Introduzione. altri, Banerjee e Dufo (2011, Capitolo 2). 1 Il termine sottonutrizione si riferisce a un assunzione di cibo

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1 1 Introduzione Secondo le stime della Food and Agriculture Organization (FAO), quasi 870 milioni di persone, pari al 12,5 per cento della popolazione mondiale, sono sottonutrite, il 26 per cento dei bambini del mondo sono rachitici (ossia, cronicamente malnutriti) e 2 miliardi di persone soffrono di carenza di uno o più micronutrienti 1 2. La grandissima maggioranza della popolazione sottonutrita oltre il 98 per cento (852 milioni di persone) è concentrata nei paesi in via di sviluppo (FAO 2013). Nell Africa Sub-sahariana la presenza di rachitismo tra i bambini sfora il 40 per cento 2. Queste statistiche sgomentano e suscitano molti interrogativi 2. A livello globale non vi è cibo a suffcienza 1 Il termine sottonutrizione si riferisce a un assunzione di cibo non suffciente a soddisfare i requisiti energetici minimi per consentire una vita attiva e sana. Il rachitismo è causato da un assunzione di cibo inadeguata per un periodo prolungato e da continui attacchi da infezioni e malattie, spesso iniziate con la malnutrizione materna, che porta a uno scarso sviluppo del feto, basso peso alla nascita e scarsa crescita (defnizioni da FAO 2013, p. 13). 2 Per un ampia e recente trattazione di questi temi, vedi, tra gli altri, Banerjee e Dufo (2011, Capitolo 2).

2 2 Sviluppo e nutrizione: il ruolo delle norme Sociali per nutrire l intera popolazione mondiale? Dato che i sottonutriti sono presenti quasi esclusivamente nel mondo in via di sviluppo, quali sono i vincoli che impediscono alla popolazione di questi paesi di pervenire a una nutrizione adeguata? Si tratta solo di un insuffciente produzione agricola o altri fattori, per esempio le norme sociali, contribuiscono a determinare questa situazione? Al World Food Summit del 1996, la FAO stimava che, grazie alla Rivoluzione Verde e a più di tre decenni di innovazioni nel settore agricolo, la produzione globale di cibo fosse suffciente per fornire a ogni abitante del pianeta più di 2700 calorie al giorno (una quantità di cibo adeguata). La scarsità di cibo a livello mondiale non sembra essere il problema. Ma allora, se la produzione globale di cibo è suffciente per sfamare tutti, perché tante persone non mangiano abbastanza? Parte del problema è che il cibo non è equamente distribuito tra la popolazione mondiale. Il mondo industrializzato assorbe una quota enormemente sproporzionata della produzione alimentare in rapporto alla sua popolazione. Ma è questa la sola causa della fame nei paesi poveri? Banerjee e Dufo (2011) hanno calcolato che con un costo giornaliero di solo 21 centesimi di dollaro è possibile ottenere una dieta che fornisce 2400 calorie (stima basata sui prezzi rilevati nelle Filippine). Questa è una dieta a buon mercato, che persino i più poveri possono permettersi. Dunque, benché abbia certamente un ruolo, la distribuzione diseguale a livello globale non è che un fattore tra gli altri. Cerchiamo di scavare più a fondo nei recenti risultati di ricerca per individuare altre possibili spiegazioni.

3 1 Introduzione 3 Figura 1.1 Area coltivata e gap di rendimento agricolo 6 Ruanda Malawi Ghana Etiopia Tanzania Rep. Dem. Congo Sudan Zambia Mozambico Madagascar Rapporto area coltivata sul totale coltivabile Area (ha/abitante rurale) 0,14 0,22 0,52 0,21 0,29 0,35 0,70 0,56 0,40 0,26 0 0,2 0,4 0,6 0,8 1,0 1,2 Percentuale realizzata del prodotto potenziale Fonte: Deininger e Byerlee (2011), p. xxxviii. L insicurezza alimentare del mondo in via di sviluppo è forse dovuta alla bassa produttività del settore agricolo? L agricoltura è una fonte di sussistenza fondamentale per la grande maggioranza della popolazione nei paesi in via di sviluppo: nei paesi con un economia basata sull agricoltura il settore occupa fno al 65 per cento della forza lavoro (World Bank 2007)2. Numerosi ricercatori hanno mostrato che le rese agricole nei paesi in via di sviluppo in particolare, in Africa sono inferiori a quelle potenziali. La Figura 1.1, tratta da un autorevole studio pubblicato dalla Banca Mondiale nel 2011, mostra il rapporto tra aree coltivate e il totale

