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1 Capitolo3 ** :51 Pagina 19 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: I bacini... idrografici CAPITOLO 3 della provincia di Piacenza 3.1 Inquadramento territoriale da un punto di vista geografico i bacini idrografici della Provincia di Piacenza sono, a partire da Ovest: il Bardonezza, il Lora-Carogna, il Tidone, il Loggia, il Vescovo, il Raganella, il Trebbia, il Rifiuto, il Nure, il Chiavenna, il Cavo Fontana e l Arda-Ongina; lo Stirone ed in parte l Arda-Ongina segnano in alcuni tratti il confine con la Provincia di Parma. Il confine idrografico dell area supera quello amministrativo della Provincia, ed è rappresentato, oltre che dal Po a nord, dallo spartiacque appenninico a sud, dal bacino del Torrente Bardonezza a ovest e dal bacino del Torrente Stirone ad est (figura 3.2). I principali corsi d acqua che scorrono all interno dei bacini sono il Tidone, il Trebbia con il suo affluente Aveto, il Nure, il Riglio, il Chero, il Chiavenna, l Arda, l Ongina. I corsi d acqua situati a est del Nure sono caratterizzati dall assenza di un vero bacino montano, avendo origine nella porzione collinare della Provincia. Nell inquadramento del reticolo idrografico provinciale è opportuno suddividere il territorio in due settori, posti rispettivamente a nord e a sud della congiungente Diga di Molato - Bobbio - Farini d Olmo - Casali di Morfasso. A nord di tale linea i corsi d acqua raggiungono il Po con andamento SW - NE, mantenendosi pressoché paralleli tra di loro e ortogonali all asse appenninico. Il Torrente Tidone (a Mottaziana), il Torrente Luretta (a Rivarossa) ed il Fiume Trebbia (a Rivergaro) sono però caratterizzati da una brusca deviazione di percorso, con rotazione in senso antiorario e passaggio dalla direzione NE alla N. Tali deviazioni sono state probabilmente favorite da re- centi movimenti tettonici del substrato, che hanno esercitato un azione di richiamo sui corsi d acqua verso le aree di relativo abbassamento. Il fiume Trebbia riprende, poi, l andamento NE a valle di Quartazzola, forse anche a causa di interventi antropici. In diversi tratti di pianura i corpi idrici superficiali scorrono lungo dossi sopraelevati di qualche metro rispetto alla campagna circostante, prodotti dalla deposizione di materiali alluvionali a seguito delle numerose esondazioni che si sono verificate nel corso dei secoli, prima che i corsi d acqua venissero arginati artificialmente. Per quanto riguarda il settore collinare e di montagna, a sud della linea sopra menzionata, la direzione di deflusso SW - NE appare meno regolare, con frequenti divagazioni verso NW. Questo si verifica perché in queste zone l andamento dei corsi d acqua è influenzato, oltre che dalla pendenza, da fattori litologici (diversi gradi di erodibilità, aggiramenti di rocce più resistenti ecc.) e strutturali (giacitura degli strati, presenza di linee di faglia, sollevamenti differenziali, ecc.). In queste zone il reticolo idrografico è in fase di ringiovanimento, ossia di ripresa dell attività erosiva. Ciò è dovuto sia a fattori antropici, quali l intensa attività estrattiva esercitata negli alvei fluviali nel corso degli anni e le opere di rimboschimento effettuate lungo i versanti vallivi, sia all innalzamento cui è sottoposta la catena appenninica, che determina l aumento di pendenza e quindi di capacità erosiva da parte dei corsi d acqua. Questo fenomeno comporta in alcuni casi la riattivazione di frane quiescenti e l innesco di nuovi fenomeni franosi 19

2 Capitolo3 ** :51 Pagina 20 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: a causa del progressivo scalzamento della base dei versanti. Qui di seguito vengono descritti sommariamente i principali bacini idrografici e si rimanda ai cap. 5 Rete di Monitoraggio, e 6 Effetti sugli ecosistemi fluviali per un analisi dettagliata delle componenti più caratterizzanti. Bacino del Torrente Bardonezza Il bacino del Bardonezza è il più occidentale della Regione Emilia Romagna, ha un estensione di 43,7 Km 2 e gravita per 2/3 nel territorio di competenza della provincia di Pavia. Solamente due Comuni piacentini insistono, infatti, su questo bacino: il Comune di Castel San Giovanni e il Comune di Ziano Piacentino, gli altri (Arena Po, Bosnasco, Montù Beccaria, Rovescala, San Damiano e Santa Maria della Versa) ricadono in provincia di Pavia. Il bacino è costituito dall unico torrente Bardonezza, che si estende per una lunghezza di 21,6 Km. Bacino del Carona-Boriacco Il bacino, noto anche con la denominazione Pianura tra Bardonezza e Tidone, ha un estensione di 34,4 Km 2 e comprende il torrente Boriacco, che si forma per confluenza del Rio Carona con il Rio Lora e dopo un cammino di circa 3 Km confluisce nel fiume Po, con una portata media annuale alla foce di 0,147 m 3 / sec. Il Rio Lora ha uno sviluppo di 6,9 Km ed un bacino imbrifero di 7 km 2, mentre il Rio Carona si sviluppa per cir- Figura 3.1: principali bacini che interessano la provincia di Piacenza. 20

