economia LA VOCE & finanza In pensione a 80 anni IL PUNTO di Viviana Ban

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1 NEL PAVLETIC/PIXSELL LA VOCE DEL POPOLO Europei tra sport e affari Due conti in tasca a Ucraina e Polonia di Krsto Babić Il calcio, ormai, più che uno sport è un grande affare. Un business attorno al quale ruotano svariati miliardi di euro. Ne sono una prova lampante i Campionati europei di calcio in Ucraina e Polonia. Per soddisfare gli standard imposti dall UEFA e poter ospitare l importante torneo, Kiev e Varsavia hanno dovuto avviare un ciclo di investimenti il cui valore supera i 30 miliardi di euro. Una cifra esorbitante. In molti si chiedono se il gioco vale la candela? CRISI ARGINATA Stando all analisi effettuata dagli esperti dell Erste Group, la realizzazione delle grandi opere legate allo svolgimento degli Europei di calcio ha permesso all Ucraina e alla Polonia di arginare l effetto negativo della recessione. Si stima, infatti, che nonostante la crisi economica globale, in Polonia e Ucraina gli investimenti strutturali sono aumentati rispettivamente dell 8,5 e del 9 p.c. A trarre beneficio dai Campionati europei dovrebbe essere pure il settore turistico. Si prevede che nel corso della kermesse sportiva i due Paesi saranno visitati da circa un milione di turisti/tifosi, il cui soggiorno si protrarrà in media tra le 3 e le 4 notti. Si calcola, inoltre, che ciascun turista spenderà in media 800 euro. POLONIA Per prepararsi ad ospitare l Euro 2012 la Polonia ha speso 19,8 miliardi di euro, ossia il 5,2 p.c. del proprio PIL. L 86 p.c. degli investimenti in questione, finanziati in buona parte attingendo ai fondi europei, è stato destinato all ammodernamento della rete infrastrutturale (strade, trasporti pubblici urbani, ferrovie e aeroporti). Una strategia che potrebbe ripercuotersi positivamente sulla crescita degli investimenti stranieri. La scelta di Varsavia di investire nelle infrastrutture non stupisce. La Polonia è al quartultimo posto in Europa per estensione della rete autostradale. Questa scelta potrebbe rendere più attraente la Polonia agli occhi degli investitori. La pessima qualità dell infrastruttura è stata il principale ostacolo per gli investimenti stranieri in questo Paese, ha spiegato Brigit Niessner, analista capo per le ricerche macroeconomiche e le rendite fisse dell Erste Group per l Europa centrale e orientale. Di conseguenza gli investimenti in questione potrebbero far raggiungere il traguardo fissato dal governo polacco, ossia di ridurre il tasso di disoccupazione al 12,3 p.c. entro la fine di quest anno. È significante anche il fatto che gli organizzatori siano riusciti a contenere al di sotto del 10 p.c. l ammontare degli investimenti destinati prettamente agli impianti sportivi. L esperienza ci insegna che spesso, una volta calato il sipario sull evento per il quale sono stati realizzati, gli impianti sportivi a grande capienza si trasformano in un grande problema per chi poi li deve gestire, ha concluso Brigit Niessner. CRESCITA NATURALE Stando agli analisti dell Erste Group il turismo polacco non dovrebbe trarre particolari benefici dallo svolgimento degli Europei di calcio. Si stima che il numero degli ospiti stranieri lieviterà di circa mila unità, un incremento in linea alla crescita registrata dal settore negli ultimi anni (13,1 milioni di arrivi nel 2011, contro i 12,4 del 2010). Gli effetti complessivi legati al turismo, probabilmente, avranno vita corta e contribuiranno unicamente alla copertura dei costi straordinari, ad esempio quelli legati alla sicurezza, ha spiegato Brigit Niessner, esprimendo perplessità in merito ad eventuali effetti a lungo termine. Segue a pagina 3 IL PUNTO di Viviana Ban economia & finanza Anno VII n. 276 Giovedì, 14 giugno 2012 In pensione a 80 anni Robert Benmosche, amministratore delegato dell American International Group (AIG), una delle più grandi agenzie assicurative al mondo, ha dichiarato in un intervista a Bloomberg, che la crisi della zona euro, secondo la sua opinione, alzerà l età di pensionamento fino a circa 80 anni. Secondo Benmosche questo farà sì che le pensioni e i servizi sanitari diventino più accessibili. Facendo lavorare le persone più a lungo, toglieranno questo peso ai giovani, che saranno a loro volta meno gravati dalle tasse. Nell intervista aggiunge che l Europa e la Grecia devono impegnarsi per evitare che questo Paese esca dall euro. Scegliere la dracma, valuta nazionale, provocherebbe una forte inflazione, che potrebbe essere dannosa per le persone con un reddito fisso. I greci devono sapere che non c è una maniera facile per uscirne e il governo greco deve fare in modo che la sua popolazione vada in pensione più tardi. La Grecia ha un età di pensionamento di 59 anni, tra le più basse d Europa, mentre l età media di vita è di 81 anni. Le parole di Benmosche si scontrano con quelle del nuovo presidente francese, François Hollande, che si è ripromesso di riabbassare l età di pensionamento da 62 a 60 anni. In Spagna la riforma delle pensioni approvata nel 2011 ritarda l età di pensionamento di 67 anni in forma progressiva fino al 2027, anche se Bruxelles sta sollecitando la Spagna ad accelerare questo processo. Secondo la tabella di marcia della nuova riforma, l età di pensionamento italiana sarà, già nel 2020, la più alta d Europa con 66 anni e 11 mesi sia per gli uomini che per le donne. Il 24 maggio è stato invece pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che prevede la revisione dei coefficienti di trasformazione dei contributi, che prevede un assegno previdenziale più alto nel caso in cui si vada in pensione a 70 anni. In breve, secondo questo decreto più lavori e più la tua pensione sale. Il problema rimane, però, che più lavori e meno potrai goderti la tua pensione. In Croazia l età di pensionamento è di 60 anni per le donne e di 65 per gli uomini. Prima della riforma, iniziata nel 1998, le donne potevano andare in pensione a 55 e gli uomini a 60 anni. Da allora ogni anno l età di pensionamento aumentava di 6 mesi per raggiungere il traguardo prefisso nel Contemporaneamente è cambiato il calcolo della pensione, che prima si basava sui 10 migliori anni di servizio, mentre ora comprende la completa anzianità. Purtroppo, la riforma non ha soddisfatto le aspettative di sostenibilità, per cui l età pensionistica per le donne aumenta progressivamente ogni anno di tre mesi. In questo modo, a partire dal 2030, anche le donne dovranno lavorare fino ai 65 anni.

