Notiziario di Archeologia Italiana

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1 1 Notiziario di Archeologia Italiana Collaborano alla presente edizione del notiziario (in ordine alfabetico): Marta Arduino, Ivan Boni, Paola Iacovazzo, Marina Milella, Luca Scortecci, Patrizia Tabone. # Colonna romana riemerge dai Fori Imperiali E' la più grande colonna finora trovata, quella emersa durante gli scavi ai Fori Imperiali. In marmo giallo antico, del diametro di 1 metro e mezzo, era parte del portico del Foro di Traiano. Probabilmente fu demolita insieme alle altre nel XII secolo quando il marmo veniva utilizzato per preparare la calce. La colonna non è l'unica sorpresa degli scavi. Nel Foro della Pace, gli archeologi hanno avuto la conferma che l'area era stata abbandonata dal VI secolo e che la pianta della città dell'epoca di Settimio Severo corrispondeva al vero. [fonte: Televideo Rai. 23 novembre 1998] # Pronto il progetto per l'area archeologia dei Fori Imperiali Costerà 40 miliardi il progetto di costituzione di quello che diventerà presto il parco archeologico più grande al mondo. Per l'area dei Fori Imperiali di Roma si opterà per un progetto, definito dagli esperti come "sistema museale aperto". Ci saranno quattro ascensori che condurranno i visitatori da un livello all altro dell'area archeologica, la via Biberatica sarà interamente riaperta e le antiche tabernae in laterizio, utilizzate dai romani come magazzini, saranno trasformate in moderni punti di informazione. Lungo il percorso verranno poi realizzati spazi audiovisivi interattivi, punti di ristoro, una biblioteca latina e greca, un bookshop dove acquistare gadget e depliant e, per i bambini, servizi di baby sitting e guide specializzate. [fonte: Il Messaggero. 4 gennaio 1998] # Roma. Gli ultimi ritrovamenti ai Fori Imperiali Nella parte del Foro di Nerva già scavata negli anni '30, si innalzano davanti al muro di recinzione le cosiddette "Colonnacce", le uniche due colonne del Foro rimaste sin dall'antichità al loro posto. Sull'attico che le sormonta, è tuttora presente un rilievo con una figura femminile che indossa l'elmo. Finora la figura era sempre stata identificata come Minerva: l'imperatore Domiziano, il costruttore del Foro, aveva infatti una particolare devozione per questa divinità. Tuttavia nell'area di scavo del Foro di Cesare, che comprende anche una parte confinante del Foro di Nerva, sono ora venuti alla luce grandi frammenti di un rilievo, simile a quello dell'attico delle Colonnacce, con una figura femminile avvolta in un panneggio. La presenza del rilievo conferma che anche sul questo lato del Foro doveva trovarsi una serie di colonne sporgenti dal muro, con l'attico decorato da figure femminili. Queste, secondo la teoria che gli esperti hanno potuto ora formulare, non raffiguravano probabilmente delle divinità, ma piuttosto le personificazioni delle Province che facevano parte dell'impero. I frammenti rinvenuti sono stati riposti, accuratamente coperti da teli di plastica, in uno degli ambienti dei Mercati Traianei, dove è attualmente in corso il restauro per la realizzazione del Museo dei Fori Imperiali. Dopo la ricomposizione dei frammenti sarà possibile la loro presentazione al pubblico. Si tratta della seconda scultura importante rinvenuta negli scavi, dopo la statua del Dace proveniente dal Foro di Traiano. A queste due opere vanno aggiunti i resti della bottega di un vasaio rinascimentale, e ancora, lo scoprimento delle aiuole del Tempio della Pace e di tratti dei portici del Foro di Cesare. Si deve invece ancora aspettare per l'individuazione del Tempio del Divo Traiano, che doveva sorgere nel suo Foro e che viene ipotizzato all'estremità verso il Foro di Augusto. Si sta ora scavando nell'area lungo via Alessandrina per trovare conferme o smentite a questa tesi, ma nell'attesa il dibattito rimane aperto. L'interesse degli scavi non sta tuttavia solo in questi ritrovamenti clamorosi, ma soprattutto nella ricostruzione, attraverso i dati forniti dalle stratigrafie, dell'evoluzione storico urbanistica di questa parte centrale della città: si ricompone così una storia di più di 2000 anni, dall'età tardo repubblicana fino ai lavori degli anni '30 del nostro secolo per l'apertura dell'odierna via dei Fori Imperiali. Marina Milella [fonte: Il Messaggero. 21 marzo 1999] 1 The abridged news articles cited here where originally compiled and forwarded to me by Prof. James E. Packer, April Revised in the current PDF format by Martin G. Conde, January 2005.

