La teoria e le sue applicazioni
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- Carlotta Sasso
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1 La teoria e le sue applicazioni «I linguisti di oggi sono forse più occupati a studiare i componenti dei segni e le loro combinazioni, piuttosto che i segni stessi. Questa è una condizione necessaria per capire i segni stessi. La scienza teorica deve sempre precedere quella applicata. Ma senza trascurare il suo lavoro in profondità, la scienza deve sempre essere cosciente della sua responsabilità verso il popolo e la società». (Hjelmslev, La forma del contenuto della lingua come fattore sociale, 1953, tr. it. in Saggi linguistici, Unicopli, Milano 1988, I: 275)
2 Segni, simboli e potere «E possiamo certamente chiamare ancora una volta rivoluzione linguistica il fatto che, con i mezzi moderni di cui la tecnica dispone, i sistemi di segni, la lingua e la forma del contenuto siano diventati fonti di potere, che nessun potente può e vuole fare a meno di usare. Adolf Hitler diceva che voleva mettere in movimento le masse formando la loro volontà ed egli, come qualunque altro con tali intenzioni, non poteva essere insensibile all importanza del segno e del simbolo per ottenere il suo scopo. La radio, ora anche combinata con la televisione, che accresce il potere della parola sugli animi, è uno strumento importante nella politica internazionale. Chi voglia e chi ne sia capace, mette in movimento la volontà delle masse, non solo con parole, mimica, gesti, ma anche con simboli, come la svastica o la falce e martello o con la musica delle marce o con fanfare; una Weltanschauung, come si soleva chiamarla una volta, con tali mezzi viene inchiodata nella coscienza e subcoscienza di ogni singolo individuo. [ ] La molto discussa cortina di ferro è una frontiera semantica fra due enormi associazioni linguistiche, ognuna con la sua specifica forma del contenuto nella zona di sostanza chiamata politica in senso lato». (Hjelmslev, 1953, I: 272-4).
3 Continuum della situazione sociolinguistica italiana (Berruto) It. formale sorvegliato It. tecnico scientifico It. burocratico centro periferia Scritto-scritto It. standard letterario Asse diamesico Parlato-parlato It. neo-standard Asse diafasico periferia Asse diastratico It. informale trascurato It. gergale
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6 Uwe Pörksen, Plastikwörter. Die Sprache einer internationalen Diktatur, Klett- Cotta, 1988; trad. it. Parole di plastica: la neolingua di una dittatura internazionale, Textus, 2011 Normalmente i termini tecnici hanno un significato solo denotativo, cioè un significato di base, neutro, oggettivo, referenziale, esplicito, che ha una funzione informativa riferita al contesto d'uso. I termini tecnici non hanno connotazioni, cioè il loro significato non varia al variare del contesto d'uso. Le parole, invece, hanno spesso una grande quantità di connotazioni (significati impliciti legati alla loro carica emotiva), che permettono di mutarne il significato in funzione del contesto in cui vengono usate. Alcuni termini tecnici (le parole di plastica o parole-ameba) entrano nel linguaggio comune, perdendo il loro significato denotativo e acquisendo una grande varietà di connotazioni. Nella prefazione al testo di Pörsken Rocco Ronchi le descrive come «un codice internazionale, poverissimo, un centinaio di parole al massimo, il cui tratto comune è quello di presentarsi sotto forma di descrizioni asettiche, neutrali, oggettive. Provengono dall'ambito scientifico e colonizzano il mondo della vita. Sono fungibili, appunto come i mattoncini Lego, e possono ricombinarsi in mille maniere diverse». Quando il linguaggio da strumento del mondo personale e interpersonale si trasforma in forza autonoma, il parlante perde ogni autonomia di giudizio e di pensiero critico. (cfr.
