Comune di GORLE Provincia di Bergamo

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Comune di GORLE Provincia di Bergamo"

Transcript

1 Comune di GORLE Provincia di Bergamo PIANO DI EMERGENZA COMUNALE Data ultima revisione : Febbraio 2014 Via Cavour n. 2/A TREVIOLO Tel. 035/ Fax. 035/ info@ecoservicegroup.it Gruppo di lavoro P.C.: Dott.ssa Bamberga Ecoservice Srl, Sig. Ribolla Resp. G.C.V.P.C., Ing. Pasinetti Assessore all Urbanistica, Geom. Gerardi, Ufficio Tecnico comunale,

2 INDICE SEZIONE GENERALITA IL RUOLO DEL COMUNE NELLA GESTIONE DELL EMERGENZA STRUTTURA E OBIETTIVI DEL PIANO DI EMERGENZA COMUNALE RISCHIO E LIVELLI DI ALLERTA IL RUOLO DELLA POPOLAZIONE E LA GESTIONE DELLE INFORMAZIONI SEZIONE PIANIFICAZIONE E MODELLI DI INTERVENTO ANALISI TERRITORIALE E INFRASTRUTTURALE INQUADRAMENTO TERRITORIALE Inquadramento amministrativo, geografico e popolazione Caratteristiche climatologiche Caratteristiche idrografiche e geomorfologiche ANALISI DELLE INFRASTRUTTURE E DELLE RISORSE DISPONIBILI Viabilità e manufatti Strutture sanitarie Risorse idriche Risorse da ditte private Strutture vulnerabili e strutture strategiche Personale e automezzi comunali e di Polizia Locale Personale volontario, attrezzature e mezzi ANALISI DELLA PERICOLOSITÀ TERRITORIALE LA STRUTTURA COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE L UNITÀ DI CRISI LOCALE (UCL) LA SALA OPERATIVA SCENARI DI RISCHIO E MODELLI DI INTERVENTO RISCHIO IDRAULICO Analisi di pericolosità e individuazione degli scenari di evento Procedure di intervento per il rischio idraulico Informazione preventiva alla popolazione Fase di preallarme Fase di allarme pag.2

3 Fase di emergenza RISCHIO GRANDI NEVICATE Analisi di pericolosità e individuazione degli scenari di evento Procedure di intervento per il rischio grandi nevicate Informazione preventiva alla popolazione Fase di preallarme Fase di allarme Fase di emergenza RISCHIO DI INCIDENTE GENERICO (ESPLOSIONE, INCENDIO) Analisi di pericolosità e individuazione degli scenari di evento RISCHIO INCIDENTE PRESSO POLO INDUSTRIALE ZONA VIA ROMA RISCHIO INCIDENTE PRESSO IL POLO SCOLASTICO Procedure di intervento per il rischio incidente presso il polo industriale o scolastico (esplosione, incendio) Informazione preventiva alla popolazione Fase di preallarme/allarme Fase di emergenza RISCHIO INCENDIO BOSCHIVO Analisi di pericolosità e individuazione degli scenari di evento RISCHIO SISMICO Analisi di pericolosità e individuazione degli scenari di evento Procedure di intervento per il rischio sismico Informazione preventiva alla popolazione Fase di preallarme/allarme Fase di emergenza Allegati al cap.4: SCHEDE SCHEDE PER SCENARIO DI RISCHIO RISCHIO IDRAULICO: TABELLA PROCEDURE OPERATIVE RISCHIO IDRAULICO: MANSIONARIO PROCEDURE OPERATIVE TAV CARTA DEL RISCHIO IDRAULICO TAV. 4 PGT CARTA DI SINTESI O DELLA PERICOLOSITÀ DA PGT RISCHIO NEVE: TABELLA PROCEDURE OPERATIVE RISCHIO NEVE: MANSIONARIO PROCEDURE OPERATIVE TAV. 4.2 CARTA DEL RISCHIO GRANDI NEVICATE CAPITOLATO D APPALTO DEL SERVIZIO DI SGOMBERO NEVE - INVERNO 2013/ RISCHIO INCIDENTE INDUSTRIALE O PRESSO IL POLO SCOLASTICO: TABELLA PROCEDURE OPERATIVE pag.3

4 RISCHIO INCIDENTE INDUSTRIALE O PRESSO IL POLO SCOLASTICO: MANSIONARIO PROCEDURE OPERATIVE TAV. 4.3 CARTA DEL RISCHIO INCIDENTE INDUSTRIALE TAV. 4.4 CARTA DEL RISCHIO INCIDENTE PRESSO IL POLO SCOLASTICO RISCHIO SISMICO: TABELLA PROCEDURE OPERATIVE RISCHIO SISMICO: MANSIONARIO PROCEDURE OPERATIVE TAV CARTA DEL RISCHIO SISMICO TAV. 1PGT CARTA DI PERICOLOSITÀ SISMICA LOCALE. DEFINIZIONE DEGLI SCENARI DI P.S.L. DA P.G.T SCHEDE DATI UTILI IN EMERGENZA UNITÀ DI CRISI LOCALE (UCL): REFERENTI RUBRICA RISORSE DA DITTE PRIVATE DATI STRUTTURE STRATEGICHE/VULNERABILI PLANIMETRIE DELLE STRUTTURE STRATEGICHE/VULNERABILI STRUTTURE SANITARIE: AMBULATORI E FARMACIE PERSONALE COMUNALE AUTOMEZZI COMUNALI E DI POLIZIA LOCALE GRUPPO COMUNALE PROTEZIONE CIVILE MODELLI DI COMUNICAZIONI DI EMERGENZA E ORDINANZE IL SUPERAMENTO DELL EMERGENZA ALLEGATI AL CAP.5: MODELLI REGIONALI PER LA RICOGNIZIONE DEI DANNI SISTEMA PER RACCOLTA SCHEDE DANNI REGIONE LOMBARDIA (RASDA) MANUALE UTENTE VERIFICA E AGGIORNAMENTO DEL PIANO L informazione preventiva alla popolazione L aggiornamento del Piano Le esercitazioni CARTOGRAFIA GENERALE TAV.1 INQUADRAMENTO AMMINISTRATIVO E VIABILITÀ TAV.2 CARTA DI SINTESI DELLA PERICOLOSITÀ TAV.3 CARTA DI SINTESI DELLE INFRASTRUTTURE TAVOLE DELLE RETI DEI SERVIZI pag.4

5 SEZIONE 1 GENERALITA 1 - Il ruolo del Comune nella gestione dell emergenza Con "protezione civile" si intendono tutte le strutture e le attività messe in campo dallo Stato, a tutti i livelli, per tutelare l'integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da catastrofi naturali e da altri eventi calamitosi. La gestione del rischio si sviluppa attraverso le seguenti fasi: Conoscenza: raccolta di dati, studi sul territorio e individuazione delle zone vulnerabili a rischi. Previsione: calcolo dell entità e dei tempi di ritorno di ogni situazione di calamità. Queste prime due fasi permettono di valutare la necessità di intervenire sul rischio stesso. Protezione: progettazione ed attuazione di interventi atti a ridurre l entità dei danni provocati dall evento senza intervenire sulle sue cause. Prevenzione: progettazione ed attuazione di interventi atti a ridurre la pericolosità di un evento calamitoso - quindi la probabilità che l evento si verifichi - intervenendo sulle sue cause. Pianificazione: predisposizione di piani di emergenza; consente di agire correttamente nel caso si presenti la calamità e quindi di gestire l emergenza nel momento in cui essa si verifica. La L.R.16 del 22/05/2004, T.U. delle disposizioni regionali in materia di Protezione Civile prevede che i Comuni: a) si dotino di una struttura di protezione civile, coordinata dal Sindaco, che interviene per fronteggiare gli eventi di livello comunale e per assicurare la necessaria collaborazione alle operazioni di soccorso coordinate dalla provincia o dalla Regione; b) curino la predisposizione dei piani comunali o intercomunali di emergenza e la loro attuazione, sulla base delle direttive regionali. A livello comunale, il primo responsabile della risposta comunale all emergenza è il pag.5

6 Sindaco, che organizza le risorse comunali secondo il Piano di Emergenza per fronteggiare i rischi specifici del suo territorio, dandone immediata comunicazione a Prefettura, Provincia e Regione. Qualora l evento calamitoso non possa essere fronteggiato con mezzi e risorse a disposizione del Comune, il Sindaco chiede l intervento di altre forse e strutture a Prefettura e Provincia, che adottano i provvedimenti di competenza coordinando i propri interventi con quelli del Sindaco. Il Sindaco, in quanto autorità locale di Protezione Civile, ai sensi della L.225/92 e L.R.16/04, attiva la risposta comunale all emergenza: di iniziativa, in caso di evento locale, su attivazione regionale o provinciale, in caso di evento diffuso sul territorio. Per questo il Sindaco è tenuto ad assicurare la ricezione e la lettura 24 ore su 24 e 365 giorni all anno, dell avviso di criticità e di qualsiasi altro avviso di preallarme e/o allarme diramati dalla competente Prefettura o dalla Regione. 2 - Struttura e obiettivi del Piano di Emergenza Comunale Oggi l attività di pianificazione di emergenza è intesa sempre più come analisi degli scenari di rischio e delle procedure connesse, rispetto a una semplice elencazione di persone, mezzi e materiali senza riferimenti al loro utilizzo. Pertanto, sulla base dell analisi delle problematiche esistenti sul territorio, è data maggiore importanza alla definizione degli scenari di rischio e dei relativi modelli di intervento. Le priorità nell intervento di soccorso coordinato dal Sindaco riguardano: la salvaguardia della popolazione l informazione alla popolazione e agli Enti preposti la salvaguardia del sistema produttivo la garanzia della continuità amministrativa del Comune il ripristino delle vie di comunicazione e delle reti di servizi la salvaguardia dei beni culturali La D.G.R. 16 maggio 2007 n.4732, seconda revisione della Direttiva Regionale per la Pianificazione di Emergenza degli Enti Locali, ha aggiornato e sostituito le precedenti D.G.R /1999 e D.G.R. n.12200/2003, meglio delineando indicazioni metodologiche e l architettura generale di riferimento per la redazione dei Piani di Emergenza comunali, cosicché i Piani siano confrontabili e utilizzabili anche per sintesi di carattere provinciale e regionale. Il presente Piano si sviluppa proprio sulla base della recente normativa statale e pag.6

