SISTEMI DI MONITORAGGIO DELLA QUALITÀ DEGLI AMBIENTI FLUVIALI ALLEGATO 2

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1 Sezione Prov. di Reggio Emilia AUTORITÀ DI BACINO DEL FIUME PO Progetto Speciale 5.1. Studi e sperimentazione sul bacino campione Enza di sistemi per l ottimizzazione delle attività di monitoraggio SISTEMI DI MONITORAGGIO DELLA QUALITÀ DEGLI AMBIENTI FLUVIALI ALLEGATO 2 MONITORAGGIO DELLE POPOLAZIONI ITTICHE DEL TORRENTE ENZA IN RIFERIMENTO ALLA DIRETTIVA CEE 94/C 222/06 A cura di: Dott. Federico JELLI (coordinatore responsabile di progetto) Dott. Luca SANI; Dott.ssa Annarosa RONGONI (collaboratori tecnici)

2 INDICE PREMESSA... 2 MATERIALI E METODI... 4 GENERALITA' SUL BACINO DEL TORRENTE ENZA... 6 RISULTATI E DISCUSSIONE... 7 CONCLUSIONI RINGRAZIAMENTI BIBLIOGRAFIA... 26

3 PREMESSA Oggetto di tale studio, affidato il giorno tramite incarico professionale al Dott. Federico Jelli, di professione biologo - ittiologo, ed ai collaboratori Dott. Luca Sani e Dott.ssa Annarosa Rongoni, da parte di A.R.P.A., Sez. prov. di Reggio Emilia, é il monitoraggio della popolazione ittica del torrente Enza, in riferimento all'adempimento della Direttiva CEE 94/C 222/06: "Qualità delle acque superficiali". In dettaglio, l'incarico é finalizzato a fornire un quadro generale della situazione ittiologica, sia a livello qualitativo sia, laddove possibile, teso a valutare la densità e la biomassa delle singole specie ittiche catturate. Lo studio viene effettuato su due stazioni di rilevamento: Ponte di Cedogno e Coenzo (PR). La direttiva CEE 94/C 222/06 prevede alcune specifiche operative qualificanti (punti 3 e 6 dell'allegato I ): verifica dei livelli di malattie di origine antropica nelle specie animali, compresi i pesci; valutazione della diversità della popolazione ittica e delle specie/taxa chiave normalmente associate allo stato dell'ecosistema in assenza di perturbazioni; passaggio di pesci migratori, tenendo conto delle influenze esercitate dalle attività umane. La carenza di studi specifici sull'ambiente in esame, spesso frammentari e limitati, per la stazione più a valle (Coenzo), alle sole informazioni acquisite presso le Associazioni dei pescatori (Ferri et al., 1986; AA. VV., 1992), rende oltremodo difficoltosa la valutazione oggettiva dello stato di salute dell'ecosistema "torrente Enza". Il quadro ittiologico sembrerebbe deficitario soprattutto per quanto riguarda le specie fitofile e quelle migratrici nel contesto della stazione di Coenzo, situata in prossimità della foce. Per tali motivi, anche in funzione del fatto che la prima fase operativa di tale studio ha durata semestrale a partire dal giorno , é auspicabile che l'ente committente riproponga una successiva fase di campionamenti comprendente anche il periodo primaverile, durante il quale numerose specie migratrici risalgono dal vicino fiume Po per espletare il loro ciclo riproduttivo. 2

4 STAZIONI DI RILEVAMENTO ITTIOFAUNISTICO NEL TORRENTE ENZA: E1 (PONTE DI CEDOGNO) E2 (COENZO) 3

5 MATERIALI E METODI Le indagini ittiologiche sono state effettuate nel periodo marzo - novembre Si é operato mediante pesca elettrica nella stazione superiore (Ponte di Cedogno), caratteristica regione a ciprinidi reofili (Arrignon, 1976), effettuando 2/3 passaggi per ogni campionamento (Zippin, 1958) con elettrostorditore della ditta Ittiosanitaria & Acquatecno (Mod. ELT 60/II: 300/500 V, 3,5/6 Ah, 0,8 Kw). Nella stazione inferiore (Coenzo), stanti le oggettive difficoltà di cattura dell'ittiofauna derivanti dalle caratteristiche potamali della stessa (regione a ciprinidi fitofili), le indagini sono state effettuate con tecnica mista: circuizione del tratto terminale della stazione con una rete da posta dotata di piombi e galleggianti e, contemporaneamente, pesca elettrica (tramite elettrostorditore EM 60: 500 V, 6-10 Ah, 2,5 Kw della ditta Ittiosanitaria & Acquatecno). Con quest'ultima tecnica sono stati effettuati 4/5 passaggi per ogni singolo campionamento, utilizzando corrente continua pulsata (Peduzzi e Meng, 1976). I pesci storditi, ma non catturati immediatamente con i guadini, finivano quindi nella rete di circuizione trasportati dalla corrente. Le analisi sono state di tipo quantitativo nella stazione di Ponte di Cedogno, per la quale é stata anche elaborata la struttura e la dinamica di popolazione del vairone, Leuciscus souffia Risso. Nella stazione di Coenzo le particolari condizioni ambientali (acque profonde anche alcuni metri) hanno permesso solo analisi di tipo qualitativo o semi - quantitativo (rapporto % tra il numero di individui delle differenti specie ittiche). Nella quasi totalità dei casi, gli esemplari catturati, dopo essere stati classificati, conteggiati e pesati (nel caso del vairone anche misurati), sono stati nuovamente liberati nei luoghi di cattura. Solo un ridotto numero di soggetti, per lo più appartenenti a specie esotiche, é stato trattenuto per poter effettuare più dettagliate indagini tassonomiche di laboratorio. In aggiunta, per ogni stazione di campionamento, generalmente analizzata per un estensione lineare di 100 m, sono stati effettuati, seguendo uno schema arbitrario (Turin et al., 1995) semplificato: a) rilevamenti ambientali e morfologici - velocità di corrente, stimata in base ai valori arbitrari 1 = molto lenta; 2 = lenta; 3 = media; 4 = forte. - percentuale di pools (pozze); percentuale di runs (zone con deflusso idrico regolare); percentuale di riffles (raschi, zone con deflusso idrico turbolento ed increspato). - profondità media (valutata come media ponderata di dieci rilevamenti all'interno del tratto considerato), minima e massima. -copertura vegetale, rilevata arbitrariamente nel tratto campionato. 4

