La politica e la vita

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1 La politica e la vita di Attilio Mangano La politica è distante dalla gente? In questi ultimi giorni il presidente della Repubblica ha lamentato la distanza della politica dalla gente, negli stessi giorni il paese era scosso da un evento di forte spettacolarizzazione e drammaticità quale il caso Welby, se sia giusto porre fine a una vita quando chi la vive desidera oramai solo morire per l insopportabilità della sua stessa malattia. La nuda vita diventava evento politico a sua volta. Cosa insomma è la sfera della politica e come si può misurare davvero la sua distanza o vicinanza rispetto alla vita? La definizione da manuale della politica, dalla originaria polis greca, indica con essa l insieme delle scelte e decisioni che riguardano la vita della città, ma questo è solo - come è noto - il punto di partenza di una tradizione interpretativa che fa della politica un sapere generale, una scienza, intesa come campo di regole riguardanti il Potere, la sua gestione, la sua amministrazione, la sua conquista. D altronde, come ricorda lo stesso Marx poggiando sulla distinzione tra borghese e cittadino e sulla critica della rappresentanza politica, il cielo della politica torna ad essere stellarmente lontano dai bisogni e dalla vita sociale, ennesimo momento di alienazione e di estraneità, qualcosa che gli uomini stessi hanno inventato e di cui si sono dimenticati l origine (sulla scia del modello feuerbachiano dell alienazione religiosa, del Dio creato dagli uomini e di cui si perde l origine dentro la cultura umana attraverso il meccanismo della ipostatizzazione). Il cielo della politica La contrapposizione fra cielo e terra deriva da questo schema interpretativo, il cielo della politica corrisponde a una rappresentanza che si autonomizza dai rappresentati, sovrastando la terra che continua a sapere che la vera politica non sta in cielo. Se si vuole non è difficile riconoscere come sia proprio questa distinzione all origine della stessa differenza tra culture politiche del liberalismo e cultura democratica, cui far risalire l origine stessa della moderna sinistra politica. Sovranità del Parlamento, della rappresentanza, della divisione dei poteri, pluralismo politico, ecc, garantiscono di per sé l affermazione di una vera politica della cittadinanza o bisogna richiamarsi a un di più, a qualcosa che manca, ovvero la realizzazione della giustizia e dell eguaglianza sociale? La tradizione del pensiero democratico si appella sempre a questo di più che manca e che rivela appunto il vuoto della politica che sta in cielo in nome dei veri protagonisti attivi dell azione sociale. Sia chiaro che si tratta solo di indicazioni generali di partenza e che non è certo il caso di rifare qui la storia del pensiero politico, sapendo bene noi per 1

2 primi come le articolazioni e i distinguo che ne derivano hanno dato luogo a correnti, modelli, esperienze fra loro diverse e articolate più complessamente. In un libretto uscito in questi giorni (Paul Ginzborg, La democrazia che non c è, Einaudi) l autore si inventa graziosamente un incontro (mai avvenuto, come ricorda egli stesso) tra Karl Marx e John Stuart Mill, per sottolineare punti di incontro e di differenza fra dottrina politica liberale e marxismo; ad esso rinviamo per ulteriori precisazioni. Ancora oggi, quando si sente parlare di politica politicante vediamo il riecheggiare di quelle distinzioni originarie, che appartengono anche al senso comune, a tutta quella tradizione apolitica, impolitica, antipolitica, che rivendica il diritto a non occuparsi di politica, a non fare politica, ecc, considerando appunto la politica come retorica e inganno che nasconde se stessa e non si fa capire dalla gente comune. Politics and policy La moderna distinzione (operante nella formula angloamericana dominante nelle scienze politiche), fra politics e policy, sintetizza schematicamente questa differenza tra una definizione forte (politics come progetto, idea generale, modello di società) e una debole (policy come amministrazione della politica, gestione, governabilità). Quando si parla di politica in senso forte e nobile si intende dunque una partecipazione attiva e condivisa a lotte, riforme, idee generali di cambiamento, mentre la politica lontana dal popolo torna a essere quella degli specialisti, dei tecnici, dei contabili e degli amministratori. L idea di una politica alternativa a quella ufficiale deriva, come è noto, nella sinistra che si richiama al marxismo, dall identificazione del movimento operaio come classe alternativa alla borghesia, sia per la posizione riformista che per quella rivoluzionaria (che però punta con Lenin alla costruzione del potere proletario come anti-stato), quindi a un estendersi progressivo della partecipazione politica di massa attraverso forme di democrazia diretta, dal basso. Politicizzazione della società e crescita di strumenti di partecipazione sono due facce della stessa medaglia, con una assunzione dei termini stessi della cultura della guerra (prosecuzione della politica con altri mezzi): tattica, strategia, sconfitta e resa del nemico, conquista del potere per via insurrezionale, secondo il modello bolscevico che si diffonde nel movimento comunista, con una ambivalenza tra uso tattico della democrazia e valorizzazione successiva della stessa che permane per lungo tempo. Il passaggio alle vie nazionali al socialismo scioglie questo tipo di contraddizione trasformando la politica comunista in una variante del modello riformista: la valorizzazione della democrazia è essa stessa un risultato di riconoscimenti successivi, dalla tesi del dopoguerra per cui le democrazie progressive (proprio per la partecipazione delle masse agli istituti rappresentativi e la creazione di nuovi strumenti di partecipazione) non sono riducibili alla democrazia borghese, alla crescente valorizzazione della Costituzione come quadro di riferimento esclusivo. 2

