Futuro prossimo. Abbiamo scelto. Ci sono segnali positivi. Negli ultimi. Cagliari, capitale della cultura nel nome della Sardegna

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1 Mensile di informazione socio economica diretto da Giacomo Mameli n. 4 - anno XV - aprile Cagliari, capitale della cultura nel nome della Sardegna Gli editoriali di aprile Startup, App and the City Il futuro si chiama high-tech Redazione: via Paruta 4/b Cagliari. Tel e fax: Stampa: Litotipografia Trudu, Cagliari. Reg. Trib. Cagliari 6 del 5/02/2000. Abb. post. 45% art.2 comma 20/b L. 662/96 - Cagliari Massimo Zedda Futuro prossimo. Abbiamo scelto questo nome per lo spazio-laboratorio individuato nel Centro Culturale Il Ghetto, nel cuore del quartiere Castello: un luogo fisico in costante evoluzione, in cui misurare giorno per giorno la crescita e lo sviluppo di Cagliari nella corsa finale per la scelta della Capitale europea della Cultura nel Parliamo di un luogo aperto alle cittadine e ai cittadini, alle associazioni, agli enti, agli altri Comuni in cui chiunque voglia percorrere questa strada può vedere, ascoltare, disegnare, leggere il futuro delle nostre comunità. E, allo stesso tempo, partecipare alla costruzione, discutere, proporre, organizzare. Al di là del risultato finale, che Cagliari sia tra cinque anni Capitale europea della Cultura (noi ci crediamo e serve il sostegno di tutti) o meno, il percorso è avviato e andrà avanti. In sostanza, al di là del riconoscimento, il futuro prossimo arriverà presto. Non è un caso che come simbolo di questo percorso abbiamo scelto i fili intrecciati di Maria Lai. Certo, è un omaggio all artista di Ulassai di cui nei giorni scorsi abbiamo ricordato il primo anniversario della morte. È vero, sono il segno di una Cagliari che si apre: essere capitale della Sardegna significa mettersi a disposizione dell isola intera, non stare arroccati dentro le mura di Castello come si è fatto per decenni protetti dalle torri pisane. Quindi Cagliari che si candida per il 2019 con tutto il sud Sardegna e con il Sulcis-Iglesiente. I fili intrecciati sono tutto questo ma anche altro. Il progetto per il 2019, ora in finale, riguarda lo sviluppo della città nel suo complesso: dalle iniziative culturali alla mobilità interna ed esterna, dall urbanistica all uso degli spazi sino ai lavori pubblici, dal coinvolgimento alla partecipazione dei singoli cittadini sino al coinvolgimento degli altri enti, dalla cultura per la cura del verde al risparmio energetico e sino al riciclo. In poche parole quella per cui stiamo lavorando è una città che in ogni suo aspetto non sia più divisa in centro e periferie ma sia una Cagliari policentrica. Né più né meno di quanto avevamo detto in campagna elettorale, ormai tre anni fa. Sembra un paradosso ma possiamo dire che quell intreccio segue a pagina 26 Economia Ogni giorno in Italia mille nuovi disoccupati Sardegna maglia nera Ateneo di Cagliari Tesi di laurea di Sara Frau: Could Noam Chomsky be wrong? Il linguista le manda una mail Carlo Mannoni Ci sono segnali positivi. Negli ultimi anni in Italia è scoppiata una vera e propria febbre da startup. Si susseguono iniziative, weekend dedicati (a Cagliari dal 16 al 28 maggio prossimi), la nascita di incubatori e acceleratori di impresa in molte città realizzati da privati, da soggetti pubblici o da grandi aziende che creano così i propri laboratori per l acquisizione di innovazione dall esterno: la Sardegna, Cagliari in particolare, è immersa in questo fenomeno e ne fa parte a pieno titolo. Per spiegare cosa accade un ruolo rilevante deve essere attribuito allo sviluppo del mercato delle applicazioni da utilizzare attraverso i nuovi apparati mobili (meglio note con il diminutivo di App). Si tratta infatti di un mercato che ha raggiunto dimensioni enormi a livello mondiale e italiano; secondo il Politecnico di Milano in Italia il mercato delle App per Smartphone e Tablet vale 25,4 miliardi di euro, pari all 1,6 per cento del Pil e come spiega la ricerca in questo scenario un ruolo importante sarà giocato dalle startup, in grado sia di creare nuovi modelli di business rivolti direttamente al consumatore finale, sia di supportare le imprese nel loro processo di trasformazione digitale e mobile. Si tratta di un fenomeno non solo italiano ma che rappresenta una vera novità nel nostro contesto. Il dato è sicuramente positivo poiché, andando oltre la moda del momento, evidenzia alcuni fatti importanti di tipo culturale ed imprenditoriale e promette di avere un forte impatto sulle scelte di politica economica e sull evoluzione, anche urbanistica, delle nostre città. Sul piano culturale ed imprenditoriale si registra una accresciuta consapevolezza del fatto che in molti casi lo sviluppo passa attraverso forti discontinuità; è per questo che oggi molti giovani (per vocazione o per necessità) scelgono di mettersi alla prova per tentare di creare una propria impresa. Il diffondersi della cultura della startup, del provarci da soli o all interno di un piccolo team è un cambiamento culturale straordinario nel contesto italiano dove spesso i giovani sono stati oggetto di appellativi non segue a pagina 27 Viabilità Carlo Felice della vergogna 10 chilometri di coda a Pasquetta tra Villagreca-Serrenti-Sanluri

2 Analisi La leggenda del matriarcato non basta. Donne sarde al potere sì, ma non nei luoghi di potere. Nel nuovo Consiglio regionale, per esempio, se ne contano solo quattro, su 60 Onorevoli. Appena lo 6,6 per cento, nemmeno una ogni 10 consiglieri uomini. Una categoria da proteggere forse, da valorizzare certamente: ma le quote rosa non le ha volute nessuno. Non di certo quando è stato bocciato trasversalmente a voto rigorosamente segreto proposto da Mario Diana del Pdl l emendamento che ha proposto la doppia preferenza di genere mentre si discuteva, quasi un anno fa, la legge elettorale regionale poi contestata a giochi fatti. Niente quote e un compromesso inutile, perché di fatto già garantito da una norma che si rifà a un articolo della Costituzione: non superare i due terzi di candidati dello stesso sesso. Sottinteso: maschi. Ma in Ogliastra, grazie a un complicato sistema, sono riusciti a non avere nemmeno una candidata. Niente di strano, comunque, se si pensa che lo scorso marzo nell illustre Aula della Camera punteggiata di bianco, quello degli abiti delle Onorevoli bipartisan unite nella battaglia della rappresentanza femminile, non c è stato appello che tenesse. Nemmeno quello della presidente della Camera, Laura Boldrini. Emendamenti alla riforma elettorale bocciati, uno dopo l altro, anche in questo caso a voto segreto. Con l ira delle deputate Pd tradite dal voto dei colleghi dopo ore e giorni di riunioni a suon di parole chiave come parità e conciliazione. Mentre la linea dettata dal nuovo governo Renzi non fa tendenza. Almeno, non per ora. E non in Sardegna. Con un esecutivo nazionale di 16 ministri, 8 donne e 8 uomini. Con tre donne appena nominate ai vertici delle partecipate del Tesoro. E cinque donne capolista alle Europee. Per le politiche sarde sembra che pure la via per Strasburgo sia ripidissima. Il Pd regionale, infatti, dopo aver cercato di guadagnare il primo posto ha ceduto al secondo con un nome di peso, quello in ballo sin dal primo momento: Renato Soru, ex presidente della Regione e patron di Tiscali. Nessuna donna Pd, dunque. E in ogni caso lo svantaggioso collegio unico con la popolosa Sicilia difficilmente porterà un rappresentante per l Isola di qualsivoglia genere, di qualsivoglia partito. Se non per algoritmi e calcoli, o semplicemente, un passo indietro di un siciliano per sopraggiunti incarichi. Come quello di Crocetta, diventato governatore, che ha permesso a Francesca Barracciu (Pd) di diventare europarlamentare. Gli altri partiti mettono le donne di norma al secondo posto. Eccezion fatta per il Centro democratico che corre La politica sarda continua a rifiutare le donne Monia Melis con la lista Scelta europea - che ha come capolista e unica candidata sarda la consigliera regionale Anna Maria Busia, e il Nuovo Centrodestra, con Maddalena Calia, coordinatrice regionale e già europarlamentare. Poi Antonella Chiavacci per Forza Italia, segue il big Salvatore Cicu. Il Movimento 5 Stelle ha scelto i candidati online: Nicola Marini e Giulia Moi. E poi, Angela Scarpa, consigliera comunale a Iglesias Udc con un patto elettorale con Ncd. E dietro il veterano Idv Giommaria Uggias c è Maria Pia Zonca, assessore comunale alla Maddalena. Per la lista L altra Europa per Tsipras, appoggiata da Sel e Rifondazione, la cantante identitaria Elena Ledda e l insegnante precaria Simona Lobina rispettivamente secondo e sesto posto. Mosche bianche in posizioni meno influenti, in mezzo a un esercito di uomini. Anche se il mondo, soprattutto l Europa, come sottolinea Massimo Gramellini in una puntata della quotidiana rubrica Buongiorno su La Stampa, sembra andare da tutt altra parte. E rivolge un invito corale in prima persona plurale, rivolto a noi maschi che esorta a diventare Donne dentro. Tra le righe ricorda il potere della Merkel, quello della capa del Fondo monetario europeo, l influenza della star del momento: suor Cristina. E aggiunge il ritornello verità: Che a laurearsi meglio e lamentarsi di meno sono le donne. Non questione di competenza, dunque. Ma di agibilità, forse. Economica e di tempo. Perché, come ricordano ciclicamente le donne a parità di impiego e titolo di studio guadagnano meno dei colleghi. Lo ribadisce l ultimo rapporto AlmaLaurea di marzo, realizzato su un campione di 210mila laureate. Ebbene, le giovani che a 5 anni dalla laurea hanno un impiego ricevono uno stipendio più basso del 22 per cento rispetto ai maschi: euro rispetto a Il paradosso è evidente perché la discriminazione salariale aumenta col passare degli anni, è infatti più bassa se il confronto viene fatto a un anno dopo il conseguimento dell ambito titolo di studio (il 14 per cento). Ciò significa che le differenze aumentano col passare del tempo, l acquisizione di esperienza. E l avvicinarsi a una possibile maternità, temuto punto di non ritorno. Avere un figlio, in termini occupazionali, di fatto risulta essere un condizionamento che forse non ha pari in Europa. Non solo, come rimarca il rapporto Istat 2013 sullo situazione del Paese la quota di donne occupate in Italia rimane ancora di gran lunga inferiore a quella dell Ue, si concentra in poche professioni e si associa a fenomeni di sovraistruzione crescenti e più accentuati rispetto agli uomini. Insomma, troppo istruite per le mansioni che eseguono. In una parola: sprecate. Le donne che lavorano sono soprattutto commesse, segretarie e colf. E l Europa è davvero lontana: nel 2012 il tasso di occupazione femminile italiano si attesta al 47,1 per cento contro un 58,6 per cento della media Ue27 (59,8 Ue15).E in Sardegna che succede? Secondo l ultimo rapporto Crenos 2013 la componente femminile più istruita e più presente nei settori dei servizi, ha visto ridursi il gap nei livelli di disoccupazione. Cioè aumenta di più il tasso maschile di quello femminile: 2,5 punti percentuali rispetto a 1. Si gioca sul meno peggio in un Isola in cui il ricorso alla cassa integrazione (soprattutto industriale) è arrivato al 600 per cento rispetto al E in cui mancano, semplicemente, le opportunità. Dentro e fuori i Palazzi. 2 aprile 2014

