PIANO DI EMERGENZA INTERNA PER INCENDIO P.E.I.
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1 Azienda Sanitaria Ospedaliera S. LUIGI di ORBASSANO (TO) PIANO DI EMERGENZA INTERNA PER INCENDIO P.E.I. LINEE GUIDA GENERALITA La necessità di una pianificazione dell Emergenza Interna nasce dall esigenza di ridurre le conseguenze di un incendio, sia riferite alle persone presenti (pazienti, operatori, studenti, visitatori ecc), sia riferite alle strutture, impianti ed attrezzature mediche e di servizio. Tale pianificazione trova ulteriore utilizzo anche in caso di scoppio, attentato, crollo, ecc. La predisposizione di tutta la catena di interventi da attuare all interno dell ospedale è di pertinenza del personale sanitario e tecnico, nonché delle squadre di soccorso esterne (Vigili del Fuoco). Essa deve consentire: 1) la rapida comprensione della localizzazione e dell entità dell incendio; 2) il rapido ed efficace attacco dell incendio, comprese le operazioni direttamente collegate all intervento (eliminazione pericoli presenti); 3) la gestione dei pazienti interessati dall incendio e la predisposizione dei luoghi di accoglienza degli evacuati; 4) il coordinamento con i Vigili del Fuoco per l estinzione totale dell incendio e la messa in sicurezza delle aeree coinvolte. Il Piano di Emergenza per Incendio deve essere congruente con le caratteristiche planimetriche dell ospedale e comunque deve rispondere ad alcuni requisiti di base: a) essere formulato in relazione ai servizi ed organici esistenti per essere operativo senza ritardi di attuazione; b) se l incendio dovesse coinvolgere più della metà del volume del complesso ospedaliero, potrebbe essere necessario provvedere all evacuazione completa dei pazienti verso altri presidi; c) il piano deve essere operativo 24 ore su 24 (H24); d) dovrà essere adattabile a qualsiasi tipo di evento; e) per quanto riguarda i seguenti aspetti: - individuazione area per atterraggio elicotteri e vie di accesso; - aree definite zone sicure e aree protette di attesa; - individuazione del personale da allertare; - individuazione di personale sanitario per il triage (valutazione gravità dei pazienti coinvolti). si dovranno seguire le stesse procedure previste per il Piano di Evacuazione (P.EVAC.), poiché in caso di incendio i feriti potrebbero essere i degenti, gli operatori sanitari ed i visitatori presenti nel complesso ospedaliero. f) il Piano dovrà essere rispettato in modo rigoroso dal personale ospedaliero e dalle persone comunque presenti all interno della struttura. 1
2 COMPITI DELLA DIREZIONE SANITARIA DI PRESIDIO La D.S. del presidio ospedaliero coinvolto in un incendio sarà la sola referente con le squadre di intervento esterne. Il compito della D.S. del Presidio Ospedaliero sarà di coordinare le azioni necessarie a ridurre le conseguenze dell incendio. Dette azioni saranno decise da uno specifico organo denominato UNITA DI CRISI, avente sede in un luogo sicuro del Presidio Ospedaliero. Per maggior sicurezza sarà opportuno prevedere due luoghi sicuri, in modo da avere sempre un alternativa valida ed affidabile. UNITA DI CRISI Risulterà composta da: 1) Direttore Generale o Commissario 2) Direttore Sanitario 3) Direttore Amministrativo 4) Direttore Sanitario di Presidio 5) Capo Dipartimento D.E.A. 6) Direttore S.C. Anestesia Rianimazione 7) Direttore S.C. Farmacia 8) Coordinatore Servizio Portineria Sorveglianza 9) Coordinatore Centralino Telefonico 10) Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione 11) Responsabile C.S.S.A. 12) Responsabile U.O.A. Tecnico/Patrimoniale Nell attesa dell insediamento dell Unità di Crisi, il Coordinamento delle operazioni di soccorso, all interno dell Ospedale, spetteranno al Direttore Sanitario di Presidio o, in sua assenza, a un Dirigente Medico della D.S. di Presidio presente o in pronta disponibilità o, se non ancora presente, al Dirigente Medico del D.E.A. di turno coadiuvato dai componenti la squadra di primo intervento e dagli operatori sanitari del/i reparto/i interessato/i. SEGNALAZIONE, COMUNICAZIONE DELL ALLARME E PRIMO INTERVENTO 1) La segnalazione dell incendio sarà la prima delle azioni che verranno effettuate per gestire al meglio l emergenza. 2) La comunicazione dell avvistamento dell incendio e la diramazione dell allarme al 115, al 118 e al 113 costituiscono la seconda fase cronologica. 3) La terza fase è rappresentata dal primo intervento del personale presente. 2
