PRODUZIONI TEATRO RAGAZZI

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1 STAGIONE PRODUZIONI TEATRO RAGAZZI LA FAVOLA DELLE STAGIONI ovvero la storia di Persefone, il fiore di narciso e il chicco di melograno... fascia d età: 3 / 10, famiglie Il ciclo delle stagioni raccontato ai più piccoli attraverso la tenerissima mitica relazione madre-figlia. LA STORIA DI PIERINO E IL LUPO da Pierino e il Lupo di Sergej Prokofiev fascia d età: 3 / 10, famiglie disponibile in lingua inglese per la fascia d età 8 / 13 Quindici anni di successi per il nostro storico Pierino, nella straordinaria esecuzione di Claudio Abbado, che commuove e diverte grandi e piccoli. LA FAVOLA DI ORFEO fascia d età: 3 / 10, famiglie All amore è dedicato lo spettacolo, a quella forza che permette, insieme, di crescere, di sentirsi forti, una forza che permane anche quando si resta soli e sembra di precipitare ULISSE fascia d età: 6 / 13, famiglie Una drammaturgia ricca di spessore e allo stesso tempo popolare, mentre nel mito antico si rintraccia un profondo, attualissimo messaggio di pace. CAPPUCCETTO ROSSO DA I NUMERI fascia d età: 6 / 10, famiglie «le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe» Gianni Rodari

2 IL VOLO DI ICARO fascia d età: 8 / 13, famiglie Un papà e suo figlio. L alchimia di un legame profondo che dalla prima infanzia ci accompagna per tutto il lungo volo della vita PRODUZIONI PER LE SCUOLE SUPERIORI GALILEO La vicenda umana e scientifica del grande filosofo della natura, come egli stesso amava definirsi. Il rapporto con il mondo femminile, con i suoi interlocutori scientifici, come quello con il potere, compongono il profilo complesso e a tratti sorprendente di colui che seppe scardinare alle radici il sapere fino ad allora consolidato. Una ricerca, quella di Galileo, che, attraverso un nuovo metodo di indagine, svela, smaschera presupposti, traccia nuove traiettorie per l umanità, coinvolgendo ambiti diversi quali la scienza, la filosofia, la teologia. SHOA le memorie Progetto per la Giornata della Memoria. Una sinfonia del silenzio, una installazione scenica essenziale che coinvolge l'intero spazio e i sensi, mentre compone i dettagli del grande quadro della deportazione, rivelati a fil di labbra, in rapporto ravvicinato che annulla le distanze, rimescola i ruoli. Affinché i ragazzi possano riappropriarsi del passato, affinchè la memoria, da Primo Levi a Elie Wiesel, insieme a struggenti testimonianze anonime, istruisca il presente... IL TEATRO NELLA SCUOLA Eccomi qui: storie e segreti di un albero fascia d età: 3 / 7 anni Spettacolo di educazione ambientale rivolto ai più giovani e rappresentato all interno degli Istituti Scolastiche o negli spazi verdi INFORMAZIONI Lara Sacchi lara@tibteatro.it _ _ mobile

3 LA FAVOLA DELLE STAGIONI drammaturgia e regia Daniela Nicosia con Susanna Cro e Labros Mangheras assistente alla regia e coreografie Clara Libertini Una madre e una figlia, appartenenti alla razza degli dei di Grecia. La mamma della nostra storia, Demetra, era la dea dei raccolti, dell agricoltura, la figlia detta Core, bellissima, si chiamava Persefone. Zeus, il capo degli Dei, l aveva promessa in sposa, all insaputa della madre, al dio Ade, bruttissimo, e padrone degli Inferi, cioè dell Aldilà, cioè del regno delle ombre, del regno dei morti insomma! Certo, l avesse saputo, Demetra, la madre, non avrebbe mai permesso quelle nozze luttuose! Per questo motivo Ade, con la complicità di Zeus e di un bellissimo fiore di narciso, rapisce la ragazza e se la porta sottoterra. Una madre separata a forza dalla figlia, scatena un putiferio, non si da pace, vero? Figuratevi una madre Dea! Un triplo putiferio, altro che pace, il finimondo! «Sono la Dea del raccolto, dell agricoltura? Bene! Nessun seme, nessuna spiga mai più germoglierà, i campi saranno secchi per la siccità, tutto sepolto sottoterra per sempre resterà, nessun raccolto maturerà, nessun nutrimento per uomini e Dei più ci sarà! Di fame ognuno morirà! Unica via d uscita che io possa rivedere mia figlia Persefone! Subitooo!!!» tuonò Demetra. A Zeus non restò alternativa e nemmeno ad Ade, che si convinse a lasciar tornare sulla terra la bella Persefone, solo, però, dopo averle fatto gustare il chicco di melograno... Era furbo Ade, perché quel chicco gustato insieme era una specie di sortilegio, una promessa rubata, affinché lei tornasse periodicamente da lui. Da allora Persefone ogni anno, per due terzi dell anno, torna sulla terra e la terra si riempie di fiori, di frutti, di nuovi semi che, dopo la semina, per l altro terzo dell anno, se ne stanno sottoterra, nel gelo dell inverno, proprio come Persefone che, in quei mesi freddi, se ne torna laggiù dal marito, per riscaldarsi un po tra le sue braccia, nel gelo dell inverno, in attesa di donarci, col suo ritorno in terra, ogni anno, una nuova primavera... Lo spettacolo sviluppa la linea artistica di Tib Teatro circa la trasmissione del mito ai più piccoli - già felicemente perseguita con produzioni come La Favola di Orfeo, il Volo di Icaro, Ulisse - mentre induce la riflessione sul legame con la figura materna e con la madre natura, entrambe fonte di nutrimento, mentre l antico mito delle stagioni fluisce sul piano emotivo ancor prima che su quello cognitivo e si traduce in paesaggio umano dei più giovani, creando un legame affettivo con i piccoli spettatori, secondo la poetica del teatro delle emozioni, che caratterizza la scrittura scenica di Daniela Nicosia. Emozioni quali nutrimento dei più giovani e approccio al teatro, che ne è luogo elettivo; mito quale strumento di lettura della realtà, alle origini della nostra cultura. Contenuti La favola delle stagioni ovvero la storia di Persefone, il fiore di narciso e il chicco di melograno, racconta ai più piccoli il mito di Demetra e Persefone, una storia con la quale l antica Grecia cercò risposte ai misteri connessi al ciclo della natura, e alla iniziazione sessuale dei giovani, un mito alle origini dei rituali dei misteri Eleusini, riattraversato con un linguaggio semplice e giocoso che sa attingere all esperienza emotiva dei più giovani nella relazione affettiva con la figura materna. Una relazione, questa, determinante, nel vissuto dei nostri piccoli spettatori. Una relazione attraverso la quale si disegna quel tessuto emotivo di affettività e ambiente che costituisce il dna del nostro essere. Relazione che necessita della pur critica separazione, affinché nasca e