7 regionale in materia di protezione civile ed è elaborato in linea con il Piano di Emergenza Provinciale approvato dal Consiglio Provinciale con delibera n.84 del 24/11/2003 (e i relativi piani operativi per il Rischio Sismico, Idrogeologico e Industriale del 2003 e 2004) e con il primo Programma Regionale di Previsione e prevenzione di Protezione Civile redatto ai sensi dell art.12.2 della L.225/92 dal Servizio Protezione Civile, Direzione Generale Opere Pubbliche e Protezione Civile, della Regione Lombardia. Il primo capitolo del Piano è dedicato all analisi del territorio e delle infrastrutture presenti, poi anche rappresentate sulla cartografia. Nel secondo, sulla base degli studi a disposizione viene delineato il livello di pericolosità del territorio in riferimento ai diversi fenomeni attesi. Successivamente, dall incrocio tra le caratteristiche infrastrutturali e la pericolosità legata ai diversi fenomeni attesi, vengono poi definiti gli scenari di rischio e censite le aree e le strutture di emergenza. Passando attraverso l analisi degli interventi di prevenzione, protezione e monitoraggio effettuati o potenziali, viene poi definita la gestione dell'emergenza: viene individuata una struttura organizzativa comunale, basata su un Unità di Crisi Locale (U.C.L.), i cui componenti sono nominati da parte dell'amministrazione comunale per garantire una prima risposta ordinata degli interventi in caso di calamità. Sulla base dei maggiori rischi cui è soggetto il territorio comunale ed in modo differenziato per ciascuna tipologia di evento, vengono definite le procedure che l Amministrazione comunale dovrà seguire nelle varie fasi. Come allegati al capitolo 4 sono state inserite alcune schede, che contengono le procedure operative per i componendi della struttura comunale di emergenza e dati che agli stessi sarà utile avere a portata di mano in emergenza. I rischi che si è valutato di approfondire per il territorio comunale di Gorle sono: il rischio idraulico, il rischio neve, il rischio di incidente industriale e di incidente generico presso le scuole, il rischio sismico. Per tali rischi le procedure saranno organizzate secondo: una matrice tempi/componenti UCL, nella quale vengono identificate, suddivise per passaggi temporalmente successivi, le attività da porre in atto da parte dell Unità di Crisi Locale (per maggiore chiarezza rientrano nella matrice anche le principali forze di intervento sovralocale e i corpi operativi di emergenza); un mansionario per ogni componente dell UCL, dove si approfondiscono le attività poste in capo ad ogni responsabile ed in cui sono presenti tutti gli elementi utili in fase di emergenza (azioni da intraprendere, numeri di telefono da contattare, ecc.); una cartografia di riferimento che contiene tutte le principali informazioni sulle aree pag.7

8 a rischio, le infrastrutture strategiche e vulnerabili, eventuali vie di fuga e posti di blocco. Nel capitolo 5 vengono fornite indicazioni su come agire quando la fase acuta dell emergenza è superata e su come effettuare la ricognizione dei danni provocati dall evento; le informazioni a questo riguardo sono tratte dalle Linee Guida per l accertamento dei danni conseguenti ad eventi calamitosi stilate dalla Regione Lombardia. Si evidenzia che, anche quando uno degli eventi ipotizzati si presentasse con caratteristiche di micro-emergenza, esso dovrebbe essere affrontato e risolto a livello comunale anche con l obiettivo di: utilizzare l organizzazione locale già predisposta; verificarne l efficienza ed introdurre eventuali miglioramenti organizzativi; evitare o ridurre la possibilità di innescare macro emergenze. pag.8

9 3 - Rischio e livelli di allerta Definizione di rischio A livello comunale, nel Piano di Emergenza si fa riferimento al rischio specifico (Rs), cioè al grado di perdita atteso quale conseguenza di un particolare fenomeno di una data intensità. Il rischio specifico può essere espresso dal prodotto della pericolosità e la vulnerabilità. Rs = H x V La pericolosità, Hazard H, è la probabilità o frequenza del verificarsi dell evento. La vulnerabilità, Vulnerability V, è la fragilità o attitudine di un certo elemento o gruppo di elementi ad essere danneggiati; può essere espressa anche come grado di perdita atteso su un elemento o gruppo di elementi esposti al rischio, risultante dal verificarsi di un evento di una certa entità. Poiché il parametro vulnerabilità dipende da molteplici fattori e dall interazione tra gli stessi, esso è di difficile determinazione, e costituisce uno degli aspetti più critici della procedura di valutazione del rischio. Volendo definire una scala di valutazione per una più facile comprensione della formula, è possibile attribuire un valore ai diversi parametri: del valore H di pericolosità: probabilità bassa, evento raro = 1 evento occasionale = 2 evento frequente = 3 evento frequentissimo = 4 del valore V di vulnerabilità: bassa, con danno atteso modesto = 1 media, con danno atteso sensibile = 2 alta, con danno atteso elevato = 3 altissima, con danno atteso catastrofico = 4 Incrociando in una matrice il valore attribuito a pericolosità e a vulnerabilità si può pag.9

10 determinare l attribuzione delle classi di rischio. Matrice del rischio H V Ciò consente di effettuare una valutazione numerica creando una scala di priorità: R > 8 Rischio molto elevato: l area è a forte rischio di fenomeni tali da provocare la perdita di vite umane e/o lesioni gravi alle persone, alle attività socioeconomiche, agli edifici ed alle infrastrutture. Azioni correttive indilazionabili. 4 R 8 Rischio medio/alto: nell area è possibile l accadimento di fenomeni comportanti rischi per l incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici ed alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, l interruzione delle attività socio-economiche. Azioni correttive da programmare con urgenza. 2 R 3 Rischio medio/basso: nell area è possibile l accadimento di fenomeni comportanti danni minori agli edifici che non ne pregiudicano l agibilità, e danni che non compromettono le attività economiche. Azioni correttive e/o migliorabili da programmare nel breve/medio termine. R = 1 Rischio molto basso: nell area è possibile l accadimento di fenomeni comportanti danni marginali. Eventuali azioni migliorative da valutare in fase di programmazione. pag.10

11 Livelli di allerta e tipologie di evento La codifica delle azioni da intraprendere in occasione di un evento emergenziale ad opera di tutti gli organismi coinvolti a vario titolo nelle attività di Protezione Civile deve essere definita in funzione sia della natura dell evento stesso sia della sua intensità. Le procedure di intervento si articolano nelle seguenti fasi progressive e consequenziali: Definizione dei livelli di allerta LIVELLI DI ALLERTA Preallarme Allarme Emergenza DEFINIZIONI Rischio ipotetico possibile Rischio ipotetico molto probabile Evento conclamato La definizione è data in termini di probabilità di accadimento dell evento calamitoso. A ciascuna delle suddette fasi è associabile pertanto un incremento dell intensità del fenomeno in termini di pericolosità e di potenzialità di danno, e conseguentemente delle misure operative da mettere in atto. Stanti queste considerazioni generali, è necessario distinguere gli eventi in termini di prevedibilità. Un evento calamitoso può essere: prevedibile imprevedibile ed improvviso I rischi prevedibili - tipicamente fenomeni di tipo idraulico ed idrogeologico - sono noti e di norma quantificabili attraverso sistemi di monitoraggio. Gli eventi ad essi associati possono verosimilmente svilupparsi attraverso tutti i livelli di allerta suddetti. L adozione di elementi di valutazione certi e matematicamente definiti fa sì che per questa tipologia di eventi la scelta del livello di allerta da attivare da parte dell Autorità competente sia i linea di massima effettuabile in ragione del superamento di definiti valori soglia. Resta comunque il fatto che alla scelta possono concorrere altri fattori, connessi a situazioni contingenti e di contorno, che lasciano all Autorità un certo margine di discrezionalità. pag.11