2 2 economia&finanza Giovedì, 14 giugno 2012 INVESTIMENTI Italia: le opzioni per rendere più internazionali i risparmi Tutte le alternative all euro Non è una questione di disfattismo. Guardare in faccia il proprio portafoglio e accettare l idea che il mondo è cambiato può essere un operazione salutare. E con un tasso di lungimiranza difficile da misurare oggi. Nessuno sa come e in che modo la crisi dell euro troverà una via di uscita, né esistono certezze sulla tenuta della crescita negli Stati Uniti e sulla forza relativa della Cina, il terzo decisivo protagonista della travagliata scena economica mondiale. Una cosa però è certa: comunque vada indietro non si torna. Non riavremo un mondo dove avrà senso investire nell orto di casa e poco più in là. Basta guardare i numeri: diecimila euro investiti in Piazza Affari a giugno 2011 si sarebbero ridotti a poco più di 6.580, mentre con le azioni mondiali sarebbero diventati Se dieci anni fa l inserimento di una piccola quota di azioni dei Paesi Emergenti nel patrimonio sembrava un innovazione rischiosa e quasi eccentrica, oggi qualsiasi algoritmo di asset allocation darebbe la stessa risposta: in un portafoglio ben diversificato non possono e non devono mancare le azioni e i bond delle nuove economie, le valute e gli strumenti che consentono di copiare l andamento dell oro e delle materie prime. Non ci sono modelli pre-definiti che vadano bene per tutti. Ognuno dovrà ragionare in base al proprio profilo di rischio e alle proprie possibilità economiche. Ma la sfida, che è l accettazione del mondo in casa, è uguale per tutti. E, a quanto sembra, gli investitori italiani non sono poi così lontani da questa consapevolezza. Un recente sondaggio realizzato per Franklin Templeton, storico gestore internazionale di fondi, ha rilevato un forte interesse verso una progressiva diversificazione internazionale degli investimenti nel lungo periodo, spiega Sergio Albarelli, responsabile della casa per i Paesi del Sud Europa. Che cosa significa? Secondo i dati elaborati da Dan Ariely, professore di psicologia e di finanza comportamentale della Duke University, che aveva a disposizione oltre ventimila risposte provenienti da 19 Paesi, gli italiani sono piuttosto pessimisti e preoccupati, sia guardando alla propria situazione nazionale, sia sporgendosi sul panorama dell economia globale. Ma dove investirebbero? Il 31% è convinto che l anno prossimo potrebbe essere proprio l Asia ad offrire i migliori rendimenti, seguita dall Italia e dal combinato Stati Uniti e Canada. E da oggi a cinque anni? Il 57% afferma che i mercati emergenti saranno l opzione migliore, con un rendimento atteso del 5% o più. Ecco allora, a partire dagli investimenti in valuta, fino ad arrivare alle potenzialità dell oro, un giro del mondo di tutto quello che non è euro. Cioè di tutti quegli investimenti che, alla prova della crisi del debito, avrebbero potuto limitare e contenere le perdite, rispetto ad un portafoglio che fosse rimasto ostinatamente casalingo. LA DEBOLEZZA DELL EURO La crisi dell euro viene da lontano, sebbene le manifestazioni acute della debolezza della divisa comune siano piuttosto recenti e abbiano iniziato a manifestarsi non prima dell esplodere della crisi finanziaria iniziata nel 2008 negli Stati Uniti. Con una notevole accelerazione a partire dal luglio del Differenziale fra i tassi di crescita delle diverse economie dei paesi aderenti all euro, mancanza di una armonizzazione delle politiche fiscali, assenza di un meccanismo politico di ribilanciamento del peso del fisco, in chiave di federalismo tra le diverse aree dell Unione europea, sono giudicate oggi le principali cause della debolezza e della crisi. Nel momento in cui l euro è nato, il primo di gennaio del 1999, c era la speranza, e in parte anche l illusione, che la politica monetaria comune, la caduta di ogni barriera, anche psicologica, alla libera circolazione dei capitali, sarebbero state forze sufficienti a imprimere un accelerazione di natura politica al processo di unione tra le nazione europee. Così non è stato, segno che esiste ancora un primato della politica rispetto alla semplici forze meccaniche dell economia. A questo punto la salvezza dell euro, oltre che da un calcolo di convenienza, dipenderà anche da un colpo d ala delle classi dirigenti europee. LA SICUREZZA DEL DOLLARO A dispetto dei tanti problemi dell economia degli Stati Uniti (un rapporto debito/pil superiore al 100% e un deficit annuo più che doppio rispetto a quello della media dei paesi dell eurozona, e che nel 2012 si attesterà al 7,6%), gli Stati Uniti vengono percepiti dagli investitori internazionali come una sorta di safe heaven di porto sicuro nel caso di un aggravarsi della crisi economica globale.concorre certamente a determinare questa convinzione, la determinazione dimostrata dalle autorità politiche e dalla Fed nell affrontare i momenti più difficili della crisi. Non a caso le politiche interventiste e fortemente espansive adottate a livello fiscale e monetario negli Stati Uniti hanno avuto l effetto di rilanciare sia l occupazione che la crescita economica. Quest anno il Pil statunitense crescerà infatti di circa il 2,2%%, contro una contrazione dello 0,5% attesa in Europa. Ma al di là della salute complessivamente migliore, anche se non eccelsa, dell economia Usa rispetto a quella europea, il dollaro si avvantaggia di un elemento cruciale. Ovvero della sua posizione di preminenza in quanto valuta di riferimento degli scambi internazionali. E del suo status di principale riserva valutaria per tutti i paesi del mondo, a cominciare dalle fortissime economie emergenti. ECONOMIE EMERGENTI Il peso e l importanza dei paesi emergenti nel determinare l andamento dell economia globale sono cresciuti impetuosamente negli ultimi 10 anni. E ancora di più aumenteranno da qui al Gli economisti stimano che già verso la fine del decennio il Pil dell economia cinese avrà superato quello degli Stati Uniti, e per la stessa data il Pil aggregato dei sette maggiori paesi ad alta crescita, i Bric (Brasile, Russia, India, Cina) più il Messico, l Indonesia e la Turchia sarà superiore alla ricchezza complessiva prodotta dalle economie sviluppate dei paesi del G7 (fonte Pwc). Questi dati indicano con chiarezza quanto importante sia la funzione di stabilizzazione e traino della crescita globale svolta dai Paesi emergenti. In altre parole, se il mondo in questi ultimi quattro anni, a partire dal crac della banca americana Lehman Brothers nel settembre del 2008, non è sprofondato in una recessione globale, il merito va in gran parte alla capacità di tenuta dei paesi emergenti. Naturalmente, tuttavia, non sarà la crescita di queste aree del mondo che risolverà i problemi del debito e del rilancio delle economie più avanzate. Ma darà certamente una mano importante. INFLAZIONE Il dibattito sul ritorno dell inflazione è stato molto acceso fin dall inizio della grande crisi finanziaria esplosa nel Molti economisti temono infatti che le misure non convenzionali di politica monetaria, il cosiddetto QE (Quantitative easing, acquisto di obbligazioni pubbliche da parte delle banche centrali) possa, nel lungo andare, far riesplodere la corsa dei prezzi. Per adesso in nessuna delle economie più avanzate si è assistito a un ritorno di febbri inflazionistiche. La Gran Bretagna, uno dei Paesi che ha realizzato con maggiore aggressività le politiche di QE, ha visto i prezzi correre fino al 4-4,5% nel 2011, ma per la fine di quest anno le previsioni annunciano un più freddo tasso di inflazione a quota 2,8%. I Paesi dell eurozona, complice la recessione in atto, dovrebbero registrare un aumento dei prezzi del 2,3% nel 2012 e anche i picchi del 3,3-3,4% che si sono osservati recentemente in Italia potrebbero ripiegare verso il 2%. L inflazione, in altri termini, non rappresenta per il momento un rischio reale. Anzi, alcuni economisti teorizzano che qualche punto percentuale di inflazione in più potrebbe essere utile ad alleggerire il peso del debito pubblico dei paesi europei con i maggiori problemi. I BENI RIFUGIO In una copertina del 15 ottobre scorso dal titolo molto eloquente, Nowhere to hide, non ci sono nascondigli, il settimanale britannico l Economist metteva a nudo la mancanza di vere protezioni per i risparmiatori nei tempi di crisi.un conto infatti sono le difficoltà economiche passeggere, o contenute, potremmo dire fisiologiche, che ciclicamente vengono attraversate dai sistemi economici. In questi casi i tradizionali sistemi di protezione della ricchezza un aumento della diversificazione degli investimenti, la scommessa su beni rifugio come l oro, le valute forti, gli immobili, i titoli azionari difensivi, le obbligazioni di breve termine si rivelano generalmente efficaci. Ma quando le difficoltà diventano sistemiche, e ad essere minacciato nella sua stabilità è l intero sistema finanziario nazionale o internazionale, o addirittura una delle principali divise del mondo, come sta accadendo con l euro, allora diventa problematico parlare di beni rifugio. E questo perché l interconnessione tra i mercati e i Paesi è ormai talmente spinta che non esistono isole felici intese in senso geografico o di asset class totalmente decorrelate dagli andamenti generali del mercato che siano in grado di resistere a qualsiasi tempesta. A cura di Viviana Ban