3 PROCEDURE OPERATIVE SEGNALAZIONE DELL INCENDIO L identificazione dell area interessata dall incendio avverrà in funzione delle caratteristiche planimetriche, strutturali ed impiantistiche del Presidio Ospedaliero. Avvistamento Esterno La segnalazione potrà avvenire da persone estranee all Ospedale, oppure dal personale ospedaliero che si troverà, in quel momento, all esterno del complesso. Avvistamento Interno Potrà avvenire direttamente dal personale ospedaliero oppure da pazienti o visitatori. Segnalazione tramite rilevatori di fumo o incendio Avverrà automaticamente tramite appropriati meccanismi di segnalazione Avvistamento termico Avverrà quando una persona verrà a contatto con superfici calde, quali muri, porte ecc. La segnalazione tramite apparecchio telefonico avverrà componendo il numero interno 6236 e solo in caso di mancata risposta, digitando il numero DIRAMAZIONE DELL ALLARME La comunicazione dell avvistamento dell incendio costituisce l avvio automatico delle operazioni previste dal P.E.I. (Piano Emergenza Interna) per incendio. Chiunque sia testimone dell incendio deve avvisare il personale operante in un luogo sicuramente presidiato 24 H su 24 H (Portineria), in modo tale che l operatore Sorvegliante Telefonista, definito SIERRA UNO, possa effettuare le seguenti operazioni: 1) avvertire il 115 Vigili del Fuoco; 2) avvertire la Squadra Primo Intervento. (SIERRA DUE e SIERRA TRE), la quale effettuerà un sopraluogo nell area interessata dall incendio, riferirà al Portinaio Telefonista la necessità di proseguire o meno la diramazione dell allarme, tenterà di circoscrivere l evento e indirizzerà i Vigili del Fuoco verso il luogo di intervento; 3) Avvertire i 118 Emergenza Sanitaria ed il 113 Soccorso Pubblico; 4) Allertare tutti i Reparti di Degenza, iniziando da quelli più vicini o sovrastanti il focolaio d incendio, segnalando l evento in atto; 5) Avvisare il Direttore Sanitario di Presidio o, in sua assenza, il Dirigente Medico della Direzione Sanitaria di Presidio presente o in pronta disponibilità nonché un Dirigente Medico presente presso il D.E.A. (Dipartimento Emergenza Accettazione); 6) Avvisare i componenti dell Unità di Crisi. 3
4 IL PRIMO INTERVENTO ANTINCENDIO (l Unita di Crisi non si è ancora insediata) Il personale del Reparto interessato dall incendio metterà in atto tutte le azioni necessarie per ridurne le conseguenze. In particolare dovranno essere attuate: 1) la messa in sicurezza dei pazienti; 2) la compartimentazione dell incendio con tentativo di estinzione utilizzando i mezzi disponibili (messa in sicurezza delle aree coinvolte). La messa in sicurezza dei pazienti consisterà nell allontanarli dal pericolo costituito dall incendio, spostandoli in luoghi sicuri. La compartimentazione (messa in sicurezza delle aree coinvolte) consisterà nel sigillare l incendio in un minor numero possibile di locali, evitando che i prodotti della combustione possano invadere la zona di degenza dei pazienti presenti in Reparto. In questa prima fase, sia i pazienti, sia il personale sanitario non dovrebbero uscire dal Reparto, ove possibile, evitando così di diffondere l incendio nei Reparti attigui (effetto camino dell incendio). L apertura delle finestre per dare aria ai locali dovrà avvenire esclusivamente nelle zone più prossime all area coinvolta dall incendio, ma MAI aprendo porte che comunichino con vani scala o ascensori. Quest azione provocherebbe l immediata inaccessibilità delle comunicazioni verticali. Quando tecnicamente possibile si potrà procedere all estinzione dell incendio utilizzando naspi (manichette) ed estintori idonei, previa disattivazione della corrente elettrica. Allo stesso modo potranno essere usate coperte e lenzuola bagnate per creare una barriera alla trasmissione del calore. Un altra azione da intraprendere sarà quella di allontanare tutto il materiale combustibile che si trova tra l incendio e il rifugio temporaneo dei pazienti. Qualora non fosse possibile allontanare il materiale combustibile si potranno, tramite naspi, idranti o secchi d acqua bagnare pareti, soffitti, pavimenti e materiali dell area vicina all incendio. INSEDIAMENTO DELL UNITA DI CRISI L Unità di Crisi inizierà a coordinare e gestire l emergenza incendio. Se l incendio rimarrà circoscritto ad un solo reparto, si provvederà all evacuazione e sistemazione dei pazienti ricoverati in quel reparto ed in quello sovrastante, in altri reparti il più possibile distante dall incendio. Se l incendio minaccerà altri Reparti si procederà all evacuazione di tutte le zone minacciate, dando piena attuazione al P.EVAC. L Unità di Crisi, nella fase operativa, in pratica ha il compito di gestire l emergenza dal punto di vista decisionale. Dovrà, cioè, prendere quei provvedimenti ritenuti necessari quali a titolo esemplificativo: richiamo in servizio del personale in riposo ; coinvolgimento di servizi (Economato, Affari Generali, Personale ecc.); rapporti con la Stampa e i parenti dei ricoverati (notizie, comunicati, bollettini); modifiche e variazioni al Piano, in relazione alla situazione contingente; richiamo in servizio del personale in pronta disponibilità; quant altro occorra per una corretta attuazione del piano. 4
