Francesco Di Martino, il Gridas Sulle tracce di Felice Pignataro

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1 I ragni 1 Francesco Di Martino, il Gridas Sulle tracce di Felice Pignataro Marotta&Cafiero editori

2 Questo libro è rilasciato con licenza Creative Commons Attribuzione Non Commerciale - Non opere derivate 2.0, consultabile in rete all indirizzo Pertanto questo libro è libero e può essere riprodotto e distribuito con ogni mezzo fisico, meccanico o elettronico, a condizione che la riproduzione del testo avvenga integralmente e senza modifiche, ad uso privato e a fini non commerciali. Attribuzione - Non Commerciale - Non opere derivate 2.0 Tu sei libero: di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire o recitare l opera. Alle seguenti condizioni: Attribuzione. Devi riconoscere il contributo dell autore originario. Non commerciale. Non puoi usare quest opera per scopi commerciali. Non opere derivate. Non puoi alterare, trasformare o sviluppare quest opera. In occasione di ogni atto di riutilizzazione o distribuzione, devi chiarire agli altri i termini della licenza di quest opera. Se ottieni il permesso dal titolare del diritto d autore, è possibile rinunciare ad ognuna di queste condizioni. Marotta & Cafiero editori Via Andrea Pazienza, Napoli ISBN Prodotto dal basso grazie a: Produzioni dal basso NOMADICA Tutte le foto sono di Francesco Di Martino. La foto di copertina del DVD Felice! e a pag. 80 è di Enzo Longo. L immagine a pag. 88 è un montaggio realizzato da Gianluca Pinelli. Tutti i murales fotografati sono stati realizzati da Felice Pignataro a Scampia. Quelli della sezione associazioni e della sezione musicisti sono nel centro sociale dove ha sede il GRIDAS. Le foto a pagg. 6 (in alto), 10, 11, 49, 50, 56 e 58 ritraggono dei graffiti in largo Dino Battaglia a Scampia non realizzati da Felice. Progetto grafico e copertina di Luca Pignataro Ringraziamo Amalia Carrieri e Emanuele Vernillo che hanno realizzato il DVD allegato.

3 «Dint a munnezza ce stanno e vvitamine.» Una donna di Forcella, un quartiere di Napoli.

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5 UN ALTRA SCAMPÌA di gli Martina occhi di colori. Pignataro Questa è proprio una bella storia, di quelle che ti riscaldano il cuore e ti riempiono È la storia dell incontro di due persone lontane nel tempo e nello spazio, che si sono riconosciute perché l uno ha saputo parlare e l altro ha saputo ascoltare. È la storia dell incontro fra Felice e Francesco. fffelice era uno che aveva scelto di parlare coi suoi colori attraverso i muri delle strade ed era su quei muri che raccontava le sue storie, denunciava le sopraffazioni, incitava a svegliarsi, a prendere coscienza e a cercare insieme le soluzioni e la nascita di un mondo in cui non ci fossero più oppressi e oppressori. Le utopie di Felice occhieggiano ancora dai muri delle nostre strade. Forse ora sono un po più sbiadite, ma la voce è ancora potente per chi la sa ascoltare. E Francesco ha sentito il richiamo, ha letto la speranza nel segno lasciato da una mano padrona delle forme e dei colori e ha voluto raccontare le sue emozioni e ridare vita a quei girotondi di bambini, a quelle improbabili bande di lavoratori e diseredati chiamati a raccolta per dare voce e senso comune alle loro proteste. E qui comincia la seconda parte di questa storia non meno bella ed emozionante. È successo che appena Francesco e Martina hanno cominciato ad accarezzare il progetto di raccogliere in un libro emozioni ed immagini e ne hanno fatto partecipi gli amici di sempre, intorno ad esso, alla sua ombra o alla sua luce, si è raccolta quella moltitudine che continua a camminare sulle tracce di Felice e ognuno ha voluto aggiungere il suo colore a quel fantastico disegno che si arricchisce ogni giorno di una pennellata, nella lenta ma tenace costruzione dell Uomo Nuovo. E questo libro ne è il risultato. Mirella 5