6 - zone di rifugio per l'ittiofauna, stimata mediante scala arbitraria: 0 = assenti; 1 = scarse; 2 = poco abbondanti; 3 = presenti con regolarità; 4 = abbondanti; 5 = molto abbondanti. - granulometria dei fondali, valutata in base alla presenza percentuale nel substrato di massi (dimensioni > 350 mm), di sassi (dimensioni comprese tra 100 e 350 mm), di ciottoli (dimensioni comprese tra 35 e 100 mm) e di ghiaia (dimensioni comprese tra 2 e 35 mm). b) valutazione preliminare sul grado di antropizzazione La stima é stata effettuata in base alla presenza di briglie, manufatti, arginature, escavazioni in alveo, ecc., seguendo la scala arbitraria: 0 = assente; 1 = leggera; 2 = scarsa; 3 = presente; 4 = alveo rettificato; 5 = alveo cementificato. Inoltre, per una migliore e più dettagliata valutazione qualitatativa dell'ecosistema, sono stati rilevati, durante ciascun campionamento, i valori della temperatura e dell'ossigeno disciolto (misurato mediante analizzatore di ossigeno disciolto "Oxyliquid 22", dotato di sensore polarografico AISI 316, con approssimazione di 0,1 ppm). Vengono inoltre riferite le classi di qualità biologica delle acque, secondo il metodo I.B.E. aggiornato (Ghetti, 1997), per i corrispondenti periodi di campionamento (dati forniti da A.R.P.A., Sez. prov. di Reggio Emilia). 5

7 GENERALITA' SUL BACINO DEL TORRENTE ENZA Il torrente Enza, Incia secondo Plinio, demarca quasi per l'intero suo percorso i confini tra le province di Parma e di Reggio Emilia. Trae origini nell'appennino Tosco - Emiliano, tra il passo del Giogo (1.262 m s.l.m.) ed il monte Palera (1.425 m s.l.m.). Poco oltre le sue acque sono completamente "imbrigliate" in un bacino artificiale per la produzione di energia elettrica: il lago Paduli o "Lagastrello" (1.170 m s.l.m.), sito in provincia di Massa Carrara. Queste vengono poi restituite al corso naturale solamente diversi chilometri più a valle, tramite il torrente Cedra (affluente di sinistra), nei pressi di Selvanizza (PR). Il regime idrologico é tipicamente torrentizio, con due massimi di portata similari (primaverile ed autunnale) e due minimi: uno estivo (luglio - agosto) ed uno invernale meno accentuato (dicembre - gennaio). Le portate naturali sono state tuttavia alquanto modificate dalle numerose derivazioni e lo stesso alveo ha subito vistose alterazioni a causa di escavazioni ed arginature, particolarmente evidenti nel tratto pedemontano e planiziale del corso d'acqua. Il tratto superiore preserva, per contro, buone caratteristiche di naturalità, soprattutto a valle dell'affluente di destra torrente Liocca, fino allo sbarramento di Enzano, dove le acque sono nuovamente imbrigliate e convogliate nella centrale di Selvanizza. In tale tratto del torrente Enza e nell'affluente torrente Liocca é ancora presente una residua popolazione indigena di trota fario, Salmo (trutta) trutta L., (Jelli e Alessio, 1996 b), meritevole di essere salvaguardata. Di notevole attualità appare, anche se alquanto contestato da parte ambientalista, il progetto (ideato già nel 1860) per la costruzione di uno sbarramento sull'enza nei pressi della "Stretta di Vetto", ai fini dello sfruttamento irriguo e ricreativo delle acque. Il torrente Enza sfocia nel Po nei pressi di Brescello, dopo aver ricevuto le acque dell'omonimo "Canalazzo" (Consorzio di Bonifica Reggiana Bentivoglio), a 85 Km dalle sorgenti. 6

