Lega Italiana per i Diritti dell'uomo Membro A.E.D.H Membro F.I.D.H Roma, Piazza d'aracoeli Tel.: C.F.
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1 Lega Italiana per i Diritti dell'uomo Membro A.E.D.H Membro F.I.D.H Roma, Piazza d'aracoeli Tel.: C.F.: Piazza dell'aracoeli, Roma - tel * Bollettino del 3 Marzo 2014 A cura di Manlio Lo Presti Esergo Non si esercita mai così bene e così pienamente un diritto come quando si esercita per dovere NUMA BOUDET, Pensées, Hoepli, 1967, pag ************************************************* Lo scrittoio del Presidente
2 LETTERA DELLA LIDU AI CANDIDATI AL PARLAMENTO EUROPEO Roma, 01 Marzo 2014 Gentile Onorevole, La Lega Italiana dei Diritti dell Uomo, membro dell AEDH ( Association Europeénne pour la defense des Droits de l Homme) sente l obbligo di rivolgere un appello agli elettori ed ai candidati alle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo del prossimo 10 maggio L appello é contenuto in un manifesto che si allega che ha per titolo «Per un Europa dei Diritti Umani». In esso si chiede, ai candidati tutti del Parlamento Europeo, di tener conto nella agenda politica della prossima legislatura, tra l altro, di sei temi riguardanti i Diritti dell Uomo che non possono essere più disattesi. La LIDU inoltre sollecita l adozione di provvedimenti tesi a ridurre la restrizione dei diritti dell Uomo inerenti al lavoro, dovuta anche all'attuale congiuntura economica, l adozione di iniziative politiche tese ad eliminare la carenza di una politica europea di tutela dei diritti umani nelle relazioni con gli Stati terzi, come si è verificato, tra l altro, nello svolgimento della primavera araba e nella tutela del diritto alla vita delle popolazioni civili colpite dai conflitti interni al loro territorio. Un invito inoltre a prendere provvedimenti urgenti per eliminare la grave situazione venutasi a creare nella CEDU ( Corte Europea per i Diritti Umani) Organo fondamentale per la tutela degli esseri umani negli Stati aderenti al Consiglio d Europa, che obbliga la Corte stessa, dato l alto numero di ricorsi e la scarsa disponibilità di uomini e di mezzi ; a non motivare più le proprie decisioni ed a creare corsie di preferenza per alcuni ricorsi ritenuti più urgenti di altri. Su questi punti la LIDU sarebbe lieta di organizzare un convegno- dibattito a Roma nella Sede di Piazza dell Ara Coeli 12, nel mese di Aprile p.v. Intanto esprimo la stima mia personale e di tutti i soci per il lavoro egregio che sta compiendo a tutela e promozione dei diritti umani nel Parlamento Europeo.
3 Con i sensi di stima di sempre, Alfredo Arpaia Presidente LIDU Per Un Europa dei diritti Umani Manifesto dell AEDH e dei suoi membri in vista delle elezioni del 2014 del Parlamento europeo Bruxelles, l 11 novembre Cittadinanza e democrazia e rispetto dei diritti Umani Una cittadinanza di residenza europea che conferisca a tutti i residenti dell UE gli stessi diritti civili e politici. Un armonizzazione «dall alto» dei diritti fondamentali nell Unione, che estenda le competenze legislative dell UE in materia di diritti fondamentali. Una democratizzazione delle istituzioni dell Unione che faccia del Parlamento europeo un vero legislatore con diritto di iniziativa legislativa. 2. Diritti economici, sociali e culturali e rispetto dei diritti Umani Perché l Europa sociale primeggi sull Europa mercante, l Unione Europea deve assicurare la parità di accesso ai diritti economici, sociali e culturali e armonizzare dall alto le diverse politiche sociali. Per una cittadinanza sociale di residenza con una solida base di diritti condivisi. 3. Diritti delle minoranze, lotta contro le discriminazioni e rispetto dei diritti Umani Se l UE non vuole perdere la propria credibilità in materia di lotta contro tutte le discriminazioni in tutti i settori, il nuovo progetto di direttiva contro le discriminazioni, bloccato al Consiglio da vari anni, deve essere adottato. Un elemento essenziale della lotta contro le discriminazioni è l azione per la parità dei diritti e in particolare la parità donne-uomini. L Unione europea e gli Stati membri devono dare spazio, considerazione e mezzi alla loro più grande minoranza, il popolo Rom. 4. Asilo, Immigrazione e rispetto dei diritti Umani L UE deve garantire ad ogni migrante il pieno esercizio dei suoi diritti, nella loro universalità e la
