La previsione di rischio sanitario e ambientale: attività di prevenzione integrata

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1 La previsione di rischio sanitario e ambientale: attività di prevenzione integrata A. Goglia,, P. Ammazzalorso ARPA Marche

2 Negli ultimi anni sta assumendo un ruolo sempre più rilevante, sia nell opinione pubblica che nella comunità scientifica, la consapevolezza della gravità del rischio sanitario correlata alle matrici ambientali e conseguentemente la necessità di valutare congiuntamente i problemi relativi sia allo stato di salute che alla qualità dell ambiente.

3 La consapevolezza della correlazione tra qualità delle matrici ambientali e rischio sanitario per la popolazione generale comporta la necessità di valutarne congiuntamente gli aspetti. Questa integrazione non solo consente un approfondimento dell interpretazione delle relazioni tra ambiente ed effetti sulla salute, ma risulta anche momento fondamentale nella programmazione degli interventi di prevenzione e nella comunicazione alla popolazione sui temi della salute in relazione all ambiente.

4 La valutazione delle conseguenze da esposizione ad inquinanti di natura chimica, fisica e biologica quale causa e/o concausa di patologie acute e croniche deve basarsi su un sistema di conoscenze multidisciplinari integrate in grado di: caratterizzare la fonte puntuale e/o diffusa di contaminazione determinare la pericolosità dei contaminanti valutare i possibili effetti sulla salute umana definire la trasmissibilità attraverso i media ambientali

5 L istruttoria prevista dal D.Lgs.59/05, disciplina la prevenzione e la riduzione integrata delle emissioni inquinanti delle attività industriali e delle attività soggette a Rischio di Incidente Rilevante per quanto riguarda le matrici: Aria Suolo Acqua Rifiuti

6 MATRICE ARIA Si può definire inquinamento atmosferico la presenza nell'atmosfera di sostanze che causano un effetto misurabile sull essere umano, sugli animali, sulla vegetazione o sui diversi materiali; queste sostanze di solito non sono presenti nella normale composizione dell aria, oppure lo sono ad un livello di concentrazione inferiore.

7 Gli inquinanti vengono solitamente distinti in due gruppi principali di origine antropica naturali I contaminanti atmosferici, possono anche essere classificati in primari cioè liberati nell'ambiente come tali (come ad esempio il biossido di zolfo ed il monossido di azoto) e secondari (come l ozono) che si formano successivamente in atmosfera attraverso reazioni chimicofisiche.

8 L aria che respiriamo può essere contaminata da sostanze inquinanti provenienti da industrie, veicoli, centrali elettriche e molte altre fonti. Questi inquinanti rappresentano un grosso problema per gli effetti dannosi che possono avere nei confronti della salute o dell ambiente in cui viviamo. I principali inquinanti atmosferici sono: gli ossidi di zolfo, gli ossidi di ozoto, il monossido di carbonio, il benzene e gli IPA.

9 Normalmente gli ossidi di zolfo presenti in atmosfera sono l anidride solforosa (SO2) e l anidride solforica (SO3); questi composti vengono anche indicati con il termine comune SOx. L anidride solforosa o biossido di zolfo è un gas incolore, irritante, non infiammabile, molto solubile in acqua e dall odore pungente. Dato che è più pesante dell aria tende a stratificarsi nelle zone più basse. Rappresenta l inquinante atmosferico per eccellenza essendo il più diffuso, uno dei più aggressivi e pericolosi e di gran lunga quello più studiato ed emesso in maggior quantità dalle sorgenti antropogeniche.

10 Pur essendo presenti in atmosfera diverse specie di ossidi di azoto, per quanto riguarda l inquinamento dell aria si fa quasi esclusivamente riferimento al termine NOx che sta ad indicare la somma pesata del monossido di azoto (NO) e del biossido di azoto (NO2). La tossicità del monossido di azoto è limitata al contrario di quella del biossido di azoto che invece è notevole. Il biossido di azoto è un gas tossico di colore giallo-rosso dall odore pungente e con caratteristiche irritanti. Ha potere corrosivo. Si stima che gli ossidi di azoto contribuiscano per il 30% alla formazione delle piogge acide (il restante è imputabile al biossido di zolfo e ad altri inquinanti).