4 4 Sviluppo e nutrizione: il ruolo delle norme Sociali delle aree coltivabili (barre azzurro scuro) e la frazione del raccolto potenziale ottenuta (barre azzurro chiaro) per alcuni paesi dell Africa Sub-sahariana. Due sono gli elementi che emergono dalla Figura 1.1. Il primo evidenzia una notevole variabilità della misura in cui la terra coltivabile è effettivamente utilizzata, anche nella stessa regione. Per esempio, nella regione dei Grandi Laghi, nell Africa Orientale, troviamo paesi come il Ruanda dove si coltiva il 100 per cento della terra disponibile, e paesi come la Repubblica Democratica del Congo dove è coltivato solo il 40 per cento. Il secondo dato che si osserva è che, al contrario, il rendimento ottenuto sembra uniformemente basso ovunque. In questo campione di paesi si realizza solo tra il 15 e il 30 per cento del prodotto agricolo potenziale. Si tratta chiaramente di una situazione sub-ottimale, che mette in evidenza come la scarsità di cibo possa essere alleviata modifcando le pratiche di coltivazione in modo tale da ottenere una quota più alta del prodotto potenziale. Per alcuni studiosi ciò implica la necessità di incrementare il contributo delle tecnologie (tra gli altri, World Bank 2007); altri studiosi rilevano invece che le tecnologie sono disponibili, ma i coltivatori non le adottano (per l evidenza empirica a supporto di questa tesi, vedi il Paragrafo 2.2(v)). Le ragioni del basso grado di adozione delle tecnologie includono: informazione, limitato accesso al credito, rischiosità dell innovazione agricola e basso capitale umano. Questo sembra indicare che sia migliori tecnologie sia migliori informazio-

5 1 Introduzione 5 ni condurrebbero a una maggiore produzione alimentare nei paesi in via di sviluppo. Un altra idea è che forse i paesi in via di sviluppo non crescono abbastanza, ossia sono imprigionati in una trappola della povertà che perpetua la malnutrizione. La crescita economica porta a un abbassamento dei tassi di malnutrizione? Su questo punto l evidenza è ambigua. Da una parte, alcune ricerche indicano che una crescita sostenuta del reddito pro capite ha un effetto sulla riduzione della malnutrizione in numerosi paesi (Haddad et al. 2003; Headey 2012). D altra parte, Deaton e Drèze (2009) mostrano che la crescita agricola ed economica non si traduce necessariamente in una migliore nutrizione. Essi documentano che l assunzione media di calorie in India negli ultimi 25 anni è diminuita nonostante la rapida crescita economica e i maggiori redditi. La diminuzione nella quantità di cibo assunto non è spiegata dal recente aumento dei prezzi dei beni alimentari (a partire dal 2005): la nutrizione ha cominciato a peggiorare quando i prezzi relativi del cibo stavano diminuendo (tra gli anni Ottanta e il 2005). Cosa ancora più sorprendente, le risposte individuali a indagini demoscopiche in India rivelano che la percentuale di persone che dichiarano di non avere abbastanza da mangiare è diminuita dal 17 per cento nel 1983 a solo il 2 per cento nel 2004 (Banerjee e Duflo 2011). Pur riconoscendo che in quest area sono necessarie ulteriori ricerche, Deaton e Drèze sostengono che valide spiegazioni di questo interrogativo possono essere indicate nel minor fabbisogno calorico (a cau-

