CHE VUOL DIRE DECIDERE

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1 PROGETTO AREA 3 Antropologica (Psicologia) TITOLO Che vuol dire decidere? (Un ragionamento scritto) SCUOLA Elementare: classi 4-5 Media: classi OBIETTIVO Esercitare la facoltà ragionativa vedi progetto CHE VUOL DIRE DECIDERE Che vuol dire decidere? E difficile dirlo con altre parole. Vediamo un po Quando è che decido? Direi: quasi in ogni momento. Poco fa per esempio ho deciso di ragionare per iscritto su che cosa vuol dire decidere; e ora decido di andare avanti. Ma come faccio a decidere? Che cosa faccio quando decido? Anche questo è difficile dirlo a parole. Provo a considerare alcuni casi che mi sembrano chiari. - Posso decidere di non morire mai? - Posso decidere di non far crescere più le unghie o i capelli? - Posso decidere di non respirare o di fermare il cuore pur continuando a vivere?

2 Prima riflessione: posso decidere soltanto su cose che dipendono in qualche modo dalla mia volontà. - Se per esempio ho fame e ho in tasca soltanto un pezzo di pane, posso decidere che cosa mangiare? Tutt al più posso decidere se mangiare o tenermi la fame, ma se voglio mangiare, non posso che mangiare l unica cosa che ho, il pezzo di pane. - Se voglio andare da un posto all altro e c è una sola strada per andarci, posso decidere quale strada prendere? Come prima, posso decidere se andare o no, non quale strada prendere, visto che ce n è una sola. Seconda riflessione: posso dire che decido soltanto quando ho a disposizione più di una possibilità di scelta, più di un alternativa. - Quante alternative debbo avere come minimo per poter decidere? - Ho già visto che, se voglio andare da un posto a un altro e c è una sola strada, non ho di che decidere, debbo prendere appunto quella. Perché io possa decidere, le strade devono essere almeno due. Terza riflessione: le possibilità di scelta devono essere almeno due, cioè ci deve essere almeno un alternativa semplice (composta da due termini) su cui decidere. Suppongo di avere un alternativa semplice (due termini di scelta): come faccio a decidere? - Nel caso del pane e della mela considererò probabilmente: quale mi piace di più, che ingombro voglio levarmi dalla tasca, quale mi fa venire sete, quale mi sfama di più, ecc. Decido come più mi conviene.

3 - Nel caso delle due strade: cerco di ricordare (o chiedo a chi lo sa o faccio delle supposizioni) qual è la più breve, la più sicura, la meno faticosa, la più bella., poi, a conti fatti, decido come più mi conviene. Quarta riflessione: la decisione è determinata da una mia reale o presunta convenienza e dalle informazioni che ho sui termini dell alternativa. - Nel caso del pane e della mela, se siamo in due ad avere fame, che faccio: decido come conviene a me o tengo conto anche di ciò che conviene all altro? Quinta riflessione: non c è solo l interesse mio, c è anche quello della persona con cui vivo o sono comunque in contatto. Posso anche dire che il mio interesse è legato all interesse degli altri. - Pane e mela sono in un sacchetto di plastica. Quelli li ho mangiati, ma di questo che ne faccio? Non mi va di sporcare la strada e decido di tenere il sacchetto fino a casa. - In una delle due strade stanno facendo una raccolta di fondi per una scuola in Africa e io vorrei dare un piccolo contributo. Decido di prendere questa strada. Sesta riflessione: certe decisioni dipendono dalle mie convinzioni più che dal mio interesse. Ma come si formano le convinzioni?

4 RIFLESSIONI METODOLOGICHE Questo ragionamento scritto chiude la piccola serie di testi intitolati Ho deciso. Abbiamo incluso questi testi nell area antropologica e, specificamente, nella sezione psicologica, perché pensiamo possono indurre nel bambino (o nel ragazzo) un momento di riflessione sul funzionamento della mente in un attività così diffusa e normale come quella di decidere. Siamo infatti convinti che la scuola, oltre a fornire dati e sviluppare competenze, possa e debba stimolare, nella riflessione, la consapevolezza dei nostri atti e pensieri e di ciò che concorre a determinarli. In un era nella quale anche una piccola decisione locale può, in forza della globalizzazione, avere ripercussione di ampiezza imprevedibile, è opportuno che gli individui si abituino fin dalla prima età a un tale comportamento riflessivo. L ultimo dei testi qui presentati mostra, sulla base di esempi assai semplici, come il comportamento riflessivo non si esaurisca in un solo atto - riguardante per esempio una singola decisione ma si svolge per tappe concatenate. I puntini conclusivi (che, appunto, non concludono) stanno a significare che una tappa ultima non è raggiungibile e che è sempre possibile riflettere sul punto già raggiunto. Ma allora, si dirà, a che scopo riflettere, se non si arriva a un punto fermo, a un indubitabile certezza? Le risposte possibile sono molte. Eccone alcune. - A ogni tappa aumenta la conoscenza di noi stessi, aumenta la consapevolezza dei nostri atti e pensieri - aumenta quindi la consapevolezza di quanto questi siano dipendenti da fattori esterni (ambientali, culturali, ideologici, religiosi )

5 -...aumenta la consapevolezza della loro relatività, cioè del valore che assumono per la comunità in cui vivono (ma non necessariamente per un altra) - a parte il fatto che l analisi riflessiva è un attività della mente e in quanto tale va esercitata come esercitiamo l udito, la vista, il movimento. Oltretutto è anche divertente INDICAZIONI DI LAVORO La singolarità di questo testo, incentrato sulla riflessione (i cui argomenti sono in parte contenuti nei precedenti testi della serie Ho deciso), fa sì che le consuete Indicazioni di lavoro coincidono di fatto con le indicazioni contenute nel testo stesso, riferibili tutte all attività riflessiva. Pertanto il lavoro che l'insegnante deve fare con questi testi è quello di leggerli e di realizzare una discussione organica insieme ai bambini su gli stessi aspetti problematici indicati. Tutti insieme, magari seduti in cerchio, riflettono e discutono su questi aspetti e realizzano dei cartelloni per fissare le varie considerazioni e conclusioni locali. centro di ricerca e sperimentazione metaculturale

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