5 LOCALI DA UTILIZZARE PER INSEDIARE L UNITA DI CRISI In prima istanza i locali da utilizzare per l Unità di Crisi sono quelli della Direzione Generale situati al primo piano (Padiglione Accettazione), dotati di linea telefonica esterna e fax. Al termine delle operazioni tecniche di soccorso e spegnimento il responsabile dell U.O.A. Tecnico-Patrimoniale o un suo delegato, procederà di concerto con i Vigili del Fuoco, al sopraluogo finale e alla stesura delle iniziative mirate alla risoluzione dei problemi gestionali del complesso ospedaliero (tempi di riattivazione dei reparti coinvolti, agibilità strutturale ed impiantistica e scollegamenti delle parti danneggiate ecc.). In seconda istanza, i locali da utilizzare per l Unità di Crisi, sono quelli della Direzione Sanitaria di Presidio al secondo piano (padiglione accettazione), dotati di linea telefonica esterna e Fax. 5
6 Azienda Sanitaria Ospedaliera S. LUIGI di ORBASSANO (TO) PIANO DI EMERGENZA INTERNA PER INCENDIO P.E.I. PROCEDURE OPERATIVE OBIETTIVO Ridurre le conseguenze di un incendio, sia riferite alle persone (pazienti, operatori e visitatori), sia riferite alle strutture, impianti e attrezzature sanitarie e di servizio Il P.E.I. scatta quando viene avvistato e segnalato un principio di incendio. STATO DI ALLARME - L incendio è stato avvistato Qualcuno ha segnalato l allarme. PROCEDURA 1 (ricezione dell allarme da parte di SIERRA UNO SORVEGLIANTE TELEFONISTA Azione COSA DEVO FARE COSA DEVO CHIEDERE 1 RICEVO LA SEGNALAZIONE DELL ALLARME Qual è il Reparto? A che piano si trova? Dov è esattamente l incendio? (quale locale) Quanti pazienti sono ricoverati? Quanti sono autonomi? C è qualcun altro? AVVISO SUBITO I VIGILI DEL FUOCO E TI INVIO LA SQUADRA DI PRIMO INTERVENTO! 6
7 PROCEDURA 2 (comunicazione dell allarme) Compiti di SIERRA UNO Azione COSA DEVO FARE COSA DEVO DIRE COMPORRE IL Sto telefonando dall Ospedale S. Luigi di Orbassano C è un incendio nel Reparto di Padiglione Si trova al piano. 1 Locale interessato 115 I pazienti coinvolti sono n. Di questi n. non sono autosufficienti Ci sono n. tra visitatori e altre persone Vigili del Fuoco Ci sarà una guida ad attendervi e a guidarvi sul posto AVVERTIRE LA SQUADRA DI C è un principio di incendio nel reparto di Padiglione PRIMO Recuperate il materiale di soccorso tecnico e 2 INTERVENTO recatevi sul posto (S.P.I.) TRAMITE I pazienti coinvolti sono n. Di questi n. non sono autosufficienti TELEFONO FISSO Ci sono n. tra visitatori e altre persone O TELEFONO Appena avete notizie comunicatemele via CELLULARE 3 4 COMPORRE IL 118 EMERGENZA SANITARIA COMPORRE IL 113 Soccorso Pubblico telefono fisso o telefono cellulare Sto telefonando dall Ospedale S. Luigi di Orbassano C è un incendio nel Reparto di Si trova al piano. I pazienti coinvolti sono n. Di questi n. non sono autosufficienti Ci sono n. tra visitatori e altre persone Il 115 l ho già avvisato io Il 113 l ho avviserò io Sto telefonando dall Ospedale S. Luigi di Orbassano C è un incendio nel Reparto di I pazienti coinvolti sono n. Di questi n. non sono autosufficienti Ci sono n. tra visitatori e altre persone Il 115 ed il 118 li ho già avvisati io 7
8 PROCEDURA 3 (Allarme ai Reparti) attivata da SIERRA UNO SORVEGLIANTE TELEFONISTA cominciando dal Reparto situato sopra l incendio e da quelli più vicini escludendo il Reparto che ha diramato l allarme! Azione COSA DEVE FARE COSA DEVE DIRE COMPORRE I NUMERI TELEFONICI DEI REPARTI di DEGENZA 1 e dei SERVIZI cominciando da quelli più vicini all incendio 2 3 AVVERTIRE TRAMITE TELEFONO FISSO O TELEFONO CELLULARE Direttore Sanitario di Presidio o Dirigente Medico Direzione Sanitaria di Presidio (presente o in pronta disponibilità) nonché un Dirigente Medico presente presso il D.E.A. (Dipartimento Emergenza Accettazione) AVVERTIRE TRAMITE TELEFONO FISSO O TELEFONO CELLULARE I COMPONENTI L UNITA DI CRISI ALLARME PER INCENDIO L incendio è localizzato nel Reparto di Vi terremo informati C è un incendio nel Reparto di Ho già provveduto ad avvisare il 115, il 118 e il 113 Sto telefonando dall ospedale San Luigi di Orbassano C è un incendio nel Reparto di Stiamo attivando l UNITA DI CRISI prevista dal P.E.I. e dal P.EVAC. Si trovi nei locali della Direzione Generale 8
