PARTE II ANALISI IDROGEOLOGICA DI RIFERIMENTO. ACQUE SOTTERRANEE

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1 PARTE II ANALISI IDROGEOLOGICA DI RIFERIMENTO. ACQUE SOTTERRANEE 3 COMPLESSI IDROGEOLOGICI Le formazioni litoidi affioranti, descritte nel precedente paragrafo, rivestono diversa importanza e potenzialità sotto l aspetto idrogeologico e quindi della disponibilità della risorsa idrica. Le rocce sono state così classificate in base alla loro permeabilità, desunta principalmente da osservazioni geolitologiche, dal grado di tettonizzazione e da considerazioni strutturali. Sono stati così distinti in funzione delle classi di permeabilità, 11 complessi idrogeologici, ossia raggruppamenti di rocce e terreni litologicamente simili, caratterizzati dallo stesso tipo di permeabilità prevalente (vedi Tav. 2 Carta Idrogeologica Tav.3 Sezioni Idrogeologiche generali; la Carta Idrogeologica riporta anche l ubicazione delle opere di captazione acquedottistica - pozzi, campo pozzi e sorgenti-). Complesso dei depositi di origine alluvionale e, subordinatamente eluvio-colluviali e di ambiente di spiaggia - (1) (PERMEABILITA ELEVATA) Il complesso dei depositi alluvionali è formato da alluvioni terrazzate antiche e recenti delle pianure alluvionali. Detti depositi sono costituiti da corpi ghiaiosi, ghiaioso sabbiosi, e ghiaioso limosi, con intercalazioni di lenti di vario spessore ed estensione, argilloso limose e sabbioso limose. Queste ultime sono più frequenti nelle zone costiere ove detti depositi raggiungono il massimo spessore nellʹordine di oltre 40 m. Tali depositi ospitano delle estese falde acquifere di tipo freatico, monostrato. In prossimità della costa si rinvengono acquiferi multistrato con falde confinate o semiconfinate. Tali acquiferi sono alimentati dalle acque di deflusso superficiali e da quelle meteoriche. La permeabilità è elevata con valori tra 10-3 m/sec per le ghiaie. Lʹinfiltrazione è nettamente superiore al ruscellamento. Complesso dei Depositi Detritici (2) (PERMEABILITA MEDIA) Sono costituiti da clasti carbonatici della Serie Umbro Marchigiana in matrice limoso argillosa e da depositi antichi ghiaiosi e ghiaioso sabbiosi di probabile origine fluviale. Tali depositi ospitano falde libere di modesto interesse, alimentate dalle acque meteoriche che originano sorgenti di modeste portate e con forte escursioni annue localizzate per lo più nel Bacino Marchigiano esterno. Complesso delle Argille (4) (PERMEABILITA BASSA) Il complesso delle argille è costituito da argille marnose con intercalazioni di corpi arenaceo sabbiosi ed unità pelitico arenacee ed arenaceo pelitiche. La circolazione sotterranea è 11