8 RISULTATI E DISCUSSIONE Stazione E1 (Ponte di Cedogno, 250 m s.l.m.) La stazione é situata in una zona di transizione tra Hyporhithron (corso inferiore dei torrenti) ed Epipotamon (corso superiore dei fiumi di pianura), nella quale, per i corsi d'acqua appenninici, le specie ittiche di riferimento sono i ciprinidi reofili e la specie guida é il barbo, Barbus plebeius Bonaparte. I limiti, superiore ed inferiore della stazione, sono situati rispettivamente in corrispondenza di una rapida (riffle) ed di una traversa insormontabile da parte dell'ittiofauna, in quanto attualmente priva di passaggio artificiale per pesci. La maggior parte del tratto censito é caratterizzato da alveo mediamente ampio con deflusso idrico regolare, nel quale predominano ciottoli e sassi (Tabella 1). La sponda destra é arginata da un'alta massicciata di sostegno in muratura, mentre la sponda sinistra é naturale, con presenza di vegetazione prevalentemente arbustiva. Nei pressi del limite inferiore della stazione sono presenti due ponti: una passerella attualmente in disuso ed un ponte in cemento armato, transitabile mediante una carrozzabile che pone in comunicazione la sponda reggiana con quella parmense. A valle dei pilastri di sostegno dei due manufatti erano presenti, in periodo invernale, alcune profonde buche (pools), che ospitavano la maggior concentrazione di ittiofauna. Le indagini ittiologiche sono state effettuate agli inizi di marzo, in fase di morbida tardo invernale, e verso la fine del mese di settembre, in fase di magra estiva. In quest'ultimo periodo il corso d'acqua é stato sottoposto a lavori di riassetto idraulico per opere di restauro della traversa sita a valle della stazione. Tali lavori hanno determinato, per deviazione del corso, la completa obliterazione delle buche sopraccitate, nonché un evidente impatto nei confronti dell'ittiofauna, rimasta in parte isolata in alcune pozze separate dal corso principale. In marzo sono state censite 5 specie ittiche: cavedano (Leuciscus cephalus), lasca (Chondrostoma genei), vairone (Leuciscus souffia), barbo (Barbus plebeius) e ghiozzo padano (Padogobius martensii), in ordine di abbondanza decrescente. Per quanto concerne la biomassa é invece apparso dominante il barbo, seguito da cavedano, lasca, vairone e ghiozzo padano rispettivamente. Durante i campionamenti eseguiti in settembre, oltre alle 5 specie precedenti sono state catturate anche: gobione (Gobio gobio), cobite (Cobitis taenia) e trota fario (Salmo "trutta" trutta). La specie più diffusa é risultata il cavedano, sia in termini di densità che di biomassa, mentre sempre piuttosto abbondanti sono apparse vairone, barbo e lasca. 7

9 Stazione E1: PONTE DI CEDOGNO Zonazione Regione a ciprinidi reofili (zona a barbo) Data Temperatura acqua ( C) 5,4 13 Ossigeno disciolto (mg/l) 10,1 12,2 Larghezza media alveo bagnato 33,2 15,05 Velocità di corrente (codice) 2 3 % di pools % di runs % di riffles Profondità media (cm) 56,6 (min 16 - max 95) 54,5 (min 10 - max 150) Copertura vegetale media media Zone di rifugio ittiofauna (codice) 4 2 Grado di antropizzazione (codice) 2/3 3 % di massi 0 0 % di sassi % di ghiaia % di sabbia 0 0 % di limo 0 0 Classe di qualità II II TABELLA 1 - Principali caratteristiche ambientali della stazione E1 8

10 Nelle Figure 1 e 2 sono posti a confronto, rispettivamente, i valori di densità e quelli di biomassa, delle varie specie ittiche catturate nella stazione di Ponte di Cedogno in marzo e in settembre. AA.VV. (1992), in occasione di precedenti campionamenti, effettuati mediante elettropesca in aree del torrente Enza prossime alla stazione di Ponte di Cedogno, avevano segnalato la presenza di: cavedano (abbondante), barbo (abbondante), lasca (abbondante), vairone (media), barbo canino (scarsa), sanguinerola (scarsa), ghiozzo padano (scarsa) ed alborella (scarsa). I censimenti da noi effettuati hanno perciò evidenziato, rispetto a quelli degli Autori sopra ricordati, la presenza aggiuntiva di gobione, cobite e trota fario e l'assenza di sanguinerola (Phoxinus phoxinus), barbo canino (Barbus meridionalis) ed alborella (Alburnus alburnus alborella). In realtà sia il gobione che la trota fario (probabilmente discesa a valle con le piene) vengono segnalate come occasionali dai medesimi Autori in aree viciniori del torrente Enza, in base alle interviste fatte ai pescatori. Il cobite, non segnalato da AA.VV., é presumibilmente frutto di immissioni di individui utilizzati come esca per i predatori da parte dei pescatori. La sanguinerola, da noi non rilevata, é specie in forte contrazione (anche allora era segnalata come scarsa), ecologicamente collegata ad aree di risorgiva, spesso non direttamente in contatto con l'asta principale e, di conseguenza, non facilmente rinvenibile. Anche il barbo canino é specie in rarefazione, soprattutto a causa dell'alterazione dell'habitat riproduttivo e dell'impedimento alle migrazioni causato dalla presenza di manufatti invalicabili. Tuttavia é probabile che la segnalazione della sua presenza, per altro confermata nella parte alta del torrente Enza e considerata "scarsa" anche in quel frangente, sia stata in parte originata da un errore di valutazione da parte dei pescatori, che spesso confondono i soggetti giovani di barbo con quelli di barbo canino (Gandolfi et al. 1991). Infine, per quanto concerne l'alborella, si tratta presumibilmente di popolazioni transfaunate dalle parti basse del torrente a causa di spostamenti di ittiofauna effettuati dalle Associazioni dei pescatori durante le "asciutte" estive. Per il vairone é stata elaborata la struttura e la dinamica di popolazione (Figura 3). Questa, sia nel campionamento primaverile che in quello tardo estivo, appare prevalentemente costituita da soggetti giovani (ben oltre il 50% della popolazione), mentre sono scarsamente rappresentate le classi di età superiori, ad eccezione della seconda classe d'età che, nel campionamento di settembre, appare numericamente consistente. Una situazione analoga era stata parimenti evidenziata da AA.VV. (1992) nel torrente Leo e nel fiume Panaro. La scarsità di soggetti adulti di vairone é probabilmente causata dal forte prelievo dovuto alla pesca dilettantistica, non essendo la specie attualmente protetta né da misura minima legale né da divieto di pesca durante il periodo riproduttivo. 9