3 Il 25 maggio le ottave elezioni per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo Politica Europa al voto mentre tornano i nazionalismi I Popolari in calo, Pse in crescita, rebus Italia Manca circa un mese alle elezioni che rinnoveranno l ottavo Parlamento europeo (Pe) e i due principali schieramenti, dei popolari (Ppe) e dei socialdemocratici (Pse) nei sondaggi sono dati alla pari. Se nel Parlamento uscente il Ppe aveva 275 seggi, oggi scenderebbe a 212 (-63), mentre il Pse dai 194 seggi della legislatura in scadenza, raggiungerebbe anch esso i 212 (+18). A rafforzarsi sensibilmente, ma senza registrare un boom, l ala di estrema destra e la sinistra alternativa. Un testa a testa che porterebbe a probabili future larghe intese tra popolari e socialdemocratici. Tuttavia, ora non vale la pena menzionare numeri perché, oltre al fluido scenario delle alleanze vi è un forte euro-disincanto che dovrebbe erodere seggi agli schieramenti principali, in particolare al Ppe. Ad esempio, se nel 2009 in Italia, i popolari annoveravano il Pdl, oggi dopo la recente scissione, il Nuovo Centrodestra (Ncd) si coalizza con l Udc sotto il comune simbolo del vecchio scudocrociato. Ma è il risultato della nuova Forza Italia la maggiore incognita nel centrodestra. Dopo l espulsione coatta dal parlamento italiano, l interdizione ai pubblici uffici per due anni (confermati ora dalla Cassazione) e la campagna elettorale da trascorrere in affidamento ai servizi sociali per la condanna (frode fiscale milionaria), il suo leader Silvio Berlusconi ha utilizzato il Tg5 di sua proprietà per denunciare un ingiustizia enorme, una sentenza mostruosa nei suoi confronti della magistratura, nonostante il recente avvertimento di non offendere le toghe. Tuttavia alcuni sondaggi lo danno in calo, sotto il 20 per cento, soglia psicologica che permetterebbe al suo leader, ancora presente con nome e cognome nel simbolo, di giocare ancora un ruolo di rilievo in una parte delle riforme (legge elettorale e soppressione del Senato) annunciate dal governo di centro-sinistra guidato da Matteo Renzi. E se al secondo posto si piazzasse il movimento Cinquestelle? La stampa internazionale vedrebbe il premier italiano impegnato, da solo o in tandem col nuovo leader del governo francese, Manuel Valls (51 anni, ex ministro degli interni e nuovo premier), a lottare contro l austerità operando sui vincoli di bilancio Paolo Ardu tra deficit e Pil. Quest ultimo dopo la sconfitta elettorale della sinistra francese che la stampa ha attribuito a François Hollande, è subentrato al socialista Jean-Marc Ayrault. Due giovani premier per cambiare l Europa ha titolato il Financial Times. Matteo Renzi e Manuel Valls sono nei propri Paesi i politici più amati dall opinione pubblica, rispettivamente col 57 e 56 per cento e, accomunati da un elettorato arrabbiato e stanco di anni di tagli chiedono così più tempo per la riduzione del deficit in cambio delle riforme per rendere competitivi i loro Paesi. Tuttavia, il premier italiano ha maggiori margini di manovra in quanto il deficit nel 2013 è al 2,6 per cento (la soglia è il 3) mentre quello francese, rimproverato dalla Commissione per deficit eccessivo, è del 4,3. Il primo intende finanziare il taglio delle imposte promesso utilizzando i decimali al di sotto della soglia, mentre per il secondo sarà molto difficile farlo ritornare sotto il 3 nei prossimi anni. Una riduzione del deficit può essere d aiuto. Ma ci vuole un cambio di politica monetaria. La Bce guidata da Mario Draghi si è mossa all unanimità, ma in forte ritardo, per combattere la deflazione nell Eurozona, attivando anche misure non convenzionali come l acquisto dei titoli di stato per un ammontare di 1000 miliardi di euro (circa 80 al mese) per contrastare un inflazione precipitata allo 0,5 per cento a marzo. Una forte iniezione di liquidità che porterebbe a una crescita dell inflazione tra lo 0,2 e lo 0,8 per cento. Percentuali che però potrebbero non essere sufficienti per scongiurare un lungo periodo di bassissima crescita. Le elezioni municipali francesi di fine marzo, pur registrando il successo della destra Ump sui socialisti (46,54 contro 37,74), hanno ridimensionato le attese per la temuta ascesa del Front National (Fn) di Marine Le Pen nelle Europee. Infatti, seppur erroneamente enfatizzata dai media come un successo, Fn presente in 597 Comuni su oltre 36 mila ha raccolto appena il 4,65 per cento dei voti. Tuttavia, la crescita del nazionalismo è forte soprattutto nelle terre di confine della vecchia Europa allargata ad Est, così come nelle frontiere del Continente (Ucraina, in particolare, e Turchia) nei quali la vicinanza dell Europa è assente, in particolare nel primo caso, dove soffiano i venti di una guerra civile, dopo l annessione della Crimea da parte della Russia. In Ungheria, il 6 aprile il primo ministro populista ungherese Victor Orbán, sebbene il suo partito Fidesz (destra nazionalista) abbia perso 600 mila voti rispetto al 2010, ha ottenuto il suo secondo mandato. Tuttavia, sebbene una sinistra frammentata abbia avuto 250 mila voti in più, si è fortemente rafforzato il partito di estrema destra Jobbik (+4). Secondo Gábor Török, analista politico della politica ungherese, con una campagna elettorale permanente e ben mirata Orbán è riuscito a mantenere bassa la partecipazione evitando il voto di opposizione delle masse deluse del governo. Dopo le riforme istituzionali che hanno ridotto i seggi parlamentari e varie leggi illiberali (diritti civili dei gay, restrizioni a stampa e attacchi ai giudici) Orbán avrà la maggioranza di due terzi per modificare la costituzione da solo. L Ungheria è nell Ue dal 2004 e probabilmente l estrema destra otterrà vari seggi anche alle Europee. Pochi rispetto ad altri Paesi, ma da non sottovalutare per queste tendenze autoritarie. aprile

4 La grande crisi Il tasso di occupazione precipita dal 51,7 al 48,4 per cento, un giovane su due in balia del nulla L Italia perde mille posti di lavoro al giorno Nel 2013 la Sardegna ne ha bruciato 43 mila era una volta un signore, tanti anni C fa, che pur di conquistare la guida del Belpaese fece ai suoi cittadini una grandiosa promessa. Se verrò eletto giurò il cavaliere poi sceso da cavallo creerò da zero un milione di posti di lavoro. Quella era più che una promessa: si trattava di un miraggio, un sogno sul quale costruire una vera fortuna politica. Purtroppo, però, negli anni circa venti che seguirono a quel giuramento, le cose nel Belpaese andarono in modo assai diverso. Ci furono crisi di governo e di partito, crisi economiche e finanziarie, crisi istituzionali e sociali, tutte insieme destinate ad alimentare una spirale sempre più cupa e deprimente. Soprattutto nell ultimo quarto del ventennio, sotto gli influssi maligni di una recessione mondiale, i consumi dei cittadini cominciarono a ridursi, le fabbriche a chiudere e le buste paga ad andare in fumo. Finché, un brutto giorno, le statistiche ufficiali non squarciarono il velo su uno scenario agghiacciante: nel Belpaese, ormai, si perdevano mille posti di lavoro al giorno, cioè 365 mila in un anno e circa un milione in due anni mezzo. Sì, un milione, proprio come quello promesso tanti anni prima dal signore poi sceso da cavallo, ma stavolta con davanti il segno meno. I numeri È questo, fuor di favola e di metafora, che è accaduto in Italia tra il 1994 e il 2014: vent anni cominciati con un grande sogno e finiti con un grande incubo, certificato con puntualità dalle rilevazioni e avvertito sulla pelle da tutti i cittadini, impauriti da cifre sempre più allarmanti. L ultimo dato disponibile, che ha fatto balzare gli osservatori dalle rispettive sedie, è quello dello scorso febbraio, quando secondo l Istat in Italia i senza lavoro hanno toccato quota 13%, la più alta mai registrata dal 1977, cioè da quando sono iniziate le rilevazioni. In termini assoluti, ciò significa che i disoccupati italiani sono ormai 3,3 milioni (+9 per cento rispetto a febbraio 2013), mentre gli occupati sono 22,2 milioni: 365 mila in meno rispetto al febbraio dello scorso anno, cioè, come si diceva prima, mille in meno per ogni santo giorno mandato sulla terra. Attualmente, nel nostro Paese, le persone in età da lavoro (15-64 anni) che la mattina L.M. si svegliano e vanno in ufficio, in negozio o in fabbrica sono poco più di una su due (55,2 per cento). Un numero che riporta indietro l orologio di quattordici anni, annullando la crescita accumulata tra i primi anni Duemila, caratterizzati dall entrata in vigore della legge Biagi, e lo scoppio della crisi globale del L unica nota positiva viene forse dalla questione di genere: a febbraio, infatti, l occupazione è diminuita (-0,2) rispetto a gennaio per il calo della componente maschile (-0,5) mentre quella femminile è di poco aumentata (+0,3). Su base annua, però, cioè rispetto a febbraio 2013, l occupazione è scesa tanto per gli uomini (-2,2) quanto per le donne (-0,7). Neppure il confronto con il resto d Europa ci consola: nell ultimo anno, infatti, secondo Eurostat soltanto la Grecia (passata dal 26,3 al 27,5) e Cipro (dal 14,7 al 16,7), hanno registrato un aumento della disoccupazione più forte di quello dell Italia, che in dodici mesi è andata dall 11,8 al 13 per cento. La differenza con gli altri paesi dell Eurozona diventa poi abissale se si considera l annosa questione della disoccupazione giovanile: il tasso dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni che cercano lavoro e non lo trovano nell area Euro è infatti pari al 23,5, da noi invece si aggira intorno al 42,3: un record negativo battuto solo da quello della Spagna, dove gli under 25 alla disperata ricerca di un impiego sono più di uno su due, esattamente il 53,6 per cento. Se Atene piange E in Sardegna? Stessa musica, più o meno. Nell Isola, il 2013 si è chiuso col botto, cioè con il picco assoluto di disoccupati: 17,5 per cento su base annua, 18,1 nell ultimo trimestre. In dodici mesi, i posti di lavoro persi nella nostra regione sono stati 43 mila gli occupati sono diminuiti da 595 mila a 552 mila mentre le persone in cerca di un impiego sono cresciute di 8 mila unità (da 109 mila a 117 mila). Il tasso di occupazione nella fascia anni è precipitato dal 51,7 al 48,4, mentre quello di disoccupazione è schizzato appunto dal 15,5 al 17,5 (nel 2011 era al 13,5). Per quanto riguarda in particolare gli ultimi tre mesi del 2013, l Istat ha registrato nell Isola un calo del tasso di occupazione rispetto allo stesso periodo del 2012 dal 49,8 al 47,3 e un aumento del tasso di disoccupazione dal 16,4 al 18,1: sintomo del fatto che, sul fronte lavoro, la situazione sarda è tutt altro che in fase di miglioramento. C è poi il dato sulla disoccupazione giovanile, che anche in Sardegna si mantiene su livelli elevatissimi, intorno al 54 per cento, un valore mai visto prima. Il fronte sindacale Il segretario regionale della Cgil Michele Carrus, durante il congresso che nelle scorse settimane lo ha riconfermato alla guida del sindacato, per descrivere lo stato in cui versa l Isola non ha usato mezze misure. Quello che ci consegna il centrodestra ha spiegato Carrus è un disastro sociale ed economico. Gli occupati sono scesi a 560 mila, un giovane su due è per strada e solo una donna su tre lavora, mentre aprile 2014

5 mila persone fruiscono di ammortizzatori sociali, 30 mila circa in deroga, metà dei quali attende il sussidio da oltre un anno. Almeno 47 mila persone sono inoltre scomparse dal censimento delle forze di lavoro attive: si tratta quasi certamente di una diaspora migratoria, forse non ancora censita, che interessa i nostri giovani, cervelli qualificati che fuggono altrove per poter funzionare. La vittoria di Francesco Pigliaru, nell ottica della Cgil, è stata una svolta necessaria. Molti hanno definito la giunta di Ugo Cappellacci come il punto più basso mai raggiunto dalla politica regionale ha attaccato Carrus Non saprei nemmeno dire se essa sia stata un esperienza più dannosa per gli atti compiuti o per l inerzia, oppure per l improvvisazione e l estemporaneità mostrate nel gestire le numerose vertenze industriali. Ora bisogna varare subito un nuovo piano per il lavoro che privilegi i settori innovativi, in particolare il terziario dei servizi alle imprese e non abbia paura di promuovere investimenti pubblici per stimolare la riconversione delle aree di crisi e delle zone interne. Anche la Cisl condivide la ricetta. Noi non chiediamo alla Regione di creare posti di lavoro spiega il segretario regionale Oriana Putzolu ma di costruire grazie a un piano straordinario le condizioni materiali e immateriali perché nell Isola si possa avere un mercato del lavoro vivace e favorevole all occupazione, soprattutto dei più giovani. Fino a oggi hanno prevalso le politiche passive, quelle che elargiscono assegni sociali di sopravvivenza. Noi chiediamo invece politiche attive, un migliore collegamento tra scuola e lavoro, più formazione e nuovi investimenti che rendano la Sardegna finalmente attrattiva. Il programma del governatore Nelle sue dichiarazioni programmatiche rese davanti al Consiglio regionale, il governatore Pigliaru ha affermato che l occupazione riparte se si eliminano, o almeno si allentano, i lacci della burocrazia e del fisco sulle imprese ( delle aziende in crisi va salvato solo quello che è legittimo salvare ) e se si migliora la formazione dei giovani (riducendo, tra l altro, la dispersione scolastica che oggi è al 25 per cento) e i servizi per l impiego. Il presidente della Regione non ha però escluso, in sintonia con il premier Matteo Renzi, l intervento pubblico nell edilizia scolastica vero cavallo di battaglia in campagna elettorale, per cui sarebbero pronti 100 milioni di euro all anno per tre anni e nelle infrastrutture dell Isola (strade, treni, porti) che ora appaiono totalmente inadeguate alla sfida della modernità. Le imprese alla finestra Musica per le orecchie del presidente di Confindustria Sardegna Alberto Scanu, che a Pigliaru ha consegnato un documento dal titolo significativo Make It in Sardinia, Facciamolo in Sardegna. Purtroppo nell Isola sottolinea il numero uno degli industriali si sta radicando una cultura anti-imprenditoriale che si traduce in un no a qualsiasi attività produttiva, in continui ostacoli, oneri amministrativi, complicazioni burocratiche. Noi vogliamo invece invitare la nuova giunta ad avviare una stagione che veda l impresa al centro dello sviluppo, motore della ripresa. E questo si può fare solo se si affronta tutta una serie di nodi, a partire dall energia che è un fattore di competitività non solo per le imprese ma per l intera popolazione e dalla semplificazione, che finalmente liberi il privato dall incubo rappresentato dalla giungla di leggi, direttive e regolamenti che va affrontata prima di far partire qualsiasi progetto. La grande crisi Il governo amico La sfida, naturalmente, è impegnativa. Alcune cose Pigliaru le potrà fare da solo, contando solamente sull appoggio della sua maggioranza. Per altre dovrà invece augurarsi che la sponda romana di Renzi, con cui è in ottimi rapporti da tempo, funzioni. Il premier, appena appresi gli ultimi numeri dell Istat sulla disoccupazione, li ha definiti sconvolgenti e ha sottolineato la necessità di correre per non sprecare i segnali di ripresa che nonostante tutto iniziano a comparire. Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dopo il primo intervento sui contratti a termine accolto da non poche polemiche, è già all opera sul Jobs Act, la grande riforma delle regole e dei contratti, e sul progetto Garanzia giovani, che dovrebbe dare un opportunità di formazione o di inserimento in azienda a tutti i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano o hanno perso il lavoro. È inutile dire che se almeno una parte di queste riforme andasse in porto e cominciasse a produrre dei risultati, ciò porterebbe non pochi benefici anche alla Sardegna. La sfida sui conti C è poi un altro grande tema su cui il nuovo governatore avrà bisogno della collaborazione del presidente del Consiglio: la vertenza entrate e la ridiscussione del Patto di stabilità. Lo Stato ha detto Pigliaru in Consiglio regionale ha dei doveri nei confronti dell Isola e la principale criticità è il mancato adeguamento dei limiti di spesa del Patto di stabilità. La Regione punta in particolare a ottenere dal governo e dalla Ragioneria generale dello Stato un surplus di autonomia di spesa pari a 1,2 miliardi di euro. La nostra è una grande battaglia per la Sardegna e va portata avanti tutti insieme, maggioranza, opposizione e parlamentari sardi, ha spiegato l inquilino di viale Trento, aggiungendo che, in caso di risposta negativa, è pronta una grande contrapposizione pubblica, perché sul punto specifico non esistono governi amici o nemici. Stesso discorso per la vertenza entrate, che Pigliaru per primo impostò nelle vesti di assessore regionale alla Programmazione (giunta Soru). Dobbiamo riprendere il filo da dove l avevamo lasciato ha spiegato il presidente della Regione perché la giunta Cappellacci non è riuscita purtroppo a combinare nulla. Il dialogo con Roma, attraverso una serie di contatti e incontri, è stato riavviato. Ora c è da attendere i risultati della trattativa. Una sfida il cui esito inciderà non poco sul giudizio complessivo che i sardi daranno della prova di governo del professore sassarese aprile