12 In caso di fenomeni imprevedibili, cioè non noti e/o non quantificabili e di rapido impatto - ad esempio fenomeni sismici, incendi, incidenti industriali o incidenti legati ai trasporti - i tempi per un efficace attività di preannuncio sono troppo ristretti o inesistenti e quindi la gestione dell emergenza consiste essenzialmente nell organizzazione delle operazioni di soccorso. I rischi imprevedibili attivano cioè, nel momento in cui avvengono, direttamente uno stato di emergenza. In questi casi l Autorità pubblica riceve la segnalazione della situazione in essere da canali differenti da quelli relativi al monitoraggio dei parametri critici. Tipicamente la segnalazione di un evento emergenziale da parte di cittadini converge sulle Centrali Operative degli Enti di Pronto Intervento (ad oggi contattabili al numero unico 112) le quali, previa verifica dell entità dell evento, allerteranno la Prefettura (che a sua volta avviserà il Sindaco o i Sindaci interessati). Qualora la segnalazione provenga direttamente da un cittadino al Comune, quest ultimo dovrà procedere all attivazione delle procedure solo previo accertamento della situazione reale tramite il suo personale sul territorio e contattando in ogni caso gli Enti di pronto intervento. pag.12

13 4 - Il ruolo della popolazione e la gestione delle informazioni Informazione in tempo di pace E necessario che la popolazione sia preparata adeguatamente per casi di emergenza in via preventiva, allorché vi è il tempo per addestrare tutti alla salvaguardia ed alla messa in sicurezza di sé stessi. Solo una cittadinanza informata in anticipo sui comportamenti di autoprotezione sarà in grado di recepire i segnali di allarme previsti dal Piano di Emergenza Comunale. Una popolazione istruita sui comportamenti da tenere produce un risparmio di tempo fondamentale per le attività di soccorso, semplifica le attività di informazione durante l emergenza e consente di mettere in salvo coloro che, privi di informazione, potrebbero invece essere colti dal panico. In tempo di pace l informazione dovrà riguardare: le caratteristiche del territorio e dei rischi che vi insistono le disposizioni contenute nel piano di Emergenza Comunale le norme di comportamento durante e dopo l evento le modalità di diffusione delle informazioni e degli allarmi. Alcuni esempi di azioni: sviluppo di strumenti informativi sui rischi e sulle risposte attivate a livello comunale: pubblicazioni, incontri, un libretto informativo di protezione civile, un area dedicata nel sito web del Comune, ecc. attività informative, formative e di addestramento per il personale dell amministrazione e per la popolazione, anche con il coinvolgimento delle forme di volontariato presenti: incontri con le scuole, giornata della protezione civile o del volontariato, esercitazioni, ecc; diffusione di informazioni in pillole ( , articoli sul notiziario comunale, ecc.) con sistematicità e periodicità per mantenere continuità dell informazione. l istituzione, e la relativa pubblicizzazione, di un numero unico di telefono attivo durante le emergenze che raccoglierà le esigenze della popolazione isolata o dei parenti di persone potenzialmente coinvolte dall evento calamitoso. Si può valutare di posizionare, già in tempo di pace, lungo alcune strade (ad esempio quelle che costituiranno il percorso di evacuazione di emergenza), i cartelli indicatori delle aree di attesa per la popolazione che potrebbe essere costretta ad abbandonare la propria abitazione in caso di emergenza. pag.13

14 Sono auspicabili tutte le azioni che contribuiscono ad una maggiore conoscenza del proprio territorio e ad accrescere la cultura di Protezione Civile nella popolazione a tutti i livelli, in modo che la stessa si senta maggiormente protetta e sicura anche in zone individuate come a rischio di calamità. Qualora il rischio sia circoscrivibile ad una porzione del territorio, il target dell informazione specifica su tale rischio e sulle relative procedure può coincidere ragionevolmente con la sola popolazione interessata da tale rischio; dovrà invece riguardare tutta la popolazione del Comune l informazione generale sui rischi del territorio. Per diramare messaggi o informazioni utili alla popolazione potranno essere presi preventivi accordi con i mass-media (come si vedrà più avanti, viene individuato un referente comunale per questa funzione). È auspicabile realizzare una collaborazione che si costruisce nella normalità mediante attività di informazione preventiva ai media sui rischi e su chi deve affrontare l emergenza, mantenendo un elenco dei referenti dei media locali (cellulari, fax, ) per sviluppare alleanze comunicative. Può essere utile avviare una convenzione con le radio locali alle quali viene fornita l informazione immediata su quanto accade in cambio di una comunicazione non distorta. Informazione in fase di preallarme, allarme ed emergenza Per i rischi prevedibili, che consentono un efficace attività di preannuncio, l allertamento alla popolazione deve avvenire in modo tempestivo ed efficace e le modalità di comunicazione devono essere attentamente valutate in fase di pianificazione. Tra i possibili metodi che si possono utilizzare, anche integrando tra loro sistemi differenti, ci sono: altoparlanti o megafoni installabili su automezzi comunali per diramare messaggi informativi (metodo preferibile rispetto un generico segnale d allarme quale ad esempio una sirena); l invio di SMS a cittadini che hanno fornito volontariamente il proprio recapito per comunicazioni del Comune (ad esempio registrandosi sul sito web del Comune o presso la Biblioteca); telefonate dirette ai residenti o alle attività presenti in una determinata zona (che avranno preventivamente comunicato i propri recapiti) qualora la popolazione da avvisare limitata. In una fase successiva, cioè durante l emergenza, possono continuare ad essere utilizzati altoparlanti o megafoni nella zona colpita e anche presso le aree di attesa e le pag.14

15 strutture ricettive di raccolta della popolazione. E importante che il messaggio sia sintetico e redatto con linguaggio semplice e che fornisca: 1. l informazione accurata su quanto è successo e/o sta succedendo; 2. indicazioni su comportamenti operativi da tenere; 3. comunicazione sugli sviluppi della situazione e le azioni intraprese per affrontare la situazione. La Polizia Locale è un canale di comunicazione privilegiato, che deve essere coinvolta e preparata alla gestione comunicativa della crisi. Le differenti strategie comunicative individuate, dovranno essere adeguatamente verificate sul campo, per valutarne la chiarezza e l efficacia. A seguito di un emergenza, infine, i mass-media esercitano molta pressione per ottenere un informazione rapida, maggiormente gestibile se sono stati presi accordi preventivi. Durante l emergenza potrebbe comunque essere utile attivare un Centro Media, cioè un luogo segnalato e identificabile in cui i media trovano informazioni e collaborazione. Le radio possono anche configurarsi come sportelli aperti con il pubblico. Per verificare la qualità della nostra informazione si faccia riferimento alle domande più frequentemente poste dai media e di seguito indicate. pag.15

16 LE DOMANDE PIÙ FREQUENTI POSTE DAI MEDIA: E necessario che chi ha la responsabilità di gestire l emergenza abbia anche una gestione efficace del processo comunicativo. Le strategie della comunicazione di crisi sono: - anticipare piuttosto che reagire (meglio dare un appuntamento fisso a ora stabilita ai media, avviare sistemi di comunicazione aperta quali call-center, numero verde/dedicato, sito web, sportello in comune) dove è sempre reperibile l ultima comunicazione ufficialmente dispensata. - spiegare le cose in modo più preciso possibile; - usare più canali e più strumenti (in modo coordinato); - individuare preventivamente un portavoce del Sindaco da inserire nell Unità di Crisi Locale, responsabile della gestione della comunicazione con i media e con la popolazione dal tempo di pace fino al ripristino delle condizioni di normalità dopo un evento calamitoso. pag.16

17 SEZIONE 2 PIANIFICAZIONE E MODELLI DI INTERVENTO 1 - ANALISI TERRITORIALE E INFRASTRUTTURALE Inquadramento territoriale Inquadramento amministrativo, geografico e popolazione Scheda Comune di Gorle Provincia Bergamo Distanza da Bergamo 4 Km. Superficie 2,41 Kmq. Altitudine media 268 m.s.l.m. Coordinate (Municipio) 45 42'3"N 09 42'49" E Comuni confinanti Bergamo, Pedrengo, Ranica, Scanzorosciate, Seriate, Torre Boldone Frazioni nessuna Popolazione al 31/12/ L inquadramento amministrativo del territorio è riportato graficamente nella Tav.1, nella quale viene riportata anche l indicazione della viabilità principale. Il territorio comunale, che si sviluppa in sponda destra al fiume Serio, possiede una superficie di 2,445 kmq. Il comune confina a nord con il comune di Ranica e quello di Torre Boldone, ad ovest e a sud con il comune di Bergamo, a sud con Seriate ed a est con il fiume Serio ed il comune di Scanzorosciate e Pedrengo. Il territorio comunale è in gran parte pianeggiante, l elevazione massima (ca. 275 m slm) è situata in corrispondenza della sua estremità nord occidentale mentre quella minima (ca. 244 m slm) è localizzata all estremità sud orientale, in corrispondenza dell alveo del fiume Serio. pag.17

18 Il nucleo abitato più antico, sorto in corrispondenza di una stazione romana, è situato sulla sponda destra del fiume Serio in corrispondenza di una stretta ed incisa ansa del fiume su cui è presente l antico ponte di Gorle. La popolazione totale del comune si attesta, al gennaio del 2014, su un valore di circa 6600 abitanti. Il trend degli ultimi decenni è di costante e decisa crescita, con un raddoppio dei residenti dal 1976 al 2008, benché si assiste ad un diminuzione negli ultimi anni. Tab a - Andamento della popolazione del Comune di Gorle dal 1954 al Su supporto informatico si allega una tabella con i dati relativi alle persone non autosufficienti presenti nel territorio comunale (nome, indirizzo e piano, data di nascita, motivi della non autosufficienza), cui prestare particolare attenzione in caso di evacuazione di zone o strutture del paese a seguito di evento calamitoso. Tale tabella, per rispetto della normativa sulla privacy, viene allegata solo alla copia interna al Comune di Gorle. Si segnala che da una verifica incrociata dei dati risulta che, tra le aree a rischio, nell unica definibile a priori sulla base degli studi presenti, cioè quella allagabile in caso di fuoriuscita dagli argini del fiume Serio, non sono presenti persone non autosufficienti. pag.18

