P.A.T. RELAZIONE GEOLOGICA. Comune di Fontanelle Provincia di Treviso Regione del Veneto. Piano di Assetto del Territorio

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1 Comune di Fontanelle Provincia di Treviso Regione del Veneto P.A.T. Piano di Assetto del Territorio RELAZIONE GEOLOGICA Progettisti: Urb. Francesco Finotto Urb. Roberto Rossetto Arch. Valter Granzotto Relazione geologica redatta da: Dr. Geol. Omar Fagarazzi Co-progettazione: Regione del Veneto Direzione Urbanistica Provincia di Treviso

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3 RELAZIONE GEOLOGICA FONTANELLE INDICE 1. PREMESSA INQUADRAMENTO NORMATIVO FONTE DEI DATI E METODOLOGIA DI LAVORO INFORMATIZZAZIONE E RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFIA DESCRIZIONE GENERALE DEL TERRITORIO GEOMORFOLOGIA GEOLITOLOGIA SISMICA IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA IDROLOGIA IDROGEOLOGIA COMPATIBILITA GEOLOGICA, ELEMENTI DI VINCOLO E INVARIANTI LE AREE SOGGETTE A DISSESTO IDROGEOLOGICO INVARIANTI E VINCOLI CONCLUSIONI

4 1. PREMESSA Questo documento illustra la metodica di indagine che ha portato alla stesura della cartografia a carattere geologico del PAT, sulla base di tematismi gestibili mediante il sistema informativo territoriale della Regione Veneto. Con l approvazione del PTCP della Provincia di Treviso, le competenze urbanistiche sono state acquisite dalla provincia stessa. Come previsto dalla normativa, il lavoro è distinto in una fase di acquisizione dei dati descrittivi del territorio che porta alla definizione del Quadro Conoscitivo (fase d analisi) e in una fase di elaborazione delle informazioni strutturate in una visione progettuale del territorio (fase di progetto). 2. INQUADRAMENTO NORMATIVO La programmazione e la gestione del territorio sono regolate da diversi dispositivi normativi a carattere regionale che prevedono l uso di strumenti urbanistici e pianificatori quali, in particolare, il Piano Regolatore Generale, integrati da specifiche indagini e studi a carattere geologico. I principali strumenti normativi che regolano la gestione del territorio: - LR n 40 del 2 maggio 1980: Norme per l assetto e l uso del territorio ; - DGRV del 24 maggio 1983: questa delibera indica l elenco degli elaborati e le modalità di redazione dei piani urbanistici; - LR n 61 del 27 giugno 1985: Norme per l assetto e l uso del territorio ; - DGRV n 615 del 21 febbraio 1996 Grafie unificate e più recenti disposizioni regionali. La cartografia geologico-tecnica individua le attitudini delle singole unità del terreno, con particolare riferimento al loro assetto geologico e morfologico e ai processi geodinamici in atto e deve contenere una classificazione dei terreni ai fini della loro utilizzazione come risorsa naturale. La considerazione che i fenomeni geodinamici agenti sul territorio non possono essere descritti solamente nell ambito di confini comunali, ma è necessario inquadrarli in una visione d insieme, ha portato la Regione Veneto a emanare la Legge Regionale n 11 del 23 aprile Questa norma prevede diversi livelli di pianificazione territoriale, regionale (PTRC, Piano Territoriale Regionale di Coordinamento), provinciale (PTCP e PATI, rispettivamente Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e Piano di Assetto Territoriale Intercomunale) e comunale (PAT, Piano di Assetto Territoriale). Quest ultimo, insieme al Piano degli Interventi Comunali (PI), sostituisce il precedente PRG. La Legge Regionale n 11 ha tra i suoi contenuti e finalità... la messa in sicurezza degli abitati e del territorio dai rischi sismici e di dissesto idrogeologico... evidenziando problematiche legate ad aspetti di difesa del territorio dagli eventi naturali. Da questa esigenza nasce l'obbligo di una conoscenza approfondita delle dinamiche geologico-ambientali che hanno una diretta influenza 4

5 sull evoluzione del territorio e sulla sua sicurezza, e la necessità di una raccolta ed elaborazione dei dati territoriali esistenti, organizzandoli in sistemi informativi strutturati. La sintesi di questi dati si manifesta nella matrice 5 (Suolo e sottosuolo) del Quadro Conoscitivo del PAT. Il Quadro Conoscitivo (QC) è costituito dal... complesso di informazioni necessarie che consentono un organica rappresentazione e valutazione dello stato del territorio e dei processi evolutivi che lo caratterizzano e costituisce il riferimento indispensabile per la definizione degli obbiettivi e dei contenuti di piano per la valutazione della sostenibilità. Il QC individua il grado di vulnerabilità, le condizioni di fragilità ambientale, le risorse naturali del territorio, nell ambito di una valutazione di sostenibilità dello sviluppo e il suo impatto verso l ambiente. La conoscenza del territorio così ricavata permette lo sviluppo di elaborati progettuali di supporto alla pianificazione, con particolare riferimento all individuazione delle diverse attitudini del territorio e relativi vincoli, attraverso la redazione di tematismi tra cui il Sistema dei Vincoli, le Invarianti e le Fragilità. Nello specifico, per il territorio del Comune di Fontanelle, sono state prodotte tre tavole d analisi per il QC: Carta Litologica, Carta Idrogeologica e Carta Geomorfologica; una tavola di progetto Fragilità - Compatibilità Geologica con una mappatura delle aree soggette a dissesto idrogeologico (aree esondabili). Inoltre, il territorio comunale è compreso nella fascia delle risorgive, cui sono associate particolari problematiche connesse alla falda emergente. 3. FONTE DEI DATI E METODOLOGIA DI LAVORO Il lavoro si è sviluppato partendo dal materiale cartografico (Carta Geomorfologica, Carta Geolitologica, Carta Idrogeologica e Carta delle penalità ai fini edificatori) e dalla relazione illustrativa, allegate alla Variante n 1 al PRG del 1990 del Comune di Fontanelle, eseguite dal dr. geol. Antonio Della Libera con la collaborazione del dr. Geol. Ennio Benedet. L attività svolta ha cercato di sintetizzare e armonizzare le informazioni derivanti dal PRG con altre provenienti dai materiali d elaborazione messi a disposizione dalla Provincia di Treviso per il PTCP (adottato nel giugno 2008 e approvato nel marzo 2010), dalla Regione Veneto per il PTRC, da varie pubblicazioni a carattere geologico edite nell ultimo decennio, dall archivio lavori di proprietà Proteco, da altre informazioni fornite dal Comune. E stata consultata e analizzata la bibliografia e la cartografia tematica disponibile del Consorzio di bonifica Pedemontano Sinistra Piave, per quanto riguarda la gestione del reticolo delle acque superficiali, i manufatti idraulici, aree allagate e aree sondabili. Interventi sulla rete idraulica sono in progettazione avanzata, soprattutto casse d espansione delle piene, ricalibratura delle aste fluviali, impianti idrovori. 5