4 loro indivisibilità. Ogni richiedente asilo deve essere accolto dignitosamente e deve avere la garanzia di disporre dei mezzi materiali e giuridici per presentare la sua richiesta di protezione, ovunque esso si trovi nel territorio dell UE. Tutti gli Stati membri devono offrire delle condizioni di accoglienza per consentire ai richiedenti asilo di vivere dignitosamente per tutta la durata della procedura d asilo. L integrazione dei migranti e dei rifugiati deve essere una priorità. 5. Reclusione per violazione della legge e rispetto dei diritti Umani I detenuti rimangono dei cittadini, privati esclusivamente ed in via eccezionale della libertà in virtù della legge, libertà che ritroveranno dopo aver scontato la pena. Per cui i loro diritti al lavoro, alla formazione, alla previdenza sociale devono essere mantenuti. Prima di condannare ad una pena di reclusione, ogni altra pena alternativa deve essere valutata. Le condizioni di reclusione devono essere armonizzate nell Unione europea verso standard più elevati. 6. Dati personali e rispetto dei diritti Umani La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale e non uno strumento per la crescita economica. A livello europeo, la protezione dei dati personali deve essere garantita allo stesso modo e con le stesse garanzie da un unico testo giuridico che ricopra sia l ambito amministrativo, sociale, commerciale e economico che l ambito della polizia, della giustizia e dell interno. 1. Cittadinanza e democrazia e rispetto dei diritti Umani Una cittadinanza di residenza europea che conferisce a tutti i residenti dell UE gli stessi diritti civili e politici. Un armonizzazione «dall alto» dei diritti fondamentali nell Unione, che estenda le competenze legislative dell UE in materia di diritti fondamentali. Una democratizzazione delle istituzioni dell Unione europea che faccia del Parlamento europeo un vero legislatore con diritto di iniziativa legislativa. La cittadinanza è un diritto fondamentale connesso alla qualità di essere umano. E fondata sulla sola coscienza di ognuno di essere un cittadino ; i governanti non dovrebbero avere il potere di conferirla ma l obbligo di riconoscerla. Orbene, milioni di cittadini d Europa sono vittime del rifiuto discriminatorio di vedersi riconoscere la loro cittadinanza: è il caso di 15 milioni di cittadini di Stati terzi che risiedono nell Unione, e di più di apatridi. L AEDH rivendica: 1.1. il riconoscimento di un diritto universale alla cittadinanza; 1.2. l istituzione di una cittadinanza europea di residenza, affinché la cittadinanza europea non sia più un semplice «accessorio» e un «complemento» delle cittadinanze nazionali. L AEDH, alla vigilia di elezioni europee cruciali, sottolinea la responsabilità dei parlamentari e governanti europei sui seguenti punti: 1.3. la cittadinanza europea può diventare sostanziale soltanto se diventa «inclusiva», cioè se garantisce a tutti i residenti-cittadini d Europa tutti i loro diritti fondamentali, in particolare economici e sociali, in modo paritario;
5 1.4. la cittadinanza europea di residenza presuppone anche un armonizzazione «dall alto» dei diritti fondamentali e una solida base comune di diritti garantiti dall Unione a tutti i suoi residenti; 1.5. l Unione europea e i suoi Stati membri dovrebbero ratificare e mettere pienamente in atto la Convenzione sulla riduzione dei casi di apatridia del 1961 e la Convenzione del Consiglio d Europa sulla nazionalità del 1997; 1.6. la cittadinanza e la democrazia possono diventare effettive nell Unione europea soltanto con l emergere di una vita politica europea, cioè di forze politiche realmente transnazionali, con l urgente democratizzazione delle istituzioni - in particolare il diritto di iniziativa legislativa del Parlamento europeo - e con il rafforzamento della società civile europea e il suo riconoscimento come attore nel quadro politico e legislativo dell UE.