4 si consolidi una nuova identità. La separazione dalla madre è infatti lo snodo, non privo di difficoltà, attraverso il quale si realizza il percorso evolutivo del bambino. Drammaturgia e bibliografia Un accurato lavoro di scrittura drammaturgica, scaturito dalla composizione artistica dei materiali verbali e gestuali prodotti dai bambini in sede di laboratorio, e dalla corposa bibliografia sul mito di Dario Dal Corno, Karoly Kerenyi, Felice Ramorino, Luciano De Crescenzo, Jean Pierre Vernant, Roberto Calasso, caratterizza lo spettacolo. Una scrittura immediata ma non banale, che diverte e commuove ad un tempo, che con leggerezza racconta storie antiche, quale nutrimento, per i più giovani, della sfera emotiva e del pensiero, storie che coltivino l attitudine ad interrogarsi sul presente, anche attraverso le suggestioni del passato. Una drammaturgia atta a comporre, unitamente al determinante ruolo svolto dalle accurate scelte musicali, che si fanno struttura, metalinguaggio testuale, il tessuto emotivo dello spettacolo. UN TEATRO CHE INTENDE PARLARE AL PRESENTE, ATTRAVERSO SCRITTURE ORIGINALI, CHE FANNO DELLA DRAMMATURGIA IL TASSELLO PIÙ SIGNIFICATIVO DEL NOSTRO SEGNO SCENICO.

5 LA STORIA DI PIERINO E IL LUPO da Pierino e il Lupo di Sergej Prokofiev drammaturgia e regia Daniela Nicosia con Solimano Pontarollo e Clara Libertini elementi scenografici Gianni Volpe partitura originale nell esecuzione di Claudio Abbado rumore di poca gente / un paese azzurro nel cielo Lorenzo Questa è una storia semplice, immediata, vivace È una storia che vogliamo raccontare con freschezza e delicatezza, non con le parole dei grandi ma con le grandi parole che sanno partorire i più piccoli (Lorenzo insegna). Il fascino della composizione di Prokofiev sta nella felice intuizione di far raccontare la storia con la musica, di fare di ogni strumento dell orchestra un personaggio. Per questo noi, da attori, vi raccontiamo questa storia con i nostri strumenti: la parola e il corpo, la danza e le immagini. Mentre la partitura musicale corre libera, nella straordinaria esecuzione di Claudio Abbado, mentre ad ogni replica ci abbandoniamo assieme a voi al piacere dell ascolto, nelle zone di racconto già insite nell opera, interveniamo con il nostro modo di raccontare, che assomiglia a quello antico dei cantastorie o cuntastorie, e che risiede soprattutto nella voglia di cuntare, di donare, di rendervi partecipi e persino protagonisti insieme a Pierino, l oca, il gatto, il nonno, l uccellino E i cacciatori? Beh quello spetta proprio a voi! Il Secolo XIX Tante sono le versioni della favola musicale Pierino e il Lupo [ ] la versione di Tib Teatro è ben riuscita e particolarmente indicata per un pubblico di bambini [ ] è uno spettacolo fatto di immagini, parole, danza [ ]. La tradizionale divisione tra scena e platea è inizialmente annullata; i bambini assistono meravigliati all arrivo del nonno dal fondo sala con una corsa tanto affannosa quanto impacciata all inseguimento del nipotino disubbidiente: è l inizio di un susseguirsi di spassosissime vicende. Il Gazzettino - Dino Bridda In questa versione di Pierino e il Lupo [ ] musica, danza e gran lavoro d attore incantano il pubblico sullo sfondo del fenomeno migratorio. Corriere delle Alpi - Fausto Da Deppo Utilizza come strumenti tutte le capacità degli attori, la parola e il gesto che diventano immagini, la danza della Libertini che esalta l agilità della colonna sonora. [ ] la fiaba avvolge con la meraviglia di una storia di cantastorie. Chi l ha vista ha applaudito drammaturgia e interpretazioni originali rispetto ai tanti rifacimenti di Prokofiev. [ ] Clara è un Pierino che varia i passi di danza e le impostazioni del mimo. Solimano si divide fra gli abiti di un capocomico e i costumi di un lupo che, sotto il giubbotto da duro, mostra le cicatrici di una vita spelacchiata e la paura dell eco degli spari dei cacciatori. [ ] luci e suoni colorano ambienti eterei come una poesia [ ] e gli elementi scenografici disegnati da Gianni Volpe cambiano le inquadrature della foresta e di un paese abbandonato dai viaggiatori dell emigrazione. [ ] Il nonno si sbraccia dietro uno sgusciante Pierino: entrambi sono colorati in un look all alba del Novecento, richiami al Monello di Chaplin mentre le note caricano il ritmo vorticoso di una farsa del muto; capriole neorealistiche nello spazio che diventa una selva di ostacoli, nascondigli, vicoli. Stesso quartiere del teatro-strada del Living. [ ] [Pierino] sembra uno dei minorenni incertamente adulti di De Sica ed è il protagonista della scena annunciata dalla compagnia viaggiante: c era una volta un paese azzurro nel