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7 UN ALTRA SCAMPÌA di Martina Pignataro A metà novembre 2009 il GRIDAS ha ospitato Francesco Di Martino, giovane fotografo siciliano autore del documentario U stisso sangu - Storie più a sud di Tunisi : uno splendido lavoro sugli sbarchi di immigrati sulle coste sud orientali della Sicilia che mette a confronto le opinioni di tutti quelli che dagli sbarchi, nel bene o nel male, sono coinvolti in prima persona, partendo però da un approccio egualitario delle varie persone intervistate, persone che hanno lo stesso sangue, da dovunque provengano e comunque la pensino. Il GRIDAS promuove a Scampìa, dal settembre 2003, un cineforum settimanale gratuito nell intento di aggregare le persone e di promuovere una crescita culturale attorno alla visione collettiva di films che siano significativi e generalmente poco diffusi. Il film di Francesco ci ha interessati subito e la sua disponibilità a venirlo a presentare al cineforum ci ha resi particolarmente felici, così, tra il giro di proiezioni che hanno portato il film e il suo autore in giro per l Italia, è stata inserita anche la tappa Scampìa. Francesco non era mai stato a Napoli, eppure, il giorno successivo alla proiezione, anziché farsi portare al centro di Napoli, mi ha chiesto di fare un giro per Scampìa, il quartiere in cui operiamo, poiché, da persona intelligente qual è, si aspettava che fosse tutt altro da quanto viene descritto dai mass media. Nel nostro giro, rigorosamente a piedi, ha avuto modo di incontrare persone, scoprire luoghi e realtà associative che riempiono di vita un quartiere che, dall esterno, sembrerebbe solo una fabbrica di morte. Il nostro giro lo ha entusiasmato e, nei giorni successivi, mi ha scritto cose e impressioni molto belle che ho da subito voluto condividere con gli altri abitanti di Scampìa perché quella che di solito ci torna è un immagine quasi mai bella del nostro quartiere. Francesco mi ha scritto: «Scampìa mi ha lasciato davvero dei ricordi bellissimi e tutto quello che ho visto con i miei occhi sarà motivo per poter dire che c è un altra Scampìa fatta di persone bellissime, che riescono a valorizzare un quartiere come Scampìa, cercando di tirare fuori la parte migliore!!!». E ancora: «In questi giorni sto rivedendo un po di amici, a cui sto raccontando tutte le belle cose che Scampìa e la sua gente mi ha lasciato. Le tracce che ha lasciato Felice, le bellissime persone che mi hanno fatto 7

8 davvero sentire a casa, e un quartiere che nasconde una ricchezza rara nel contesto in cui si trova, che è fatta di gente che crede davvero che un altro mondo è possibile... mettendo a tacere tutte quelle operazioni mediatiche che si sono messe in atto negli ultimi anni. Su Scampìa e Napoli.». Per chi di noi lo ha incontrato, rivedere attraverso il suo obiettivo il riflesso delle immagini che quotidianamente ci circondano è stata una riscoperta della vitalità e della coerenza che tuttora persistono a Scampìa, malgrado i tentativi mediatici di ignorarle e negarle. Un ulteriore conferma che gli incontri siano sempre un arricchimento reciproco così come recarsi di persona nei luoghi e guardare con i propri occhi sia il mezzo più efficace per superare le storture della mala-informazione diffusa. 8