7 Vedi anche: Rocco Ronchi, Parlare in neolingua. Come si fabbrica una lingua totalitaria, in M. Recalcati, Forme contemporanee del totalitarismo, Bollati Boringhieri, 2007, pp Victor Klemper, LTI. La lingua del Terzo Reich (1947), Giuntina, George Orwell, 1984 (1949), Mondadori, 2002.
8 Caratteristiche delle parole di plastica secondo Pörksen (p.64) Sono formule stereotipiche, nate nel linguaggio comune, passate in quello scientifico e di qui tornate nel linguaggio comune Appartengono a un codice internazionale ancora giovane Sono limitate al linguaggio verbale Hanno un ambito d'uso molto vasto, rappresentano una "chiave per tutto (dimensione estensiva) Ma contenuto semantico ridotto (dimensione intensiva) Prevale la componente connotativa Sono gli strumenti linguistici preferiti da chi si vuole presentare come esperto senza esserlo (vedi anche uso del burocratese, del giornalese, ecc.).
9 Lista delle parole di plastica secondo Pörsken "processo", sviluppo", "sistema", "informazione", "comunicazione", provenienti dal linguaggio tecnico-scientifico, vengono oggi usate in molti contesti senza che esprimano un reale significato. Esse hanno acquisito un'aura mitica e autorevole che, nel linguaggio comune, le ha svuotate del loro significato originario: esse sono diventate parole di plastica, cioè parole "tuttofare" adatte a ogni vuota conversazione. E inoltre: relazione, bisogno fondamentale, ruolo, produzione, materia prima, risorsa, consumo, energia, lavoro, partner, decisione, management, service (servizi), assistenza, educazione, progresso, problema, pianificazione, soluzione, funzione, fattore, sistema, struttura, strategia, capitalizzazione, contatto, sostanza, identità, crescita, welfare, trend, modello, tenore di vita, modernizzazione, processo, progetto, centro, futuro.
10 Cfr. anche Ornella Castellani Pollidori, La lingua di plastica, Morano, 1995: «Si tratta sempre di formule singole voci o sintagmi più o meno complessi che a un dato momento si presentano alla ribalta della lingua con un marchio di novità: per esempio perché assunte da particolari linguaggi settoriali, o da altre lingue, o perché rilanciate in metafore inedite, o estese ad altri significati. Il carattere di novità è indispensabile perché il modulo colpisca la fantasia e si metta in moto il meccanismo della mimèsi; nel quale può intervenire tutta una serie di fattori: conformismo, tendenze snobistiche o avanguardistiche, semplice inerzia, insicurezza linguistica, ecc. in ogni caso, perché il plastismo vero e proprio insorga, occorre che nella formula s inoculi il virus della moda, e che l uso si trasformi in abuso». «quale che sia la loro ambientazione originaria, il crescendo di successo li porta fatalmente verso il basso (non c è eleganza che una voga eccessiva non sia in grado d involgarire). Un gran vivaio di plastismi è il linguaggio dei giornali, che emulsiona gli stereotipi di svariati linguaggi speciali: della politica, della finanza, della critica d arte e letteraria, dello sport, della moda, ecc. Ottimi trampolini di lancio per i cliché (al pari delle frasi pubblicitarie, delle quali condividono in fondo la funzione di richiamo) sono in particolare i titoli che spiccano sulle pagine di quotidiani e rotocalchi».
11 Esempi di plastismi A livello di Un attimino Gli addetti ai lavori Le tematiche /le problematiche Il ludico, l intrigante, mi intriga Salto di qualità Uscita dal tunnel Presa di coscienza Dibattito ampio e articolato Nella misura in cui Il problema a monte Il discorso da portare avanti ( mummia fraseologica del sinistrese ) Per così dire Esatto/assolutamente I plastismi possono essere sostantivi, aggettivi, pronomi, verbi, locuzioni avverbiali, interiezioni, suffissi, metafore, modi di dire.
