ALBERTO SIRACUSANO. Ordinario di Psichiatria, Direttore del Dipartimento di Medicina dei Sistemi, Università degli Studi di Roma Tor Vergata.
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1 ABSTRACT BOOK
2 ALBERTO SIRACUSANO Ordinario di Psichiatria, Direttore del Dipartimento di Medicina dei Sistemi, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. FATTORI DI RISCHIO E PATHWAYS DI SVILUPPO PSICOPATOLOGICO La schizofrenia è un disturbo ad elevata complessità: da un modello eziopatogenetico di tipo monofattoriale, ovvero basato su un rapporto causale generato da un singolo fattore (ad esempio, una lesione cerebrale), siamo ormai transitati verso un modello di interazione complessa tra fattori di rischio genetici, fattori di rischio ambientali e fattori di rischio psicopatologici. Oggetto della relazione sarà una revisione di questo modello sulla base dei dati di letteratura più recenti. In particolare, verranno trattati diversi modelli di interazione gene-ambiente e il ruolo dei fattori di rischio ambientali rispetto allo sviluppo di quadri clinici prodromici dello spettro psicotico. Inoltre, verrà valutato l impatto di nuovi fattori di rischio come le nuove sostanze d abuso, il cyberbullismo e la dipendenza da internet.
3 MARIO AMORE Professore presso Università degli Studi di Genova Dipartimento di Neuroscienze RIABILITAZIONE, OFTALMOLOGIA, GENETICA E SCIENZE MATERNO-INFANTILI La ricerca ha mostrato in modo inconfutabile l importanza dell intervento precoce nell ambito delle psicosi all esordio. Ridurre la distanza temporale tra l esordio psicotico ed il primo trattamento (Duration of Untreated Psychosis, DUP) è un fattore cruciale per migliorare gli esiti clinici e psicosociali dei pazienti con psicosi emergente. Questo dato viene ormai confermato da una solida base di letteratura scientifica. Le linee guida attuali rispetto al trattamento dell esordio psicotico forniscono raccomandazioni specifiche sull utilizzo della farmacoterapia, sull integrazione di questa con il supporto psicologico e sugli interventi volti a ridurre il rischio di ricaduta. A questo proposito, fattori cruciali risultano essere la lotta all abuso di sostanze, la promozione dell aderenza terapeutica e dell engagement con i servizi, stante il coinvolgimento della rete familiare. Più di recente numerosi studi hanno iniziato a delineare un profilo di rischio sempre più specifico per i disturbi psicotici, che in alcuni casi potrebbe permettere di mettere in atto una vera e propria prevenzione primaria, identificando i pazienti ad alto rischio di transizione dallo stato pre-psicotico al disturbo conclamato. I quadri clinici di UHR, CHR e simili sono stati oggetto di una serie di studi di intervento più recenti che testimoniano il ruolo importante dei seguenti fattori: servizi ultra-specialistici, intervento psicoterapico intensivo (prevalentemente a orientamento CBT), gestione dei fattori di rischio psicosociali e farmacoterapia. Soltanto l integrazione tra le diverse componenti ad opera di un team multidisciplinare permetterà di incidere in modo significativo sulla prognosi dei disturbi psicotici nel giovane.
4 ARMIDA MUCCI Professore Associato di Psichiatria - Facoltà di Medicina - Seconda Università di Napoli RECOVERY E DEFICIT NEUROCOGNITIVI NELLE PERSONE CON SCHIZOPHRENIA In soggetti con schizofrenia sono stati riportati deficit a carico della maggior parte delle funzioni neurocognitive, quali attenzione, memoria, funzioni esecutive in tutte le fasi di malattia, anche dopo remissione sintomatologica. I deficit neurocognitivi si associano ad un peggiore funzionamento nella vita reale dei pazienti, compromettendo la capacità di rivestire ruoli sociali, di studiare o lavorare produttivamente, di utilizzare i servizi sociali. I trattamenti farmacologici disponibili non migliorano i deficit cognitivi e questi possono ostacolare l aderenza ai principali interventi psicologici che si utilizzano per i soggetti con schizofrenia, quali ad esempio la psicoeducazione o interventi di reinserimento lavorativo. Lo studio del Network Italiano per la Ricerca sulle Psicosi ha evidenziato che le disfunzioni neurocognitive possono incidere sul funzionamento nella vita reale in maniera indiretta, attraverso la compromissione della capacità funzionale, i deficit della cognizione sociale, lo stigma interiorizzato e la relazione con i servizi di salute mentale. Gli interventi riabilitativi recovery-oriented dovrebbero sempre prevedere una valutazione delle disfunzioni neurocognitive dei soggetti con schizofrenia per pianificare trattamenti integrati e personalizzati, che prevedano l integrazione tra trattamento farmacologico, rimedio neurocognitivo e interventi psicosociali.