3 Giovedì, 14 giugno 2012 economia&finanza 3 PSICOFINANZA A Londra e Wall Street utilizzano i giudizi espressi sui social network Per investire spiate Facebook e Twitter Prima ancora di sapere cosa pensano i vostri amici su Facebook o Twitter, c è chi ne ha già sondato i messaggi e magari inviato le preziose informazioni che vi si celano a qualche hedge fund che tenterà di monetizzarle. Perlomeno questo è quanto accade negli Stati Uniti. MarketPsych Data di Santa Monica, è una società pionieristica che coniuga finanza comportamentale, data mining e linguistica computazionale. In soldoni (è il caso di dirlo), MarketPsychData è specializzata in estrarre conoscenza finanziaria in tempo reale da social network, chat, forum, blog, news media, notiziari, report aziendali. Lo fa per mezzo di sofisticati algoritmi di analisi semantica che consentono di distillare le emozioni collettive in un momento per un dato titolo, indice, commodity, Etf, settore, valuta o quant altro. Programmi di computer che decodificano milioni di dati (1.500 indicatori di emozioni per titoli), ventiquattro ore al giorno, opinioni, giudizi, esternazioni e persino emoticons (le faccine con espressioni umane) per separare il grano dal loglio, ovvero l umore della folla dal rumore di fondo (vedi grafico). Che i mercati siano mossi dalle emozioni o dal sentiment, come si Richard Peterson, amministratore delegato della MarketPsych Data di Santa Monica usa dire, non è una novità. Come è noto, il Dow Jones pubblica un sentiment index, basato sull analisi testuale dei quindici principali giornali americani; ma come molti altri dello stesso genere, questo indice richiede tempo per essere redatto e arriva spesso troppo tardi, a giochi fatti. E, si sa, il tempo è denaro. Poter pertanto misurare quantitativamente il livello globale e settoriale di paura, ansia, fiducia, incertezza, gioia, rabbia, disgusto in tempo reale, momento per momento, consente invece di essere i primi a prevederne gli effetti. O almeno a tentare di farlo. Non sorprende quindi l interesse mostrato dagli hedge fund nell affiancare a indicatori di investimento più tradizionali (prezzo/utili eccetera) anche l originalissima Social media sentiment analysis. Il Derwent Capital Absolute Retun Fund Ldt., di Londra, per esempio, ha lanciato il primo Twitter Hedge Fund da 40 milioni (il suo slogan: Using global sentiment analysis to trade the financial markets). Ma anche se non gestite un hedge fund, non potete permettervi di acquistare milioni di dati, e soprattutto se credete che le emozioni influenzino la finanza, allora potete comunque consultare la sezione strumenti (Tools) di markepsychdata.com, dove troverete alcuni interessanti indicatori come il termometro della paura o il Bubble-meter (misuratore della febbre speculativa) che, se ve la sentite, potrebbero suggerirvi alcuni investimenti o, magari, evitarvene di sbagliati. Sempre sul sito è possibile anche svolgere una ricerca per ogni specifico titolo americano, Etf, indice o settore in riferimento a indicatori emotivi quali: paura, amore ( i dieci titoli più amati ), odio, fiducia ( i dieci titoli più affidabili ), corruzione, ottimismo, pessimismo, innovazione. Ultima avvertenza. Prima di svelare le vostre emozioni nel prossimo tweet pensateci bene: Wall Street vi osserva. Gli effetti del terremoto L industria della ceramica punta sul «made in» Il terremoto condiziona da tre angolazioni diverse l industria nazionale della ceramica, che nel quartiere generale di Sassuolo (Modena), ha fatto il punto sui risultati 2011 e le prospettive attuali. Innanzitutto la prima scossa del 20 maggio scorso ha inferto una ferita da 110 milioni di euro e due vittime nel bilancio del settore, che ha una decina di stabilimenti nella zona rossa emiliana e che in Italia conta 273 aziende, 37mila addetti e un fatturato di 6,66 miliardi (oltre il 75% legato all export). Più che l effetto sisma è però il calo di domanda europea (e nazionale, -15%) di inizio 2012 a preoccupare il presidente di Confindustria Ceramica, Franco Manfredini: Il comparto delle piastrelle, che vale 4,7 miliardi di euro sul totale, ha retto l anno scorso meglio delle attese, chiudendo con vendite stabili in quantità ma in crescita dell 1,9% in valore, grazie Sassuolo al +4,6% oltreconfine che ha compensato il -5,8% di fatturato Italia. I nostri imprenditori restano fiduciosi, lo testimoniano i 248 milioni di investimenti 2011 (+11%), ma l Europa, nostro primo mercato di sbocco, sta soffrendo. In secondo luogo il terremoto ha indotto il no definitivo al progetto del maxideposito di gas a Rivara. Un no che pesa per un industria ceramica che ha nel costo dell energia il primo gap competitivo: Non spetta a noi la valutazione tecnica sulla sicurezza del sito modenese, ma oggi noi paghiamo l energia spiega il presidente il 30% in più dei nostri competitor europei. Depositi e rigassificatori sono un imperativo per il nostro Paese. Dopo aver salutato positivamente la separazione Snam-Eni, ci preoccupa ora che la bozza del decreto Sviluppo preveda stock strategici di gas da mettere all asta e non più a disposizione dell industria come previsto nel decreto liberalizzazioni. Il sisma ed è la terza chiave di lettura potrebbe peraltro indurre una ripartenza dell edilizia legata alla ricostruzione e, dunque, a cascata, anche del comparto ceramico. Manfredini raffredda però le attese: È sulla riqualificazione edilizia ed energetica degli edifici che deve passare il nostro rilancio così come sulla valorizzazione del made in, con l indicazione del Paese d origine. Ed è quello che stiamo cercando di fare con il nostro marchio Ceramics of Italy. Dalla prima pagina FIDUCIA Gli analisti dell Erste Group prevedono che l economia polacca potrebbe trarre beneficio dagli Europei di calcio qualora la sua nazionale dovesse contendersi uno dei primi tre posti. Infatti, qualora la nazionale polacca dovesse riuscire a salire sul podio, i consumatori potrebbero ritrovare un po di fiducia, mettendo così mano ai portafogli e aiutando di conseguenza il settore reale. Tuttavia, gli esperti avvertono che nel 2013 i contributi europei destinati alla Polonia potrebbero ridursi, con il pericolo che ciò si ripercuota negativamente sul cambio dello złoty (PLN). UCRAINA Tra il 2008 e il 2012 il governo ucraino ha destinato il 9 p.c. del PIL all organizzazione dell Euro 2012, contribuendo a creare posti di lavoro. L 85 p.c. di tutti gli investimenti è stato destinato alla realizzazione di infrastrutture. L ammodernamento degli impianti sportivi e delle vie di comunicazione sarebbero dovuti arrivare molto prima. Sarebbe ingiusto affermare che sono stati realizzati ad esclusivo beneficio dei visitatori. In ognuna delle città nelle quali si disputano le partite sono stati costruiti nuovi terminal aeroportuali e in tutti gli scali, ad eccezione di quello di Kiev, sono state realizzate nuove piste. Sono state rifatte le strade che collegano le principali città. Ad esempio, in passato la distanza di 570 chilometri che separa Leopoli e Kiev era coperta soltanto dalla linea ferroviaria. Per spostarsi da una città all altra erano necessarie tra le 7 e le 10 ore di viaggio. I treni importanti dalla Corea viaggeranno a 180 chilometri, percorrendo binari nuovi di zecca. Un balzo avanti enorme per l Ucraina. Anche le società per il trasporto pubblico di passeggeri hanno modernizzato le proprie flotte, acquistando in primo luogo grossi pullman di produzione nazionale, ha rilevato Brigit Niessner. Probabilmente questi investimenti non avrebbero avuto luogo se non fosse stato per i Campionati di calcio. È probabile che le imprese edili e le stesse amministrazioni municipali facciano lobby affinché queste nuove infrastrutture continuino ad essere curate anche in futuro. ALBERGHI TROPPO CO- STOSI Per quanto concerne l industria del turismo l Ucraina deve fare i conti con i prezzi salati dei suoi alberghi. Una caratteristica che potrebbe influire negativamente sull arrivo dei tifosi. I prezzi sono molto alti. Un fatto dovuto alla complessità dell iter necessario a ottenere i permessi. Una situazione che si ripercuote sul numero degli alberghi che continuano ad essere pochi. A causa dei prezzi di soggiorno elevati, soltanto due delle nazionali che partecipano ai campionati hanno scelto di stabilire il proprio quartier generale in Ucraina, ha sottolineato l esperta dell Erste Group. Krsto Babić