6 2. Diritti economici, sociali e culturali e rispetto dei diritti Umani Perché l Europa sociale primeggi sull Europa mercante, l Unione Europea deve assicurare la parità di accesso ai diritti economici, sociali e culturali e armonizzare dall alto le diverse politiche sociali. Per una cittadinanza sociale di residenza con una solida base di diritti condivisi. L AEDH rileva che l Unione europea tende a trattare con priorità gli imperativi dell Europa mercante rispetto a quelli dell Europa sociale, cagionando grandi disparità sociali ed economiche nell Unione europea. In questo contesto, l AEDH rimane legata a: la parità di accesso ai diritti economici e sociali e la parità di qualità dei servizi per tutti; una crescita economica strettamente connessa allo sviluppo umano; lo sviluppo delle relazioni tra i popoli d Europa fondato sulla solidarietà deve prevalere tra gli Stati membri; la valorizzazione del carattere multiculturale delle nostre società e, partendo dall Unione : le opere culturali europee, nella loro diversità, sono un vantaggio della cittadinanza europea e devono essere sostenute e preservate dall UE e dagli Stati membri. In questo spirito, l AEDH rivendica: l adozione di politiche effettive di creazione di impiego e di valorizzazione del lavoro; una politica che garantisca l accesso ad un alloggio degno; il diritto ad un educazione pubblica, gratuita e laica; il diritto di tutti alla sanità e alla protezione sociale di fronte alle tendenze a fare della sanità una merce come le altre; il lancio dell armonizzazione delle diverse politiche sociali verso standard elevati, attraverso un calendario preciso e un sistema di solidarietà (salario minimo, reddito minimo di inserzione, assicurazioni di malattia, disoccupazione e pensioni) per creare delle basi di protezione; una politica estera che difenda, sostenga, sorvegli l applicazione effettiva degli obblighi che derivano dai diritti Umani nei Paesi che hanno firmato degli accordi con l UE. In particolare, i beni che circolano all interno dell UE devono essere prodotti in condizioni di lavoro decenti; una politica europea sociale che lotti contro l esclusione e la povertà e per una maggior integrazione dei residenti dell UE; lo sviluppo dei mezzi per un Europa sociale che potrebbe beneficiare della lotta contro l evasione fiscale, i paradisi fiscali e la corruzione; una cittadinanza sociale di residenza con una base di diritti per tutti. 3. Diritti delle minoranze, lotta contro le discriminazioni e rispetto dei diritti Umani Se l UE non vuole perdere la propria credibilità in materia di lotta contro tutte le discriminazioni in tutti i settori, il nuovo progetto di direttiva contro le discriminazioni, bloccato al Consiglio da vari anni, deve essere adottato. Un elemento essenziale della lotta contro le discriminazioni è l azione per la parità dei diritti e in particolare la parità donne-uomini. L Unione europea e gli Stati membri devono dare spazio, considerazione e mezzi alla loro più grande minoranza, il popolo Rom. l AEDH rivendica: que l Unione Europea eserciti il diritto di azione penale, in particolare per quanto
7 riguarda i diritti dei Roms; una manifestazione di volontà politica chiara e forte dell Unione europea di lottare al livello europeo contro le discriminazioni e uno sviluppo e rinforzo delle politiche europee di lotta contro le discriminazioni; la promozione dell adozione della direttiva orizzontale «anti-discriminazione»; la ratifica da parte dell Unione europea della Convenzione europea dei Diritti dell Uomo; la ratifica e l applicazione da parte dell Unione europea e degli Stati membri della Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d Europa; la ratifica e l applicazione da parte dell Unione europea e degli Stati membri della nuova Carta Sociale Europea; la ratifica e l applicazione da parte dell Unione Europea e degli Stati membri del Patto Sociale delle Nazioni Unite del 1966; la promozione da parte dell Unione europea di politiche di integrazione e di inclusione sociale per meglio implicare migranti e minoranze nel processo democratico.