6 4. INFORMATIZZAZIONE E RAPPRESENTAZIONE CARTOGRAFIA I dati disponibili per le analisi sono stati elaborati con applicativi GIS Geomedia per produrre dati conformi alle specifiche della L.R. 11/2004 della Regione Veneto. Per la vestizione dei tematismi geologici sono state utilizzate le grafie unificate del 23 marzo 2007, aggiornate al 25 maggio 2009, messe a disposizione dal Servizio Geologico della Regione Veneto. Seguendo le metodologie dell analisi geospaziale, sono stati interpolati i dati puntuali rilevati sul territorio o ricavati da altre fonti ufficiali. I risultati ottenuti sono stati elaborati attraverso un analisi critica e successivamente strutturati secondo le codifiche e le specifiche regionali. Per l incrocio dei dati sono state utilizzate le classiche funzionalità GIS di overlay mapping, che hanno permesso l individuazione delle aree tematiche oggetto di studio. 5. DESCRIZIONE GENERALE DEL TERRITORIO Il territorio del Comune di Fontanelle si estende nella porzione orientale della Provincia di Treviso, nella fascia della media pianura compresa tra i fiumi Piave e Livenza, all interno della fascia delle risorgive. Esso confina a nord con i comuni di Codognè e Gaiarine; a est con Mansuè; a sud con Oderzo e Ormelle; a ovest con San Polo di Piave e Vazzola. L area oggetto di studio è caratterizzata da una morfologia per lo più pianeggiante, blandamente ondulata, con quote che variano da circa 23 m s.l.m. della parte settentrionale, al limite con il territorio di Codognè, a quote attorno a 10,5 m s.l.m. delle bassure presenti nella parte meridionale, verso il confine con Oderzo. Il territorio in questione è formato da terreni di origine alluvionale: dalle fasi fluviali tardoglaciali dominate dalle deposizioni del sistema del F. Piave a quelle più recenti di età olocenica, ancora del Piave e del sistema Monticano - fiumi di risorgiva. Il sottosuolo, nella prima decina di metri, può essere diviso in due domini: uno sud-occidentale costituito da prevalenti sedimenti sabbiosi; un altro nord-orientale costituito da una successione di prevalenti sedimenti limoso-argillosi affiancati e/o alternati da lembi e lingue sabbiose e sabbioseghiaiose in rapida variazione tra loro sia nei rapporti verticali sia laterali. Il secondo dominio è caratterizzato dalla presenza in superficie di un paleosuolo. La complessa interdigitazione stratigrafica, tipica di questa zona di transizione tra l alta e la bassa pianura, crea i presupposti per la venuta a giorno di parte delle acque sotterranee (risorgive) e nel contempo, la formazione di quel sistema multifalda della bassa pianura veneta caratterizzato dalla sequenza di acquiferi alloggiati negli strati sabbiosi e separati da livelli limoso-argillosi più impermeabili. 6

7 Il territorio è attraversato in direzione NW-SE dal Fiume Monticano, in cui confluiscono le acque di vari corsi minori, principalmente di origine risorgiva, tra i quali il Rio Piavesella, il Fosso Borniola, il Fiume Lia. Nella parte orientale sono presenti il sistema del Fiume Rasego-Rio Albina e il Canale Resteggia che sono invece tributari di destra del F. Livenza. Il F. Monticano scorre in un alveo monocursale, ristretto, assieme a quasi tutti i suoi tributari, in un sistema di alte arginature, più alte di 3-4 m rispetto al piano campagna. Il livello della falda freatica è prossimo al piano campagna ed è in parte collegato all attività irrigua e scolante del Consorzio di bonifica Pedemontano Sinistra Piave, oggi riunito con altri consorzi nel Consorzio di bonifica Piave. Dal punto di vista sismico, l area in questione è classificata all interno della classe di accelerazione massima del suolo 0,125-0,200 g; da un punto di vista normativo (ai sensi della classificazione dell O.P.C.M. 3274/2003 e successive) e relativamente alle problematiche amministrative appartiene alla zona GEOMORFOLOGIA L area oggetto di studio è situata nella media pianura trevigiana, caratterizzata da una morfologia per lo più pianeggiante, anche se lievemente ondulata, con quote che variano da un massimo di circa 23 m s.l.m. della parte settentrionale, al limite del territorio di Codognè, a quote minime attorno a 10,5 m s.l.m. delle bassure presenti nella parte meridionale, verso il confine con Oderzo. Le quote delle sommità arginali lungo il Monticano si ergono di circa 4 m rispetto alla quota della campagna circostante. L inclinazione della superficie topografica, complessivamente verso est-sud-est, è circa 1,5. Nell area sono presenti terreni di origine alluvionale depositati dal sistema del F. Piave in processi di sovrapposizione e interdigitazione di sedimenti in un periodo compreso dall ultimo massimo glaciale all Olocene; alternati a modeste fasi erosive. A questo si sovrappongono le fasi alluvionali del Monticano e secondariamente dei fiumi di risorgiva. Le antiche forme del territorio sono riconoscibili ancorché mascherate dagli interventi di urbanizzazione, dall attività agricola o modificate dagli interventi sulla rete fluviale. La ricostruzione della morfologia e la definizione delle principali forme del territorio si sono realizzate nella Carta Geomorfologica; le principali forme derivano dall analisi di diverse fonti bibliografiche, cartografiche, fotografiche: - studio delle forme naturali e antropiche, sul campo e su foto aeree; - carta geomorfologica allegata al PRG comunale del dicembre 1990; - carta geomorfologica ricavata dal PTCP della Provincia di Treviso; - interpretazione del microrilievo informatizzato della Provincia di Treviso fornito da Arpav (Centro Agroambientale di Castelfranco Veneto) che è stato riportato come tematismo lineare; 7