3 La sinistra ovvero il primato della politica? In questo senso nella sua funzione di opposizione democratica e in quella di sinistra di governo si viene configurando un vero e proprio primato della politica, che conferma l aspetto forte della politica come progetto generale di cambiamento e delinea un idea di società partecipata resa vitale dalle sue stesse molteplici istituzioni. Politiche dal basso e politiche dall alto non sono più contrapposte ma complementari, partecipi dello stesso progetto di trasformazione. Nella politica del comunismo italiano si deve all acquisizione della lettura gramsciana della rivoluzione in occidente non più come guerra di movimento ma come guerra di posizione il successivo formarsi di una cultura politica più adeguata. Al tempo stesso però l introduzione del modello di una cultura egemonica tende a trasformare il militante politico da organizzatore della lotta sociale (tribuno della plebe) a Dirigente complessivo, con molteplici ruoli e funzioni (pedagogiche di massa, di mediazione interna al sistema politico, di condivisione di porzioni di potere decisionale e amministrativo, con funzioni manageriali). Il passaggio dalla cultura dell anti-stato a una cultura della macchina politica dentro lo Stato accentua insomma sia la funzione della politics che quella della policy, con formazione di un tipo di politico di professione come corpo separato dalla società e però suo rappresentante permanente ineliminabile. Siamo in presenza di una metamorfosi della politica stessa, in parte resasi necessaria per le nuove articolazioni delle funzioni stesse della politica in una moderna società complessa, ma in parte inserita in una logica di burocratizzazione e di apparato che lascia sguarnita la politica dal basso. Ovviamente il modello teorico sotteso a questa nuova forma della politica non esclude né disprezza la politica dal basso, ma non sa riconoscerla e valorizzarla se non come pressione e spinta che ha infine bisogno di nuove mediazioni. Dall alto e dal basso, politica e movimenti. Questo spiega o quanto meno aiuta a comprendere come, accanto a questa dimensione professionale della politica, i nuovi bisogni sociali e le nuove contraddizioni danno luogo a loro volta a conflitti, rivendicazioni, proteste, che sorgono fuori dal sistema politico e spesso in aperta opposizione con esso. Si tratta appunto delle politiche dal basso, che nascono di volta in volta contro un ingiustizia o cogliendo un vuoto, indicando domande e bisogni che non vengono soddisfatti e tendono a loro volta ad autonomizzarsi. Impossibile stabilire preventivamente se si tratta di una normale dialettica fra due livelli che comunque sono destinati a incontrarsi o se il livello del nuovo antagonismo o il livello di una nuova azione di volontariato politico sociale non professionale sia sempre diverso e contrapposto. L interpretazione sociologica dei nuovi movimenti ha conosciuto a sua volta oscillazioni fra una chiave di lettura mirante a riconoscere una rivoluzione di tipo nuovo e non politica e una che invece individua il motore dei nuovi conflitti in istanze particolaristiche che precedono quelle generali ma interagiscono con esse. 3