2 2 # Roma. Ancora scoperte negli scavi dei Fori Imperiali Nell'area di scavo del Foro della Pace si sono fatte due importanti scoperte. In una fossa, sotto gli strati medioevali che avevano già restituito ossa di cavalli e di altri animali macellati, è venuto alla luce un frammento di lastra di marmo con incisa accuratamente con uno scalpello parte della pianta del vicino Foro di Augusto. Non si tratta di un pezzo della celebre Forma Urbis dell'età di Settimio Severo, collocata proprio in una delle aule del Foro della Pace, su una parete oggi inglobata dal complesso dei SS.Cosma e Damiano. Sembra invece che il frammento sia più antico, del I secolo d.c. e che testimoni dunque l'esistenza di altre piante marmoree collocate negli edifici pubblici. Il frammento giunto fino a noi è tuttavia probabilmente una prova abortita per un difetto del marmo e riutilizzata in seguito come tassello di pavimentazione. Si riconoscono chiaramente il portico meridionale della piazza, con l'inizio della retrostante esedra, e l'ingresso con scalinata che si apre nel muro di fondo verso la Suburra, tuttora conservato e conosciuto come l'arco dei Pantani. Ma soprattutto la pianta rivela notizie inedite: la presenza di un passaggio nel tratto rettilineo del muro di fondo del portico, che successivamente dovette essere modificato in occasione della costruzione del Foro di Nerva, sotto Domiziano. Sembrano inoltre visibili sui gradini del portico, davanti alle colonne, i piedistalli che dovevano sostenere le statue dei "summi viri" che conosciamo dalle fonti e dai pochi frammenti rimasti. La seconda scoperta riguarda invece una piccola testa bronzea, raffigurante il filosofo greco Crisippo, appartenente alla scuola stoica e consideratissimo tra i Romani: Cicerone e Seneca lo consideravano il loro maestro. La testa, databile tra i regni di Augusto e di Adriano, è l'unica immagine in bronzo del filosofo che sia giunta fino a noi. Marina Milella [fonte: Il Messaggero. 16 aprile 1999] # Un nuovo passaggio sotterraneo per i Fori Imperiali Un terzo passaggio sotterraneo nell area dei Fori Imperiali accoglierà i visitatori del 2000 a Roma : tra i Fori di Traiano e di Cesare, infatti, si snoderà un cunicolo a circa tre metri di profondità che andrà ad aggiungersi al seicentesco chiavicone presso il Foro di Nerva e ad un altro passaggio tra i Fori di Augusto e Traiano.L occasione per la realizzazione del cunicolo è data dai concomitanti scavi archeologici diretti da Silvana Rizzo che continuano a restituire ogni giorno pezzi dell antica Roma. Oltre all ormai celebre frammento di Forma Urbis, sono stati infatti rinvenuti una testa di filosofo e, nell area del Foro della Pace, l immagine di un auriga impressa nella pietra, alcuni frammenti di colonne di granito rosa e le fondamenta di un edificio con una fontana monumentale, risalente all età di Domiziano. Nel Foro di Cesare gli scavi hanno portato alla luce le basi del colonnato del porticato. Nel prossimo futuro sono previsti il restauro del laboratorio di un vasaio di epoca rinascimentale rinvenuto sotto il Foro di Traiano e l apertura del Centro visitatori. Paola Iacovazzo [fonte: Agenzia Ansa. 3 maggio 1999] # Roma. Gli scavi dei Fori Imperiali in diretta on line Il Comune di Roma, in collaborazione con Microsoft e Canon, ha realizzato un sito internet ( attraverso il quale sarà possibile seguire in diretta quello che avviene nel cantiere dello scavo dei Fori Imperiali. Grazie ad una webcam, installata sulla terrazza del Palazzo Senatorio, si potrà vedere in tempo reale e da qualsiasi luogo del mondo lo stato dei lavori nell'area archeologica e assistere ai ritrovamenti, ma anche vedere i Mercati, il Colosseo, il Foro Romano fino al Palatino e all'arco di Settimio Severo. Una visita virtuale che, pur non potendo sostituire l'esperienza reale, permetterà di diffondere e moltiplicare il fascino di Roma. Il sito e la webcam sono stati inaugurati mercoedì 12 maggio (1999) dal sindaco Rutelli e dall'assessore alla cultura Borgna. Marina Milella [fonte: Il Messaggero. 13 maggio 1999]

3 3 # Soprintendenza contro la struttura in allestimento ai Fori imperiali Adriano La Regina, soprintendente archeologico di Roma, senza giochi di parole, afferma che il "Visitor's centre" va demolito e ricostruito altrove, perché è una costruzione che non può erigersi in luogo come i Fori Romani; altrimenti va modificato e le sue dimensioni devono essere ridotte. La nuova struttura di largo Ricci, messa sotto sequestro alla fine di maggio, dovrebbe introdurre i visitatori ai Fori, ma ancor prima che sia pronta rischia già di essere abbattuta e il comune di Roma rischia di arrivare al Giubileo senza un centro di accoglienza per i visitatori dei Fori e si ritrova negli scomodi panni del costruttore abusivo, dal momento che il Campidoglio pare non aver chiesto il parere delle Soprintendenze prima di dare il via a tale costruzione, anche se provvisoria (sarà smontata alla fine del 2000). Eugenio La