5 PAOLO GIRARDI Professore Ordinario di Psichiatria, Sapienza Università di Roma TERAPIA LAI E PROGETTI RIABILITATIVI La creazione e l utilizzo dei L.A.I. di seconda generazione costituiscono un importante punto di svolta nel panorama psichiatrico. Tale tipo di formulazione non rappresenta solamente un ulteriore presidio farmacologico a disposizione del clinico ma un nuovo modello di cura che si fonda sul concetto di efficacia e sicurezza da un lato e di incremento della aderenza alle cure del paziente dall altro. Tale modalità di trattamento ha vantaggi sia per il medico che per il paziente in quanto le patologie per cui si fonda il loro utilizzo, come i disturbi dello spettro schizofrenico e affettivo, devono essere affrontati e concepiti in un ottica diacronica che tale tipo di formulazione prevede nel suo essere. Tale prospettiva a lungo termine consente al clinico di effettuare un percorso di cura non solo sintomatologico ma funzionalmente vantaggioso per il paziente e rispettante le sue esigenze quotidiane. La possibilità di trattare pazienti giovani all esordio con i L.A.I. apre, inoltre, la strada al programma di recovery e di riabilitazione neuro- psicosociale che risulta ancor più importante in tale popolazione.
6 ANTONIO VITA Professore Associato di Psichiatria presso l Università degli Studi di Brescia TRATTAMENTO INTEGRATO DELLE PSICOSI: IL RUOLO DELLA RIABILITAZIONE COGNITIVA I soggetti affetti da psicosi, in particolare da schizofrenia, presentano vari disturbi delle funzioni cognitive, sia nell ambito della neurocognitività che della cognitività sociale. Tali deficit hanno un grave impatto negativo sul funzionamento del paziente nella vita reale e contrastano la remissione clinica ed il recupero funzionale del paziente. La valutazione di tali deficit ed il loro trattamento rappresentano pertanto un obiettivo imprescindibile di un efficace gestione di soggetti con patologie psicotiche nel percorso di recupero e reintegrazione psicosociale. La relazione svilupperà i temi delle caratteristiche delle disfunzioni neurocognitive e della cognitività sociale nelle psicosi e del loro impatto funzionale, quello dell impiego di strumenti di valutazione di tali componenti validi ma anche facilmente applicabili nella pratica clinica, nonché quello dei possibili trattamenti dei deficit cognitivi. A tal proposito, verrà rivisto il ruolo di interventi mirati di riabilitazione cognitiva nel trattamento integrato delle psicosi.