11 L ossido di carbonio (CO) o monossido di carbonio è un gas incolore, inodore, infiammabile, e molto tossico. Il monossido di carbonio è estremamente diffuso soprattutto nelle aree urbane a causa dell inquinamento prodotto dagli scarichi degli autoveicoli. Gli effetti sull ambiente sono da considerarsi trascurabili, mentre gli effetti sull uomo sono particolarmente pericolosi. La sua pericolosità è dovuta alla formazione con l emoglobina del sangue di un composto fisiologicamente inattivo, la carbossiemoglobina, che impedisce l ossigenazione dei tessuti.

12 Il benzene è un idrocarburo aromatico che a temperatura ambiente si presenta come un liquido incolore che evapora all aria molto velocemente ed è caratterizzato da un odore pungente e dolciastro. Si tratta di una sostanza altamente infiammabile, ma la sua pericolosità è dovuta principalmente al fatto che è un cancerogeno riconosciuto per l uomo. Le fonti naturali forniscono un contributo relativamente esiguo e sono dovute essenzialmente alle emissioni vulcaniche ed agli incendi boschivi. La maggior parte del benzene presente nell aria è invece un sottoprodotto delle attività umane.

13 Gli Idrocarburi Policiclici Aromatici costituiscono una classe di numerosi composti organici, tutti caratterizzati strutturalmente dalla presenza di due o più anelli aromatici condensati fra loro. L IPA più semplice dal punto di vista strutturale è il naftalene. Anche se esistono più di cento diversi IPA, quelli imputati nel causare dei danni alla salute di uomini e animali sono: l acenaftene, l acenaftilene, l antracene, il benzo(a)antracene, il dibenzo(a,h)antracene, il crisene, il pirene, il benzo(a)pirene, l indeno(1,2,3-c,d)pirene, il fenantrene, il fluorantene, il benzo(b)fluoroantene, il benzo(k)fluoroantene, il benzo(g,h,i)perilene e il fluorene.

14 MATRICE SUOLO La tutela del suolo rappresenta uno dei temi centrali delle politiche ambientali di tutti i paesi industrializzati. La tutela del suolo contro i rischi da inquinamento è regolamentata dal Decreto ministeriale del 25 ottobre 1999 n. 471, promulgato a seguito di delega specifica disposta dall'articolo 17 del Decreto legislativo del 5 febbraio 1997 n. 22, più noto come Decreto Ronchi.

15 Il regolamento stabilisce criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica ed il recupero ambientale dei siti inquinati. Sono determinate le procedure per la caratterizzazione dei siti inquinati e sono stabiliti i limiti di riferimento per la concentrazione delle sostanze e dei composti nei terreni, differenziati in base alla destinazione d uso (siti ad uso verde pubblico, privato e residenziale e siti ad uso commerciale e industriale), e per le acque di falda, oltre ai criteri per la valutazione della qualità delle acque superficiali. La bonifica di suoli e siti inquinati è una delle più rilevanti problematiche emergenti per gli interventi di recupero e di risanamento ambientale, e riguarda tutto il territorio nazionale.

16 Le aree interessate da inquinamento sono (o sono state) in genere sede di: attività industriali con processi e lavorazioni per la produzione di sostanze chimiche di varia natura; attività di servizio, come ad esempio i distributori di carburante ed i depositi di idrocarburi; impianti di trattamento e smaltimento rifiuti (abusivi o non realizzati secondo gli standard normativi). Vanno poi considerate le aree ove avvengono sversamenti accidentali di sostanze inquinanti a causa di incidenti stradali o errori operativi in fase di alimentazione di impianti.