12 Formule Ancora Castellani Pollidori, p. 160: Sfruttamento della fraseologia proverbiale di stampo casareccio-rurale: Fare d ogni erba un fascio Tirare l acqua al proprio mulino Dare un colpo al cerchio e uno alla botte Seminare zizzania Se non è zuppa è pan bagnato Tagliare l erba sotto i piedi Da prendersi con le molle Gettare acqua sul fuoco Soffiare sul fuoco Scoperchiare le pentole Mettere i bastoni tra le ruote Tenere i piedi in due staffe Mettere il carro davanti ai buoi Salvare capra e cavoli Rimettere insieme i cocci Cadere dalla padella nella brace Un fulmine a ciel sereno
13 Lingue di plastica: burocratese, aziendalese Galileo: «Parlare oscuramente ognuno lo sa fare, ma chiaro pochissimi». Vincenzo Monti nel 1803 definisce il registro burocratico: «il barbaro dialetto miseramente introdotto nelle pubbliche amministrazioni». Tra Otto e Novecento viene adottato come «lingua franca della comunicazione giornalistica». (cfr. Antonelli, L italiano nella società della comunicazione, il Mulino, 207, pp ).
14 Calvino, L antilingua «Il Giorno», Ogni giorno, soprattutto da cent anni a questa parte, per un processo ormai automatico, centinaia di migliaia di nostri concittadini traducono mentalmente con la velocità di macchine elettroniche la lingua italiana in un antilingua inesistente. Avvocati e funzionari, gabinetti ministeriali e consigli di amministrazione, redazioni di giornali e di telegiornali scrivono, parlano, pensano nell antilingua. Caratteristica principale dell antilingua è quello che definirei il terrore semantico, cioè la fuga di fronte a ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato [ ]. Nell antilingua i significati sono costantemente allontanati, relegati in fondo a una prospettiva di vocaboli che di per se stessi non vogliono dire niente o vogliono dire qualcosa di vago e sfuggente. Chi parla l antilingua ha sempre paura di mostrare familiarità e interesse per le cose di cui parla, crede di dover sottindere: «Io parlo di queste cose per caso, ma la mia funzione è ben più in alto delle cose che dico e che faccio, la mia funzione è più in alto di tutto, anche di me stesso» [ ] dove trionfa l antilingua l italiano di chi non sa dire ho fatto ma deve dire ho effettuato la lingua viene uccisa.
15 Caratteristiche linguistiche del burocratese Termini arcaici, latinismi e forme colte: espletare, quiescenza, moneta divisionale Deittici e connettivi desueti: codesto, testè, onde, allorché, allorquando, allorché Stile nominale: centralità del nome Ai fini della richiesta autorizzazione all espatrio La presente comunicazione di avvenuta registrazione Verbi denominativi: disdettare, attergare, relazionare, ospedalizzare, dimissionare Forme verbali nominali: infinito (nel rispondere), gerundio (risultando iscritto nei registri), participio presente (un attestato comprovante), participio passato (visto..considerato, rilevato..) Fraseologie ridondanti, stereotipiche: con riferimento a, in ordine a, per quanto attiene a; nelle prime ore antimeridiane
16 Aziendalese Lingua settoriale permeata di anglicismi: seller door to door (venditore porta a porta), job on call, job sharing (lavoro precario) ecc. Tecnicismi collaterali: caratteristici di un certo ambito settoriale ma «legati non a effettive necessità comunicative bensì alla opportunità di adoperare un registro elevato, distinto dal linguaggio comune» (Luca Serianni). Forte valore connotativo (sensi indiretti): mostrare che si è parte di un gruppo, che si condividono certe conoscenze, che si è efficienti, dinamici. «antilingua» o «lingua di nessuno» che, «oscura e inintelligibile per scelta, finisce per somigliare a un misterioso gergo derivato dalle pseudoscienze [ ] sono queste le caratteristiche adatte a sedurre un pubblico che si sente tanto più up-to-date quanto più ha le idee confuse. Più l impresa usa parole tecniche e astratte, più sembra persuadersi di essere convincente» (Corinne Maier, Buon giorno pigrizia. Come sopravvivere in azienda lavorando il meno possibile, 2005).