9 SULLE TRACCE DI FELICE PIGNATARO di Francesco Di Martino Su un muro, in largo Dino Battaglia, importante disegnatore del passato, si affaccia un vistoso graffito che ritrae due grossi palazzi: una parte a colori, l altra in bianco e nero. Accanto, si vede una bambina con una grande margherita...mi è stato detto che venne realizzato in memoria di un uomo che utilizzava continuamente nei suoi murales girotondi fatti da bambini di tutte le etnie e grossi fiori capaci di farti perdere l orientamento camminandoci vicino... Sono a Scampia, è il 14 Novembre 2009: davanti a me c è un vecchio campo di calcio, al momento chiuso perché utilizzato come deposito sotterraneo di rifiuti di ogni tipo, l appalto era gestito da una azienda che faceva capo ai Casalesi. Qualcuno direbbe, tutto normale tra le vie di Scampia. Ma la mia attenzione cade di nuovo sui tanti graffiti che colorano quest estesa parete. Chi è l uomo che a Scampia ha disegnato tanti girotondi di bambini? Quell uomo si chiamava Felice Pignataro, uno che a Scampia ha lasciato davvero tantissime tracce. Ma chi era Felice? Lo scopro girando Scampia insieme a Martina, figlia di Felice, e al suo piccolo Michele. Suo padre ha dipinto murales, circondato da ragazzi e bambini, allo scopo di dare un volto alle battaglie ed alle iniziative portate avanti con caparbietà. Molte di queste opere iniziano a deteriorarsi perché corrose dalle intemperie o, addirittura, cancellate a causa della loro provocatorietà: allora, grazie alla mia compagna di viaggio, dotata di un efficiente occhio elettronico, cerco di catturare alcune di queste tracce lasciate da Felice. L idea è semplice, ma al contempo assai difficile da realizzare: riportare un simile materiale sulla nuda carta, e fare in modo, così, che i ricordi di Felice non vadano persi, potendo raggiungere gli occhi di chi a Scampia non metterà mai piede. C era chi già lavorava affinché questo si verificasse, ma ho comunque sentito il dovere, unito al piacere, di onorare Felice diffondendo la sua arte, i suoi pensieri, le sue 9

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11 lotte, perché lui era una voce vera, dotata di molte speranze per una periferia davvero stanca della camorra. La stessa terra che vive con questa pesante etichetta addosso, sfruttata dai media solo in alcuni momenti del tutto infausti, e poi puntualmente ignorata allo sbocciare di reazioni in grado di scuotere le fondamenta marce. Tutti i murales di Felice sono stati realizzati in assenza di compensi economici, ad eccezione di esigui rimborsi spese, immediatamente reinvestiti nella realizzazione di altre iniziative. Sarà lo stesso per questo libro: acquisti ed incassi saranno gestiti da due associazioni di Scampia, allo scopo di autofinanziare le tantissime attività svolte in questa periferia di bambini e girotondi. 11

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15 LA CULTURA DELLA PACE 12 aprile - 11 maggio 1999 I Murales all ITIS Galileo Ferraris di Scampìa - Napoli di Felice Pignataro - GRIDAS, maggio 1999 La vicenda dei murales è cominciata con un incontro di conoscenza e progettazione il 12 aprile, con proiezione di diapositive di altri murales del Gridas, allo scopo di chiarire di che cosa si trattasse. Non c è stata una grande partecipazione di studenti, ma, in compenso, c erano alcune madri del quartiere, il che incoraggiava nel proposito di integrazione fra scuola e territorio. Si voleva far prendere coscienza ai presenti delle potenzialità della pittura murale e progettare insieme che cosa rappresentare sui muri, i pannelli in muratura fra le vetrate, nel secondo atrio della scuola. Traendo spunto dalla situazione contingente dell assurda guerra di sterminio in Iugoslavia si è deciso di allargare il discorso alla alternativa fra guerra-inciviltà (i disastri della guerra, come diceva Goya) e l utopia della pace e, nei pannelli centrali, il meccanismo di trasformazione degli impulsi alla violenza in capacità di cooperazione e costruzione della fratellanza. Si è individuata l immagine di una tavola rotonda di discussione e progettazione dell uomo nuovo, attorno a cui siedono i rappresentanti dei popoli del mondo. Il giorno dopo si è messo mano alla pittura. Il numero degli alunni si è ulteriormente assottigliato, in compenso è cresciuto quello degli esterni-madri e figli. Steso un fissativo acrilico sui pannelli murari si è proceduto con la pittura lavabile stesa a pennello. L uso di pittura e pennelli pare che sia stato alla base dello scarso interesse dei ragazzi perché oggi la tendenza dominante è la realizzazione dei cosiddetti graffiti realizzati con le bombolette di pittura a spray. Il discorso svolto sulle pareti a sinistra entrando nell atrio è una sorta di storia della guerra: l evoluzione della violenza da quella individuale a quella di massa, dalle armi ar- 15