2 praticamente inesistente e limitata ai corpi arenacei ed alle unità arenaceo pelitiche più estese. Le falde idriche ad essi associati, alimentano modeste sorgenti emergenti nei versanti (fonti) collinari. La permeabilità della frazione detritica è media; le falde sono alimentate prevalentemente dalle piogge. Nei corpi arenaceo sabbiosi e nelle unità arenaceo pelitiche profonde si rinvengono acque salmastre, salate e salamoie che risalendo lungo le fratture connesse con le lineazioni tettoniche, alimentano sorgenti salate (vulcanelli di fango) presenti in molte zone del Bacino Marchigiano esterno fino ad aumentare la conducibilità delle acque dei subalvei di pianura. Le argille costituiscono il substrato impermeabile (acquiclude) degli acquiferi freatici delle pianure alluvionali. Lʹaliquota del ruscellamento ed evapotraspirazione prevale nettamente sullʹinfiltrazione. Complesso dei Depositi Arenacei, Arenaceo Conglomeratici, Arenaceo Sabbiosi, intercalati alle Argille plio-pleistoceniche (5) (PERMEABILITA MEDIA) Tale complesso presenta una notevole estensione, ma la presenza di falde acquifere è limitata ai litotipi arenaci scarsamente cementati, alle sabbie, ghiaie e conglomerati che alimentano numerose sorgenti. Gli acquiferi che si instaurano allʹinterno dei depositi porosi e permeabili intercalati ai sedimenti argillosi, presentano caratteristiche di salienza. Lʹalimentazione è dovuta prevalentemente alle acque meteoriche e subordinatamente alle acque superficiali. Le acque sotterranee presentano talvolta facies salmastre e salate che alimentano sorgenti salate e vulcanelli di fango. Presentano inoltre un minore contenuto salino e portate più elevate rispetto a quelle del complesso delle argille dovuto alle diluizioni con le acque vadose contenute nei corpi arenacei. Nei depositi pleistocenici costieri si rinvengono falde caratterizzate da una marcata stagionalità alimentate dalle piogge che alimentano piccole sorgenti lungo i versanti costieri. Il ruscellamento prevale sempre sullʹinfiltrazione efficace che è limitata ai corpi arenacei di una certa estensione. Complesso dei Bacini Minori Intrappenninici (7) (PERMEABILITA MEDIA) La circolazione idrica è limitata alle unità arenacee e conglomeratiche che possono ospitare falde acquifere ed alimentare le sorgenti. Queste ultime, prevalentemente connesse con i corpi arenaci, sono caratterizzate da regime stagionale e da portate molto basse, generalmente inferiori al l/sec. Tale complesso si comporta da acquiclude degli acquiferi carbonatici. Lʹinfiltrazione efficace è limitata ai corpi arenaci e conglomeratici oltre che alle unità arenaceo pelitiche. Complesso dei Depositi Marnosi e Marnoso Calcarei (Schlier - Bisciaro -Scaglia Cinerea) (8) (PERMEABILITA BASSA) Tale complesso detiene scarse caratteristiche idrogeologiche con una circolazione idrica limitata e connessa al grado di fratturazione delle rocce. Le sorgenti sono scarse e con portate esigue. Lʹinfiltrazione è limitata ai litotipi carbonatici, mentre il ruscellamento prevale nelle marne. 12

3 Complesso dei Depositi Pelagici Carbonatici (Scaglia Bianca - Scaglia Rossa - Scaglia Variegata - Marne a Fucoidi p.a) (9) (PERMEABILITA ALTA) Tale complesso è costituito dal raggruppamento di più formazioni che presentano analoghe caratteristiche geolitologiche. La circolazione idrica sotterranea avviene prevalentemente per fatturazione e nei sistemi di fagliazione. Lʹinfiltrazione media annua di tale complesso viene valutata in 17,5 l/sec per kmq. Le sorgenti connesse ai sistemi acquiferi sono numerose e spesso situate lungo i versanti con portate massime di 5 l/sec. Gli acquiferi sono sostenuti dal sottostante membro argilloso-marnoso delle Marne a Fucoidi. Complesso delle Marne a Fucoidi (10) (PERMEABILITAʹ BASSA) È costituito dal membro basale di rilevante spessore della suddetta formazione, dato da marne e marne argillose con ottime caratteristiche di acquiclude a sostegno degli acquiferi delle sovrastanti Scaglie. Per cause tettoniche tale complesso consente lʹemergenza di sorgenti con portate massime superiori a 10 l/sec, alimentate dagli acquiferi sovrastanti come pure quelli della Maiolica. Complesso dei Calcari della Maiolica (11) (PERMEABILITAʹ ALTA) La Maiolica è formata da litotipi carbonatici racchiusi tra l aquiclude delle Marne a Fucoidi ed i sottostanti litotipi delle Formazioni delle Marne del Sentino, Formazione del Bosso e Calcari Diasprini, entrambe a bassa permeabilità. La circolazione idrica avviene anche in questo caso per fratturazione e su zone di debolezza tettonica. Lʹinfiltrazione media annua è stata stimata in 17,5 l/sec per Kmq. Numerose sono le sorgenti situate al contatto con i litotipi a bassa permeabilità dei complessi sovrastante e sottostante. Le portate però sono modeste: infatti si può ritenere che la Maiolica formi un unica Unità idrogeologica ad alta permeabilità con il sottostante complesso del Calcare Massiccio Corniola, causa l intensa fratturazione e tettonizzazione e la discontinuità dell aquitard (12) Marne del Sentino. Complesso delle Marne del Sentino, Formazione del Bosso e dei Calcari Diasprini (12) (PERMEABILITAʹ BASSA) È formato da litotipi a permeabilità molto bassa che sostengono gli acquiferi in seno alla Maiolica. Al contatto tra tale complesso ed i calcari della Maiolica si instaurano sorgenti con modeste portate. Complesso del Calcare Massiccio - Corniola (13) (PERMEABILITA ALTA) Rappresenta il complesso più importante della dorsale carbonatica Umbro-Marchigiana, formato da rocce calcaree fratturate e carsificate (Gole di Frasassi, Gole della Rossa, Monte Cucco). La permeabilità è alta e molto alta dovuta sia alla porosità primaria sinsedimentaria di tipo intergranulare, sia secondaria per fratturazione e carsismo causata dalle vicissitudini tettoniche. Lʹinfiltrazione efficace media annua stimata per l Unità, nel suo complesso, è di circa 26 l/sec per Kmq. Il ruscellamento è estremamente ridotto. Le falde che interessano questo complesso costituiscono il livello di base del sistema idrogeologico delle dorsali carbonatiche e sono alimentate, attraverso zone di frattura legate a linee tettoniche, dagli 13

