Movimento e Qualità di vita

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1 Movimento e Qualità di vita Giovanni Marvin, Infermiere Cantonale Andreja Rezzonico, Infermiera Cantonale Aggiunta Presentazione UMC 27 settembre 2011

2 Se al corpo non viene più richiesto nulla, inevitabilmente le sue capacità di funzionamento diminuiscono Wilhelm Roux ( )

3 Solitamente la perdita di mobilità del residente é accettata come un processo naturale ed ineluttabile e ci limitiamo ad offrire una serie di ausili. Tuttavia, con delle offerte mirate agli anziani è possibile risvegliare la voglia di movimento. Riuscire ad andare da soli alla toilette o semplicemente camminare ha un valore enorme che può essere compreso solo da chi non è più in grado di farlo.

4 È molto importante, sia nell assistenza che nella terapia, rafforzare le risorse rimaste e ricreare nel modo più ampio possibile le capacità perdute.

5 Tra i compiti principali dell assistenza c è proprio quello di tenere in movimento le persone ed evitarne l immobilità. Dove per immobilità si intende la limitata capacità di muoversi autonomamente nell ambiente. L immobilità fisica è in stretta correlazione con: l immobilità sociale, la riduzione della massa e della forza muscolare, una limitazione della mobilità delle articolazioni e un ridotto controllo del movimento fino al rischio di cadute. Ai dolori relativi al movimento si aggiunge un atteggiamento timoroso con un ulteriore riduzione della mobilità (gatto che si morde la coda). Vi sono anche altri fattori correlati come i sensi, l equilibrio, l agitazione, l alimentazione.che devono essere presi in considerazione, senza i quali non serve assolutamente nulla bere del latte o dare una pastiglia di calcio seduti in poltrona

6 Negli anziani il movimento agisce positivamente anche contro il diabete, aiuta la profilassi contro le trombosi, riduce il rischio di cadute, contrasta i disturbi del sonno e a dipendenza di che tipo di attività si fa tiene in forma anche il cervello: ogni movimento inizia infatti nel cervello, i movimenti complessi richiedono infatti un intenso lavoro cerebrale. Risulta quindi chiaro perché il movimento sia anche sinonimo di forma psichica.

7 La cosa importante è che gli anziani si divertano e che il movimento venga percepito come un piacere e non come un imposizione. Solo in questo modo è possibile mantenere alta la voglia di muoversi

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9 La scuola peripatetica: fu una delle grandi scuole filosofiche greche, fondata da Aristotele. Il nome deriva dall'unione di due parole greche: la prima è un prefisso che indica l'essere o il muoversi intorno (peri), l'altra il camminare. Questo perché Aristotele teneva le sue lezioni passeggiando intorno al giardino del Ginnasio dedicato ad Apollo Licio, da cui deriva l'altro nome della scuola: il Liceo (Peripato).

10 Da alcuni decenni i paesi occidentali sono confrontati con due fenomeni demografici che stanno ottenendo una sempre maggior rilevanza per le politiche sanitarie: l aumento della speranza di vita e l invecchiamento della popolazione. Secondo le ultime stime diffuse dall Ufficio di statistica si prevede un ulteriore incremento della terza e della quarta età. Questa tendenza evidenzia una maggior longevità, ma spesso associata ad un corollario negativo con aumento della prevalenza e dell incidenza di patologie cronico-degenerative e di handicap fisici e psichici, soprattutto nella quarta età.

11 Lo stato di salute delle persone anziane nelle istituzioni in Ticino Ufficio della promozione e valutazione sanitaria (Angelo Tomada, Jacqueline Quaglia, Antoine Casabianca) 2011

12 Nella prima parte la ricerca ha indagato il livello di handicap psichico e fisico delle persone residenti in case per anziani e istituti medicalizzati Nella seconda parte si è concentrata sul consumo di prestazioni sanitarie fornendo alcuni spunti di riflessione sulle principali sfide di salute pubblica a cui il Cantone sarà confrontato nei prossimi anni.

