Deontologia e responsabilità professionali dell'assistente sociale. Laboratori di formazione per assistenti sociali
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1 Deontologia e responsabilità professionali dell'assistente sociale Laboratori di formazione per assistenti sociali 2012
2 QUESITO RESPONSABILITA NEL PRENDERE DECISIONI SU UN PROGETTO - INGERENZA DEI RESPONSABILI NEI CONFRONTI DELLA VALUTAZIONE PROFESSIONALE ART. 10 CD L esercizio della professione si basa su fondamenti etici e scientifici, sull autonomia tecnico-professionale, sull indipendenza di giudizio e sulla scienza e coscienza dell assistente sociale.. ART. 50 CD risponde ai responsabili dell organizzazione. salvaguardando la sua autonomia tecnica e di giudizio.
3 PARERE DEL LEGALE Gli enti pubblici e privati datori di lavoro degli AS non possono imporre al professionista di modificare le sue valutazioni, poichéqueste positive o negative, si presumono espresse in base all autonomia tecnico professionale garantita dall art 1 della L. n.84 che dispone all art.1: L AS opera con autonomia tecnicoprofessionale e di giudizio in tutte le fasi dell'intervento..
4 Diverso èil caso del progetto sociale quando comporta impiego di risorse finanziarie Il progetto potrebbe essere soggetto ad osservazioni da parte dell ente che deve approntare le risorse finanziarie ma limitatamente all aspetto della disponibilitàdi quelle risorse, con eventuale motivato invito al professionista di procedere ad un adeguamento del progetto alle effettive disponibilità finanziarie, adeguamento che rimane di esclusiva competenza dell AS e non puòessere effettuato dell ente senza il concorso determinante del professionista
5 Le giunte sono prive della competenza ad adottare concreti atti di gestione, assegnati in via esclusiva alla responsabilitàe competenza dei dirigenti o responsabili di servizi ai sensi dell'art. 107 d.lgs267/2000, esse non sono poste in posizione di gerarchia Il rapporto gerarchico puòsussistere solo in quanto l'organo superiore e quello inferiore condividano una medesima competenza...meno che mai, poi, un rapporto gerarchico potrebbe intercorrere tra un singolo componente della giunta e l'organo tecnico, visto che l'assessore non assume rilievo e poteri giuridici se non agendo collegialmente nell'ambito della giunta. dott. Raffaele Quindici Avv. Luigi Di Filippo, consulente legale Ordine Nazionale assistenti sociali
6 In presenza di un decreto del Tribunale che prescrive la realizzazione di un intervento che richieda oneri al comune (esinserimento in comunitàdi minori) non èpossibile modificare il progetto quindi l ente si assume la responsabilitàdella propria decisione e di comunicarla all autorità giudiziaria
7 Gli atti di normazione locale (statuti e regolamenti) debbono uniformarsi al principio per cui i poteri di indirizzo e di controllo politico - amministrativo spettano agli organi di Governo, mentre, la gestione amministrativa, finanziaria e tecnica èattribuita ai dirigenti mediante autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo.. dott. Raffaele Quindici
8 POSSIBILI STRATEGIE 1. far comprendere agli amministratori i motivi della scelta e le conseguenze delle scelte 2. nell ipotesi in cui l ente non abbia i fondi sia che scelga di non pagare informare il Tribunaleche non sussistono le condizione per rendere esecutivo il decreto per scelte non imputabili alla sua responsabilitàprofessionale e tecnica. 3. informare per iscritto l Ordine dei fatti e delle scelte dell ente senza fornire elementi riguardanti l utente.
9 POSSIBILI STRATEGIE 4. avviare una riflessione interna alla professione: come conciliare l essere dipendenti e contestualmente professionisti 5. proteggersi,comunicato stampa del SUNAS MI, vedi Sito dell Ordine Regionale AS della Lombardia
10 QUESITORESPONSABILITA RISPETTO ALLE IMPOSIZIONI DELL ENTE CHE VA IN CONTRASTO CON L AUTONOMIA DECISIONALE Art. 49 C.D. L assistente sociale che svolge compiti di direzione o coordinamento ètenuto a rispettare e sostenere l autonomia tecnica e di giudizio dei colleghi, a promuovere la loro formazione, la cooperazione e la crescita professionale, favorendo il confronto fra professionisti. Si adopera per promuovere e valorizzare esperienze e modelli innovativi di intervento, valorizzando altresìl'immagine del servizio sociale, sia all'interno, che all'esterno dell'organizzazione.