7 RITA RONCONE Direttore UOSD Terapia Riabilitativa, Interventi Precoci, TRIP, a Direzione Universitaria ASL 1 L Aquila, Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell'ambiente, Università degli Studi dell'aquila CHI HA TEMPO, NON ASPETTI TEMPO: TRATTAMENTI INTEGRATI PRECOCI NEGLI ESORDI Negli ambienti della ricerca clinica viene avvertita con forte pressione l esigenza di sviluppare metodi per identificare con maggiore precisione e il più presto possibile gli individui a rischio di sviluppare un disturbo mentale grave. Nelle malattie mentali gravi, come in ogni branca della medicina, la tempestività degli interventi sembra identificare un decorso più favorevole. Numerosi studi hanno sviluppato ipotesi di ricerca sui diversi livelli di prevenzione che possono essere condotti sulla popolazione generale, sui soggetti ad alto rischio, sui soggetti ad alto rischio che hanno già presentato dei sintomi sottosoglia (Gupta et al, 2016). L autrice illustrerà tali ipotesi e gli interventi condotti presso l UOSD TRIP DU destinata ai trattamenti precoci, e non solo in relazione all età, come da recenti evidenze scientifiche (Lappin et al., 2016). Gupta S, Ranganathan M, D'Souza DC. The early identification of psychosis: can lessons be learnt from cardiac stress testing? Psychopharmacology (Berl) Jan;233(1): Lappin JM, Heslin M, Jones PB, Doody GA, Reininghaus UA, Demjaha A, Croudace T, Jamieson-Craig T, Donoghue K, Lomas B, Fearon P, Murray RM, Dazzan P, Morgan C. Outcomes following first-episode psychosis - Why we should intervene early in all ages, not only in youth. Aust N Z J Psychiatry Nov;50(11):
8 MARIO AMORE Professore presso Università degli Studi di Genova Dipartimento di Neuroscienze CONTINUITÀ TERAPEUTICA E OUTCOME NELLE PSICOSI SCHIZOFRENICHE La continuità terapeutica rappresenta una pietra angolare del trattamento della schizofrenia. Numerosi pazienti presentano ridotta consapevolezza di malattia (insight) e della necessità di trattamento rendendo la gestione clinica particolarmente complessa, sia a livello territoriale che residenziale. L utilizzo delle terapie depot ha parzialmente permesso di superare ostacoli relativi alla bassa compliance terapeutica, ma non sempre è in grado di migliorare gli aspetti cognitivo-affettivi associati alla schizofrenia, o di migliorare i sintomi negativi. D altra parte bisogna considerare che la continuità terapeutica non si conclude con la semplice erogazione di una terapia farmacologica, ma deve includere una serie di valutazioni ed interventi biopsicosociali complessi da attuare nel contesto della relazione tra servizio ed individuo. Nonostante la schizofrenia rappresenti un disturbo cronico e invalidante, il concetto di recovery è particolarmente utile per contestualizzare e focalizzare gli interventi nell ottica della salute, sia fisica che psichica. E infatti noto che le psicosi gravi incidono in modo negativo, oltre che sulla qualità, anche sull aspettativa di vita. Dai risultati degli studi più recenti essa risulta ridotta fino a 10 anni rispetto a quella dei controlli sani. E fondamentale allora affrontare i molteplici fattori che sono alla base delle patologie fisiche associate alla schizofrenia, siano esse di tipo cardiometabolico che di altra natura. La ricerca sperimentale condotta in ambito internazionale offre in questo senso una serie di utili suggestioni da calare nella realtà clinica italiana
9 SILVIO BELLINO Centro per i Disturbi di Personalità, Dipartimento di Neuroscienze, Università degli Studi di Torino NUOVI MODELLI DI FARMACOTERAPIA E TERAPIA COMBINATA DEL DISTURBO BORDERLINE DI PERSONALITÀ: I DATI DELLA CLINICA E I CONTRIBUTI DELLE NEUROSCIENZE Il disturbo borderline di personalità (DBP) è caratterizzato da alcune dimensioni sintomatologiche fondamentali, quali l instabilità affettiva, l alterazione del controllo degli impulsi, i sintomi cognitivo-percettivi, l instabilità delle relazioni interpersonali e il disturbo dell identità. Le revisioni sistematiche della letteratura e le linee guida suggeriscono un approccio di tipo combinato con la farmacoterapia e la psicoterapia per il trattamento dei pazienti con DBP. In particolare, la terapia farmacologica è mirata al trattamento delle principali dimensioni sintomatologiche del disturbo. Tra le classi di farmaci disponibili, le recenti revisioni della Cochrane Collaboration (2010; 2015) hanno riportato l efficacia degli stabilizzatori dell umore, degli antipsicotici di seconda generazione e di nuovi agenti terapeutici, quali gli acidi grassi omega-3. Nella relazione verranno presentati i risultati di alcuni trial in aperto (duloxetina, oxcarbazepina, quetiapina, aripiprazolo e paliperidone) e studi randomizzati controllati (associazione di acidi grassi omega-3 e valproato versus valproato e asenapina versus olanzapina) condotti dal nostro gruppo di ricerca sull efficacia e la tollerabilità di differenti classi di farmaci nei pazienti con DBP. Tra i modelli di psicoterapia, accanto alla terapia dialettico-comportamentale e alla terapia basata sulla mentalizzazione, la psicoterapia interpersonale adattata al DBP (IPT-BPD) ha ottenuto recentemente alcune evidenze di