6 cielo e caldo e si vuotò della sua gente. Erano emigranti e avevano lasciato solo un bambino e quel bambino si inventò l amicizia di un uccellino, di un anatra e di un gatto. Il teatro spalanca di nuovo i confini e sfuma con agilità e schizzi di poesia le rincorse fra narrazione (in terza persona) e recitazione. Il Gazzettino on line - B. Ch. Piccoli gesti a tempo di musica per caratterizzare ogni scena del racconto musicale e la continua ricerca della complicità con il giovane pubblico. [ ] Il linguaggio semplice, insieme ad un racconto per immagini sonore tradotte in movimento, riescono a catturare l attenzione del pubblico, che nonostante la tenera età resta seduto e attento per tutta la durata dello spettacolo. La drammaturgia prevede anche un intervento diretto dei bambini: al momento dell arrivo dei cacciatori [ ] e il finale è una gran festa alla quale partecipano tutti. Paolo Puppa, intervento al convegno Educare o istruire: teatro e scuola metodologie a confronto; 10 ottobre 2002 Qui siamo invece in un teatro povero, un teatro di stracci. Un teatro proprio, in qualche modo, un po' alla Brook. [ ] Il protagonista, in un certo senso è la luce e questo fondale policromo che mi conferma una forte presenza brechtiana nel lavoro di Daniela. Ha qualcosa di Damiani, non so se avete presente certe memorabili regie e scenografie di Strehler dove spesso il vuoto crea grande suggestione [ ]. Qui si passa al blu, al verde, al rosso quando compare per esempio il lupo e si sente come se lo spazio mostrasse un lato tridimensionale. Uno spazio vuoto, uno spazio diciamo policromatico, dentro il quale due attori straripanti, incontenibili, riempiono lo spazio, lo incidono, lo segnano con il loro corpo e contemporaneamente c'è un'operazione drammaturgica molto forte. [ ]

7 LA FAVOLA DI ORFEO drammaturgia e regia Daniela Nicosia con Silvia Nanni e Solimano Pontarollo scene Marcello Chiarenza costumi Silvia Bisconti Una favola qualcosa che resta nel tempo qualcosa che è sempre, proprio come il mito, qualcosa che, come dice Rodari, può nascondersi in un gesto quotidiano in un oggetto in un fiore. Basta saperla scorgere e risvegliare basta saperla ascoltare basta aver voglia di raccontarla ancora La favola di Orfeo è una storia semplice e antica, che respira di sole e di mediterraneità, a risvegliarla, nello spettacolo, sarà proprio lui, Orfeo: poeta, musico, cantore e da buon greco incantatore. Orfeo con la sua musica incantava ogni cosa, ammansiva le fiere compiva prodigi, finché un giorno Prodigio! A restare incantato fu proprio lui, innamorato per sempre della bella ninfa Euridice Per quell amore Orfeo sfiderà il buio, la paura, il regno delle ombre. Grazie alla sua musica saprà affrontare Caronte il barcaiolo, Cerbero, il cane a tre teste, e perfino Ade il terribile re dell Aldilà finché Apollo, il padre, mosso a pietà dal prodigioso canto di Orfeo, che ha smarrito per sempre la sua Euridice, lo trasformerà in una costellazione! Luminosissimi punti di luce nell aria buia nel cielo della notte. Così Orfeo stella, Euridice aria si ritroveranno abbracciati insieme per sempre! E se guardate in aria, stasera, nasino all insù, li scoprirete abbracciati ancora adesso Il desiderio è quello di raccontare il mito ai più piccoli, con immediatezza e vivacità grazie ad un accurata drammaturgia in cui la parola si staglia tra bagliori poetici e guizzi di evidente comicità, trasfondendosi in un universo musicale multietnico che permette alla storia di respirare atmosfere, echi di mondi lontani, visioni evocate dalla musica e dai particolari elementi scenici di Marcello Chiarenza. All amore è dedicato lo spettacolo, a quella forza che permette, insieme, di crescere, di sentirsi forti, una forza che permane anche quando si resta soli e sembra di precipitare Premio quale migliore spettacolo al Festival Nazionale Ti Fiabo e Ti Racconto 2005 motivazione premio L'uccellino azzurro 2005 grazie ad una regia che sfrutta sapientemente una scenografia povera ma raffinata, luci stilizzate, musiche evocative ed atmosfere di pregio. Corriere delle Alpi - Fausto Da Deppo Tribale, classica e perfino raffinatamente pop La favola di Orfeo è una regia che prolunga la linea di inseguimento della Nicosia alle catene di suggestioni, ai segni che evocano e rimandano: [ ] l'impresa sovraumana di Orfeo, oltre una porta incorniciata di arance - la tinta del tramonto, in una lettura che punta su Nekrosius -, il barcaiolo Caronte, spagnolo in omaggio a Calderòn de la Barca, Zeus, francesizzato alla Cocteau, per questa favola multietnica che si avvicina al colore cinematografico di Marcel Camus.