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17 tigianali primitive a quelle ipertecnologiche attuali. Dalla pietra a punta ai missili intelligenti, dal corpo a corpo alla guerra a distanza, impersonale, mistificante, menzognera nelle immagini disinfettate della tv che nascondono la realtà di immani massacri. Trovano così posto sul muro le immagini dei protagonisti di questa progressione: dall antico uomo intento a sfaccettare una selce per renderla tagliente, all altro che usa la fionda, e poi l arco e le frecce e poi il fucile, fino ai soldati dei nostri giorni armati di mitra, una figura intermedia fra soldati e robot e l immagine finale di un improbabile robot pronto a schiacciare il bottone di una macchina mortale che sembra una comune radiolina. Il paesaggio allude alle rovine di un campo di battaglia, sparso di ossa e rottami, da quelle animali a quelle umane, e all orizzonte si va in progressione da un villaggio preistorico di palafitte ai castelli fortificati alle case distrutte dalle nuove armi impersonali, rovine di case civili. È questo un pannello ad angolo di circa sette metri per due di altezza. Il pannello successivo illustra il meccanismo della guerra: un signore in frac e cilindro blu e pantaloni a strisce bianche e rosse (allusione allo zio Sam, ma anche in genere ai paesi capitalisti) vende armi sofisticate ad una folla di pezzenti, invece del pane. È il meccanismo della corsa agli armamenti perseguita da parechi paesi che invece che al benessere sociale destinano una parte considerevole dei loro bilanci all acquisto di armi, affamando il popolo. Alle spalle del venditore grattacieli, sullo sfondo degli acquirenti il panorama di una bidonville. Nel pannello successivo è illustrato un parallelo fra un cavaliere medievale e un carro armato, macchine da guerra di secoli distanti, ma accomunate dallo stesso sperpero di denaro. È per questo che il corpo del guerriero è composto di banconote invece che rivestito di un armatura: la rendita del cavaliere antico era in buona parte spesa per procurarsi le attrezzature per la guerra, come avviene per i panzer moderni. Sul pannello successivo l immagine di uno scheletro che brandisce una falce su un cavallo altrettanto scheletrito cavalca sopra le rovine di una città in fiamme, mentre nel cielo grigio aleggia una nuvola viola. Riassunto dei disastri della guerra. Nella scena successiva i denari aleggiano fra l immagine di un caccia bombardiere e quella di un carro armato. I costi della guerra. Nei pannelli d angolo in fondo a sinistra un grande televisore su cui si intravedono tracce luminose su uno sfondo verdastro (le immagni diffuse dalla CNN durante la 17

18 guerra del Golfo, che continua tuttora anche se ormai senza neanche più quelle immagini) cerca di nascondere la realtà del massacro rappresentato al di fuori dello schermo da montagne di teschi, rovine, incendi, morte e distruzione. Il guerriero massacratore contemporaneo non guarda più da vicino il volto della sua vittima e non ha percezione delle distruzioni operate, a parte le fuggevoli, asettiche immagini sugli strumenti di bordo, riprese da migliaia di metri di altezza. I tre pannelli centrali sulla parete di fondo illustrano una tavola rotonda attorno a cui siedono i popoli del mondo con pari dignità per appianare i contrasti attraverso il dialogo e per progettare la costruzione di un uomo nuovo. Sono rappresentati certo non tutti i popoli, ma almeno i rappresentanti di realtà emblematiche, note attraverso i media, o notevoli per il perdurare della loro esclusione dal consorzio umano: donne, del mondo arabo e del continente nero, doppiamente oppresse e sfruttate, tibetani, curdi, palestinesi, indios, pellerossa, lavoratori, gente comune, senza potere. Sui fogli sparsi sul tavolo si intravedono scritte e progetti. Sul pannello centrale, fra le due metà della tavola rotonda, c è l immagine simbolica della fabbricazione di un uomo nuovo, un gigante multicolore, circondato dalle impalcature su cui si affaccendano operai. Ha il sole al posto della testa, allusione al rispetto della natura, alle energie naturali rinnovabili, alla gioia di vivere: è un sole fiammeggiante e sorridente. Uno sportello che si apre nel petto fa intravedere le rotelle dell ingranaggio della vita: una reca il simbolo della pace. Nella mano sollevata c è una città colorata, una città di pace, come sottolinea l arcobaleno che la sovrasta. Sui pannelli d angolo a destra compaiono dei grandi fiori, simbolo di un rispetto della natura senza limiti, una necessità urgente dei nostri tempi, come sottolineano i principi dell agenda 21, gli accordi per la salvaguardia del mondo da sottrarre ad uno sfruttamento distruttivo e dissennato. Altre immagini si susseguono negli altri pannelli. Una barca rappezzata su cui navigano su un mare pulito diversi popoli ha sulla vela un arcobaleno. L arcobaleno è un antico simbolo di pace: compare nella Bibbia alla fine del diluvio universale come simbolo e testimonianza della rappacificazione del creato. Nel pannello successivo un uomo ara la terra e una donna accudisce il figlioletto, sullo sfondo di un villaggio: il diritto di vivere in pace. Nei due pannelli successivi c è un girotondo di ragazzi su prati verdi, sullo sfondo di case colorate. Ballano calpestando gli strumenti di morte: missili, bombe, pistole, rot- 18