13 Risultati In primo luogo le case per anziani ticinesi (e CH) si caratterizzano per la presenza di ospiti fragili, con forti deficit fisici e cognitivi, nonché per un elevata prevalenza di comorbidità. Le persone residenti negli istituti Ticinesi risultano più dipendenti in confronto alla media nazionale. Il loro grado di handicap psichico e fisico è infatti più elevato e questa situazione si riscontra già nella fascia d età anni. Nella maggior parte degli anziani le capacità cognitive, comunicative e decisionali sono alquanto limitate, soprattutto quando si tratta di esprimere i propri bisogni e utilizzare le informazioni ricevute dal personale di cura. In una parte importante degli ospiti si riscontra pure un handicap fisico rilevante, che limita fortemente lo svolgimento delle principali attività di vita quotidiana (alzarsi, coricarsi, attività legate alla toilette, vestirsi e svestirsi). Solo un quinto non utilizza alcun mezzo ausiliario per gli spostamenti. Quasi la metà ricorre all uso di una sedia a rotelle, non autonomamente.

14 Circa il 40% degli ospiti è caduto almeno una volta negli ultimi 12 mesi. La percentuale delle persone anziane che sono cadute durante l anno aumenta con l età. Inoltre le persone anziane in istituto soffrono di diverse patologie che condizionano ulteriormente il loro stato di salute e la loro qualità di vita. Tra le principali patologie diagnosticate figurano le malattie cardiovascolari e le malattie psichiatriche: in particolare la depressione e la demenza presente in oltre 40% dei casi e che costituisce da sola una delle principali cause del ricovero. Quale corollario della presenza di persone fragili e con elevata comorbidità, le case anziani ticinesi si contraddistinguono per un importante consumo sanitario, in termini di consultazioni mediche e assunzioni di farmaci. Nella maggior parte dei casi si tratta di farmaci per la cura di patologie cardiovascolari e delle malattie psichiatriche, in particolare neurolettici, gli antidepressivi, gli analgesici, i sonniferi e gli ansiolitici. Il consumo di farmaci neurolettici nelle cpa ticinesi è il doppio rispetto a quanto prescritto nelle cpa in CH: questa differenza è oltremodo evidente nei pazienti con demenza. Per contro l uso di analgesici è inferiore del 50%.

15 Cosa dicono gli studi? Diversi studi hanno sottolineato come un uso eccessivo ed inappropriato dei farmaci nelle cpa costituisca una prassi abbastanza diffusa che determina conseguenze negative di rilievo sia per gli anziani (con effetti iatrogeni) sia per i costi sanitari. Nel caso specifico dei neurolettici diverse ricerche hanno sottolineato l uso eccessivo di questi farmaci nel trattamento delle demenze così come pure relativizzato la loro efficacia. Gli effetti negativi dei neurolettici possono infatti aumentare l irrequietezza, vaneggiamento, aumentare il rischio di cadute. Alcuni studi hanno pertanto posto l accento sull importanza del monitoraggio costante del paziente e sulla possibilità di ricorrere anche ad approcci terapeutici non farmacologici. Nell ambito della prescrizione di farmaci analgesici per la cura del dolore cronico la letteratura ha invece evidenziato un uso sotto dimensionato rispetto ai bisogni espressi. Le conseguenze derivanti da un trattamento insufficiente possono determinare stati depressivi, disturbi di sonno, perdita di appetito, agitazione con un peggioramento della qualità di vita.