9 COMPOSIZIONE E FUNZIONE della Squadra di Primo Intervento (S.P.I.) La Squadra sarà composta: nelle ore diurne e notturne da almeno tre operatori di cui uno con le funzioni di sorvegliante telefonista; le funzioni per gli altri due operatori facente parte della S.P.I. sono specificate successivamente nel presente documento (procedure di intervento della S.P.I.). MODALITA DI ALLERTAMENTO DELLA S.P.I. Il Portinaio che riceve l allarme dal Reparto in cui si è verificato l incendio, dopo aver attivato i Vigili del Fuoco, allerterà tre o più componenti la S.P.I. presenti in servizio. I componenti la S.P.I. in servizio, se non presenti in Portineria verranno allertati con telefono fisso o telefono cellulare. Il coordinatore del Servizio Portineria-Sorveglianti o suo sostituto, deve annotare in apposito registro i turni giornalieri di presenza di tutti i componenti la S.P.I. (squadra di primo intervento). PROCEDURE DI ALLERTAMENTO DELLA S.P.I. In caso di emergenza incendio, esplosione, crollo, attentato ecc, il Portinaio Telefonista in turno (SIERRA UNO) allerterà gli altri componenti della S.P.I. utilizzando la procedura di allarme n. 2 punto 2 PROCEDURE DI INTERVENTO DELLA S.P.I. Il secondo e terzo componente della S.P.I. allertati (definiti SIERRA DUE E TRE) dotati dei dispositivi di protezione individuale, (autorespiratore, tuta, casco, guanti ecc.) si porteranno nel reparto interessato dall emergenza. Il secondo componente la Squadra (SIERRA DUE), valutata la situazione in accordo con SIERRA TRE (tipologia, localizzazione esatta ed estensione dell incendio) la comunica al primo componente la S.P.I. (SIERRA UNO) che riferirà ai VV.F. SIERRA TRE, se possibile, si recherà ad uno degli ingressi dell Ospedale, ad attendere la prima squadra dei VV.F., riferirà loro la situazione e li guiderà nell area interessata dall incendio. E importante identificare e riferire telefonicamente ai VV.F. l ingresso dell Ospedale più vicino all incendio, per evitare perdite di tempo. Contenimento o estinzione dell incendio Le manovre da eseguire sono riportate nel paragrafo IL PRIMO INTERVENTO ANTINCENDIO e devono rispettare le indicazioni fornite dal Corso effettuato dal Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco (per i componenti della S.P.I.), e le informazioni acquisite con il Corso di Gestione Ospedaliera della Maxiemergenza Gestione Emergenza Interna, organizzato dall Azienda S. Luigi per tutti gli operatori. Vedere inoltre a pag. 3 e 4 del presente piano. 9
10 Azienda Sanitaria Ospedaliera S. LUIGI di ORBASSANO (TO) PIANO DI EMERGENZA INTERNA PER INCENDIO (P.E.I.) ELISUPERFICIE E presente presso l A.S.O. San Luigi una elisuperficie classe H2 dotata di impianti per lo spegnimento incendio. Secondo la normativa vigente (Decreto Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 01 febbraio 2006) per l elisuperficie di cui è dotata l A.S.O. San Luigi non è obbligatorio l istituzione del servizio di assistenza antincendio. Trattasi, infatti, di elisuperficie a servizio di struttura ospedaliera ove si svolgono operazioni di trasporto con una media giornaliera di movimenti inferiori a due per ogni semestre di riferimento. Tuttavia, al fine di migliorare le condizioni generali di sicurezza, di adottare tutti i provvedimenti possibili per la salvaguardia delle persone e la tutela dei beni, si è ritenuto opportuno istituire un servizio di assistenza antincendio costituito da personale dipendente abilitato dotato dei dispositivi di protezione individuale necessari. L abilitazione del personale è avvenuta attraverso la frequenza di un corso teorico-pratico sulla base di un programma approvato dal Ministero dell Interno Dipartimento dei Vigili del Fuoco Ufficio Ispettivo competente per territorio (Milano) nonché il superamento di un esame. Il servizio di assistenza antincendio si esplica con l intervento contemporaneo di almeno due componenti la squadra antincendio elisuperficie per ogni atterraggio-decollo. Attualmente l assistenza antincendio, considerato il numero degli addetti abilitati e i loro turni di servizio per l effettuazione della normale attività ospedaliera non può essere garantito, tutti i giorni dell anno e solo per alcune ore del giorno. PROCEDURE DI INTERVENTO DELLA SQUADRA ANTINCENDIO - ELISUPERFICIE Il Servizio Pronto Soccorso dell A.S.O. San Luigi allerta, componendo il numero telefonico 6236 o in caso di mancata risposta il numero telefonico 