Rocca, responsabile della Soprintendenza comunale, afferma che si arriverà ad un accordo e alla fine del 2000 la struttura si smantellerà; del resto, aggiunge La Rocca, il parere della Soprintendenza archeologica non era necessario perchè il centro fa parte del cantiere. Nella delibera del 2 marzo 1999, però, si dice che il parere delle soprintendenze era stato "sentito", come anche ha reso noto il Capo di Gabinetto del Sindaco, Roberto Giachetti, al momento del sequestro. Alla Autogerma, la società che ha donato mezzo miliardo per la costruzione del "Visitor's centre", sembrano all'oscuro di tutto e si dicono preoccupati. Forse, la fretta ha creato confusione, ma adesso in mezzo ai Fori c'è uno scheletro di metallo che attende di conoscere la sua sorte. Marta Arduino [fonte: Il Messaggero. 8 giugno 1999] # Fori Imperiali. Arte contemporanea fra gli scavi archeologici La zona dei Fori Imperiali di Roma, area archeologica fra le più importanti del mondo, visitata ogni anno da milioni di persone, sarà l'insolita ambientazione per una mostra di arte contemporanea che si svolgerà fra il 18 Settembre ed il 31 Ottobre prossimi. L'esposizione sarà aperta solo di sabato e domenica, e ospiterà, nel suggestivo scenario del Foro di Nerva, tredici opere di artisti contemporanei, tutte dedicate alla città di Roma. Gli artisti (fra i quali Cucchi, De Nola, Gandolfi, Ontani e Pintaldi) si sono prestati a questo interessante connubio fra arte antica e contemporanea, che conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, la realtà di Roma come "Città Eterna" per antonomasia. Per gli appassionati di archeologia, sarà possibile estendere la visita guidata anche agli scavi con un piccolo supplemento sul costo del biglietto. Luca Scortecci [fonte: Agenzia AGI. 10 settembre 1999] # Per i Fori Imperiali decisioni definitive nel 2001 Si è tenuta il 15 Settembre una conferenza stampa per la presentazione della mostra di arte contemporanea che avrà luogo nella suggestiva cornice dei Fori Imperiali. In questa occasione Silvana Rizzo, direttrice degli scavi attualmente in corso, ha parlato della futura sistemazione della intera zona archeologica. Durante i lavori sono emerse numerose novità, che hanno portato a modificare radicalmente le opinioni sull'antica topografia del luogo. Il Foro di Cesare sarà completamente visibile poiché è stata scavata la sua parte terminale adiacente alla attuale Via dei Fori Imperiali. Sono state notevolmente approfondite le conoscenze del Foro della Pace, che non era stato mai indagato a fondo fino ad ora. Per i fori di Nerva e di Traiano è stato stabilito che i templi presenti avevano in origine una collocazione diversa da quella attuale. Fermo restando il progetto per la realizzazione di un percorso archeo-turistico unitario, che congiungerà il Colosseo al Quirinale, passando attraverso i Fori Imperiali e il Campidoglio, sono ancora molti i dubbi da chiarire in vista della sistemazione definitiva dell'area. Il primo problema nasce dalla via dei Fori Imperiali, la cui conservazione taglierebbe in due la zona archeologica compromettendone l'unitarietà, mentre il suo spostamento implicherebbe la distruzione di una arteria che nel frattempo ha assunto carattere di storicità. Un altro grave dubbio riguarda invece il Foro di Traiano, dove il procedere degli scavi è condizionato dal mantenimento o meno di testimonianze medioevali e rinascimentali, attualmente presenti nella successione stratigrafica. Luca Scortecci [fonte: Il Giornale. 16 settembre 1999]

4 4 # Maltempo e tubo rotto. Allagati i Fori Imperiali Situazione critica ai Fori Imperiali nella notte tra il 16 e il 17 Novembre. Dopo che Roma era stata presa di mira da una serie di violenti acquazzoni, intorno alle 20,30 si è rotto anche un tubo dell'acea nella zona di via del Tulliano, che ha riversato un notevole quantitativo d'acqua sui Fori metri quadrati di zona archeologica sono stati allagati, ma il Foro di Cesare, a causa della sua posizione, è quello che più ha subito il problema: qui l'acqua ha toccato i due metri di altezza. Solo il deciso e tempestivo intervento dei Vigili del Fuoco coordinati dal comandante Luigi Abate, che hanno pompato acqua per molte ore mentre gli operai dell'acea si occupavano della conduttura danneggiata, ha evitato seri danni agli antichi monumenti. Luca Scortecci [fonte: Il Messaggero. 