3 Capitolo3 ** :51 Pagina 21 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: ca 15 Km ed un bacino imbrifero di 26,6 Km 2. Il bacino comprende anche il Rio Grande, canale artificiale ad uso irriguo e drenante, derivato dal torrente Tidone, che nel primo tratto del suo corso assume la denominazione di Rio Macinatoio e confluisce nel Boriacco a valle di Castel San Giovanni come Rio Molinatoio, il Rio Canello, piccolo canale, quasi totalmente intubato, che confluisce nel Carona, a valle di Borgonovo e il Rio Cane che vi confluisce all altezza di Castel San Giovanni. Bacino del Torrente Tidone Il bacino del Torrente Tidone ha un estensione di 353,4 Km 2, dei quali circa 82 ricadono in territorio extra provinciale. Il Torrente Tidone nasce dal Monte Penice (1000 m s.l.m.), in provincia di Pavia; dopo un iniziale andamento sud-nord compie un ansa e assume direzione nord-est finchè entra in provincia di Piacenza in località Fabbiano, dopo circa 13 Km. All altezza di Trebecco è interrotto da uno sbarramento artificiale che dà origine all invaso del Molato, quindi abbandona la zona collinare proseguendo con andamento a meandri fino a Veratto, in comune di Sarmato; confluisce infine nel Po dopo un percorso in provincia di Piacenza di 32 chilometri. I suoi affluenti principali sono i torrenti Tidoncello, Chiarone e Luretta in sponda destra, il torrente Morcione in sponda sinistra. Bacino del fiume Trebbia Amministrativamente il bacino del fiume Trebbia, vasto circa 1085 km 2, è ripartito tra il territorio piacentino (716,2 km 2 ), la provincia di Genova e quella di Pavia (totale extraregionale 369,3 km 2 ). Nasce sull Appennino Ligure, dalle pendici del monte Prela (1406 m) e Lavagnola (1118 m) in comune di Torriglia (Genova) e confluisce nel Po, a ovest di Piacenza, dopo un percorso di circa 116 Km, poco a ovest di Piacenza. Dopo circa 15 km di percorso tortuoso, con marcate caratteristiche torrentizie, riceve dalla sinistra due ricchi affluenti provenienti dai versanti del monte Antola: il Brugneto e il Cassingheno. Poco più a valle riceve in destra orografica il Pescia, dalla zona di Fontanigorda e fra gli abitati di Gorreto e Brugneto il Terenzone e il Dorbera che segnano l ingresso del Trebbia in Provincia di Piacenza. In questo tratto vi confluiscono il Boreca, che è il terzo affluente come estensione di bacino dopo l Aveto e il Perino e il secondo come portata dopo l Aveto; quindi l Avagnone, entrambi affluenti di sinistra. Poco a monte di Marsaglia riceve l Aveto, lungo circa 30 Km che ne raddoppia la portata a causa dell alta piovosità del suo bacino, che ha superficie pari a 257 Km 2 circa. La piovosità in questo tratto è influenzata dal fatto che si tratta di zona di transizione tra il clima continentale della Pianura Padana e quello tirrenico sub-litoraneo della Liguria: le precipitazioni variano da 700 mm/anno in pianura a 2000 mm/anno in montagna, quantitativi che inseriscono la Val Trebbia tra le zone più piovose dell intero territorio nazionale. A valle di Marsaglia i contributi significativi si limitano al Curiasca di S. Michele, in località S. Salvatore, al Bobbio proveniente dal Monte Penice, presso Bobbio, al Fosso degli Aregli (o Arelli) a Barberino ed al Perino. Il tratto montano, che si sviluppa per circa 95 Km dalla sorgente fino a Rivergaro, presenta un alveo profondamente incassato nel substrato roccioso, con morfologia caratterizzata da meandri incastrati in roccia, con curvatura generalmente elevata. Il tratto di pianura scorre in un ampia conoide con alveo tipicamente ramificato fino alla confluenza in Po, con ampie aree golenali e notevoli depositi alluvionali. Il bacino di alimentazione, sotteso dalla sezione di Rivergaro, misura circa 938 Km 2. Bacino del Torrente Nure Il Nure ha origine dal Monte Nero-Monte Maggiorasca sull Appennino Ligure, a circa 1800 m s.l.m., al confine con la provincia di Genova: si sviluppa con il tipico orientamento SW-NE e confluisce nel Po a est di Piacenza, nei pressi di Roncaglia, dopo aver percorso circa 75 Km, di cui 43 nella parte montana del bacino. Il bacino misura complessivamente 466,6 Km 2. Dalla sorgente sino a Ferriere scorre in un alveo inciso in una valle stretta e con versanti molto acclivi, con un percorso di circa 10 km: qui riceve il Grondana, proveniente dai versanti compresi tra i monti Carevolo, Aserei e Albareto. Proseguendo nel suo corso la valle tende gradualmente ad allargarsi e a Bosconure riceve il Lardana e il Lavaiana. Nel restante tratto fino alla foce si hanno solo affluenti minori (Lobbia, Restano, Groppo Ducale). 21

4 Capitolo3 ** :51 Pagina 22 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: Vista la forma stretta e allungata del bacino, il reticolo secondario è tutto di dimensioni relativamente contenute, sviluppato attorno all asta principale, con sottobacini sottesi dell ordine dei Km 2. Bacino del Torrente Chiavenna Ha origine dal monte Taverne (806 m s.l.m.) e confluisce nel Po all altezza di Caorso; il bacino di alimentazione è compreso per la maggior parte nella zona collinare della provincia. Nel tratto di pianura riceve in sponda sinistra il Chero a Roveleto e il Riglio, nel quale confluisce il Vezzeno, a monte di Caorso; i bacini dei due tributari sono di dimensioni simili (poco meno di 50 Km 2 ), maggiori di quello del Chiavenna (32 Km 2 circa). La superficie totale del bacino misura 360,1 km 2. Il reticolo idrografico secondario, poco articolato, è sviluppato prevalentemente nella parte di pianura, con andamento preferenziale parallelo alle tre aste principali. Bacino del Torrente Arda Il bacino del Torrente Arda ha una superficie complessiva di 300 km 2 e confina a Nord con il Fiume Po, ad Est e a Sud con il bacino del Taro, a Sud-Ovest con il bacino del Nure e ad Ovest con il bacino del Chiavenna. Il reticolo idrografico del bacino è composto da due sistemi distinti, rispettivamente l Arda e l Ongina. La confluenza dell Ongina in Arda avviene poco prima della foce ed è il risultato di un intervento artificiale. All interno degli argini del Po, all altezza di Polesine Parmense, è ancora presente il precedente alveo dell Ongina, ( Ongina Vecchia ), che confluisce direttamente nel Po circa tre chilometri a valle della foce del torrente Arda. Quest ultimo nasce sul monte Menegosa (1356 m s.l.m.), ha un percorso con direzione SW-NE; presso Mignano è interrotto da uno sbarramento artificiale che dà origine all omonimo lago, ad uso essenzialmente irriguo, con capacità di invaso di 15 milioni di m 3. Il bacino idrografico dell Ongina, di forma stretta e allungata, sottende un area di 152 Km 2 che si sviluppa dalla zona montana del Comune di Vernasca fino alla bassa pianura del Fiume Po, compresa tra i torrenti Stirone ed Arda. L Ongina ha una parte collinare decisamente più modesta rispetto all Arda, con un reticolo idrografico molto poco articolato e per gran parte artificiale nel tratto di pianura, formato da un complesso reticolo di canali ad uso irriguo per le aree agricole dei comuni di Vernasca, Castell Arquato, Alseno, Fiorenzuola, Besenzone e Villanova sull Arda. Bacino del Rio Rifiuto Il bacino del Rifiuto si estende per 16,8 km 2, ed è delimitato fisicamente a Nord dal Fiume Po, ad Est Sud-Est dal bacino del Torrente Nure, ed infine ad Ovest Sud- Ovest dal bacino del Fiume Trebbia. Si tratta di una porzione di territorio isolata idrologicamente a sud attraverso un sistema di canali di bonifica che provvedono alla cattura dei deflussi, alla loro regimazione e al loro scarico. Il comune di Piacenza è l unico che insiste su questo territorio, da cui la denominazione di bacino Città di Piacenza. Date le modificazioni avvenute nel tempo sul suo territorio di competenza, non viene più considerato bacino ai sensi del D.Lgs. 152/99; tuttavia per completezza di informazione, in questo volume sarà menzionato per presentare i dati relativi al monitoraggio pregresso. Bacino del Cavo Fontana Il bacino del Cavo Fontana si estende per 157 km 2 di superficie localizzata a ridosso del fiume Po, tra i torrenti Chiavenna e Arda, drenata da un complesso reticolo di canali artificiali ad uso irriguo per le aree agricole dei comuni della bassa pianura orientale (Castelvetro, Monticelli d Ongina, Villanova sull Arda, S. Pietro in Cerro, Cortemaggiore e Fiorenzuola d Arda). Il Cavo Fontana, corpo idrico artificiale, ha origine dalla confluenza di due sistemi di canalizzazioni: - il sistema del Cavo Fontana Alta e Bassa, che raccoglie le acque dei canali Scolo la Valle, Fosso Budello, Rio Mezzano, Canale della Sforzesca, Canale di S. Protaso, Scolo Ravacolla, Cavo Manzi, Cavo La Fontana, Cavo Acquanegra; - il sistema del Cavo La Morta che raccoglie il contributo dello scolo Gambina. Fiume Po La sponda destra del fiume Po segna il confine fra Emilia e Lombardia nel tratto compreso nel territorio della provincia di Piacenza. Il Po è influenzato dalle ca- 22