4 4 economia&finanza Giovedì, 14 giugno 2012 PERSONAGGI Alessandro Benetton: «Torniamo a essere un impresa familiare» «Per rinascere bisogna guarda Alessandro Benetton è di un solo anno più grande dell azienda fondata da suo padre e dai suoi zii. Sono cresciuti insieme, anche se per molto tempo non si sono frequentati, ma oggi l ha presa per mano, come fanno i fratelli maggiori, per aiutarla a ritrovare la sua strada. Si è convinto che la chiave sia tornare a mettere al centro un prodotto con un identità forte, per restituire vivacità a un marchio che aveva fatto del colore la sua forza ma che negli ultimi anni è apparso sbiadito. Il suo ufficio è all ultimo piano di Villa Minelli, un complesso del Cinquecento, dalle finestre si possono riconoscere i capannoni in fondo al giardino in cui si è fatta la storia del gruppo, dove si è costruito il successo dei golfini colorati che hanno invaso il mondo. Ora non ci sono più magazzini e tintorie, ma disegnatori e tecnici informatici, uffici commerciali, finanziari, pubblicitari e di strategie di comunicazione. Se guardo là fuori il primo ricordo che ho è l odore della lana e il magazziniere seduto all ingresso; poi nella memoria ho mia madre che ci chiamava per andare a prendere papà all aeroporto di Venezia, di ritorno da uno dei suoi lunghi viaggi; se poi penso al legame tra me e la Benetton ricordo quando ai tempi della prima media mi misero su un set fotografico per la pubblicità di 012: non avevo capito che sarei finito sui cartelloni ma fu un successo. Anni dopo mia madre mi disse che era stata contattata con insistenza perché mi volevano in uno spot per la pastasciutta. Alessandro Benetton è un uomo di 48 anni, da poco presidente dell omonimo gruppo di abbigliamento, molto determinato, con le idee chiare ma anche con una riservatezza timida che non immagineresti mai dalle foto. Niente cravatta, camicia sportiva e jeans e parecchi braccialetti al polso sinistro. Prima di lasciarsi andare a ricordi personali fa lunghi silenzi, ma ad insistere si riesce anche a sbirciare un suo tema di quinta elementare che la madre gli ha mandato dopo averlo ritrovato in un cassetto di casa: Voglio pensare che da grande scriveva nel 1975 sarò cittadino dell Europa unita, anche se non sarà tutte rose e fiori ma anche spine. In tempi in cui le spine sono molte più dei fiori l azienda che guida è appena uscita dalla Borsa di Milano, è tornata ad essere un impresa familiare, e questa come racconta nella prima intervista da presidente non è una mossa di ripiego ma la base di una lunga e profonda strategia di rilancio, capace di immaginare trasformazioni vere e di lungo periodo, senza l ansia delle trimestrali. L impianto si trova in una posizione strategica Danieli acquisisce lo stabilimento siderurgico di Sisak Danieli progetta di costruire una maxi-acciaieria di qualità non si sa bene se in Serbia, in Friuli o altrove e, a sorpresa, è arrivata la notizia che la multinazionale ha formalizzato, con il gruppo americano Commercial Metals Company (Cmc), l acquisizione dello stabilimento siderurgico di Sisak, in Croazia. Lo stabilimento, che si colloca su un area di 900mila metri quadrati, ha una capacità produttiva di 500mila tonnellate all anno anno di acciaio ed è situato a 50 chilometri a Sud di Zagabria, in una posizione strategica sia per i collegamenti con la rete autostradale, ferroviaria e il porto di Fiume sia per gli allacciamenti alla rete energetica. Si tratterebbe poi di un acciaieria idonea ad espandere la produzione. Il valore dell investimento è di 25 milioni di euro. Lo stabilimento acquisito tuttavia non sembra avere le caratteristiche per sostituire il progetto di nuova acciaieria (con un maxi-investimento da 400 milioni) da affiancare al sito Abs di Udine anche se godrà di un costo dell energia più basso e di un costo del lavoro meno oneroso e più flessibile. Il Gruppo Danieli è uno dei tre leader mondiali nella produzione di impianti siderurgici e, attraverso la controllata Abs, opera nella produzione di acciai speciali. Il gruppo ha una previsione di fatturato, per l esercizio Una panoramica dello stabilimento siderurgico di Sisak che chiuderà a fine giugno, di 3 miliardi, vanta un portafoglio ordini di 2,9-3,1 miliardi e dispone di liquidità per 900 milioni. All inizio del 2012 Danieli aveva aveva sottoscritto un memorandum d intesa con la Repubblica Serba che accordava, oltre a un costo dell energia inferiore del 30%, un cofinanziamento e incentivi fiscali. Alla fine di maggio però Gianpietro Benedetti, presidente di Danieli & C, aveva rilanciato l ipotesi di costruire la seconda acciaieria in Friuli, vicino a quella di Cargnacco, anche a costo di perderci qualche punto di margine, ma a condizione che siano soddisfatti i prerequisiti della garanzia assoluta della nuova linea elettrica a 380mila volt e una maggiore flessibilità della manodopera. Delle precondizioni più che scontate in condizioni normali ma che andavano ribadite visto che da dieci anni in Friuli si discute, senza risultati, di rafforzare la linea elettrica che garantisce le forniture al Sud della regione, dove opera l Abs. Anche perché Terna ha annunciato che non curerà più la manutenzione alla vecchia linea da 220mila volt, in via di dismissione. Il lavoro della Seganti avrebbe ricucito le esigenze di tutti e faceva ritenere di essere vicini alla soluzione del problema. Per andare dove, con che missione? Dobbiamo ricostruire una Benetton in cui il marchio si identifica con il prodotto e non solo con una catena di negozi: dobbiamo riaffermare la centralità del prodotto di qualità perché ciò che ci distingue da molti concorrenti è che noi non siamo moda usa e getta e nemmeno una società di distribuzione. Come si vende oggi? Per colpire l attenzione di un consumatore ci vuole un buon prodotto, ma deve essere identificabile, ben espresso e venduto nelle atmosfere che lo spiegano al meglio. Stiamo lavorando molto per aggiornare il sistema di vendita, che resta un nostro punto di forza, ma dobbiamo rimetterci dentro un identità forte. Per questo è cominciato un profondo lavoro di rinnovamento dei negozi, che finora ha toccato un quarto dei punti vendita sparsi in 120 Paesi. Per provare a immaginare i nuovi negozi e il loro stile la Benetton ha riprodotto una serie di negozi tipo nello stabilimento di Castrette, dove un tempo si tingevano le lane e dove da un anno imperversa l estro di You Nguyen, vietnamita di nascita francese e americano d adozione. You ha cambiato la filosofia con cui si pensano i punti vendita Benetton nella convinzione che la cosa più importante non sia il numero dei negozi che hai ma il valore del prodotto che ci metti dentro e il modo in cui lo trasmetti. Accanto ai punti vendita Benetton, in questo laboratorio si sono inventati anche i negozi multimarca Playlife (150 in Europa, ma quattro nuovissimi nel Nord Italia) con cui vogliono catturare il pubblico dei Millenials, i giovani ventenni ritenuti cruciali in ogni studio sui consumi. Chi è il cliente tipo? Tra i bambini siamo leader mondiali, ma il riferimento resta sempre la donna tra i trenta e i cinquant anni che ha figli e compra per lei e per loro, a cui cerchiamo di offrire un prodotto fatto bene, che regge al tempo e che se lo hai dimenticato per due anni nell armadio poi non ti devi vergognare a metterlo. Voi costate di più dei vostri attuali concorrenti, le grandi catene straniere? Usiamo materie prime di qualità superiore, che reggono al tempo, non concepiamo un prodotto che costa così poco che dopo tre volte che lo lavi lo butti. Non abbiamo mai usato tessuti sintetici e abbiamo dovuto sopportare rincari astronomici delle materie prime. Le cose buone hanno un loro valore, non dobbiamo dimenticarcelo, un jeans non può costare 9 euro e 99: o è uno specchietto per le allodole o un grande punto interrogativo. Il vostro primo negozio all estero fu Parigi nel 1969, poi New York nell 80 e due anni dopo Tokyo. Oggi il mondo è cambiato profondamente, dove aprirebbe il primo negozio? Ancora Parigi, perché quello resta simbolicamente il cuore della moda europea, e gli Stati Uniti, ma ora insieme alla Cina.