4 acquiferi dei complessi idrogeologici sovrastanti. Tali falde alimentano le sorgenti con portate superiori ai 100 l/sec emergenti da importanti complessi carbonatici (sorgente Gorgovivo), alimentando anche i corsi dʹacqua che tagliano le dorsali carbonatiche. 14

5 4 PRECIPITAZIONI Il regime pluviometrico del territorio marchigiano è di tipo sub-litoraneo appenninico con influenze marittime (Mori,1957 ; Pinna 1978). La distribuzione delle precipitazioni è illustrata in (Tav. 2 - Carta Idrogeologica) dove ai complessi idrogeologici sono state sovrapposte le curve isoiete annue (per il dettaglio sulla rete di misura e i corrispondenti dati pluviometrci relativi agli ultimi trent anni si rimanda rispettivamente alla tavola n 7 e all appendice A.2). Lʹandamento delle isoiete evidenzia una differenza nella distribuzione delle precipitazioni, rispecchiando le caratteristiche morfologiche dellʹintera area. Il regime della fascia costiera è caratterizzato da un minimo ed un massimo assoluti e da un minimo e massimo relativi (Staz. Torrette). Il massimo assoluto cade nei mesi di settembreottobre con valori di 101 mm. Il minimo assoluto si ha sempre in luglio con valori di 27 mm (Staz. Ancona). Nella stagione primaverile si ha un minimo relativo ad aprile ed un massimo relativo a maggio. Nella zona interna appenninica il regime pluviometrico presenta un unico massimo e minimo relativi (Staz. Fonte Avellana). I massimi si hanno nella stagione autunnale (novembre-dicembre) con valori di 238 mm (Staz. Fonte Avellana). I minimi sono di luglio con 48 mm (Staz. Fabriano) e 68 mm (Staz. Fonte Avellana). In alcune zone della fascia collinare i minimi assoluti cadono in agosto (Corinaldo, Osimo). In generale nel periodo primaverile si verificano molti eventi piovosi ma di intensità sensibilmente inferiori rispetto al periodo autunnale. Inoltre lungo la dorsale appenninica si registra una maggiore intensità delle precipitazioni rispetto alla fascia costiera, a parità di numero di giorni piovosi. Osservando la distribuzione delle isoiete, le precipitazioni maggiori si hanno lungo le dorsali appenniniche (1170 mm), mentre i minimi vengono registrati lungo la fascia costiera (750 mm). Tra le due aree sono presenti delle fasce allungate come la dorsale di M. San Vicino e M. Conero con valori più alti di pioggia rispetto alle zone circostanti. Altre zone poste a quote inferiori rispetto ai rilievi limitrofi come la conca Fabriano-Camerino, presentano minori precipitazioni. Nelle zone collinari prossime alla costa ed appartenenti ad uno stesso bacino, si ha una differenziazione delle precipitazioni che vedono maggiori apporti sui versanti in destra idrografica rispetto ai versanti opposti. Studi recenti eseguiti dal Centro di Ecologia e Climatologia dell Osservatorio Geofisico Sperimentale di Macerata, hanno evidenziato che il campo medio delle precipitazioni annuale e stagionale relativo al periodo , mostra una leggera flessione di circa 1,36 % nei quantitativi di pioggia, rispetto al quarantennio