6226, il Servizio Portineria-sorveglianti circa l imminente atterraggio dell elicottero. Il Servizio portineria-sorveglianti allertato dal Servizio Pronto Soccorso circa l imminente atterraggio dell elicottero, fa intervenire immediatamente i componenti la squadra antincendio elisoccorso di turno utilizzando per la comunicazione il/i numero/i telefonico/i riportati nell apposito registro. I componenti la squadra antincendio elisoccorso, allertati dal servizio portineria circa l imminente atterraggio dell elicottero con le modalità sopra indicati, devono immediatamente recarsi, dotati dei dispositivi di protezione individuali, presso l elisuperficie. Il coordinatore, o suo sostituto, del Servizio Portineria-sorveglianti deve annotare su apposito registro i nominativi facenti parte di ogni turno giornaliero della squadra antincendio-elisuperficie. 10
11 Il numero degli addetti per turno deve essere almeno di due titolari più due supplenti da fare intervenire nel caso in cui entrambi o uno dei due titolari per qualsiasi motivo, non fossero disponibili. Il coordinatore del Servizio Portineria-sorveglianti, o suo sostituto, deve inoltre annotare, nell apposito registro, accanto a tutti i nominativi (titolari e supplenti) facenti parte di ogni turno giornaliero della squadra antincendio elisuperficie, il numero/i presso cui ogni addetto la squadra antincendio elisoccorso può essere raggiunto in caso di necessità, al fine di eseguire gli adempimenti necessari antincendio di cui la formazione-abilitazione precedentemente citata. I componenti la squadra antincendio elisoccorso devono essere presenti presso l elisuperficie prima dell atterraggio dell elicottero e rimanere presso essa fino a decollo avvenuto. 11
12 Azienda Sanitaria Ospedaliera S. LUIGI di ORBASSANO (TO) PIANO OSPEDALIERO DI EVACUAZIONE P.EVAC. PREMESSA L evacuazione di un Ospedale (pazienti, personale, visitatori ecc) a causa di qualche evento improvviso, costituisce l ultima fase dell evoluzione negativa di una situazione di emergenza. Il ricorso all evacuazione rappresenta il fallimento delle misure di prevenzione e di intervento, che nella precedente fase di allarme sono state attuate, e l incontrollabilità dell evento. Nello stesso tempo segna l atto conclusivo di un processo di valutazione, che potrà avere un certo sviluppo o richiederà decisioni molto rapide a seconda che l evento sia a lento tempo di evoluzione o improvviso. L evacuazione di un ospedale, per la particolare tipologia di persone presenti, richiede un notevole impegno organizzativo da parte dei Responsabili. Ma ogni sforzo per dare una risposta adeguata ed efficace all evento è destinato a fallire in assenza di un Piano di emergenza che preventivamente e dettagliatamente indichi le azioni da compiere. Inoltre, in una struttura in cui è presente un alta densità di persone, molte delle quali non autosufficienti e non deambulanti, è facile che si verifichino alterazioni nei comportamenti interpersonali che sfociano in situazioni di panico. IL PANICO In ogni situazione di pericolo reale o presunto si evidenzia uno stato di iperemotività, che se non controllato si trasforma in panico. Il panico, provocando alterazioni dei comportamenti e reazioni irrazionali, presenta manifestazioni che costituiscono di per sé elemento pericoloso e possono provocare rischi indotti ben più gravi dell evento stesso: - istinto di coinvolgere gli altri nell ansia generale, con invocazioni di aiuto, grida e atti inconsulti; - istinto alla fuga, in cui predomina l autodifesa, anche violenta (comportamento asociale e antisociale); - paralisi totale o negazione dell esistenza del pericolo (siderazione). Lo stato di ansia, la paura, suscitati da una minaccia improvvisa del pericolo, perché non si trasformino in panico, richiedono una pronta reazione, una risposta preparata e non improvvisata. SCOPO DEL PIANO DI EVACUAZIONE Il Piano di Evacuazione costituisce il documento operativo che, evidenziando le situazioni di emergenza che possono verificarsi in ospedale: individua l organizzazione che deve essere posta in atto; indica le azioni da compiere; assegna i ruoli ed i rispettivi compiti. 12