8 - ortofoto regionale del 2007; - riprese satellitari di vari visualizzatori virtuali presenti in internet. Il microrilievo è il risultato del modellamento della pianura operato dai processi erosivi e di deposizione fluviale; poiché i dislivelli sono poco accentuati, diventa un elemento essenziale per una corretta analisi del territorio. Nella Carta Geomorfologica, le isoipse sono state raggruppate in classi con equidistanza pari a 1 m. L'andamento altimetrico segnala almeno 3 strutture relativamente più elevate, di direzione WNW-ESE, che si diramano dal corso del F. Piave e sfumano a sud nei pressi del confine con Oderzo. I dossi hanno ricevuto probabilmente apporti da alluvioni e fasi di rimaneggiamento più recenti del Monticano. I dossi fluviali sono elevati di qualche metro sulla pianura circostante e sono formati dalla sedimentazione di materiali sabbioso-limosi ai lati dell alveo a formare barre e argini naturali. Quando il fiume abbandona il tracciato in seguito a una deviazione, la morfologia assume un assetto di dorsale appiattita, segnata da tracce di paleoalvei. I paleoalvei sono riconoscibili dal colore scuro, fase finale di un canale alluvionale non più attivo, riempito di sedimenti fini a umidità maggiore. Il dosso più settentrionale, in corrispondenza del corso attuale del F. Monticano, segna il margine nord-est del dominio deposizionale del Piave olocenico, costituito da prevalenti sedimenti sabbiosi, con modesti segni di alterazione. Il risalto morfologico accentua la differenza con aree altimetricamente depresse, caratteristiche delle pianure fluviali dove le zone più distali dei corsi d acqua diventano aree a drenaggio difficile, costituite da sedimenti fini, talora ricchi di sostanza organica, anche se solo nelle parti superficiali. Le alluvioni del F.Piave sono state rimaneggiate e incise anche dai corsi d acqua minori, di risorgiva quali il Fiume Lia e il Fosso Borniola. Nella parte nord-orientale del territorio comunale le isoipse del microrilievo segnalano una serie di depressioni vallive che confluiscono nella bassura presente in corrispondenza del F. Livenza, forse legate a fasi d incisione più pronunciata dell attuale. A nord del dosso (sinistra Monticano) sono prevalenti sedimenti più fini con la presenza di un paleo suolo sub-affiorante: si tratta della superficie della pianura pleistocenica. Questa superficie è stata modellata da processi erosivi, di cui i modesti avvallamenti della porzione nord-orientale del territorio potrebbero essere testimonianza. In questi dolci avvallamenti, percorsi da fiumi di risorgiva quali il Rasego, l Albina e il Resteggia, si evidenziano aree topograficamente depresse, come quelle in località Vallonto. Sulla base delle foto aeree, si evidenzia anche in questa zona una serie di paleoalvei, rilevabili dal colore più chiaro dei sedimenti sabbiosi, più permeabili e a umidità minore. Il Fiume Monticano stesso ha apportato sedimenti recenti, prevalente limi sabbiosi, contribuendo a ricoprire la superficie pleistocenica sovraconsolidata. 8

9 Un imponente sistema di argini artificiali confina il Monticano all interno di una ristretta fascia di territorio. Gli argini sono la forma più visibile nel territorio poiché la quota delle loro sommità è mediamente di circa 4 m rispetto a quelle della campagna circostante. Modesti argini artificiali delimitano anche il corso dei principali corsi d acqua di risorgiva presentando altezze variabili tra 0,5 e 2,0 m dal piano campagna. Tra le forme di origine antropica sono stati sottolineati gli assi viari più importanti che sono rilevati rispetto al piano campagna e che, in corrispondenza delle aree depresse, determinano ostacoli nel deflusso superficiale, creando aree intercluse a deflusso difficoltoso. 7. GEOLITOLOGIA Dal punto di vista geolitologico, nell area oggetto di studio sono presenti terreni di origine alluvionale, depositati principalmente dal F. Piave e, in misura minore dal F. Monticano. Quest ultimo segna il confine litologico-sedimentario fra il dominio del Piave pleistocenico (a nord) e quello del Piave olocenico: le alluvioni più antiche corrispondono all ultimo massimo glaciale. In corrispondenza del limite si trovano i sedimenti più recenti, fino ad attuali, del sistema torrentizio del Monticano che però ha avuto in epoca storica percorsi più meridionali dell attuale. In tempi recenti i sedimenti deposti hanno subito parziali rimaneggiamenti da parte delle attività dei corsi d acqua minori, soprattutto a opera del F. Monticano. Il primo è rappresentato da sedimenti limoso-argillosi prevalenti, di piana distale e caratterizzati dalla presenza superficiale di un paleosuolo (caranto), affiancati o alternati da corpi canalizzati sabbiosi e sabbioso-limosi e più in profondità anche ghiaiosi; il secondo da sedimenti sabbiosi prevalenti, talora sabbioso-ghiaiosi; il terzo da sedimenti limoso-sabbiosi. Frequenti le intercalazioni di argille organiche o addirittura torbose. Tali successioni sono caratterizzate da un estrema variabilità sia in senso orizzontale sia verticale e non sempre è possibile estrapolare correlazioni stratigrafiche. La variabilità è legata alla natura alluvionale dei depositi, organizzati in strati lentiformi e con frequenti interdigitazioni causate da passaggi repentini di ambienti sedimentari differenti ma contigui. Le caratteristiche litologiche principali del territorio comunale fino a una profondità di 3-4 m dal piano campagna sono rappresentate nella Carta Litologica e derivano dall analisi di diverse fonti bibliografiche e cartografiche: - carta geolitologica allegata al PRG comunale del 1990; - carta litologica allegata al PTCP della Provincia di Treviso; - le penetrometrie allegate al PRG comunale del 1990; - sondaggio e penetrometrie ricavate da studi geologici e geognostici legati a nuove edificazioni e lottizzazioni presenti nel territorio. Tali dati sono presentati in questo studio nell Allegato 1. 9