6 5 SCHEDE D INQUADRAMENTO DEI COMPLESSI IDROGEOLOGICI I complessi idrogeologici (sempre.tav. 2-Carta Idrogeologica) sedi delle fonti di approvvigionamento, sono stati descritti nelle relative schede di inquadramento (All. B.2) sulla base dei dati acquisiti con l indagine e desunti dalle pubblicazioni scientifiche. Le schede delle 11 unità o complessi, riportano la medesima numerazione della cartografia ufficiale della Regione Marche, e sono organizzate in due sezioni: la prima illustra le caratteristiche geologiche, idrogeologiche, idrodinamiche, qualitative e di vulnerabilità della risorsa; la seconda descrive lo stato attuale dello sfruttamento, deficit e stato di qualità, criteri di protezione. I contenuti delle schede delle unità sono i seguenti (sezione 1): Areale di affioramento: Si riferisce agli affioramenti situati nell ambito dei diversi domini geologici, descritti al capitolo 4. Litologia: Contiene la descrizione litologica della formazione/i interessate Struttura: Descrive il tipo di struttura geologica, le stratificazioni e gli spessori presenti Tipologia acquifero: Descrive la tipologia dell acquifero in funzione della permeabilità e dei rapporti reciproci con le rocce a contatto Tipo di falda: Descrive i tipi di falde che interessano i complessi Geometria : Individua l estensione verticale e laterale ed i rapporti idraulici con altri acquiferi Piezometria: Contiene i dati disponibili sulla soggiacenza degli acquiferi freatici e sulle portate delle sorgenti Parametri idraulici: Quantifica i parametri più significativi quali la permeabilità, l infiltrazione efficace, la trasmissività e l infiltrazione media Vulnerabilità: Individua le condizioni di vulnerabilità degli acquiferi secondo quattro classi, intesa come la capacità od attitudine, naturale a sopportare gli effetti di natura antropica Caratteristiche qualitative: Descrive la qualità della risorsa idropotabile secondo i dati forniti dagli Enti di controllo (Arpam). Inoltre nella valutazione dello stato attuale di sfruttamento (sezione 2) sono stati inseriti: Stato attuale dello sfruttamento, comuni serviti e popolazione : Contiene i dati acquisiti con il censimento dei punti di presa circa lo sfruttamento della risorsa, dei comuni utilizzatori e popolazione Deficit quantitativi e conflitti d uso: Individua le situazioni di deficit e conflitti d uso Stato di qualità e salvaguardia: Descrive la qualità della risorsa sulla base del D.P.R. 236/88, gli ambiti di tutela ed i problemi di inquinamento eventualmente presenti 16

7 Attuali criteri di protezione ed eventuali criteri proponibili: Prende in considerazione le misure di protezione eventualmente presenti e gli interventi di risanamento proponibili. Criteri. I complessi idrogeologici individuati ed illustrati in cartografia, sono stati raggruppati cartograficamente, individuando le possibili aree di ricarica, gli acquiferi e gli acquiclude costituenti i battenti impermeabili. Da tale elaborazione è stata ricavata la Tav.4 - Carta dei domini idrogeologici e unità acquifere sotterranee L elaborato evidenzia che il dominio dei depositi carbonatici ( ), notevolmente esteso, ospita il numero più elevato di fonti di approvvigionamento. Al suo interno, sono stati perimetrati i probabili bacini idrogeologici della sorgente di Gorgovivo e San Lorenzino nel Comune di Arcevia entrambi oggetto di indagini e studi ancora in corso. Il dominio dei depositi carbonatici, è racchiuso a margine delle strutture, da aquicludes impermeabili. Di rilevante importanza è il dominio dei depositi alluvionali e detritici (1-2), per gli ingenti quantitativi di acque prelevate nelle aree fondo-vallive e costiere. Scarso interesse acquedottistico riveste il dominio dei depositi arenacei, arenaceo sabbiosi ecc (5) che pur racchiuso tra formazioni impermeabili, non sembra presentare, almeno allo stato attuale delle conoscenze, importanti obiettivi idrogeologici. Nella stessa carta con note a margine sono stati descritti i complessi acquiferi, valutandone la vulnerabilità, le opere di captazione presenti ed i provvedimenti di salvaguardia individuati dai comuni. La tabella inserita nell allegato B.1 illustra i dati salienti di ciascuna fonte di approvvigionamento e la corrispondenza, assegnata mediante un acronimo, alla relativa cartografia. 17