8 4. Asilo, Immigrazione e rispetto dei diritti Umani L UE deve garantire ad ogni migrante il pieno esercizio dei suoi diritti, nella loro universalità e la loro indivisibilità. Ogni richiedente asilo deve essere accolto dignitosamente e deve avere la garanzia di disporre dei mezzi materiali e giuridici per presentare la sua richiesta di protezione, ovunque essi si trovi nel territorio dell UE. Tutti gli Stati membri devono offrire delle condizioni di accoglienza per consentire ai richiedenti asilo di vivere dignitosamente per tutta la durata della procedura d asilo. L integrazione dei migranti e dei rifugiati deve essere una priorità. L AEDH rifiuta una politica di immigrazione fondata sulla sola dimensione utilitaria dell apporto di manodopera; la «criminalizzazione» dei migranti, anche se in situazione irregolare; la ritenzione dei migranti, in particolare delle persone vulnerabili, dei richiedenti asilo e dei minori; lo sviluppo di politiche di esternalizzazione del controllo delle frontiere e della gestione delle migrazioni, in particolare con degli accordi di riammissione con dei Paesi che non offrono tutte le garanzie di rispetto dei diritti dei migranti e dei rifugiati; il riferimento a delle liste di paesi di origine sicuri e di paesi terzi sicuri come strumento per rigettare o rifiutare le richieste di asilo; l utilizzo del termine «illegale» per qualificare i migranti o la migrazione. L AEDH rivendica: 4.7. la soppressione dei visti per soggiorni di breve durata; 4.8. la soppressione del regolamento Dublino III e una politica di solidarietà europea nell accoglienza dei richiedenti asilo; 4.9. un controllo parlamentare e cittadino della sorveglianza delle frontiere esterne e dell agenzia FRONTEX; un ruolo forte del Parlamento europeo nel monitorare l applicazione delle direttive; la ratifica da parte dell Unione europea e degli Stati membri della Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie.
9 5. Reclusione per violazione di legge e rispetto dei diritti Umani I detenuti rimangono dei cittadini, privati esclusivamente ed in via eccezionale della libertà in virtù della legge, libertà che ritroveranno dopo aver scontato la pena. Per cui i loro diritti al lavoro, alla formazione, alla previdenza sociale devono essere mantenuti. Prima di condannare ad una pena di reclusione, ogni altra pena alternativa deve essere valutata. Le condizioni di reclusione devono essere armonizzate nell Unione europea verso standard più elevati L AEDH rivendica : 5.1. che la privazione di libertà sia connessa ad una prospettiva di risocializzazione; 5.2. che il rispetto dei diritti civili e politici, il diritto al lavoro, il diritto alla formazione, il diritto alla protezione e alla previdenza sociale dei detenuti siano rispettati; 5.3. che la preparazione all uscita dal carcere e l accompagnamento sociale al momento dell uscita dal carcere siano una priorità; 5.4. che la pena di reclusione sia la soluzione ultima dopo avere preso in considerazione le pene alternative; 5.5. un adeguamento dei mezzi economici e delle risorse umane à questi fini; 5.6. un armonizzazione delle condizioni di reclusione verso uno standard elevato; 5.7. la non applicazione del mandato di arresto europeo fintanto che non esiste una vera armonizzazione dei reati e delle garanzie dei diritti degli individui; 5.8. l applicazione delle regole penitenziarie europee (RPE); 5.9. l applicazione di pene alternative per le persone detenute malate che rischiano di vedere il loro stato di salute aggravarsi; che i detenuti malati di mente non siano internati in carcere, ma altrove; che i carceri rimangano sotto la responsabilità dello Stato e che la loro costruzione e gestione non diventino un obiettivo lucrativo di mercato. 6. Dati personali e rispetto dei diritti Umani La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale e non uno strumento per la crescita economica 1. A livello europeo, la protezione dei dati personali deve essere garantita allo stesso modo e con le stesse garanzie da un unico testo giuridico che ricopra sia l ambito amministrativo, sociale, commerciale ed economico che l ambito della polizia, della giustizia e dell interno. L AEDH rileva una tendenza all interno dell Unione Europea a rispondere alle questioni di sicurezza, in particolare quelle relative alla protezione delle frontiere, al controllo dell immigrazione e alla lotta contro il terrorismo, con