10 All interno degli argini principali, in esatta corrispondenza all area golenale, è definita una classe litologica costituita da materiali sciolti dell alveo fluviale attuale del F. Monticano deposti durante gli eventi di piena e morbida del fiume. Tali sedimenti sono stabilizzati dalla vegetazione e soggetti a locale erosione. A sud del corso del Monticano e a nord per una fascia di circa 500 m in corrispondenza del dosso fluviale più settentrionale cui si è accennato nel paragrafo precedente sulla geomorfologia è presente un litotipo prevalentemente sabbioso-limoso che accomuna i depositi che appartengono al megafan recente del Piave e le alluvioni recenti del Monticano. Tale litotipo è legato ai processi di trasporto e sedimentazione in periodo post-glaciale/recente. Nella fascia più settentrionale può ritrovarsi il caranto, sepolto sotto un paio di metri di sedimenti sabbioso-limosi. Negli episodi di provenienza plavense, tali depositi possono essere intervallati da lembi e lingue a sedimentazione sabbioso-ghiaiosa, nei casi di piene con notevole energia di trasporto. Livelli sabbioso-ghiaiosi si ritrovano sempre nel sottosuolo, anche nei primi 4 metri, ma mai predominanti. In generale, le caratteristiche geotecniche di queste sabbie limose e limi sabbiosi sono medio basse e variabili nello spazio: in superficie i valori di R p sono generalmente compresi fra 10 e 20 kg/cm²; più in profondità i valori di R p migliorano, superando 20 kg/cm². Talora sono presenti livelli torbosi, probabilmente di meandro abbandonato, generalmente con spessore minore di un metro; in alcune zone depresse per esempio nella zona meridionale verso il Fiume Lia - si trovano argille limose organiche superficiali, collegate al fenomeno risorgivo. Questa zona è legata ancora a etimologie che l associano a paludi. I depositi recenti del Monticano, i cui alvei in passato si trovavano generalmente più a sud dell attuale, rappresentano la parte fine di questo litotipo. Nella parte settentrionale del territorio sono invece rappresentati depositi pleistocenici dell ultimo massimo glaciale, prevalentemente limoso-argillosi, sovraconsolidati nella parte più superficiale, decarbonatati nel primo metro di profondità. Intercalati a questi materiali si possono trovare depositi sabbiosi e sabbioso-ghiaiosi, di difficile rilievo in quanto legati a paleocanali alluvionali meandriformi. Talora nelle sequenze si presentano limi organici di spessori decimetrici e orizzonti torbosi, di ambiente palustre; nella carta litologica sono cartografati i più importanti, probabilmente legati alle deposizioni recenti del Monticano. Dovunque il terreno si presenta saturo entro due metri dal piano campagna. Secondo le grafie inserite nella normativa regionale per questa porzione di pianura, sono applicabili quattro codifiche distinte per definire la litologia: materiali alluvionali a tessitura fine prevalentemente limoso-argillosa, materiali alluvionali a tessitura prevalentemente sabbiosa, materiali sciolti di alveo fluviale recente stabilizzati dalla vegetazione e materiali di deposito palustre a tessitura fine. 10

11 Nella prima sono state accorpate facies quali limi argillosi, argille sabbiose, argille limose recenti e antiche. Nella seconda, sabbie, sabbie limose, limi con sabbie, sabbie ghiaiose. La terza comprende le alluvioni limoso sabbiose dell alveo recente del Monticano. La quarta consiste in argille organogene e torbe di ambiente palustre. 8. SISMICA Il territorio di Fontanelle si colloca ai margini meridionali dell alta pianura veneto-friulana attraversata da varie unità tettoniche separate da disturbi tettonici a direzione NE-SW con caratteri di sovrascorrimento e da faglie trascorrenti a direzione NW-SE. L attività neotettonica incrementa verso la zona pedemontana alpina e il Friuli. In generale la normativa sismica sta attraversando in questi anni modifiche continue, al fine di rispondere agli attuali standard di sicurezza e costruttivi. La zonazione sismica del 2006 classifica il comune di Fontanelle nella zona 3, nella quale il territorio può essere soggetto a scuotimenti modesti. Solo nei comuni compresi nelle zone sismiche 1 e 2, ogni nuovo strumento urbanistico (PAT) deve contenere, ai fini dell adozione, uno specifico studio di compatibilità sismica che fornisca una valutazione della pericolosità sismica di base e locale. La nuova normativa sismica nazionale, prevede che i progetti delle opere di ingegneria siano accompagnati da una caratterizzazione sismologica del suolo e del sottosuolo di fondazione sul quale avverrà la costruzione. La normativa individua nel parametro V s 30 (velocità media delle onde di taglio nei primi 30 m di profondità) l indicatore di eventuali coefficienti amplificativi locali dell accelerazione sismica da impiegare nel calcolo strutturale delle opere. La distribuzione del campo di velocità è, in prima approssimazione, funzione della geologia dei corpi deposizionali più importanti. Nella Figura 1 si riportano i valori di pericolosità sismica per la regione Veneto espressi in termini di accelerazione massima del suolo con probabilità di eccedenza del 10% in 50 anni, e riferita a suoli rigidi: I valori per i nodi più vicini al territorio di Fontanelle, definiti secondo l ordinanza del PCM del 28 aprile 2006, appartengono alla classe 0,125-0,200 g. Gli annali storici relativi agli eventi sismici registrati nel territorio di Fontanelle non segnalano un'importante attività sismica. Infatti, sono stati registrati sporadici eventi sismici e tutti di modesta intensità a causa della rilevante distanza degli epicentri. I livelli di sismicità risentibili nell area di interesse sono dovuti all attività proveniente da zone sismicamente più attive situate nell Alto Trevigiano, nel Bellunese e in Friuli. Fenomeni locali possono essere connessi a movimenti lungo la Linea di Sacile che si situa a circa una decina di chilometri dal territorio in esame. 11

12 Figura 1 Valori di pericolosità sismica per la regione Veneto, espressi in termini di accelerazione massima del suolo. (Fonte: Gruppo di Lavoro MPS Redazione della mappa di pericolosità sismica prevista dall'ordinanza PCM 3274 del 20 marzo Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) 9. IDROLOGIA E IDROGEOLOGIA Per un territorio ricco di acque superficiali e sotterranee come quello di Fontanelle è importante lo studio dell assetto idrologico e idrogeologico. Il rischio idraulico rappresenta la causa più rilevante di fragilità nel territorio. Le informazioni sono state raccolte presso il Comune di Fontanelle (soprattutto il materiale prodotto nel 1990 per il PRG), il Consorzio di bonifica Pedemontano Sinistra Piave, Autorità di Bacino Alto Adriatico (PAI), Provincia di Treviso nel PTCP del 2010, il Genio Civile di Treviso. 12