8 ULISSE testo, regia Daniela Nicosia con Piera Ardessi e Labros Mangheras scene Gaetano Ricci coreografie Clara Libertini costumi Silvia Bisconti «Non ci voleva andare lui, alla guerra Non era come Achille Quello, Achille, aveva scelto di combattere, nel fiore degli anni, e se gli capitava di morire sul campo di battaglia sarebbe stata la bella morte, quella di cui favoleggiavano gli eroi, i Greci, e soprattutto gli eroi greci!! È così che avrebbe dimostrato di essere il migliore, di non avere simili, Achille, è così che avrebbe ottenuto una gloria immortale! Poveretto, e intanto se l era andata cercando la morte, lui, il coraggioso, il guerriero, il più forte, l invincibile Achille! Ulisse no, a Ulisse gli piaceva la vita aveva trent anni poco meno, poco più, quando lo chiamarono alla guerra, a Troia, e pure una moglie bella ci aveva, anzi bellissima, Penelope, l aveva sposata da poco in quel letto bello scavato nell olivo massiccio, profumato, e in quello stesso letto, Telemaco, il figlio, era nato, che quando lo chiamarono alla guerra Ulisse, quel figlioletto c aveva tre mesi soli Come si fa a lasciare un figlio di tre mesi solo, e una moglie sola, e un cane che era il migliore dei cani, solo come un cane, Argo si chiamava, la fedeltà in persona e la sua isola, Itaca, e tutta la vita sua, insomma a trent anni, com è possibile lasciare tutto e andarsene alla guerra Non gli piaceva la guerra a Ulisse e quella volta lì messo alle strette da tutti i guerrieri greci e da Nestore, il saggio, si finse pazzo Ulisse, pazzo per non andare a guerra, per non andare, per non attraversare il mare Le provò tutte, lui, ci aveva la métis, lui, l astuzia, la furbizia, così la chiamano i Greci métis e grazie a quella métis che era un dono della natura, che accompagnava l intelligenza, l intelligenza che è quella roba che ti fa pensare, che ti fa capire che la guerra è brutta, grazie alla métis la vinse Ulisse, alla fine, quella guerra infame come tutte le guerre, la vinse, lui che non voleva andare a guerra, la guerra» Lo spettacolo sviluppa la ricerca artistica di Daniela Nicosia sul mito raccontato ai più piccoli. Dopo l esteso successo de Il Volo di Icaro e La Favola di Orfeo, è questa volta il mito di Ulisse ad essere riattraversato con efficacia e semplicità, con una drammaturgia ricca di spessore e allo stesso tempo popolare, mentre in quel mito, in quella storia antica, si rintraccia un profondo, attualissimo messaggio di pace

9 CAPPUCCETTO ROSSO DÀ I NUMERI regia Daniela Nicosia drammaturgia Silvia Nanni con Susanna Cro e Solimano Pontarollo le fiabe servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe Gianni Rodari Avreste mai pensato che nelle fiabe si nasconda la matematica? Nello spettacolo una magica maestra aiuterà un ragazzo che ha paura dei numeri a giocare con essi, e a rintracciarli persino nella storia di Cappuccetto Rosso! Una fiaba classica che viene ripercorsa integralmente nello spettacolo; un itinerario d iniziazione, quello del nostro protagonista, che grazie a Cappuccetto Rosso verrà iniziato alla matematica e imparerà a sconfiggere le sue numeriche paure, acquisendo fiducia in se stesso! Grazie alla fiaba scopriremo quanto è semplice e naturale usare i numeri, riconoscere gli insiemi, visualizzare le frazioni, e trovare, anche grazie alla matematica, la soluzione per sconfiggere il lupo! E l autostima andrà alle stelle! Sinossi dello spettacolo In una cameretta tutta rossa letto rosso, orologio rosso, parete rossa, radio rossa libri bianchi? uno studente poco incline allo studio, avvolto nella sua felpa rossa, cerca, senza riuscirci, la chiave giusta per tenere a mente regole e formule matematiche finché dal pubblico si leva la vocina della maestra Cesca Scoproputto, disposta ad aiutarlo a districarsi nella selvaggia selva dei numeri. È una maestra sapientina e bizzarra di rosso vestita pure lei! che gioca con le fiabe e le parole rintracciando nel cestino di Cappuccetto un insieme, nel percorso tra la casa di Cappuccetto e la casa della nonna un intero nel cui mezzo appare il lupo e mentre la bimba si attarda raccogliendo e contando 100 fiori il lupo si prepara ad accoglierla nel letto della nonna e dopo aver mangiato nonna, Cappuccetto e cestino della merenda, quest ultimo diventa un sottoinsieme nella grande pancia-insieme del lupo facile vero? Obiettivi Da sempre l uomo si è posto domande e ha cercato soluzioni, sviluppando nel corso del tempo il pensiero matematico come strumento di risoluzione dei problemi. Eppure per molti il mondo dei numeri non è un luogo dove trovare risposte a portata di mano. Spesso è un mondo che assomiglia ad un bosco spaventoso e pieno di insidie, da cui non si sa come uscire. Lo spettacolo intende favorire la formazione di un atteggiamento positivo verso la matematica, intesa sia come valido strumento di conoscenza ed interpretazione critica della realtà, sia come affascinante attività del pensiero umano.