11 Art. 50 C.D. Il rapporto gerarchico funzionale tra colleghi risponde a due livelli di responsabilità: verso la professione e verso l organizzazione e deve essere improntato al rispetto reciproco e delle specifiche funzioni. Nel caso in cui non esista un ordine funzionale gerarchico della professione, l assistente sociale risponde ai responsabili dell organizzazione di lavoro per gli aspetti amministrativi, salvaguardando la sua autonomia tecnica e di giudizio.
12 QUESITO FIN DOVA ARRIVA IL SEGRETO PROFESSIONALE E LA RISERVATEZZA NELLA GESTIONE DEL CASO Cos è il segreto professionale? L. 119/2001 Disposizioni concernenti l'obbligo del segreto professionale per gli assistenti sociali. Art.622 C.P. Rivelazione di segreto professionale Chiunque, avendo notizia, per ragione del proprio stato o ufficio, o della propria professione o arte, di un segreto, lo rivela, senza giusta causa, ovvero lo impiega a proprio o altrui profitto, èpunito, se dal fatto puòderivare nocumento, con la reclusione fino ad un anno o con la multa da lire sessantamila a un milione. Il delitto è punibile a querela della persona offesa.
13 Art. 103 C.P.P. Garanzie di libertà del difensore.comma 3. Nell accingersi a eseguire una ispezione, una perquisizione o un sequestro nell ufficio di un difensore, l autorità giudiziaria a pena di nullità avvisa il consiglio dell ordine forense del luogo perché il presidente o un consigliere da questo delegato possa assistere alle operazioni. Allo stesso, se interviene e ne fa richiesta, è consegnata copia del provvedimento
14 Segreto d ufficio: Art. 26 C. D.L assistente sociale ètenuto a segnalare l obbligo della riservatezza e del segreto d ufficio a coloro con i quali collabora.. o che possono avere accesso alle informazioni o documentazioni Art. 201 C.P.P. Segreto di ufficio Art 326 C.P. Rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio
15 Art. 28 C. D. L assistente sociale ha l obbligo del segreto professionale su quanto ha conosciuto per ragione della sua professione esercitata sia in regime di lavoro dipendente, pubblico o privato, sia in regime di lavoro autonomo libero professionale, e di non rivelarlo, salvo che per gli obblighi di legge e nei seguenti casi: -rischio di grave danno allo stesso utente o cliente o a terzi, in particolare minori, incapaci o persone impedite a causa delle condizioni fisiche, psichiche o ambientali; -richiesta scritta e motivata dei legali rappresentanti del minore o dell incapace nell esclusivo interesse degli stessi; -autorizzazione dell interessato o degli interessati o dei loro legali rappresentanti resi edotti delle conseguenze della rivelazione; - rischio grave per l incolumità dell assistente sociale.
16 Art. 23C. D. la riservatezza ed il segreto professionale costituiscono diritto primario dell utente e dovere dell as, nei liniti della normativa vigente Art. 24C. D.l a natura fiduciaria della relazione con utenti o clienti obbliga l assistente sociale a trattare con riservatezza le informazioni e i dati riguardanti gli stessi, per il cui uso o trasmissione, nel loro esclusivo interesse, deve ricevere l esplicito consenso degli interessati, o dei loro legali rappresentanti, ad eccezione dei casi previsti dalla legge Art. 25C. D.L assistente sociale deve adoperarsi perchésia curata la riservatezza della documentazione relativa agli utenti, in qualunque forma prodotta, salvaguardandola da ogni indiscrezione, anche nel caso riguardi ex utenti o clienti, anche se deceduti
17 Art. 26 L assistente sociale ètenuto a segnalare l obbligo della riservatezza e del segreto d ufficio a coloro con i quali collabora. o che possono avere accesso alle informazioni o documentazioni riservate Art. 30L assistente sociale nel rapporto con enti, colleghi ed altri professionisti fornisce unicamente dati e informazioni strettamente attinenti e indispensabili alla definizione dell intervento.