8 6 BILANCI IDRICI DEI PRINCIPALI COMPLESSI IDROGEOLOGICI Sulla base dello schema idrogeologico dell area e dei dati acquisiti con la ricognizione, viene effettuato il bilancio idrologico delle pianure alluvionali e dei complessi calcarei. La valutazione è di massima, stante la complessità degli argomenti per i quali sono disponibili solamente dati preliminari o parziali per le pianure alluvionali, studi in corso per sorgente Gorgovivo, mentre sono pressoché inesistenti dati per la restante dorsale appenninica. 6.1 PIANURE ALLUVIONALI Il bilancio idrologico (Fairbridge, 1967 ; Trewartha, 1980; Remenieras, 1976) dei principali bacini idrografici ed in particolare delle pianure alluvionali, è stato realizzato con i dati pluviometrici elaborati con Thornthwaite. Per le caratteristiche orografiche e geologiche territoriali è stato assunto che nelle dorsali appenniniche l infiltrazione prevale nettamente sull evapotraspirazione ed il ruscellamento superficiale. Nella fascia collinare, caratterizzata da rocce argillose ed argilloso marnose impermeabili, il deflusso superficiale e l evapotraspirazione assumono valori più consistenti. Il bilancio idrologico calcolato con i metodi sopra citati rispecchia maggiormente la realtà. Per le pianure alluvionali costituite da depositi permeabili, si considera che il deflusso idrico superficiale è limitato, con conseguente infiltrazione nel sottosuolo. Un aliquota di questa acqua và a ricostituire l acqua di ritenzione (evapotraspirazione) mentre la restante parte alimenta gli acquiferi. Le tabelle seguenti illustrano sinteticamente gli apporti efficaci disponibili per i bacini e per le aree alluvionali dei fiumi Misa, Esino e Musone Tabella 1: Bilancio idrologico dei Bacini idrografici Area bacino Kmq Precipitazioni Bacino x10 6 m 3 ETr Bacino x10 6 m 3 Apporto efficace Bacino x10 6 m 3 Misa Esino Musone

9 Tabella 2: Bilancio idrologico delle Aree alluvionali Risorse idriche disponibili Area alluvionale Kmq Precipitazioni area alluvionale x10 6 m 3 ETr area alluvionale x10 6 m 3 Apporto efficace area alluvionale x10 6 m 3 Misa Esino Musone Da : T. Nanni 1985 Materiali per la Programmazione Regione Marche ( rielaborata ed ampliata) In base a tali dati, le riserve regolatrici dei tre bacini (non si dispone di dati utili per il Cesano) ammonterebbero a: Alluvioni del Misa: 507 l/s (7.8 l/s/km 2 ) Alluvioni dell Esino: l/s (8.8 l/s/km 2 ) Alluvioni del Musone: 634 l/s (5.9 l/s/km 2 ) Sommando queste cifre si otterrebbe una riserva regolatrice totale per i tre bacini di l/s, del tutto insufficiente a giustificare l ammontare dei prelievi da falda che, come si vedrà più avanti, è di oltre l/s. In base all analisi di tutta la documentazione disponibile, è possibile ipotizzare che la ragione di questo sbilancio stia nel fatto che le cifre di riserva regolatrice su riportate non tengono in adeguata considerazione il contributo del fiume Esino alla ricarica delle alluvioni in cui è impostato il suo alveo. Nel quadro della realizzazione di un modello matematico agli elementi finiti della falda del Musone (Nanni, Patrizi, Spaccasassi, 1996) con codice SUTRA (Voss, 1984), l inflow dell acquifero è stato calibrato in non oltre 365 l/s. Tale valore è decisamente più basso del valore di 634 l/s riportato in T. Nanni 1985 Materiali per la Programmazione Regione Marche e la differenza deriva dal fatto che nella calibrazione del modello l apporto dell infiltrazione efficace di acqua meteorica è risultato di soli 51 l/s, pari ad un coefficiente d infiltrazione nelle alluvioni dell 1.5%. Ma l aspetto fondamentale evidenziato dal modello è che il contributo del fiume Musone alla ricarica dell acquifero ammonta a circa 200 l/s. Il Musone presenta un deflusso medio annuo alla sezione di chiusura pari a 54 Mmc/anno (1712 l/s) e ciò corrisponde ad un coefficiente di deflusso di 0.10 (molto basso, a causa della presenza di un invaso che trattiene circa 40 Mmc). Il rapporto fra il contributo del fiume Musone alla ricarica dell acquifero (ottenuto dai relatori del modello idrogeologico) e la portata del fiume equivale a circa L Esino è un fiume decisamente più ricco di risorse del Musone. Il suo deflusso medio annuo alla sezione di chiusura è pari a 710 Mmc/anno ( l/s) e ciò corrisponde ad un 19