10 IL VOLO DI ICARO drammaturgia e regia Daniela Nicosia con Vania Bortot e Labros Mangheras scene Gaetano Ricci costumi Silvia Bisconti coreografie Clara Libertini Un papà e suo figlio. L alchimia di un legame profondo che dalla prima infanzia ci accompagna per tutta la vita. Nella nostra storia il papà si chiama Dedalo, fa l inventore e passa ore e ore rinchiuso nel suo studio, mentre il piccolo Icaro, il figlio, occhioni azzurro cielo spalancati, lo osserva curioso, discreto e a tratti indiscreto Aspetta Icaro, come ogni bambino, aspetta il tempo che il papà potrà dedicargli aspetta la passeggiata della sera sulla scogliera, insieme, papà e figlio, nel vento. Lassù il papà gli ha rivelato i segreti delle api e le sue segrete ambizioni e in quelle sere, Icaro si è sentito felice Finché un giorno - imprigionati entrambi da Minosse, il terribile re di Creta che accusa Dedalo di tradimento - padre e figlio, si ritroveranno insieme con una infinità di tempo da condividere. Loro due soli, rinchiusi nel labirinto, la prigione a cielo aperto, inventata dallo stesso Dedalo, da cui è impossibile uscire. Ma tu papà puoi tutto! Sei il mio papà e sei anche inventore, dai inventa un invenzione trova la soluzione! Ora Dedalo e Icaro, occhi negli occhi, soli, sotto quell azzurro cielo di quel cielo speciale, cielo di Grecia, che se alzi un dito ti pare che lo puoi toccare, cercano insieme una via d uscita. Ora padre e figlio sono davvero insieme, perché insieme progettano il loro futuro Lo spettacolo sviluppa la ricerca artistica di Daniela Nicosia intrapresa con La Favola di Orfeo - Premio quale Migliore Spettacolo al Festival Nazionale di Molfetta circa la trasmissione del mito ai più piccoli con leggerezza e semplicità, grazie ad un accurato lavoro di drammaturgia. Premio Silvia 2009 a Vania Bortot quale migliore attrice al Festival di teatro ragazzi Ti fiabo e ti racconto di Molfetta-Bari FESTIVAL Maggio all infanzia Bari 12^ edizione maggio 2009 Ti fiabo e ti racconto Molfetta 14^ edizione festival di teatro ragazzi 5-11 luglio 2009 Operaestate Festival Veneto luglio-settembre 2009 Eolo La rivista online del Teatro Ragazzi - Mario Bianchi - maggio 2009 Nella storia portata sul palcoscenico da Labros Mangheras e da Vania Bortot, diretti con finezza da Daniela Nicosia, vi si scorge l'adolescenza fatta di domande, di misteri, di solitudine, dove il mostro non è il Minotauro ma Teseo, vi è l'attesa di ogni bambino, di poter condividere le scelte del padre. Lo spettacolo del Tib usa un linguaggio coraggioso, alto, che conduce con un azzardo tra musiche tradizionali greche, sino alla fine, consegnandoci con garbo e passione una storia senza tempo.