6 La grande incompiuta Speso un miliardo di euro, disagi crescenti, rete preistorica in Ogliastra, Gerrei, Sarcidano e Mandrolisai La Carlo Felice, strada scandalo e vergogna Nessun progetto per le zone interne dell isola Oltre 200 chilometri d asfalto troppo spesso interrotti da cantieri, svincoli su percorsi alternativi, restringimenti di carreggiata che, quando la mole di traffico è appena superiore alla media, generano l incubo di ogni automobilista: le code. È questa la situazione della Carlo Felice, la strada statale 131, che collega il nord e il sud della Sardegna: inadeguata, nonostante nel corso degli ultimi lustri sia già stato speso oltre un miliardo di euro per il suo ammodernamento. La principale arteria dell isola - fondamentale in una regione, unica in Italia, senza autostrade si riduce a una sorta di percorso a ostacoli che costringe l automobilista che si muova tra Cagliari e Sassari, a restare in viaggio rispettando i limiti di velocità - per circa tre ore e mezza. Una situazione che ha scatenato indignazione da più fronti, proteste anche clamorose, proposte di class action e molti appelli della politica locale rivolti ai centri decisionali nazionali, quasi sempre caduti nel vuoto. Una situazione insostenibile che per l assessore regionale ai Lavori pubblici Paolo Maninchedda (Partito dei sardi, ex Partito sardo d azione), nasce dall invecchiamento delle progettazioni e, soprattutto dalle modalità di gestione dell Anas, il gestore delle strade italiane. «Le responsabilità stanno nella procedura di realizzazione affidata all Anas che ha i suoi tempi e le sue caratteristiche», ha spiegato Maninchedda a Sardinews, sottolineando che sarebbe possibile snellire la procedura, come dimostra l esempio della Sassari-Olbia: in soli tre anni di gestione commissariale, la Regione è riuscita ad appaltarne tutti i lotti. E a breve dovrebbe partire la realizzazione della nuova quattro corsie, che cancellerà una vecchia strada disseminata di troppe croci. Anche se emerge qualche criticità nel rapporto con una delle aziende aggiudicatarie di due dei lotti, il quinto e il sesto, ed è in corso di revisione il contratto. L accelerata nelle procedure, comunque, costituisce la prova provata che «il collo di bottiglia è l Anas». E in assessorato si sta già lavorando a una soluzione che però, al momento, resta riservata. La storia Stretta, rattoppata e senza spartitraffico centrale: così era la 131 fino a trent anni Maddalena Brunetti Paolo Maninchedda fa. L adeguamento è stato avviato a metà degli anni Ottanta, per mettere in sicurezza una strada statale non più all altezza di sopportare il sempre più imponente traffico automobilistico e di mezzi pesanti dell isola. In un primo tratto, più o meno fino al chilometro 109, i lavori sono stati conclusi salvo che in due punti: i cantieri fermi di Nuraminis-Serrenti e di Sanluri svincolo Villasanta. Il primo lotto, dal costo di circa 36 milioni di euro, doveva essere concluso nel 2010 è in sostanza fermo da quando, lo scorso anno, l Anas ha fatto saltare il contratto con la Mambrini società subentrata alla liquidata De Lieto, originaria vincitrice dell appalto a causa dell eccessivo protrarsi dei tempi di realizzazione. Stessa sorte per il secondo, del valore complessivo di circa 78 milioni di euro, affidato e poi sottratto, sempre lo scorso anno, alla Mambrini. Dopo infinite proteste, la situazione sembra in qualche modo uscita dall impasse e lo scorso 18 aprile, - come annunciato dal presidente dell Anas Piero Ciucci - l ente di gestione delle strade, ha pubblicato una bando da quasi 9 milioni di euro, per il completamento dello svincolo di Villasanta. Proprio questo tratto di Carlo Felice è finito alla ribalta delle cronache lo scorso 21 marzo quando un commando di almeno sette banditi, sfruttando proprio il restringimento di carreggiata dovuto ai lavori fermi, ha assaltato un portavalori riuscendo a fuggire con un bottino da oltre sei milioni di euro. In quell occasione in molti puntarono il dito proprio contro il cantiere paralizzato da anni, colpevole di aver creato le condizioni ideali per la rapina perfetta. Così sui lavori infiniti della 131, nel tratto del basso Campidano, ha deciso di fare chiarezza anche la procura della repubblica di Cagliari che ha aperto un inchiesta sui cantieri infiniti costati milioni di euro. Le indagini sono state affidate ai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria, coordinati dal procuratore capo Mauro Mura, che nei mesi scorsi hanno acquisito tutta la documentazione relativa a contratti d appalto, ribassi, affidamenti e comunicazioni con le aziende oltre a tutte le carte utili all inchiesta che, al momento, è senza ipotesi di reato. Il fascicolo è stato aperto dopo la missiva inviata lo scorso settembre, dal procuratore generale Ettore Angioni, a tutte le procure isolane, nella quale si leggeva: Poiché parrebbe che allo stato siano già stati spesi oltre un miliardo e 800 mila euro 6 aprile 2014

7 per una serie di appalti, in parte basati su dei progetti preliminari, sarebbe opportuno che da parte delle SS. LL. (signorie loro, ndr), ciascuna per la parte di sua competenza e previo eventuale coordinamento tra i rispettivi uffici, venissero svolti degli accertamenti per verificare eventuali irregolarità e illeciti di carattere penale». E l inchiesta è partita. Questo il punto della situazione fino al chilometro 109. Alle criticità elencate, però, devono essere aggiunte quelle che si incontrano da qui al chilometro 209 circa. La strada cambia superato il bivio di Tramatza: torna a essere stretta e rispuntano i pericolosi incroci a raso, necessari per collegare alla Carlo Felice i paesi più vicini. Un tratto di 131 ancora del tutto carente dal punto di vista tecnico e della sicurezza. In questo caso i lavori di ammodernamento sono stati solo in parte progettati: il costo per la realizzazione delle opere mancanti è stimato in poco meno di due miliardi di euro. Le cifre stellari e il programma non ancora definito non fanno sperare in una conclusione dei lavori a breve termine, per questo il sogno di una Carlo Felice ampia e scorrevole sembra ancora lontano. La rete stradale I problemi però non sono solo sulla statale 131. Le strade sarde, che dovrebbero garantire la tanto sbandierata continuità territoriale interna, «sono un incompleto infrastrutturale permanente, in mano all Anas», sintetizza l assessore ai Lavori pubblici, che parla di monumento al degrado. Dei 12mila chilometri di rete viaria isolana circa sono di competenza dello Stato, circa delle Province e oltre chilometri, invece, sono di strade comunali extraurbane. Queste ultime sono spesso trascurate a causa delle grosse difficoltà economiche patite dai Comuni, spesso di piccole dimensioni, stretti tra il patto di stabilità e la riduzione degli stanziamenti. Troppi territori pagano il prezzo di un isolamento fatto di collegamenti tortuosi e difficilmente praticabili: i percorsi sono spesso quelli dell Ottocento, solo asfaltati in epoche più o meno recenti. «Ma il rapporto tra viabilità inadeguata e spopolamento andrebbe affrontato in maniera approfondita», risponde Maninchedda, precisando che non sempre basta raddrizzare una strada per invertire la tendenza. Certo è che le strade tutte curve dell Ogliastra, del Nuorese e le strette vie di tutte le zone interne dalla Gallura al Sulcis, dal Goceano al Gerrei, dal Mandrolisai al Barigadu - non aiutano lo spostamento di mezzi e persone. E la situazione non migliora su quelle che dovrebbero essere arterie di scorrimento. L Orientale Sarda È recente la realizzazione di lunghi tratti della nuova Statale 125, che corre lungo la costa orientale della Sardegna dal Cagliaritano fino a Olbia. Curve e tornanti, con una corsia per senso di marcia, erano le caratteristiche della strada di collegamento del capoluogo con il Sarrabus e, più a nord, con l Ogliastra fino alla Gallura. Adesso la vecchia tortuosa poco più che mulattiera è stata sostituita da una carreggiata dritta che attraversa le montagne passando in lunghe gallerie. E quasi dal capoluogo, fino a Tertenia, si viaggia quasi sempre in linea retta, salvo un lungo pezzo dopo lungo il Rio Quirra. Ma se la viabilità è più semplice la nuova strada, sempre di competenza dell Anas, ha un neo irrimediabile: è rimasta con un unica corsia per senso di marcia, senza spartitraffico centrale. E questa pecca, purtroppo, è all origine di numerosi scontri frontali. E, soprattutto, l Ogliastra continua a restare isolata anche perché la cosiddetta Nuova 125 più che per l Ogliastra è stata progettata per avvicinare Cagliari alle spiagge e alle tante lottizzazioni di Villasimius e Muravera. Raggiungere Lanusei da Cagliari è sempre difficoltoso. Centrale Sarda La strada dove mai è stata fatto un ammodernamento è quello che, subito dopo Monastir (strada statale 128), porta nel Mandrolisai di Sorgono passando per Senorbì, Mandas, Isili, Laconi, Meana. Una strada-strazio dove non si percorrono più di venti-trenta metri senza incorrere in una curva. Per non parlare della strada (statale 198) che dal bivio di Serri porta a Lanusei passando per i tornanti infiniti e tortuosi di Villanovatulo, Sadali, Seui, Ussassai, Gairo Taccu Isara, Gairo Sant Elena e Lanusei. Strade antistoriche che accentuano l isolamento e lo spopolamento delle zone più interne dell isola, tema mai affrontato dalla politica regionale. La grande incompiuta La Sulcitana Quello della quattro corsie per la nuova statale 195 è un caso limite: qui il cantiere non è fermo, è semplicemente inesistente. Anche se le schede dell Anas rivelano che i lavori sono stati consegnati all impresa (all Ati Grandi Lavori Fincosit-Eds infrastrutture) il 22 dicembre del 2011, per un importo complessivo di quasi 140 milioni di euro. Lo stato di avanzamento dichiarato dall azienda di gestione delle strade è pari al 2,05 per cento dell opera totale. E sembra difficile che vengano rispettati i tempi previsti dall appalto: la nuova strada sul versante occidentale del Golfo degli Angeli dovrebbe essere ultimata il 22 agosto del Dovrebbe, perché chiunque passi non troverà operai o ruspe in azione. A tenerli lontani sono stati infiniti passaggi burocratici, necessari per effettuare gli espropri dei terreni su cui correranno le auto, la necessità di un piano di bonifica di molte aree e i contenziosi con numerosi interlocutori: basti pensare al necessario smantellamento o spostamento delle infrastrutture elettriche. Il nuovo tracciato interessa comuni come Cagliari, Capoterra, Villa San Pietro, Sarroch e Pula: tutti densamente popolati. Non solo: la strada servirebbe anche a smaltire il passaggio di centinaia di mezzi pesanti da e per la Saras. Un opera molto attesa, la quattro corsie, dalle migliaia di automobilisti pendolari che la percorrono ogni giorno. Che spesso si vedono passare sotto gli occhi le lamiere contorte del mezzo di qualcuno che li precedeva, rimasto vittima in uno dei tanti schianti di cui la strada è stata teatro negli ultimi anni. E che l allargamento della carreggiata e un guardrail centrale riducano la mortalità è dimostrato dalle statistiche che provengono dalla statale 130: con i nuovi accorgimenti gli incidenti si sono drasticamente ridotti e viaggiarci adesso è sicuro. aprile