13 9.1 IDROLOGIA Il territorio del Comune di Fontanelle è attraversato in direzione NW-SE dal Fiume Monticano, in cui confluiscono le acque di vari corsi minori, principalmente di origine risorgiva ed esclusivamente passanti, tra i quali in destra idrografica il Rio Piavesella, il Fosso Borniola, il Fiume Lia. Nella parte orientale è presente il sistema del Fiume Rasego-Rio Albina e il Canale Resteggia che sono invece tributari di destra del F. Livenza. Il F. Monticano scorre in un alveo monocursale, ristretto, assieme a quasi tutti i suoi tributari, in un sistema di alte arginature concluse negli anni 20 del 900, più alte di 3-4 m rispetto al piano campagna. Nel Monticano affluiscono una serie di fiumi di risorgiva, tutti in destra idrografica, da nord a sud: il Rio Cervadella, il Fosso Borniola, il Fiume Lia. L area del territorio comunale in sinistra Monticano, invece, è tributaria in destra idrografica del Livenza; il sistema del Fiume Rasego con i suoi affluenti Albina e Vallontello ne sono i collettori principali, assieme al Canale Resteggia, al confine con il Comune di Gaiarine. La parte sud-orientale del territorio è interessata da un sistema di scolo delle acque formato da una fitta maglia di fossi che conferisce le acque a un idrovora che scarica le acque eccedenti nel F. Lia. La gran parte dell idrografia, maggiore e minore, presenta un regime permanente poiché è alimentata direttamente dalle acque di risorgiva, esistenti sia nel comune di Fontanelle sia nei territori a nord e nordovest. Il territorio di Fontanelle fa parte, infatti, della fascia delle risorgive, il cui limite superiore passa alcuni chilometri più a nordovest, e che si estende in direzione nordorientale con riferimento al Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento della Provincia di Treviso. Essa ha origine da una variazione litologica in termini di permeabilità: l interdigitazione tra litotipi ghiaioso-sabbiosi e limoso-argillosi nel sottosuolo genera la suddivisione dell acquifero indifferenziato dell alta pianura, in più falde sovrapposte. Procedendo verso sud, si origina una falda freatica non sempre continua, che viene parzialmente a giorno nei punti più depressi (fontanili, tipiche sorgenti di pianura), e in profondità più falde variamente in pressione (sistema multifalda). In relazione alla venuta a giorno delle acque di falda, si segnala, nella parte meridionale del territorio, una zona in cui le emergenze risorgive sono particolarmente presenti. La rete di bonifica, gli impianti idrovori e in generale l assetto idrologico del territorio sono stati modificati recentemente dal Consorzio di bonifica Pedemontana Sinistra Piave, attraverso ricalibrazioni, rialzo degli argini, rettificazione dei tracciati, riduzione delle pendenze attraverso salti sul fondo, interconnessioni fra le aste drenanti. La parte del territorio che sopporta ancora particolari dissesti idrogeologici si trova in destra Monticano, attorno allo Scolo Trattor. Secondo valutazioni espresse dal consorzio di bonifica, eventi in grado di mettere in crisi il reticolo idrografico hanno frequenze probabili di ordine meno 13

14 che decennale. Oltre alle precipitazioni intense, tali eventi sono legati alla difficoltà di scarico nel Monticano durante le fasi di piena. Sono state riportate nell elaborato d analisi per il PAT, le aree a deflusso difficoltoso e/o a esondazione periodica secondo le osservazioni di: consorzio di bonifica, Autorità di Bacino Alto Adriatico nel PAI, Provincia di Treviso nel PTCP del 2010, Regione del Veneto attraverso l Unità Periferica del Genio Civile di Treviso (Figura 2). Sono stati sviluppati studi sui corsi d acqua a livello consortile e di bacino idrografico più ampio, per fornire un inquadramento del meccanismo del sistema idraulico complessivo, individuandone le eventuali insufficienze e perimetrando le aree soggette ad allagamento. Per il problema degli allagamenti nella vasta area del comune, che va da Lutrano a Fontanelle Chiesa, è in progetto la costruzione di due impianti idrovori di emergenza da realizzare presso le chiaviche di scarico nel Fiume Monticano e una ricalibratura dei fossi collettori. Gli interventi complessivi coinvolgono il tratto finale dell asta del Monticano individuando interventi di laminazione delle maggiori piene; casse di espansione da eseguire in aree agricole ubicate in fregio al fiume, finalizzati ad aumentare il grado di sicurezza del tratto di asta fluviale che attraversa Oderzo e parimenti ad alleggerire il carico idraulico nel tratto terminale del Monticano e conseguentemente nel Fiume Livenza dove lo stesso confluisce. Altre aree a deflusso difficoltoso e/o a esondazione periodica indicate nel PAT, sono quelle situate in sinistra Monticano in corrispondenza: delle depressioni morfologiche situate lungo il sistema Rasego-Vallontello a nordest e in fregio al Monticano stesso nell estremità orientale del territorio; di un ampia zona settentrionale del comune dove si deve tenere in considerazione la bassa permeabilità dei terreni superficiali. Inoltre, altre aree a varia criticità idraulica sono segnalate nella zona meridionale, dove più numerose sono le emergenze risorgive della falda freatica. 14

15 Figura 2 Mappatura delle aree del Comune di Fontanelle indicate, con modalità differenti, a criticità idraulica (Fonte: Tavola 2 - Carta del Rischio Idraulico del Piano di Protezione Civile del Comune di Fontanelle) 9.2 IDROGEOLOGIA La complessa interdigitazione stratigrafica, tipica di questa zona di transizione tra l alta e la bassa pianura, crea i presupposti per la venuta a giorno di parte delle acque sotterranee (risorgive) e 15