5 Capitolo3 ** :51 Pagina 23 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: ratteristiche dei suoi affluenti, sostanzialmente di due tipi: di origine alpina-glaciale e appenninica. La prima è caratterizzata da regime fluviale con apporto idrico regolato, dato dallo scioglimento delle nevi, con picco di deflusso estivo; la seconda da regime torrentizio, alimentato tipicamente dal flusso superficiale e sotterraneo prodotto dalle precipitazioni, accompagnato da notevole trasporto solido, con minimo stagionale in estate, spesso con siccità assoluta. Il Po raccoglie nel suo percorso da ovest verso est tutti gli affluenti piacentini di destra costituiti da corsi d acqua appenninici; i tratti montani di questi torrenti cedono grandi quantità d acqua all acquifero sotterraneo in corrispondenza del margine della pianura alluvionale, caratterizzata da elevata permeabilità con effetto drenante. Nel tratto piacentino l asta fluviale ha una connotazione prevalentemente artificiale, per le opere di difesa e di sistemazione idraulica. Figura 3.2: Ambito territoriale del bacino del Po. 23

6 Capitolo3 ** :51 Pagina 24 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: 3.2 Il clima nella provincia di Piacenza alla luce delle recenti conoscenze sui cambiamenti climatici La tendenza del clima a scala mondiale ed europea 1 E ormai divenuto evidente che il clima del nostro pianeta sta cambiando con una velocità che sembra crescere di anno in anno e che non ha precedenti nel passato; le emissioni antropiche di gas clima-alteranti (o gas serra) sembrano essere la principale causa di questo cambiamento (Intergovermental Panel of Climate Change, 2001). In effetti il terzo rapporto del Gruppo di Lavoro sui cambiamenti climatici (WG1 dell IPCC, 2001), giunge alle seguenti conclusioni: alla scala globale la temperatura media dell aria è cresciuta di circa 1 grado centigrado dal 1860 ad oggi, e il riscaldamento del XX secolo è probabilmente il più alto degli ultimi 10 secoli. Gli anni 90 e il 1998 sono stati rispettivamente il decennio e l anno più caldi. L incremento medio globale della temperatura dell aria dal 1990 al 2100 è stimato fra 1,5 e 6 C, e questo sarebbe un evento che non ha precedenti negli ultimi diecimila anni; le precipitazioni decennali sono aumentate tra lo 0,5 e l 1% durante il XX secolo soprattutto alle medie ed alte latitudini dei continenti dell Emisfero Nord, ed è altrettanto evidente un aumento delle piogge nelle aree tropicali, al contrario delle zone sub-tropicali (10-30 N), dove le precipitazioni sembrano essere drasticamente diminuite (-0,3%); il livello medio dei mari è cresciuto fra i 10 e i 20 cm nel corso del XX secolo, probabilmente a causa dell espansione termica delle acque dei mari e dello scioglimento dei ghiacci. Questo evento non ha precedenti negli ultimi tremila anni. Passando dalla scala globale all analisi di quanto sta accadendo sul continente europeo, emerge che, pur con differenze talvolta anche elevate, la maggior parte delle aree europee ha mostrato degli aumenti di temperatura sino a 0,8 C in media nel XX secolo. Tale tendenza non è stata omogenea su tutto il periodo ma, al contrario, sembra essersi verificato un netto aumento sino al 1940, poi una flessione sino al 1970, ed infine un nuovo drastico aumento dagli anni 70 ad oggi. In particolare, durante il decennio , il riscaldamento è stato molto elevato, con aumenti variabili tra 0,25 e 0,5 C rispetto alla media di lungo periodo, particolarmente alle medie ed alte latitudini. A differenza della temperatura, dove la tendenza è molto netta, per la precipitazione la media su tutta l Europa non manifesta un trend molto evidente, specialmente a partire dal La variabilità inter-annuale sembra essere calata nella seconda parte del periodo. La precipitazione annua è aumentata dalla metà del XIX secolo (dopo l evento di siccità del 1940), con valori ben al di sopra della media. Il maggior contributo al trend positivo si ha nella stagione invernale, ed in parte in quella primaverile. La stagione estiva mostra invece una lieve diminuzione nell arco degli ultimi 130 anni (Bradley et al., 1987). Le precipitazioni annuali in questo secolo mostrano un generale aumento dalle Alpi sino alle regioni scandinave, con aumenti variabili tra il 10% e il 50%. Nell area geografica che si estende dal Mediterraneo sino alla Russia europea, le precipitazioni sono calate in modo sensibile, sino al 20% (Piervitali et. al., 1998). I cambiamenti globali del campo termico hanno un enorme influenza sulla struttura e sull evoluzione della circolazione atmosferica. A loro volta, le modifiche dei flussi di circolazione generale inducono spostamenti nei percorsi delle perturbazioni cicloniche e delle correnti a getto polare e sub-tropicale, che tracciano le rotte preferenziali delle perturbazioni extra-tropicali (cicloni ed anticicloni delle medie e alte latitudini). Questi fenomeni interessano, ad esempio, il bacino del Mediterraneo, caratterizzandone il tempo meteorologico al suolo. Il clima locale, che è l ultimo anello di questa catena di complesse interazioni, viene quindi sostanzialmente modificato. Lo studio di que- 1 - Questo paragrafo e il successivo sono tratti con adattamenti da Carlo Cacciamani, Marco Lazzeri, Andrea Selvini, Rodica Tomozeiu, Ambra Zuccherelli, Evidenza di cambiamenti climatici sul Nord Italia. Parte 1: Analisi delle temperature e delle precipitazioni. Quaderno Tecnico ARPA-SMR n 02/

