I P.E.B.A. - Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche

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1 I P.E.B.A. - Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche di Daniela Orlandi (Fonte: Le barriere architettoniche negli spazi urbani e negli edifici pubblici costituiscono un problema di rilevanza sociale che comporta ricadute negative in termini di inclusione sociale, economica e lavorativa. L argomento interessa tutta la popolazione e non solo chi è in una situazione di disabilità poiché il beneficio che può dare una città più comoda, sicura, accessibile e più amichevole riguarda chiunque e non solo chi è anziano, disabile o ha una limitazioni funzionale, temporanea o permanente. Gli strumenti in grado di monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità ci sono. Si tratta dei Piani per l Eliminazione delle Barriere Architettoniche, meglio noti con l acronimo di P.E.B.A. Introdotti nel 1986, con l articolo 32, comma 21, della legge n. 41, e integrati con l articolo 24, comma 9, della legge 104 del 1992, che ne ha esteso l'ambito agli spazi urbani, sono lo strumento individuato dalla nostra normativa per monitorare e superare le barriere architettoniche negli edifici e spazi pubblici. L'area d intervento può variare dal singolo comune ad un area più circoscritta e limitata ad un ambito o settore omogenei. Il piano deve comunque rilevare e classificare tutte le barriere architettoniche presenti in un'area circoscritta e può riguardare edifici pubblici o porzioni di spazi pubblici urbani (strade, piazze, parchi, giardini, elementi arredo urbano). Il piano deve poter individuare anche le proposte progettuali di massima per l eliminazione delle barriere presenti e fare la stima dei costi. Il P.E.B.A., pertanto, non è solo uno strumento di monitoraggio, ma anche di pianificazione e coordinamento sugli interventi per l accessibilità poiché comporta una previsione del tipo di soluzione da apportare per ciascuna barriera rilevata, i relativi costi, la priorità di intervento. Esso racchiude in sé anche una programmazione delle opere per l accessibilità. Diversamente, se gli interventi non fossero riconducibili ad un quadro di insieme e se

2 non fossero monitorati, rischierebbero di perdere di efficacia e i loro benefici sarebbero di breve durata. Con gli strumenti informatici e di georeferenziazione oggi a disposizione risulta più efficace ed immediato per i tecnici il rilievo e l'aggiornamento di una mappa urbana o di un edificio. Come anche la programmazione della manutenzione. Tuttavia, in una città di grandi dimensioni vi possono essere più azioni di monitoraggio e intervento, quindi più P.E.B.A., e quello che diviene essenziale è avere una visione coordinata di questi strumenti, per poter ricomporre il tutto in una visione olistica della città. Alcune regioni hanno legiferato sulla materia cercando di dettagliare le specifiche di questi strumenti. Ad esempio il Veneto nel 2003 ha pubblicato delle linee guida e con due normative regionali ha supportato l attuazione dei PEBA, la legge regionale 10 aprile 1998 n. 13 e la n. 16 del 12 luglio Disposizioni generali in materia di eliminazione delle barriere architettoniche. Eppure i P.E.B.A. nel nostro Paese hanno avuto una scarsa diffusione e, ove adottati, si può anche notare una certa difformità nella loro interpretazione. A partire dal 1986, per gli edifici pubblici, e dal 1992, per gli spazi urbani, avremmo dovuto avere delle risposte operative in termini di un utilizzo diffuso da parte delle amministrazioni competenti, e forse è stato sottostimato che la legge prevedeva che, trascorso il termine di un anno, le regioni avrebbero potuto intervenire nel nominare un commissario per l'adozione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche presso ciascuna amministrazione (legge 41/86, art. 32 comma 21). La necessità di rilanciare questi strumenti di monitoraggio e pianificazione è sempre attuale e ciò è stato ribadito anche dall Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, nel Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità. Superare le barriere architettoniche e mantenere inalterate le caratteristiche di accessibilità così ottenute è l obiettivo dei Piani per l Eliminazione delle Barriere Architettoniche. L auspicio è che si abbia una maggiore consapevolezza dell utilità di questi strumenti e si mettano in campo più risorse e competenze per la loro adozione. (DO) NOTA Legge 28 febbraio 1986, n. 41 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato" TITOLO XII Disposizioni diverse. Articolo Per gli edifici pubblici già esistenti non ancora adeguati alle prescrizioni del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, numero 384, dovranno essere adottati da parte delle