17 Valutazione delle azioni strategiche necessarie per la valutazione delle eventuali criticità rilevate in fase di implementazione Logiche e policy di sviluppo Comunicazione al management attraverso la predisposizione della reportistica direzionale Implementare strategie comunicative che migliorino l usability Strumento strategico di un sistema di knowledge management In relazione all evoluzione dell azione organizzativa che accompagna l implementazione del nuovo Piano d Impresa, ed al fine di supportare i processi decisionali e quelli di controllo della gestione economica e del funzionamento operativo dell azienda, si rende necessario ridefinire i meccanismi di integrazione tra le funzioni aziendali attraverso una nuova articolazione dei Comitati.
18 Implementazione, implementare Sinergie Valore aggiunto Capitale di conoscenza Proattivo Customizzazione (da customization) Ottimizzare Inizializzare Posizionarsi Supportare Usabilità Upgradare Deliverare Soluzioni performanti Press contact Forme sconsigliate
19 Nelle Tizia, in allegato troverai il primo draft del Gantt delle attività relative al Crisis Management. Le date di scadenza sono state individuate (in rosso) solo per le attività più urgenti su cui il gdl si era impegnato nel corso del meeting di kickoff del 14 u.s. In particolare si prevede il rilascio del Prepardness plan revisionato ed integrato per la fine di febbraio Sono in attesa di un feedback, da parte di Caia per quanto concerne la disponibilità di un corso di formazione da far seguire al crisis team che dovremo a breve costituire. Ciao, Sempronia draft-=bozza Meeting=riunione Kickoff=avvio Feedback=risposta Crisis team=unità di crisi Crisis Management=gruppo di dirigenti incaricati di gestire le situazioni di crisi Prepardness plan=piano di preparazione (all eventuale situazione di crisi) Gantt=eponimo, dal nome dell ingegnere Gantt che ha ideato nel 1917 il diagramma per la pianificazione delle attività gdl =gruppo di lavoro u.s.=ultimo scorso
20 Proposte di correzione Semplificazione relativa a: Forma linguistica: lessico e sintassi Piano del contenuto: disposizione gerarchica delle unità informative Struttura logica del contenuto (collegamenti impliciti o espliciti)
21 Suggerimenti per scrivere chiaro Individuare il pubblico cui ci si rivolge Elaborare un progetto di testo Inserire solo quanto è necessario al fine della comunicazione Condensare un contenuto informativo fondamentale in ogni frase Frasi brevi, poche secondarie e pochi incisi Formulazioni dirette (preferire l attivo al passivo, forme affermative a quelle negative) Preferire parole d uso comune a parole rare, complesse e tecniche Usare termini tecnici se è necessario, spiegandone il significato Punteggiatura adeguata Scegliere una forma grafica che faciliti l attenzione e la lettura (cfr. Matteo Viale, La comunicazione istituzionale scritta, hostweb3.ammin.uniss.it/documenti/dispensa_sassari_viale_1.pdf)
22 Come pensare e scrivere documenti Barbara Minto, Dall idea al testo. Come pensare e scrivere documenti e relazioni, 1977 M.E.Piemontese e M.T.Tiraboschi, Leggibilità e comprensibilità dei testi nella pubblica amministrazione, in E. Zuanelli, Il diritto all informazione in Italia, 1990 S. Cassese (a cura di), Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche (1993), Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri A. Fioritto (a cura di), Manuale di stile (Strumenti per semplificare il linguaggio nelle pubbliche amministrazioni), 1997 D. Fiormonte e F. Cremascoli, Manuale di scrittura, Bollati Boringhieri 1998 T. De Mauro, M. Vedovelli (a cura di), Dante, il gendarme e la bolletta. La comunicazione pubblica in Italia e la nuova bolletta Enel, Roma-Bari, Laterza, 1999 M Cortelazzo, F. Pellegrino, M. Viale, Guida alla scrittura istituzionale, Roma-Bari, Laterza, 2003
23 Calvino, «Domenica del Corriere», febbraio 1978 «quando le cose non sono semplici, non sono chiare, pretendere la chiarezza, la semplificazione a tutti i costi è faciloneria, e proprio questa pretesa obbliga i discorsi a diventare generici, cioè menzogneri. Invece lo sforzo di cercare di pensare e d esprimersi con la massima precisione possibile proprio di fronte alle cose più complesse è l unico atteggiamento onesto e utile».