11 Torrente Enza - Stazione E1: Ponte di Cedogno ( ) Ghiozzo padano (16) 4,62% Barbo (41) 11,85% Cavedano (129) 37,28% Vairone (72) 20,81% Lasca (88) 25,43% Torrente Enza - Stazione E1: Ponte di Cedogno ( ) Ghiozzo padano (23) 4,67% Barbo (90) 18,26% Cavedano (171) 34,69% Gobione (5) 1,01% Vairone (143) 29,01% Trota fario (1) 0,20% Cobite (5) 1,01% Lasca (55) 11,16% Fig. 1 - Valori di densità in percentuale e, tra parentesi, numero di individui, delle diverse specie ittiche catturate, in marzo ed in settembre, nella stazione E1. 10

12 Torrente Enza - Stazione E1: Ponte di Cedogno ( ) Ghiozzo padano (41) 0,61% Cavedano (1674) 24,84% Barbo (3255) 48,30% Vairone (240) 3,56% Lasca (1529) 22,69% Torrente Enza - Stazione E1: Ponte di Cedogno ( ) Barbo (1740) 30,08% Ghiozzo padano (50) 0,86% Cavedano (2365) 40,88% Gobione (120) 2,07% Vairone (830) 14,35% Cobite (40) 0,69% Trota fario (150) 2,59% Lasca (490) 8,47% Fig. 2 - Valori di biomassa in percentuale e, tra parentesi, in grammi, delle diverse specie ittiche catturate, in marzo ed in settembre, nella stazione E1. 11

13 Torrente Enza - Stazione E1: Ponte di Cedogno ( ) N individui LT (mm) Torrente Enza - Stazione E1: Ponte di Cedogno ( ) N individui LT (mm) Fig. 3 - Struttura di popolazione del vairone (Leuciscus souffia ), in marzo ed in settembre, nella stazione E1. 12

14 Per contro, la buona presenza in settembre di giovani individui di vairone, lasca, cavedano e barbo sembra evidenziare un buon successo riproduttivo di queste specie (caratterizzate da frega tardo primaverile ed estiva) nell'ecosistema studiato. Durante i campionamenti, sia in marzo che in settembre, sono stati osservati alcuni esemplari di cavedano con presenza di ulcere cutanee, probabilmente causate dall'attacco di uccelli ittiofagi e successivamente infettate. Sono auspicabili ulteriori accertamenti in merito, anche se il buon grado di ossigenazione e la discreta qualità biologica delle acque (valore di I.B.E. = 8/9 in marzo, = 9 in agosto e = 8/9 in ottobre; C.Q. II^ = ambiente con moderati sintomi di inquinamento o di alterazione) riscontrati durante l'anno fanno pensare ad un ambiente solo parzialmente compromesso, benché gravato da un certo carico antropico derivante dai reflui di attività zootecniche e dalle acque inquinate del torrente Tassobbio. La composizione qualitativa della comunità ittica appare infine adeguata all'ambiente in esame ed analoga a quella riscontrata da AA.VV. nel 1992 in corsi d'acqua dell'appennino Modenese (torrente Leo, fiume Panaro) con caratteristiche similari a quelle del torrente Enza. Molto meno favorevoli sono invece le valutazioni relative alle biomasse medie riferite all'intera comunità, variabili da 2,03 g/mq (marzo) a 3,84 g/mq (settembre), significativamente inferiori ai valori annuali medi di 7 g/mq e 18 g/mq rilevati da AA.VV. (1992), rispettivamente per il torrente Leo e per il fiume Panaro. Pur considerando che i valori da noi riscontrati sono leggermente inferiori rispetto a quelli reali (a causa di sottostime da campionamento) e benché tali risultati necessitino di ulteriori conferme é tuttavia probabile che l'ambiente esaminato sia caratterizzato da una produzione ittica limitata. 13

15 Stazione E1 Ponte di Cedogno: prima (a sinistra) e durante (a destra) il riassetto idraulico Il barbo, Barbus plebejus, rappresenta costantemente una parte preponderante della biomassa ittica Il vairone, Leuciscus souffia, tipica specie reofila del tratto intermedio dei corsi d acqua, è attualmente in fase di contrazione in numerosi ecosistemi 14