17 novembre 1999] # Roma. Ancora sui Fori Imperiali Gli scavi dei Fori Imperiali, che stanno per subire un momentaneo arresto in occasione del Giubileo, hanno lasciato un paesaggio incompiuto. Non ci sono più i recinti in cui le sistemazioni degli anni '30 avevano tagliato ed isolato per settori i resti dei complessi monumentali, mentre le nuove aree dissotterrate sono ancora di difficile lettura, per il sovrapporsi di strati di rovine di epoche diverse: cantine e murature medioevali e barocche si mescolano su differenti livelli ai resti antichi. E' dunque difficile immaginarsi i volumi degli edifici che un tempo sorgevano in questi spazi, con i loro colonnati, i rilievi, le statue. Negli anni '30 qualcosa fu fatto: capitelli e colonne crollati vennero frettolosamente rimontati accanto ai monumenti più integri come fondale della nuova via dei Trionfi, con arbitrio e approssimazione, ma a volte con indubbia efficacia. Dopo non si è più parlato di anastilosi (l'arte di ritirar su le colonne): l'archeologia, paralizzata dalla prudenza e voltando le spalle agli eccessi del passato, ha rinunciato ai plastici e agli esperimenti ricostruttivi per quasi settant'anni. Ora però per allestire il nuovo Museo dei Fori Imperiali, che sarà aperto nell'anno del Giubileo all'interno degli spazi restaurati dei Mercati di Traiano, ci si prepara nuovamente a riproporre, almeno per significativi spaccati, l'insieme di alcuni monumenti oggi "invisibili", rimontando in elevato i pezzi sopravvissuti e integrandone le lacune. Lucrezia Ungaro, direttrice del Museo, non pensa si tratti di un azzardo: dopo vent'anni di studi e ricerche sui frammenti provenienti dagli scavi degli anni '30 e stivati nei depositi, dopo aver catalogato e studiato ogni singolo minuto pezzo, dopo aver a poco a poco ricostruito e ridato continuità, ad esempio, ai grandi rilievi scultorei che prima sembravano illeggibili, o ad alcuni partiti architettonici con le loro particolarità costruttive, il progetto di ritirare su dove possibile, e mostrare almeno per qualche limitato settore, la complessità di quelle architetture è dunque uno sbocco obbligato. Il Museo dei Fori infatti non potrebbe limitarsi ad ospitare statue e cimeli, ma deve consentire a chi lo visita di farsi un'idea più calzante ed esatta delle dimensioni, delle proporzioni, degli aggetti che caratterizzavano le strutture delle piazze imperiali. I sistemi informatici ci consentono oggi certamente di attraversare le architetture antiche, ricostruite come se fossero ancora in piedi nel loro originario aspetto, ma l'impatto diretto con i monumenti resta insostituibile. Il restauro dei Mercati di Traiano ci offre finalmente spazi adatti per tentare questi esperimenti. Si pensa alla facciata della Basilica Ulpia, uno degli avancorpi che ne caratterizzavano gli ingressi: le colonne scanalate, i capitelli corinzi, il fregio con amorini e motivi vegetali, e più sopra due grandi statue mutilate di Daci che reggono ancora una seconda trabeazione e inquadrano un pannello in frammenti con incise a bassorilievo le armi deposte dagli eserciti che si erano combattuti in Dacia. E vicina era l'altra facciata, quella dei portici della piazza, dove sull'attico tra i Daci dominano grandi scudi rotondi con ritratti, analoghi a quello smozzicato, raffigurante probabilmente l'imperatore Nerva, riproposto nell'anastilosi. Ed ancora un tratto del portico che delimitava la piazza del Foro di Augusto: le colonne, la trabeazione con un fregio ornamentale, e sopra nell'attico un enorme faccione di Giove Ammone, vegliato ai lati da due cariatidi, esplicito richiamo alla Grecia di cui Roma rivendicava l'eredità culturale. Queste creazioni montate sulla carta dall'architetto Paolo Martellotti prenderanno tangibilmente corpo a grandezza naturale o in scala lievemente più ridotta, tra qualche mese con i frammenti di marmo integrati da pezzi riplasmati con materiali sintetici. Le ricostruzioni saranno una delle attrazioni principali del museo in gestazione: i monumenti traianei saranno esposti nelle due grandi aula dei Mercati che si affacciano ai lati del grande emiciclo sul piano stesso del

5 Foro, mentre quelli augustei saranno riassemblati nelle sale al primo e al secondo piano del corpo centrale dei Mercati. Queste ricerche hanno rimesso in circolo idee, proposte, ipotesi di interventi più visibili di anastilosi anche in altre aree monumentali di Roma. Persino un rigoroso conservatore come il sovrintendente di Stato Adriano La Regina, ne suggerisce con cautela l'uso per rendere leggibili le delimitazioni dei vari Fori, ora riuniti dal nuovo scavo, rialzando dove è possibile le murature scomparse che li separavano, calcolando bene l'impatto e soprattutto ricorrendo a materiali non troppo dissimili da quelli originali. Il soprintendente comunale Eugenio La Rocca ripropone altre ricomposizioni con i marmi rinvenuti nei nuovi scavi per il Foro di Cesare, dove sono stati trovati molti marmi superstiti, e per il Foro della Pace, dove è riemerso un vasto tratto del portico esterno che può essere ricostruito senza arbitri. Una nuova musealizzazione all'aperto dei Fori è il grande tema su cui dopo il Giubileo bisognerà lavorare, mentre si conclude l'esplorazione del sottosuolo. Anche Giovanni Carbonara, direttore della scuola di restauro della Sapienza, appoggia queste nuove idee: ci sono infatti migliaia di pezzi catalogati che possono essere ripristinati e rialzati dopo un'accurata progettazione, simulazioni, approfondimenti. E con misura, per ottenere il massimo effetto con il minimo di reintegrazione e per non scadere nella falsificazione. Marina Milella [fonte: Il Messaggero. 