8 Scenari Bruxelles vuole potenziare il settore manifatturiero, punto di forza anche dell Italia L Europa sceglie e punta sull industria La Sardegna ne saprà approfittare? Roberto Bornioli Un operaio metalmeccanico nella zona industriale di Pratosardo a Nuoro (Foto Sardinews) Il messaggio da Bruxelles è arrivato forte e chiaro: senza industria non si cresce e non si crea occupazione. Perché è l industria a creare i posti di lavoro più qualificati e meglio retribuiti e la maggior parte degli investimenti in ricerca e innovazione. L export europeo deriva per l 80 per cento dall industria e ogni posto di lavoro nel manifatturiero permette di crearne fino ad altri due nel settore dei servizi. Il rilancio del settore manifatturiero è stato posto al centro delle politiche europee, tanto che a gennaio la Commissione con la Comunicazione per un rinascimento industriale europeo ha elaborato una strategia per rilanciare il ruolo dell industria nell economia del Vecchio continente. Il Consiglio Europeo di marzo ha poi adottato questo Industrial Compact e ha invitato gli Stati membri a perseguire la via indicata dalla Commissione superando la logica di un Europa postindustriale centrata su servizi e finanza. Per la prima volta, in un testo approvato da capi di Stato e di governo, si riconosce che l industria è un driver per la crescita e l occupazione. L obiettivo è di portare la quota di manifatturiero al 20 per cento del Pil Ue entro il 2020 (ora è al 15 in discesa di 3 punti sul 2001). Per conseguire tali risultati per la prima volta l industria europea, come l agricoltura, avrà un suo bilancio con risorse pari a 150 miliardi di euro, un sesto dell intero bilancio Ue: oltre 100 miliardi da fondi regionali, 40 dal programma Orizzonte 2020 finalizzato alla ricerca e all innovazione industriale cui si aggiungono i 2,3 miliardi dal programma Cosme per favorire l accesso al credito delle pmi e i 10 dalla Bei. Il pacchetto prevede misure a sostegno di produzioni più tecnologiche e sostenibili e azioni di semplificazione burocratica con l obiettivo di tagliare 40 miliardi di costi per le imprese. Da notare che il rilancio dell industria ha un ruolo chiave in tutte le politiche di settore, in particolare dal pacchetto Clima Energia. In altre parole, l Ue ritiene che per ridurre le emissioni di gas serra, per migliorare l efficienza energetica e per incentivare l uso delle rinnovabili serve più industria, più innovazione e maggiore competitività. Ovvero, dobbiamo produrre veicoli verdi e materie prime ecocompatibili, progettare tecnologie intelligenti, puntare sulla bioedilizia e su prodotti più innovativi e meno inquinanti. A conferma dell assoluta compatibilità tra le politiche industriali e ambientali europee. L Europa dunque ha una strategia precisa per affrontare in modo trasversale i temi della crescita e della competitività, la crisi occupazionale e i problemi energetici e climatici. E la Sardegna? Sarà pronta a cogliere le opportunità che arrivano dall Unione e puntare decisamente su un industria più tecnologica e meno inquinante? Se questa è la direzione verso cui si muove l Europa, nella nostra isola sembra quasi affermarsi una cultura anti-imprenditoriale che si sta estendendo ormai a tutti i settori. Oggi imperversano i comitati del no che a prescindere si oppongono a tutto non solo nei settori energetico e industriale ma anche in campo turistico, estrattivo, infrastrutturale e dei rifiuti. Bisogna però superare questa sindrome nimby e riappropriarsi del concetto di sviluppo sostenibile che prevede piena compatibilità tra crescita economica e tutela ambientale. Per agganciare il treno della ripresa occorre che la Giunta regionale sarda non rincorra solo le emergenze ma adotti una politica economica che punti sull industria, e sul manifatturiero in particolare, settore chiave per la crescita proprio perché in grado di riattivare gli altri comparti. Bisogna concentrare le risorse in aree con forti potenzialità e ricadute sulla competitività: manifatturiero avanzato e stampanti 3D, bio-economie, reti intelligenti, componentistica per le rinnovabili, veicoli verdi. A ciò si aggiungono turismo e cultura (vere e proprie industrie da modernizzare con l uso di nuove tecnologie e formazione) settori con importanti ricadute in comparti strategici come l agroalimentare, le costruzioni, l ambiente e trasporti. Insomma dobbiamo puntare sull industria manifatturiera per realizzare un economia integrata che valorizzi i settori economici con le maggiori potenzialità. In Sardegna il settore industriale vale solo il 14 per cento del valore aggiunto, in calo di ben 5 punti rispetto al 2008 con il manifatturiero che segna un misero 6. La Giunta deve porsi l obiettivo di portarlo almeno al 12 entro il 2020 attuando con immediatezza politiche efficaci e coraggiose con scelte chiare e responsabili. Occorre anzitutto utilizzare al meglio tutti i fondi europei della programmazione , soprattutto quelli messi a disposizione dall Industrial Compact. Non possiamo più sperperarli o perderli per inefficienza, clientelismo, sagre paesane o corsi di formazione inutili ma dobbiamo canalizzarli verso investimenti aziendali concreti. Al contempo è necessario creare un ambiente favorevole allo sviluppo e alla competitività delle imprese attuando tre azioni strategiche: dotarsi di infrastrutture adeguate, far arrivare il metano e implementare una reale semplificazione burocratica. Queste sono le priorità per fare della Sardegna una regione in cui si possa investire e fare impresa per creare crescita e occupazione. 8 aprile 2014

9 Società La parola al responsabile per la Sardegna, Carlo Usai, promotore finanziario ambulante Banca Etica: investiti 12 milioni di euro Sofferenze al 2 per cento, finanzia le Ong Dopo 15 anni di attività è tempo di bilanci per Banca Etica, progetto nato con l intenzione di promuovere una finanza legata al commercio equosolidale, rivolgendosi al mondo dell associazionismo, alle attività culturali e alle opere di interesse pubblico. Il nome può sembrare un ossimoro, ma Banca Etica, con 37 mila soci e 17 filiali che servono tutto il territorio nazionale, ha dimostrato, attraverso la sua attività, che un modo di finanziamento alternativo con una valutazione qualitativa dei progetti è possibile. La sofferenza bancaria di Banca Etica è pari al 2 per cento, contro una media del totale delle banche che si attesta al 7. Ma il dato più significativo è quello relativo a chi riceve il prestito: il 50 per cento dei finanziamenti di Banca Etica vengono destinati a soggetti che si sono visti rifiutare il credito da altre banche. Il sistema bancario semplicemente non funziona afferma Carlo Usai, banchiere ambulante per la Sardegna di Banca Etica perché, secondo le politiche seguite dalle altre banche, noi dovremmo avere tassi di insolvenza altissimi. Invece i nostri prestiti rientrano, a dimostrazione che si possono finanziare progetti alternativi grazie alla valutazione qualitativa che eseguiamo verso chi richiede il finanziamento. Il tasso di insolvenza in Sardegna è pari a zero: Abbiamo investito tra il 1999 e il 2013 racconta Usai 12 milioni di euro, e al momento abbiamo in essere crediti erogati per 5,5 milioni di euro su 540 rapporti. Qual è lo stato dell arte nell isola? In Sardegna c è ancora tantissimo da fare, ma il saldo è positivo. Lavoriamo molto con le cooperative sociali, con i cittadini e le persone fisiche. Il settore con il quale da sempre ci interfacciamo è quello biologico: è il nostro mondo di riferimento. Per quanto riguarda l agricoltura, ad esempio, prediligiamo le coltivazioni non intensive attraverso una valutazione sociale ambientale. Oggi sono le forme di economia responsabile, indipendentemente dai settori, che interessano a Banca Etica: dopo 15 anni di vita ampliamo i confini, seguendo l obiettivo dell impatto sociale positivo. Guardiamo anche al turismo, quello responsabile, dove, con la creazione di veri e propri distretti, si arriva alla creazione di Matteo Meloni reti di economia solidale, con un fortissimo contatto col territorio. La scelta dei finanziamenti, così, è mirata. Ciò che conta sono i progetti: cooperative di allevatori, startup legate alla green economy, lavoratori che pur di non perdere il posto di lavoro si mettono in proprio. Tra i nostri clienti abbiamo grosse realtà con ricadute sociali importanti. È il caso, ad esempio, della Cooperativa Allevatrici Sarde : formata da più di diecimila donne, è una cooperativa di consumo nata negli anni 50 che si rivolgeva alle donne che allevavano animali da cortile; oggi è un esempio imprenditoriale significativo, con prospettive ambiziose. O ancora Scenari Verdi, cooperativa finanziata in fase di startup che si occupa delle attività di riciclo. Senza dimenticare la Nuova Legatoria, una realtà del sassarese: al fallimento dell azienda, costretta a licenziare i suoi dipendenti, i lavoratori stessi si sono uniti in una cooperativa; Banca Etica ha finanziato l acquisto dei macchinari permettendo il reinserimento dei lavoratori nel tessuto economico. Per fare finanza responsabile Banca Etica non investe in certi settori economici che vanno dall alcol al tabacco, dalla produzione di armi all energia nucleare. Non facciamo attività di speculazione commerciale, bensì tutto il nostro lavoro, e le risorse a nostra disposizione sono impiegate per sostenere l impresa. Naturalmente non è sufficiente essere una onlus per avere finanziamenti: noi controlliamo che tipo di contratti applica ai propri lavoratori la realtà che andiamo a finanziare, il livello di democraticità presente all interno, le condizioni di lavoro. Una regola interna a Banca Etica è quella del rapporto 1 a 6: Non abbiamo nessun supermanager, perché l alto dirigente viene retribuito al massimo 6 volte di più rispetto a chi ha lo stipendio più basso. Ogni finanziamento erogato da Banca Etica afferma Usai è presente sul sito internet, la trasparenza è massima. Nel 2009, col rientro dei capitali dai paradisi fiscali, Banca Etica è stata l unica a non aver accettato il deposito delle somme: crediamo nella piena tracciabilità del denaro, per noi questo è fondamentale. Sta crescendo tra i cittadini continua Usai un senso etico verso la finanza: vogliono capire come vengono investiti i propri risparmi, e se vengono adoperati in maniera responsabile per finalità positive, e non per investimenti prettamente speculativi. Ad oggi Banca Etica è l unica che ancora finanzia le Organizzazioni Non Governative, elemento che ha portato ad un prestigioso riconoscimento da parte del ministero degli Affari esteri. Laureato a Siena in Scienze economiche e bancarie, e con un dottorato di ricerca a Sassari, Carlo Usai ha lavorato a lungo nel mondo delle Ong, sia in Italia che all estero. È dal 2006 Banchiere Ambulante di Banca Etica, ovvero un promotore finanziario fuori sede. Avere persone che si muovono in maniera itinerante sul territorio è importante conclude Usai, in questo modo si conosce meglio la realtà economica nella quale ci si sta muovendo, sfruttando l aspetto culturale, porta d accesso principale al tessuto sociale. Se Bosa (secondo Borgo d Italia) sapesse valorizzare le sue bellezze Per un soffio Bosa, capoluogo della Planargia, la città del Temo, non guadagna la palma d oro, nel concorso della trasmissione televisiva di Rai3 Il Kilimangiaro condotta domenica 20 aprile da Licia Colò e Dario Vergassola. Bosa, ambasciatrice della Sardegna grazie alla designazione dell Associazione nazionale borghi più belli d Italia, ha comunque guadagnato un eccezionale secondo posto nella speciale classifica che la vedeva in competizione con altre diciannove perle del continente, superata da Gangi in Sicilia. Era già importante poter essere tra i venti borghi in gara e possiamo dire che Bosa ha comunque vinto il commento del sindaco Pierfranco Casula. Un solo, grande, rimpianto: tanta bellezza (mare, montagne, archeologia, chiese romaniche, un fiume navigabile, un artigianato d accellenza, la suggestione della strada dei grifoni verso Alghero) perché non sono in grado di creare vera economia 365 giorni all anno? Bosa sa valorizzare se stessa? No. aprile

10 Dal dopoguerra a oggi Autarchia, Austerità, Autoproduzione: nel Design Museum grandi protagonisti e autori minori Nella Triennale di Milano oltre le crisi c è la Sardegna di Maria Lai e Tavolara Milano La Triennale di Milano, la rassegna che vuol proiettare l Italia nell anno dell Expo, ha aperto la sua settima edizione nel segno della crisi. Con una grande sfida, nel segno dell ottimismo, del saper fare italiano, per andare oltre la crisi, ha spiegato il direttore scientifico Beppe Finessi riflettendo sulle tre A che animano la mostra. Tre parole che hanno caratterizzato prima il fascismo (Autarchia), poi gli anni settanta (Austerità), infine i giorni nostri, dominati dalla retorica dell autosufficienza definita Autoproduzione in italiano e Autonomy in inglese. Tutto avviene al Design Museum nel quartiere verde di via Alemagna. Si protrarrà per un anno con grandi protagonisti e autori minori, con luminose figure femminili che ha sottolineato Finessi - sempre hanno saputo fare tanto con poco, cercando nuovi linguaggi e nuovi mercati, materiali inventati o ritrovati con tecniche tradizionali che diventano palestre privilegiate per i migliori progettisti con città e regioni che è una sorpresa poter esplorare. G. M. Il presepe di ceramica bianca di Maria Lai e pezzi d arte di Eugenio Tavolara, il giornalista Stefano Salis osserva un angolo della Triennale, e ancora, nella foto a tre: al centro il curatore della mostra, Beppe Finessi, con uno dei grandi maestri del design italiano, Alessandro Mendini (a sinistra) e l editore del catalogo e collezionista Marzia Corraini ( a destra). Foto Sardinews. Di Regione ce n è una sola. Ed è la Sardegna per una sinergia positiva tra volontà pubbliche (la Regione appunto) e passioni e competenze private (se ne sono occupati l ex direttrice del Man Cristiana Collu, l architetto Antonello Cuccu della Ilisso, il giornalista del Sole 24 Ore Stefano Salis, Rosabianca Cao). Con una appendice sarda più che autorevole anche se casuale perché tutto il progetto grafico della mostra è firmato da Italo Lupi (nato a Cagliari dove ha vissuto per i primi due anni). Personaggi, artisti ma anche cose. Come la parola orbace, inserita fra mille nuovi materiali vimini, giunco, midollino, plastiche, moldrite, nikargenta opalina, pietranova - con i quali, se c è l estro, si può fare arte. E con i quali trionfa il made in Italy. La Sardegna è presente con veri gioielli: un vaso antropomorfo di Mauro Manca, un tappeto realizzato ad Aggius da Mariuccia Cannas nel 1959, la sedia triangolare di Giovanni Antonio Sulas per il Cala di Volpe nel 1962, una scatola di Ubaldo Badas e un tavolino d arte di Edina Altara. Su un tappeto color avorio e sotto un arazzo di Eugenio Tavolara (artigiana Lisa Pulina di Ploaghe) un presepe in ceramica di Maria Lai (1958), undici pezzi piccoli com era piccola e grandiosa la maga dei fili e dei nastri che legavano fra loro le case alla montagna di Ulasai. Tavolara domina con portaombrelli di sughero, altri arazzi, un soprabito, pezzi delle cestinaie di Sinnai. E poi disegni e bozzetti di Melkiorre Melis per un nuovo artigianato capace di proiettare la Sardegna nel mondo. Un tema, quest ultimo, affidato dalla Triennale alla penna di Stefano Salis che, nell eccellente catalogo delle edizioni Corraini, scrive: Isolani, sì. Isolati, anche. Eppure capaci di dialogare col mondo. Anzi: di essere in qualche modo all avanguardia. Salis si chiede: Ma come si fa ad essere all avanguardia guardando il mondo e vivendo la storia da una piccola isola nel bel mezzo del Mediterraneo che sembra sospesa in un tempo immobile, immutata e immutabile, sfinge di primitiva bellezza, lontana dai vortici rutilanti dell epoca contemporanea che, invece, corre veloce?. E della Sardegna sfinge di primitiva bellezza ricorda Costantino Nivola capace di reinventare con il sand casting le Veneri neolitiche, Eugenio Tavolara maestro nel riprendere l arte dell intreccio dei cesti e le stilizzazioni antropomorfiche degli animali o Melkiorre Melis meno noto ma ugualmente grandissimo, ricercatore di geometrie variabili che affondano le radici in stilemi arcaici, frattali giunti da epoche remote. E poi Maria Lai, la fata sapiente che stupisce e commuove con i suoi fili, tessitrice di destini e storie interrotte, con gli immacolati presepi bianchi che si oppongono al buio della notte evangelica, 10 aprile 2014