16 Stazione E2 (Coenzo, 26,8 m s.l.m.) La stazione E2 é situata nei pressi della foce del torrente Enza nel fiume Po, in ambito tipicamente potamale (Metapotamon: corso medio dei fiumi di pianura - regione a ciprinidi fitofili - zona a tinca), con acque profonde anche alcuni metri. Per motivi collegati alla scarsa agibilità delle sponde il tratto in esame é stato analizzato per un'estensione lineare di 60 m (Tabella 2). Il torrente Enza si presenta arginato con sponde alte in terra, sulle quali é insediata da tempo una vegetazione di ripa abbondante, sia arborea che arbustiva, prevalentemente costituita da salice e da robinia. Il grado di antropizzazione é evidenziato, oltre che dall'arginatura delle sponde, dalla presenza di suppellettili varie e di elettrodomestici dismessi gettati nell alveo, il cui fondale è costituito prevalentemente da limo. Qualche masso di riporto per l'irrobustimento degli argini é presente nei pressi dell'attuale ponte carrozzabile, a monte del quale sono evidenti i resti di un vecchio ponte in legno. La velocità di corrente é apparsa sempre modesta durante i campionamenti, che sono stati effettuati in fase di magra tardo estiva (5 settembre) e di morbida autunnale (28 novembre). La vegetazione acquatica, presente ma non abbondante, é costituita prevalentemente da Nuphar luteum e da Myriophyllum ssp. Le fanerogame danno ricettacolo ad una consistente popolazione di piccoli crostacei appartenenti alla specie Palaemonetes antennarius. Questi decapodi, che rientrano abitualmente nel regime alimentare di numerose specie ittiche, prediligono le acque calme, ricche di vegetazione, del corso inferiore dei fiumi. Il grado di ossigenazione delle acque é apparso buono in entrambi i campionamenti, mentre la qualità biologica delle stesse é risultata sempre scarsa, con valori di I.B.E. oscillanti costantemente tra 6 (agosto), 7/6 (ottobre) e 6 (dicembre), corrispondenti ad una III^C.Q. (ambiente molto inquinato o comunque alterato). In settembre sono state censite 12 specie ittiche. Sette di queste sono autoctone (cavedano, carpa -specie non indigena ma acclimatata da diversi secoli in Italia-, scardola, ghiozzo padano, gobione, alborella e lasca); quattro sono esotiche (delle quali 3 -siluro, pseudorasbora e gambusia- da considerarsi acclimatate più o meno recentemente negli ecosistemi padani e una - rodeo amaro - che viene segnalata per la prima volta nell'enza); infine una (carassio dorato)* sicuramente non é indigena, ma é da tempo acclimatata e presente con popolazioni rinselvatichite in numerosi corsi d'acqua italiani. Tale specie, allevata a scopo ornamentale, é stata infatti introdotta in Italia a partire dal XVII secolo (Tortonese, 1970). 15

17 Stazione E2: COENZO Zonazione Regione a ciprinidi fitofili (zona a tinca) Data Temperatura acqua ( C) 21,7 5,9 Ossigeno disciolto (mg/l) 9,0 13,1 Larghezza media alveo bagnato 10,5 -- Velocità di corrente (codice) 2 3 % di pools % di runs % di riffles 0 0 Profondità media (cm) 80 (min 40 - max 170) -- Copertura vegetale abbondante abbondante Zone di rifugio ittiofauna (codice) 3/4 3/4 Grado di antropizzazione (codice) 4 4 % di massi 0 0 % di sassi 0 0 % di ghiaia 0 0 % di sabbia 0 0 % di limo Classe di qualità III III TABELLA 2 - Principali caratteristiche ambientali della stazione E2 16