15 novembre 1999] 5 # Colonna Traiana non varca indenne la soglia del nuovo millennio Durante i festeggiamenti per il Capodanno la Colonna Traiana, che si erge di fronte agli edifici del Foro di Traiano a poca distanza da Piazza Venezia, è stata danneggiata dai lanci di bottiglie e dallo scoppio di mortaretti: nei rilievi figurati della prima fascia uno dei soldati è ora mutilato di parte della testa. Il danno è reso visibile dal contrasto tra la macchia bianca corrispondente alla lacuna e il resto dei rilievi velati dalla patina bruna di polvere e smog. La scoperta, effettuata casualmente da un fotoreporter e confermata dal confronto con le foto della stessa porzione di colonna, ha fatto scattare subito la ricerca dei frammenti mancanti, nell'intento di restituire integrità al monumento, che si trova in un'area già sottoposta a restauri. Patrizia Tabone [fonte: Il Messaggero. 4 gennaio 2000] # Il punto della situazione sui Fori Imperiali di Roma Giovedì 30 marzo (2000), presso l'istituto Archeologico Germanico di Roma, si è tenuta una conferenza di presentazione dei risultati degli scavi dei Fori Imperiali a Roma. Il presente testo rappresenta un resoconto per quanto sintetico e impreciso, delle novità presentate dal Sovraintendente, Eugenio La Rocca, e dai responsabili degli scavi (Silvana Rizzo, Roberto Meneghini, Riccardo Santangeli Valenzani), che rivoluzionano l'immagine dei complessi monumentali come si era codificata dopo i grandi lavori degli anni '30. Foro di Cesare. I portici laterali della piazza erano muniti di un duplice colonnato anche in età cesariana (e senza interventi di età augustea). La fila di colonne più interna aveva l'intercolumnio largo il doppio rispetto al colonnato in facciata, dal ritmo invece piuttosto serrato. Le colonne erano in questa fase in marmo bianco, rudentate. Verso l'argileto in origine il muro di fondo del portico era sostituito da un colonnato aperto, poi inglobato dal muro di recinzione del Foro di Nerva. In questo braccio meridionale del portico, in età tetrarchica venne eliminato il colonnato intermedio, facendone una sorta di grande aula in asse con l'ingresso della Curia. Alcuni indizi fanno pensare ad un porticato ad arcate invece che architravato. Parallelamente, le colonne dei portici laterali furono rimpiazzate da fusti più piccoli lisci, di reimpiego, che fu infatti necessario sopraelevare su piedistalli, come è ancora oggi visibile nella parte scavata negli anni '30; Foro di Augusto. Nello scavo del Foro di Traiano si è ritrovata traccia di un'altra esedra, posta più verso occidente (verso il Foro di Cesare) e più piccola rispetto alle due già note, visibili nella parte scavata negli anni '30. Questa esedra nord-occidentale venne obliterata al momento della costruzione del Foro di Traiano. Simmetricamente se ne puo' immaginare un'altra sull'opposto lato meridionale, che dovette essere eliminata al momento della costruzione del Foro di Nerva. E' anche possibile che le due esedre occidentali più piccole, appartengano ad una basilica che poteva chiudere il lato occidentale del Foro di Augusto verso il Foro di Cesare; Tempio della Pace. Il lato di ingresso, trasformato dall'edificazione del Foro di Nerva, era dotato sul lato interno di colonne aggettanti in marmo africano, di notevoli dimensioni, mentre sui fianchi i colonnati dei portici, con fusti in granito grigio, erano sopraelevati di circa un metro. Nella "piazza" le strutture visibili nella Forma Urbis Severiana, si sono rivelate essere dei podi in muratura, rivestiti esternamente di marmo, dotati di canali d'acqua e fiancheggiati da vasi con rose. Sopra o a lato di questi podi erano probabilmente collocate basi con statue: ne sono state rinvenute tre con i

6 nomi di famosi artisti ateniesi. Foro di Traiano. Dalle ricerche già condotte in passato era risultato evidente che il tempio del divo Traiano non fosse collocato dove lo ricostruiva la pianta redatta alla fine dei lavori degli anni '30 e il plastico del Museo della Civiltà Romana (di I.Gismondi), cioè all'estremità settentrionale del Foro, inserito in un ampio temenos. Indagini nei sotterranei dell'attuale palazzo della Provincia e della chiesa del SS.Nome di Maria, hanno individuato la presenza di tratti di murature in laterizio pertinenti ad insulae nel luogo dove si immaginava fosse il podio del tempio, collocati per giunta in un terreno naturalmente in discesa verso il Campo Marzio a nord. Le gigantesche colonne in granito grigio, che erano state attribuite al pronao del tempio, potrebbero invece appartenere ad un ingresso monumentale. Questo ingresso non dovrebbe avere la forma di quello che compare nelle monete con la scritta FORUM TRAIANI, con colonne aggettanti che inquadrano un ingresso in forma di arco. La loro posizione di caduta, distante dal muro di recinzione del Foro, sembra rendere più plausibile una ricostruzione di questo ordine gigante come una sorta di pronao a otto