una moltiplicazione sproporzionata dell utilizzo di banche dati e di sistemi di sorveglianza (Eurodac, Eurosur, Smart borders, SIS II, VIS etc.). Peraltro, il diritto alla protezione dei dati personali viene sempre più considerato come uno strumento a favore della libertà di mercato invece che come un diritto fondamentale cruciale nell ambito dell era digitale e della mondializzazione. In questo contesto l AEDH rivendica: 1 Vedere l esempio del comunicato della Commissione europea «I dati sono diventati la nuova moneta : il valore dei dati personali dei cittadini dell UE era di 315 miliardi di euro nel 2011» (traduzione) (in Data protection reform : restoring trust and building the digital dingle market. European Commission Vivane Reding,
10 che la protezione dei dati personali rimanga un diritto fondamentale e non semplicemente uno strumento per la crescita economica ; che la protezione dei dati personali sia garantita da un unico testo giuridico che ricopra sia l ambito amministrativo, sociale, commerciale e economico che l ambito della polizia, della giustizia e dell interno; la costituzione al livello nazionale e europeo di sistemi di controllo indipendenti e efficaci per garantire i diritti delle persone; che l interoperabilità e l interconnessione delle banche dati per garantire la sicurezza siano limitate sulla base dei principi di legalità e di proporzionalità; una regolamentazione severa dell uso della biometria e il suo divieto nel settore privato; che l uso delle telecamere di sicurezza, cosi come l uso di droni muniti di telecamere, siano sottoposti ad una regolamentazione e a dei controlli severi; un autorizzazione ex ante di un istituzione giudiziaria dovrebbe essere richiesta; que la direttiva 2006/24/CE sulla conservazione dei dati di comunicazione elettronica per garantire la sicurezza sia rivista per una migliore garanzia dei diritti dei cittadini; la promozione da parte dell Unione europea di politiche di informazione e di sensibilizzazione, in particolare per i minori, relative ai pericoli per la vita privata e all utilizzo dei dati personali nelle reti sociali e internet. ************************************************** ************** EVENTI LIDU La Lidu è la più antica antica Organizzazione laica che difende i diritti dell Uomo. Si è aperta la campagna tesseramenti Sosteniamola affinché non si spenga una delle poche voci indipendenti esistenti in Italia L.I.D.U. Lega Italiana dei Diritti dell uomo TESSERAMENTO 2014 Socio Giovane quota minima 10,00= (fino a 30 anni) Socio Ordinario quota minima 50,00= Socio Sostenitore versamento minimo 200,00= Socio Benemerito versamento minimo 500,00= data ultima di versamento per il rinnovo 30 GIUGNO
11 NOTA Poiché la L.I.D.U. è un'associazione Onlus e la quota associativa è stata fissata ad euro 50,00- ogni versamento maggiore della quota suddetta, verrà considerata come versamento liberale e potrà essere dedotta, nei termini di legge, dalla dichiarazione dei redditi. La condizione necessaria è che il versamento debba essere effettuato direttamente alla L.I.D.U. nazionale, in qualsiasi forma, salvo che in contanti. L'attestato del versamento dovrà essere richiesta alla Tesoreria nazionale. si può effettuare il pagamento della quota dovuta a mezzo: contanti; assegno; bollettino di c/c/postale n bonifico bancario IBAN IT 90 W bonifico postale IBAN IT 34 N Intestati a: F.I.D.H. Fédération International des Droits de l Homme - Lega Italiana onlus x 1000 Come previsto dalla legge è possibile destinare il 5 x 1000 del reddito delle persone fisiche a fini sociali. La nostra Associazione è ONLUS e può beneficiare di tale norma. Per effettuare la scelta per la destinazione, occorre apporre la propria firma e indicare il Codice Fiscale nell'apposito riquadro previsto nei modelli dell'annuale denuncia dei redditi. ************************************************** ************* RASSEGNA STAMPA Internet è un diritto universale dell uomo: lo dice l ONU Lo scorso venerdì l'onu ha diffuso un documento che sancisce il diritto alla connessione ad Internt come "universale e inalienabile". Ma alle buone intenzioni potrebbero non corrispondere i necessari cambiamenti di fatto. Che cosa significa diritto universale dell uomo? A cosa ha diritto l essere umano per il semplice fatto di essere tale, a prescindere da qualsivoglia ulteriore specificazione di genere, razza, credo e compagnia cantando?