11 Eolo La rivista online del Teatro Ragazzi - Nicola Viesti - maggio 2009 Non è la prima volta che Daniela Nicosia affronta il mito come tema portante dei suoi spettacoli. Con Il volo di Icaro la regista autrice è particolarmente felice nel comporre una drammaturgia per alcuni versi semplice ed accessibile e per altri assai affascinante nel costante parallelo tra la coppia padre-figlio Dedalo ed Icaro e quella Minosse-Minotauro. Un gioco di specchi che sa indagare nel difficile mondo degli affetti più profondi, nelle rispettive solitudini di figli troppo appartati e padri troppo lontani [ ] Il volo di Icaro è un ottimo spettacolo che coniuga alla sapienza testuale due intense interpretazioni ed un buon ritmo scandito dalla passione di musiche tradizionali greche. motivazione Premio Speciale Silvia-Miglior Attore Festival di Molfetta Ti fiabo e ti racconto 2009 Una interpretazione magistrale, dolcissima, quasi irreale, scandita dalla voce suadente che ha saputo parlare al cuore e conquistare il cuore di tutti gli spettatori. Liber. Libri per bambini e ragazzi - Mafra Gagliardi - ottobre-dicembre 2009 Il mito [ ]trova nella nuova produzione di Tib Teatro, Il volo di Icaro una interessante rilettura, a opera della regista e drammaturga Daniela Nicosia, che qualche anno fa si era confrontata con successo con La favola di Orfeo. [ ] È bello e intenso questo spettacolo, per l ottima interpretazione (Vania Bortot e Labros Mangheras), per la scenografia visionaria e evocativa di Gaetano Ricci. Fausto Dadeppo novembre 2009 Decine di ragazzini sono entrati in platea urlanti e scalcianti e, al buio in sala, si sono fatti ipnotizzare dalle interpretazioni di Vania Bortot e Labros Mangheras [ ] La storia è quella arcinota che si divincola lungo i corridoi del labirinto di Creta, ma a questa produzione di Tib Teatro Daniela Nicosia ha aggiunto ingredienti. Il mitico volo dal tragico finale c è, con tutte le suggestioni immaginabili nel sogno umano di conquistare il cielo. Qui, però, il gioco di libertà e paura, superamento dei limiti naturali e conseguenze da pagare (i vecchi greci ai limiti ci tenevano) completa una parabola che descrive soprattutto un rapporto tra padre e figlio. Con tutto il labirinto (appunto) di temi connessi, temi in qualche modo classici, ma decisamente moderni. Perché Dedalo è un padre tanto occupato dal proprio lavoro da esserne imbevuto, assorbito e non importa che lui sia un creativo, un inventore, e non un grigio impiegato: modernamente il lavoro è lavoro ed è fatto di tempo, prodotto, risultati (re Minosse li pretende). Altrettanto aggiornato a noi è Icaro, insistente come i bambini poco considerati, invadente, con una sensibilità che viene fuori nei sempre più rari momenti di calma, di sintonia con le generazioni più grandi. E così Il volo di Icaro si divide fra romanzo di iniziazione ed epica della trasmissione ereditaria e il racconto (il mito) perde la monumentalità dell esempio per farsi umano, familiare e quotidiano [ ]

12 GALILEO testo, regia e scene Daniela Nicosia con Solimano Pontarollo e Piera Ardessi consulenza musicale Paolo Da Col luci e suono Paolo Pelllicciari scenotecnico Luigino Marchetti costruzione oggetti di scena Luigi Bortot realizzazione costumi Atelier Raptus & Rose una produzione Tib Teatro in collaborazione con Università degli Studi di Padova-Dipartimento di Astronomia e Fondazione Teatri delle Dolomiti Un testo vibrante, che prende spunto da differenti scritti galileiani, e trasfonde l emozione profonda dell uomo laddove si palesa attraverso il suo pensiero più intimo. Una sorta di Galileo privato, che rivisita la vicenda umana del grande filosofo della natura, come lui stesso amava definirsi, attraverso la relazione con quattro donne della sua vita: la madre Giulia Ammannati, la figlia Suor Maria Celeste, l amante Marina Gamba, e la governate che gli resterà accanto fino alla fine. Una ricerca, quella di Galileo, che, attraverso un nuovo metodo di indagine, svela, smaschera presupposti, traccia nuove traiettorie per l umanità, coinvolgendo ambiti diversi quali la scienza, la filosofia, la teologia. Dietro c è l uomo, con i suoi dubbi, le sue paure, le sue meschinità, quelle piccole cose di cui è fatta la vita. Nel mio Galileo, ho scelto di raccontare l uomo. Di rileggerne la vita solo accennando alla vicenda scientifica o meglio politica che lo condusse al processo, alla condanna e all abiura. Brecht, di cui conservo nel testo una breve citazione, ne ha scritto come meglio non si può. Eppure, nel caso di Galilei, scienza e vita si intersecano e si mescolano in quella sua fede nell uomo, creatura in cui egli rintraccia Dio, un Dio presente nella materia e la cui esistenza è resa palese dall intelligenza e dal pensiero di cui ci ha fatto dono. Mi ha commosso la sua umana vulnerabilità, il suo voler mettere ogni cosa a posto, seppur goffamente, nel suo privato, il suo disinvolto rapporto col denaro, la sua generosità istintiva, il piacere del dubbio, il piacere di porsi sempre nuove domande, di non accontentarsi, il piacere per il sapere. Mi ha commosso la sua fiducia bambina negli altri, la sua caparbietà, l ostinazione nel perseguire le sue idee, la rinuncia apparente a se stesso, che è perdita e vittoria insieme. Galileo ha vinto e ha perseguito sempre il suo scopo che poi era anche il suo piacere. Il sensuale piacere del pensiero, cosi vivo in lui, come il piacere dei sensi. Egli sembra dirci «non c è scissione tra spirito e materia» e, in ciò, è ancora profondamente rivoluzionario. Ma più di ogni cosa mi ha commosso il suo assoluto, devastante amore per la vita. Questa commozione ho voluto raccontare. daniela nicosia Andrea Porcheddu La componente performativa è forte - Nicosia, come regista, dimostra di conoscere le dinamiche delle avanguardie - ma sembra quasi che lo sguardo e il respiro degli spettacoli vogliano essere diversi, più