18 QUESITO LIMITE AUTONOMIA PROFESSIONALE RISPETTO AL MANDATO E ALLA DISPONIBILITA DI RISORSE DELL ORGANIZZAZIONE DI APPARTENENZA: CI SONO ALTRE STRADE PER DARE RISPOSTE AI CITTADINI? TITOLO VI ART.45 L assistente sociale deve impegnare la propria competenza professionale per contribuire al miglioramento della politica e delle procedure dell organizzazione di lavoro, all efficacia, all efficienza, all economicità e alla qualità degli interventi e delle prestazioni professionali. Deve altresì contribuire all'individuazione di standards di qualità e alle azioni di pianificazione e programmazione, nonché al razionale ed equo utilizzo delle risorse a disposizione
19 Art. 46. L a.s. non deve accettare o mettersi in condizioni di lavoro che comportino azioni incompatibili con i principi e le norme del Codice o che siano in contrasto con il mandato sociale o che possano compromettere gravemente la qualità e gli obiettivi degli interventi o non garantire rispetto e riservatezza agli utenti. Art. 47 L a.s. deve adoperarsi affinché le sue prestazioni professionali si compiano nei termini di tempo adeguati a realizzare interventi qualificati ed efficaci, in un ambiente idoneo a tutelare la riservatezza dell utente
20 POSSIBILI STRATEGIE indicare una proposta di prioritàd intervento che si vorrebbe adottare (scriverlo nella lettera in cui si comunica l eccessivo carico di lavoro e chiedere risposta scritta); chiedere, esplicitandolo nella comunicazione scritta, di definire le prioritàdi intervento per l organizzazione e una comunicazione scritta informare l ordine regionale delle azioni di sensibilizzazione avviate nei confronti del proprio ente creare sintonia,connessioni e coerenza fra TITOLO III Responsabilitàdell assistente sociale nei confronti della persona utente e cliente e TITOLO VI Responsabilitàdell assistente sociale nei confronti dell organizzazione di lavoro
21 Titolo IV RESPONSABILITÀDELL ASSISTENTE SOCIALE NEI CONFRONTI DELLA SOCIETÀ Capo I Partecipazione e promozione del benessere sociale Art. 35. Nelle diverse forme dell esercizio della professione l assistente sociale non può prescindere da una precisa conoscenza della realtà socio-territoriale in cui opera e da una adeguata considerazione del contesto culturale e di valori, identificando le diversitàe la molteplicitàcome una ricchezza da salvaguardare e da difendere, contrastando ogni tipo di discriminazione
22 Art. 37L assistente sociale ha il dovere di porre all attenzione delle istituzioni che ne hanno la responsabilitàe della stessa opinione pubblica situazioni di deprivazione e gravi stati di disagio non sufficientemente tutelati, o di iniquità e ineguaglianza.
23 Art. 38 L a.s. deve conoscere i soggetti attivi in campo sociale, sia privati che pubblici, e ricercarne la collaborazione per obiettivi e azioni comuni che rispondano in maniera articolata e differenziata a bisogni espressi, superando la logica della rispostaassistenzialisticae contribuendo alla promozione di un sistema di rete integrato Art. 39. L a.s. deve contribuire ad una corretta e diffusa informazione sui servizi e le prestazioni per favorire l'accesso e l'uso responsabile delle risorse, a vantaggio di tutte le persone, contribuendo altresìalla promozione delle pari opportunità.
24 QUESITO: GESTIONE DEL CARICO DI LAVORO ART. 47 L assistente sociale deve adoperarsi affinchéle sue prestazioni professionali si compiano nei termini di tempo adeguatia realizzare interventi qualificati ed efficaci, in un ambiente idoneo a tutelare la riservatezza dell utente e del cliente ART. 48 L assistente sociale deve segnalare alla propria organizzazione l'eccessivo carico di lavoroo evitare nell esercizio della libera professione cumulo di incarichi e di prestazioni quando questi tornino di pregiudizio all utente o al cliente.