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20 tami di aerei e carri armati e mine antiuomo, quelle che continuano ad uccidere anche quando la guerra è finita. Sugli ultimi due pannelli ad angolo si è rappresentato un grande, rotondo volto di donna dai capelli celesti, sulle cui onde si perde il girotondo dei ragazzi, ma altri due ragazzi lo stanno dipingendo impugnando dei grossi pennelli. È la volontà di costruirla, la pace, senza di che resterebbe un utopia. Nella sala della tavola rotonda, su uno dei fogli appesi al muro c è il simbolo del Gridas, la nostra firma ; anche questo è un accenno all alternativa necessaria di scelta fra il sonno della ragione e la gioia di vivere. Infine, sulla parete a un lato dell ingresso, occupata da una scritta sciocca si è dipinto il mondo attraversato dai legami delle telecomunicazioni, internet, i computer, le antenne, e dei ragazzi che fruiscono di questa possibilità di connessioni mondiali. Un riassunto delle potenzialità delle tecnologie informatiche. Qualcuno è già intervenuto con stupide aggiunte a penna o col gesso di particolari non necessari sulle figure dipinte, e le impronte delle scarpe sul muro, all altezza dei ginocchi, lasciate dai ragazzi che bivaccano ai lati del bar sono in parte ricomparse, ma confidiamo che nella maggior parte i murales saranno rispattati e che il loro messaggio si stampi nella coscienza di tutti quelli che lo vedranno, non solo perché adesso ci sono dei muri più colorati, ma perché vale la pena decidere verso dove sta andando questo nostro mondo disastrato e dare una mano a correggerne la rotta. 20

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23 IL TRENO DEI DIRITTI VA TROPPO LENTO novembre 1999 I murales alla scuola media Carlo Levi di Scampìa. di Felice Pignataro - GRIDAS, novembre 1999 Il 20 novembre, in occasione del decennale della dichiarazione ONU dei diritti dei bambini, per iniziativa di Amnesty International c è stata una manifestazione alla scuola media Carlo Levi. Fra mostre, banchetti di prodotti artigianali, discussioni e teatro, si è dato vita ad un mural sui diritti dei bambini, realizzato dal Gridas insieme con i ragazzi della Prima I, completato poi il lunedì e martedì successivi. L intento era quello di rendere più vicino e meno scontato ed episodico il discorso sui diritti dell infanzia, legandolo anche alla situazione concreta dei ragazzi del quartiere. In un incontro con i ragazzi della classe si è progettato che cosa disegnare sul muro, un pannello intero della recinzione del cortile della scuola, circa 15 metri di lunghezza per due metri e mezzo di altezza. Così è nato il mural: un treno di vagoni ballonzolanti-caracollanti sulle disgrazie del presente: sotto le ruote alcuni casi più significativi delle oppressioni-situazioni di sfruttamento, di oggettiva negazione dei diritti dei bambini. Dal bordo dei vagoni emergono i volti di bambini di varie parti del mondo, in particolare di quelli che non hanno riconosciuto il loro diritto al rispetto e alla dignità e spesso nemmeno alla semplice sopravvivenza, a sottolineare la proposizione di fratellanza fra tutti i popoli: pellerossa, indigeni dell Amazzonia, del Sudamerica, neri, curdi, palestinesi, donne del mondo islamico, dell India, ma anche dei paesi normali del nostro mondo... Sotto i vagoni i casi più emblematici di esclusione e di sfruttamento: i bambini-soldato di tanti paesi in guerra, ma anche la pioggia di pappagalli verdi, le mine anti-uomo ma soprattutto antibambini che, progettate come giocattoli, continuano ad uccidere e mutilare soprattutto i piccoli, anche quando le guerre ufficiali sono terminate (milioni, diffuse in varie parti del mondo, Cambogia, Kurdistan, Africa, ecc. ecc. molte di 23

