I CONFLITTI DI VICINATO
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1 Cendon / Book DIRITTO CIVILE PROFESSIONAL I CONFLITTI DI VICINATO Eduardo Tammaro
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3 Edizione FEBBRAIO 2015 Copyright MMXV KEY SRL VIA PALOMBO VICALVI (FR) P.I./C.F ISBN I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione, di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi.
4 Cendon / Book DIRITTO CIVILE Professional I CONFLITTI DI VICINATO Eduardo Tammaro
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6 L'autore Eduardo Tammaro è stato per lunghi anni magistrato, dapprima presso la Pretura di Tolmezzo (dove si è occupato in particolare dei rapporti di vicinato) e successivamente presso la Corte d Appello di Trieste. Ha pubblicato, per la UTET, il volume Il giudizio di appello e le controversie in unico grado, e per la Cedam, Prova e danno nelle immissioni ; ha contribuito poi all opera collettiva, pure della Cedam, Trattato dei nuovi danni. Ha iniziato la sua collaborazione con la Key pubblicando Legge Pinto: profili di responsabilità. L Opera Il lavoro passa in rassegna le fattispecie codicistiche che compongono la materia dei rapporti di vicinato commentando le regole concernenti le distanze legali tra costruzioni e le distanze per l apertura di luci o vedute, quelle relative alle modalità da osservare per le altre attività del vicino come lo scavo di pozzi o fossi, il piantamento di alberi o di apiari, l ingresso legittimo nel fondo e gli atti emulativi, viste come potenzialmente lesive delle facoltà del proprietario; un particolare riguardo è riservato alle questioni concernenti le immissioni. Successivamente, l autore espone le varie forme di tutela giudiziaria degli interessi del proprietario danneggiato, rappresentate dalle molteplici azioni disponibili: l azione reale e/o l azione personale, in relazione al bene da tutelare (la proprietà o il diritto di credito) quindi l azione ripristinatoria e/o l azione risarcitoria (da individuare a seconda del petitum che più convenga), e infine l inibitoria e la possessoria, nei casi di urgenza di tutela. Vi sono infine cenni sulle convenzioni tra vicini in deroga ai criteri legali di vicinato, e sull applicabilità degli stessi nell ambito del condominio.
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8 INDICE Capitolo Primo LE NORMATIVE 1.1. Il Codice Civile 1.2. I regolamenti e le leggi speciali Norme integrative e non Gli usi locali, l autonomia privata, l intervento del giudice Capitolo Secondo LE FATTISPECIE CHE SOSTANZIANO I CONFLITTI 2.1. I conflitti di vicinato Le nuove costruzioni La distanza e la sua misurazione La questione della prevenzione Pozzi, tubi, canali, fossi, fabbriche, ecc Piantamento di alberi e siepi Luci e vedute Gli apiari Gli atti emulativi Le immissioni La normale tollerabilità delle immissioni Le esigenze della produzione e la condizione dei luoghi; il preuso Lo stillicidio e le acque L accesso nel fondo da parte del vicino I rapporti di vicinato nel condominio Le convenzioni derogatorie tra proprietari Capitolo Terzo LE AZIONI 3.1. La tutela giudiziaria nella giurisprudenza Azioni reali e personali 3.3. Azione ripristinatoria e azione risarcitoria L azione inibitoria Azioni possessorie e nunciatorie L eccezione di usucapione Le azioni confinarie
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10 Capitolo Primo LE NORMATIVE SOMMARIO 1.1. Il Codice Civile I regolamenti e le leggi speciali Norme integrative e non Gli usi locali, l autonomia privata, l intervento del giudice 1.1 Il Codice Civile Le norme di vicinato regolano le relazioni tra proprietari di fondi vicini dettando dei limiti alle loro facoltà di godimento nell interesse reciproco. I rapporti di vicinato sono quei rapporti giuridici reali che attengono al godimento degli immobili in relazione ai fondi vicini (Bianca 1999, 227), Nell ordinamento positivo i rapporti di vicinato sono innanzitutto disciplinati dagli articoli da 869 a 921 del codice civile, i quali riguardano le distanze da osservare nelle nuove costruzioni, le distanze per pozzi e simili opere, le distanze per fabbriche pericolose e simili, le distanze per i canali e simili, le distanze per il piantamento degli alberi e