19 Caratteristiche climatologiche La conoscenza degli aspetti climatici della zona soprattutto in occasione degli eventi meteorici particolarmente intensi che si susseguono con sempre più incalzante frequenza e gravità, consente di poter fare previsioni sempre più precise circa le portate idriche e solide dei fiumi. Sul territorio comunale non sono presenti centraline per la rilevazione dei dati meteorologici; Si possono tuttavia ritenere rappresentative per il Comune di Gorle, le stazioni di rilevamento di Bergamo e Orio al Serio (vedi Tabelle a, b, c), considerata l omogeneità dei dati caratteristici della pianura padana e della distanza tra il Comune le stazioni di rilevamento suddette. Secondo quanto riportato nella pubblicazione ERSAL "I suoli dell'hinterland Bergamasco", dicembre 1992, il tipo climatico a cui si fa riferimento per la fascia pedemontana bergamasca è una forma di transizione tra il clima temperato continentale della Pianura Padana e il clima di tipo alpino, dove le influenze alpine sono date dalle precipitazioni elevate e dall'umidità atmosferica elevata che caratterizzano il periodo estivo. Il regime mensile delle precipitazioni è caratterizzato da due massimi, uno primaverile (maggio) e l'altro, meno pronunciato, autunnale (ottobre-novembre); a questi s intervallano un minimo marcato e costante invernale (caratteristico della regione padanoalpina) ed uno estivo variabile in funzione dell'orografia (rappresentativo della zona prealpina di transizione tra la pianura e la montagna). Sempre relativamente alla stazione di Bergamo, per quanto riguarda le precipitazioni di notevole intensità e di breve durata, nel 1959 si sono verificate condizioni critiche quali ad esempio: 60 mm di pioggia caduti in un ora, 87,8 mm in 3 ore, 107 in 6 ore e 109 mm in 12 ore. Il regime pluviometrico di Bergamo è stato definito da Gavazzeni di tipo "Prealpino", una varietà del regime continentale per via del minimo assoluto invernale molto pronunciato. La serie pluviometrica trentennale dell'ufficio Idrografico del Po relativamente alla stazione di Bergamo (periodo ), indica una precipitazione totale media annua di mm/anno. I valori annuali più frequenti nel trentennio oscillano tra i e i mm/anno. Il valore annuale minimo rilevato è di 762 mm, mentre il valore massimo è di mm/anno (escludendo l annata eccezionale del 1937 in cui piovvero mm). Nello stesso trentennio la frequenza media dei giorni piovosi annuali è stata pari a 100. pag.19

20 Tab a Precipitazioni medie mensili sul trentennio Stazione di Bergamo/Garibaldi Mese Media ( ) Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre Ottobre Novembre Dicembre TOTALE Il valore medio annuo della temperatura dell'aria (stazione di Bergamo, per il periodo di riferimento ) è rispettivamente di 12.7 C con un escursione termica media annua di 20,5 C e un escursione annua assoluta di 54 C (min. 18 e max. +36 ). Questi dati confermano la continentalità dell'area (con escursioni termiche elevate) ma anche la posizione climatica di transizione (escursioni termiche che si riducono con l altitudine). I valori di umidità relativa sono elevati con valori medi superiori al 70% che si manifestano in più della metà dei mesi dell anno. Anche nei mesi relativamente più secchi, l umidità relativa si attesta su valori comunque non inferiori al 67%. Le elaborazioni statistiche relative alle variabili anemometriche (direzione e velocità del vento e stabilità atmosferiche) dedotte dalla serie di dati rilevati a Orio al Serio per il ventennio , e confermate da rilevazioni annuali più recenti di cui alle tabelle seguenti, evidenzia una maggiore frequenza per venti provenienti da Nord e Nord-Est. I dati evidenziano anche che la circolazione dei venti è generalmente molto debole: le calme di vento (velocità inferiori a 0,5 m/s) rappresentano il 40-60% delle osservazioni sui valori annui, con picchi nel periodo invernale. pag.20

DOCUMENTI DI ANALISI E APPROFONDIMENTO

DOCUMENTI DI ANALISI E APPROFONDIMENTO SEZIONE II SCENARI DI RISCHIO DOC 2.1 LIVELLI DI ALLERTA MODELLO DI INTERVENTO, SCENARI DI RISCHIO E INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE Sommario Scenari di rischio...2 Metodologia utilizzata...2 Gli scenari

Dettagli

CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/415211 NUMERO VERDE U.R.P. 800 254169

CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/415211 NUMERO VERDE U.R.P. 800 254169 CENTRO SEGNALAZIONE EMERGENZE 0971/415211 NUMERO VERDE U.R.P. 800 254169 Non essendo l evento sismico prevedibile, non è possibile stabilire delle soglie di allerta come, ad esempio, per gli eventi idrogeologici.

Dettagli

Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile

Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile 1 Comune di Rieti Assessorato Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE STRUTTURA DEL PIANO COMUNE DI RIETI SETTORE VI - Ufficio Protezione Civile CODICE DOCUMENTO ELABORATO 0 1-0 1-0 2-0 4

Dettagli

B. INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO

B. INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO B. INDIVIDUAZIONE DEGLI SCENARI DI RISCHIO Descrizione I rischi sono noti e quantificabili quando ci sono dei sistemi di monitoraggio presenti nel territorio che consentano di attivare la risposta locale

Dettagli

SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO

SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO SEZIONE CONEGLIANO VITTORIO VENETO Elaborata a cura del U.N.U.C.I. Gruppo Provinciale Protezione Civile Ten. F. MESSINA Non dobbiamo mai dare per scontato che a risolvere i nostri problemi siano sempre

Dettagli

ANALISI E GESTIONE DEL RISCHIO PER SCOPI DI PROTEZIONE CIVILE

ANALISI E GESTIONE DEL RISCHIO PER SCOPI DI PROTEZIONE CIVILE Territorio e Rischio Idrogeologico ANALISI E GESTIONE DEL RISCHIO PER SCOPI DI PROTEZIONE CIVILE DR. GEOL. FRANCESCO BENINCASA LIBERO PROFESSIONISTA PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE Il nuovo

Dettagli

Provincia di Savona Settore Difesa del Suolo e Tutela Ambientale Servizio Protezione Civile. Piano di Emergenza Speditivo per il Rischio Idrogeologico

Provincia di Savona Settore Difesa del Suolo e Tutela Ambientale Servizio Protezione Civile. Piano di Emergenza Speditivo per il Rischio Idrogeologico DEFINIZIONE DELLO SCENARIO Il dato fondamentale per la redazione di un piano di Emergenza, è la definizione dello scenario di riferimento. Per tale capitolo si fa riferimento ai risultati emersi dallo

Dettagli

REGOLAMENTAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE DEI VEICOLI PESANTI IN AUTOSTRADA IN PRESENZA DI NEVE

REGOLAMENTAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE DEI VEICOLI PESANTI IN AUTOSTRADA IN PRESENZA DI NEVE REGOLAMENTAZIONE DELLA CIRCOLAZIONE DEI VEICOLI PESANTI IN AUTOSTRADA IN PRESENZA DI NEVE 1.Premessa Gli interventi finalizzati alla gestione delle emergenze che interessano il sistema viario autostradale

Dettagli

IL CONSIGLIO COMUNALE

IL CONSIGLIO COMUNALE Si chiede di iniziare dal punto 3 dell ordine del giorno. I Consiglieri sono d accordo. Illustra l Assessore Diegoli. IL CONSIGLIO COMUNALE PREMESSO CHE: - rientra tra gli obiettivi dell Amministrazione

Dettagli

Scheda azione emergente - 10

Scheda azione emergente - 10 Scheda azione emergente - 10 Azione emergente Politica cui l azione concorre Obiettivo Strategico Obiettivi operativi Attività DEFINIZIONE E ADOZIONE DI PIANI DI EMERGENZA COMUNALI ED INTERCOMUNALI Riduzione

Dettagli

ELABORAZIONE DEL MODELLO D INTERVENTO

ELABORAZIONE DEL MODELLO D INTERVENTO ELABORAZIONE DEL MODELLO D INTERVENTO COMUNE DI 1. FUNZIONALITA DEL SISTEMA DI ALLERTAMENTO LOCALE REPERIBILITA H 24. Il Piano deve contenere le informazioni necessarie e le modalità con cui la struttura

Dettagli

AUTORITA DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE NORMATIVA-TIPO RELATIVA AGLI AMBITI NORMATIVI DELLE FASCE DI INONDABILITÀ EX DGR 250/05

AUTORITA DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE NORMATIVA-TIPO RELATIVA AGLI AMBITI NORMATIVI DELLE FASCE DI INONDABILITÀ EX DGR 250/05 AUTORITA DI BACINO DI RILIEVO REGIONALE NORMATIVA-TIPO RELATIVA AGLI AMBITI NORMATIVI DELLE FASCE DI INONDABILITÀ EX DGR 250/05 Documento approvato con DGR 1532 del 2.12.2005 - Allegato 2 - ALLEGATO 2

Dettagli

Elementi di Pianificazione di Emergenza comunale: l'identificazione degli scenari di rischio

Elementi di Pianificazione di Emergenza comunale: l'identificazione degli scenari di rischio Elementi di Pianificazione di Emergenza comunale: l'identificazione degli scenari di rischio Eva Trasforini Fondazione CIMA eva.trasforini@cimafoundation.org Vi racconto qualcosa di me Ho un TOT di anni

Dettagli

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6

MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 MANUALE DELLA QUALITÀ Pag. 1 di 6 INDICE GESTIONE DELLE RISORSE Messa a disposizione delle risorse Competenza, consapevolezza, addestramento Infrastrutture Ambiente di lavoro MANUALE DELLA QUALITÀ Pag.