colonne, con frontone, e con colonne anche sui lati. Alcuni indizi sembrano inoltre indicare che le Biblioteche, ai lati della Colonna Traiana, raggiungessero un'altezza ben maggiore, con sale di lettura al di sopra dell'ambiente con nicchie sulle pareti. Il cortile della Colonna risulterebbe dunque fiancheggiato da edifici quasi per tutta l'altezza della Colonna stessa, dato che anche per la Basilica Ulpia, al secondo ordine, viene immaginata la copertura anche della più esterna delle navate laterali. Per quanto riguarda la zona interessata dagli scavi, all'estremità opposta del Foro, l'individuazione in passato di una torre scalaria all'angolo sud della piazza induce a ipotizzare una diversa altezza dei portici laterali della piazza e in particolare l'esistenza di un secondo piano percorribile, più alto dell'attico delle ricostruzioni degli anni '30. Il muro che chiude la piazza a sud, si è rivelato essere invece una struttura più complessa: si tratta di un ambiente di una certa ampiezza, probabilmente coperto, ad andamento non curvilineo, ma a tre segmenti spezzati. Sul lato verso la piazza era decorato con un ordine di gigantesche colonne rudentate in marmo giallo antico; probabilmente il settore centrale doveva avere una diversa articolazione della trabeazione, forse rettilinea e non aggettante sopra ogni singola colonna: su questo settore centrale si potrebbe immaginare nuovamente un timpano. Non vi è traccia neppure da questo lato dell'ingresso centrale ad arco raffigurato sulle monete. La statua equestre di Traiano, di cui è stato trovato il cavo di fondazione e solo uno dei blocchi in travertino angolari della fondazione stessa, si è rivelata essere non al centro della piazza, ma spostata verso sud; probabilmente la facciata interna del muro meridionale, con il suo andamento spezzato, le faceva da sfondo. Le dimensioni che si possono ricostruire dalle tracce del basamento, indicano una scultura pari a più 1 volta e mezzo il cavallo di Marco Aurelio di piazza del Campidoglio. Alle spalle del muro meridionale, in corrispondenza del suo settore centrale, nella zona ignota tra il Foro di Traiano e il Foro di Augusto, si è rinvenuto una struttura scoperta (come mostrano le canalizzazioni per lo smaltimento dell'acqua piovana), affiancata da corridoi sopraelevati con un ordine di colonne lisce in marmo cipollino e pavimentati con lastre in marmo cipollino e portasanta. Proprio recentemente è stato rinvenuto un fregio architrave decorato con grifoni del tutto analogo a quello che era stato attribuito al cortile intorno alla Colonna Traiana. Qui infine è stata ritrovata un'iscrizione in grandi lettere di bronzo dorato, collocata forse sul podio dei corridoi laterali colonnati, con il nome di Traiano al nominativo, e dunque posta dall'imperatore stesso ancora in vita. Le preesistenze. Si è potuto riconoscere l'andamento della morfologia originaria della valle e della sella montuosa che Traiano dovette eliminare per il suo Foro: sicuramente il taglio effettuato per la costruzione del Foro interesso' le pendici del Quirinale, che digradavano in corrispondenza del centro della piazza del Foro. Le pendici del Campidoglio erano già state intaccate in parte per la realizzazione del Foro di Cesare. Le trasformazioni successive. Le aree dei Fori Imperiali mantennero la funzione di piazze pubbliche fino al VI secolo. In un settore del Tempio della Pace il sistema dei canali era però stato già eliminato nel IV secolo e sostituito da piccoli ambienti non di pregio: si tratta forse di strutture per attività che era stato necessario spostare qui in occasione della costruzione della Basilica di Massenzio, edificata al posto degli Horrea Piperitaria. Nel VI e VII secolo parte delle aree viene trasformata in necropoli. Nel secolo seguente un uso forse ancora pubblico delle aree e una ormai scarsa frequentazione, puo' aver comportato la mancanza di depositi archeologici relativi a quest'epoca. Con l'inizio del IX secolo comincia una sistematica attività di spoliazione (viene smontata la pavimentazione delle piazze e vengono abbattuti, probabilmente volontariamente, i colonnati per poterne reimpiegare le trabeazioni in marmo bianco). Si tratta di un intervento di grandi dimensioni, probabilmente programmato per un riutilizzo dei materiali (marmi bianchi per farne calce) legato alla ripresa dell'attività edilizia della metà del IX secolo. In seguito alla spoliazione il Foro di Traiano, pavimentato con un compatto acciottolato conserva probabilmente un carattere pubblico, mentre nel Foro di Cesare con riporti di terra e opere di drenaggio, si crea un impianto per un'area coltivata, anche questo probabilmente programmato e per colture di un certo impegno economico, legate probabilmente alla proprietà di qualche 6