7 Capitolo3 ** :51 Pagina 25 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: Le precipitazioni massime si osservano nelle aree montuose (Alpi centro-occidentali, orientali e Appennino) con valori che vanno dai 1100 mm/anno ai 1300 mm/anno, mentre la pianura è caratterizzata da una piovosità decisamente inferiore che, in particolare nel Polesine, scende fino a valori medi intorno a 600 mm/anno. E evidente come la distribuzione della precipitazione alpina sia governata dall orografia (figura 3.3). Essa è responsabile dell ascesa delle masse d aria lungo i pendii, favorendo i fenomeni di condensazione e successiva precipitazione. L influenza dell orografia sulla quantità di precipitazione è particolarmente evidente sull area vicino ai laghi della Pianura Padana occidentale (Lago Maggiore, Como e Ticino) e in Friuli; un altro massimo è evidente nell Appennino tosco-emiliano, in prossimità del crinale tra le province di Piacenza, Parma, La Spezia e Massa Carrara. Quantità di precipitazioni inferiori si riscontrano nella Pianura Padana. Un altra zona poco piovosa è il sud del Piemonte, in prossimità dell Appennino ligure. Infatti questa parte di pianura è protetta dai rilievi, inoltre il sollevamento forzato da parte dell Appennino ligure delste modifiche può essere fatto indagando la variabilità di alcuni indicatori climatici quali la temperatura dell aria vicino al suolo, la precipitazione (quantità ed intensità), il numero delle giornate di sole e di cielo nuvoloso o coperto, il numero dei giorni con foschia, nebbia, neve e così via. Sicuramente la conoscenza di questi aspetti del clima locale è quella che più interessa sia il cittadino comune, sia gli amministratori pubblici, anche a livello locale. Viste le ricadute sulle attività umane, sulla salute e sull ambiente che un clima diverso dall attuale potrà avere, è necessario considerare il fattore clima come uno dei più importanti nella catena delle decisioni. Una maggiore conoscenza delle caratteristiche del clima locale, dei suoi cambiamenti nel recente passato ( anni) e la definizione di scenari climatici futuri diventano pertanto elementi di conoscenza e di approfondimento indispensabili per il bene della comunità Variazioni del clima nell Italia del Nord Dal punto di vista meteoclimatico la nostra è un area tra le più interessanti del pianeta. La particolare struttura geo-morfologica, caratteristica della regione, è responsabile della genesi di una vastissima varietà di fenomeni meteorologici a mesoscala ( km) che danno luogo ad anomalie termiche e precipitazioni talvolta anche molto intense. Questi fenomeni sono spesso generati dall interazione tra il flusso a scala sinottica e la complessa orografia (catena alpina, appenninica e delle Alpi dinariche) che caratterizza tale parte del globo terrestre. Tra i fenomeni più noti, generati da tali interazioni, vanno ricordate la ciclogenesi sul golfo ligure (Buzzi e Tibaldi, 1978), e le complesse modificazioni e i ritardi subiti dalle superfici frontali (in genere fronti freddi) dopo il passaggio della catena alpina da NW a SE. Un altro fenomeno, che avviene su scale spaziali più ridotte, è lo sviluppo della convezione profonda e dell attività temporalesca che ne deriva (soprattutto in estate), con spesso associati fenomeni grandinigeni e, meno frequentemente, trombe d aria (Cacciamani et al., 1995). La peculiare posizione della catena alpina, che si trova in mezzo a tre grandi aree climaticamente differenti (l Oceano Atlantico, il bacino del Mediterraneo ed il continente Europeo), contribuisce all insorgere di queste manifestazioni meteorologiche. I dati utilizzati nel presente studio a scala padana sono stati estratti dall archivio di messaggi sinottici (messaggi SYNOP) ricevuti dall Ufficio Generale di Meteorologia dell Aeronautica Militare, relativi a precipitazione e temperatura dell aria, rilevate in 30 stazioni sinottiche situate nel nord dell Italia per il periodo I bollettini SYNOP sono messaggi meteorologici compilati e riportano, ad ore prestabilite a livello internazionale (0, 3, 6, 9, 12, 15, 18, e 21 GMT) temperatura, copertura nuvolosa, visibilità, pressione, precipitazione, tempo presente, ecc. Il clima di riferimento è stato calcolato come media temporale dei dati per il periodo (come stabilito da WMO, Climate Normals, CLINO, nota tecnica 847); successivamente è stata analizzata l anomalia climatica dell ultimo decennio da quello di riferimento. La precipitazione mensile è ottenuta sommando tutti i dati giornalieri: dal dato mensile si sono ricavati i valori stagionali e quelli annuali Le precipitazioni 25