3 Amministrazioni competenti piani di eliminazione delle barriere architettoniche entro un anno dalla entrata in vigore della presente legge. 22. Per gli interventi di competenza dei comuni e delle province, trascorso il termine previsto dal precedente comma 21, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano nominano un commissario per l'adozione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche presso ciascuna amministrazione. Legge 5 febbraio 1992, n. 104 "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate." Articolo 24. Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche. 9. I piani di cui all'articolo 32, comma 21, della citata legge n. 41 del 1986 sono modificati con integrazioni relative all'accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all'individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all'installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone handicappate.

4 L accessibilità urbana nella normativa nazionale per superare le barriere architettoniche di Daniela Orlandi (Fonte: Il tema dell accessibilità urbana viene introdotto a pieno titolo nella normativa italiana con il Decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996, n. 503, Regolamento recante norme per l eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici. Gli spazi pubblici sono inclusi nel campo di attuazione di questo provvedimento che prescrive in diversi articoli le indicazioni per le aree edificabili, le opere di urbanizzazione e quelle di arredo urbano. Anche se ad oggi non disponiamo di una definizione ufficiale di accessibilità urbana questa si può in qualche modo desumere da quella di accessibilità contenuta nel DM 236/89 traslata nel contesto di uno spazio pubblico. Per accessibilità si intende la possibilità, anche per persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di raggiungere l edificio e le sue singole unità immobiliari e ambientali, di entrarvi agevolmente e di fruirne spazi e attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza e autonomia (art. 2 DM 236/89). Il DPR 503/96 prescrive infatti che i progetti relativi agli spazi pubblici e alle opere di urbanizzazione a prevalente fruizione pedonale devono prevedere almeno un percorso accessibile in grado di consentire l uso dei servizi, le relazioni sociali e la fruizione ambientale anche alle persone con ridotta o impedita capacita motoria o sensoriale.

5 Ritengo tuttavia utile osservare che un anticipazione al tema dell accessibilità degli spazi urbani ci era stata fornita dalla Legge 5 febbraio 1992, n. 104 Legge-quadro per l assistenza, l integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate, art. 24. Nel prescrivere le integrazioni relative all accessibilità degli spazi urbani da apportare ai P.E.B.A. Piani per l Eliminazione delle Barriere architettoniche (introdotti dall art. 32 L 41/86), la legge detta anche l obbligo di fare riferimento a tre aspetti degli spazi urbani: l individuazione e la realizzazione di percorsi accessibili, l installazione di semafori acustici per non vedenti, la rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone handicappate. Nel DPR 503 sono 8 gli articoli che contengono riferimenti che guidano il tecnico nella progettazione accessibile in questo ambito specifico, tenendo conto che il nuovo atteggiamento progettuale, anche per spazi ed edifici pubblici è quella del concetto di prestazionalità, ereditato dall approccio della normativa vigente per spazi ed edifici privati (L 13/89 e DM 236/89). Il DPR rimanda inoltre il tecnico per alcuni dettagli sui criteri e le specifiche tecniche a contenuti del DM 236/89. Ecco l elenco degli articoli per progettare l accessibilità urbana: Art. 3. Aree edificabili Art. 4. Spazi pedonali Art. 5. Marciapiedi Art. 6. Attraversamenti pedonali Art. 7. Scale e rampe Art. 8. Servizi igienici pubblici Art. 9. Arredo urbano Art. 10. Parcheggi Risulta utile la lettura di tutto il DPR ma ritengo utile sottolineare ancora alcuni aspetti d interesse per la progettazione accessibile degli spazi urbani: nell elaborazione degli strumenti urbanistici le aree destinate a servizi pubblici vanno scelte preferendo quelle che assicurano la progettazione di edifici e spazi privi di barriere architettoniche gli elementi di arredo e le strutture con funzione di arredo urbano da ubicare su spazi pubblici devono essere accessibili le tabelle ed i dispositivi segnaletici, le strutture di sostegno di linee elettriche, telefoniche, di impianti di illuminazione pubblica, vanno installate in modo da non essere fonte di infortunio e di intralcio, anche a persone su sedia a ruote le tabelle ed i dispositivi segnaletici devono essere installati in posizione tale da essere agevolmente visibili e leggibili