delle siepi, le distanze e le altre modalità da osservare per le luci e le vedute, lo stillicidio, l utilizzazione delle acque. Ma le fonti della materia non sono solo gli articoli del codice civile appena citati; vi sono infatti anche le leggi in materia di costruzioni in zone sismiche, le altre leggi speciali di carattere amministrativo (cosiddette di settore ), e i regolamenti, dove richiamati dal codice. Poco spazio, come vedremo, è concesso agli usi normativi, e poco anche all autonomia privata, nel senso che solo in alcune fattispecie è lecito ai proprietari dei fondi di convenire delle regole in deroga a quelle legali. Il codice civile reca una analitica regolamentazione dei rapporti di vicinato nel Titolo II del Libro terzo ( Della proprietà ) e cioè nelle Sezioni V, VI, VII, VIII,e IX; si tratta degli articoli da 869 a 921. Le materie toccate da tali norme sono in particolare: le distanze da osservare nelle nuove costruzioni, le distanze per pozzi e simili opere, le distanze per fabbriche pericolose e simili, le distanze per i canali e opere simili, le distanze per il piantamento degli alberi, le distanze e le altre modalità da osservare per le luci e le vedute, lo stillicidio, l utilizzazione delle acque; recentemente è stato in tale contesto inserito l art. 896 bis, che disciplina le distanze da osservare per gli apiari. 9
11 Nel concetto di rapporti di vicinato rientrano poi anche, per consenso pressoché generale, il divieto degli atti emulativi, di cui all art.833 c.c., e la regolamentazione dei limiti alle immissioni disposta dall art. 844 c.c.; vi rientra anche, ad avviso di chi scrive, la regolamentazione dell ingresso nel fondo del vicino nei casi previsti come giustificati e legittimi (artt. 843, 896 e 924 c.c.). 1.2 I regolamenti e le leggi speciali Poiché le materie che sul piano privatistico sono regolate dalle norme di vicinato, e cioè l edificazione privata, il piantamento di alberi, l apertura di luci e di vedute, la realizzazione di opere pericolose, l uso delle acque private, ecc, sono anche di interesse pubblico, e sono regolamentate da importanti leggi di settore, si pone il problema del rapporto tra le norme codicistiche e le normative amministrative. E stabilito dagli artt c.c., che i proprietari devono osservare le leggi in materia urbanistica/edilizia e le prescrizioni dei piani regolatori e dei regolamenti edilizi, e che la violazione di tali norme è sanzionata sul piano amministrativo; all art c. è previsto che colui che per effetto della violazione ha subito danno deve esserne risarcito, salva la facoltà di chiedere la riduzione in pristino quando si tratta della violazione delle norme contenute nella sezione seguente o da questa richiamate. Quindi dalla violazione delle norme di edilizia contenute nella Sezione VI (e dalle norme di legge o di regolamenti da questa richiamate) discendono non solo le conseguenze sanzionatorie di carattere amministrativo ma anche una duplice tutela del proprietario del fondo che abbia subito una lesione dei propri diritti, che si realizza sia con l ordinaria azione risarcitoria, sia anche con una azione di riduzione in pristino. Si tratta della azione tesa ad ottenere dal giudice le opportune pronunce di condanna idonee a costringere l avversario a ripristinare la situazione dei luoghi come erano prima dell attentato; evidentemente si tratta della tutela massima possibile. I casi in cui è concesso la doppia tutela sono indicati col rimando alle norme contenute nella sezione seguente o da questa richiamate ; si tratta in primo luogo delle norme contenute nella Sezione VI (del Titolo II: Della proprietà ) la quale si occupa Delle distanze nelle costruzioni, piantagioni e scavi, e dei muri, fossi e siepi interposti tra i fondi e delle normative esterne al codice, nella materia in senso lato edilizia, che vengono in questa sezione richiamate. I richiami sono esattamente i seguenti: - ai regolamenti locali che stabiliscono le distanze tra le costruzioni, 10