18 La specie ittica più diffusa (156 individui) é risultata essere la pseudorasbora (Pseudorasbora parva), piccolo ciprinide indigeno dell'asia orientale, introdotto accidentalmente nel 1960 nel basso corso del Danubio, da dove ha iniziato a diffondersi gradatamente in Europa (Gandolfi et al. 1991). La prima segnalazione di questa specie invasiva nelle acque italiane (Sala & Spampanato, 1990) riguarda le acque della bassa pianura emiliana (canali dei Consorzi irrigui di Bonifica "Bentivoglio", "Parmigiana - Moglia - Secchia" e "Burana"), nelle quali sembra attualmente in fase di forte espansione demografica. Abbastanza diffuse sono apparse anche l'alborella (Alburnus alburnus alborella) ed il cavedano (Leuciscus cephalus), rispettivamente con 46 e 37 individui catturati. Tutte le altre specie ittiche sono invece risultate scarsamente rappresentate, con un numero di individui costantemente inferiore alla decina di unità. Per contro, la biomassa maggiore é costituita dal siluro (Silurus glanis), con g (6 individui - taglia max: 1.100g), seguito dalla carpa (Ciprinus carpio) con 875 g (4 individui - taglia max: 800 g) e dal carassio dorato (Carassius auratus) con 650 g. Tutti i soggetti di quest'ultima specie sono apparsi affetti da patologie ulcerative in atto. Nel campionamento effettuato alla fine di novembre sono state classificate solamente 7 specie ittiche. Queste, in ordine di abbondanza numerica decrescente, sono state: alborella (57 individui), pseudorasbora (23 individui), cavedano (15 individui), carassio dorato (14 individui)*, carpa (2 individui), ghiozzo padano (2 individui) e scardola (1 individuo). Non si sono rinvenuti il rodeo amaro, la lasca, la gambusia, il gobione ed il siluro: specie per altro scarsamente rappresentative anche nel corso del precedente campionamento. E probabile che il mancato rinvenimento di esemplari di siluro alla fine di novembre sia duvuto alla tendenza degli stessi a svernare nelle buche più profonde del corso d acqua. Tuttavia questa specie alloctona di grandi dimensioni, originaria del centro-est Europa e dell Asia minore, acclimatata a partire dagli anni 70 nel bacino del fiume Po, nonostante venga generalmente considerata in preoccupante espansione nell ambito dello stesso, pare attualmente attraversare una fase statica o di moderato incremento (osservazione personale) in alcuni ecosistemi padani, tra i quali, per l appunto, la parte terminale del torrente Enza ed i canali di bonifica ad esso collegati. La biomassa maggiore è risultata quella del carassio dorato (190 g), seguita da quella dell alborella (116 g), del cavedano (53 g) e della pseudorasbora (53 g). In Figura 4 sono confrontati i valori di densità delle varie specie ittiche catturate nella stazione di Coenzo durante i campionamenti effettuati in data 05 settembre e 28 novembre

19 Torrente Enza - Stazione E2: Coenzo ( ) Siluro (6) 2,17% Gobione (5) 1,81% Ghiozzo padano (6) 2,17% Cavedano (37) 13,36% Scardola (1) 0,36% Carassio dorato (7) 2,53% Lasca (2) 0,72% Alborella (46) 16,61% Pseudorasbora (156) 56,32% Gambusia (1) 0,36% Rodeo amaro (6) 2,17% Carpa (4) 1,44% Torrente Enza - Stazione E2: Coenzo ( ) Pseudorasbora (23) 20,18% Ghiozzo padano (2) 1,75% Cavedano (15) 13,16% Scardola (1) 0,88% Carpa (2) 1,75% Carassio dorato (14) 12,28% Alborella (57) 50,00% Fig. 4 - Valori di densità in percentuale e, tra parentesi, numero di individui, delle diverse specie ittiche catturate, in settembre ed in novembre, nella stazione E2. 18

20 In generale si è evidenziato che la maggior parte degli esemplari delle varie specie ittiche è costituita da individui giovani di modeste dimensioni; fa eccezione l alborella, i cui soggetti catturati in novembre sono risultati di taglia mediamente più elevata rispetto a quelli catturati in settembre. Le biomasse ittiche totali sono apparse assai basse in relazione alle potenzialità ittioricettive dell'ecosistema, sia in settembre (3.635 g) che in novembre (499 g). Tale fatto dipende in buona misura dalla sottostima da campionamento, conseguente alla difficoltà di operare in ambiente potamale, con acque profonde. In particolare, durante gli interventi effettuati nel tardo autunno, si sono manifestati notevoli problemi operativi dovuti ai livelli, mediamente più alti di 50/60 cm rispetto a quelli di settembre, e all aumentata velocità di corrente del corso d acqua in fase di morbida. Significativa e preoccupante appare la prima segnalazione del rodeo amaro (Rhodeus sericeus) nelle acque emiliane. Questa specie esotica a distribuzione disgiunta, originaria dell'europa centrale e dell'asia orientale, é stata segnalata per la prima volta nelle acque italiane nel fiume Menago, in provincia di Verona (Confortini, 1990). L'introduzione di questo piccolo ciprinide é stata con tutta probabilità accidentalmente causata da ripopolamenti effettuati con materiale ittico non controllato. Il rodeo amaro, che si riproduce in primavera deponendo ed incubando le uova all'interno della cavità palleale di molluschi appartenenti al genere Unio, é inoltre presente in provincia di Reggio Emilia, con popolazioni in fase di espansione, nel canale Ronchi situato nei pressi di Pratofontana (comunicazione personale). Nel 1992, sulla base di segnalazioni delle Associazioni dei pescatori, AA.VV. in Elementi di base per la predisposizione delle Carta Ittica Regionale Vol. 1, indicavano nel tratto terminale del torrente Enza: abbondante la presenza di alborella, carassio ssp., cavedano, gobione (segnalato però solo sino a Sorbolo), lasca, persico sole, scardola e triotto; media la presenza di anguilla, carpa e pesce gatto; scarsa la presenza di barbo, cheppia, cobite, gambusia, ghiozzo padano, lampreda di mare, luccio, muggine calamita, pesce persico, persico trota, siluro e tinca. Risultava inoltre segnalata la presenza della pseudorasbora e non segnalata rispetto ai nostri campionamenti quella del rodeo amaro, specie di più recente introduzione. Tralasciando le specie la cui presenza è collegata a cicli migratori trofici o riproduttivi stagionali (lasca, cheppia, lampreda di mare, muggine calamita, ecc.), durante i nostri sopralluoghi non abbiamo mai verificato la presenza di: anguilla, barbo, cobite, luccio, persico sole, persico trota, pesce gatto, pesce persico, tinca e triotto, a testimonianza del mediocre stato di salute dell ecosistema studiato. Tutte queste specie ittiche appaiono in più o meno forte contrazione in tutti gli ambienti padani, a causa dello stato di degrado dei medesimi. In particolare sono in forte calo le specie fitofile (scardola, tinca e triotto) e le specie ittiofaghe (luccio, persico trota e pesce 19