6 i varchi di accesso con selezione del traffico pedonale devono essere sempre dotati di almeno una unità accessibile il dislivello, tra il piano del marciapiede e zone carrabili ad esso adiacenti non deve comunque superare i 15 cm la larghezza dei marciapiedi realizzati in interventi di nuova urbanizzazione deve essere tale da consentire la fruizione anche da parte di persone su sedia a ruote nei servizi igienici pubblici deve essere prevista l accessibilità ad almeno un w.c. ed un lavabo per ogni nucleo di servizi installato. A questo punto al progettista non resta che l ulteriore sfida di incrociare queste indicazioni con le norme di settore costituite, ad esempio, dal Codice della Strada. Appendice normativa sui P.E.B.A. (Piani per l Eliminazione delle Barriere Architettoniche) Legge 28 febbraio 1986, n. 41 Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato TITOLO XII Disposizioni diverse. Articolo Per gli edifici pubblici già esistenti non ancora adeguati alle prescrizioni del decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1978, numero 384, dovranno essere adottati da parte delle Amministrazioni competenti piani di eliminazione delle barriere architettoniche entro un anno dalla entrata in vigore della presente legge. 22. Per gli interventi di competenza dei comuni e delle province, trascorso il termine previsto dal precedente comma 21, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano nominano un commissario per l adozione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche presso ciascuna amministrazione. Legge 5 febbraio 1992, n. 104 Legge-quadro per l assistenza, l integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate. Articolo 24. Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche. 9. I piani di cui all articolo 32, comma 21, della citata legge n. 41 del 1986 sono modificati con integrazioni relative all accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone handicappate.

7 Verso Roma accessibile: un percorso a tappe di Daniela Orlandi (Fonte: (18 ottobre 2015) A circa due mesi dall inaugurazione del Giubileo il tema di Roma accessibile, accogliente e inclusiva per tutti, persone anziane e disabili, appare a noi cittadini ancora un traguardo difficile da raggiungere e di una complessità perfino scoraggiante. Ma volendo rimanere ottimisti, sia pure consapevoli della difficile situazione politica che vive oggi la nostra città, riteniamo non sia troppo tardi per rimboccarsi le maniche e quanto meno iniziare un percorso di rinnovamento. Posto che l inclusione non è soltanto un fatto etico, ma un valore sociale ed economico, vorrei richiamare l attenzione su iniziative e progetti vincenti che sono stati realizzati in altre città italiane ed europee, che prima di Roma hanno perseguito l obiettivo di distinguersi come città senza barriere. Progetti, dunque, non chimere, che possono essere presi come spunto e viatico esperienziale, e quindi buone pratiche da replicare, magari con qualche aggiustamento. Bisognerà intanto distinguere tra quel che si può fare in tempi brevi, avendo come traguardo temporale l evento giubilare, da quello che potrà essere fatto con una programmazione di più lungo respiro, per avere come risultato una città più accogliente ed accessibile nei prossimi anni. Anzi tutto, occorre valorizzare le risorse esistenti Fotografare la situazione attuale, inventariare gli spazi e i servizi accessibili già esistenti e mettere a disposizione del pubblico queste informazioni, dovrebbe essere il primo passo. Mi riferisco, ad esempio, all accessibilità dei sistemi di trasporto pubblico, dagli autobus di linea ai taxi. Ai servizi igienici e ai parcheggi, ma anche ai luoghi della cultura. Le informazioni già disponibili vanno organizzate e messe a sistema. Fatto questo, si passa all individuazione degli itinerari accessibili, che in prima istanza dovrebbero coincidere con quelli giubilari, includendo quindi i luoghi di culto, come chiese e basiliche. Il mettere a disposizione significa creare un sistema di comunicazione e di informazione aggiornato ed aggiornabile in tempo reale, indispensabile per agevolare gli utenti nella conoscenza delle diverse accessibilità esistenti (tenuto conto delle diverse situazioni di disabilità e diversità umane), quindi esso stesso accessibile ed adattabile in base alla diversità dei mezzi di comunicazione e delle lingue. Questo primo approccio potrebbe equivalere a vedere il classico bicchiere mezzo pieno.