7 ente religioso o di grandi famiglie laiche. Contemporaneamente il Foro di Nerva si trasforma in un'area residenziale, con le casae solaratae in muratura che erano state ritrovate nello scavo del Nel X secolo i singoli Fori sono ancora riconoscibili in quanto si conservano ancora in gran parte i muri perimetrali e sono interessati da percorsi di attraversamento: si tratta di sentieri in terra battuta che periodicamente vengono rialzati con drenaggi in cocci. Nel Tempio della Pace si ha un riporto di terra di circa 1 m, con terrazzamento, di nuovo un'opera per fini agricoli di impegno economico notevole. Nel Foro di Cesare alla metà del secolo si impiantano alcune abitazioni del tipo delle domus terrinae, lungo il percorso di una dei sentieri in terra battuta, che vengono spesso rialzate per problemi di impaludamento fino al definitivo abbandono nell'xi secolo. In seguito l'area sara' disabitata, ad eccezione dell'insediamento di chiese e conventi, con prevalente uso agricolo, ormai marginale rispetto alla citta' abitata, fino all'insediamento del quartiere rinascimentale che verrà poi demolito per l'apertura di via dei Fori Imperiali. Naturalmente i risultati che sono stati presentati sono solo preliminari e spesso le ipotesi ricostruttive del reale aspetto dei Fori sono solo appunto ipotesi di lavoro, che richiedono ulteriori approfondimenti e studi. In particolare sarà necessario convogliare i dati che provengono dagli scavi con quelli degli studi condotti da anni sui frammenti della decorazione architettonico e scultorea dei Fori Imperiali e che sono alla base del progetto di allestimento del Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano (che sarà inaugurato il prossimo autunno). A sua volta questo dovrà essere concepito come un museo "in corso d'opera", proprio per accogliere i risultati delle ricerche attualmente in corso e poterli presentare sollecitamente al pubblico. Marina Milella # I Fori imperiali in età post-classica In occasione della manifestazione "Culturalia", che si è tenuta a fine settembre a Roma, è stato presentato un libro: Crypta Balbi - Fori Imperiali. Archeologia urbana a Roma e interventi di restauro nell'anno del Grande Giubileo a cura di S.Baiani e M.Ghilardi Edizioni Kappa, Roma 2000 ISBN Nella parte introduttiva, sugli interventi attuati a Roma in occasione del Giubileo, mi ha colpito in particolare il testo di Eugenio La Rocca, Sovraintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma, che in modo garbato racconta dei problemi che gli "addetti ai lavori" hanno dovuto affrontare per la realizzazione dei grandi progetti di scavo e restauro. Cito la frase iniziale: "Il pubblico romano è abituato a vedere i risultati di un lavoro, la sua qualità, le sue future ricadute sull'assetto complessivo della città, ma non le difficoltà attraverso le quali si è giunti, malgrado tutto, a quel medesimo risultato". Sui Fori Imperiali ci sono diversi interventi, e in particolare tenterò di dare una sintesi di quelli di Riccardo Santangeli Valenzani e di Roberto Meneghini sulla storia postclassica dei Fori Imperiali in base ai dati di scavo. Ancora nel IV-V secolo i Fori Imperiali erano utilizzati nella loro originaria funzione monumentale, con interventi di restauro particolarmente consistenti nel Foro di Cesare. L'unica eccezione era rappresentata dal Tempio della Pace: infatti, in seguito probabilmente alla costruzione della Basilica di Massenzio (agli inizi del IV sec.d.c.), e alla necessità di trovare altra collocazione per le strutture che si rese necessario eliminare, gran parte della piazza venne occupata da una serie di ambienti a carattere utilitario. Tali strutture si mantennero fino alla guerra greco-gotica verso la metà del VI secolo. Per il Foro di Augusto, non interessato dagli scavi recenti, sembra tuttavia di poter ipotizzare un precoce abbandono, con la spoliazione dei materiali, già avviata tra la fine del V e gli inizi del VI secolo (sembra provarlo un'iscrizione del "patricius Decius" su uno dei rocchi delle colonne della peristasi del tempio di Marte Ultore, apposta quando questa era già a terra). Tra la seconda metà del VI secolo e la prima metà del VII, il Tempio della Pace e il Foro di Cesare cominciarono ad essere utilizzati per scarico di detriti e rifiuti. Nel Foro di Nerva, invece, il mantenimento della funzione di passaggio tra Suburra e Foro Romano permise una più lunga conservazione dei livelli antichi e le fonti sembrano indicare che il Foro di Traiano fosse ancora in buone condizioni. Nella prima metà del IX secolo la pavimentazione del Foro di Cesare venne asportata e l'area utilizzata per scopi agricoli. Nel Foro di Nerva una serie di acciottolati fissarono il percorso di attraversamento dell'area, mentre ai lati della nuova strada sorsero case a due piani con portici ad arcate, residenza dei ceti più elevati della popolazione. Abitazioni più povere e più defilate dalla viabilità principale, sorsero invece nel Foro di Cesare. L'area del Tempio della Pace rimase in quest'epoca marginale rispetto all'abitato, utilizzata come discarica e per usi agricoli. Il complesso monastico di S.Basilio si installò sul podio del tempio di Marte Ultore nel Foro di Augusto, quando questo era già stato demolito, nel IX-X secolo. Il Foro di Traiano continuava probabilmente ancora in quest'epoca ad essere utilizzato come spazio pubbico, come testimonia un tardissimo restauro della pavimentazione della piazza (le lacune delle lastre, danneggiate dal tempo e dall'usura, furono riempite con acciotolato di materiali riutilizzati) che sembra databile durante il IX secolo. 7