5 Giovedì, 14 giugno 2012 economia&finanza 5 re lontano» Gli stipendi aumentano del 20 per cento Niente crisi per i re di Wall Street Alessandro Benetton Eppure in America vendete una frazione di quello che riuscite a fare in Europa (l ottanta per cento del prodotto), ha ancora senso puntare sull altra sponda dell Atlantico? Negli Stati Uniti abbiamo scelto di fare due passi indietro per farne uno avanti, abbiamo preso un ottimo manager, Ari Hoffman, che ha rilanciato marchi come Lacoste e Gant, abbiamo ridotto il numero dei nostri negozi a 40 (ce n erano 80, ma negli Anni Novanta eravamo arrivati addirittura a 900), per poterci concentrare sull affermazione del prodotto, per rimarcare una storia vera, italiana e con radici profonde. Perché ritenete gli Stati Uniti ancora cruciali quando molte voci si alzano per decretarne il declino? Sono importanti perché, al di là della Cina, continueranno ad essere il centro del mondo: l essere includenti degli americani è la cosa che fa ancora la differenza. E poi hanno nel Dna la convinzione di riprovare sempre, di non arrendersi e la capacità di correggere il tiro. Mi piace l idea che non importa se sbagli, importa che provi. Ecco cos è l America: un cantiere continuo. È per questo che siete usciti dalla Borsa? Sì, per metterci in gioco, sperimentare, studiare gli errori e correggerli. La Borsa non ci avrebbe permesso di ripensarci a fondo, di risposare visione e organizzazione: quando affronti nuovi progetti non conosci i tempi di reazione e di realizzazione, nella realtà non esiste la burocrazia rigida del business plan, e i mercati questo non lo capiscono. E poi questi mercati finanziari hanno mostrato di non rappresentare proprio la perfezione per usare un eufemismo. Per fare cose solide bisogna recuperare vista lunga, ci vogliono progetti di lungo termine e pazienza. Ma allora fu un errore sbarcare in Borsa? Assolutamente no, nel 1986 fu utile e il mercato fu un grande acceleratore di crescita e sviluppo. Gli stipendi dei re di Wall Street continuano a crescere. Nel 2011, mentre la maggior parte delle banche e delle società finanziarie ha visto crollare azioni e profitti, lo stipendio medio di 50 amministratori delegati del mondo della finanza è aumentato del 20,4% (nel 2010 l incremento era stato del 26%). La classifica è stata stilata da Bloomberg in base agli stipendi segnalati nei documenti consegnati alla Securities and Exchange Commission (la Consob americana). A guidare la classifica sono Henry Kravis e George Roberts, entrambi 68enni, cugini e cofondatori del maxi - fondo Kkr: nel 2011 hanno ricevuto rispettivamente 30 e 29,9 milioni di dollari mentre il titolo dell azienda, quotata in Borsa dal luglio 2010, è calato del 5,4% nel corso dell anno. L amministratore delegato di Citigroup Vikram Pandit, quindicesimo in classifica con 14,9 milioni di dollari di compenso, è quello che ha il rapporto peggiore tra stipendio e valore creato (le azioni del colosso finanziario americano da lui guidato hanno perso l anno scorso il 44,3%). Pandit peraltro è di recente finito nel mirino degli azionisti di Citigroup, che lo scorso aprile hanno bocciato la politica retributiva del colosso Usa nei suoi confronti. Un voto non vincolante giuridicamente, ma che ha rappresentato un evento senza precedenti per le grandi istituzioni di Wall Street, anche se all epoca Pandit aveva già incassato la parte in contanti del suo superbonus (circa 5 milioni di dollari su un totale di 14,9 milioni per il 2011). Va anche ricordato che nel 2009 e 2010, quando Citigroup stava uscendo dal piano di salvataggio governativo, Pandit ha ricevuto un compenso simbolico di un dollaro. Il rapporto migliore è invece appannaggio dell ultimo in classifica (ma di sicuro il più famoso), Warren Buffett, che a fronte di 0,5 milioni di dollari di compenso ha visto calare il valore della sua Berkshire Hathaway appena del 4,7%. Se si considerano sia il 2010 che il 2011, il rapporto peggiore tra stipendio e valore creato è di Brian Moynihan, amministratore delegato di Bank of America e numero 37 in classifica. Secondo i dati Sec, il suo compenso di 1,9 milioni di dollari del 2010 è balzato a 8,1 milioni nel 2011, nonostante un crollo delle azioni del 58 per cento. Uscire dai mercati finanziari garantisce tranquillità? Se questo significa rimanere fermi allora rispondo: assolutamente no. Vista lunga non vuole dire staticità, anzi per esistere devi continuare a cambiare, ma questo non è completamente codificabile né incasellabile ogni trimestre. E come comunicherete la vostra nuova filosofia, tornando a campagne incentrate sui prodotti o continuando sulla strada tracciata da Oliviero Toscani di pubblicità provocatorie tese a rafforzare il brand senza mai far vedere un golf o una maglietta? Usando tutti e due i registri: da un lato rimetteremo al centro i nostri prodotti, dall altro andremo avanti con campagne istituzionali pensate da Fabrica, il nostro centro di ricerca sulla comunicazione, con cui esporre i nostri valori di riferimento. L ultima campagna Un- Hate, Non Odio, lanciata lo scorso novembre con i baci tra Obama e Hu Jintao, tra Merkel e Sarkozy ma soprattutto tra Benedetto XVI e l imam del Cairo ha scatenato polemiche accesissime ed era stata considerata una provocazione inaccettabile. L idea di quei baci voleva essere un invito alla tolleranza, alla pacifica comprensione tra popoli e religioni diverse. Il Vaticano però aveva minacciato il ricorso alle vie legali, tanto che poche settimane fa la disputa si è chiusa con le vostre scuse. Non ci sono state scuse perché non c era malafede, ciò che è importante per noi è ribadire che non volevamo assolutamente offendere i fedeli, ma parlare invece di pace e di superamento dell incomunicabilità e degli odi. Al di là delle reazioni ufficiali, come è stata vissuta la campagna, non c è il rischio di danneggiarsi l immagine? L 84 per cento delle persone che hanno interagito con noi, usando twitter, Face Book e i blog, ne ha dato un giudizio positivo e grazie a quelle immagini abbiamo raggiunto una platea di mezzo miliardo di persone nel mondo. Abbiamo però visto che esistono divisioni non solo tra generazioni ma anche tra Paesi: i più favorevoli sono stati i giovani e i Paesi in via di sviluppo». Dove puntate adesso? Anche nella prossima campagna, che uscirà in autunno, continueremo a parlare di quelli che sono i problemi più urgenti del mondo in cui viviamo. E quali sono? Non voglio anticipare niente, ma basta guardare fuori per sapere che il nostro primo problema oggi sono le nuove generazioni senza lavoro, è il dramma di un patto sociale tra padri e figli che è saltato, in cui i genitori non possono più garantire progresso e miglioramenti, in cui ancora non sappiamo quali competenze saranno necessarie nel nuovo mondo che si è creato. Ma l Italia da dove può ripartire? Dovrebbe avere l ambizione di diventare un Paese normale, che non vive di continui estremi, che usa le sue energie per avanzare e non per litigare o piangersi addosso. L Italia è cultura, senso del gusto, del bello, capacità di fare, turismo, accoglienza. Dovremmo valorizzare questi punti di forza, non continuare a parlare di quello che non facciamo bene e inseguire sogni irrealizzabili: anziché coltivare l albero dei desideri o delle lamentazioni facciamo crescere solido quello delle possibilità reali. Voi vi sentite un marchio Made in Italy anche se producete in Tunisia (dove siete il primo datore di lavoro privato con 15mila occupati tra voi e l indotto), Serbia, Croazia, ecc.? Se guardiamo ai numeri, in Italia abbiamo dipendenti diretti e 10mila indiretti, ma non è una questione di cifre ma del luogo dove i prodotti vengono pensati, disegnati, dove si scelgono le materie prime. Noi siamo un azienda e un marchio italiano e anche questo va riaffermato. Suo padre dice che ha avuto la fortuna di essere nato povero e che questa è stata una delle molle del suo successo, a lei questa fortuna non è toccata. La mia grande soddisfazione è stata di arrivare qui da grande, di aver fatto prima l imprenditore per i fatti miei, di aver conquistato la mia indipendenza per potermi conoscere e per valutarmi fuori dalla famiglia. Una volta che ce l ho fatta sono potuto tornare a casa. Mario Calabresi/ la Stampa