10 coefficiente di deflusso di 0.54, molto più alto del Musone e anche del Misa che ha un coefficiente di deflusso di Tale osservazione fra l altro suggerisce che l Esino sia cospicuamente alimentato da acque esterne al proprio bacino idrografico, tramite le sorgenti lineari. E quindi del tutto plausibile ammettere che l Esino ricarichi le proprie alluvioni con una frazione della propria portata che sia, al minimo, uguale a quella ottenuta dagli Autori del modello matematico per il Musone, ovvero Adottando questa linea metodologica si ottiene come possibile contributo dell Esino alle sue alluvioni un valore di 22ʹ500 x 0.10 = 2250 l/s. Per completare il calcolo delle riserve regolatrici riteniamo opportuno adottare una metodologia comune per i tre bacini provvisti di dati, stimando l apporto dell infiltrazione efficace secondo un coefficiente d infiltrazione medio del 20% (valore piuttosto tipico di alluvioni a granulometria variabile) e stimando l apporto di ricarica dei corsi d acqua mediante il coefficiente ottenuto dall esercizio modellistica sul Musone (0.10). Il quadro risultante è riportato di seguito. Tabella 3: Probabile bilancio della riserva regolatrice delle Aree alluvionali Bacino Area alluvionale Kmq Precipitazioni area alluvionale x10 6 m 3 Infiltrazione efficace area alluvionale x10 6 m 3 (20% delle precipitazioni) Contributo dei corsi d acqua alla ricarica della falda x10 6 m 3 Misa Esino Musone TOTALI Riserva regolatrice totale arrotondata x10 6 m 3 18 (570 l/s) 96 (3040 l/s) 22 (710 l/s) 136 (4320 l/s) Come si nota confrontando questa tabella con quella precedente ( T. Nanni 1985 Materiali per la Programmazione Regione Marche ), le differenze sono poco significative per le alluvioni del Misa e del Musone mentre risultano sostanziali per la falda alluvionale dell Esino. 20

11 6.2 COMPLESSI CARBONATICI: LA SORGENTE DI GORGOVIVO Il bilancio idrico delle formazioni calcaree presenta elementi di grandi complessità legati alla tettonica, alla variabilità dei fenomeni carsici, agli interscambi con i corsi d acqua superficiale e alla presenza di estesi fenomeni sorgentizi di tipo lineare. Gli approcci seguiti dai vari Autori che si occupano dell argomento si rifanno a due principali linee metodologiche: approccio locale, utile per la definizione del bacino idrogeologico di sorgenti puntuali di grande interesse e per la definizione delle relative aree di protezione; approccio regionale, utile per la definizione quantitativa della circolazione sotterranea nel suo complesso tenendo conto anche di travalicamenti di spartiacque idrografici, di catture, di caratteri strutturali alla macroscala e di estese fenomenologie di scaturigini lineari difficilmente riconducibili ad un bacino idrogeologico di carattere locale. Al primo filone si rifanno studi già eseguiti, ma soprattutto indagini ed approfondimenti ancora in corso per la definizione del bacino idrogeologico della sorgente Gorgovivo. La sorgente di Gorgovivo è ubicata nel bacino del Fiume Esino, nel tratto in cui il corso dʹacqua incide profondamente la dorsale marchigiana esterna (Gola dalla Rossa). Tale sorgente rappresenta la più importante emergenza idrica della Regione Marche; le sue acque vengono captate per soddisfare le esigenze idropotabili di molti comuni della bassa Vallesina e della fascia costiera, per una popolazione complessiva di circa abitanti. La portata media emunta è andata progressivamente aumentando dai circa 600 l/sec dellʹinizio degli anni ʹ70, a 950 l/sec verso fine anni 90, fino agli attuali 1150 l/sec; se si aggiungono i contributi lineari che emergono direttamente in prossimità dellʹalveo del F. Esino (la cui portata media in diverse quantificazioni risulterebbe variabile da 2,0-2,3 m 3 /sec fino a 5 m 3 /sec), si ottiene una portata complessiva che fa della zona sorgiva di Gorgovivo la più importante in assoluto del settore marchigiano dellʹappennino calcareo. Lʹimportanza socioeconomica di questa risorsa è dunque notevole. La captazione è costituita da gallerie che si estendono per qualche chilometro allʹinterno della formazione del Calcare Massiccio, intersecate da pozzi emungenti di varia profondità e diametro. Un lavoro di Cantelli et alii (1989), eseguito su commissione del Consorzio di suddetta sorgente cfr. Tav.4 - Carta dei domini idrogeologici e unità acquifere sotterranee, identifica un bacino di alimentazione della sorgente pari a circa 240 km 2. Manca una perimetrazione precisa di tale bacino ma si evince chiaramente che esso si sviluppa negli affioramenti della maiolica e del massiccio (ed in parte, dove le marne a Fucoidi sono laminate per ragioni tettoniche, anche nella scaglia) estendendosi a SE in direzione appenninica nella dorsale carbonatica marchigiana ben oltre i limiti dell ATO 2 (la parte di bacino in ATO 2, infatti, non supera i 70 km 2 ). Inoltre, l Autore mette in luce (in base a considerazioni sui tempi di residenza e sul chimismo/isotopia dell acqua) che l alimentazione della sorgente è mista: 21