8 Monitoraggio e programmazione E bene precisare che per rendere una città accessibile non servono progetti isolati bensì un piano organico e coordinato, il cui nome può anche non essere importante in questa fase. In alcune città italiane si chiama P.E.B.A. (piano per l Eliminazione delle Barriere Architettoniche), in altre Piano per l Accessibilità, mentre in altri paesi europei si possono trovare anche altre definizioni. Ciò che conta è che si tratti di un insieme coordinato di azioni finalizzate a migliorare le condizioni di accessibilità di una città in funzione della diversità dei suoi abitanti, delle diverse forme di disabilità e del tasso di incremento della popolazione anziana. Per fare questo serve fotografare la realtà in negativo analizzando quello che potremmo definire il bicchiere mezzo vuoto, cioè le carenze e le criticità esistenti, per poi travasare il tutto nella progettazione olistica delle soluzioni e programmarne la realizzazione. Anche per questo è necessario avere le idee ben chiare su cosa fare, come farlo, tempi di realizzo e risorse finanziarie e umane da mettere a disposizione. Solo così l accessibilità diventa un processo in divenire e non obiettivo isolato. Un piano fine a se stesso rischia di rivelarsi inadeguato se non è parte di un azione politica promossa dall amministrazione cittadina, concretamente impegnata attraverso un ufficio, uno staff qualificato e un programma di governo del territorio. In queste iniziative vanno necessariamente coinvolte le persone con disabilità, attraverso le associazioni che le rappresentano, ovvero gli esperti della materia, e il tutto deve essere guidato da una cabina di regia. Ma, insisto, se per realizzare la città accessibile non si coordinano tra di loro tutti i settori che in un amministrazione realizzano progetti su servizi urbani, trasporti, strade, edifici pubblici e verde pubblico, queste attività rischiano di non essere pienamente efficaci. Esempi di Piani per l Accessibilità In Gran Bretagna Piano accessibilità di Londra (Accessible London: achieving an inclusive environment) In Finlandia Piano accessibilità di Helsinki (The City of Helsinki Accessibility Plan) In Italia P.E.B.A. (Piano per l Eliminazione delle Barriere Architettoniche) di Venezia P.E.B.A. (Piano per l Eliminazione delle Barriere Architettoniche) di Mestre

9 P.E.B.A. (Piano per l Eliminazione delle Barriere Architettoniche) di Ravenna Piani per l Accessibilità in sei comuni della provincia di Pistoia Esempi di Servizi e Uffici specializzati Ufficio EBA Eliminazione Barriere Architettoniche a Venezia Servizio Città per tutti a Venezia LabAc Laboratorio di Accessibilità a Trieste Esempi di Itinerari accessibili Venezia Accessibile. Itinerari senza barriere Itinerari accessibili a Milano

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