Dettagli

Comune di Padova. Unità di Progetto di Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE MODELLO DI INTERVENTO PER BLACK OUT

Comune di Padova. Unità di Progetto di Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE MODELLO DI INTERVENTO PER BLACK OUT Comune di Padova Unità di Progetto di Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE MODELLO DI INTERVENTO PER BLACK OUT Procedura di emergenza DISTRETTO PROVINCIALE PADOVA CITTÀ Aggiorna e sostituisce

Dettagli

REGOLAMENTO DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

REGOLAMENTO DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE COMUNE DI MONTECCHIO MAGGIORE Provincia di Vicenza REGOLAMENTO DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE COMITATO VOLONTARIO PROTEZIONE CIVILE MONTECCHIO MAGGIORE Via del Vigo 336075 Montecchio Maggiore

Dettagli

N O M I N A INCARICATI DELLE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELLE EMERGENZE

N O M I N A INCARICATI DELLE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI, LOTTA ANTINCENDIO E GESTIONE DELLE EMERGENZE DESIGNAZIONE DEI LAVORATORI INCARICATI DELL'ATTUAZIONE DELLE MISURE DI PREVENZIONE INCENDI E LOTTA ANTINCENDIO, DI EVACUAZIONE DEI LUOGHI DI LAVORO IN CASO DI PERICOLO GRAVE E IMMEDIATO, DI SALVATAGGIO

Dettagli

REGIONE LOMBARDIA PROVINCIA DI MILANO. Piano Comunale di Protezione Civile Redazione: Novembre 2013

REGIONE LOMBARDIA PROVINCIA DI MILANO. Piano Comunale di Protezione Civile Redazione: Novembre 2013 REGIONE LOMBARDIA PROVINCIA DI MILANO Piano Comunale di Protezione Civile Redazione: Novembre 2013 Redazione: Dott. Alberto Ventura, Arch. e DI.MA. Graziella Vallone Regione Cantarana, 17 28041 ARONA (NO)

Dettagli

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE PROCEDURA OPERATIVA: RISCHIO GAS Versione 0.0 del 01.07.2011 Redazione a cura di: Corpo Polizia Municipale Reno-Galliera GENERALITA Evento: Guasto o rottura con

Dettagli

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE INDICE

PIANO INTERCOMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE INDICE INDICE Scopo...2 Generalità...2 Mansionario Reperibile...3 Principi generali...3 Mansioni...3 Procedura Attivazione...3 Procedura reperibile... 12 Schede Segnalazione Criticità... 17 Schede Danni Ente

Dettagli

LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DEL TERRITORIO PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO E GEOLOGICO

LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DEL TERRITORIO PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO E GEOLOGICO 9 maggio 2015 - Teatro Martinetti Castellamonte (TO) LA PIANIFICAZIONE E LA GESTIONE DEL TERRITORIO PER LA MITIGAZIONE DEL RISCHIO IDRAULICO E GEOLOGICO Le misure di PROTEZIONE CIVILE: La Protezione Civile

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA DISCIPLINA DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE

REGOLAMENTO PER LA DISCIPLINA DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE COMUNE DI CASTENASO (Bologna) REGOLAMENTO PER LA DISCIPLINA DEL SERVIZIO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE Adottato con delibera consiliare n. 92 del 20/12/01 INDICE : art. 1 Finalità art.2 Obiettivi comunali

Dettagli

REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE ALL INTERNO DEGLI EDIFICI DELL UNIVERSITA

REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE ALL INTERNO DEGLI EDIFICI DELL UNIVERSITA REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE ALL INTERNO DEGLI EDIFICI DELL UNIVERSITA (Emanato con D.R. n. 1215 del 28 giugno 2007, pubblicato nel Bollettino Ufficiale n. 69) Sommario

Dettagli

ALLEGATO 1 Analisi delle serie storiche pluviometriche delle stazioni di Torre del Lago e di Viareggio.

ALLEGATO 1 Analisi delle serie storiche pluviometriche delle stazioni di Torre del Lago e di Viareggio. ALLEGATO 1 Analisi delle serie storiche pluviometriche delle stazioni di Torre del Lago e di Viareggio. Per una migliore caratterizzazione del bacino idrologico dell area di studio, sono state acquisite

Dettagli

SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N

SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N SCHEMA DI REGOLAMENTO DI ATTUAZIONE DELL ARTICOLO 23 DELLA LEGGE N.262 DEL 28 DICEMBRE 2005 CONCERNENTE I PROCEDIMENTI PER L ADOZIONE DI ATTI DI REGOLAZIONE Il presente documento, recante lo schema di

Dettagli

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI)

COMUNE DI RAVENNA GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) COMUNE DI RAVENNA Il sistema di valutazione delle posizioni del personale dirigente GUIDA ALLA VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI (FAMIGLIE, FATTORI, LIVELLI) Ravenna, Settembre 2004 SCHEMA DI SINTESI PER LA

Dettagli

GESTIONE DELLE EMERGENZE DI SERVIZIO

GESTIONE DELLE EMERGENZE DI SERVIZIO GESTIONE DELLE EMERGENZE DI SERVIZIO 1) INTRODUZIONE... 2 2) EMERGENZE DI SERVIZIO... 2 2.1) LE TIPOLOGIE DI EMERGENZA... 2 2.2) INFORMAZIONI RELATIVE ALLE EMERGENZE... 2 3) OBIETTIVI DEGLI INTERVENTI...

Dettagli

La protezione civile questa sconosciuta

La protezione civile questa sconosciuta * La protezione civile questa sconosciuta Legge 24 febbraio 1992 n. 225 Art. 1 (Servizio nazionale della protezione civile) È istituito il Servizio nazionale della protezione civile al fine di tutelare

Dettagli

Protezione Civile Piano di Emergenza Comunale

Protezione Civile Piano di Emergenza Comunale Comune di Concorezzo Protezione Civile Piano di Emergenza Comunale RELAZIONE D Mansionari Rev. 01 Sindaco V i g e r s r l Via Madonna del Noce 34 22070 Grandate (CO) Tel. (031) 564 933 Fax (031) 729 311

Dettagli

Il sistema di allertamento per il rischio idraulico e le altre misure di Protezione civile previste nell ambito della Direttiva 2007/60/CE

Il sistema di allertamento per il rischio idraulico e le altre misure di Protezione civile previste nell ambito della Direttiva 2007/60/CE Il sistema di allertamento per il rischio idraulico e le altre misure di Protezione civile previste nell ambito della Direttiva 2007/60/CE Il piano di gestione del rischio di alluvioni Autorità di bacino

Dettagli

Prevenzione e protezione incendi nelle attività industriali

Prevenzione e protezione incendi nelle attività industriali Prevenzione e protezione incendi nelle attività industriali Scopo della prevenzione incendi è il conseguimento della sicurezza contro gli incendi mediante la determinazione degli strumenti idonei ad ottenere:

Dettagli

La manutenzione come elemento di garanzia della sicurezza di macchine e impianti

La manutenzione come elemento di garanzia della sicurezza di macchine e impianti La manutenzione come elemento di garanzia della sicurezza di macchine e impianti Alessandro Mazzeranghi, Rossano Rossetti MECQ S.r.l. Quanto è importante la manutenzione negli ambienti di lavoro? E cosa

Dettagli

Regolamento nazionale protezione civile A.N.P.AS.

Regolamento nazionale protezione civile A.N.P.AS. Regolamento nazionale protezione civile A.N.P.AS. Approvato dal Consiglio Nazionale il 10 settembre 2005 Art.1 - L A.N.P.AS. svolge attività di Protezione Civile direttamente o attraverso i Comitati Regionali

Dettagli

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI

DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI DM.9 agosto 2000 LINEE GUIDA PER L ATTUAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA TITOLO I POLITICA DI PREVENZIONE DEGLI INCIDENTI RILEVANTI Articolo 1 (Campo di applicazione) Il presente decreto si

Dettagli

D. LGS 81/2008. Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza

D. LGS 81/2008. Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza D. LGS 81/2008 I RAPPORTI CON I RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza 1. Il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza è istituito a livello territoriale o di

Dettagli

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007

SVILUPPO, CERTIFICAZIONE E MIGLIORAMENTO DEL SISTEMA DI GESTIONE PER LA SICUREZZA SECONDO LA NORMA BS OHSAS 18001:2007 Progettazione ed erogazione di servizi di consulenza e formazione M&IT Consulting s.r.l. Via Longhi 14/a 40128 Bologna tel. 051 6313773 - fax. 051 4154298 www.mitconsulting.it info@mitconsulting.it SVILUPPO,

Dettagli

Comune di San Martino Buon Albergo

Comune di San Martino Buon Albergo Comune di San Martino Buon Albergo Provincia di Verona - C.A.P. 37036 SISTEMA DI VALUTAZIONE DELLE POSIZIONI DIRIGENZIALI Approvato dalla Giunta Comunale il 31.07.2012 INDICE PREMESSA A) LA VALUTAZIONE

Dettagli

4. Essere informati sui rischi e le misure necessarie per ridurli o eliminarli;

4. Essere informati sui rischi e le misure necessarie per ridurli o eliminarli; Lezione 3 Le attribuzioni del Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza Il diritto alla salute Abbiamo già sottolineato che il beneficiario ultimo del testo unico è la figura del lavoratore. La cui

Dettagli

La sicurezza sul lavoro. Concetti di base e accenni alla normativa vigente

La sicurezza sul lavoro. Concetti di base e accenni alla normativa vigente La sicurezza sul lavoro Concetti di base e accenni alla normativa vigente BENVENUTI! Contenuti: - Cenni storici; - Concetti di base: Infortunio e Malattia lavoro-corr. Pericolo Rischio Valutazione dei

Dettagli

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO.

MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. ALLEGATO A MODELLO ORGANIZZATIVO REGIONALE PER LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO. il sistema organizzativo che governa le modalità di erogazione delle cure non è ancora rivolto al controllo in modo sistemico

Dettagli

Comune di Padova. Unità di Progetto di Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE MODELLO DI INTERVENTO PER SGOMBERO NEVE

Comune di Padova. Unità di Progetto di Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE MODELLO DI INTERVENTO PER SGOMBERO NEVE Comune di Padova Unità di Progetto di Protezione Civile PIANO COMUNALE DI PROTEZIONE CIVILE MODELLO DI INTERVENTO PER Procedura di emergenza DISTRETTO PROVINCIALE PADOVA CITTÀ Aggiorna e sostituisce il

Dettagli

Comune di Luino. Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile

Comune di Luino. Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile Comune di Luino Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile Protezione Civile: le novità LEGGE 100 del 12 luglio 2012 (Riordino Protezione Civile) 3-bis. Il comune approva con deliberazione consiliare,

Dettagli

REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE DELL ATTIVITA DI REPERIBILITA DEI SERVIZI PROVINCIALI

REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE DELL ATTIVITA DI REPERIBILITA DEI SERVIZI PROVINCIALI REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE DELL ATTIVITA DI REPERIBILITA DEI SERVIZI PROVINCIALI Approvato con deliberazione della Giunta Provinciale n. 153 in data 29.05.2012, modificato con deliberazione G.P.

Dettagli

5 MODELLO DI INTERVENTO

5 MODELLO DI INTERVENTO Aggiornato al: 16.09.2009 MODELLO DI INTERVENTO pag. 5.1 5 MODELLO DI INTERVENTO Una parte fondamentale della redazione del Piano di Emergenza Comunale di Protezione Civile è la realizzazione dei Modelli

Dettagli

FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO (F.I.N.) - ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE REGOLAMENTO DELLA STRUTTURA DI PROTEZIONE CIVILE

FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO (F.I.N.) - ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE REGOLAMENTO DELLA STRUTTURA DI PROTEZIONE CIVILE FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO (F.I.N.) - ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI VOLONTARIATO DI PROTEZIONE CIVILE Premessa La Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento di Protezione Civile, in base alla Legge

Dettagli

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE ED EMERGENZA COMUNALE STRUTTURA E FUNZIONI DEL CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) Comune di: ATESSA

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE ED EMERGENZA COMUNALE STRUTTURA E FUNZIONI DEL CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) Comune di: ATESSA Comune di: ATESSA PREMESSA Il Sindaco in qualità di autorità di protezione civile, per la direzione ed il coordinamento del servizio di soccorso e assistenza alla popolazione, si avvale della struttura

Dettagli

R E G O L A M E N T O

R E G O L A M E N T O COMUNE DI VENZONE UDINE PROVINCIA DI ************************************************************************************************ R E G O L A M E N T O PER LA COSTITUZIONE ED IL FUNZIONAMENTO DEL GRUPPO

Dettagli

REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE DELL ATTIVITA DI REPERIBILITA DEI SERVIZI VIABILITA ed EDILIZIA DELLA PROVINCIA DI CHIETI

REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE DELL ATTIVITA DI REPERIBILITA DEI SERVIZI VIABILITA ed EDILIZIA DELLA PROVINCIA DI CHIETI REGOLAMENTO PER L ORGANIZZAZIONE DELL ATTIVITA DI REPERIBILITA DEI SERVIZI VIABILITA ed EDILIZIA DELLA PROVINCIA DI CHIETI ARTICOLO N.1 DEFINIZIONE La reperibilità è l obbligo del lavoratore di porsi in

Dettagli

della manutenzione, includa i requisiti relativi ai sottosistemi strutturali all interno del loro contesto operativo.

della manutenzione, includa i requisiti relativi ai sottosistemi strutturali all interno del loro contesto operativo. L 320/8 Gazzetta ufficiale dell Unione europea IT 17.11.2012 REGOLAMENTO (UE) N. 1078/2012 DELLA COMMISSIONE del 16 novembre 2012 relativo a un metodo di sicurezza comune per il monitoraggio che devono

Dettagli

Settore Agricoltura Beni culturali e ambientali Turismo. X Gestione del territorio

Settore Agricoltura Beni culturali e ambientali Turismo. X Gestione del territorio REGIONANDO 2001 REGIONE LIGURIA Settore Assetto del territorio e Controllo Tecnico ATTIVITÀ REGIONALI PER LA QUALIFICAZIONE E SOSTEGNO DEGLI ENTI LOCALI LIGURI NELLA DIFESA DEL SUOLO E NELLA TUTELA DELLA

Dettagli

DOCUMENTO UNICO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZE (DUVRI) LOTTO.. A) ANAGRAFICA DELL APPALTO

DOCUMENTO UNICO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZE (DUVRI) LOTTO.. A) ANAGRAFICA DELL APPALTO ALLEGATO D DOCUMENTO UNICO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZE (DUVRI) LOTTO.. A) ANAGRAFICA DELL APPALTO CONTRATTO. DATORE DI LAVORO COMMITTENTE : MINISTERO DELL INTERNO DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA

Dettagli

BREVI CENNI SULLE NOVITA INTRODOTTE NEL DM 19 MARZO 2015 STRUTTURA D.M. 19 MARZO 2015

BREVI CENNI SULLE NOVITA INTRODOTTE NEL DM 19 MARZO 2015 STRUTTURA D.M. 19 MARZO 2015 BREVI CENNI SULLE NOVITA INTRODOTTE NEL DM 19 MARZO 2015 Sulla GU 2573/2015, n. 70 è stato pubblicato il D.M. 19 marzo 2015 recante "Aggiornamento della regola tecnica di prevenzione incendi per la progettazione,

Dettagli

Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza RLS

Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza RLS Chi è il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza RLS Definizione di RLS (Art 2, comma 1, lettera i) del D.Lgs. 9 aprile 2008, n. 81) persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per

Dettagli

PROTOCOLLO D INTESA per la gestione e la valorizzazione dei magazzini idraulici di A.I.PO

PROTOCOLLO D INTESA per la gestione e la valorizzazione dei magazzini idraulici di A.I.PO ALLEGATO A ALLA DELIBERAZIONE N. DEL PROTOCOLLO D INTESA per la gestione e la valorizzazione dei magazzini idraulici di A.I.PO nel circondario idraulico di ROVIGO PROTOCOLLO DI INTESA tra l'agenzia Interregionale

Dettagli

1. Dopo la lettera d) del comma 2 dell articolo 7 della l.r. 81/1995 è inserita la seguente lettera:

1. Dopo la lettera d) del comma 2 dell articolo 7 della l.r. 81/1995 è inserita la seguente lettera: Proposta di legge Norme per l emergenza idrica e per la prevenzione della crisi idropotabile Modifiche alla legge regionale 21 luglio 1995, n. 81 (Norme di attuazione della legge 5 gennaio 1994, n. 36.

Dettagli

Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente

Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente Commissione Consultiva Permanente Comitato n. 4 Modelli di Organizzazione e di Gestione (MOG) Documento in attesa di approvazione definitiva Nota per la Commissione Consultiva Permanente Prima di procedere

Dettagli

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO

PROTOCOLLO DI INTESA TRA REGIONE LAZIO Collegio dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati PROTOCOLLO DI INTSA TRA RGION LAZIO ORDIN DGLI INGGNRI DLLA PROVINCIA DI RITI ORDIN ARCHITTTI P.P.C. DLLA PROVINCIA DI RITI COLLGIO PROVINCIAL

Dettagli

Organizzazioni di volontariato: quadro sintetico degli adempimenti in materia di salute e sicurezza dei lavoratori.