11 così uguale alle notti di stelle e di stalla dell isola. E poi, collegandosi a una delle tre A che battezzano la rassegna milanese: La Sardegna, l autarchia l ha sempre praticata, nel modo più immediato quando non c è altro le cose si fanno con quel che c è ma anche nel modo più meditato. Bisogna stare attenti, giudicando e osservando gli autori che hanno operato nell isola a non farsi intrappolare nelle sirene del folklore, dal colore locale che diventa imitazione, ripetizione, nostalgia. E in una parola diventa falso. (Chissà se Salis si riferisce ai falsi pezzi di artigianato sardo, ai falsi balli sardi in costume sardo falso proposti da fatue trasmissioni televisive che hanno imperversato in Sardegna distruggendo il significato profondo di folklore, e chissà quanto orrore proverebbero oggi Alberto Mario Cirese o Raffaello Marchi vedendo il nostro folklore, il nostro artigianato mercificato e pure male, ndr). Tornando al tema centrale della Triennale che è tutta arte e design - Salis scrive: L artigianato e la decorazione sono due ottime scorciatoie per non percorrere le strade più complesse. Che prevedono la via impervia della solitudine, dell emarginazione, ma anche i binari paralleli della fantasia e della scoperta. Quanta ragione in queste righe di Salis: possiamo ragionare, oggi, nel 2014, su quanta impervia solitudine, su quanta emarginazione abbiano vissuto i nostri grandi artisti? Siamo davvero certi che una stella come Maria Lai si sentisse sempre amata, capita, apprezzata nel suo paese e nel resto dell isola? E gli stessi Tavolara e Melis? Perché Maria Lai oggi è popolare? Perché è stata amata nella sua terra o perché è stata capita oltretirreno e oltreatlantico? Grazia Deledda col suo Nobel OltrAlpe non ci ha insegnato nulla? La parola ancora a Stefano Salis: La Sardegna è madre mediterranea, calda, densa di simboli, fitta di pietre, di silenzi e rituali, di movimenti lenti, di sapienza di mani che lavorano, di finezze e gravità che si contemperano. La Sardegna è una madre gravida, come nelle millenarie sculture di Nivola, di bradisismi dell immaginario che ritornano, nei figli migliori, e si fanno portatori di inaspettate coloriture. Sì. Nei migliori interpreti della tradizione il portato del passato si fa testimonianza del presente e promessa del futuro, mantenimento di un rapporto con le radici che non è ossequio inutile a un tempo dorato. Ormai finito. Il tempo lento del passato, quello veloce della contemporaneità trovano, ogni tanto, una sintesi perfetta e insondabile: il tempo eterno del mito, cui tutti apparteniamo, anche senza saperlo. Il difficile è rendersi conto che il mito è accanto a noi, in un animale fantastico, in un suono ancestrale, in una pietra graffiata: convive in noi e ci consegna un monito. E così, in mezzo ai nomi eccellenti dell arte italiana, ecco un piccolo-grande angolo d arte dove ha voce la Sardegna laboriosa di dentro, rispettando con una immagine di Gustav Mahler sempre cara a Salis - la tradizione, in questi casi lampante, sempre custodia del fuoco, mai adorazione della cenere. Pulsa, riscalda, vive. Ci parla, e supera i confini geografici, oltrepassa le sponde e sa navigare per raggiungere altre acque, altri lidi, altre genti. È il destino degli isolani. Una vetrina-omaggio per l isola in crisi, nella Triennale della crisi. Per andare oltre, per superarla. Con la sapienza dei pochi Grandi che, dopo aver creato il Pantheon-Sardegna, lo sanno proporre al mondo. E ai sardi (distratti) di oggi. Una Sardegna al centro della storia, della società italiana. Beppe Finessi scrive: Una storia che rilegge il secondo dopoguerra, quando il nostro Paese distrutto riparte, e armato di una sana pragmaticità, tanta voglia e necessità di fare, e con un energia positiva e trainante, costruisce le basi di quel boom economico che ancora oggi stupisce le storie dell economia, con singoli autori a provare cimenti ancora una volta con le cose a portata di mano, con materiali poveri e che non necessitano di grandi investimenti, ma solo di tanta creatività: è la ceramica, allora, a diventare uno dei territori di ricerca più indagati, con molti casi eccellenti. Fausto Melotti che in quegli anni viveva sostanzialmente facendo piatti e vasi, Ettore Sottsass che giovane squattrinato non aveva grandi occasioni professionali ma si inventava i modi di esprimere se stesso e la propria visione del mondo, così come il poliedrico Roberto Mango, sempre originale; ma anche alcune donne d eccezione, che in modi diversi per impegno e attitudine, hanno svolto un lavoro importante con questo materiale da sempre Dal dopoguerra a oggi legato alla tradizione italiana, soprattutto Antonia Campi e le più defilate ma non meno significative Marieda Boschi di Stefano e Rosanna Bianchi Piccoli. Ma anche un altro materiale, altrettanto povero, il vimini (e con esso il midollino, il giunco e il rattan), diventa palestra per alcuni grandi architetti come Franco Albini (con Gino Colombini e poi con Franca Helg), come il fuoriclasse Vittoriano Viganò, come l uomo progetto Marco Zanusso, come il più giovane Umberto Riva, tutti ad avvantaggiarsi (quando la mano d opera costava ancora molto poco) della materia di alcuni artigiani brianzoli molto disponibili a sperimentare e rinnovare un ambito produttivo storicamente poco progettato. Dice ancora Finessi: Una storia che ha anche un I.s.o.l.a eccezionale, la Sardegna, che anche per la sua autonomia geografica ha mantenuto più di tutte una specificità linguistica, tra artigianato artistico e quello che avremmo più tardi chiamato design, con figure che il tempo dimostrerà essere assolute come quella di Eugenio Tavolara, Melkiorre Melis, Edina Altara, Iride Altara, Mauro Manca e Ubaldo Badas. E qui la Sardegna si incontra col resto d Italia perché sempre Finessi questa Triennale propone Una storia che emblematicamente sembra chiudersi prima di aprirsi al nuovo cambiamento provocato da una nuova drammatica crisi, quella petrolifera dei primi anni settanta, con la rivista Pianeta Fresco, autoprodotta da Fernanda Pivano ( direttore responsabile ) con l amico scrittore Allen Ginsberg ( direttore irresponsabile ) e con il marito Ettore Sottsass qui nominato Direttore dei giardini, quest ultimo capace di passare dall industria con la maiuscola con cui collaborava allora (leggi Olivetti) a questo gioiello di grafica beat, armato solo della sua superlativa classe di una voglia di vita senza limiti. aprile

12 Il fisco a cura dell avvocato Rita Melis Ragionando su Maradona e la vertenza col fisco del 17 aprile l ennesima notizia delle È vicende tributarie del famoso e spettacolare calciatore del Napoli Diego Armando Maradona. Il Tar della Campania, Sezione Sesta, definitivamente pronunciando sul ricorso, così provvede su di esso: - lo dichiara inammissibile nei confronti dell Agenzia delle Entrate; - lo accoglie nei confronti di Equitalia Sud nei limiti di cui innanzi e, per l effetto, negli stessi limiti, in parte qua annulla l impugnata nota del 19 dicembre 2013 e, sempre per l effetto, ordina ad Equitalia Sud, in persona del suo Direttore regionale per la Campania, di consentire a Diego Armando Maradona, ovvero al suo procuratore designato, di accedere alla cartella di pagamento n , e, quale che sia, alla documentazione comprovante la sua avvenuta notifica, nonchè agli avvisi di mora ad essa succeduti, fatta eccezione di quelli già avuti rilasciati di cui nel dettaglio al verbale di esercizio del diritto di accesso sottoscritto dalle parti in data 8 gennaio 2014; - assegna, per l adempimento, il termine di giorni sessanta (60) decorrente dalla data di comunicazione in via amministrativa, ovvero di previa notifica a cura di parte, della presente pronuncia; - respinge il ricorso rispetto a quante altre pretese riferite alle richieste di informazioni ed all accesso agli atti interruttivi della prescrizione ; - rigetta la domanda di Equitalia Sud di dichiarare Diego Armando Maradona litigante temerario e di condannarlo al risarcimento del danno. Al fine di comprendere la vicenda è necessario fare una premessa di carattere generale. La notifica dell avviso di accertamento esecutivo (non impugnato) o della cartella di pagamento con l iscrizione a ruolo, ha per il contribuente effetti immediati pregiudizievoli, che diventano notevolmente gravosi in caso di mancato versamento di quanto preteso dall amministrazione o dall ente della riscossione (la più nota Equitalia), perché alla scadenza gli enti possono intraprendere delle azioni cautelari di tutela del credito ed eventualmente ricorrere alle procedure esecutive per il recupero delle proprie spettanze. A seguito della notifica degli atti sia di accertamento che esecutivi, l Agenzia delle Entrate ed Equitalia possono assumere dei provvedimenti cautelari differenti a tutela del proprio credito. La questione dibattuta è se il contribuente possa accedere agli atti nel procedimento tributario a tutela della propria difesa. Con la modifica dell art. 24, comma 1 lettera b) della Legge 241/90 avvenuta nel 2005, numerose sono state le discussioni degli studiosi specializzati relativamente alla preclusione imposta dal legislatore al contribuente di poter accedere agli atti del procedimento tributario (a parte l unico caso in deroga ). La questione si è riproposta quando il legislatore amministrativo ha deciso di introdurre una vera e propria preclusione alla possibilità in capo al cittadino-contribuente di accedere liberamente agli atti del procedimento tributario se e qualora dovessero riguardarlo, escludendola in maniera espressa fermo restando l applicabilità delle particolari norme che regolano gli atti tributari. All indomani dell entrata in vigore della disposizione del 2005, tanto la dottrina quanto la giurisprudenza, aderendo al dettato normativo, tennero una posizione di netta chiusura, escludendo che il diritto di accesso agli atti del procedimento tributario potesse essere esercitato anche a procedimento, non solo in corso di istruttoria, ma concluso, atteggiamento che ragionevolmente è stato modificato nel corso del tempo anche, e direi soprattutto, ad opera di importanti pronunce dei giudici amministrativi. L Amministrazione Finanziaria ha sempre contrastato l accesso a tali tipi di documenti con prassi ricorrente, anche se in tempi più recenti, con riferimento ad alcuni tipi di indagine, l Agenzia Entrate ha ritenuto possibile l accesso agli atti procedimentali delle stesse solo a procedimento concluso. La recente giurisprudenza amministrativa, a seguito di numerosissime cause, ha modificato la propria interpretazione troppo rigida orientandosi nella prospettiva che il diritto di accesso agli atti del procedimento tributario risulta essere un diritto validamente esercitabile, ancorché a procedimento concluso. Infatti, a seguito dell emissione dell avviso di accertamento, il contribuente può accedere agli atti del procedimento, decadendo da tale momento il divieto riguardante la fase istruttoria del procedimento. In tal senso si era pronunciato già dal 2006 il Tar della Campania che con la sentenza n aveva stabilito che spetta al contribuente il diritto di accesso agli atti del procedimento tributario quando l Agenzia delle Entrate ha concluso l iter di formazione dell atto stesso (avviso di accertamento); così molti Tribunali amministrativi nel 2008, 2009, In merito è intervenuto nel 2011 anche il Consiglio di Stato che ha riconosciuto il diritto di accesso anche per gli atti del procedimento tributario sostenendo, che nessuna ragion fiscale che tenga potrebbe escludere un siffatto diritto contenuto anche nelle norme Statutarie che, solo per memoria, ricordiamo rappresentano principi generali del diritto. Pertanto, risolta la questione per quanto concerne l accesso agli atti del procedimento tributario dopo la notifica dell atto di accertamento, in quanto vengono meno le esigenze di segretezza nella fase che segue la conoscenza della pretesa tributaria attraverso la conoscenza dell atto tributario, rimaneva da risolvere la questione se tale accesso potesse essere esercitato dal contribuente anche nei confronti dell ente della riscossione Equitalia per quanto riguarda la cartella di pagamento. In merito la giurisprudenza, con la sentenza del 2009 n del Tribunale amministrativo regionale Lazio, ha statuito che tale diritto accesso si applica anche agli atti dell agente della riscossione come la cartella di pagamento. Pertanto, il contribuente, nel caso voglia esercitare il proprio diritto alla conoscenza degli atti in possesso sia dell Agenzia delle Entrate che dell Agente della riscossione, deve presentare apposita istanza specificando se intende prendere visione o anche estrarre copia (previo pagamento degli oneri) degli atti e deve indicare l interesse all accesso e i motivi dello stesso. Nel caso di Maradona, come si legge nel dispositivo della sentenza, i giudici hanno concesso allo stesso (o al suo procuratore) di accedere alla cartella di pagamento alla documentazione comprovante la sua avvenuta notifica, nonchè agli avvisi di mora ad essa succeduti. La pronuncia merita apprezzamento riguardo alla tutela garantita a favore del contribuente che non trova alcun ostacolo, nella sua esplicazione piena, in un diritto di rango eguale riconducibile all amministrazione finanziaria, neppure quello di segretezza degli atti del procedimento tributario, considerato che il medesimo sarebbe finito proprio con la cartella, mentre per gli atti successivi, essendo atti esecutivi o cautelari, la conoscibilità da parte del contribuente è garantita. Ancora una volta il diritto a combattere ad armi pari: la possibilità ad esercitare il diritto a conoscere gli atti che fondano la pretesa del fisco, deve essere comandato dalla giurisprudenza: ma non dovrebbe essere un principio oramai consolidato? A quanto pare no, visto che occorre disturbare il giudice per sentirselo dire, anzi vederlo scritto. 12 aprile 2014