13 vicini insomma alle caratteristiche del teatro di regia critica italiana e non solo. E non è un caso, ad esempio nel Galileo, che una "atmosfera" generale e sotterranea rimandi, addirittura, alla celebre "Vita di Galileo" di Strehler-Brecht, sapientemente appena sfiorato, eppure presente per gusti e possibilità. Certo, quella storia era altra, politica ed estetica brecthtiana dettavano legge: ma mi piace, da spettatore, poter tessere un sottile rimando emozionale a quello storico allestimento. Il teatro della Nicosia, pensato spesso anche per spettatori giovani - pur avendo funzionalità molteplici e quindi risultando efficace anche per lo spettatore adulto e smaliziato - si colloca in quel filone di nuovo "capocomicato" fatto da autori-registi che, almeno in Italia, ha i suoi vertici in artisti come Marco Martinelli o Enzo Moscato. Il lavoro di Daniela Nicosia è certo più appartato, marginale, focalizzatosi com'è sulle Dolomiti. Ciò non toglie che vi sia qualità, poesia, rigore. E vi è, senza dubbio, una chiave "femminile" - che travalica le rivendicazioni di genere per approdare a prospettive sicuramente sensibili al privato, alla intimità, alle relazioni interpersonali. Paolo Puppa La leggerezza, l'ariosità del montaggio, mi ha catturato. E poi la strana solidarietà tra una donna che lo scrive e un uomo raccontato dall'intimo, con l'amicizia-amore che solo una donna può garantire ad un uomo anche se lontano nel tempo. E i cambi prospettici, i salti nella storia, i flash back e i flash forward. Caterina Barone Una scrittura profonda e articolata su più livelli, tradotta sulla scena in una regia elegante, ma non calligrafica, dove ogni gesto, ogni luce, ogni immagine si fanno veicolo di senso e di emozione. Giuseppe Liotta L intelligente drammaturgia di Daniela Nicosia, che firma anche una regia molto funzionale all interessante progetto culturale e scientifico, risultato di una ricerca seria e appassionata, su materiali anche di prima mano, ci mostra un Galileo Galilei molto diverso dalle convenzioni tradizionali perché gli occhi delle quattro donne più importanti della sua vita ce lo restituiscono in una dimensione più viva e naturale, forse più vicina alle cose della vita che a quelle del cielo, con meno atmosfera e clima storicoscientifico ma ricco di una sensibilità più credibile e vera. Gian Piero Brunetta Il pensiero va subito al Galileo di Brecht, certamente bene metabolizzato e tenuto presente, ma dalle prime battute ci si accorge che Daniela Nicosia fondandosi su un rigoroso rispetto delle fonti galileiane - ha cercato di costruire un personaggio diverso, sia perché meno investito di funzioni ideologicopedagogizzanti, sia perché lo spettacolo attraversa l intera vita dello scienziato, per il diverso grado di complessità sentimentale, scientifica, umana. L aver valorizzato il ruolo determinante delle figure femminili lungo tutta l esistenza di Galileo e l intreccio costante tra la risoluzione dei problemi della vita quotidiana e quella dei teoremi sul moto degli astri, le passioni scientifiche e sentimentali, la carica vitale, le pulsioni sessuali, gli eccessi nei confronti dei piaceri della vita, la lotta per far quadrare i bilanci, le geniali invenzioni, sono alcuni dei punti di forza dello spettacolo. Che viene valorizzato anche dalla bravura degli interpreti e da una regia che riesce a rendere omaggio con soluzioni semplici e affascinanti ai grandi teatralizzatori del Novecento.

14 SHOA LE MEMORIE drammaturgia e regia Daniela Nicosia con Vania Bortot e Vassilij Mangheras Bianco vuoto silenzio. Entriamo Una pagina già scritta dalla storia, una pagina da sfogliare ancora insieme attori e spettatori, entrambi protagonisti di un unico universo sospeso che coinvolge l intero spazio teatro, solcato, attraversato dalle presenze degli uni come degli altri. Identità negate, cancellate quelle dei deportati della Shoa, emozioni raggelate nelle parole strappate, tra cronaca e testimonianza. Dettagli, del grande quadro della deportazione, rivelati a fil di labbra, a distanza ravvicinata, mentre, accanto a noi, la quotidianità si impone nella preparazione del cibo, negli atti ripetuti di ogni giorno. Una figura femminile basita, raccolta e terribile negli sguardi accompagna con la sua assorta gestualità il racconto di chi, in prima persona rivive; entrambi compongono questa sinfonia del silenzio. Memoria che si fa segno, qualcosa che resta, coinvolge i sensi, naviga tra le voci di chi, da Primo Levi a Elie Wiesel, ha vissuto sulla propria pelle l oltraggio della Shoa. Fonti: Deportazione e memorie femminili ( ), a cura di Bruna Bianchi, Unicopli I sommersi e i salvati, Primo Levi, Einaudi Se questo è un uomo La tregua, Primo Levi, Einaudi La voce dei sommersi, a cura di Carlo Saletti, Gli specchi Marsilio La notte, Elie Wiesel Lo spettacolo necessità di rapporti ravvicinati attori-spettatori, il numero di questi ultimi verrà pertanto concordato con gli organizzatori in ragione dei differenti spazi. Prima Fila - Caterina Barone Il ricordo e la riflessione su eventi di un passato recente che marchino con segno indelebile la storia dell'umanità sta alla base di Shoa Le Memorie. Un teatro di impegno civile, dunque, che non nasce, però, con toni magniloquenti e retorici della predicazione, ma si affida all'espressione pacata ed essenziale di fatti e sentimenti, tali da arrivare al cuore e alla mente degli spettatori. Spettatori e attori vicini gli uni agli altri sulla scena condividono le stesse emozioni all'interno di una sorta di camera bianca, dove le suppellettili sono coperte in segno di lutto come in una casa chiusa e ormai disabitata. Il Gazzettino - Dino Bridda La narrazione entra subito sotto pelle, sia grazie alla mediazione verbale che a quella muta, lenta inquietante e solo gestuale. La tragedia della shoa emerge in tutto il suo crudo realismo, passa attraverso testimonianze dolorose che svelano le identità negate, le lacerazioni individuali e del tessuto sociale, le violenze delle deportazioni. Tutto avviene con la forza di parole dure come macigni e di gesti e di sguardi che finiscono per essere accusatori. [ ] L intensa drammaturgia di Daniela Nicosia non è uno spettacolo, nel senso tradizionale del termine, ma è un messaggio di carattere alquanto forte che intende richiamare ognuno, attore e spettatore, alla sua responsabilità di uomo e cittadino di fronte ad una tragedia che appartiene ormai alla memoria e che non può e non deve essere cancellata dalle coscienze. Corriere delle Alpi - Lina Beltrame Daniela Nicosia ci propone un nuovo modo di fruire lo spazio teatro e di concepire il rapporto attore spettatore.