16 nello stesso tempo, la formazione di quel sistema multifalda della bassa pianura veneta, caratterizzato dalla sequenza di acquiferi alloggiati in formazioni sabbiose, separate da formazioni limoso-argillose più impermeabili. I rapporti geometrici fra queste formazioni sono caratterizzati da variabilità riferibili alle differenti associazioni di facies di ambienti deposizionali contigui. Tale complessità stratigrafica si riflette sulla situazione idrogeologica, condizionando la forma degli acquiferi e i loro reciproci rapporti. Nel territorio considerato vi è una notevole variabilità laterale e verticale di litotipi prevalentemente argilloso-limosi a bassa o bassissima permeabilità e di litotipi sabbioso-ghiaiosi, sabbiosi e sabbioso-limosi a permeabilità medio-alta. I primi sono prevalenti nella parte settentrionale, circa a nord del corso del F. Monticano; i secondi nella parte meridionale. Intercalati a questi litotipi si rilevano orizzonti torbosi, soprattutto nei terreni più superficiali. Sedimenti sabbiosi e sabbioso-ghiaioso, talora limosi, appartenenti al megafan plavense di età olocenica e alle alluvioni relativamente recenti del Monticano, sono presenti estesamente nella parte meridionale del territorio, con spessori anche di una decina di metri. Essi sono sede di una notevole circolazione d acqua freatica. I depositi argilloso-limosi sottostanti e quelli continui fin in superficie nella parte settentrionale a nord del Monticano, riducono drasticamente la permeabilità verticale (acquicludi). I paleocanali fluviali a sedimentazione grossolana, di forma lentiforme, immersi in tale litotipo fine prevalente, costituiscono potenziali falde acquifere, più o meno in pressione, ma senza continuità laterale che ne limita quindi l utilizzo. Nella carta d analisi idrogeologica del PAT sono indicate le direzioni di flusso delle acque freatiche, in generale verso ESE e SE, come si ricava dall andamento delle linee isofreatiche. Per la ricostruzione di tale andamento sono stati utilizzati i rilievi compiuti nel mese di ottobre del 1990, in occasione dell estensione della tavola idrogeologica allegata alla variante del PRG del Comune di Fontanelle. Nella Tabella 1 sono elencate le misure freatimetriche effettuate. Tabella 1 Rilievi della falda freatica riferiti al mese di Ottobre Nella carta idrogeologica del PAT sono specificate le ubicazioni dei piezometri secondo la numerazione progressiva indicata. 16

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18 Più in dettaglio si possono notare due assi disperdenti: uno a nord del corso del Monticano, l altro a sud, con assi disposti circa WNW-ESE. Il F. Monticano e, fuori carta, il F. Livenza costituiscono invece due assi drenanti. Il gradiente della falda freatica varia tra un massimo di 4,5 nella zona di Vallonto, verso il F. Livenza, a un minimo di 1,5 in corrispondenza del corso del Monticano. Il livello della falda freatica è condizionato da molteplici fattori: le precipitazioni, il livello idrometrico dei fiumi, l andamento della morfologia, la gestione delle acque superficiali effettuata dal Consorzio di bonifica Pedemontano Sinistra Piave, oggi riunito con altri consorzi nel Consorzio di bonifica Piave, che deve coniugare la sicurezza idraulica del territorio con le esigenze irrigue delle varie colture presenti. 18

19 Il livello della falda freatica è sempre prossimo al piano campagna, o almeno compreso fra 0 e -2 m dal piano campagna. Gli interventi idraulici, l attività del consorzio di bonifica, la sistemazione dei corsi d acqua, hanno concorso a deprimere il livello dell acqua del terreno. Nel sottosuolo si trovano falde artesiane collegate ad acquiferi profondi, molto sfruttati nel territorio soprattutto in destra Monticano. Le più superficiali sono due: la prima è individuata tra 40 e 55 m di profondità, poco produttiva. La seconda si trova fra 70 e 110 m di profondità, per abbassarsi fino a circa 150 m verso sud. Questa seconda falda artesiana è più produttiva, anche se manifesta alti valori di concentrazione di Ferro e valori di concentrazione di ammoniaca fuori norma. Il livello piezometrico supera quello di campagna anche se l intenso sfruttamento lo sta generalmente deprimendo. 10. COMPATIBILITA GEOLOGICA, ELEMENTI DI VINCOLO E INVARIANTI Ai fini della salvaguardia del patrimonio ambientale, della sicurezza del territorio e delle relative opere infrastrutturali, il PAT distingue i terreni secondo due classi relative alla compatibilità geologica: - Classe di compatibilità II: terreni idonei a condizione; - Classe di compatibilità III: terreni non idonei; sulla scorta dei seguenti parametri dettagliati nella relazione e nella cartografia geologica, idrogeologica, geomorfologica: - aspetti geomorfologici (dossi, paleoalvei, argini e rilevati stradali, microrilievo, aree morfologicamente depresse); - caratteristiche litologiche dei terreni; - caratteristiche geotecniche dei terreni; - permeabilità del terreno vicina a 1*10-8 m/sec; - problematiche di tipo idrogeologico (soggiacenza della falda compresa tra 0 e 2 m dal piano campagna; emergenze risorgive); - condizioni idrauliche: ristagno idrico, difficoltà di deflusso, rischio idraulico e/o rischio di esondazione legato alla rete di bonifica, al F. Monticano e ai corsi d acqua di risorgiva. Classe di compatibilità II Terreni idonei a condizione Terreni idonei a condizione in cui i presupposti geologici e idrogeologici, puntuali o complessivi, determinano elementi di riduzione alle possibilità edificatorie. La complessità delle condizioni è crescente dalle zone contrassegnate dalla lettera a) a quelle d). Qualsiasi progetto, la cui realizzazione preveda un interazione con i terreni e con l assetto idraulico presente, è sottoposto alle disposizioni presenti nel cap. 6 Progettazione geotecnica delle Nuove 19