8 Capitolo3 ** :51 Pagina 26 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: le masse d aria non determina apprezzabili precipitazioni a causa della sua modesta elevazione. La particolare conformazione della Pianura Padana influenza la distribuzione delle precipitazioni: l arco alpino rappresenta un ostacolo imponente per le correnti atmosferiche provenienti da sud che vengono convogliate, attraverso il Mar Adriatico, verso il nord dell Italia. Nel passaggio sul mare le masse d aria, relativamente calde, aumentano il loro contenuto di umidità; tali correnti tendono in genere a separarsi in due rami: uno percorre la Pianura Padana in direzione nord-ovest e l altro verso nord-est passa attraverso le Alpi Carniche e Giulie. Il moto ascendente indotto dall orografia determina il raffreddamento delle masse d aria fino alla condensazione del vapore acqueo in esse contenuto. L intensità massima delle precipitazioni sul Nord Italia avviene quando si ha un minimo depressionario al suolo, nei pressi del Golfo di Genova o dell altomedio Tirreno. Le precipitazioni in queste situazioni sono particolarmente abbondanti nelle vicinanze dei versanti meridionali alpini e nella zona appenninica a ridosso della Liguria. Il Golfo di Genova, infatti, è una delle zone in cui è più frequente la formazione di cicloni per la configurazione dell arco alpino, per la posizione sottovento del Mar Ligure rispetto alle correnti atlantiche nord-occidentali, per il contrasto termico tra la massa d aria proveniente dai settori settentrionali ed il Mediterraneo, soprattutto in autunno. Quando l area depressionaria si sposta verso est nell area padano-adriatica, le precipitazioni si intensificano sull Appennino e sulle aree pianeggianti vicine e possono risultare anche piuttosto abbondanti. Le piogge sono caratterizzate da un andamento bimodale con massimi in primavera e in autunno, con valori che vanno da 80 a 100 mm/mese. Nel caso dell area padana centrale il massimo di precipitazione si ha in Ottobre (105 mm), mentre per l area padana occidentale si ha in Maggio (circa 120 mm). Per l area padana centrale gli ultimi tre sono stati anni poco piovosi; tuttavia non si può parlare di una tendenza negativa; l area padana occidentale ha un andamento temporale molto simile a quello dell area padana centrale, anche se l ultimo anno in questa zona si mantiene nella media. La Tabella 3.1 riassume il comportamento degli ultimi dieci anni delle varie Figura 3.3: Precipitazione media annua nel periodo (mm/anno). 26

9 Capitolo3 ** :51 Pagina 27 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: aree nelle diverse stagioni rispetto al periodo climatico di riferimento Si osserva che le precipitazioni invernali e primaverili hanno subito una diminuzione in tutte le aree considerate: l area tirrenica è quella che ha subito la maggior flessione invernale, l area padana occidentale, invece, è quella che presenta la maggiore diminuzione primaverile; i valori autunnali, invece, sono tutti positivi, tranne quello relativo all area adriatica. Il valore medio annuale delle precipitazioni è diminuito negli ultimi dieci anni in tutte le aree, tranne in quella tirrenica in cui si è mantenuto pressoché costante. Per verificare la significatività di un eventuale trend è stato utilizzato il test statistico di Mann-Kendall al livello di confidenza del 95% (Sneyers, 1975). Analizzando i cicli annuali delle stazioni a disposizione si è osservata la presenza di aree climatologicamente omogenee (area alpina, padana occidentale, padana centrale, adriatica e tirrenica) ognuna delle quali è caratterizzata da una diversa distribuzione delle precipitazioni nel corso dell anno (figura 3.4): l area alpina presenta un unico massimo di precipitazione in corrispondenza dei mesi estivi (associato, quindi, all atti- vità temporalesca); le altre aree, invece, hanno una struttura di tipo bimodale con i massimi centrati sui mesi primaverili ed autunnali. Le precipitazioni invernali e primaverili di tutte le aree sono diminuite negli ultimi 10 anni, mentre le precipitazioni estive sono aumentate solo sull area alpina. Le precipitazioni autunnali sono aumentate ovunque tranne che nell area adriatica in cui sono lievemente diminuite. Il valore medio annuale è diminuito su tutte le aree tranne che in quella tirrenica Stagione Area Inverno Primavera Estate Autunno Tutto l anno Alpina Adriatica Tirrenica Padana c Padana oc Totale Tabella 3.1: Scarti in mm tra le precipitazioni medie del periodo e quelle del periodo In neretto gli scarti negativi. Figura 3.4: Mappe del coefficiente del trend di precipitazione annuale e stagionale e sua significatività (i valori in colore sono statisticamente significativi) 27