24 Semplificazione/semplicità Semplificazione: impoverimento lessicale e sintattico, appiattimento delle differenze di registro, confusione di generi e voci, perdita della funzione denotativa del linguaggio a favore di quella connotativa e fatica. Semplicità: scelte stilistiche improntate a chiarezza, precisione, regolarità al fine di favorire la leggibilità. Vedi Enrico Testa, Lo stile semplice, Einaudi, 1997
25 Semplicità vs semplificazione Mario Calabresi: «La Stampa», , p. 30 «Sono convinto che oggi, dopo anni di eccessi linguistici, faccia più breccia chi parla in modo assolutamente normale, usando le parole più appropriate, i significati esatti e un periodare chiaro. I giornali hanno la loro bella parte di colpa, non solo nell impoverimento della lingua, ma anche nella sua deriva di eccessi. Trovo simbolico di questa degenerazione che vuole spettacolarizzare ogni cosa la definizione di supertestimone, che viene applicata anche al passante che ha intravisto un tamponamento. Viene da chiedersi allora cosa siano i testimoni, una razza caduta in disgrazia, così come sono scomparse le epidemie sostituite dalle pandemie. Naturalmente questo virus dell eccesso è contagioso e ha preso tutta la società, a partire dalla politica». Cfr. nell ambito delle scienze del linguaggio: V. Coletti, Eccessi di parola. Sovrabbondanza e intemperanza lessicale in italiano dal Medioevo ad oggi, Cesati, 2012.
26 Michele Serra, «La Repubblica», «La ministra Fornero poteva evitare di dare in pasto ai cronisti la parola "paccata" (e più in generale: i professoroni al governo dovrebbero mantenere un aplomb più professorale). Ma che dire di una comunità mediatica che su quella parola costruisce la descrizione di una trattativa, quella sul lavoro, che dura da settimane, e attorno a frasette del genere disfa e ricuce la trama di un rapporto (quello tra governo, sindacati e Confindustria) che è complicato da capire perfino per i protagonisti? Che dire di un giornalismo per il quale ogni dissidio diventa "rissa", ogni inciampo diventa "rottura", e per speziare il suo minestrone quotidiano abusa di "proposte shock", "dichiarazioni shock", "notizie shock", come se l' opinione pubblica fosse sordastra e solo l urlaccio nelle orecchie potesse attirare la sua attenzione? A che servono, poi, le pazienti ricostruzioni, le schede tecniche, le inchieste che sviscerano e spiegano, se la confezione è quasi sempre un titolaccio "shock", se i titoli dei telegiornali (che danno il là all' intero coro mediatico, anche quello di carta) si fabbricano con i cocci di frase raccattati nei corridoi? Sono i media grossolani a costruire un pubblico superficiale. L alibi, poi, è accusare il pubblico di essere superficiale».