6 6 economia&finanza Giovedì, 14 giugno 2012 LE VITTIME Un aria cupa, non solo piena di disperazione e tristezza, ma anche di vergogna Spagna, la crisi e i nuovi poveri della classe media Uomini e donne in fila per generi di prima necessità. Un aria cupa, non solo piena di disperazione e tristezza, ma anche di vergogna. Croce Rossa, Caritas, associazione autorganizzate dal basso che cercano di aiutare il maggior numero di persone. Non stiamo parlando di un campo profughi, né di un territorio appena messo in ginocchio da una catastrofe naturale. Questo film tristemente già visto è il segnale di un contagio, di una sorta di calamità prodotta dagli uomini e dai mercati, ovvero la Crisi. Non c entrano guerre, terremoti o alluvioni. Questi fotogrammi che ricordano grandi momenti di depressione o i periodi postbellici, in realtà sono nitidamente a colori e corrono sul web 2.0 come sui media internazionali. Stiamo parlando di Atene e ora anche di Madrid. Grecia e Spagna unite nel declino economico-sociale e nei gravi problemi che stanno affrontando. Quello di cui normalmente si parla di meno, però, sono le storie delle persone, i volti, le paure singole. Oltre alle prime pagine dei giornali, alle manovre lacrime e sangue, alle forze centrifughe La bandiera spagnola sventola sul tetto della Banca centrale Lavoro, le 200 migliori professioni negli Stati Uniti Vince l ingegnere del software Il taglialegna è il peggiore Primo: il software engineer. Ultimo: il falegname. Per gli amanti delle classifiche, quella di cui stiamo per parlare rappresenta un vero e proprio paese dei balocchi: un infinità di dati e informazioni da leggere e sviscerare per capire come stanno cambiando le tendenze nel mercato del lavoro in America. Se è vero che molto spesso gli americani anticipano quello che avverrà nel prossimo futuro nel Vecchio continente, possiamo leggere la ricerca realizzata da Careercast come una premonizione di quello che sarà anche qui da noi... con l ottimismo che il mercato torni a muoversi in modo adeguato. Il sito di annunci di lavoro e ricerche statunitense ha recentemente realizzato uno studio mixando tra loro 5 differenti variabili: reddito, stress, ambiente di lavoro, sforzo fisico, prospettive di assunzione. Dai dati elaborati è stata stilata la classifica delle 200 migliori professioni attualmente Al primo posto in assoluto della classifica si afferma il software engineer con un reddito medio di dollari in seno all Unione europea, il quotidiano El Pais e alcuni servizi televisivi spagnoli lanciano l allarme: la società in Spagna sta cambiando, con 12 milioni di poveri accertati e un tasso di disoccupazione altissimo con oltre 4 milioni e 700 mila senza lavoro, con un sistema bancario a un passo dal baratro. Ma lo schema che sta cambiando, esattamente come in Grecia e in altri Paesi come anche l Italia, è l identikit del nuovo povero: è la classe media quella che ha sempre più problemi, che non ha più euro da spendere, che non solo non ha più soldi per mandare i figli all università, ma ha anche il problema di mangiare. In parole povere, cittadini che prima vivevano in tranquillità e che soprattutto non avevano mai avuto l abitudine di vivere ai margini, oggi hanno seri problemi di sussistenza. Come in Spagna così in Grecia. INVISIBILI Quello che colpiva di più, una volta arrivati ad Atene, erano le centinaia di persone in fila alle tante mense improvvisate in mezzo alla strada. O ancora, i tanti vestiti in maniera impeccabile che si cercavano un giaciglio vicino la piazza del Parlamento. O le parole dei volontari della Caritas di Atene che raccontavano la vergogna delle signore greche che dovevano avvicinarsi alla loro mensa, tradizionalmente punto di riferimento dei migranti richiedenti asilo. Ieri ultimi, oggi praticamente invisibili per le società in crisi. Ora questo film sta iniziando ad andare in scena anche in Spagna. In due servizi del quotidiano spagnolo El Pais vengono raccontate le file della gente comune davanti ai dispensari della Croce Rossa, anche nei quartieri bene di Madrid e di altre città spagnole. Persone che non avrebbero mai pensato di doversi mettere in fila per avere gratis un po di olio, riso, latte o magari una scatola di pomodori. Un atmosfera cupa raccontata dai quotidiani spagnoli, esattamente come quella che abbiamo potuto vedere in prima persona ad Atene. TRAUMA PSICOLOGICO Un trauma psicologico che, oltre alla mancanza di soldi, colpisce in maniera sempre più grave la classe media. Secondo i dati riportati, il 60 p.c. delle persone in fila sono spagnole e presenti sul mercato; chi ha ottenuto un punteggio più basso sommando tutti i criteri presi in esame corrisponde ad una posizione più alta nella graduatoria. I risultati che emergono sono per certi versi inaspettati ma fanno presagire, per il futuro, alcune tendenze già in atto da tempo. Tra le prime 10 posizioni si evidenzia la presenza di 3 professioni legate al mondo digital: al primo posto in assoluto del ranking Careercast si afferma il Software Engineer con un reddito medio di dollari, all ottavo l Online Advertising Manager e al nono il Computer Systems Analyst. Un settore, quello legato all informatica e al web, in ascesa e che in futuro si prevede avrà sempre maggior peso. Tra i meravigliosi primi 10 troviamo professioni legate al mondo assicurativo, delle risorse umane e finanziario, oltre al mondo della salute che rappresenta una buona fetta dei primati. Per quest ultima categoria al 4 posto si riscontra l igienista dentale, al 6 l Audiologista e al 7 il terapista d occupazione (Occupational Therapist) nell ambito psicologico. Non mancano profili professionali troppo spesso considerati meno attraenti posizionati meglio rispetto a lavori tendenzialmente più appeal. Al 63, per esempio, si colloca l installatore di impianti di riscaldameneto e condizionamento e al 66 l ingegnere meccanico. Mentre può succedere di scovare al 75 e all 81 rispettivamente l idraulico ( dollari) e l elettricista ( dollari), mentre solo all 83 l ingegnere industriale ( dollari), nonostante il reddito del laureato sia considerevolmente più alto. Nell ambito della creatività, Uno sportello bancomat di Bankia, l istituto bancario spagnolo per cui il governo di Madrid ha chiesto l aiuto dell Unione europea anche qui, come in Grecia, i migranti sono ancora più sospinti ai margini della società in quel drammatico cono d ombra degli invisibili. Le storie raccontate sono le più disparate: in maggior parte si tratta di donne, sia giovani che anziane, quasi tutte madri. Ogni tanto però si notano anche coppie giovani e si trovano imprenditori che hanno dichiarato bancarotta. C è l impiegata che porta la busta di un noto supermercato, perché i vicini di casi non pensino male. O la donna, mamma di tre figli, che riempie la busta senza perdere tempo. Oppure c è la madre che dice chiaramente: Mi sento male a venire qui, ma per mio figlio faccio anche questo. In un altro servizio ci sono storie molto simili a Valencia, dove la Casa della Carità ha distribuito nel primo trimestre 2012 quasi il 10 p.c. in più di razioni alimentari rispetto allo stesso periodo del Grida di allarme che si rincorrono da Atene a Madrid. Che raccontano disperazione e angoscia per il futuro. Un futuro che in tutta Europa lascia i cittadini con il fiato sospeso, sempre più preoccupati delle necessità basilari quotidiani e ormai esausti per le manovre di austerità. Un film già visto, sì, ma che qualcuno dovrebbe smettere di mandare in replica. Il taglialegna è il peggiore lavoro che uno statunitense possa immaginarsi a metà classifica, si inserisce l artista e al 147 il fotografo. I PEGGIORI Al capo estremo della classifica tra le peggiori professioni non mancano le sorprese: tra le presenze più inaspettate risulta al 196 il giornalista, professione che da sempre rappresenta nell immaginario comune un alto livello qualitativo sotto molti punti di vista, e cinque posizioni più in alto, per rimanere nell ambito dell informazione radio/televisiva, il Broadcaster. Chiude infine la classifica il taglialegna.

7 Giovedì, 14 giugno 2012 economia&finanza 7 L ANALISI Il Prodotto interno lordo del primo trimestre è cresciuto meno del previsto Polonia, l economia più forte dell Est inizia a perdere colpi Una decina di giorni fa, settanta membri dell Orchestra da Camera di Varsavia, più sessanta coristi e quattro solisti si sono ritrovati nella capitale davanti dal ministero della Cultura per una performance a cielo aperto del Requiem di Mozart. Dopo le dimissioni rassegnate per protesta la scorsa settimana dal fondatore e direttore Stefan Sutkowski, l Orchestra è scesa a sua volta in piazza contro i tagli annunciati alla cultura. Anche nell economia più forte dell Est europeo, le cose a quanto pare stanno cambiando. Per la prima volta, infatti, l economia della Polonia non ha il segno più. Nel primo trimestre dell anno, secondo l Ufficio Centrale di Statistica, il Pil è cresciuto del 3,5 p.c. sul 2011, meno del 4,3 p.c. messo a segno nell ultimo trimestre del La diagnosi è univoca: l indebolimento delle economie europee, responsabili del 55 p.c. delle esportazioni del Paese, inizia a far sentire i suoi effetti. Un risultato a cui, in senso negativo, contribuisce anche il completamento delle infrastrutture per gli Europei di calcio. Secondo le ultime previsioni, la più grande economia dell Europa Orientale e l unica ad aver evitato la recessione nel 2009, dovrebbe chiudere l anno fra il 2,7 e il 3 p.c., un dato record per il resto dell Unione. Ma non così positivo a guardarlo da Varsavia. L industria, per esempio, rallenta: al +7,8 p.c. del quarto trimestre dello scorso anno, fa seguito +4,8 p.c. nei primi tre mesi del 2012 e il contributo apportato al Pil passa dal 6,6 al 3,4 p.c. DOMANDA INTERNA La produzione è particolarmente sensibile ai cambiamenti del clima economico e quindi è un buon indicatore per il resto dell economia, osserva Wojciech Matysiak, economista della Bank Pekao di Varsavia. Analogamente a quanto avvenuto negli ultimi quattro anni, i consumatori continuano a trainare l economia. La forte domanda interna, infatti, è una delle ragioni che ha evitato alla Polonia la