13 C era una volta L ultimo libro-inchiesta nella storia antica di Urzulei raccontata da Fabrizio Vella Mannorri: storia e leggenda di un villaggio travolto dal sangue o sono Giuanni Indentiu e scorrerà il Isangue a fiumi!. Troppo grande l affronto per Giovanni Serra di Mannorri che nacque con un solo dente e aveva un osso al posto del cuore. Un anima mala, dannato fin dalla nascita, tanto brutto da sembrare un istria. Un barbagianni, Indentiu, così soprannominato per la sua dentatura che altro non era se non un cattivo presagio. Lui che in un giorno d estate di 230 anni fa, forse durante la festa dell Angelo, tirò fuori sa lepa e trafisse il rivale in amore. Un istràngiu, un giovane pastore di Orgosolo, pare, che avrebbe dovuto sposare Sa Bella di Mannorri, tale Cathelina Juanna Chichilloi, forse, certamente la più bella del villaggio. Giuanni Indentiu si era invaghito di questa ragazza e la voleva a tutti i costi. Ma la mano della ragazza era promessa all orgolese. Che poi l amore fosse corrisposto o no, non si sa. C è chi ne dice una, chi ne smentisce due. Addirittura c è chi sostiene che in realtà Sa Bella fosse innamorata di Indentiu ma che avesse i genitori contro visto il brutto ceffo di mannorrese che voleva portare sull altare. Così, quando i due uomini fecero a tu per tu in piazza durante i balli del paese, Indentiu non ci vide più e baciò in pubblico la giovane donna. Scoppiò il finimondo, con un morto ammazzato steso per terra e un omicida sopraffatto dalla gelosia, la reazione violenta dei due parentadi finì in un bagno di sangue in cussos urgos si fun giocaos a lepas e a ispidos. In quei vicoli si sono massacrati con lepas e spiedi, scorreva il sangue a fiumi e a fiotti. Bastano queste scene per capire quanti misteri, storie e leggende si nascondono dietro la scomparsa di Mannorri. Villaggio dell alta Ogliastra, a 460 metri sul livello del mare, sovrastato dalle cime di Osoe e Sochinos, incastonato tra Urzulei, Talana, Villagrande Strisaili, Orgosolo, Baunei e forse anche Triei. Un villaggio, Mannorri, Mannurri de montibus, la cui esistenza risulta documentata per la prima volta nel 1316, in un registro delle rendite pisane. Anche se, ricorda un anziana di Urzulei, «mannoi naraa semper ca os de Mannorri fùrin arràcia de Dèsulo», nonno diceva sempre che quelli di Mannorri erano originari di Desulo. Un altro anziano puntualizza che la parlata mannorrina somigliava Lello Poddighe a quella desulese. «In effetti, valutando i dati raccolti svela Fabrizio Vella, non si può non osservare una certa persistenza nell uso della (c); ad esempio un informatore di Urzulei afferma che i mannorresi pronunciavano Urciullè/Is de Urciullè, e a Desulo qualche anziano utilizza tutt oggi la particolare forma Urciullè o Orciullè per indicare il centro ogliastrino». Una delle innumerevoli chicche che Vella regala ai lettori del suo monumentale Mannorri. Misteri e leggende di un villaggio scomparso, appena pubblicato da Carlo Delfino editore. Un prezioso lavoro di ricerca certosina, un romanzo corale fatto di mille racconti, un saggio storico infarcito di atti notarili e una miriade di documenti inediti. Quattrocento pagine, carta patinata, edizione in brossura cucita, con diverse fotografie storiche e immagini a colori (foto di copertina di Gianluigi Anedda). Un libro destinato a lasciare un segno indelebile non soltanto nella storiografia ogliastrina, ma anche e soprattutto in quella più generale della Sardegna tutta. Mannorri, infatti, è una microstoria che fa la storia dell isola intera. Tanto più che la seconda parte del libro tratta della faida di Urzulei: una triste e allo stesso tempo spettacolare pagina del banditismo nella Sardegna dell Ottocento. Non a caso Fabrizio Vella gira in lungo e in largo attorno al particolare, confronta in continuazione i dati d archivio con quelli della tradizione orale raccolti nel corso di anni e anni di indagine sul campo. Dopo un lungo e meticoloso lavoro di raccolta e ricostruzione, il libro svela la fine di Mannorri attraverso una mole rilevante di dati storici, antropologici, linguistici e culturali. Vella, insomma, firma una vera e propria inchiesta sulla misteriosa scomparsa nella metà del Settecento di Mannorri. Villaggio che secondo la tradizione orale venne abbandonato a causa degli scontri tra più contendenti che ambivano a sposare la più bella ragazza di Mannorri. La storia tragica di Giuanni Indentiu che nacque con un solo dente e aveva un osso al posto del cuore. Una storia tanto affascinante quanto intrigante, sviscerata dal presidente dell associazione culturale Po su jocu de sa murra Roberto Mulas di Urzulei, Fabrizio Vella, appunto, classe 1970, laureato in giurisprudenza, specializzato con studi e master nel campo della cultura, della lingua e delle tradizioni popolari della Sardegna. È autore di diverse pubblicazioni su riviste identitarie dell isola, nel 2005 ha collaborato alla preparazione del dossier per la candidatura del canto a tenore, dichiarato dall Unesco Patrimonio intangibile dell umanità. Da anni impegnato nell organizzazione del Campionau sardu de sa murra e dell Atòbiu de sos murradores de su Mediterràneo, vive e lavora a Urzulei e a Cagliari. «Questo studio scrive a conclusione del suo libro vuole essere un piccolo riconoscimento, un modo per ricordare la sfortunata comunità mannorrina ed allo stesso tempo un modesto contributo alle comunità di Urzulei e Talana affinché, nella realtà attuale, sempre più complessa e mutevole, conservino e facciano tesoro della propria memoria storica». aprile

14 Mobilità Il movimento 2013 della navigazione aerea e confronto con altre regioni insulari del Mediterraneo Passeggeri per la Sardegna: poco più di 10 milioni Passeggeri per le Baleari: superiori ai 35 milioni L articolo pubblicato lo scorso marzo su questo giornale riportava alcuni dati utili per abbozzare un quadro di insieme sullo stato dei collegamenti aerei in Sardegna. Una modalità di trasporto, quella aerea, che grazie alla politica di riduzione delle tariffe e alla più veloce mobilità non solo ha conquistato oltre il 65 per cento del traffico passeggeri, favorendo l integrazione, ma appare anche la più efficace per allungare la stagione turistica. Il vettore aereo, in ogni caso, è l unico in grado di catturare i turisti che optino per una vacanza di durata fino a tre giorni; un mercato, quello delle vacanze brevi, non trascurabile nei Paesi dell Unione Europea sfiorando i 90 milioni di giornate/anno. Con questa seconda parte cercheremo non solo di aggiornare il quadro di cui sopra ma anche fornire alcuni dati di traffico riferiti a regioni insulari a noi vicine (Baleari e Corsica). Si precisa anzitutto che tariffe, frequenze e capacità minime giornaliere in vigore sulle rotte Cagliari, Olbia, Alghero con Roma Fiumicino e Milano Linate (Ct1) sulle quali, dall ottobre dello scorso anno, sono operativi gli obblighi di servizio pubblico (Osp) sono state fissate con decreto ministeriale 21 febbraio 2013; gli obblighi di servizio riferiti alla continuità aerea minore (Ct2), che interessa otto rotte e la cui entrata in vigore è prevista per il 26 ottobre 2014, sono indicati nel decreto ministeriale del 14 marzo Si chiarisce che le tariffe, che includono sia il trasporto di bagaglio a mano che di quello consegnato fino a 23 chilogrammi per passeggero, sono comprensive di Iva ma non delle tasse ed oneri aeroportuali che sono quindi da aggiungere. Si ricorda che le funzioni relative alla continuità territoriale aerea sono state trasferite (legge 296/2006) alla Regione Sardegna che, a partire dal 2010, si è dovuta far carico anche dei relativi oneri in quanto la copertura statale ha operato fino al 2009 (articolo 1 comma 840 legge n.296/2006). Al riguardo il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, nell atto di indirizzo concernente le priorità politiche da realizzare nel 2014 di cui al decreto ministeriale 305 dell 8 agosto 2013, alla voce continuità territoriale scriveva occorrerà ripensare l impostazione Marco Bertuccelli del comparto a causa delle carenze di risorse e delle difficoltà riscontrate nella definizione dei parametri di servizio. La giunta regionale, al fine di riportare a carico dello Stato gli oneri derivanti dalla continuità territoriale, con deliberazione 38/26 del 18 settembre 2013, ha approvato e trasmesso alla Commissione paritetica lo schema di decreto legislativo Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna per il trasferimento delle funzioni in materia di continuità territoriale. Prima di passare al confronto del movimento aereo verificatosi in Sardegna con quello della Corsica e delle Baleari si ricorda che, rispetto alla superficie, la Sardegna è circa il triplo della Corsica e cinque volte le Baleari; con riferimento alla popolazione residente la Corsica ha circa un quinto di abitanti mentre le Baleari sfiorano il 70 per cento. L analisi della tavola pubblicata in queste pagine relativa al movimento mensile e annuale dei passeggeri evidenzia che: il movimento complessivo passeggeri degli aeroporti delle Baleari, seppure comprensivo di quello riferito ai collegamenti tra le isole Baleari stesse (Maiorca-Ibiza; Maiorca-Minorca; Minorca-Ibiza), risulta comunque almeno quattro volte superiore a quello della Sardegna e dieci di quello della Corsica. Considerando invece solo i cinque mesi con minore traffico (gennaio/marzo e novembre/dicembre) il divario si riduce a 2,7 volte nei confronti della Sardegna e 6,7 volte nei confronti della Corsica; la quota di traffico passeggeri che fa riferimento alla modalità aerea è circa l 88 per cento per le Baleari, il 66 per cento per la Sardegna e appena il 41 per la Corsica; il peso dei passeggeri trasportati nel quadrimestre estivo (giugno/settembre), rispetto al totale trasportato, è circa il 60 per cento per quanto riguarda le Baleari, il 55 per Sardegna e Corsica. È comunque un dato parziale che si modifica sensibilmente qualora si considerino anche i passeggeri trasportati via mare; le Baleari confermano il 60 per cento circa quale percentuale del traffico estivo, la Sardegna passa invece al 61 superata dalla Corsica che arriva al 64 per cento. Rapportando i passeggeri arrivati e partiti agli abitanti si ottengono circa 28 passeggeri/residente per i balearici, aprile 2014