4 Né si può contrapporre del tutto le figure del politico di professione e del politico dal basso, come se quest ultimo fosse un fiore sbocciato nel deserto e non un elemento esso stesso della società politica, un quadro militante che ha conosciuto suoi peculiari processi di politicizzazione. Il personale è politico Anche la parola d ordine sessantottina per cui il personale è politico va messa in conto in questo tentativo di bilancio. Se il lato positivo sembrò essere l aver investito non più lo Stato e il Parlamento ma il privato, non più la produzione sociale ma la riproduzione della società attraverso la riproduzione dei ruoli, dei meccanismi autoritari di potere, del modello patriarcale di famiglia ecc, la scoperta insomma che si può e si deve partire da sé, porre il soggetto al centro della società stessa, il lato negativo e paradossale fu a sua volta una sorta di iperpoliticizzazione della vita, strappata alla sua quotidianità e messa a nudo come rapporto di potere. Tutto è politica, dunque. Comincia da qui una sorta di ambivalenza, la sessualità, la famiglia, il corpo, i sentimenti, sono rivelatori di meccanismi di dominio, ma questa nuova politicizzazione della vita rischia in permanenza una caduta nell ideologia. In realtà quando questo campo di analisi delle politiche della soggettività si traduce in una rivendicazione di nuovi diritti (come avvenne per il referendum sul divorzio e per la questione dell aborto) la politicità della vita diviene analisi concreta di bisogni e diseguaglianze, ricerca del soggetto debole e privo di suoi diritti. Biopolitica Ma poco per volta appare chiaro che si tratta di nuovi settori da aggiungere alla politica tradizionale: la salute dei corpi, la malattia, il diritto alla vita; non più o non tanto una rivoluzione culturale, ma una estensione delle politiche del welfare. Mentre i nuovi studiosi arrivano a spiegare che stiamo per entrare in un campo particolare che investe appunto il dominio e la sua estensione. Con la definizione di biopolitica siamo dentro il nuovo orizzonte. Il dominio adesso plasma i corpi nel loro nascere e riprodursi, nelle regole della ricerca del piacere, nell investire non più o non tanto il cittadino ma l insieme dei corpi all interno di una disciplina interiorizzata. La politica è dunque il controllo disciplinare della stessa nuda vita. Quello che agli inizi degli anni ottanta appariva ancora come una forma di politicizzazione in più, traducibile in rivendicazione di diritti, rivela un orizzonte destinato a cambiare la dimensione stessa della politica. Il ritorno del privato diviene a sua volta processo globale di politicizzazione. Accanto e fuori alla politica classica e a quella tradizionale, con i suoi dualismi stato-società civile, riforma-rivoluzione, progetto generale e istanza particolare, strategia e tattica, si compie uno spostamento che è insieme ideologico e linguistico, dai massimi sistemi alle forme molecolari della vita, dalla riforma concreta per via legislativa alle pratiche individuali e di gruppo. 4

5 Fra etica e antropologia Solo in apparenza può sembrare che si tratti delle piccole cose della vita, entra in campo nel suo insieme un tipo di discussione che è al tempo stesso etica (perché pone il problema del significato e del valore) e antropologica (perché investe la domanda stessa su cosa è l uomo e cosa lo caratterizza). Si guardi ai temi in discussione: coppie di fatto, matrimonio gay, adozione dei bambini, fecondazione artificiale, malattia e morte, buona vita e buona morte. Non si tratta di una invenzione-provocazione dei soliti radicali che vogliono estendere sempre nuovi diritti, si tratta di un campo di esperienze e di problemi che prima non sembravano far parte della politica ma solo della sfera privata. Se si torna un attimo al vecchio gergo, prima la politica riguardava le strutture, adesso riguarda solamente le sovrastrutture, inquietante parola che significa tutto e niente, tutto ciò che non rientra nelle strutture. Amori e sentimenti, passioni, amicizie, legami, giochi, rapporti interpersonali, educazione, tutto quello che sembrava oscillare tra l essere un di più rispetto alla politica o l essere appunto un di meno di cui era inutile occuparsi politicamente. È stato osservato che allora non è affatto vero che tutto è politico, ma semmai che tutto è privato. Sì, episodi come il caso Welby dimostrerebbero che finalmente la politica è chiamata a occuparsi dei problemi della vita e della morte, della loro regolamentazione, salvo scoprire che si entra in un campo in cui la stessa questione della regolamentazione può solo essere balbettata, come se mancasse la parola, proprio perché ogni caso che emerge torna a porre il problema etico e antropologico del significato stesso della vita, cosa sulla quale la politica con la maiuscola non sembrava essere tenuta a pronunziarsi. Un giornalista che ha provato anche lui a rilevare la novità della cosa ha tirato in ballo Ionesco. La donna che nessuno ama, l uomo cui diagnosticano un cancro, il pensionato sulla panchina, l anonimo o l illustre che si fa la barba e guardandosi allo specchio si chiede che ci fa lì: tutti costoro non furono né mai saranno consolati da alcuna politica. Ne siamo proprio sicuri? O è appunto di loro che adesso si parla e per questo la politica balbetta? 5