Organizzazioni di volontariato: quadro sintetico degli adempimenti in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. Sede operativa via Ricasoli, 9-50122 Firenze Sede Legale via de' Martelli 8-50129 Firenze Tel. 055 271731 - Fax 055 214720 http://www.cesvot.it Organizzazioni di volontariato: quadro sintetico degli adempimenti

Dettagli

Corso di Formazione per Gestori Impianti Sportivi

Corso di Formazione per Gestori Impianti Sportivi Corso di Formazione per Gestori Impianti Sportivi La sicurezza sui luoghi di lavoro Norme di sicurezza per costruzione e gestione impianti sportivi Ing. Luca Magnelli Firenze 19 ottobre 2010 D.M. 18 marzo

Dettagli

Laboratori per la gestione associata di funzioni e servizi

Laboratori per la gestione associata di funzioni e servizi Laboratori per la gestione associata di funzioni e servizi Organizzazione e funzionamento della gestione associata di una funzione/servizio La funzione di pianificazione di protezione civile e di coordinamento

Dettagli

Prevenzione Formazione ed Informazione

Prevenzione Formazione ed Informazione Il Rischio Sismico Prevenzione Formazione ed Informazione Giuseppe Licata Esperto in Sistemi Informativi Territoriali e Telerilevamento. Laureando in Scienze Geologiche, curriculum rischi geologici Il

Dettagli

Comune di Bracciano. Regolamento per la pubblicazione di atti e documenti amministrativi sul sito Internet Istituzionale

Comune di Bracciano. Regolamento per la pubblicazione di atti e documenti amministrativi sul sito Internet Istituzionale Comune di Bracciano Regolamento per la pubblicazione di atti e documenti amministrativi sul sito Internet Istituzionale (approvato con deliberazione di Consiglio Comunale n. del ) Indice Art. 1 Oggetto...

Dettagli

Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.

Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Avvertenza: il presente Regolamento è in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Regolamento recante la disciplina dell adozione degli atti di natura normativa o di

Dettagli

Sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile

Sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile Sistema di allertamento regionale ai fini di protezione civile Paolo Covelli www.regione.toscana.it/protezionecivile paolo.covelli@regione.toscana.it 055 4385511 Inquadramento generale PREVISIONE Valutazione

Dettagli

PRYSMIAN S.P.A. COMITATO CONTROLLO E RISCHI. Regolamento. Regolamento del Comitato Controllo e Rischi

PRYSMIAN S.P.A. COMITATO CONTROLLO E RISCHI. Regolamento. Regolamento del Comitato Controllo e Rischi PRYSMIAN S.P.A. COMITATO CONTROLLO E RISCHI Regolamento Regolamento del Comitato Controllo e Rischi Data approvazione: 16/01/2007 Ultima modifica: 08/11/2012 Regolamento del Comitato Controllo e Rischi

Dettagli

Comune di ROCCAFRANCA (BS) Piano di Emergenza Comunale

Comune di ROCCAFRANCA (BS) Piano di Emergenza Comunale R1 RISCHIO VIABILISTICO R1.1 Incidente stradale Descrizione: SCHEDA SCENARIO La protezione civile interviene nel caso di incidenti di vaste proporzioni che possono avere ricadute sulla popolazione o sull'ambiente.

Dettagli

ALLEGATO 15. Misure di autoprotezione della Popolazione ALL N 15 MISURE DI AUTOPROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE

ALLEGATO 15. Misure di autoprotezione della Popolazione ALL N 15 MISURE DI AUTOPROTEZIONE DELLA POPOLAZIONE PIANO EMERGENZA ESTERNO Pag 1 di 5 ALLEGATO 15 Misure di autoprotezione della Popolazione PIANO EMERGENZA ESTERNO Pag 2 di 5 Generalità Le azioni che le persone devono compiere, e quelle che devono evitare,

Dettagli

7.2 Controlli e prove

7.2 Controlli e prove 7.2 Controlli e prove Lo scopo dei controlli e delle verifiche è quello di: assicurare che l ascensore sia stato installato in modo corretto e che il suo utilizzo avvenga in modo sicuro; tenere sotto controllo

Dettagli

il rispetto della legalità, la mediazione dei conflitti e il dialogo tra le persone, l integrazione e l inclusione sociale.

il rispetto della legalità, la mediazione dei conflitti e il dialogo tra le persone, l integrazione e l inclusione sociale. Comune di Modena Corpo Polizia Municipale PROGETTO VOLONTARI Il Corpo di Polizia Municipale di Modena, ai sensi di quanto previsto dall articolo 8 della legge regionale 24/03 intende realizzare forme di

Dettagli

La carta dei servizi del Contact Center

La carta dei servizi del Contact Center La carta dei servizi del Contact Center Dipartimento della Protezione Civile Via Ulpiano, 11-00193 Roma www.protezionecivile.gov.it Cos è il Contact Center Il Contact Center è il nuovo canale di comunicazione

Dettagli

r REGIONELOMBARDIA DECRETON Del Milano, 2 4 LUG. Oi4 RegioneLombardia 24/07/2014 DIREZIONE GENERALE SICUREZZA, PROTEZIONE CIVILE E IMMIGRAZIONE

r REGIONELOMBARDIA DECRETON Del Milano, 2 4 LUG. Oi4 RegioneLombardia 24/07/2014 DIREZIONE GENERALE SICUREZZA, PROTEZIONE CIVILE E IMMIGRAZIONE _ pagine DIREZIONE GENERALE SICUREZZA, PROTEZIONE CIVILE E IMMIGRAZIONE Identificativo Atto n. 243-7083 24/07/2014 DECRETON Del parte ntegrante di cui pagine di allegati, Lotto si compone di _ Milano,

Dettagli

Gestione dei documenti e delle registrazioni Rev. 00 del 11.11.08

Gestione dei documenti e delle registrazioni Rev. 00 del 11.11.08 1. DISTRIBUZIONE A tutti i membri dell organizzazione ING. TOMMASO 2. SCOPO Descrivere la gestione della documentazione e delle registrazioni del sistema di gestione 3. APPLICABILITÀ La presente procedura

Dettagli

REGOLAMENTO RELATIVO ALLA ELEZIONE ED ATTRIBUZIONI DEI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA DEL COMPARTO DELLA ASL VITERBO

REGOLAMENTO RELATIVO ALLA ELEZIONE ED ATTRIBUZIONI DEI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA DEL COMPARTO DELLA ASL VITERBO REGIONE LAZIO AZIENDA SANITARIA LOCALE VITERBO REGOLAMENTO RELATIVO ALLA ELEZIONE ED ATTRIBUZIONI DEI RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA DEL COMPARTO DELLA ASL VITERBO REVISIONE DATA 0 15.06.2004

Dettagli

Gemellaggi per l Internalizzazione Regionale di Esperienze di successo (A.G.I.R.E. POR) A.G.I.R.E. POR - Bari 17.03. 2008 1

Gemellaggi per l Internalizzazione Regionale di Esperienze di successo (A.G.I.R.E. POR) A.G.I.R.E. POR - Bari 17.03. 2008 1 Gemellaggi per l Internalizzazione Regionale di Esperienze di successo (A.G.I.R.E. POR) A.G.I.R.E. POR - Bari 17.03. 2008 1 Fase 2.1.1 Trasferimento delle esperienze maturate dalla Regione Marche in materia

Dettagli

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SASSARI Coordinamento Servizi Bibliotecari

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SASSARI Coordinamento Servizi Bibliotecari UNIVERSITA DEGLI STUDI DI SASSARI Coordinamento Servizi Bibliotecari DOCUMENTO UNICO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZE Art. 26 del D.Lgs. 9/04/2008 n. 81 INDIVIDUAZIONE DEI RISCHI, MISURE ADOTTATE

Dettagli

2.1.1 Rischi prevedibili

2.1.1 Rischi prevedibili 2.1.1 Rischi prevedibili Per rischi prevedibili s intendono gli eventi per i quali è possibile individuare dei precursori di evento, cioè dei fenomeni che preludono al verificarsi dell evento vero e proprio.

Dettagli

Il rischio idraulico REGIONE EMILIA-ROMAGNA. Servizio Tecnico Bacino Reno. Giuseppe Simoni

Il rischio idraulico REGIONE EMILIA-ROMAGNA. Servizio Tecnico Bacino Reno. Giuseppe Simoni Il rischio idraulico Giuseppe Simoni Servizio Tecnico Bacino Reno REGIONE EMILIA-ROMAGNA Il rischio da eventi naturali CONCETTI FONDAMENTALI 1) Il RISCHIO è il prodotto di più fattori : - PERICOLOSITA

Dettagli

CONVEGNO regionale DIRIGENTI SCOLASTICI LA GESTIONE DELLA SICUREZZA NELLE ISTTITUZIONI SCOLASTICHE: 1 Dicembre 2014

CONVEGNO regionale DIRIGENTI SCOLASTICI LA GESTIONE DELLA SICUREZZA NELLE ISTTITUZIONI SCOLASTICHE: 1 Dicembre 2014 CONVEGNO regionale DIRIGENTI SCOLASTICI LA GESTIONE DELLA SICUREZZA NELLE ISTTITUZIONI SCOLASTICHE: RUOLI E RESPONSABILITÀ 1 Dicembre 2014 IS E. MOLINARI Via Crescenzago, 110 - Milano Formazione ed informazione

Dettagli

LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA

LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA Rischi naturali Idraulico-idrogeologico Sismico Vulcanico Incendi boschivi e d interfaccia Maremoto Rischi antropici tecnologico trasporti chimico-industriale CNR- IRPI CNR-IRPI

Dettagli

IL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE

IL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE IL SISTEMA DI MISURAZIONE E VALUTAZIONE DELLA PERFORMANCE Come indicato nel Piano Annuale della Performance (P.A.P.), predisposto a partire dall anno 2015, l Azienda annualmente esplicita gli obiettivi,