12 locale e diretta per l acqua meteorica che s infiltra nel bacino imbrifero e regionale/indiretta tramite al falda acquifera di base del complesso carbonatico. A identiche conclusioni era pervenuto nel 1975 uno studio della Petrogeo (Marchetti-Ghezzi & ass.) per conto del Consorzio dell Esino. Al secondo filone metodologico si rifà invece lo studio (5) di C. Boni et al. che analizza l idrogeologia dei sistemi carbonatici dell Italia Centrale. Qui, le dorsali carbonatiche ricadenti nel territorio dell ATO fanno parte della grande struttura idrogeologica G5 che si estende senza soluzione di continuità fra Urbino a nord e Terni-Antrodoco a sud. Questa grande struttura ha una superficie di 3460 km 2 ed una riserva regolatrice di 58.5 m 3 /s. La riserva regolatrice viene calcolata come somma delle portate medie di tutte le sorgenti puntuali e di tutte le scaturigini lineari legate allo schema di circolazione. Fra le scaturigini lineari, il lavoro segnala quella principale nel thalweg dell Esino presso la sorgente Gorgovivo (di cui riferisce una portata media di 5 mc/s) più altre 4 con portate di 400 l/s (T. Sentino fino a Gaville), 500 l/s (T. Sentino fra Sassoferrato e il F. Esino, 300 l/s (T. Giano fino a Valleremita), 200 l/s (F. Esino in zona Esanatoglia). Lo studio fornisce inoltre utili informazioni in merito alla riserva regolatrice per unità di superficie, consentendo di fare la distinzione (più su riportata nella descrizione delle Unità idrogeologiche dell ATO) fra 17.5 l/s/km 2 per i calcari del dominio pelagico (unità 9 e 11) e circa 26 l/s/ km 2 per il calcari del dominio di piattaforma (Unità 13). Moltiplicando questi coefficienti unitari per la superficie affiorante delle Unità all interno dell ATO otteniamo: Rr dell Unità 9 = 17.5 l/s/km 2 x 139 km 2 = l/s Rr dell Unità 11 = 17.5 l/s/km 2 x 89 km 2 = l/s Rr dell Unità 13 = 26 l/s/km 2 x 27 km 2 = 705 l/s Rr totale calcari = l/s Più avanti analizzeremo come passare da queste cifre ad una stima delle risorse idriche praticamente disponibili per utilizzi acquedottistici. Qui ci limitiamo ad osservare che facendo la somma delle portate captate di tutte le sorgenti dei calcari (1400 l/s) + le sorgenti lineari dell Esino (in base alla quantificazione riportata da C. Boni: 5000 l/s) + le altre sorgenti lineari (1400 l/s) otteniamo circa 7800 l/s. Poiché le superfici permeabili all interno dell ATO sono in grado di giustificare circa il 60% di questa importante discarica idrica, ne concludiamo che il F. Esino nella zona di Gorgovivo rappresenta un asse di drenaggio sotterraneo di importanza regionale che raccoglie i contributi di un bacino idrogeologico largamente esteso all esterno del territorio amministrativo dell ATO. 22