24 fabbricazione italiana) e i bambini costretti ad annodare tappeti in India e Pakistan e le loro sorelle, le bambine operaie-cucitrici e le bambine vittime di sfruttamento sessuale, ma insieme con loro i lavoratori bambini delle nostre parti, i ragazzi dei bar, i gommisti... Una catena lega queste vittime a simboleggiare la schiavitù al denaro, la privazione della libertà, la negazione di una possibile liberazione. Perciò, fra le ragazzine in bikini volano banconote: è il denaro il motore dello sfruttamento. Segue un ragazzo scheletrito che chiede aiuto, sullo sfondo di una discarica dove altri bambini vagano alla ricerca di un possibile utilizzo di cibo, ancorché avariato, e di oggetti riciclabili (Korogocho, alla periferia di Nairobi, ma sono tante le Korogocho nel mondo...). Conclude la serie di disastri l immagine di un accampamento rom incendiato, riferimento al vergognoso episodio verificatosi a Scampìa nel giugno scorso, a futura memoria, ché la lotta contro il razzismo ha senso solo se comincia da noi, dalla concreta vicinanza di diversi visti come nemici e non come una diversa fetta di umanità con cui è possibile vivere pacificamente... Sulle fiancate dei vagoni sono rappresentate-simbolizzate le possibilità di fraternizzazione, gli strumenti del conoscere e del fare: occhi, mani, piedi, orecchi, bocca, lettere di alfabeti diversi, giocattoli artigianali, una bambola di pezza, i giocattoli in filo di ferro dei bambini africani insieme con lo skateboard, il diritto alla casa: case diverse, casa stereotipata, a un piano, col tetto rosso, ma con la porta spalancata, a significare accoglienza e ospitalità, invece che esclusione, la tenda mongola, di pelli, il teepee dei nordamericani, a indicare che diversi sono i modi di abitare e di vivere sul territorio. Sulla fiancata di un vagone c è un bambino con le ali e due ali di riserva: allusione alla fantasia, per rivestire di colori le realtà troppo brutte. Il treno caracollante sulle disgrazie è trainato da una lumaca, a significare che troppo lento è il cammino del riconoscimento dei diritti dei piccoli e quindi di tutti gli uomini, ma va verso un arcobaleno, simbolo storico di fratellanza fra gli uomini e fra gli uomini e la natura. Confidiamo che questa rappresentazione sul muro del contrasto fra diritti da acquisire e realtà che li nega prolunghi nel tempo la riflessione dei ragazzi che frequentano la scuola sulla necessità di lottare, a partire dai piccoli, per l affermazione del diritto di ogni uomo al rispetto della sua cultura, del suo modo di vivere, anche se diverso dal nostro, per una convivenza più ricca dei vari frammenti dell essere uomini. Il discorso potrà essere continuato sugli altri pezzi di muro attorno al cortile, solo che ci sia la volontà di far diventare la scuola una efficace fucina di coscienza e di elaborazione del rispetto e della dignità di ogni essere umano. 24