25 CODICE DI COMPORTAMENTO DEI DIPENDENTI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI (pubblicato Gazzetta Ufficiale n. 84 del e più volte aggiornato fino al GAZZETTA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA Serie generale - n. 46) Ministro per la funzione pubblica L'assistente sociale èun professionista, ma svolge procedimenti amministrativi e deve rispettare la legge 241/1990 (legge generale sulla trasparenza amministrativa e sui procedimenti amministrativi).
26 Art.2 Principi Comma 2 CODICE DI COMPORTAMENTO DEI DIPENDENTI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI Il dipendente mantiene una posizione di indipendenza, al fine di evitare di prendere decisioni o svolgere attivitàinerenti alle sue mansioni in situazioni, anche solo apparenti, di conflitto di interessi. Egli si impegna ad evitare situazioni e comportamenti che possano nuocere agli interessi o all'immagine della PA.
27 Comma 3 Nel rispetto dell'orario di lavoro, il dipendente dedica la giusta quantitàdi tempo e di energie allo svolgimento delle proprie competenze, si impegna ad adempierle nel modo piùsemplice ed efficiente nell'interesse dei cittadini e assume le responsabilità connesse ai propri compiti. Comma 5.. Nei rapporti con i cittadini, egli dimostra la massima disponibilitàe non ne ostacola l'esercizio dei diritti. Favorisce l'accesso degli stessi alle informazioni a cui abbiano titolo.
28 Cos èil mandato? QUESITO: MANDATO PROFESSIONALE NEI CONFRONTI DELL UTENTE E DELL ORGANIZZAZIONE concetto che contiene quell insieme di funzioni attribuite, di assegnazione di ruolo, di attese di compito e di competenze assegnate, che dovrebbero orientare e motivare gli interventi degli operatori nei servizi sociali (Gui, 2008)
29 Triplice mandato del servizio sociale Mandato professionale Mandato sociale Mandato istituzionale Primato della PERSONA Aiuto rispettoso dei BISOGNI e DIRITTI (autodeterminaz.) Aiuto RESPONSABILIZZANTE Promuovere SOLIDARIETÀ EQUITÀ/ APPROPRIATEZZA delle risposte Conciliazione DIRITTI DOVERI RESPONSABILITÀ SOCIALI Regolazione dell ACCESSO Competenza PER PRESA IN CARICO efficienti ed efficaci INTEGRAZIONE professionisti. e organizzazione.
30 Tre aree nel lavoro dell assistente sociale Approccio trifocale 1.le persone (singoli, coppie e famiglie) 2. la comunità (gruppi, realtà istituzionali e non, le relazioni di un determinato contesto) 3. l organizzazione ( Il servizio sociale non è astraibile dal tempo, dal luogo e dalle istituzioni entro cui si articola)
31 Mandati e Codice Deontologico Il Codice deontologico, centrato sul principio della responsabilitàprofessionale, riprende con coerenza i concetti di triplice mandato e di prospettiva trifocale dell intervento. Nei titoli III, IV, VI e VII, individua i soggetti a cui il professionista risponde: - la persona utente/cliente -la società - l organizzazione in cui è inserito - la propria comunità professionale
32 Titolo III Responsabilità nei confronti della persona utente cliente - FIN DOVE L OPERATORE NELLA PRESA IN CARICO PUO SPINGERSI AD ACCOMPAGNARE L UTENTE NELL ADESIONE AL PROGETTO - LA RESPONSABILITA NEI CONFRONTI DI ALCUNE CATEGORIE RISPETTO AD ALTRE - ALLA RESPONSABILITA RELATIVAMENTE AL CONFINE TRA LA LIBERTA DI SCELTA DELL UTENTE E LA NOSTRA VALUTAZIONE Titolo V Responsabilità nei confronti di altri colleghi e professionisti - LA RESPONSABILITA NEI CONFRONTI DEI COLLEGHI: COSA CI AIUTA A RENDERE VISIBILI LE NOSTRE COMPETENZE - QUALI SONO GLI ELEMENTI CHE RENDONO CREDIBILE LA VALUTAZIONE SOCIALE
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