13 per consentire l evacuazione ordinata e tempestiva dei presenti nella struttura, rispettando le priorità. L utilità di un Piano di Evacuazione si basa sul presupposto che vengano individuati quegli accorgimenti sul piano psicologico e quei riferimenti tecnico-logistici indispensabili a contenere, nel grado più elevato, l ansia dell imprevisto e le reazioni provocate dal panico. Il Piano tende a ricondurre nella sfera della razionalità tali manifestazioni e, creando fiducia, induce ad un sufficiente autocontrollo per attuare comportamenti atti ad evitare confusione e sbandamento. In sintesi, il Piano riduce i rischi indotti creati dall emergenza. ELABORAZIONE DI UN PIANO DI EVACUAZIONE Tenendo presente l obiettivo che si vuol conseguire, il Piano di Evacuazione può essere espresso sinteticamente in un sistema che comprende tre sottosistemi integrati fra loro: 1) sottosistema delle vie di esodo ed evacuazione 2) sottosistema delle soluzioni organizzative e delle procedure operative 3) sottosistema dell attività informativa 1) SOTTOSISTEMA DELLE VIE DI ESODO ED EVACUAZIONE Nell evacuazione dell ospedale occorre considerare un doppio scenario: a) l evacuazione parziale (EVAC-UNO) ovvero il trasferimento dei degenti, operatori, visitatori ecc, di uno o più reparti in una o più zone considerate sicure (zone sicure nello stesso piano o zone sicure in altri piani); b) l evacuazione totale (EVAC-DUE) ovvero l esodo dei degenti, operatori, visitatori ecc, dell intero ospedale verso zone sicure all esterno della struttura. In ogni tipo di evacuazione le vie di esodo da percorrere saranno due: 1) Evacuazione orizzontale verso una zona sicura, definita compartimento adiacente, localizzata sullo stesso piano dove si è verificato l incendio. 2) Evacuazione verticale verso una zona sicura localizzata almeno due piani sotto il reparto ove si è verificato l incendio, verso locali distinti (chiesa dell ospedale, ambulatori, corridoi sicuri, aree protette di attesa (A.P.A.) Nel caso occorra evacuare l intero reparto, ogni degente, operatore, visitatore ecc, seguirà le istruzioni impartite e, se non vi sono ordini diversi, abbandonerà il reparto o servizio interessato all evento, incendio, esplosione, crollo, attentato ecc, utilizzando le scale di emergenza più vicine e raggiungerà l area sicura assegnata (chiesa dell ospedale, altro reparto localizzato almeno due piani sotto ove si è verificato l incendio, ambulatori, corridoi sicuri, aree protette di attesa). 2) SOTTOSISTEMA DELLE SOLUZIONI ORGANIZZATIVE E DELLE PROCEDURE OPERATIVE Il principio ispiratore su cui si basa il Piano di Evacuazione si può riassumere con la frase: in caso di emergenza l intera struttura deve essere messa in grado di reagire rapidamente e nel modo più uniforme possibile per fronteggiare il pericolo 13
14 Perché il Piano di Emergenza sia efficiente occorre che: Sia attuabile per ogni tipo di evento che mette in pericolo l ospedale, ed in ogni ora del giorno; Abbia sempre la stessa logica di funzionamento; Allerti e faccia intervenire solo ed esclusivamente gli addetti necessari in funzione del livello dell emergenza (squadra di primo intervento antincendio, personale per evacuare i degenti); Individui chiaramente i compiti ed i livelli di responsabilità di ogni singolo operatore; Sia efficace in caso di falso allarme (incidente minimo) fino alla necessità di un evacuazione totale (incidente massimo). DEFINIZIONE DEI COMPITI E di fondamentale importanza per evitare che, nel momento dell emergenza, ognuno si comporti secondo canoni propri, facendo cose gia fatte da altri, tralasciando le molte altre azioni da fare. A) ALLARME Verrà inoltrato dall operatore sanitario o non sanitario che ha ricevuto o che ha notato una situazione di pericolo, direttamente alla Portineria, componendo i numeri interni: DI GIORNO E DI NOTTE IL 6236 Solo in caso di mancata risposta digitare il 6226 L operatore al Centralino/Portineria diramerà l allarme con le stesse procedure del P.E.I. B) ORDINE DI EVACUAZIONE L ordine di evacuazione sarà diramato dal Direttore Sanitario di Presidio o in sua assenza dal Dirigente Medico della Direzione Sanitaria di Presidio presente o in pronta disponibilità e, se non ancora presente, da un Dirigente Medico del D.E.A. In caso di pericolo assoluto, l ordine di evacuazione del Reparto/i, verrà diramato da un componente la Squadra di Primo Intervento. Il componente la Squadra di Primo Intervento che ha diramato l ordine di evacuazione, dovrà comunicarlo immediatamente al Direttore Sanitario di Presidio o, in sua assenza, al Dirigente Medico della Direzione Sanitaria di Presidio presente o in pronta disponibilità o, se non ancora presente, ad un Dirigente Medico del D.E.A. C) COORDINAMENTO Il coordinamento degli aspetti sanitari dell evacuazione spetta al Direttore Sanitario di Presidio o in sua assenza al Dirigente Medico della Direzione Sanitaria di Presidio presente o in pronta disponibilità. Fino all arrivo, se non presenti, del Direttore Sanitario di Presidio o del Medico dirigente della Direzione Sanitaria di Presidio, il coordinamento sarà effettuato da un Dirigente Medico presente presso il D.E.A. (Dipartimento Emergenza Accettazione) 14