recessione e che le ha permesso di essere uno dei Paesi a più rapida crescita in Europa. Il commercio, infatti, rappresenta circa il 40 p.c. del Pil. Il governo, inoltre, ricorda che l obiettivo di mantenere il deficit nel target del 2,9 p.c. per il 2012 è raggiungibile, come pure il 2 p.c. per il prossimo anno. LE PRIME CREPE Nonostante ciò, l economia inizia a mostrare le prime crepe: secondo i dati di Bre Ban, unit della tedesca Commerzbank citata da Financial Times, l indice del consumo dovrebbe rallentare del 2 p.c. nella seconda parte dell anno. Il fatto che la Polonia si sia dimostrata più resistente alla crisi della zona euro, non significa che non sia immune, ha dichiarato William Jackson, economista dei mercati emergenti per la società di consulenza Capital Economics. L indebitamento, per esempio, sta crescendo (i prestiti al consumo sono pari a 7,5 miliardi di euro) e l 8,4 p.c. dei destinatari del credito non è riuscito a restituire il prestito alle banche. Un fenomeno in crescita del 20 p.c. l anno. DISOCCUPAZIONE STABILE Nel complesso, secondo l azienda di consulenza Roland Berger, il debito delle famiglie polacche segna un raddoppio rispetto a quello accumulato nel La disoccupazione nel Paese è stabile al 10 p.c. e il tasso di disoccupazione giovanile è fra i più bassi d Europa. Da una recente indagine Ocse emerge, però, che il 26,7 p.c. dei giovani polacchi sotto i 24 anni non ha un lavoro, era il 18,5 p.c. del dicembre 2007 (la media europea si attestava sul 15,1 p.c. nel 2007 e oggi tocca il 22,6 p.c.). La relazione dell Organizzazione Internazionale del Lavoro rincara la dose: nella finestra cronologica , il ricorso a contratti temporanei per i giovani fra i 15 e i 24 anni è cresciuto di quasi il 50 p.c., rispetto al +4,3 p.c. della media europea. A dispetto di numeri che farebbero la felicità dei Paesi dell Europa Occidentale, il sentimento fra i polacchi non è positivo. Secondo un indagine di Tns Polska resa nota pochi giorni fa, il 46 p.c. degli intervistati teme che il proprio benessere materiale si deteriorerà nei prossimi tre anni. E se un polacco su quattro ritiene che l economia stia andando bene (anche se non brilla per particolare dinamismo), il 70 p.c. delle persone è convinto in realtà che l economia sia in crisi. Gli ottimisti calano dell 1 p.c. e crescono del 2 p.c. i pessimisti. Ed è solo l inizio. Si farebbe chiarezza sulle responsabilità della crisi Grecia fuori dall euro: gli aspetti positivi Come un flipper impazzito. Se anche il pallottoliere degli analisti delle più blasonate case d affari non riesce più a tenere i conti del dramma greco qualcosa vorrà pur dire. Quella dannata uscita di Atene dell euro acquista col passare dei giorni sempre più consistenza. Eppure, dietro le quinte, in tanti sono ormai convinti che uno strappo sull Egeo non sarebbe la fine del mondo. Potrebbe fare vivere una stagione di inferno alla Germania e ai poteri forti d Europa, sarebbe però anche l occasione per ripartire, dicono gli economisti. L addio di Atene dal club della moneta unica rappresenterebbe il momento X per avviare il processo di organizzazione dell area europea. Forse per trasformarla in un unione politica e fiscale. Questa volta, per davvero. L'Europa vive oggi la stessa situazione di una persona con il mal di denti. Quando ci si toglie il dente malato, dopo l operazione il dolore, l infezione, la febbre spariscono L Europa progredirà solo attraverso la crisi, diceva uno dei padri fondatori dell Europa, Jean Monet. Quelle parole oggi risuonano familiari alle orecchie di molti economisti. È proprio la crisi nera della Grecia che farà per loro progredire l Unione europea, portando con sé benefici. Il costo da pagare di un uscita di Atene sarà alto, avvertono gli esperti del settore. Poi però il tono cambia, si ammorbidisce ed essi affermano: L Europa vive oggi la La Grecia è sempre più alla deriva stessa situazione di una persona con il mal di denti. Quando ci si toglie il dente malato, dopo l operazione il dolore, l infezione, la febbre spariscono. L Europa malata senza la Grecia dovrà pagare un prezzo alto, ma sarà un divorzio concordato se accadrà. Resta il fatto che i listini non potrebbero attendere altro. È da oltre due anni, infatti, che i mercati si nutrono di turbolenze. Stanno convivendo con il fallimento della politica europea. Per questa ragione gli economisti sono convinti che un uscita di Atene farebbe chiarezza, nonostante il costo di questa scelta sia tutt ora aleatorio. Da Oltremanica, gli esperti finanziari dell area euro di Royal Bank of Scotland, si spingono oltre. Ammettono anche loro che l uscita della Grecia dall euro sarebbe un evento dalle ripercussioni molto negative. Se però si riuscisse a trovare un modo per limitarle, cosa improbabile secondo noi, un suo addio scandiscono bene ridurrebbe la dispersione delle performance macroeconomiche e fiscali nell unione monetaria e al margine faciliterebbe l applicazione di politiche economiche comuni. In altre parole sull altare dell euro, immolando Atene, potrebbe nascere la vera unione politica e fiscale, quella che oggi tutti invocano. E che forse, in fondo, a tutta questa storia ha soltanto bisogno di una sua vittima sacrificale. L Europa l aspetta. Lo stilista italiano fu ucciso nel 1997 Versace, in vendita a Miami la villa di Gianni per 125 milioni di dollari La megavilla di Gianni Versace a Miami torna sul mercato per 125 milioni di dollari. Tale è cifra che dovrà sborsare chi deciderà di mettere la mani sulla proprietà a South Beach dove fu ucciso lo stilista italiano nel Casa Casuarina, cosi come è chiamato lo splendido palazzo degli anni 30 situato in una delle zone più di lusso della città, sorge su una superficie di quasi mq, ha 10 stanze da letto, 11 bagni, una piscina di circa 17 metri, rivestita in oro 24 carati. Versace comprò la casa e i dintorni nel 1992 per meno di 10 milioni di dollari e poi ne investi altri 33 per rimodernarla ed ingrandirla. Oltre a superficie vi aggiunse anche un cortile ricoperto con un mosaico che rappresenta la Medusa, il simbolo della Maison Versace, e affreschi sui muri e sui soffitti. Questa non è solo una delle proprietà più famose di South Beach - ha detto Jill Eber della Coldwell Banker, che si occuperà della vendita -, ma è anche conosciuta in tutto il mondo per la sua attenzione al dettaglio in ogni stanza, per la sua eleganza e il suo stile. Tre anni dopo la morte dello stilista, la dimora fu acquistata dell imprenditore delle comunicazioni Peter Loftin che la pagò solo 20 milioni di dollari. In seguito la trasformò in un hotel di lusso con ristorante. Grazie agli acquirenti stranieri - continua Eber - Miami sta assistendo ad un impennata dei prezzi mai vista prima, quindi è il momento migliore per vendere una proprietà come questa.

8 8 economia&finanza Giovedì, 14 giugno 2012 OPINIONI Le quattro settimane decisive per la moneta unica L estate rovente dell eurocrisi L ANALISI DELLA BORSA Bloccato il calo del mercato di Davor Špoljar Il mercato croato ha interrotto la scorsa settimana la propria fase negativa. Un periodo durato ininterrottamente quattro settimane. L indice azionario Crobex è lievitato dello 0,5 p.c., mentre l indice CROBEX 10 si è mantenuto stabile e leggermente al di sopra della soglia degli 891 punti. In linea di massima il mercato croato si è adeguato a quanto stava accadendo all estero. La liquidità, purtroppo continua a rimanere bassa. Il volume di scambi medio giornaliero si è attestato attorno agli 11,5 milioni di kune. Un importo calcolato tenendo conto del fatto che giovedì scorso la Borsa di Zagabria è rimasta chiusa e che l indomani il volume di scambi ha raggiunto a stento i 4 milioni di kune, il dato peggiore registrato dall inizio dell anno. A dominare il mercato sono stati i titoli della Telecom croata. Il prezzo delle azioni HT è sceso di circa l uno per cento, a fronte di un volume di scambi medio giornaliero pari a 3 milioni di kune. Tra i titoli con volumi di scambio milionari si è distinto anche quello dell ADRIS. Il titolo rovignese ha registrato un volume di scambi su base settimanale pari a a circa 5 milioni di kune, mantenendo la propria quotazione attorno alle 232 kune. Tra i maggiori rialzi figurano quelli del titolo Valmar (Adria Holding), che a fronte di un volume di scambi medio giornaliero di kune è lievitato del 4,4 p.c., della Končar (+3,1 p.c.) e dell IGH (+2,8 p.c.). Questi ultimi due titoli hanno però registrato volumi di scambio più modesti. Tra i ribassi più significativi figurano quello della Ericsson Nikola Tesla, che ha bruciato il 4,3 p.c. del proprio valore, proseguendo così il trend negativo anche dopo aver archiviato la questione legata ai dividendi. Deludenti pure le prestazioni ottenute dal Vukovarski poljoprivredno industrijski kombinat (-3,8) e dall armatrice Atlantska plovidba (-2 p.c.). MERCATO DEI CAMBI Boom economico in Australia di Ivan Slamić Dopo un periodo interessante, nel corso del quale abbiamo assistito all intervento della Banca nazionale croata (HNB) pare che ora la situazione sia tornata più tranquilla. La scorsa settimana il cambio EUR/HRK si è aggirato attorno a quota 7,550-7,580 e il volume di scambi è risultato modesto. Il cambio si