13 6.3 ZONE DI TUTELA, RISPETTO E PROTEZIONE DELLA SORGENTE GORGOVIVO Si riportano i risultati preliminari di unʹindagine idrogeologica condotta nellʹarea circostante la sorgente di Gorgovivo finalizzata allʹindividuazione delle zone di tutela, rispetto e protezione dellʹemergenza (Caprari M. et alii 2001). La ricerca è stata eseguita tenendo conto degli elementi indispensabili allʹindividuazione delle zone di tutela, rispetto e protezione della sorgente, essi sono: Analisi delle caratteristiche di alimentazione delle sorgenti emergenti dagli acquiferi dei diversi complessi idrogeologici presenti nellʹarea, attraverso la ricostruzione degli idrogrammi sorgivi e allʹanalisi della variabilità dei parametri chimico-fisici delle acque; Ricostruzione degli idrogrammi fluviali, in sezioni idrogeologicamente significative, del F. Esino e dei suoi affluenti Giano e Sentino, nel tratto in cui tali corsi attraversano la dorsale marchigiana; Analisi delle variazioni piezometriche e del chimismo delle acque in alcuni pozzi eseguiti nelle gallerie di captazione delle sorgenti; Analisi delle caratteristiche del fenomeno carsico, con particolare riguardo alla tipologia dei canali drenanti ed alla loro funzione idrologica. Anche sulla base di queste dettagliate analisi, risulta molto complesso determinare le zone di tutela, rispetto e protezione per la sorgente di Gorgovivo, emergente in unʹarea con un assetto strutturale ed idrogeologico ancora poco noto, alimentata da una circolazione profonda e lenta a cui si sovrappone una circolazione molto veloce per fessurazione e carsismo. Le zone di tutela, rispetto e protezione proposte, derivano oltre che da una dettagliata analisi delle caratteristiche lito-strutturali e del carsismo dellʹarea circostante la Gola della Rossa, da indagini sperimentali che avevano come scopo la verifica di possibili connessioni idrauliche tra acque superficiali e sotterranee e lʹanalisi dei rapporti esistenti tra piogge e variazioni delle portate sorgive. Queste zone di tutela, rispetto e protezione, si estendono dalla zona di emergenza della sorgente, in direzione SE lungo la dorsale calcarea marchigiana e corrispondono al bacino idrogeologico di alimentazione. Allʹinterno di questo perimetro, è compresa la zona di subalveo del F. Esino, ad elevata interazione fiume-falda sotterranea. Il limite del versante NE è quasi naturale, e coincidente con un importante contatto tettonico, mentre il corso del F. Esino segna il confine nordoccidentale e sud-occidentale. Il limite sud-orientale delle zone di salvaguardia, taglia trasversalmente la dorsale anticlinalica tra le cime di M. Pietroso-M. Scoccioni e M. S. Vicino. 23

14 I caratteri idrogeologici della dorsale marchigiana circostante la Gola della Rossa e, in particolare i rapporti idraulici tra acque fluviali e sorgente di Gorgovivo e lʹalta permeabilità dei calcari fratturati, evidenziano come la sorgente sia caratterizzata da unʹalta vulnerabilità. La pericolosità di inquinamento degli acquiferi carbonatici nellʹarea della Gola della Rossa, è piuttosto bassa e connessa principalmente agli insediamenti abitativi. Lʹattività produttiva è di tipo zootecnico ed agricolo limitata ad unʹarea non molto estesa, con piccoli agglomerati abitativi. Ben diverso è il grado di pericolosità connessa alle acque dei fiumi Esino e Sentino. Nei bacini di Sentino e Giano tributari dellʹesino a monte della Gola, si ha infatti unʹintensa attività produttiva, agricola e industriale. Lʹalimentazione degli acquiferi carbonatici, può dunque avvenire ad opera di acque potenzialmente inquinate. Le delimitazioni proposte, pur derivando in parte da misure sperimentali, sono comunque da ritenersi ancora indicative. La precisa delimitazione di tali aree, in particolare della zona di tutela assoluta, richiede specifiche indagini sperimentali condotte in un arco di tempo di almeno un anno idrologico. 24

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