16 Conclusioni dello studio Nei prossimi anni sia a livello CH che Ticinese le politiche sociosanitarie saranno quindi confrontate sempre più con l acuirsi delle conseguenze sanitarie dell invecchiamento della popolazione cercando di dare risposte in termini di efficacia e efficienza e molto probabilmente con un aumento della richiesta di presa a carico nelle case per anziani. A livello degli istituti questa casistica imporrà una riflessione sul ruolo del personale di cura e sulle competenze non tecniche, ma anche relazionali ed affettive nonché approcci ALTRI che non farmacologici ed assistenziali (in termini sostitutivi). In particolare alcuni studi hanno evidenziato l esigenza di promuovere una cultura della gestione globale dell anziano fragile e una valutazione regolare dell efficacia e dell adeguatezza di quanto proposto.

17 Sappiamo che è importante l approccio globale alla malattia, che si esplicita nell accuratezza diagnostica, nella corretta prescrizione e somministrazione della terapia farmacologica, nella formazione del personale, nell informazione/formazione alle famiglie, ma soprattutto non si può non considerare la possibilità dell intervento di stimolazione multidimensionale quale prezioso contributo al mantenimento, al rallentamento della perdita delle funzioni del paziente con problemi cognitivi e nel contempo a beneficio dell assistenza intera.

18 Quesiti e riflessione Non si possiedono informazioni che ci dicano che tipi d interventi (c è una grande variabilità), a chi sono indirizzati, come si attuano, perché e che risultati si hanno grazie a questo tipo di attività. Come dare una maggior strutturazione, coordinazione e visibilità alle varie attività di stimolazione alla persona con problemi cognitivi? Che tipo di riflessione e confronto aprire sul tema della stimolazione globale al paziente demente?

19 Altre esperienze Emilia-Romagna È stato creato un gruppo di lavoro regionale: le finalità del gruppo hanno fatto emergere la necessità di migliorare la conoscenza di quanto ad oggi è in atto sul territorio rispetto alla stimolazione cognitiva, psicosociale e psicomotoria alla persona con disturbi cognitivi. Il gruppo ha raccolto la documentazione attestante la descrizione delle attività svolte e laddove disponibili le indicazioni di efficacia- cioè il livello cognitivo entro cui una tale tecnica può dimostrarsi efficace. Grazie alla condivisione di tali esperienze si è potuto iniziare a percorrere i primi passi al fine di giungere all adozione di un linguaggio comune, premessa necessaria per arrivare ad una definizione chiara di ciò che ognuno di queste attività rappresenta: si sono quindi esplicitati gli obiettivi, il target di popolazione, il setting, l area o le aree di stimolazione sollecitate, le modalità di svolgimento, i materiali necessari, gli esercizio proposti, gli strumenti di valutazione consigliati. Arrivando a creare un documento con la descrizione delle diverse tecniche di stimolazione cognitiva integrata attraverso la formulazione di protocolli indicati per tipologie di pazienti con un diverso grado di deterioramento cognitivo.

20 Tale chiarezza metodologica è sembrata una condizione imprescindibile per migliorare la comunicazione tra i professionisti, per offrire a quelli che ancora non hanno un esperienza uno strumento di orientamento da introdurre nell ambito del proprio contesto lavorativo, nonchè una maggior visibilità dell attività e dei risultati. L auspicio è che la possibilità di conoscere in maniera più dettagliata le singole attività, nonché la possibilità di contatto tra i professionisti coinvolti possa semplificare l avvio e la diffusione della tecniche di stimolazione cognitiva integrata a beneficio di un maggior numero di pazienti per una miglior qualità di vita.

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24 Conclusioni Sul piano scientifico stanno aumentando ora le evidenze a favore del valore della stimolazione cognitiva globale nei pazienti affetti da demenza lieve-moderata. Seguendo le indicazioni delle ultime revisioni Cochrane (3,4) e del più importante lavoro finora effettuato si ritiene che una nuova era sta iniziando: attraverso un approccio globale e integrato di varie tecniche si vuole porre al centro la persona nella sua globalità nella convinzione che competenze cognitive, psicosociali e psicomotorie contribuiscano in ugual misura alla realizzazione del malato come persona.

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