Dettagli

! " # $ " '###( , $ - $& & $ ) $. $/ 0)1 +-234563 7 ) 8 7 $

!  # $  '###( , $ - $& & $ ) $. $/ 0)1 +-234563 7 ) 8 7 $ ! " # " %% & " '###( ) & *+%, - & & ). / 0)1 +-234563 )+ 7 ) 8 7 111& 287 ) / 9) #.:; " < &=44>.:; < - / # '###( ' ( ;?&0 -.:;/ @! A, # *%? '(, ' 1(@ :B 1!? # 288 +.:;/ +; # ;,&1;1C - # ' ( @ " " @ " *%

Dettagli

UNIONE BASSA REGGIANA. Programma triennale per la trasparenza e l integrità 2014 2016

UNIONE BASSA REGGIANA. Programma triennale per la trasparenza e l integrità 2014 2016 Allegato 2 DGU 5/2014 UNIONE BASSA REGGIANA (PROVINCIA DI REGGIO EMILIA) Programma triennale per la trasparenza e l integrità 2014 2016 1. PREMESSA In data 20.4.2013, è entrato in vigore il D.lgs. 14.3.2013

Dettagli

REGOLAMENTO PER L USO DEI LOCALI COMUNALI PER LO SVOLGIMENTO E L ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA SPORTIVE, RICREATIVE E CULTURALI

REGOLAMENTO PER L USO DEI LOCALI COMUNALI PER LO SVOLGIMENTO E L ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA SPORTIVE, RICREATIVE E CULTURALI COMUNE DI ROCCAVIONE Provincia di Cuneo REGOLAMENTO PER L USO DEI LOCALI COMUNALI PER LO SVOLGIMENTO E L ORGANIZZAZIONE DELLE ATTIVITA SPORTIVE, RICREATIVE E CULTURALI VERBALE DI DELIBERAZIONE DEL CONSIGLIO

Dettagli

Città di Desio REGOLAMENTO PER L ISCRIZIONE E LA TENUTA ALBO DELLE ASSOCIAZIONI

Città di Desio REGOLAMENTO PER L ISCRIZIONE E LA TENUTA ALBO DELLE ASSOCIAZIONI Città di Desio REGOLAMENTO PER L ISCRIZIONE E LA TENUTA ALBO DELLE ASSOCIAZIONI INDICE Art. 1 - MATERIA DEL REGOLAMENTO Art. 2 - ARTICOLAZIONE Art. 3 - REQUISITI PER L ISCRIZIONE Art. 4 - MODALITA PER

Dettagli

MODULISTICA OPERATIVA

MODULISTICA OPERATIVA MODULISTICA OPERATIVA INDICE SCHEDA OPERATIVA PER ATTIVAZIONE PIANO DI EMERGENZA Pag. 2 MESSAGGIO DI ALLARME, EMERGENZA E CESSATO ALLARME Pag. 4 COMUNICATO ALLA POPOLAZIONE Pag. 7 SCHEDA OPERATIVA RISCHIO

Dettagli

1. DISTRIBUZIONE Datore di Lavoro Direzione RSPP Responsabile Ufficio Tecnico Responsabile Ufficio Ragioneria (Ufficio Personale) Ufficio Segreteria

1. DISTRIBUZIONE Datore di Lavoro Direzione RSPP Responsabile Ufficio Tecnico Responsabile Ufficio Ragioneria (Ufficio Personale) Ufficio Segreteria Acquedotto Langhe e Alpi Cuneesi SpA Sede legale in Cuneo, corso Nizza 9 acquedotto.langhe@acquambiente.it www.acquambiente.it SGSL Procedura Gestione dei documenti e del 06/05/2013 1. DISTRIBUZIONE Datore

Dettagli

ISTITUTO COLOMBO PIANO DI EMERGENZA ESTERNO ORGANIZZAZIONE ATTIVITA ESTERNE TORRE G. NA

ISTITUTO COLOMBO PIANO DI EMERGENZA ESTERNO ORGANIZZAZIONE ATTIVITA ESTERNE TORRE G. NA ISTITUTO COLOMBO PIANO DI EMERGENZA ESTERNO ORGANIZZAZIONE ATTIVITA ESTERNE (redatto ai sensi del D.Lgs 81/2008 ) TORRE G. NA Definizioni generali 1.1 Obiettivi I principali obiettivi del piano di emergenza

Dettagli

Linee guida per la rilevazione sistematica della customer satisfaction tramite emoticons

Linee guida per la rilevazione sistematica della customer satisfaction tramite emoticons Allegato 1 Linee guida per la rilevazione sistematica della customer satisfaction tramite emoticons 1. Premessa La rilevazione della customer satisfaction è utilizzata da molte amministrazioni per misurare

Dettagli

La formazione degli addetti alle attività che comportano esposizione ad amianto

La formazione degli addetti alle attività che comportano esposizione ad amianto La formazione degli addetti alle attività che comportano esposizione ad amianto 1 Riferimenti normativi Decreto Legislativo 19 settembre 1994 n. 626 capo VI Decreto Ministeriale 16 gennaio 1997 Decreto

Dettagli

DETERMINAZIONE. Estensore ANCILLI STEFANO. Responsabile del procedimento ANCILLI STEFANO. Responsabile dell' Area L. CASTO

DETERMINAZIONE. Estensore ANCILLI STEFANO. Responsabile del procedimento ANCILLI STEFANO. Responsabile dell' Area L. CASTO REGIONE LAZIO Direzione Regionale: Area: AGENZIA REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE FORMAZIONE DETERMINAZIONE N. G07062 del 09/06/2015 Proposta n. 8269 del 25/05/2015 Oggetto: Individuazione dei criteri e

Dettagli

COMUNE DI MIRANO REGOLAMENTO

COMUNE DI MIRANO REGOLAMENTO COMUNE DI MIRANO PROVINCIA DI VENEZIA 2 Settore Ufficio LL.PP. REGOLAMENTO disciplinante LE ATTIVITÀ COMUNALI DI PROTEZIONE CIVILE Approvato: con deliberazione di Consiglio Comunale n 42 del 9.04.2003

Dettagli

Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche

Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche Autorità Nazionale Anticorruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche Metodologia dell attività di vigilanza e controllo dell Autorità in relazione agli obblighi di pubblicazione

Dettagli

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016.

COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. COMUNE DI CASTELLAR (Provincia di Cuneo) PROGRAMMA TRIENNALE PER LA TRASPARENZA E L INTEGRITA TRIENNIO 2014/2016. Indice: Premessa 1. FONTI NORMATIVE 2. STRUMENTI 3. DATI DA PUBBLICARE 4. INIZIATIVE DI

Dettagli

Evento meteo, idrogeologico e idraulico

Evento meteo, idrogeologico e idraulico 163 A seguito della ricezione di Avviso od Informativa di previsione per fenomeni meteorologici avversi o a seguito di un Ufficio Gestione delle Emergenze ed Eventi Servizio I/ Gestione Sala Operativa

Dettagli

REGOLAMENTO PER LA TUTELA DELLA RISERVATEZZA RISPETTO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

REGOLAMENTO PER LA TUTELA DELLA RISERVATEZZA RISPETTO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI COMUNE DI BRESCIA REGOLAMENTO PER LA TUTELA DELLA RISERVATEZZA RISPETTO AL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI Adottato dalla Giunta Comunale nella seduta del 26.3.2003 con provvedimento n. 330/11512 P.G. Modificato

Dettagli

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI PISA

CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI PISA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI PISA Piano per l utilizzo del telelavoro 2013-2015 (art. 9, comma 7, del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179 convertito con legge n. 221 del

Dettagli

Provincia di Varese COMUNE DI ALBIZZATE. Studio del reticolo idrico comunale (D.G.R. del 25-01-02 n 7/7868 e s.m.i.)

Provincia di Varese COMUNE DI ALBIZZATE. Studio del reticolo idrico comunale (D.G.R. del 25-01-02 n 7/7868 e s.m.i.) REGIONE LOMBARDIA Provincia di Varese COMUNE DI ALBIZZATE Studio del reticolo idrico comunale (D.G.R. del 25-01-02 n 7/7868 e s.m.i.) Dicembre 2011 INDIVIDUAZIONE DEL RETICOLO IDROGRAFICO MINORE Studio

Dettagli

SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO. Audit

SISTEMA DI GESTIONE INTEGRATO. Audit Rev. 00 del 11.11.08 1. DISTRIBUZIONE A tutti i membri dell organizzazione ING. TOMMASO 2. SCOPO Gestione degli audit interni ambientali e di salute e sicurezza sul lavoro 3. APPLICABILITÀ La presente

Dettagli

UNIONE DEI COMUNI VALDARNO E VALDISIEVE REGOLAMENTO DEL SERVIZIO ASSOCIATO VAS

UNIONE DEI COMUNI VALDARNO E VALDISIEVE REGOLAMENTO DEL SERVIZIO ASSOCIATO VAS UNIONE DEI COMUNI VALDARNO E VALDISIEVE REGOLAMENTO DEL SERVIZIO ASSOCIATO VAS Art. 1 Oggetto del Regolamento Il presente regolamento disciplina lo svolgimento delle funzioni relative allo svolgimento

Dettagli

Lega nazionale sci Uisp REGOLAMENTO DI FORMAZIONE

Lega nazionale sci Uisp REGOLAMENTO DI FORMAZIONE Lega nazionale sci Uisp REGOLAMENTO DI FORMAZIONE approvato dal Consiglio nazionale di lega il 4 ottobre 2007 Premessa: Per i candidati Operatori Sportivi Volontari sono previsti i seguenti momenti corsuali:

Dettagli