è mantenuto attorno a quota 7,580, la soglia che in precedenza aveva fatto scattare l intervento della Banca centrale, per un lasso di tempo assai breve. Una finestra che gli investitori hanno sfruttato per vendere i propri titoli in euro. Persino l asta dei titoli di Stato a breve scadenza, emessi dal ministero delle Finanze ha favorito il cambio della kuna. Complessivamente sono stati emessi T Bill in valuta estera per un valore di 51 milioni di euro. Venerdì scorso il cambio EUR/HRK ha chiuso a quota 7,555. Il cambio USD/HRK è sceso nuovamente al di sotto della soglia di 6 kune per un dollaro e attualmente si aggira attorno a quota 5,990. A parte il leggero apprezzamento della kuna nei confronti della moneta unica, il cambio USD/HRK è stato influenzato pure dal rafforzamento dell euro nei confronti della moneta verde. Su base settimanale, il cambio EUR/USD è lievitato oltre l 1,5 p.c., passando da quota 1,240 a quota 1,260. La situazione nella zona euro non può essere definita normale. Gli ultimi sforzi in ordine di tempo sono rivolti al tentativo di salvare le banche spagnole. Gli istituti di credito iberici hanno grossi problemi di liquidità, ossia con la riscossione dei prestiti erogati. La scorsa settimana si è riunita l assemblea mensile della Banca centrale europea (BCE), nel corso della quale è stato deciso di mantenere invariati i tassi d interesse sull euro, benché si prevedeva che i medesimi sarebbero potuti essere abbassati. La BCE non ha nemmeno dato indicazioni precise sul modo di contrastare la crisi del debito. Il governatore della Federal Reserve (FED), dal canto proprio ha presentato i dati relativi all economia statunitense. La FED non prevede di immettere nuova liquidità sul mercato ricorrendo ai programmi QEIII. Sulla base dei dati concreti relativi allo stato dell economia in Eurolandia risulta che anche le economie europee più sviluppate stanno iniziando a sentire il peso della crisi. La prima economia del Vecchio continente, la Germania, ha registrato un calo consistente delle ordinazioni industriali, mentre nella zona euro i consumi al dettaglio sono scesi del 2,5 p.c su base annua. Per quanto concerne i Paesi che si trovano al centro della crisi, risulta che la produzione industriale in Italia ha subito una frenata del 9,2 p.c. su base annua. La situazione economica in Europa non è delle migliori. Tutti i principali indici economici sono in ribasso, mentre i debiti si fanno sempre più grossi. Dall altra parte del globo arrivano, invece, esempi positivi. L Australia ha registrato nel primo quadrimestre una crescita economica molto più sostanziosa di quelle che erano le previsioni. Un trend che ha favorito il cambio del dollaro australiano AUD, rafforzandolo sia nei confronti della kuna che delle principali valute mondiali. Il cambio del franco svizzero continua a mantenersi estremamente stabile. Il cambio CHF/HRK si aggira attorno a quota 6,300, mentre il cambio EUR/CHF si mantiene vicino alla soglia minima fissata a 1,200. Un estate rovente per l eurocrisi. Non un mero inoltrarsi sulla via della mancata soluzione ai problemi, come si è fatto da novembre Mentre Mario Monti da una parte e la Banca d Italia dall altra insisteranno sulla crescita, i nodi verranno al pettine nelle quattro decisive settimane successive al 17 giugno. In quel giorno sono fissate le elezioni politiche in Grecia. Se i greci dovessero essere coerenti ai sondaggi in cui all 80 per cento dicono di voler restare nell euro, consentirebbero una maggioranza a socialisti e conservatori che vogliono onorare gli impegni già presi con l Europa, per continuare a vedersi staccare rate dei 280 miliardi complessivi di aiuti. Ma è improbabile. Nel migliore dei casi, i greci metteranno insieme un governo composito che chiede all Europa lo stop ad altri tagli, pur continuando negli aiuti. La risposta verrà dall eurovertice di fine giugno. Prima ancora di capire come Angela Merkel replicherà alle tante accuse che le verranno lanciate, ci arriveremo con il gonfiarsi dei marosi sulla tenuta di alcuni sistemi bancari. Avremo in quei giorni forse appreso che due importanti banche greche sono tecnicamente già fallite, perché la banca centrale greca ha intanto consentito loro di non presentare il bilancio 2011 nei termini obbligatori, così da non influenzare il voto e non alimentare ulteriormente la tempesta. Ciò aggraverà la fuga dei depositi in atto in Grecia al ritmo di quasi 2 miliardi di euro a settimana. Poi l effetto contagio sarà sulle banche portoghesi, e Lisbona come Atene impatta poco sull euroarea. Il guaio diventa però serissimo se il contagio attraverso la Bankia si estende agli istituti di credito della Spagna. E se l ondata dei downgrading da parte delle agenzie di rating dovesse retrocedere quattro banche italiane al livello junk, cioè di non poter più emettere titoli scambiabili sul mercato. Non è fantascienza. Tutti pensano alla politica e agli eurobond, ma se la Grecia il 17 giugno si avvierà fuori dall euro, la prima emergenza da fronteggiare sarà quella banco-finanziaria. Non v è notizia di un piano di emergenza delle banche centrali dell eurosistema, né a livello Bce né nazionalmente, a cominciare da casa nostra. Alla richiesta se se ne fosse parlato nel comitato rischi finanziari in cui Tesoro e autorità di mercato siedono insieme, la risposta è stata negativa. Si spera sia una menzogna diplomatica. L attuale capienza residua dei fondi salvastati Efsf ed Esm in funzione dal 1.mo luglio dovrebbe essere convogliata tutta sulle banche, comprese quelle degli euroforti. Resterebbe poco o nulla per i governi. Il tempio di Giunone Moneta (ammonitrice) fu edificato sull Arce capitolina dopo aver respinto i galli di Brenno, e la vicina zecca ne fece per i latini la dea eponima del denaro. Speriamo ci dia una mano, anche questa volta. Cina bocciata in marketing Coca Cola vince con «kekou kele» Da sempre le aziende cinesi guardano a occidente per comprare tecnologia all avanguardia, manager di talento e marchi conosciuti. Eppure, se l acquisto di macchinari innovativi e l assunzione di profili di altissimo livello, elementi che in Cina non esistono, ha un senso, è più difficile capire per quali ragioni nessun brand della Repubblica popolare è riuscito a entrare nella classifica dei cento marchi più famosi del mondo. Eppure la Cina è la seconda potenza economica globale, e nel 2012 ha già investito all estero quattro miliardi e mezzo di dollari. Nel solo mese di gennaio il 60% in più rispetto al Se questo è vero, cosa sbagliano le aziende orientali che tentano di farsi conoscere all estero? È dagli anni 90 che Jianlibao, la bibita più famosa in Cina, tenta di farsi spazio sul mercato delle bevande sfidando il duopolio di Coca Cola e Pepsi Cola. Non solo senza successo, ma ottenendo in cambio l enorme frustrazione di vedere il drink americano più bevuto del mondo raggiungere ogni angolo della Repubblica popolare, persino le campagne dell ovest o le microscopiche isolette al largo di Hong Kong. Un risultato straordinario ottenuto grazie a un suono: kekou kele. In grado di riprodurre alla perfezione il nome americano e, contemporaneamente, ispirare i cinesi con una traduzione che suona come deliziosa felicità. Insomma, un indiscutibile successo di marketing. Che gli esperti di Jianlibao non sono riusciti a copiare. Diverso l errore commesso da Li Ning nel pianificare l espansione di un marchio mutuato dal suo nome. Convinto che la sua fama da ginnasta di livello olimpico e una grafica che ricorda in maniera fin troppo esplicita il logo della Nike gli avrebbero permesso di sostituirsi progressivamente a quest ultima. Scenario che, invece, non si è concretizzato. Insomma, le aziende cinesi sembrano non avere ancora abbastanza esperienza per competere sui mercati internazionali. Anche se, negli ultimi tempi, la strategia adottata da alcuni marchi sta funzionando. Si stanno facendo conoscere sui mercati globali e si stanno facendo apprezzare. Come il latte Dutch lady, che probabilmente è riuscito a farsi spazio proprio grazie all assenza di ideogrammi sull etichetta. Un buon modo per attirare l attenzione degli occidentali. Che, però, in un mondo così globalizzato dovranno stare ancora più attenti a selezionare soltanto alimenti sicuri. Un buon risultato lo ha ottenuto anche Lenovo. Grazie ad acquisizioni che gli hanno permesso di mettere sul mercato prodotti di buon livello a prezzi ragionevoli. Perché si è specializzato in un settore, quello delle nuove tecnologie, in cui i nomi asiatici suonano da tempo familiari ai consumatori di tutto il mondo. E, non meno importante, grazie a un marchio che non solo è orecchiabile, ma è anche così poco cinese. Confermando che per sfondare in Occidente le aziende della Repubblica popolare devono inizare a puntare di più sul marketing. Anno VII / n. 276 del 14 giugno 2012 LA VOCE DEL POPOLO - Caporedattore responsabile: Errol Superina IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat edizione: ECONOMIA & FINANZA inpiueconomia@edit.hr Redattore esecutivo: Viviana Ban / Impaginazione: Saša Dubravčić Collaboratori: Krsto Babić e Mauro Bernes - Foto: Nel Pavletić/Pixsell e archivio

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