12 Avrebbe diritto a molte cose in verità, tutte egualmente importanti ma non egualmente rispettate: avrebbe diritto alla vita -per esempio- alla libertà individuale, all autodeterminazione, ad un giusto processo, ad una vita dignitosa e -ora- stando alle dichiarazioni dell ONU avrebbe diritto alla Rete. Bene, verrebbe da pensare, allora è fatta! Ma naturalmente non è così. Un diritto universale dovrebbe essere inalienabile e del tutto privo di eccezioni (se no che razza di diritto universale è? Sarebbe piuttosto un diritto parziale), ma non ci risulta che il diritto alla vita ad esempio- venga rispettato sempre e ovunque da tutti gli stati aderenti all ONU Per cui meglio non aspettarsi mutamenti rivoluzionari neppure per quel che concerne il web, e limitarsi a plaudire ad una dichiarazione che ha la sua importanza sul piano della scienza politica e della Storia, ma che potrà essere tranquillamente ignorata (da taluni) e senza conseguenze. L ONU ha detto la sua, ed è importante (molto) che abbia finalmente riconosciuto la centralità della comunicazione via Web in questa fase dell evoluzione umana, ma purtroppo la sua opinione non è determinante. A dire il vero, molti esponenti politici di spicco del nostro Paese -intellettuali, artisti, economisti, imprenditori- si sono espressi a favore del riconoscimento di Internet quale diritto universale, ma quanti governi, oggi, sarebbero pronti ad accogliere l indicazione dell ONU con tutte le implicazioni che ne derivano? La battaglia di Sarkozy per l approvazione della contestatissima legge Hadopi ne è un chiaro esempio. In che modo l inquilino dell Eliseo metterà in pratica l esplicito suggerimento dell ONU? Secondo quanto dichiarato da Frank La Rue -relatore speciale delle Nazioni Unite e autore del documento in questione: Poiché Internet è diventato uno strumento indispensabile per realizzare una serie di diritti umani, la lotta contro la disuguaglianza, e accelerare lo sviluppo e il progresso umano, garantire l accesso universale a Internet dovrebbe essere una priorità per tutti gli Stati, ma non è tutto. Il documento invita esplicitamente gli Stati membri al ritiro di quelle leggi che avallano la disconnessione degli utenti in seguito a violazioni di copyright. Inoltre, sempre stando alla dichiarazione, non avrebbero alcun valore le scuse accampate da alcuni stati al fine di motivare le pratica censorie (vale a dire la protezione della reputazione di singoli individui, la sicurezza nazionale o il terrorismo ). Alla luce di tutto questo, come giustificare l intento del presidente francese di costringere alla disconnessione tutti coloro che si macchiano di reati connessi alla pirateria informatica? E ancora. Il documento dell ONU arriva pochi giorni dopo le dichiarazioni del Pentagono circa l equiparazione dell attacco informatico alla dichiarazione di guerra. Ora: se proviamo a guardare il quadro nel suo complesso, considerando anche (e sopratutto) la vicenda WikiLeaks, come verranno interpretate dall ONU le decisioni che gli Stati Uniti prenderanno in futuro? In che modo una presa di posizione di questo tipo influirà sul trattamento che il governo di Washington sta riservando -in questo stesso momento- a Bradley Manning? Quel che è certo è che La Rue ce l ha messo tutta. Ha definito internet rivoluzionario, ha sottolineato che potrebbe migliorare la trasparenza nella gestione del potere, l accesso
13 alle informazioni, e facilitare la partecipazione attiva dei cittadini nella costruzione di società democratiche. Ha persino dichiarato l ostilità dell ONU nei confronti di quegli stati che criminalizzano l espressione online che creano leggi al solo obiettivo di limitare l espressione su Internet, e non si riferiva di certo solo a Cina, Cuba e Iran Questo sarà ricordato come l anno delle rivoluzioni che esplodono attraverso la rete, sarà ricordato come l anno in cui la tecnologia ha assunto un ruolo decisivo nella vita umana e intorno a questo mutamento va costruendosi una nuova etica, una nuova legislazione internazionale -in definitiva- un nuovo mondo. Un mondo che, nella migliore delle