17 Nelle aree interessate si rende quindi necessario intervenire e provvedere alla bonifica dei terreni o alla messa in sicurezza, al fine di prevenire il rischio di esposizione di persone a sostanze pericolose per la salute, impedire la diffusione della contaminazione nel suolo e nelle altre matrici ambientali e definire la disponibilità dell utilizzo futuro di tali aree per nuove attività.

18 MATRICE ACQUA Il D. Lgs. n 152/1999 prevede al quarto comma dell art. 3, che le prescrizioni tecniche siano stabilite negli allegati al decreto e con uno o più regolamenti, attraverso i quali possono essere altresì modificati gli allegati stessi. Il D.M. 367/2003 fissa i nuovi standard di qualità riferiti alle acque interne superficiali e marino-costiere e nei sedimenti per le sostanze pericolose individuate a livello comunitario.

19 I nuovi standard di qualità per le acque superficiali devono essere raggiunti in due tappe: entro il 31 Dicembre 2008 la composizione delle acque interne superficiali e marino-costiere dovrà rispettare gli standard di qualità indicati nella tabella 1, colonna B dell allegato A al decreto entro Dicembre 2015 dovrà rispettare gli standard di qualità indicati nella tabella 1 colonna A dell allegato A. Le sostanze contenute nell allegato appartengono alle categorie dei metalli, organometalli, IPA, COV, alofenoli, aniline e derivati, pesticidi, composti organici semivolatili ed altri composti, per un totale di più di 150 voci

20 Per il raggiungimento degli standard di qualità fissati dal D.M. 367/2003, l autorità competente obbliga le imprese, i cui scarichi contengano le sostanze di cui all allegato A, all adozione delle migliori tecniche disponibili ai fini della riduzione o eliminazione delle sostanze pericolose negli scarichi e definisce comunque, per le stesse sostanze valori limite di emissione più restrittivi di quelli previsti alla tabella 3 dell allegato 5 del D. Lgs. n 152/1999. Per i titolari di queste imprese viene generalizzato l obbligo di assicurare autocontrolli, sia sulle acque reflue in entrata, sia sugli scarichi degli impianti di trattamento, ogni 15 giorni.

21 Nel caso in cui le migliori tecniche disponibili a costi sostenibili non consentano il raggiungimento degli standard di qualità, potranno essere fissati valori meno severi, a condizione che siano convalidati da un analisi dei rischi sanitari ed ambientali; in questo caso potranno essere previste delle limitazioni d uso per gli ambienti contaminati.

22 Il monitoraggio effettuato dai Dipartimenti ARPAM sulle acque interne superficiali e sulle acque marinocostiere prevede la ricerca delle sostanze pericolose elencate nel D.M. 367/2003 nelle matrici acqua e sedimenti. Tali sostanze appartengono ai: metalli Alofenoli IPA COV Pesticidi Aniline e derivati Nitroaromatici

23 La contaminazione dell ambiente acquatico, in particolare da metalli pesanti, costituisce uno dei problemi emergenti di tossicologia ambientale. Alcuni elementi, infatti, possono ritrovarsi a concentrazioni tossiche negli organismi acquatici. La qualità igienico-sanitaria dei prodotti della pesca desta preoccupazione per quei metalli e per quelle specie particolarmente soggetti a fenomeni di accumulo lungo la catena trofica.

24 L'inquinamento delle acque marino-costiere è principalmente dovuto all'apporto di sostanze inquinanti trasportate dai corsi d'acqua e agli scarichi degli insediamenti costieri. Questi ultimi, in particolare, contengono ogni sorta di contaminanti (metalli pesanti, sostanze chimiche tossiche, materiale radioattivo, ed agenti patogeni)

25 Tra le sostanze chimiche tossiche nell ambiente acquatico marino, la presenza di petrolio e derivati desta particolare preoccupazione. Nella maggior parte dei casi è da attribuire a riversamenti accidentali di greggio dalle petroliere, dal deliberato rilascio di piccole quantità di derivati del petrolio da navi di vario tipo e da perdite di petrolio che si verificano nel corso delle operazioni di trivellazione presso le piattaforme petrolifere marine.