10 Capitolo3 ** :51 Pagina 28 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: in cui è circa costante. L analisi del trend ha evidenziato valori significativamente negativi nella stagione invernale su gran parte delle stazioni dell area tirrenica e di quella adriatica. Il mese di Novembre, invece, presenta valori significativamente negativi sull area adriatica, sulla padana centrale e su gran parte di quella alpina Le temperature La temperatura media annuale è mostrata in figura 3.5, dove i valori raffigurati sono quelli medi nei quarant anni considerati ( ), relativi alle stazioni al di sotto dei 500 m. La temperatura massima su tutto il territorio considerato ha valori piuttosto uniformi e va da 16 C a 21 C. La temperatura minima ha un escursione più ampia compresa tra 4.5 C e 13.5 C. L analisi del ciclo stagionale delle temperature massime e minime mostra che nei mesi di Gennaio, Novembre e Dicembre, le temperature massime assumono i valori più bassi nella parte centrale della Pianura Padana; questo è dovuto in parte alla nebbia che riduce la quantità di radiazione solare. Le aree costiere, invece, registrano temperature più elevate perché, nella stagione fredda, la temperatura media superficiale dell acqua del mare è di qualche grado superiore alla corrispondente temperatura dell aria sulla terra e le coste non sono interessate dal fenomeno della nebbia. I valori dell area tirrenica sono più elevati per la maggior profondità del Mar Tirreno rispetto all Adriatico. Le temperature minime più basse si osservano invece nelle zone limitrofe alle catene montuose, determinate anche dalla discesa di aria fredda nelle ore notturne dalle vallate alpine e appenniniche che si affacciano sulla Val Padana. Sui singoli pendii si instaura una circolazione valle-monte (brezza di valle) durante il giorno e monte-valle (brezza di monte) durante la notte, dovuti al riscaldamento solare diurno e al raffreddamento radiativo notturno degli strati atmosferici vicini alla superficie. Nei mesi primaverili la zona più calda rimane quella tirrenica rispetto a quella adriatica, relativamente più fredda per la superficie marina rispetto alla terraferma. In estate il campo delle temperature massime presenta massimi lungo la fascia centrale della Pianura Padana; i valori più bassi si hanno invece lungo la costa adriatica e in Liguria, perché nel periodo estivo la temperatura media superficiale dell acqua del mare è inferiore alle temperature massime che si hanno sulla terraferma. In autunno i valori massimi più elevati si hanno in Toscana, mentre quelli più bassi si hanno nella zona delle Prealpi piemontesi; i valori più bassi si riscontrano in prossimità delle Alpi, particolarmente in Piemonte. In tutte le quattro stagioni, i valori minimi più alti sono localizzati nei dintorni delle zone costiere a causa, come detto in precedenza, della presenza del mare; Luglio e Gennaio risultano i mesi rispettivamente più caldi e più freddi per la maggior parte delle stazioni. Dal 1988 in poi i valori medi annui si mantengono superiori alla media del trentennio di riferimento. Le temperature invernali sono tutte superiori alla media dall inizio degli anni novanta in poi, in particolare le minime superano la media anche di oltre 2 C. In estate le temperature rimangono sopra la media dal 1985 in poi, in particolare le minime degli ultimi due anni sono state superiori anche di oltre 2 C. Le temperature autunnali, invece, non presentano una tendenza all aumento. I valori minimi si presentano leggermente al di sopra del valor medio di riferimento dal 1990 in poi. Stagione Area Inv. Prim. Estate Aut. Anno Inv. Prim. Estate Aut. Anno Alpina Adriatica Tirrenica Padana c Padana occ Totale Tabella 3.2 Anomalia ( C) delle temperature massime (a sinistra) e minime (a destra) calcolate tra le medie del periodo e del periodo di riferimento

11 Capitolo3 ** :51 Pagina 29 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: Figura 3.5: Mappe delle temperature medie annuali massime (in alto) e minime (in basso). 29

12 Capitolo3 ** :51 Pagina 30 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: L area padana centrale presenta valori superiori alla media solo dal 1992 in poi, quella occidentale dal 1989 in poi. Le temperature estive si mantengono al di sopra della media per tutti gli anni novanta, quelle invernali solo negli ultimi cinque anni, mentre quelle primaverili e quelle autunnali non presentano particolari caratteristiche. Le temperature massime medie annuali sono aumentate ovunque nel periodo , in particolar modo sull area adriatica e sulla padana centrale. L unica stagione che presenta valori negativi sull area alpina, sulla tirrenica e sulla padana occidentale è l autunno. Le temperature minime presentano sempre valori più elevati: in particolare quelle estive hanno subito l incremento maggiore su tutte le aree considerate. Anche per la temperatura come per le precipitazioni è stato usato il test di Mann-Kendall per verificare la significatività di un eventuale trend, che ha evidenziato come la temperatura massima annuale sia significativamente positiva ( C/anno di Pisa; C/anno di Passo Rolle e Bergamo). Anche i trend annuali delle temperature minime (figura 3.6) sono per la maggior parte signifi- cativamente positivi, con valori che vanno dai C/anno di Ravenna ai C/anno di Bolzano. Le stagioni che influenzano maggiormente questa tendenza sono l inverno e l estate. Altri studi, realizzati su serie temporali più lunghe, hanno portato allo stesso risultato (Maugeri et al., 1998). Anche nel caso delle temperature si sono osservate delle aree climatologicamente omogenee differenziate principalmente dalla maggiore o minore continentalità, in altre parole, dalla lontananza o dalla vicinanza dal mare. Le temperature massime sono aumentate su tutte le aree in inverno, primavera ed estate; in autunno hanno subito, invece, una flessione nell area alpina, tirrenica e padana occidentale. Il valore medio annuale è aumentato ovunque. Per quanto riguarda le temperature minime tutti i valori sono positivi in ogni area ed in ogni stagione. L analisi del trend ha evidenziato valori significativamente positivi in inverno ed estate sia per le temperature massime che per quelle minime, sulla maggior parte delle stazioni. I mesi che maggiormente influenzano queste tendenze sono Dicembre, Gennaio, Luglio e Agosto. Figura 3.6: Mappe del coefficiente del trend annuale e stagionale delle temperature minime e la sua significatività (i valori in colore sono statisticamente significativi) 30

13 Capitolo3 ** :51 Pagina 31 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: Il clima nella provincia di Piacenza La particolare posizione geografica della provincia, posta a ridosso della catena appenninica occidentale, distante dalle influenze climatiche dell Adriatico ma prossima al golfo ligure (che come già precedentemente descritto è un area fondamentale nella definizione del clima di tutto il Nord Italia), richiede una analisi particolare dell andamento dei parametri ambientali e climatici. L influenza della catena appenninica diviene fondamentale nella definizione dell andamento meteorologico, sia nell azione di rallentamento e riduzione degli effetti prodotti dalle correnti perturbate atlantiche provenienti da Ovest (con conseguenti e frequenti fenomeni di Föhen) sia viceversa nel bloccare il percorso di sistemi nuvolosi provenienti da est ed amplificare di conseguenza l entità delle precipitazioni. Venti di Föhen appenninico non sono infrequenti e possono produrre aumenti di temperatura tali da modificare la normale distribuzione regionale dei valori; a seguito di questi fenomeni le Temperature Massime Assolute del periodo di fine inverno (più frequentemente Febbraio e Marzo), possono raggiungere i valori più elevati di tutta la regione proprio sui territori della provincia di Piacenza. Il clima della Provincia è caratterizzato da temperature minime invernali tra le più basse della regione e da temperature massime estive che, seppur elevate, risultano inferiori ai valori massimi registrati nelle aree centrali, probabilmente in relazione alla più attiva ventilazione generata dalla relativa maggior vicinanza ai rilievi appenninici. Temperatura La temperatura media della provincia è influenzata dall orografia del territorio: l elaborazione statistica del suo andamento in relazione alla quota (interpolazione lineare) ha permesso di evidenziare una tendenza alla diminuzione della temperatura media annua in relazione alla quota pari a 0,37 C ogni 100 m; i valori medi annui in pianura (figura 3.7) si attestano intorno ai C, con punte inferiori nella zona di Villanova d Arda (in cui si ha un valore medio annuo di 11.2 C). Le zone più fredde sono poste al confine con la provin- cia di Genova dove si registrano valori di temperatura media annua inferiori ai 9 C; l interpolazione lineare della temperatura con la quota fornisce stime di valori ancora inferiori sino a scendere sotto gli 8 C alle quote più elevate. Tra le serie di dati utilizzate nel presente studio si è approfondita l analisi sull andamento delle temperature medie mensili per la stazione di Bacedasco (130 m s.l.m.). Nel periodo considerato (dal 1990 al 2001) si sono calcolati i valori medi mensili delle Temperature Massime, Medie e Minime (figura 3.8). I mesi più freddi risultano essere gennaio e febbraio in cui le temperature minime medie sono rispettivamente di 0.6 e 0.5 C mentre le temperature massime medie si attestano a 6.5 e 9.3 C. Il mese più caldo nel periodo considerato risulta essere luglio con una temperatura massima media di 29.9 C; segue agosto con 29.7 C; i valori più alti delle temperature minime medie mensili, si riscontrano nel mese di agosto con 17.4 C, che risultano essere superiori alle temperature minime medie di giugno. 13, , , , Figura 3.7: Mappa delle temperature medie annue della provincia di Piacenza. 31