27 Silvia Truzzi, «Il Fatto quotidiano», , a proposito della domanda di una studentessa liceale in un incontro con alcuni giornalisti del «Fatto quotidiano»: Perché i giornali usano così male le parole? : Risposta: è più facile, più veloce, meno impegnativo. Lo slogan arriva dritto dritto, il ragionamento costa più fatica, a chi lo elabora e a chi lo utilizza. Lo capiscono tutti: l uditorio si fa più ampio, con lui il consenso. Ma è tutt altro che innocuo: convince Gustavo Zagrebelsky quando dice che la frase mettere le mani nelle tasche degli italiani sottintende l idea che lo Stato sia un borseggiatore. È un messaggio implicito. E poi: stigmatizziamo il dito medio di Bossi, come una riduzione al minimo addirittura al gesto della comunicazione politica. Non siamo molto diversi da lui quando sui quotidiani usiamo l espressione scontro tra politica e magistratura se davanti a indagini su questo o quell onorevole, viene negata un autorizzazione a procedere.[ ]Poi c è la sciatteria: Auto impazzita prevede un senno della macchina che naturalmente non esiste. Si potrebbe andare avanti a oltranza: tragedia della follia, dramma della disperazione, vite spezzate. Il sole sempre cocente, la pioggia battente, gli appelli accorati. Sono i media grossolani a costruire un pubblico superficiale, conclude Serra. [ ]Potremmo anche solo nell esclusivo interesse della nostra sopravvivenza riflettere sul mestiere dei giornali, messi insieme con sempre maggior fretta, da persone spesso non adeguatamente formate e dimentiche dell importanza della funzione. E andare oltre la lusinga di parlare e far parlare di sé, come individui e come categoria.
28 Calvino, Lezioni americane, 1988 (giugno 1984) Invito a una scrittura sobria per comunicare in modo chiaro, preciso, semplice Leggerezza: alleggerimento del linguaggio per cui i significati vengono convogliati su un tessuto verbale come senza peso. La leggerezza per me si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l abbandono al caso (1988:17). La leggerezza non è frivolezza ma aderenza perfetta tra contenuti e parole. Rapidità: la rapidità dello stile e del pensiero vuol dire soprattutto agilità, mobilità, disinvoltura; tutte qualità che si accordano con una scrittura pronta alle divagazioni; a saltare da un argomento all altro, a perdere il filo cento volte e a ritrovarlo dopo cento giravolte (1988: 45-6) Esattezza: un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell immaginazione (1988:57) Visibilità: Se ho incluso la visibilità nel mio elenco di valori da salvare è per avvertire del pericolo che stiamo correndo di perdere una facoltà umana fondamentale: il potere di mettere a fuoco visioni a occhi chiusi, di far scaturire colori e forme dall allineamento di caratteri alfabetici neri su una pagina bianca, di pensare per immagini (1988:92) Molteplicità: alla scrittura, a seconda del destinatario e della comunicazione, è richiesto di cambiare flusso (verticale: autore-lettore, orizzontale: tanti lettori-tanti scrittori), obiettivo (informativo, commerciale, negoziale) e stile. Coerenza: assenza di contraddizioni (consistency) e coesione semantica e pragmatica (coherence).
29 GREIMAS ( )
30 Semantica strutturale, 1966 Del senso, 1970 Maupassant. La semiotica del testo: esercizi pratici, 1976 (con Joseph Courtés) Dizionario ragionato della teoria del linguaggio, 1979 Del Senso 2, 1983 Dell Imperfezione, 1987 (con Jacques Fontanille) Semiotica delle passioni, 1991
31 Immanenza e manifestazione Livello profondo: femi Piano dell espressione Livello di superficie: fonemi Piano della manifestazione Fonemi realizzati Lessemi realizzati Piano del contenuto Livello di superficie: sememi Livello profondo: semi
32 Unità dell analisi semantica Metalinguaggio descrittivo Lessema = lemma di un dizionario, potenzialità di significazione; è composto da un insieme di semi (unità minime di contenuto); prodotto dallo sviluppo storico di una lingua; es. uomo, donna, alto, lungo, largo, ecc. Sema o figura semica = unità minima di contenuto (cfr. femi o tratti distintivi), relazionale e non sostanziale, parte del lessema; il suo valore si determina sempre all interno di una categoria semantica (esempi di semi: femminilità/mascolinità; verticale/orizzontale; esteriorità/interiorità) Nucleo semico = insieme dei semi (nucleari) che costituiscono un lessema, minimo semico permanente (invariante); es. NS del lessema testa: estremità, superatività Semi contestuali (Classemi): modificano il nucleo semico nei diversi contesti (varianti), producendo diversi effetti di senso; accezioni particolari di un termine che dipendono dal suo inserimento nella catena sintagmatica dell enunciato; es. Testa di un corteo / Rompersi la testa ) Semema = risultato della combinazione di nucleo semico e classemi.