12 - alle leggi e i regolamenti che si occupano delle costruzioni in confine con piazze e strade, - alle leggi che stabiliscono vincoli ad alcuni edifici per interesse storico o archeologico o artistico, - ai regolamenti locali in materia di altezza del muro di cinta, - ai regolamenti locali in materia di pozzi e tubazioni presso il confine, - ai regolamenti in materia di distanze per fabbriche e depositi nocivi o pericolosi, e ai regolamenti locali per lo scavo di fossi. - ai regolamenti per il piantamento di alberi presso il confine. - ai regolamenti per gli alberi presso canali e strade di proprietà privata. A tutte queste normative regolamentari deve essere riconosciuto, nei limiti che vedremo, il carattere integrativo del codice, e quindi il regime della doppia tutela; indubbiamente il richiamo di gran lunga più importante e più ricorrente nella casistica giudiziaria è quella ai regolamenti locali integrativi della regola codicistica sulla distanza di tre metri fra le costruzioni, prevista dall art. 873 c.c.. Per quanto concerne la materia delle distanze per il piantamento di alberi presso il confine, e la materia del piantamento di alberi presso le strade, (che, a stretto rigore, non costituiscono materia edilizia), soccorre anche, a sottolineare la praticabilità della tutela ripristinatoria, una norma esplicita, contenuta nell art. 894 c.c., che concede il diritto di esigere che si estirpino gli alberi piantati o nati a distanza inferiore a quella stabilita dal codice o dai regolamenti. Tutti i richiami ai regolamenti, al fine di riconoscere applicabile la tutela ripristinatoria oltre a quella risarcitoria, devono essere illuminati dal criterio che solo laddove le normative secondarie richiamate siano, nella loro ratio, dettate per regolare non solo le materie di interesse pubblico, ma anche le norme di edilizia stabilite dal codice, è ad esse riconosciuta la particolare forza di integrare o derogare al codice. In altri termini, le norme richiamate sono da considerarsi integrative ai fini della maggior tutela solo se ad una attenta interpretazione appaiano dirette anche a regolare, ad esempio, le distanze tra le costruzioni nell interesse dei privati. I regolamenti vengono richiamati in alcuni casi per attribuire loro una forza derogatoria di una regola già stabilita dalla stessa norma richiamante, come in materia di distanza tra edifici, o in materia di altezza del muro di cinta, o in materia di distanza dal confine per pozzi e cisterne, e, in altri casi, per riempire il vuoto della norma richiamante, come in materia di costruzioni che si fanno in confine con le piazze e le vie pubbliche o come in materia di distanza per la realizzazione di fabbriche o depositi nocivi o pericolosi. 11
13 Laddove il codice rinvia non a regolamenti locali ma ai regolamenti tout court, deve interpretarsi il rinvio come fatto sia a regolamenti sia locali che governativi. Il termine "regolamenti" nella norma richiamata [l art.890 c.c.] va inteso in senso estensivo comprensivo non solo dei regolamenti generali e di quelli particolari ma anche della normativa generale dettata in tema di distanze per fabbriche e depositi nocivi o pericolosi. La norma attribuisce al vicino una tutela immediata e diretta per il rispetto delle distanze prescritte e quindi la possibilità di chiedere ai sensi dell'art. 872, comma secondo cod. civ., la riduzione in pristino indipendentemente dallo stabilire se tali norme regolamentari o regionali siano integrative o non delle disposizioni del codice civile (Cass , n.14354). Ma deve ritenersi che il rinvio ai regolamenti comprenda in sé anche il rinvio alle leggi speciali eventualmente esistenti nella materia, a prescindere da un esplicito richiamo; un caso di richiamo esplicito è nella fattispecie delle costruzioni a confine con piazze e vie, all art. 879 c.c. Del resto, le leggi speciali, essendo norme di rango primario alla pari del codice, non hanno bisogno di essere richiamate quando la loro applicabilità segua i normali criteri interpretativi, temporali o di specialità (Cass n.17390). Nel contesto di cui ci occupiamo, il richiamo esplicito, in qualche caso, alle leggi speciali, vale ad evitare ogni dubbio interpretativo. E appena il caso di notare che sul piano dogmatico, nel sistema delle fonti del diritto, i rinvii alle leggi speciali e ai regolamenti di cui ci occupiamo, devono intendersi quali rinvii formali e non recettizi; è noto infatti che mentre il meccanismo del rinvio recettizio comporta che in un sistema normativo