 6) Gotzos de su Brossolu (sacro). Chiamato anche Gotzos de sa Chenapura (del Venerdì Santo), veniva eseguito durante la Processione che seguiva la Deposizione del Cristo dalla Croce (Iscravamentu, schiodatura): si facevano 6 soste del corteo, e in ogni sosta si eseguivano due intonazioni del Gotzos de su Brossolu; su brossolu è la lettiga dove è riposto il simulacro del Cristo Confraternita delle Anime per il novenario di preghiera in suffragio delle anime dei confratelli defunti, e nella Confraternita di Santa Croce per l ottavario di preghiera in suffragio delle anime dei confratelli defunti. Sia nel novenario che nell ottavario dei defunti (legati alle celebrazioni del 2 Novembre), il Gotzos veniva eseguito alla mattina (alle ore 4) e al pomeriggio (alle ore 17). 8) Miserere processionale (sacro). Una delle melodie oroseine utilizzate per il Miserere, questa si canta durante le processioni;

9 terreno. Dopo aver ferito Su Maimone le bicchierate di vino e i balli avevano inizio, e Su Maimone stesso non veniva bruciato (come in altre zone della Sardegna), ma piantato nella zona agricola di Orosei detta S Ortu e su Molinu come una sorta di guardiano dei la particolarità di questo Miserere è che ogni strofa, o più o meno, veniva accompagnato da un colpo di insegna: le insegne sono i bastoni di comando che avevano i vari confratelli. 9) Stabat Mater (sacro). Un canto dalle misure melodiche di notevole impatto emotivo. Durante il percorso tradizionale della visita alle 7 chiese, i cantori della Confraternita delle Anime cantavano lo Stabat Mater iniziando dalla chiesa delle Anime per proseguire in altre 6 chiese fino a ritornare all oratorio delle Anime dove si eseguiva una strofa del Miserere Processionale; seguiva, poi, il Gotzos No Mi Giamedas Maria. 10) A s Andira (profano). Cantu a s Andira è legato al Carnevale, specialmente nella Domenica de Su Ballu e s Ispattedas. Il Carnevale ad Orosei cessava il Martedì Grasso, e ripreso la Domenica successiva con la sfilata de Sa Zardinera, la maschera tipica della bassa Baronia; compariva anche la maschera de Su Maimone, detto anche Juanne Pira perché fabbricata in legno di pero, con il naso scolpito e pronunciato molto simile alla maschera di Lodè. Su Maimone portava con sé una vescica di animale (di bue, presumibilmente), e durante il suo percorso per le vie di Orosei, veniva sollevato di peso all altezza delle finestre della abitazioni perché potesse ricevere del vino e riempire la vescica; al termine di questo cammino/sfilata ci si ritrovava in Piazza delle Anime dove Su Maimone veniva punto con una lama alla vescica per far scorrere una goccia di vino sul campi. 11) Ballu Brincu (profano). Insieme a Su Turturinu è un canto a ballo della tradizione di Orosei di grande interesse. Il Ballu Brincu è ballato da uomini e donne disposti in coppia e a cerchio. 12) Su Turturinu (profano). Da non confondersi con Su Durdurinu di Oliena, è un canto a ballo. Secondo la tradizione orale di alcuni anziani oroseini, Su Turturinu è ballato da soli uomini e legato al tema dell addio al celibato, forse per preparare il futuro sposo alla vita coniugale

10 traffico odierno). e cingere, così, il quel passaggio esistenziale. Pare che le movenze eseguite nel ballo Turturinu si possano trovare ispirate dall atteggiamento del maschio della tortora: prima dell accoppiamento con la femmina, il maschio saltella come in una danza. 13) Su Lellere (profano). Detto anche Voche e Carru, è un canto oroseino eseguito sul carro dagli agricoltori che si recavano dal paese verso la campagna a lavorare (località Gollei); durante il tragitto gli agricoltori-cantori si fermavano al fiume per abbeverare i buoi, si intonava un canto a voche e carru, alternandosi di carro in carro con una strofa per parte senza le altre 3 voci del tenore: queste ultime son state inserite in un periodo più tardo e sempre legate al canto da intonarsi sui carri. 14) Voche e Torrare Voes (profano). Secondo le memorie degli anziani cantori oroseini, Voche e Torrare Voes era un canto eseguito da un unica voce nel periodo Luglio-Agosto e legato al mondo agricolo; la denominazione di questo canto, quindi, si riferisce al momento in cui si riportavano i buoi nell aia, dove il grano appena mietuto veniva destinato a s aiola (in baroniese, presumibilmente). Dalle diverse aie presenti, si poteva udire il canto intonato in una sorta di espressione responsoriale tra i cantori (monodico); si verificava, anche, l intonazione di una strofa di un cantore (sa voche) da un aia, e la risposta delle altre 3 voci del tenore da un altra aia (questo possibile ai tempi in cui non esisteva il

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