21 persico), vincolate per la riproduzione e l alimentazione allo sviluppo della vegetazione acquatica. Rispetto a quanto indicato in AA.VV. (1992, Vol. 1) dai nostri campionamenti risultano inoltre diminuite le popolazioni di alborella, carpa e cavedano; fortemente diminuite quelle di carassio ssp., gobione, lasca e scardola; stabili o in leggero calo quelle di gambusia, ghiozzo padano e siluro; in fase di espansione e di forte espansione rispettivamente quelle di rodeo amaro e di pseudorasbora, più tolleranti nei confronti dell inquinamento delle acque. Non è mai stato rinvenuto il lucioperca (Stizostedion lucioperca), specie predatrice ittiofaga originaria dell Europa settentrionale e centro-orientale, di relativamente recente introduzione nel bacino padano (Gandolfi et al., 1991). Segnalazioni da parte dei pescatori fanno tuttavia ritenere fondato che la stessa sia presente nella parte terminale del torrente Enza, con popolazione in fase di espansione**. *La determinazione sistematica di specie è stata effettuata in laboratorio su tutti gli esemplari di Carassius ssp. (7) catturati in settembre e su un sottocampione di 10 individui fra quelli catturati in novembre (14), facendo riferimento al differente numero di branchiospine presenti sul primo arco branchiale (23-25 in Carassius carassius e in Carassius auratus), seguendo la chiave di riconoscimento specifica di Gandolfi et al. (1990). Tutti gli esemplari esaminati sono risultati appartenere alla specie Carassius auratus. **E stato possibile effettuare una valutazione comparativa qualitativa, con le pescate effettuate da professionisti mediante bilancione di foce (9 x 9 m maglie di 35 mm nella metà superiore e di 25 mm nella metà inferiore della rete dotato di argano di sollevamento), localizzato lungo il torrente Enza a circa 2 Km dalla confluenza con il fiume Po. Le pescate (20) sono state effettuate soprattutto in autunno, in fase di piena del fiume Po. Sono state catturate le seguenti specie ittiche: anguilla (1 individuo), barbo d oltralpe (1 individuo), siluro (circa 40 esemplari di Kg di peso corporeo, 5-6 di Kg e numerosi soggetti giovani di 1-2 Kg), carpa (pochi soggetti di taglia elevata: 5-6 Kg), lucioperca (pochi individui di piccole dimensioni), pseudorasbora (numerosi esemplari), alborella e cavedano (pochi esemplari). 20

22 TECNICHE DI CAMPIONAMENTO UTILIZZATE PER LA CATTURA DELL ITTIOFAUNA NELLA STAZIONE E2 (COENZO): ELETTROPESCA E RETE DOTATA DI PIOMBI E GALLEGGIANTI 21

23 Il siluro (Silurus glanis), nel campionamento di settembre costituiva quasi il 50% della biomassa ittica complessiva La carpa (Cyprinus carpio), tipico ciprinide di ambiente potamale, è risultata specie scarsamente rappresentativa in entrambi i campionamenti Specie di recente introduzione negli ambienti padani è il rodeo amaro (Rhodeus sericeus), che viene segnalata per la prima volta nel tratto inferiore del torrente Enza 22

24 CONCLUSIONI A lavori ultimati, pur nella preliminarità dell indagine, perfettibile tramite ulteriori e più approfonditi rilevamenti da effettuarsi in tempi e con modalità da stabilire con l Ente Committente, sono emerse situazioni ambientali assai diversificate nelle due stazioni-pilota del torrente Enza. Nella stazione più a monte (Ponte di Cedogno), nonostante l alveo risulti parzialmente regimato da una traversa insormontabile per l ittiofauna e dall arginatura di una sponda, si sono riscontrate condizioni ecologiche idonee per la riproduzione ed il reclutamento di una comunità ittica piuttosto differenziata, tipica della regione a ciprinidi reofili in esame. Il rinvenimento di soggetti giovani di vairone, lasca, cavedano e barbo, durante il campionamento effettuato in settembre, sta a testimoniare il buon successo riproduttivo di queste specie reofile, a conferma della presenza di strutture granulometriche idonee per la frega. In particolare il vairone, nonostante la popolazione locale sia costituita per oltre il 50 % da soggetti giovani, è specie numericamente ben rappresentata, mentre in numerosi altri ecosistemi a carattere torrentizio appare in decremento, essendo molto sensibile alla qualità delle acque. Per contro nella stazione più a valle (Coenzo), oltre a situazioni di degrado dell habitat, si sono evidenziate notevoli modificazioni rispetto a quanto osservato in passato da AA.VV. (1992) nella componente qualitativa della comunità ittica, all interno della quale si è riscontrata una forte presenza di specie esotiche (più o meno recentemente introdotte) e la parallela contrazione e/o scomparsa di alcune specie ittiche autoctone caratteristiche dell ambiente potamale. Tra le specie esotiche si evidenzia soprattutto il forte incremento della popolazione di pseudorasbora, semplicemente segnalata nell ambito del medesimo ecosistema nel Anche il rodeo amaro, nonostante sia stato rinvenuto per la prima volta e con un basso numero di individui, appare in fase di espansione nella porzione terminale del torrente Enza. Al contrario il siluro, benchè rappresenti singolarmente quasi la metà della biomassa ittica in settembre, sembrerebbe in fase statica. Infatti questa specie è stata rinvenuta con un basso numero di esemplari durante il campionamento di settembre, mentre non è stata repertata durante il campionamento di fine novembre. Tuttavia, date le oggettive difficoltà di operare in ambiente potamale, si ritiene necessario procedere ad ulteriori verifiche da effettuarsi con tecniche di cattura più selettive in diversi periodi dell anno. Preoccupante e drammatica è la situazione relativa alle popolazioni autoctone. In particolare sembrano pressoché scomparse le specie fitofile (triotto, scardola, tinca, ecc.) e quelle predatrici (luccio e pesce persico), in qualche misura collegate allo sviluppo delle macrofite acquatiche per quanto riguarda la ovodeposizione, lo sviluppo e la schiusa delle 23