vengono introdotte norme di un altro sistema, le quali sono per così dire materialmente ricopiate nel primo corpus, nel testo vigente al momento dell entrata in vigore della norma richiamante, e seguono poi le sorti dell ordinamento includente, il rinvio formale è quel meccanismo di richiamo per cui delle norme contenute in un diverso ordinamento pur essendo chiamate a completare o a sostituire una normativa dell ordinamento richiamante non entrano materialmente a far parte di questo ma continuano a vivere nel tempo le vicende dell ordinamento cui appartengono. Si tratta in altri termini, in questo secondo caso, di rinvii dinamici, per cui di volta in volta sono applicabili le norme delle leggi speciali e dei regolamenti così come sono nel testo in vigore al momento in cui devono essere adottate nell ordinamento richiamante. Poiché le norme di vicinato regolano le relazioni tra proprietari di fondi vicini dettando dei limiti alle loro facoltà in rapporto alle nuove 12
14 costruzioni, al piantamento di alberi, alle immissioni, all uso delle acque private, alle opere pericolose, alle luci ed alle vedute, allo scavo di fossi, ecc, e dal momento che in ragione delle violazioni di tali regole le opere illegali possono essere, su iniziativa del proprietario leso che adisca il giudice ordinario, eliminate o modificate, si pone all interprete il problema del rapporto tra tali norme e le normative speciali incidenti sulle materie dell edilizia e dell urbanistica, dell igiene, del paesaggio e dell ambiente, ecc. Più in concreto, si pone la questione della compatibilità della richiesta di un provvedimento giudiziale che, sulla base delle norme codicistiche e quindi nell interesse privato, condanni all eliminazione di un opera illegale, con le normative speciali amministrative poste a tutela di pubblici interessi come quello dell ordinato sviluppo urbanistico, dell igiene pubblica, dell ambiente, dei beni culturali, del paesaggio ecc. A tal riguardo è utile far riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale n.39 del , che dichiarò inammissibile la questione di legittimità costituzionale degli artt. 892 e 894 c.c. (diritto di estirpazione di alberi posti a distanza non legale) sollevata, con riferimento ai parametri di cui all art. 9 Cost. (tutela del paesaggio e dl patrimonio storico) e 42, 2 c. Cost. (limiti al godimento della proprietà privata allo scopo di assicurarne la funzione sociale). Occorre anzitutto osservare che la questione si connota per aspetti peculiari. Essa è, cioè, posta nei termini di un conflitto fra la disciplina dei rapporti di vicinato e un valore costituzionalmente protetto, prospettandosi che il rigore col quale i limiti reciproci fra vicini sono stabiliti, o almeno il rigore col quale l'osservanza di tali limiti è sanzionata, in quanto si risolve in un eccesso del potere proprietario del vicino, può urtare contro il valore anzidetto implicandone (con certezza o eventualmente) il sacrificio. La denunciata illegittimità costituzionale della disciplina dei rapporti di vicinato (cioè dei limiti reciproci delle rispettive proprietà) presuppone peraltro non soltanto che la detta disciplina trascuri di considerare l'ipotesi di incidenza del valore costituzionalmente protetto, sebbene anche che l'ordinamento escluda l'incidenza stessa imponendo che i conflitti fra i vicini siano incondizionatamente risolti senza tenerne conto, o non offrendo comunque i mezzi perché essa possa effettivamente esplicarsi. Ma al riguardo non può ignorarsi che la giurisprudenza risalente della cassazione civile (sent. 10 luglio 1934, n. 2527) e la dottrina costante affermano che il diritto del vicino alla estirpazione degli alberi posti a distanza non legale cede di fronte all'eventuale vincolo della vegetazione secondo la legislazione di settore relativa alle bellezze naturali (all'epoca la legge n. 778 del 1922, successivamente la legge n del 1939), legislazione di settore che ora assume funzione attuativa del valore costituzionalmente protetto di cui si tratta. Né può ignorarsi che, al di fuori dell'ipotesi di vincolo già imposto, chiunque abbia interesse ad opporsi al taglio degli alberi posti a distanza non legale (il 13
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