6 6 Sviluppo e nutrizione: il ruolo delle norme Sociali sa della ridotta quota di popolazione impegnata in pesanti lavori fsici) e nelle migliori condizioni sanitarie. Data una certa quantità di cibo prodotto, essa si traduce nel più alto contenuto nutrizionale che le persone possano ottenere? Banerjee e Dufo (2011) sostengono che probabilmente non è così e mostrano che la maggioranza degli individui classifcati come poveri in base alle statistiche internazionali spende in cibo solo una frazione relativamente bassa del proprio reddito. Usando dati relativi a 18 paesi, Banerjee e Dufo rilevano che, tra gli estremamente poveri delle aree rurali, la quota di consumo allocata al cibo va dal 36 al 79 per cento. Inoltre, quando benefciano di sussidi per acquistare maggiori quantità di cibo, i molto poveri non li spendono per accrescere la quantità di calorie assunte, ma piuttosto per acquistare cibi più cari e più gustosi. Ciò suggerisce che, quando si tratta di spendere il loro denaro, i poveri fanno scelte diverse e queste non sempre si traducono in un assunzione massima di calorie. Anche i cambiamenti climatici, la desertifcazione, la gestione non sostenibile del suolo e dell acqua, la volatilità dei prezzi internazionali dei prodotti alimentari, i confitti sociali, la cattiva informazione ecc. sono tra i fattori che hanno un ruolo nel determinare gli esiti nutrizionali nei paesi poveri. Questo libro riconosce l importanza di tutti i fattori esplicativi sopra indicati, ma intende concentrarsi su un canale di trasmissione differente. La nostra tesi è che, quando si tratta della disponibilità di cibo, un ruolo importante è svolto dalle norme sociali e, in pri-

7 1 Introduzione 7 mo luogo, da norme consuetudinarie come quelle collegate alla proprietà e alla trasmissione ereditaria della terra, che infuenzano gli incentivi a innovare, a investire in agricoltura e, quindi, in defnitiva, la produzione. Inoltre la presenza di forti legami con la famiglia estesa, diffusa in molti paesi in via di sviluppo, può dissuadere gli agricoltori dall investire in tecnologia. Alcune ricerche indicano che gli individui scelgono di dissimulare i loro redditi o tralasciano opportunità di proftto a causa dell obbligo (informale) di aiutare i membri bisognosi della famiglia e di condividere con loro i rischi (Baland, Guirkinger e Mali 2011; Jakiela e Ozier 2012). In secondo luogo, per date produzioni alimentari, le decisioni concernenti quanto cibo distribuire all interno della famiglia rispondono a pratiche consuetudinarie, con la conseguenza che i tassi di malnutrizione relativi, per esempio dei ragazzi rispetto alle ragazze, possono risentire dell evoluzione di queste norme. Comprendere come la modernizzazione e la maggiore apertura a norme sociali diverse possano contribuire all evoluzione delle tradizioni locali è perciò importante per predire gli scenari economici sulla produttività agricola e la disponibilità di cibo. Il libro è organizzato in due capitoli principali. Il Capitolo 2 si propone di fornire una panoramica generale della letteratura economica sul ruolo delle norme sociali e delle consuetudini nel determinare esiti economici e, in particolare, nutrizionali, nei paesi in via di sviluppo. Richiama, innanzitutto, la letteratura teorica sulle norme sociali e gli accordi informali nelle eco-

8 8 Sviluppo e nutrizione: il ruolo delle norme Sociali nomie povere. Presenta, poi, un ampia rassegna dell evidenza empirica sui modi in cui la nutrizione e la sicurezza alimentare sono infuenzate da norme sociali. Si considerano i diritti tradizionali inerenti alla terra e alla sua trasmissione ereditaria, la discriminazione per genere nell accesso alle risorse produttive, l allocazione delle risorse all interno del nucleo familiare, le culture alimentari, le preferenze per i fgli maschi e gli impedimenti all adozione di tecnologie. Benché la nostra attenzione si rivolga essenzialmente ai risultati raggiunti dalla letteratura economica, i temi affrontati presentano importanti intersezioni con altre scienze sociali, tra cui l antropologia, la sociologia e la storia, come pure con le scienze mediche e la ricerca nutrizionale. Il Capitolo 3 offre un concreto esempio di come la modernizzazione, modifcando specifche norme sociali, può condurre a risultati nutrizionali migliori. Qui presentiamo uno studio empirico originale che abbiamo condotto sulla relazione tra la trasmissione ereditaria tradizionale e i risultati nutrizionali in Ghana. Approfttiamo dell introduzione di una legge di riforma della successione legittima, la Intestate Succession Law, che ha modifcato le pratiche ereditarie tradizionali, per analizzarne gli effetti sulla nutrizione dei bambini, facendo uso di dati a livello individuale relativi al Ghana rurale. Concludiamo il libro con una breve discussione delle implicazioni che questa linea di ricerca può avere per le politiche pubbliche.

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