26 Il petrolio e gli oli combustibili riversati in mare formano sulla superficie dell'acqua pellicole oleose che, impedendo l'assorbimento dell'ossigeno atmosferico, provocano morie di organismi marini. Nel petrolio, inoltre, sono presenti anche idrocarburi aromatici che possono costituire un grave pericolo per la salute dell'uomo, al quale giungono attraverso la catena alimentare marina.

27 Come rilevato dall European Environment Agency l inquinamento da sostanze pericolose nei fiumi, e conseguentemente nell ambiente marino è in regressione. Negli attuali Paesi dell UE l obiettivo della riduzione delle emissioni di sostanze pericolose è stato raggiunto mediante l impiego nell industria di processi e tecnologie più puliti. Gli scarichi di petrolio provenienti dalle raffinerie e dagli impianti in mare aperto sono diminuiti, così come le perdite accidentali di petrolio dalle navi, grazie all introduzione di mezzi con doppio scafo e maggiori controlli durante la navigazione.

28 Nelle acque superficiali, sotterranee e nell acqua potabile è troppo spesso rilevato un eccessivo carico di pesticidi agricoli, mentre l inquinamento da nitrati, che comunque non rientrano nell elenco delle sostanze chimiche pericolose, sembra costante nel tempo. La UE ha emanato la Direttiva "Nitrati" (CEE/91/676) in forza della quale gli Stati membri devono designare le zone vulnerabili per l'inquinamento da nitrati e preparare dei Piani di Azione per limitare l'inquinamento causato dall'agricoltura in queste zone.

29 SEDIMENTI La caratterizzazione dei sedimenti, da un punto di vista chimico, fisico, microbiologico ed ecotossicologico, riveste una notevole importanza nella valutazione dell ambiente acquatico. I sedimenti, infatti, possono costituire un ricettacolo transitorio o definitivo di contaminanti come i metalli pesanti e di microinquinanti organici connessi con l antropizzazione e con lo sviluppo tecnologico aventi la caratteristica di essere persistenti e bioaccumulabili, con conseguente trasferimento lungo la catena trofica.

30 CONCLUSIONI Negli ultimi anni si è manifestata una tendenza alla diminuzione di alcune pressioni sull'ambiente. Si è ottenuta, ad esempio, una diminuzione delle sostanze che distruggono la fascia di ozono, una riduzione delle emissioni di metalli pesanti e di biossido di zolfo (SO2) e si è raggiunto un miglioramento della qualità delle acque di superficie. Quando saranno applicate tutte le misure ambientali, si assisterà probabilmente ad un'ulteriore riduzione delle pressioni sull'ambiente nonostante l'aumento della produzione e dei consumi. E' tuttavia necessario prendere in maggiore considerazione, a livello europeo, i seguenti problemi: mutamento del clima e acidificazione, gestione dei rifiuti, qualità dell'aria (urbana), qualità delle acque, frammentazione e distruzione di habitat.

31 Il fattore tempo interviene ovviamente nello sviluppo dei problemi ambientali e delle relative misure. Ci vuole tempo prima che i problemi ambientali si manifestino, a causa dei tempi chimici e biologici, e quando si manifestano la maggior parte di essi si rivela di tipo irreversibile o, in caso d'intervento, presenta un lungo tempo di recupero. Vi sono inoltre i tempi sociali connessi, ad esempio, con la sensibilizzazione della popolazione, lo sviluppo di azioni politiche, l'applicazione di tali misure (tenendo conto del rapido rinnovo dei beni strumentali) e il mutamento del comportamento delle imprese e dei cittadini.

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