33 Categoria semica Categoria teorica (livello metalinguaggio) che descrivere un articolazione di senso mettendo in relazione due semi tra loro contrari: Esempio: uomo / donna (lessemi) possono essere descritti in termini semici come composti dalle seguenti figure semiche (semi): Umano / umano Adulto / adulto Maschile / femminile (semi in relazione di contrarietà, che formano la categoria semantica della sessualità) La categoria semantica è anteriore ai semi che la compongono e che possono essere colti solo all interno di una struttura di significazione.
34 Tipi di Semi Figurativi o esterocettivi: relativi alle qualità sensibili del mondo (es. verticalità/orizzontalità, esteriorità/interiorità) Astratti o interocettivi: categorie che servono a categorizzare e a rendere significante il mondo (es. (relazione/termine; oggetto/processo; animato/non animato; umano/animale) Timici o propriocettivi: riferimento alla categoria timica (euforia/disforia), che investe sistemi di valori morali, logici, estetici.
35 Semi e lessemi virtuali Lessemi spazialità Dimensionalità verticalità Orizzonta- lità Prospetti- vità Lateralità Alto Basso Lungo Corto Largo Stretto Vasto Spesso Semi
36 Lessema virtuale e nucleo semico Lessema testa: parte del corpo unita al collo A) a testa scoperta lavarsi la testa una testa bianca B) Spaccare la testa Rompersi la testa Pagare tanto a testa Una taglia sulla testa Testa coronata Testa calda
37 Primo nucleo semico di testa: estremità A) Estremità superiorità verticalità La testa di un palo Essere alla testa della ditta Avere debiti fin sopra la testa B) estremitàanterioritàorizzontalitàcontinuità Testa di una trave Testa di un canale Stazione di testa C) estremitàanterioritàorizzontalitàdiscontinuità Vettura di testa Testa del corteo Perdere la testa
38 Secondo nucleo semico di testa: sfericità A) sfericità testa di una cometa Testa di spillo Testa di zucca B) sfericitàsolidità Rompersi la testa Avere la testa dura Testa d uovo C) Sfericitàsoliditàcontenitore Mettersi in testa una cosa Imbottirsi la testa
39 Nucleo semico, Classemi, Sememi Nucleo semico = minimo semico permanente, semi comuni (semi nucleari) che costituiscono il lessema testa: estremità, superatività (superioreanteriore). Classemi o Semi contestuali = i restanti semi, che si attivano a seconda del contesto dell enunciato; accezioni particolari che danno luogo a effetti di senso. Semema = somma di nucleo semico e classema Es. Il cane abbaia = nucleo semico (specie di grido)classema (animale); La manifestazione del semema cane seleziona il sema contestuale animale ed esclude il sema contestuale oggetto (parte del fucile).
40 Classema e isotopia Contesto: unità del discorso superiore al lessema Semi contestuali, caratterizzati dalla iteratività > isotopia: ricorrenza di categorie semiche che assicurano la coesione e la coerenza di un testo e rendono possibile disambiguare gli enunciati. livello semantico isotopico del contesto discorsivo: es.: animato / inanimato (animale/oggetto); umano / animale Le figure semiche (semi) appartengono al livello semiologico globale, di cui costituiscono le articolazioni, pronte a inserirsi nel discorso; I classemi appartengono al livello semantico globale, da cui dipende l isotopia del messaggio.
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