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27 L AUTODAFÈ DI GIORDANO BRUNO aprile Murale su Giordano Bruno al X Circolo a Scampìa (Napoli). di Felice Pignataro Si è rappresentato l autadafè di Giordano Bruno, (ndr: morte sul rogo avvenuta a Roma, nel 1600, di cui ricorreva il quattrocentenario), e la sopravvivenza e il sopravvento delle idee e delle geniali intuizioni di Giordano Bruno sul contingente arrostimento del suo corpo. Al centro è rappresentato il rogo, con Giordano Bruno legato a un palo in cima a una catasta di legna e fascine e libri, a indicare che la sua uccisione era il tentativo inane di distruggere le sue idee. La bocca serrata nella mordacchia, per ridurlo al silenzio. Attorno la folla, che sempre accorre, anonima, a godere delle sofferenze altrui, nell incosciente aspirazione ad esorcizzare il supplizio di un innocente attribuendogli il valore della difesa dell ordine costituito, della cui bontà l ha convinta il potere. In mezzo alla folla il papa, simbolo massimo del potere dell epoca, al sommo di un palco con vari gradini, e poi cardinali, ecclesiastici, a destra le guardie svizzere, lanzichenecchi rappresentanti l ottusa dedizione dei bruti a difendere la violenza del potere costituito, che si oppone alla libertà di pensiero, ch essi peraltro sono incapaci di concepire. A sinistra i dotti, professori e pedanti servi colpevoli del potere, con cui il Nolano ebbe a scontrarsi, a Ginevra come a Parigi, a Oxford come a Wurtenburg, immagine della spocchiosa presunzione dei professori. Ma dai libri, alla base della pira del rogo escono fogli che volano ingrandendosi: sono l immagine delle idee e delle intuizioni del Nolano, sopravvissute al suo supplizio e arrivate fino a noi, che ancora oggi le ammiriamo, a dimostrare come la testimonianza di un uomo libero è più forte della tracotanza del potere. Sui fogli sono rappresentati i disegni fatti personalmente con incisioni in legno da Giordano Bruno per illustrare le sue opere. Per conoscerli, partendo dalla illustrazione in sovraccoperta del libro sul Nolano di Michele Ciliberto, uscito nel 1990, che ci ha fatto scoprire che il nostro aveva prodotto anche disegni, si sono cercate le illustrazioni 27

28 delle sue opere, alla biblioteca nazionale e alla biblioteca universitaria di Napoli, non perché queste fossero il meglio della sua opera, ma perché, volendo fare un murale in suo onore, ci pareva bello illustrarlo con i suoi disegni. Così si sono rappresentati sui fogli volanti alcuni grafismi autografi dal manoscritto del testo sulla medicina di Raimondo Lullo, i tre soli della triade, la verità, la bontà e l unità, che tutti insieme sono necessari a realizzare la luce, un discorso onesto [ ] Altre immagini sono tratte da un altra opera, del 1591, e alludono ai diversi e multiformi interessi di Giordano Bruno, uomo curioso, attento, intelligente e impegnato a restituire all uomo comune il piacere e la dignità del pensiero, contro gli specialismi dei pedanti e i dogmi delle autorità costituite. Così ci sono allusioni a costruzioni geometriche curiose: fra le altre opere scrisse anche delle lezioni di geometria, ma sopratutto ha intuito come il produrre immagini sia un attento osservare ed amare, per restituire agli umani cittadinanza nelle invenzioni del sogno. Le immagini sono tratte dal De imaginibus ecc. del 1591 e ancora dal De Monade, ecc. : composizioni di sigilli, composizioni logiche di lettere per formare parole, la chiave delle deformazioni, ma anche allusioni a un approccio alla magia, l equivoco del Mocenigo, che poi lo tradì, deluso nelle sue aspettative di rivelazioni di segreti magici: non capì che il Nolano non possedeva altra magia che il gusto della libertà. A questo alludono l immagine della mano, con le sue linee, e quelle della fortuna e sfortuna di Veiovis. [ ] L uomo fu imbavagliato, il suo corpo bruciato, e il potere sembrò avere il sopravvento. Perciò sul rogo, acceso in mezzo a una fuga di tetti di case che vogliono rappresentare l antico aspetto della piazza di Campo dei fiori, a Roma, vola un corvo-cardinale, con un becco da rapace, invece della bocca, e un mostro (ndr allusione all ignoranza e ai mostri generati dal sonno della ragione). Ma si badi bene che non si tratta di un discorso anticristiano, chè, fortunatamente i cardinali hanno poco a che vedere col falegname Gesù, anch egli impegnato a restituire ad ogni uomo la sua dignità e la libertà e perciò ammazzato dai potenti, e cardinali del suo tempo... Ma l urgenza di un pensiero libero e libertario, l apertura di prospettive su mondi nuovi esplorati dal pensiero, erano più forti della morte e le idee di Giordano Bruno hanno aperto la strada al pensiero moderno. [Se si parla in una scuola di lui] è per continuarne l opera e per insegnare ai nostri ragazzi a non aver paura di pensare, ma anzi incoraggiarli all avventura della scoperta di mondi nuovi, dove sia più bello vivere. Mondi infiniti, in cui l essere vivente ascende ai sensi attraverso l animo, ai composti attraverso i sensi, agli elementi attraverso i composti, e attraverso questi ai demoni, attraverso i demoni agli astri, attraverso questi ultimi agli dei incorporei, o di sostanza e corporeità eterea, attraverso questi all anima del mondo, o spirito dell universo, e infine, attraverso questo alla contemplazione dell unico, semplicissimo, massimo, ottimo, incorporeo, assoluto e sufficiente a se stesso. (De Magia). 28