8 Poco dopo, tuttavia, le lastre di marmo superstiti furono tutte asportate in un unico intervento, e seguì una breve fase di abbandono. All'inizio del X secolo l'area della piazza fu nuovamente bonificata con un battuto di cocci, sul quale furono direttamente poggiate le fondazioni di nuovi edifici e tracciate strade pavimentate con acciotolati di materiali di recupero: si tratta di un quartiere probabilmente di abitazioni, il cui assetto urbanistico perdurò poi fino alle demolizioni del La nascita del quartiere sembra dovuta, per il grande impegno anche economico del risanamento, al governo cittadino dell'epoca (Alberico e i personaggi del suo entourage, tra cui un certo Caloleo che ha lasciato traccia nel toponimo di Campo Carleo). Il quartiere doveva sorgere in mezzo ai resti degli antichi edifici, in gran parte ancora in piedi. Con l'xi secolo l'insediamento del Foro di Cesare venne abbandonato a causa della tendenza della zona all'impaludamento e l'area venne utilizzata solo per scopi agricoli, come anche l'area del Tempio della Pace. Lungo la strada che percorreva il Foro di Nerva, e che continuava a mantenersi, le case più ricche furono sostituite da un'edilizia più povera. I livelli crebbero rapidamente, a causa dei riporti di terra effettuati per bonificare l'area. A partire dal XII secolo si data la massiccia spoliazione dei muri perimetrali dei Fori, che finì per cancellare quasi completamente l'aspetto e la stessa memoria dell'assetto monumentale di età romana. In particolare intorno alla metà del XII secolo venne demolito il lato meridionale del Foro di Traiano, per reimpiegarne i materiali, e uno spesso strato di fango testimonia un abbandono del settore fino alla prima metà del XIII secolo. Lungo questa linea di confine tra abitato e orti sorse poi la chiesa di S.Maria in Campo Carleo e un grande ospedale dei Cavalieri Gerosolimitani di S.Giovanni, insediati nel vicino Foro di Augusto. Marina Milella # Roma. Gli scavi del Campidoglio Nel corso della visita della regina Elisabetta, il sindaco Francesco Rutelli ha colto l'occasione per comunicare le novità degli scavi condotti nel cosiddetto Giardino Romano, nel cortile di Palazzo Caffarelli, sul Campidoglio. Sono infatti stati ritrovati resti di insediamenti abitati a partire dalla media età del bronzo, sepolture dell'età del ferro, nonché tracce di fornaci per la fusione dei metalli, che risultano essere state ancora in uso durante la costruzione del tempio di Giove Ottimo Massimo, alla fine dell'età regia, quando la sommità del colle da area abitativa divenne area sacra. Delle fornaci, costruite come tutte quelle di quest'epoca da argilla su un piano di frammenti ceramici solidificati dall'uso, resta appunto la "piattaforma" bruciata, che é stata rimossa per poter essere successivamente esposta nel settore del museo che sarà dedicata ai ritrovamenti dello scavo, insieme agli scheletri delle sepolture. Lo scavo archeologico del Campidoglio era partito come un sondaggio ordinario, ma già i primi ritrovamenti ne avevano fatto capire la reale importanza. Di conseguenza il Comune ha deciso di proseguire le ricerche: oltre ad una esposizione dettagliata dei materiali, è prevista per il prossimo anno la pubblicazione dei risultati scientifici con una presentazione pubblica all'istituto Archeologico Germanico. Uno dei risultati principali dello scavo é la continuità di testimonianze attestate sul Campidoglio: dal XIV secolo con il ritrovamento di frammenti di ceramica; alle testimonianze di tarda età del bronzo (XIII-X secolo) con la fase più antica delle fornaci; alle sepolture, tra cui la celebre tomba di bambina, dal X alla fine deli'viii avanti Cristo, che testimoniano la presenza di un abitato. Successivamente, con la fondazione del Tempio di Giove Capitolino si passa da una funzione forse "civile" del colle a una valenza sacrale importantissima. Si tratta ora di esaminare in dettaglio i materiali raccolti nello scavo, durato dall'inizio del 1998 all'agosto Le fondazioni del tempio di Giove, in tufo cappellaccio a otto metri di profondità, sono state lasciate visibili e possono essere ammirate dalle grandi finestre della restaurata Pinacoteca. Si sta inoltre per apire un un nuovo cantiere, della durata prevista di un anno, che realizzerà il progetto di Carlo Aymonino per la copertura del Giardino romano, rivisto anche dopo i ritrovamenti archeologici, e che, come previsto, ospiterà il il Marco Aurelio. Marina Milella [fonte: La Repubblica. 19 ottobre 2000] 8

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