15 ECCOMI QUI: STORIE E SEGRETI DI UN ALBERO un progetto di e con Clara Libertini Ogni primavera, anche se tu sarai distratto, anche se ti troverai lontano e mi avrai quasi dimenticato, io farò il mio dovere. E ospiterò nidi e mi allungherò, di un palmo. Aggiungerò un anello, per contare anche i tuoi anni, uno dopo l'altro, senza mai sbagliarmi, mai. Estenio Mingozzi da L anima degli alberi È la memoria di un albero la protagonista di uno spettacolo volutamente pensato per piccoli gruppi di piccoli spettatori, sorpresi a scuola da un misterioso personaggio che ha tanto vissuto, tanto visto, ma nessuno sa chi sia profuma di boschi e cieli aperti e nevi, ha varcato la soglia della scuola, è lì, accoglie i bambini, si racconta rivela segreti Ma chi è? Per scoprirlo è necessario mettersi in ascolto, la sua voce è proprio come la nostra e le sue storie ci assomigliano. Quante cose ha visto quante ne sono passate quante ne ha passate Parla in prima persona e solo in ultimo, il misterioso personaggio si rivelerà essere l albero, rifugio e sostegno, respiro assoluto del tempo. Nello spettacolo suggestioni olfattive e visive arricchiranno la storia intenta a tessere, un rapporto di tenera confidenza con i piccoli spettatori, a tracciare e a sollecitare una relazione affettiva, con ciò che ci circonda, qualcosa che ci rende semplicemente umani, qualcosa che spesso l età adulta trascura, immemore di essere tutti parti di un insieme che si chiama vita. Un albero parla, e danza con il vento sa farsi musica, e quando le formiche camminano sui suoi rami soffre il solletico e gioca a nascondino con la nebbia, ci avete mai pensato? Un albero vive e dona vita, racchiude storie, misteri, silenzi che bisogna saper ascoltare e rispettare. Contenuti e finalità Una storia semplice, immediata, intenta a tessere, un rapporto intimo, quasi ad personam, in cui l esperienza del bambino possa riconoscersi, al fine di stabilire un intesa, una tenera confidenza con il personaggio, simbolo di attese silenti e di speranze per un mondo migliore che ci renderà tutti più umani, tutti parti di quel dono meraviglioso che è la vita, la vita del mondo vegetale così come di quello animale. Una riflessione sul rapporto uomo-natura, rivolta ai più giovani per sviluppare, in essi, attraverso le emozioni del linguaggio teatrale, l attitudine all ascolto dell ambiente naturale e al rispetto che ne consegue, tracciando legami affettivi con gli elementi che compongono il paesaggio, elementi atti a tradursi in paesaggio umano, sapere diffuso per la comunità futura. La dimenticanza dell ambiente in cui viviamo ha già generato troppi disastri ecologici, la consapevolezza diffusa, invece, di essere, in quanto uomini, parti di un insieme che deve potersi sviluppare armonicamente, potrà indurre nelle generazioni future comportamenti più adeguati. Per questa ragione cerchiamo un legame affettivo con i nostri piccoli spettatori, per favorire una consapevolezza che fluisca sul piano emotivo ancor prima che su quello cognitivo. Il testo dello spettacolo è scaturito dalla composizione artistica, dei materiali verbali e gestuali, prodotti dai bambini e da anziani, in sede di laboratorio al fine di dar vita ad una narrazione semplice, giocosa e accattivante, per i più piccoli. Bibliografia Il segreto del bosco vecchio, Dino Buzzati Le voci del bosco, Mauro Corona Mio nonno era un ciliegio, Angela Nanetti L'uomo che piantava alberi, Jean Giono L'anima degli alberi, Estenio Mingozzi Arboreto selvatico, Mario Rigoni Stern Il Barone rampante, Italo Calvino

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