14 Capitolo3 ** :51 Pagina 32 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: Dalla stessa serie di dati sono stati estratti i valori estremi del periodo (figura 3.9) e, curiosamente, la temperatura minima assoluta e la temperatura massima assoluta del periodo sono state registrate nello stesso anno, rispettivamente il giorno 07/02/1991 con 16 C e 12/7/1991 con 36.5 C. Precipitazioni In provincia di Piacenza l andamento delle precipitazioni annuali con la quota segue un gradiente positivo di circa 90 mm ogni 100 m. Le precipitazioni massime si osser- vano nelle zone montane (figura 3.10), in particolare al confine con la Liguria e con la provincia di Parma. In queste zone i valori annui di precipitazione rilevati sono compresi tra 1450 e 1900 mm di pioggia ( mm di precipitazione media annua nella stazione di Boschi d Aveto e mm di precipitazione media annua nella stazione di Selva). La precipitazione assoluta più alta risulta essere a Selva con 2138 mm registrata nell anno I valori di precipitazione media annua nelle zone di pedecollina e di pianura sono compresi tra 650 e 766 mm; mm nella stazione di Mortizza (45 m s.l.m.) e Figura 3.8: Temperature medie mensili nella stazione di Bacedasco ( ). Figura 3.10: Mappa delle precipitazioni medie annue in provincia di Piacenza ( ). Figura 3.9: Temperature estreme mensili nella stazione di Bacedasco ( ). Figura 3.11: Precipitazione media mensile a Boschi d Aveto ( ). 32

15 Capitolo3 ** :51 Pagina 33 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: mm nella stazione di Bacedasco (130 m s.l.m.). Dalla mappa in figura 3.10 si rileva che la zona di Villanova d Arda, vicino al confine con il parmense, mostra un valore di precipitazione più alto rispetto alla media della pianura circostante. Considerando l effetto della quota si stimano valori di precipitazione compresi tra 2100 e 2300 mm nelle cime più alte del crinale appenninico. Per alcune stazioni si è approfondito lo studio climatologico analizzando la pluviometria media mensile nel periodo considerato. Il mese mediamente più piovoso risulta essere ottobre con valori superiori a 100 mm in pianura (stazioni di Carmiano e Case Basse figure 3.12 e 3.13) e superiori a 280 mm in montagna (287 mm a Boschi D Aveto figura 3.11). Mediamente molto piovosi risultano anche essere settembre e novembre. L andamento bimodale generalmente rilevato nella pianura padana viene confermato in tutte le tre stazioni analizzate in cui il secondo picco di precipitazione si registra nel mese di aprile. I minimi di precipitazione media annua si registrano in febbraio ed in luglio. Evapotraspirazione potenziale (Etp) Nello studio del bilancio idroclimatico è necessario stimare la quantità di acqua che si allontana dal terreno per evaporazione. A questo scopo viene comunemente utilizzato un indice che stima il consumo globale di acqua per evaporazione superficiale e per traspirazione dalle piante (si considera convenzionalmente un terreno ricoperto di vegetazione bassa ed omogenea). Questo indice prende il nome di evapotraspirazione potenziale (Etp). Nella distribuzione dell evapotraspirazione totale media annua, calcolata in base alle temperature minime e massime si nota un gradiente negativo simile a quello della temperatura. L elaborazione matematica ha restituito un fattore di diminuzione dell Etp in relazione alla quota pari a 42 mm ogni 100 m. I dati calcolati evidenziano in pianura (figura 3.14) i valori maggiori di Etp totale media annua a seguito delle alte temperature registrate. Figura 3.12: Precipitazione media mensile a Carmiano ( ). Figura 3.13: Precipitazione media mensile a Case Basse ( ). Figura 3.14: Evapotraspirazione potenziale annua (mm) in provincia di Piacenza. 33

16 Capitolo3 ** :51 Pagina 34 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: I valori sono compresi tra mm; mm calcolati sui dati della stazione di Corano (215 m s.l.m.) e mm calcolati sui dati della stazione di Villanova d Arda (40 m s.l.m.). Salendo in quota i valori diminuiscono e si stabilizzano tra gli 850 e i 750 mm. Valori ancora inferiori sono calcolati per le zone di crinale. nor piovosità è associata un elevata Etp dovuta alle temperature massime più elevate, mentre l inverso si verifica sui rilievi. L estremo inferiore si posiziona nella zona di Villanova sull Arda (pianura orientale) in cui il bilancio è deficitario per oltre 400 mm annuali. Il surplus idrico più rilevante si posiziona invece sui crinali appen- Bilancio Idroclimatico Lo studio del bilancio idroclimatico, che consiste nella differenza tra i volumi di acqua in entrata (precipitazioni) e quelli in uscita (evapotraspirazione), permette di ricavare primarie informazioni sulla complessa interazioni acqua-terreno; situazioni di bilancio idrico negativo significano generali condizioni di deficit con relativa carenza idrica per le colture, mentre valori positivi indicano condizioni di surplus idrico con apporti di acqua al terreno che superano le uscite per evapotraspirazione: in queste situazioni l eccesso di acqua si allontana dal terreno dando origine a fenomeni più o meno intensi di percolazione e ruscellamento. L elaborazione ricavata dai dati di precipitazione e di Etp rispecchia dunque l andamento già descritto per queste due grandezze: da notare (figura 3.15) l elevata dispersione di valori che il bilancio assume nelle diverse zone della provincia piacentina; nella pianura alla mi- Figura 3.15: Bilancio idroclimatico annuale (mm) in provincia di Piacenza. Figura 3.16: Bilancio idroclimatico stagionale per la stazione di Bacedasco. 34