20 norme tecniche per le costruzioni del DM Infrastrutture del 14 gennaio 2008 e successive modifiche e aggiornamenti, di cui si richiamano alcuni punti: le analisi di progetto devono essere basate su modelli geotecnici dedotti da specifiche indagini e prove che il progettista deve definire in base alle scelte tipologiche dell opera o dell intervento e alle previste modalità esecutive; in funzione del tipo di opera e della complessità del contesto geologico, specifiche indagini saranno finalizzate alla documentata ricostruzione del modello geologico, che deve essere sviluppato in modo da costituire utile elemento di riferimento per il progettista per inquadrare i problemi geotecnici e per definire il programma delle indagini geotecniche; le opere geotecniche devono essere verificate nei confronti dei possibili stati limite ultimi (SLU), stati limite di esercizio (SLE) e di sollevamento e sifonamento; le strutture di fondazione devono rispettare le verifiche agli stati limite ultimi e di esercizio e le verifiche di durabilità; devono essere valutati gli effetti della costruzione dell opera sui manufatti attigui e sull ambiente circostante; nel caso di fondazioni su pali, le indagini devono essere dirette anche ad accertare la fattibilità e l idoneità del tipo di palo in relazione alle caratteristiche dei terreni e delle acque del sottosuolo. Tipo a): in aree costituite in prevalenza da depositi sabbiosi e prossime in generale a recettori idrici a rischio idraulico. Tali aree sono costituite in prevalenza da depositi sabbiosi e limoso-sabbiosi, talora in alternanza a lingue o lembi di depositi ghiaiosi. Possono essere presenti intercalazioni di argille e torbe. Tali depositi appartengono alla grande conoide di deiezione del Piave, della quale costituiscono i dossi fluviali più orientali; la sedimentazione più fine segnala le aree di interfluvio e di meandro abbandonato. In generale, tali terreni hanno risposte geotecniche medio basse e variabili nello spazio dove la presenza di livelli argillosi e torbosi (anche realmente estesi come si verifica nella zona nordoccidentale del territorio) può costituire un ulteriore insidia per interventi edilizi o infrastrutturali. Inoltre, sono sede di deflusso sotterraneo, con una presenza particolarmente densa di fontanili di risorgiva e una soggiacenza della falda compresa fra 0 e 2 m dal p.c. Queste aree sono indicate prossime a corpi idrici a rischio idraulico, sia nei risultati della modellazione PAI dell Autorità di Bacino Alto Adriatico e successive elaborazioni della Provincia di Treviso nel PTCP del 2010 (aree a moderata pericolosità), dal Comune di Fontanelle e dal Consorzio di bonifica Pedemontano Sinistra Piave. Si consiglia di svolgere un adeguata indagine geologica finalizzata a stabilire i limiti sia orizzontali che verticali delle litologie principali, definendo aree dove depositi argillosi, soprattutto incoerenti, potrebbero intervallarsi ai depositi sabbiosi prevalenti; dovranno essere stimati caso per caso gli 20

21 spessori degli orizzonti incoerenti. All interno di queste aree, nel caso di edificazione di nuovi edifici o di interventi su edifici esistenti che modifichino quantitativamente e qualitativamente la distribuzione dei carichi sul terreno, dovranno essere svolte indagini geologiche, geotecniche e idrogeologiche che permettano un adeguata caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione e di determinare la situazione idrogeologica in relazione al piano di posa delle fondazioni. La ricostruzione dell assetto idrostrutturale dell area di interesse deve definire i corpi idrici sotterranei interessati dall opera; i rapporti idraulici presenti tra eventuali falde diverse; conformazione e soggiacenza della superficie piezometrica, nonché l azione che l opera stessa avrà sulle condizioni di equilibrio iniziale. Tali aree sono caratterizzate dalla presenza di una falda superficiale che può causare fenomeni di saturazione dei terreni con conseguente peggioramento dei parametri geotecnici e problemi in occasione di escavazioni (per scantinati, rete fognaria, sottopassi, ecc ), tali da rendere necessari sistemi di drenaggio (well point) e impermeabilizzazioni, di cui sarà d obbligo valutare l interferenza con le abitazioni limitrofe. Tipo b): in aree contraddistinte da scadenti proprietà geotecniche del sottosuolo (argille e argilla organiche); talora rischio di esondazione. Le mediocri caratteristiche geotecniche complessive rendono necessaria un approfondita conoscenza delle caratteristiche geotecniche, chimiche e chimico-fisiche dei sedimenti interessati dagli interventi, soprattutto in presenza di torbe e/o argille organiche molli come si verifica nella porzione nord-occidentale del territorio, che possono costituire un ulteriore insidia per interventi edilizi o infrastrutturali. Nel caso di edificazione di nuovi edifici o di interventi su edifici esistenti che modifichino quantitativamente e qualitativamente la distribuzione dei carichi sul terreno, all interno di queste aree, dovranno essere svolte indagini geologiche, geotecniche e idrogeologiche che permettano di determinare la situazione idrogeologica e la caratterizzazione geotecnica dei terreni di fondazione. Le indagini geotecniche potranno prevedere l utilizzo di tecnologie indirette o dirette come prove penetrometriche statiche o dinamiche, e nel caso di edifici di particolare importanza volumetrica o di carico, è consigliabile realizzare sondaggi con l esecuzione di prove fondo foro e/o raccolta di campioni per la realizzazione di specifiche prove geotecniche di laboratorio. In tale aree si richiede di porre particolare attenzione alla valutazione degli stati limite di esercizio, in quanto, l eventuale presenza di forti spessori di materiale fine, può compromettere la stabilità delle strutture, e il verificarsi di cedimenti eccessivi a causa della forte compressibilità delle argille causata anche dallo stato di saturazione in cui si trovano. Le verifiche di sicurezza sono relative agli stati limite ultimi (SLU), che rappresentano le condizioni di rottura del terreno, e agli stati limite di esercizio (SLE), che rappresentano la valutazione dell entità delle deformazioni intese come cedimenti del terreno su cui insiste l opera stessa (si veda il cap. 6 Progettazione geotecnica 21

22 delle Nuove norme tecniche per le costruzioni del DM Infrastrutture 14 gennaio 2008 di cui sono succitati alcuni punti fondamentali). La relazione geologica dovrà indicare la compatibilità degli interventi con i terreni interessati, gli eventuali interventi atti a eliminare le incompatibilità riscontrate e la tipologia fondazionale più appropriata. Potranno essere adottate soluzioni per i manufatti di fondazione che prevedano la distribuzione del carico, la diminuzione del carico stesso o l utilizzo di fondazioni profonde o indirette tramite l utilizzo di pali, da prevedersi in relazione alla tipologia costruttiva e all importanza dell edificio stesso. Dovranno essere approfondite le presenze di paleoalvei e relative condizioni idrogeologiche statiche e dinamiche, stimando caso per caso lo spessore dell orizzonte sabbioso in relazione al piano di posa delle fondazioni e valutando le relative considerazioni di carattere geotecnico, per esempio nella possibilità di cedimenti differenziali. Gli interventi in queste zone dovranno essere preceduti da indagini di tipo idrogeologico che permettano di definire i corpi idrici sotterranei interessati dall opera e l azione che l opera stessa avrà sulle condizioni di equilibrio iniziale. La scarsa permeabilità dei terreni va considerata in modo adeguato nei dimensionamenti idraulici per la bassa capacità del terreno di assorbire le acque meteoriche mentre per le strutture che prevedano volumetrie sotto al p.c. è necessario considerare l attuazione di adeguati accorgimenti tecnici al fine di evitare infiltrazioni nelle strutture interrate. Per queste aree, l idoneità geologica è legata alle prescrizioni contenute nello Studio di Compatibilità Idraulica, cui si rimanda, ma si ricordano comunque le succitate disposizioni del Cap. 6 Progettazione geotecnica delle Nuove norme tecniche per le costruzioni del DM Infrastrutture 14 gennaio Tipo c): in aree a rischio di esondazione Le condizioni indicate nelle aree di tipo b) contraddistinte da frequente alternanza litologica e modeste caratteristiche geotecniche complessive - sono aggravate dal rischio di esondazione segnalato dagli studi e dalle rilevazioni sul campo da parte degli enti pubblici preposti alla salvaguardia, alla protezione e alla vigilanza idraulica del territorio. Valgono pertanto tutte le disposizioni previste per il tipo b), con particolare attenzione alle zone con permeabilità dei terreni vicina a 1*10-8 m/sec: la bassa capacità del terreno di assorbire le acque superficiali va pertanto considerata in modo adeguato nei dimensionamenti idraulici. Per queste aree, l idoneità geologica è legata alle indicazioni e prescrizioni contenute nel paragrafo seguente di questa relazione, a proposito delle aree soggette a dissesto idrogeologico e più precisamente alle aree esondabili o a periodico ristagno idrico. 22