15 D) CONTENIMENTO DELL EVENTO e/o SPEGNIMENTO Questo compito, fondamentale per ridurre la possibilità di un evacuazione totale è affidato ai componenti della Squadra di Primo Intervento (S.P.I.), allertata dalla Portineria (vedere P.E.I.). E) FUNZIONAMENTO IMPIANTI Il corretto funzionamento degli impianti tecnologici, anche in caso di emergenza, è affidato alla U.O.A. Tecnico/Patrimoniale, ed il compito viene espletato dagli operatori o assistenti tecnici di turno o in pronta disponibilità nonché dall ascensorista di turno o in pronta disponibilità. F) TRASPORTO DEGENTI NON DEAMBULANTI O NON AUTOSUFFICENTI F.1.) Chi ha l incarico di evacuare i degenti? : Nel caso sia emanato l ordine di evacuazione di un reparto/i, viene costituita una squadra, definita S.E.P. (Squadra Evacuazione Pazienti), di addetti per trasportare i degenti non deambulanti ed accompagnare gli altri in un luogo sicuro. F.1.2.) Elenco del personale che comporrà la S.E.P. in servizio nel periodo più critico (notte) In conformità alle indicazioni della Direzione Sanitaria di Presidio e della Direzione Infermieristica, la squadra definita S.E.P. (Squadra Evacuazione Pazienti) viene composta prelevando operatori sanitari o tecnici così come specificato nel seguente elenco: Degenza o Servizio Sanitario 15 Qualifica Operatore Sanitario o Tecnico disponibile Numero Operatori disponibili Medicina Interna II (degenza) Infermiere/a 1 Geriatria (degenza) Infermiere/a 1 Geriatria (degenza) O.S.S. 1 Neurologia (degenza) Infermiere/a 1 Ortopedia (degenza) Infermiere/a 1 Radiologia Pronto Soccorso (servizio sanitario) Tecnico 1 Medicina Interna I (degenza) Infermiere/a 1 Urologia (degenza) Infermiere/a 1 ORL (degenza) Infermiere/a 1 Chirurgia Toracica (degenza) Infermiere/a 1 Chirurgia Generale (degenza) Infermiere/a 1 Laboratorio Analisi (servizio sanitario) Tecnico 1 Cardiologia (degenza) Infermiere/a 1 Pneumologia I (degenza) Infermiere/a 1 Pneumologia IV (degenza) Infermiere/a 1 Clinica Malattie Apparato Respiratorio (degenza) Infermiere/a 1 Fanno parte della S.E.P. anche tutti i componenti il servizio di assistenza antincendio elisuperficie eventualmente presenti non occupati a svolgere tale servizio, secondo i turni giornalieri annotati sull apposito registro dal Coordinatore del servizio portineria-sorveglianza o suo sostituto (vedi pag. 10 del P.E.I.) Inoltre, fanno parte della S.E.P. i componenti la S.P.I. (Squadra Primo Intervento) eccedenti il numero di tre unità, eventualmente presenti, secondo i turni giornalieri annotati sull apposito registro dal Coordinatore servizio portineria-sorveglianti o suo sostituto (vedi pag. 9 del P.E.I.)
16 La convocazione della S.E.P. è effettuata tramite telefono direttamente dal Direttore Sanitario di Presidio o, in sua assenza, da un Dirigente Medico della Direzione Sanitaria di Presidio presente o in pronta disponibilità o, se non ancora presente, da un Dirigente Medico del D.E.A. di turno La convocazione della S.E.P. può essere effettuata anche dal servizio portineria su comando del Direttore Sanitario di presidio o da un Dirigente Medico della Direzione Sanitaria di presidio o dal Dirigente Medico del D.E.A. di turno F.2.) Chi ha la responsabilità della Squadra? : Il comando della S.E.P. spetta al Direttore Sanitario di Presidio o in sua assenza al Dirigente Medico della Direzione Sanitaria di Presidio presente o in pronta disponibilità o, se non ancora presente, al Dirigente Medico del DEA di turno, coadiuvati dai componenti la Squadra di Primo Intervento e dagli operatori sanitari del/i reparto/i interessato/i. F.2.1. ) Procedure di intervento della S.E.P. Gli operatori che compongono la S.E.P., recuperano il materiale necessario per l evacuazione, e si recano nel reparto in cui si è verificato l evento. In caso di evento gravemente evolutivo, in cui non è possibile recuperare il materiale anzidetto, occorrerà utilizzare materiale di fortuna per trasportare i pazienti e cioè: lenzuola, coperte, sedie o quant altro si renda utile per spostare i degenti in un area sicura. Successivamente potranno essere utilizzate le barelle o i teli recuperati. In attesa dei Vigili del Fuoco, se occorre operare in sicurezza (locali invasi dal fumo o a rischio) solo il personale della Squadra di Primo Intervento è autorizzato ad intervenire, previo equipaggiamento con materiale di protezione (autorespiratori, maschere, tuta, stivali ecc.). F.3.) Modalità di Evacuazione F.3.1.) Evacuazione Rapida L evacuazione procederà utilizzando le uscite do sicurezza più vicine (senza usare gli ascensori), portando in salvo prima i degenti più vicini all evento e poi gli altri, senza distinzione di gravità. F.3.2.) Evacuazione Controllata Nel caso il tempo a disposizione sia sufficiente, occorrerà valutare la gravità dei singoli pazienti, contrassegnandoli con un colore (ROSSO = paziente che deve essere trasportato, GIALLO = paziente che cammina se aiutato, VERDE = paziente che cammina autonomamente), utilizzando fascette colorate. Per l evacuazione la S.E.P. (Squadra Evacuazione Pazienti) darà la priorità ai pazienti contrassegnati col colore ROSSO, poi ai pazienti col colore GIALLO e infine ai pazienti contrassegnati col colore VERDE Le fascette colorate, di cui sopra, dovranno essere disponibili presso il magazzino materiale per emergenza. La categorizzazione dei degenti è un compito del Medico del reparto o, in sua assenza, dall infermiere con più anzianità di servizio. Il recupero delle cartelle cliniche dei degenti sarà compito di uno degli Infermieri presenti. F.4.) Luoghi Sicuri Nel caso venga diramato l ordine di evacuazione, vengono identificati dei luoghi in cui si può stazionare in sicurezza. Di norma è sufficiente trasportare i degenti, previa compartimentazione di minima: 1) nell ala opposta del reparto stesso o; 16
17 2) in un reparto situato almeno due piani sotto l incendio ma, se l evento è imponente e non controllabile, si renderà necessario evacuare i pazienti; 3) in locali distanti (chiesa dell ospedale, ambulatori, corridoi sicuri ) oppure, 4) in caso di evacuazione totale della struttura in un Area Protetta di Attesa (A.P.A.), situata all esterno dell ospedale. L A.P.A. è individuata: a) negli spazi antistanti il Padiglione evacuato, lasciando lo spazio per gli interventi dei Vigili del Fuoco, oppure b) negli spazi retrostanti il Padiglione evacuato, lasciando lo spazio per gli interventi dei Vigili del Fuoco Se ritenuto necessario, i degenti evacuati dovranno essere trasferiti presso altri ospedali, secondo le procedure definite dalla Centrale 118 in accordo con le direttive dell Unità di Crisi 3) SOTTOSISTEMA DELL ATTIVITA INFORMATIVA In caso di pericolo, l attività informativa degli utenti è di fondamentale importanza! Per evitare il panico collettivo, cioè la paura intensa avvertita da tutti a seguito di un evento improvviso, che si traduce in fuga disorganizzata, occorrono misure che permettano di controllare le reazioni individuali di paura, ovvero: informazioni concise e regoli (utilizzando anche megafoni o altoparlanti se necessario); aggregazione ed utilizzo di tutti gli elementi validi, indirizzati a compiti di assistenza (visitatori o degenti in grado di aiutare altri ricoverati); smentita categorica delle false voci ; dimostrazione della presenza materiale di un capo o leader responsabile. Occorre prevedere che, in caso di emergenza nelle ore più critiche, il personale potrà non essere sempre in numero sufficiente per assolvere tutti i compiti. Pertanto occorrerà utilizzare in modo proficuo l aiuto che possono dare i degenti autosufficienti. Questo ha due scopi: 1) evitare che un degente valido si senta inutilizzato (coscienza civile), e che abbia il tempo di pensare al pericolo(coscienza del pericolo); 2) utilizzare le capacità di ogni singolo degente valido (capacità di tranquillizzare gli altri, possibile aiuto nelle operazioni di evacuazione, supporto alle operazioni non faticose come il recuperare le cartelle cliniche ecc.). Naturalmente il personale del Reparto, conoscendo la patologia del degente, potrà valutare le reali possibilità di aiuto che quel paziente può dare. All inizio dell emergenza l Infermiere o il Medico di reparto riunirà tutti i degenti validi a tale scopo e illustrerà loro, brevemente, le fasi ed i percorsi dell evacuazione. Occorrerà parlare loro chiaramente e con calma, al fine di fugare gli ovvi timori, assegnando a ciascuno di loro un compito specifico (aiutare altri degenti, recuperare del materiale o le cartelle cliniche, tenere aperte le porte di uscita ecc.). In questo modo, sarà possibile ridurre il panico, smentendo le false voci di pericolo, che sicuramente circoleranno nella fase critica dell emergenza. Altrettanto utile sarà l evidente presenza di un responsabile che si prenderà cura dei degenti, sia esso un Infermiere del reparto, che un componente della Squadra di Primo Intervento. 17
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