ipotesi, smetterà di delegare ai potenti di turno la facoltà di determinare il corso dell evoluzione del genere umano e imporrà alla propria specie il rispetto di quello che è giusto. L auspicio dell ONU potrà trovare piena realizzazione solo se i cittadini del mondo torneranno a reclamare il rispetto di tutti i diritti universali sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell uomo; un documento splendido, ma che va sempre più arricchendosi di buoni propositi svuotati di senso. Spetta a tutti il compito di far sì che la Rete diventi un diritto. Come? Facendo il proprio dovere. Si potrebbe dire che, in fondo, ogni diritto universale nasconde in sé un dovere universale; un dovere che consiste -banalmente- nell impegnarsi ogni giorno nella rivendicazione di quel diritto. E non solo per se stessi. 26/2/2014 Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia: Linee Guida per l educazione di Cittadinanza e Costituzione Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca L Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, con la collaborazione dei referenti provinciali UST coordinati dalla dott.ssa Simona Chinelli e con la consulenza del prof. Luciano Corradini, ha predisposto delle Linee Guida per l educazione di Cittadinanza e Costituzione per le scuole collegate in Reti territoriali della Regione.
14 Il documento, partendo dai riferimenti legislativi e dalle indicazioni nazionali ministeriali, contiene direttive e strumenti operativi da utilizzare nella progettazione didattica e nelle strategie d azione regionali. L educazione di Cittadinanza e Costituzione è prevista dalla legge 169/2008 come percorso educativo per fondare il concetto di cittadinanza non solo come status giuridico di una persona ma come dimensione dell appartenenza originaria di ogni persona e presa di coscienza dei principi fondamentali dei diritti di ciascuno. È necessario, per questo, unire la dimensione cognitiva delle tematiche relative al concetto di cittadinanza con la sensibilità ai problemi civici e la responsabilità nella partecipazione al bene comune. Il collegamento diretto con il Diritto internazionale dei diritti umani risulta evidente. È in quest ottica che sono state avviate, negli anni scorsi, diverse iniziative di formazione dal Ministero dell Istruzione, in sinergia con le Istituzioni più sensibili e competenti, come il Centro di Ateneo per i Diritti Umani dell Università di Padova. Ricordiamo i due Corsi di Alta Formazione per esperti in educazione civica, cittadinanza, costituzione e il recente Cittadinanza e Costituzione: apprendere l Unione Europea a scuola. Risorse Strumenti internazionali Dichiarazione delle Nazioni Unite sull educazione e la formazione ai diritti umani Collegamenti Attività di formazione e collaborazione con le scuole del Centro d'ateneo per i Diritti Umani dell'università di Padova Azioni dell USR Lombardia per Cittadinanza e Costituzione e Linee di indirizzo in allegato. Le illusioni di Maastricht e l Europa reale Luigi Pandolfi - 21 Febbraio 2014 Sono passati ormai più di vent anni da quel 7 febbraio del 1992, quando i paesi pionieri della Comunità europea firmavano il trattato istitutivo della nuova Europa. Nel frattempo sono cambiate tante cose, a cominciare dalla percezione del processo di integrazione. Si può dire che un ciclo si è ormai irrimediabilmente chiuso? Sul piano storico il documento siglato a Maastricht costituiva un atto di grande valore simbolico, se non altro perché veniva adottato dopo la caduta del Muro di Berlino, l evento politico più