15 Mobilità Movimento dei passeggeri della navigazione aerea e marittima Anno 2013 Sardegna e Baleari - Anno 2012 Corsica Mese Sardegna Baleari Corsica Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre Totale aereo Totale nave TOTALE GENERALE per i corsi e solo 4,4 per i sardi. Anche questo parametro si modifica qualora si considerino i passeggeri complessivi (aereo + nave); si passa infatti a circa 32 passeggeri per le Baleari, 24 per la Corsica e solo 7 per la Sardegna; nel mese di punta (agosto) i passeggeri arrivati e partiti in Sardegna sono circa il 71 per cento dei residenti, il 471 nel caso delle Baleari e il 161 per la Corsica. La presenza di turisti più numerosi dei residenti si verifica per le Baleari per almeno sei mesi (maggioottobre). È una situazione che in generale richiede particolare attenzione sotto il profilo dell ecosostenibilità in quanto è probabile comporti competizione con i residenti nell uso delle risorse ed ancora peggio, qualora i turisti controllino una località, è possibile anche una perdita delle tradizioni e cultura locale. Col presente si chiude la breve analisi sul trasporto aereo in Sardegna finalizzata a offrire una traccia utile per stimolare una attenzione politico-programmatica mirata alla ricerca di soluzioni orientate al futuro in grado non solo di assicurare una maggiore e più veloce mobilità ma anche di invogliare i potenziali turisti ad utilizzare maggiormente il periodo ottobre-maggio in modo di realizzare l allungamento della stagione che rappresenta da sempre uno degli obiettivi primari dell industria turistica sarda. Concludendo desideriamo ricordare che: la coesione territoriale deve porsi come obiettivo, attraverso meccanismi di perequazione (legislativi, finanziari e fiscali), il miglioramento della mobilità delle persone e delle merci al fine di conseguire una reale integrazione, a pari condizioni, con gli altri territori. Il Parlamento europeo nella riunione tenuta a Strasburgo il giugno 2013 ha approvato una risoluzione che prevede per le Isole d Europa aiuti di Stato a finalità regionale in quanto isole; obiettivi di comune interesse quali i trasporti esterni e la continuità territoriale richiedono di essere affrontati attraverso una azione congiunta Governo e Regione come previsto dagli articoli 3 e 7 lettera b) della Intesa istituzionale di programma firmata a Roma il 21 aprile 1999 e accordi successivi. Prove d estate sulle strade calvario Code sulla 131, bene Portotorres Tutti in coda per le gite fuori porta di molti nella giornata di Pasquetta 11 aprile. Bel sole, d accordo, ma quanta rabbia lungo le strade. Un serpentone di almeno dieci chilometri si è formato all altezza del famigerato cantiere della vergogna sulla Statale 131, la principale strada di collegamento tra il sud e il nord della Sardegna. Il tratto è sempre lo stesso, tra Villagreca e Villasanta, nel medio Campidano, tra i paesi di Serrenti e Sanluri: qui - come è tristemente noto - i lavori sono fermi da anni a causa di contenziosi tra l Anas e le ditte appaltatrici, una querelle che non si è del tutto sbloccata neanche nelle ultime settimane con l azione della nuova giunta regionale. Ora le opere sono state nuovamente appaltate ma il via libera è costato un lungo braccio di ferro tra l Anas e la Regione Sardegna. In campo anche la prefettura dopo le ripetute proteste di cittadini e amministratori pubblici: in sede di comitato per l ordine e la sicurezza si è deciso di adottare la procedura d urgenza per far ripartire il cantiere. Le lunghe code di lunedì mattina hanno fatto infuriare l assessore regionale ai Lavori Pubblici, Paolo Maninchedda, in prima linea nel forzare la mano all Anas. L esponente della giunta sta raccogliendo in queste ore tutte le segnalazioni sui disagi del lunedì di Pasquetta, anche attraverso la stampa: l obiettivo, spiega l assessore, è di denunciare pubblicamente una situazione ormai non più sostenibile con centinaia di cittadini ostaggio di un cantiere infinito. Lunghe file anche nella zona fra Olbia e Tempio. Preese d assalto le spiagge di Cala Gonone e Cala Liberotto nella costa orientale. Buona la ripresa turistica ad Alghero. Una Pasquetta quasi da record a Portotorres: nella baia di Balai è stata all insegna del divertimento, tra musica, intrattenimenti, degustazioni ed eventi per giovani e adulti nel programma allestito dall amministrazione comunale in collaborazione con le associazioni di volontariato. Sin dall ora dell aperitivo la gente è accorsa in massa nell isola pedonale creata dalla rotatoria di Balai lontano sino alla spiaggia di Balai: nel percorso si potevano vedere partite di minibasket e di beach volley, la musica dei Doc Sound nella scalinata della chiesetta di Balai vicino e quella dei Brincu Sussuncu nella Rocca Manna, il Ballu tundu e commercio equo solidale aprile

16 Quelle che fanno Passioni, gli studi al Politecnico di Milano e Architettura a Firenze, le ordinazioni on line Les Gouttelettes: etica dello stile e tessuti naturali T-shirt d arte firmate Margherita e Nicoletta Sechi Margherita e Nicoletta Sechi hanno deciso che da grandi si sarebbero occupate di moda e hanno organizzato i loro studi universitari a questo scopo. Lasciano Alghero, Margherita per il Politecnico a Milano a studiare design del prodotto e della comunicazione, Nicoletta alla Facoltà di Architettura a Firenze studia progettazione della moda e poi modellistica al Modartech. Confermano la loro volontà di lavorare assieme e di recente realizzano i primi prodotti da vendere. Cominciano a mettere alla prova il loro spirito imprenditoriale: subito il commercio on line ma non basta, la diffusione di un prodotto non banale ha bisogno anche di informazioni supplementari per essere apprezzato, e in certi contesti serve la presenza diretta delle designers. Così a Cagliari, dove si sono spostate da tempo per utilizzare al meglio una rete di competenze e di supporti che nel Nord-Sardegna non hanno trovato, ha inizio la loro presenza sul mercato: un temporary shop, il Love Retrò qui lavorano alla vendita e alla collezione successiva. Di recente, da brave comunicatrici non si sono lasciate sfuggire l occasione di presentare i loro prodotti al Centroforme di Alghero, all interno di un iniziativa organizzata per l 8 marzo, alla presenza di un pubblico numeroso. In ogni esposizione l aspetto che colpisce di più è la qualità della realizzazione, il saper fare dell artigiano, ed ecco che Margherita mostra una serigrafia che è servita a comporre il motivo grafico di una delle sei serie di t-shirt già realizzate mentre Nicoletta sottolinea l importanza che la scelta dei materiali - tessuto, tinte, carta e metalli - ha avuto nella realizzazione delle t-shirt e nel loro confezionamento. Si capisce subito che non hanno lasciato niente al caso: tessuti naturali, metalli senza nichel e colorazioni innocue costituiscono quell etica dello stile che contraddistingue le produzioni più interessanti. Al momento della spiegazione segue quello della verifica: le t-shirt vengono prese dalle loro confezioni - anche queste ottenute da un preciso percorso creativo - e cominciano a vivere il loro stato di indumento diventato improvvisamente capace di suscitare curiosità di ogni genere: Nicoletta e Margherita sono artiste? O artigiane? O imprenditrici? La risposta sta nel lavoro del designer, una Annalisa Poli scelta che oggi è sottoposta a continue revisioni, del modo in cui si svolge, delle finalità che si propone, che vive insomma una fase di forte evoluzione come tutto ciò che ha a che fare con la creatività e con l arte. Un aspetto però è rimasto fino dalle prime esperienze di design che non ha certo smarrito il proprio significato e che ritroviamo nella collezione di Margherita e Nicoletta: la capacità di togliere da un sicuro e banale anonimato il più comune dei capi di abbigliamento, portandolo nel mondo delle forme pensate e elaborate con molto mestiere e con lo spirito del gioco. In che modo? Il progetto Les Gouttelettes prende lo spunto da una poesia visiva di Apollinaire, Il pleut. La poesia visiva permette di sviluppare uno spunto in più direzioni: quella grafica, ovvero la suggestione delle gocce di pioggia che diventano pois e quella del racconto, un libricino pieghevole che raccoglie le loro annotazioni alle situazioni immaginate, mentre la musica viene evocata. Così le goccioline si animano, si dispongono e si disperdono secondo un andamento grafico che vive in una dimensione poetica, mentre si rivela la doppia anima di un progetto che percorre tutta la collezione, a cominciare dal logo, una grande goccia divisa in due parti con un motivo che si ripete in modo speculare. Anche il logo genera altre forme, e costituisce l elemento cromaticamente più rilevante aggiunto al pattern delle t-shirt. Le gocce cadono in sei modi diversi sulla superficie delle t-shirt, sei Capsule collection ciascuna accompagnata da una nuvola/collana in tessuto, stesso colore delle gocce. Appeso a una catenella - il solo elemento che appartenga alla cognizione comune della collana - pende un elaborato intreccio di chiffon plissettato oppure un morbido nodo che ricorda una nuvola e altre fogge a tema: tutti riprendono il colore delle gocce, un grigio chiaro e luminoso, e sono realizzate interamente a mano. Il pleut des voix de femmes comme si elles étaient mortes même dans le souvenir c est vous aussi qu il pleut, merveilleuses rencontres de ma vie ô gouttelettes! et ces nuages cabrés se prennent à hennir tout un univers de villes auriculaires Una fashion designer e una communication designer che lavorano a un progetto comune vivono consapevolmente una condizione che oggi vede impegnata tutta una generazione di nuovi artisti/artigiani, dentro una produzione a volte geniale ma lontana dai miti dei grandi maestri del passato e capace di auto prodursi grazie a tecnologie impensabili solo poco tempo fa. Margherita e Nicoletta hanno le armi giuste per accettare la sfida del presente, essere parte attiva di quella creatività diffusa, di quella produzione di qualità nel quotidiano che si attribuisce all Italia nei suoi momenti migliori. E per avere un loro pezzo? 16 aprile 2014

17 Crescita cercasi I sindacati del Sulcis Iglesiente puntano a rilanciare la vertenza per creare sviluppo L alluminio è il materiale del futuro La Sardegna ha bisogno di industria Portovesme. La rabbia e la speranza. E la tenacia di chi non si vuole arrendere. Perché le fabbriche di alluminio del Sulcis Iglesiente devono riprendere a funzionare. Speranza e tenacia che suona come un imperativo. Anzi l imperativo del popolo delle tute blu per lungo tempo sono state al centro di dure e disperate battaglie per il lavoro. E colpi di scena pure eclatanti come l occupazione del silo a sessanta metri di altezza i blitz alle stazioni, al porto e all aeroporto di Cagliari. Eppoi le trasferte nella capitale e le manifestazioni davanti alla sede del ministero dello Sviluppo economico. Il tutto con uno scopo preciso: creare le condizioni perché si riprenda a produrre alluminio primario nel Sulcis Iglesiente. I metalmeccanici dello stabilimento Alcoa di Portovesme, oltre 400 lavoratori diretti e più di 300 delle imprese d appalto, hanno deciso di non arrendersi. E anzi, a primavera inoltrata e a urne chiuse, riprendono la mobilitazione che, assicurano, «non farà sconti a nessuno». «L alluminio è il materiale del futuro e su quello bisogna puntare, a Portovesme ci sono tecnologie e professionalità che garantiscono un prodotto di altissima qualità». Franco Bardi, del direttivo Fiom del Sulcis Iglesiente non ha dubbi e per rimarcare la sua posizione, che è poi il motivo che ripete sempre, non usa giri di parole: «Questo è il nostro punto di partenza, siamo in condizioni di creare un prodotto di altissimo livello - spiega Bardi che ha seguito la vertenza sin dal primo momento-. Basti pensare che gli acquirenti dei nostri prodotti erano di livello internazionale». Perché l allumina che arriva nello stabilimento di Portovesme diventa alluminio liquido e poi si trasforma in billette pani lega e altro ancora. Prodotti che, come spiega il sindacalista, «vengono acquistati e lavorati da chi si occupa di creare prodotti dal trattamento degli estrusi». Un argomento molto conosciuto dai rappresentanti sindacali che hanno anche predisposto e consegnato ai vari rappresentanti delle istituzioni e dei gruppi parlamentari, incontrati durante le diverse missioni a Cagliari e a Roma, un lungo e corposo dossier sullo stato della fabbrica e il futuro. E la loro scommessa per il futuro perché «le fabbriche hanno speranza e numeri e non possono morire». Cita il caso dello smelter Davide Madeddu di Portovesme l esponente della Fiom. «La fabbrica a regime è in grado di produrre150 mila tonnellate di alluminio liquido che viene lavorato in fonderia e trasformato in pani lega, billette e altro - spiega ancora Franco Bardi -; i dati ci dicono che si può guadagnare e su questo noi puntiamo». Un aspetto che ha motivato la lunga battaglia messa in campo da quasi tre anni dai lavoratori diretti e degli appalti della fabbrica del polo industriale di Portovesme. E che ora i sindacati, anche alla luce dei risultati elettorali, «adesso c è un quadro politico chiaro sia a livello regionale - aggiunge Bardi - sia a livello nazionale», hanno deciso di rilanciare con forza. «Il presidente della Regione ha detto che l Alcoa è una delle fabbriche che devono rimanere aperte perché produttiva - sottolinea Roberto Forresu, segretario della Fiom del Sulcis Iglesiente - per questo motivo e da parecchio tempo ha assicurato il suo sostegno affinché ciò possa accadere, noi lo aspettiamo». Non è tutto. Il segretario della Fiom guarda anche a Roma. «Il Governo deve intervenire subito giocando un ruolo da protagonista e non più da osservatore affinché la famosa trattativa per la cessione dello stabilimento e il programma di riavvio degli impianti possa riprendere. Ormai non c è più tempo da perdere». Perché, giusto per usare le parole di Forresu. «c è un emergenza che deve essere affrontata e risolta subito, ed è quella del pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga in ritardo da quattro mesi. Denari senza i quali intere famiglie sono sul lastrico. Questo fatto non possiamo più permetterlo. Il nostro territorio vive una condizione di emergenza». Sulla vertenza industriale invece c è anche un altro nodo da sciogliere. La questione energetica: ossia il costo dell energia per far funzionare la fabbrica perché «nessun imprenditore investe, senza regole certe sull energia». Intanto, per far sentire la loro voce, i sindacati assieme ai lavoratori hanno deciso di programmare una serie di iniziative. «Questi sono i tre punti e chiediamo che vengano affrontati subito, ogni giorno di ritardo è un giorno perso». Tra i lavoratori e i sindacati c è l urgenza di chiudere la partita entro breve tempo. «Entro giugno si deve definire la questione relativa alla cessione dello stabilimento - chiarisce ancora il leader della Fiom del Sulcis Iglesiente, anche perché il 31 dicembre scade il secondo anno di cassa integrazione e per tutti partirà la mobilità, che vuol dire uscire dal sistema produttivo e quindi trovarsi sulla strada. Ecco, questo non deve accadere». A sostenere la protesta dei lavoratori anche il movimento dei sindaci del Sulcis Iglesiente che, attraverso il suo portavoce Franco Porcu, sindaco di Villamassargia, rimarca la necessità «di dare risposte all intero territorio dato che il comparto industriale è strategico e fondamentale per la ripresa dell economia». Vertenza Sulcis, certo. Ma è la vertenza Sardegna che deve rimettere al centro della sua azione politica la ripresa industriale. Non c è Paese, regione al mondo che sia sviluppata senza un tessuto industriale. Occorrono le braccia ma anche i cervelli. Che finora in Sardegna, in Italia sono mancati. Ma di progettisti del futuro abbiamo bisogno. aprile