10 efficacia. La nostra équipe ha condotto studi randomizzati volti a valutare l efficacia a breve e lungo termine della terapia combinata con IPT-BPD e fluoxetina in confronto alla farmacoterapia singola con fluoxetina e a identificare i fattori predittivi di risposta al trattamento combinato in pazienti con DBP. In anni recenti alcuni ricercatori si sono interessati in misura crescente all indagine delle differenze di funzionamento di specifiche aree cerebrali di pazienti con DBP rispetto ai controlli sani mediante metodiche di brain imaging, quali la risonanza magnetica funzionale (fmri). A questo proposito saranno riportati i risultati di uno studio di fmri, condotto dal nostro gruppo, che ha l obiettivo di valutare le differenze dell attività cerebrale di pazienti con DBP rispetto a un gruppo di controllo durante un task sulla memoria autobiografica. Inoltre, verrà presentato un progetto di studio indirizzato a valutare come le differenze di funzionamento cerebrale registrate al baseline nel gruppo di pazienti con DBP si modificano dopo un trattamento di 40 settimane con IPT-BPD.
11 ENRIZO ZANALDA Direttore Dipartimento Interaziendale Salute Mentale, ASL TO3 &AOU San Luigi Gonzaga TAVOLA ROTONDA I SERVIZI DI SALUTE MENTALE: LO PSICHIATRA E LO STIGMA Alcuni degli effetti dello stigma in Psichiatria determinano la difficoltà di accesso alle cure dae parte della popolazione con conseguente aumento della cronicità dei pasienti che giungono aiu servizi in ritardo e più gravi. I servizi pubblici hanno difficoltà ad occuparsi di tutta l utenza che vi si rivolge anche per la netta riduzione del personale sanitario determinata dalla crisi economica del Questo effetto è particolarmente sentito nella salute mentale ove il trattamento è soprattutto giocato sulla relazione terapeutica tra curante e paziente. Gli effetti di una ridotta accessibilità alle cure da parte della popolazione e lo scarso investimento economico nei servizi pubblici di salute mentale aumentano da un lato il periodo di tempo che intercorre tra l esordio della malattia e la sua presa in carico terapeutica e dall altro, per i pazienti già in carico, determinano una minore aderenza alle prescrizioni o il precoce abbandono dei trattamenti farmacologici aumentando il rischio di ricaduta degli episodi acuti, soprattutto dei pazienti psicotici. I Servizi di Salute Mentale sono consapevoli di queste difficoltà e mettono in atto delle strategie volte alla riduzione dello stigma e della paura della popolazione nei riguardi della salute mentale. Tra queste anche la collocazione logistica e l aspetto strutturale dei servizi di salute mentale pubblici ha la sua rilevanza così come l immagine che evoca attraverso i media il disturbo mentale. Iniziative pubbliche volte a far conoscere i buoni risultati della psichiatria di comunità in termini di efficacia dei trattamenti e possibilità di inserimento sociale dei pazienti, sono una delle strategie adottate per rassicurare gli utenti e le famiglie. Da più parti viene segnalata l importanza, per aumentare l appeal dei servizi, di coinvolgere gli utenti stessi nella legislazione, nell offerta, nella ricerca e nella valutazione degli interventi dei servizi di salute mentale. In ultimo le strategie e gli interventi stessi, anche quelli riabilitativi dovrebbero sempre più essere fondati sulle evidenze scientifiche per giungere il più possibile ad una medicina di precisione.
12 Questo vorrebbe dire che si provi ad individuare specifici interventi terapeutici per gruppi di pazienti con caratteristiche simili che meglio rispondono a quel tipo di intervento. Alcuni servizi pubblici si confrontano sugli effetti dello stugma nella pratica quotidiana e sulle strategie possibili per contrastarne gli effetti negativi sulla tempestività ed efficacia dei trattamenti teraputico riabilitativi.
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