15 dirompente dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Oltre il dato formale, esso celebrava la vittoria del capitalismo e del libero mercato sul socialismo dirigista del vecchio blocco sovietico. C era enfasi nelle sue parti iniziali. La nuova Europa avrebbe dovuto assicurare uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche nell insieme della Comunità, alti livelli di occupazione e di protezione sociale, il miglioramento del tenore e della qualità della vita delle persone, un elevato grado di convergenza dei risultati economici, perfino la solidarietà tra gli stati membri. Di questi macro-obiettivi non se ne è realizzato nessuno. Partiamo dal primo, uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche. C è un dato che più di altri dà il senso dell insostenibilità dell attuale modello di integrazione europea, quello relativo agli squilibri macroeconomici che si sono venuti a creare tra i paesi della zona Euro. La forbice tra paesi in surplus e paesi in deficit si è allargata di molto in questi anni, con la Germania che, dall entrata in circolazione della moneta unica (2002) a tutto il 2012[1], ha accumulato saldi positivi della bilancia commerciale con i restanti paesi Ue di circa 1300 miliardi di euro, sforando sistematicamente la percentuale del 6% annuo sul Pil imposto dalla regola vigente. Insieme alla Germania altri paesi del nord, come Austria, Olanda e Finlandia, fanno registrare saldi positivi delle loro partite correnti, mentre tutti i paesi della fascia mediterranea, più l Irlanda, presentano i propri conti in rosso (Paesi Piigs). L Europa, in breve, è divisa ormai strutturalmente tra un centro ed una periferia, le cui dinamiche economiche seguono un andamento necessariamente asimmetrico. Stiamo parlando del contrario di uno sviluppo armonioso ed equilibrato delle attività economiche per come il Trattato vagheggiava. Veniamo al secondo obiettivo, alti livelli di occupazione e di protezione sociale. Cifre alla mano siamo di fronte ad una situazione record per quanto riguarda i tassi di disoccupazione, che nell intera zona euro ha raggiunto ormai la soglia del 12,1%, con quella giovanile al 24,3% (Novembre 2013). Il dato, ovviamente, non sottende una situazione di omogeneità tra i paesi dell Eurozona. Anzi. C è una perfida simmetria tra i saldi commerciali negativi e gli alti livelli di disoccupazione in alcuni paesi e, viceversa, tra i saldi positivi e la bassa disoccupazione in altri: al terzo trimestre del 2013 in Austria, in Germania e in Olanda il tasso era rispettivamente del 4,8%, del 5,2% e del 7% (In aumento), mentre in Grecia ed in Spagna rispettivamente del 27,4% e del 26,7%, del 16,3% in Portogallo, del 12,7% Italia, del 12,1% Irlanda (In calo). E lo stesso discorso vale per quella giovanile. Interessante osservare in questo quadro il trend del tasso di disoccupazione in Italia e in Germania dal 2002 (immissione dell euro sul mercato) al L Italia passa dal 9,1% al 12,7%, la Germania dal 9,8% al 5,2%. In tema di protezione sociale, invece, non solo non si sono fatti passi in avanti, ma, per le politiche di austerity di questi anni, molte delle conquiste previdenziali, di lavoro, di welfare in generale, sono state smantellate. Dalla Grecia all Italia, passando per il Portogallo, la Spagna e l Irlanda, l austerità, tra il 2008 ed il 2012, ha prodotto tagli alla spesa sociale per più di 230 miliardi di Euro. In Italia, secondo stime della Cgil, la spesa destinata ai servizi sociali è stata tagliata nello stesso periodo del 78,7%, passando dai 2,5 miliardi di Euro del 2008 ai 538 milioni del 2011[2]. Una mannaia che ha colpito principalmente i paesi più indebitati, ma che, seppure in misura minore, non ha risparmiato neanche i tedeschi. Per il terzo obiettivo, miglioramento del tenore e della qualità della vita dei cittadini europei, non ci sarebbe bisogno di nessun commento. Ma qualcuno potrebbe obiettare: il peggioramento delle condizioni di vita degli europei è il prodotto della crisi, che non nasce in Europa. Ammesso che l attuale modello di unione economica e monetaria non avesse influito direttamente sulla crisi, tutti i vincoli di bilancio imposti agli stati membri sicuramente ne hanno aggravato il decorso, innescando una spirale austerità/recessione che ancora oggi gira su se stessa, come molti economisti peraltro avevano ammonito[3]. Nel merito basta riportare l ultimo dato fornito da Eurostat: il numero di poveri nell Ue è passato da 6 milioni nel 2009 a 120 milioni in totale nel Di questi 18 milioni
3. Diritti delle minoranze, lotta contro le discriminazioni e rispetto dei diritti Umani
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