17 Capitolo3 ** :51 Pagina 35 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: ninici con valori anche superiori a 1900 mm annuali. Nelle aree pedecollinari e di media pianura il bilancio idroclimatico si distribuisce su valori intermedi, ma sempre negativi, compresi tra 100 e 400 mm. Una indagine più approfondita sull andamento del Bilancio idroclimatico stagionale in pianura nel periodo considerato (vedi figure 3.16, 3.17) permette di osservare la variabilità dei valori del deficit estivo (compresi tra 200 e 500 mm), i valori maggiori di surplus idrico si raggiungono in autunno-inverno con valori fino a 400 mm, ma non sono infrequenti soprattutto nella stagione invernale casi si bilancio in pareggio o leggermente negativo. Figura 3.17: Bilancio idroclimatico stagionale per la stazione di Case Basse. Figura 3.18: Andamento temporale delle temperature annue per la stazione di Bacedasco. 35

18 Capitolo3 ** :51 Pagina 36 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: A scopo puramente indicativo si riportano i grafici dell andamento dei valori di temperatura e precipitazione di due stazioni relativi a serie di dati dal 1990 (Bacedasco, figure 3.18 e 3.21) e dal 1951 o 1961 (S.Lazzaro Alberoni, figure 3.19, 3.20 e 3.22). In relazione ai dati di temperatura relativi a quest ultima serie è necessario considerare le possibili variazioni microclimatiche subite dal sito in cui si sono effettuate le misure, che negli anni è stato inglobato nel tessuto urbano della città di Piacenza. Figura 3.19: Andamento della temperatura massima media annuale a S. Lazzaro Alberoni - Piacenza ( ). Figura 3.20: Andamento della temperatura minima media annuale a S. Lazzaro Alberoni - Piacenza ( ). Figura 3.21: Andamento delle precipitazioni annuali nella stazione di Bacedasco ( ). 36

19 Capitolo3 ** :51 Pagina 37 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: Figura 3.22: Andamento delle precipitazioni annuali nella stazione di S.Lazzaro Alberoni - Piacenza ( ). Fonte dei dati Provinciali I dati utilizzati provengono dalle stazioni della rete del Servizio Meteorologico Regionale, dalle stazioni meccaniche appartenenti alla Provincia di Piacenza e dalle stazioni del Servizio Idrografico Nazionale, relativamente ai dati di precipitazioni e temperatura media, minima e massima per le serie storiche disponibili. La metodologia seguita per analizzare le temperature è stata quella di attuare elaborazioni con Microsoft Excel. I dati sono stati inseriti in fogli di lavoro e rielaborati attraverso tabelle pivot, al fine di ottenere per ogni stazione una media annua dei valori e un conteggio degli stessi; quando il conteggio risultava essere inferiore ai 300 valori annui, il dato non è stato considerato come attendibile e quindi è stato scartato. Per le precipitazioni si è seguito lo stesso metodo, ma invece di considerare valori medi annuali, che non hanno significato climatologico, si è considerata la sommatoria annua. Grazie alla disponibilità dei dati riepilogativi annuali per il periodo , a seconda della presenza o meno degli stessi nelle varie stazioni, è stato possibile effettuare la correlazione dei vari dati con la quota della stazione che li ha registrati, ottenendo una media annua relativa ad ogni quota, costruita mediando i valori medi dei diversi anni disponibili. Quindi le sommatorie annue di precipitazioni medie attese e le temperature medie annue attese sono state messe in correlazione con la quota, attraverso la regressione lineare semplice con un valore di R 2 associato come indicatore della bontà della regressione. Utilizzando la formula Previsione di Microsoft Excel sono stati ottenuti i valori attesi di precipitazione e temperatura, calcolati secondo una tendenza lineare basata sui valori esistenti di quota e dati osservati; calcolando gli scarti tra dato osservato e dato atteso si completano le informazioni necessarie per produrre le mappe dei grafici inseriti in questa relazione. Le mappe sono prodotte con il programma Surfer 7 utilizzando il DEM (Digital Elevation Model) dell Emilia- Romagna con risoluzione 1000 m e creando un grigliato con i dati elaborati nelle precedenti operazioni; importando il grigliato in Surfer è possibile visualizzare le variazioni di dati, specifiche per le varie quote. I dati di evapotraspirazione potenziale (Etp) sono stati ottenuti applicando la formula di Hargreaves (che stima l Etp facendo uso della temperatura massima e minima giornaliera, della latitudine del sito e del giorno dell anno). I dati del bilancio idrico climatico non sono stati calcola- 37

20 Capitolo3 ** :51 Pagina 38 Alice Alice:Desktop Folder:lavori alice:libro acque arpa_prov:cap3.job: ti, la mappa è stata ottenuta con Surfer 7 facendo la differenza dei dati del grid di precipitazione con i dati del grid di evapotraspirazione; per mostrare alcuni valori nella mappa del BIC sono state calcolate le differenze delle sommatorie medie annuali di precipitazione e evapotraspirazione nelle stazioni che erano coincidenti. Località codice quota Utmx Utmy P T E B (m) Albareto x x x x Bacedasco x x x x Bobbio x Boschi d Aveto x x Campremoldo x di Sopra Carmiano x x Carmiano x x Case Basse x x x x Corano x x x x Fiorenzuola x Gariga x Montalbo x x x x Monterosso x x x x Monticelli x Mortizza x x x x Passo Cisa x x x x Paderna x x Prato Ottesola x x x x Sarmato x x x x Selva x x Soarza x x Teruzzi x x Verano x x x x Vigolo Marchese x x x x Villanova d Arda x Tabella 3.3 Stazioni utilizzate con l indicazione del loro impiego per il calcolo delle diverse grandezze (P precipitazioni, T temperature, E etp, B bilancio) 38

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