23 Si richiamano, inoltre, le prescrizioni contenute nello Studio di Compatibilità Idraulica, cui si rimanda, ma si ricordano comunque le disposizioni del Cap. 6 Progettazione geotecnica delle Nuove norme tecniche per le costruzioni del DM Infrastrutture 14 gennaio 2008, succitate. In queste aree l assetto idrogeologico e la pericolosità idraulica sconsigliano la realizzazione di strutture interrate. Tipo d): in aree soggette a esondazioni periodiche e morfologicamente depresse Sono le aree idonee con le condizioni più sfavorevoli del territorio, in cui i presupposti geologici e idrogeologici, puntuali o complessivi, determinano gli elementi di riduzione più marcati alle possibilità edificatorie. I presupposti, oltre a quelli segnalati per le aree a condizione b) e c), sono le particolari condizioni morfologiche causate da un altimetria che le caratterizza come aree depresse e/o intercluse da rilevati e argini. Inoltre sono segnalate come aree soggette a esondazioni periodiche dal Consorzio di Bonifica Pedemontano Sinistra Piave. Classe di compatibilità III: terreni non idonei Nei terreni di pertinenza fluviale del F.Monticano, racchiusi dal sistema di argini, è preclusa l edificazione. È ammessa la realizzazione di opere di salvaguardia idraulica e reti infrastrutturali solo nel caso in cui esse siano compatibili con le condizioni ambientali, geologiche, idrogeologiche e idrauliche dei siti, con l esecuzione di opportune analisi di tipo geotecnico e idrogeologico che permettano di definire in modo adeguato la progettazione delle opere, la gestione degli eventuali materiali di scavo e l adeguatezza degli interventi al quadro normativo ambientale e tecnico LE AREE SOGGETTE A DISSESTO IDROGEOLOGICO Aree esondabili o a periodico ristagno idrico Il Piano evidenzia le aree esondabili o soggette a ristagno d acqua che nel tempo sono state interessate da fenomeni ricorrenti di esondazione dei corsi d acqua o di allagamento, attraverso indagini effettuate da Consorzio di bonifica Pedemontano Sinistra Piave, Autorità di Bacino, Provincia di Treviso e Genio Civile di Treviso. Data comunque la difficoltà oggettiva di prevedere l impatto di eventuali nuove opere di salvaguardia idraulica del territorio (per esempio progetti di casse d espansione delle piene) sul medio lungo periodo, i P.I devono prevedere indagini idraulico-geologiche per aggiornare la situazione. 23

24 Si tratta di aree perimetrate a rischio idraulico da parte del Consorzio di bonifica Pedemontano Sinistra Piave (classificate come a rischio idraulico ), del PAI dell Autorità di Bacino Alto Adriatico, del Piano di previsione e prevenzione dei rischi della Provincia di Treviso (aree a rischio idraulico) e della Regione del Veneto attraverso l Unità Periferica del Genio Civile di Treviso (aree a rischio idraulico). Si tengano, inoltre, in considerazione le disposizioni espresse nella Valutazione di Compatibilità Idraulica. Prescrizioni Devono essere salvaguardate le vie di deflusso dell acqua per garantire lo scolo ed eliminare possibilità di ristagno, in particolare va assicurata: - la salvaguardia o ricostituzione dei collegamenti con fossati o scoli esistenti (di qualsiasi natura e consistenza); - scoli e fossati non devono subire interclusioni o perdere la funzionalità idraulica; - ponticelli, tombamenti, o tombotti interrati, devono garantire una sezione utile sufficiente a far defluire la portata massima, corrispondente a un tempo di ritorno di 100 anni, con il franco sufficiente a prevenire l eventuale ostruzione causata dal materiale trasportato dall acqua; qualora la modesta rilevanza dell intervento non giustifichi il ricorso agli specifici modelli di calcolo dell idraulica fluviale si dovrà garantire una luce di passaggio mai inferiore a quella maggiore fra la sezione immediatamente a monte o quella immediatamente a valle della parte di fossato a pelo libero; - l'eliminazione di fossati o volumi profondi a cielo libero non può essere attuata senza la previsione di misure di compensazione idraulica adeguate - nella realizzazione di nuove arterie stradali, ciclabili o pedonali, contermini a fossati o canali, gli interventi di spostamento sono preferibili a quelli di tombamento; in casi di motivata necessità il tombamento dovrà rispettare la capacità di deflusso preesistente e il rispetto del volume d invaso preesistente (conteggiato sino al bordo più basso del fossato/canale per ogni sezione considerata); - sono sconsigliati gli interrati. Aree di risorgiva In tutto il territorio comunale, la falda freatica è molto superficiale e compresa fra 0 e -2 m dal piano campagna e la sua emergenza possibile. Anche se una generale tendenza al progressivo deprimersi della falda ha ridotto le zone di emergenza, l intero territorio di Fontanelle può essere considerato tuttora dentro la fascia delle risorgive. Nella Carta Idrogeologica è evidenziata nella porzione sud-occidentale del territorio - i Palù - un area in cui la presenza di fontanili di risorgiva è più densa che nel resto del territorio. La perimetrazione proviene dalle analisi idrogeologiche del precedente PRG. 24

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