18 Gli anni della Rinascita Un convegno per ricordare la figura di due esponenti comunisti presidenti del Consiglio regionale L azione di Andrea Raggio ed Emanuele Sanna Impegno, etica, insularità e industrializzazione due ex presidenti del Consiglio regionale Andrea Raggio ed Emanuele I Sanna, entrambi del Pci, sono stati ricordati a Cagliari venerdì 29 marzo al palazzo viceregio dove i due leader politici avevano operato alla fine del secolo scorso. Ne hanno parlato il presidente della Fondazione Luca Raggio, lo storico Gianluca Scroccu, il costituzionalista Gian Mario Demuro, i medici Franco Meloni e Pierfelice Todde, l ex senatore Francesco Macis e l ex presidente della Regione Pietro Soddu. Interventi di Pasquale Alfano e Marilisa Saderi. Hanno inviato messaggi Rossella Urru, Paolo Branca, Tore Cherchi e il presidente del Consiglio regionale Gianfranco Ganau. Qui riportiamo l intervento pronunciato da Gianluca Scroccu. In apertura del convegno sono stati proiettati alcuni filmati concessi dalla sede regionale della Rai di Cagliari. L idea di ricordare due dirigenti politici e due uomini delle istituzioni sarde, giunti a ricoprire incarichi importanti anche nel Parlamento nazionale ed europeo, non è nata da una mera esigenza di celebrare personalità così significative a poca distanza dalla loro scomparsa. Penso sia piuttosto l occasione per riflettere, tramite la loro figura, sul destino della nostra regione e sull interrogativo che credo tutti ci poniamo: Dove va la Sardegna in questo ventunesimo secolo globalizzato? Credo che questo sia importante anche alla luce del fatto che nello scorso febbraio abbiamo votato il nuovo consiglio regionale della XV legislatura e scelto il nuovo presidente della Regione, il prof. Francesco Pigliaru. In proposito voglio ricordare che il neopresidente del Consiglio Gianfranco Ganau, nel suo discorso di insediamento, ha richiamato la necessità di avviare una stagione costituente, capace di riportare su una nuova linea il rapporto delle nostre istituzioni regionali col governo nazionale e di dare nuova linfa al rapporto fra potere legislativo ed esecutivo. Le emergenze, ad iniziare da quella drammatica del lavoro, sono tante e drammatiche e bisogna fare presto per alleviare il disagio e le angosce di tante Gianluca Scroccu Emanuale Sana con l artista Maria Lai duranta una manifestazione a Samugheo (Foto Sardinews) famiglie sarde strozzate dalla crisi e dal dramma della disoccupazione. Ho citato il lavoro perché mi sembra una parola chiave per ricordare due personalità della storia della sinistra, dalle file del PCI passando, dopo il crollo del Muro, alla transizione dal Pds, ai Ds e al Partito Democratico. Lavoro inteso come giustizia sociale e libertà della persona di poter godere dei propri diritti, quelli sancita dalla nostra Costituzione scritta con il concorso delle forze politiche e dei partiti che ebbero il coraggio di opporsi alla barbarie del totalitarismo nazifascista. Per la Sardegna, del resto, la nascita della Repubblica e la successiva istituzione dell iter che portò alla formazione della Regione autonoma si inscrive perfettamente in questo percorso. Un cammino costruito con il concorso, anche andando al di là di quelle che erano le contingenze oppositive della lotta politica del contesto della guerra fredda, delle altre forze politiche, la Dc, il Psi, il Psd Az e le forze laiche. Dico questo perché sia Raggio che Sanna hanno saputo interpretare, nella loro azione politica, la capacità di guardare agli interessi della propria isola e dei propri concittadini andando al di là di quelle che erano le normali contingenze del proprio partito d appartenenza, in- 18 aprile 2014

19 Gli anni della Rinascita terpretando un sentimento di progresso e di riscatto generale del popolo sardo comune alle forze politiche che ho citato. Anche per questo furono chiamati a ricoprire la massima carica della principale assemblea regionale sarda, Raggio nel 1977 e Sanna nel 1984; Andrea fu addirittura il primo comunista in tutto il Meridione, poco tempo dopo che Pietro Ingrao, anch egli primo esponente del Pci, si era insediato nello scranno più alto di Montecitorio. La loro visione politica si allacciava sicuramente a quella del miglior meridionalismo della sinistra comunista e socialista, del mondo laico e di quello cattolico, tutti apporti politico-intellettuali da cui nacque la cultura della programmazione e il tentativo di mettere in pratica scelte di progresso per tutto il Mezzogiorno. In proposito voglio sottolineare, questa volta vestendo i panni della mia professione di storico, che forse è arrivato il momento di riflettere con minor senso di recriminazione sulla stagione della Rinascita, pensando che la storia autonomistica sia stata comunque positiva, viste le premesse di povertà e disperazione dell immediato secondo dopoguerra e la condizione di sottosviluppo della nostra isola. La prima Autonomia fu infatti una stagione politica in cui, anche questo giova ricordarlo, si svolsero cruciali passaggi della storia isolana, spesso in controtendenza ma anche in anticipo e in alternativa rispetto alle scelte della politica nazionale. E grazie a questi tornanti della storia, piaccia o no, la Sardegna è uscita da molti dei suoi ritardi storici ed è entrata nella modernità. Ricordare Andrea Raggio ed Emanuele Sanna, ci deve pertanto spingere ad andare oltre la tentazione di addossare al passato i problemi grandi e terribili che viviamo oggi con la crisi economica. Non sono comparabili e non ci aiuta a comprendere che si è svolto, dopo il 1989, un terremoto storico e geopolitico che deve portarci a cambiare le nostre categorie concettuali e a fare uno sforzo per ampliare la nostra visione. Mi ricordo, da questo punto di vista, i racconti che mi faceva Andrea Raggio della sua esperienza per due legislature al Parlamento Europeo e quanto quella esperienza l avesse arricchito e gli avesse permesso di comprendere come la questione sarda dovesse sempre di più inserirsi in un contesto continentale, mediterraneo e globale. Da qui il suo lavoro sulla necessaria relazione tra le regioni dell Ue e il problema dell insularità, con i suoi appelli per la correzione del falso binomio Europa delle regioni/europa degli stati, o l urgenza di rafforzare le funzioni del Parlamento europeo nel triangolo con la Commissione e il Consiglio dei governi degli stati membri. In proposito, ricordo Il 15 maggio a Cagliari convegno su Raggio La figura e l azione politica di Andrea Raggio sarà ricordata giovedì 15 maggio a Cagliari alle (sede ancora da definire). Interverranno Luciano Vecchi (parlamentare europeo del Pci- Pds con Raggio), la storica Mariarosa Cardia, l economista Giulio Sapelli e l ex deputato Giorgio Macciotta. Modera il presidente della Fondazione Luica Raggio Gianluca Scroccu (organizzatore dell evento in collaborazione con l Associazione degli ex consiglieri regionali). anche che negli ultimi tempi, caratterizzati da una crisi economica, politica e sociale dell Europa senza precedenti tale da mettere a rischio tutta l impalcatura continentale, si diceva molto preoccupato per le scelte delle istituzioni europee e la ricaduta di antieuropeismo negli Stati dell Unione. E mi ribadiva che bisognava correggere la rotta e spezzare la linea di questa Europa della rigidità finanziaria dove è sparita la dimensione comunitaria dei diritti, dell integrazione, dello sviluppo sociale e civile dei cittadini. Parole che mi sono tornate in mente in vista delle elezioni del 25 maggio, tornata elettorale fondamentale in cui si gioca molto del nostro destino, anche alla luce dell ondata populista e di un vento storico che deve indurci alla preoccupazione per le tensioni che si palesano all orizzonte. Se guardiamo del resto all impegno politico di Andrea Raggio ed Emanuele Sanna mi pare emerga questa linea comune di azione affinché la politica, e la sinistra, siano prima di tutto credibili: trovare soluzioni e anticipare eventi, cercando di andare oltre il particolare, pensando il proprio impegno come progresso generale, non solo della propria parte ma dell intera collettività. Un richiamo costante ad agire per lo sviluppo della Sardegna e di tutto il popolo sardo senza preclusioni perché la politica non può non avere un profilo complessivo riguardante la collettività intera. La buona politica è infatti tale se sa muovere interessi collettivi ispirandosi all etica della convinzione e della responsabilità. Era vero al tempo in cui Raggio e Sanna erano protagonisti della storia politica e civile della Sardegna, e lo sarà ancora di più ora e in futuro, quando dovremmo saper costruire un profilo meglio delineato del nostro impegno come cittadini della nostra bellissima isola, ma anche come cittadini dell Italia, dell Europa e del mondo globalizzato. aprile

20 Linguistica La tesi di laurea di Sara Frau centrata sulle teorie di uno dei miti della Linguistica internazionale May I ask: could Noam Chomsky be wrong? È possibile che Chomsky non abbia ragione? Sara Frau Sara Frau, 23 anni, cagliaritana, si è appena laureata in Lingue con una tesi (110 e lode) dal titolo Could Chomsky be Wrong? ( È possibile che Chomsky non abbia ragione? ). Relatore il professor Stephen Buckledee dell università di Cagliari. Sardinews ha chiesto a Sara (nella foto) di raccontare il suo lavoro. la mattina di sabato 22 marzo. Accendo il computer per controllare la È posta elettronica. La mia casella di non è infestata dal solito spam contenente pubblicità e offerte di parrucchieri e voli a basso costo. Tra le varie e inutili newsletter, una cattura la mia attenzione, anzi, mi sorprende e mi lascia di stucco. Chi mi scrive? Noam Chomsky. Lo stesso Noam Chomsky che ha rivoluzionato il campo della linguistica a soli 31 anni e che già dai tempi del Vietnam agita il mondo politico americano con le sue idee e i suoi scritti. Qualche mese fa, ritrovandomi agli sgoccioli con gli esami, mi accorgo che è arrivato il tempo di cominciare a pensare alla tesi di laurea. Non devo attendere molto per trovare un argomento stimolante. Premetto che la linguistica, materia che ho avuto modo di scoprire solo a Lingue (ho la maturità scientifica), è stata da principio per me molto appassionante. Preparando l ultimo esame di Linguistica inglese, sono venuta a conoscenza delle principali idee del Noam Chomsky linguista. Ovviamente le teorie chomskiane non mi erano estranee, ma era la prima volta che avevo la possibilità di studiarle e comprenderle in maniera un po più approfondita. Il mio disappunto fu originato da una citazione dello psicologo e neuroscenziato Steven Pinker, contenuta nel testo che stavo utilizzando per studiare (Lexicology and Corpus Linguistics, di Michael Halliday e altri autori) che recita così: According to Chomsky, a visiting Martian scientist would surely conclude that aside from their mutually unintelligible vocabularies, Earthlings speak a single language ( Secondo Chomsky, uno scienziato marziano che visitasse la Terra penserebbe di certo che, a parte i loro vocabolari reciprocamente incomprensibili, i terrestri parlano un unica lingua ). Qual è il significato di una tale affermazione? Senza andare, per il Sara Frau Noam Chomsky momento, troppo nel dettaglio, significa che per Chomsky la lingua è un qualcosa di Universale e Innato. Qualcosa non mi quadrava. Avevo sempre sentito parlare delle idee chomskiane come di qualcosa di cui si avesse una qual certa sicurezza, o almeno quella era stata la mia impressione. Decido di fare qualche ricerca per saperne di più: soprattutto ero curiosa di scoprire se ci fosse qualcuno che, a differenza dei più, con Chomsky non fosse d accordo. Raccolgo parecchio materiale e decido di scrivere una tesi che alcuni definivano coraggiosa. Qualche giorno dopo aver sostenuto l esame d inglese, vado dal docente, il professor Stephen Buckledee (approfitto di questo spazio per salutarlo e ringraziarlo) per proporgli di essere il mio relatore. Titolo della tesi: could Chomsky be wrong? ( è possibile che Chomsky non abbia ragione? ). Premetto che Buckledee è un sostenitore della teoria chomskiana ma decide comunque di aiutarmi in questa sfida. Più nel dettaglio, cosa è stato a spingermi a ricercare e raccogliere quelle che sono considerate le debolezze e i difetti di questa teoria? Innanzitutto, la mia personalità mi ha sempre portato a respingere tutto ciò che è il pensiero dogmatico e, in un certo qual senso, imposto dall alto. Non credo nell esistenza di una verità assoluta e penso che ogni teoria debba essere superata e mai accettata e, come ho già detto, ho avuto da subito l impressione che questa teoria fosse in un certo qual modo data generalmente per scontata. In secondo luogo, sono molti i punti in cui non mi trovo d accordo con Chomsky. Tengo comunque a precisare che non sottovaluto in alcun modo l importanza che Chomsky ha avuto, e ha tutt oggi, nell avanzamento della Linguistica, in particolar modo nel superamento di quelle teorie che vedevano l acquisizione del linguaggio come un comportamento appreso in forma condizionata attraverso sistemi di stimolo-risposta (quasi come gli animali in laboratorio). Per spiegarla con parole semplici, la teoria di Chomsky si basa sull idea che la lingua sia preminentemente un veicolo del pensiero e che la comunicazione non sia che una funzione secondaria di uno strumento primariamente mentale. In altre parole, la comunicazione non è necessaria perché la lingua esista. La conseguenza principale di questa deduzione è l elaborazione di una 20 aprile 2014

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