29 Una prospettiva di indirizzo ai nostri ragazzi perché riconquistino con il coraggio delle idee e l amore per i più umili la libertà di pensiero, contro ogni tentativo di costrizione, limitazione e repressione, affinché, ricordando questa immagine dell autodafé, sappiano riconoscere nella vita ogni simile cedimento del potere, alla tentazione di sopprimere e distruggere ogni opposizione e dissenso: il diritto alla libertà è il fondamento della democrazia e della civiltà. Adattamento dal testo di Felice Pignataro illustrativo dell analogo murale realizzato alla scuola Giordano Bruno di Nola (NA) nel maggio

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31 LE ASSOCIAZIONI

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33 CHI SONO FELICE PIGNATARO E IL GRIDAS A cura del GRIDAS Felice Pignataro è nato a Roma il 6 febbraio del 1940, perché sua madre si trovava lì come soleva dire. Cresciuto a Mola di Bari (BA), si è trasferito a Napoli nel 1958 per studiare all Università, alla facoltà di Architettura prima, poi di Teologia. A Napoli ha alloggiato al Collegio Newman, della F.U.C.I., di cui è stato direttore per diversi anni, fino al Nel frattempo, dal 1967 ha portato avanti, insieme alla sua compagna Mirella, una controscuola per i bambini delle baracche, prima al Campo A.R.A.R. di Poggioreale, poi all I.S.E.S. di Secondigliano. Sposatosi con Mirella nel 1972, si è stabilito definitivamente a Scampìa (periferia nord di Napoli) da dove ha continuato a mettere le sue enormi capacità artistiche al servizio degli ultimi. Nel 1981, con Mirella, Franco e altre persone, ha fondato l associazione culturale senza scopi di lucro GRIDAS (gruppo risveglio dal sonno, con riferimento alla frase di una delle incisioni della quinta del sordo di Francisco Goya: el sueño de la razon produce monstros ), allo scopo di mettere le proprie capacità artistiche e culturali al servizio del prossimo per stimolare un risveglio delle coscienze e una partecipazione attiva al miglioramento della società. L opera del GRIDAS si è caratterizzata, negli anni, soprattutto con i murales realizzati da Felice Pignataro con gli altri membri del gruppo e con le scuole o i soggetti attivi che si sono rivolti all associazione per avere un supporto visibile alle proprie battaglie sul territorio del napoletano e non solo. Visibilità data, oltre che dai murales che perduravano anche dopo la giornata di mobilitazione, dai variopinti e espressivi striscioni, dall animazione con i tamburi, dalle dimostrazioni con il Televisore a mano con rulli dipinti appositamente per le differenti lotte, dagli autoadesivi linoleografati autoprodotti su carta fluorescente. Interventi spesso richiesti all ultimo momento tanto che Felice creò la definizione del Pronto soccorso culturale. Agli oltre 200 murales disseminati per l Italia, si sono aggiunti, dal 1994, anche alcuni mosaici realizzati con mattonelle spaccate alla maniera di Antoni Gaudì. Opere col- 33

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