25 uova, la ricerca di zone elettive di rifugio e di caccia. In aggiunta, a testimonianza dello stato di degrado dell ambiente in questione, dai nostri rilevamenti risultano diminuite le popolazioni di alborella, carpa, cavedano, gobione e lasca, un tempo abbondantemente diffuse. Tra le specie alloctone, da tempo acclimatate, risulta significativa l assenza di pesce gatto e persico sole. Per tali motivi sembrerebbe che l ambiente esaminato non sia più in grado di garantire un buon successo riproduttivo ed un adeguato reclutamento a numerose specie ittiche sensibili alla variazione della qualità ambientale. Si ritiene perciò indispensabile l attuazione di opportune misure di tutela e di salvaguardia di questo ecosistema, mirate a ripristinare le originarie condizioni ecologiche, tramite controlli da effettuarsi sia sugli scarichi derivanti da attività antropiche e zootecniche, sia sulle immissioni di fauna ittica a scopo di ripopolamento nel torrente Enza e nei tributari di bonifica ad esso collegati. 24

26 RINGRAZIAMENTI A conclusione dei lavori si ringrazia vivamente il Comitato Interassociativo per la Gestione dei Servizi della Pesca di Reggio Emilia, il Responsabile della Commissione Ittica di Zona B del Bacino del torrente Enza, Sergio Bacchi, nonchè le guardie volontarie F.I.P.S.A.S. e A.R.C.I. PESCA per la collaborazione ed i mezzi tecnici prestati sul territorio. 25

27 BIBLIOGRAFIA AA.VV., Elementi di base per la predisposizione della Carta Ittica Regionale. Ed. Regione Emilia Romagna, vol. 1: 156 pp. AA.VV., Elementi di base per la predisposizione della Carta Ittica Regionale. Ed. Regione Emilia Romagna, vol. 2: 70 pp. Arrignon J., Aménagement écologique et piscicole des eaux douces. Ed. Gauthier- Villars: 320 pp. Confortini I., 1989 (1992) - Presenza del rodeo amaro, Rhodeus sericeus (Pallas, 1976), nel fiume Menago (provincia di Verona) (Pisces, Cyprinidae). Boll. Mus. civ. St. nat. Verona, 16: Ferri M., Sala L., Tongiorgi P., Fauna ittica delle province di Modena e Reggio Emilia. F.I.P.S. Modena, Provincia di Modena, Coptip Modena: 88 pp. Gandolfi G., Zerunian S., Torricelli P., Marconato A., I pesci delle acque interne italiane. Ist. Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma: 617 pp. Ghetti P.F., Manuale di applicazione. Indice Biotico Esteso (I.B.E.). I macroinvertebrati nel controllo della qualità degli ambienti di acque correnti. Prov. Autonoma di Trento, Agenzia provinciale per la protezione dell'ambiente. Trento: 222 pp. Jelli F., Alessio G., 1996 b - Studio preliminare del popolamento a salmonidi del torrente Liocca (Appennino Reggiano) e considerazioni sugli interventi gestionali per il recupero dei ceppi autoctoni. Atti VI Conv. naz. A.I.I.A.D. Montecchio Maggiore (VI) ottobre 1994: Peduzzi R. e Meng H., Introduzione alla pesca elettrica. Vol. 2 - La reazione del pesce alla corrente elettrica. Riv. It. Piscic. Ittiop., 11, 2: Sala L. e Spampanato A., Prima segnalazione di Pseudorasbora parva (Schlegel, 1942) in acque interne italiane. Riv. Idrobiol., 29, 1: Tortonese E., Osteichthyes, parte I. Fauna d Italia, vol. X. Calderini, Bologna: XIII pp. Turin P., Zanetti M., Loro R., Bilò M. F., Carta Ittica della Provincia di Padova. Prov. di Padova. Assessorato alla Pesca: 399 pp. Zippin C., The removal method of population estimation. J. Wildl. Mgmt., 22: Le fotografie di corredo al testo sono di Federico Jelli. 26

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