L ARCHITETTURA GRECA PROF.SSA ENRICA LECCISI

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1 L ARCHITETTURA GRECA PROF.SSA ENRICA LECCISI

2 Indice 1 LA CIVILTA MINOICA LA CIVILTA MICENEA LA CIVILTA GRECA E GLI ORDINI ARCHITETTONICI IL TEMPIO GRECO

3 1 La civiltà minoica Mentre in Egitto si sviluppava una delle più grandi civiltà del mondo antico, nel Mediterraneo orientale una diversa cultura artistica sorgeva in alcune isole e in alcuni territori della penisola greca. Fu soprattutto dall isola di Creta che vennero le più originali novità, ed è qui che si sviluppa quella cultura figurativa definita anche minoica dal nome del mitico re Minosse. Le prime manifestazioni si datano al a.c., quando in Egitto sono già costruite le piramidi. Da questa data, la periodizzazione più diffusa dell arte cretese individua quattro principali periodi: 1. Pre-palaziale a.c., i cretesi costruiscono edifici con mattoni crudi e dipingono gli intonaci dei vani interni; 2. Proto-palaziale a. C, vengono edificati i grandi palazzi delle città di Cnosso, Festo e Màllia; 3. Neo-palaziale, a.c., è il periodo più documentato, nascita del palazzo città che accoglieva non solo i regnanti, ma anche una vasta comunità; 4. Post-palaziale a. C., coincide con la fine della civiltà cretese, sopraffatta da quella achea che portò alla totale distruzione dei palazzi. La periodizzazione, come si desume anche dai nomi, viene riferita alla datazione dei grandi palazzi che caratterizzavano la vita civile dell isola, la cui civiltà è detta anche palaziale. A partire dal a.c., nell isola sorsero grandi complessi architettonici, la cui morfologia era molto varia e articolata. Si componevano di centinaia di ambienti connessi da passaggi, corridoi e cortili che dovevano avere l aspetto di un labirinto. Da questi palazzi, così articolati, nacque il mito del labirinto di Creta, costruito da Dedalo, e nel quale Minosse nascose il Minotauro, mostro metà toro e metà uomo. Erano costruiti con pietra e mattoni di fango essiccati al sole, poi le pareti venivano intonacate e spesso dipinte. L arte cretese, rispetto a quella egiziana, appare più libera e spontanea. Ha caratteri di freschezza rappresentativa, che riescono a cogliere la realtà con immediatezza e felice sintesi. È un arte, quindi, di tipo naturalistico, anche se non esente da qualche tecnica antinaturalistica. Le 3 di 3

4 figure si affidano soprattutto al disegno della linea di contorno; i colori sono stesi senza effetti chiaroscurali, ma con campiture uniformi e vivaci, che finivano per esaltare il valore decorativo, rispetto a quello mimetico, di queste immagini. Oltre a quello di Cnosso (il più famoso) altri palazzi sorsero nell isola: quelli di Festo, di Haghia Triada, di Mallia. I primi palazzi furono probabilmente distrutti da un terremoto che avvenne intorno al a.c. La loro ricostruzione dà l avvio al periodo del minoico tardo che finisce con la conquista dell isola da parte delle popolazioni micenee. Rispetto all antico Egitto, a Creta si sviluppò una civiltà con caratteri più liberi e fantasiosi, meno condizionata da poteri forti, e, data la condizione insulare, meno angosciata da guerre e da saccheggi, e quindi meno oppressa dalla militarizzazione della società. La vita si svolgeva nei grandi palazzi, che avevano la dimensione dell intero paese. L architettura plasmava l habitat di vita senza forzature eccessive. La composizione dell edificio avveniva adattandosi al luogo, con varietà planimetrica ed altimetrica, sconosciuta all architettura egizia o sumera. Le costruzioni egizie erano improntate al criterio compositivo della simmetria, con un asse verticale che divide l edificio in due parti esattamente uguali. Gli edifici egizi si impongono sul paesaggio circostante, costituendo un segno ben visibile dell intervento umano, teso a modificare l aspetto del territorio. Le costruzioni cretesi presentano un altra concezione, evitando qualsiasi imposizione di simmetria, inserendosi nel paesaggio con naturalezza ed organicità. I palazzi, di dimensioni proporzionate alle funzioni che devono svolgere, hanno una immagine varia e movimentata. La loro decorazione presenta poi un carattere di assoluta novità, non affidandosi alla decorazione plastica di sculture a tutto tondo o a basso rilievo inserite in parti dell edificio, ma al colore delle superfici. Non solo le pareti interne sono decorate con affreschi dai toni vivaci, ma anche le parti esterne dell edificio, quali le colonne, sono arricchite di colorazioni intense. A differenza dell architettura egizia, che impressiona per la maestà e la grandiosità delle proporzioni, l architettura cretese presenta caratteristiche di maggior intimità. L architettura come la pittura è un attività tesa al bello. Arte e artificio tendono a coincidere, poiché tutta la produzione umana soddisfa la domanda di qualità. 4 di 4

5 Il palazzo di Cnosso è il più spettacolare tra tutti i palazzi minoici e copre un'area di circa mq con ambienti. Il primo palazzo, costruito intorno al a.c., fu completamente distrutto da un terremoto nel a.c. Fu riedificato subito dopo secondo un disegno più complesso assomigliante ad un labirinto. Il palazzo fu di nuovo distrutto dal fuoco a metà del XIV secolo a.c. e smise di funzionare come palazzo. Il palazzo di Cnosso a differenza dei palazzi orientali, si sviluppa liberamente intorno al cortile rettangolare, disposto in direzione N-S. Lo spazio è orientato dall esterno verso l interno e il basso. Le sale più importanti sono situate in basso. Sul cortile centrale si affacciano la sala del trono, le stanze della regina, e l area destinata al culto. Le colonne ed i pilastri in pietra presentano la rastrematura verso il basso. Presenta un sistema di scarichi per far defluire le acque reflue. L ala est ospita le stanze residenziali, i laboratori e un tempio. L ala ovest è occupata da magazzini con grandi pithoi,vasi contenitori, luoghi di culto, la sala del trono ed, ai piani superiori, i saloni per i banchetti. L ala nord ospita il cosiddetto ufficio doganale, la bacinella purificatrice e la zona teatrale costruita in pietra. Il Palazzo di Cnosso 5 di 5

6 La costruzione più imponente nell ala sud è il Propylon. Un secondo cortile pavimentato nella zona ovest del palazzo, presenta strette strade lastricate, che venivano, probabilmente, usate per cerimonie religiose. Il palazzo aveva molti piani, fu costruito con blocchi di bugnato rustico e i suoi muri decorati con splendidi affreschi, per la maggior parte rappresentativi di cerimonie religiose e scene della natura. In alcuni ambienti sono state ritrovate tracce di bracieri a carbone per il riscaldamento e la cottura dei cibi. La copertura dei vani era costituita probabilmente da travi in piano lignee. Al pian terreno era vastissima l area dei magazzini, dove si conservavano i prodotti dell'isola, all'epoca molto fertile, in particolare granaglie, vino, olio d'oliva e lana. L affresco del muro nel lato est del palazzo, nel cortile della bocca in pietra, raffigurante una scena di taurocatapsia è conservato nel museo di Heraklion. Scena di Taurocatapsia (Museo di Heraklion) 6 di 6

7 Nella sala della Regina il delfino è il protagonista di ampi affreschi di ispirazione acquatica perfettamente conservati. I delfini nella sala della Regina Nella sala del Trono in alabastro sulle pareti sono affrescati grifoni accasciati 7 di 7

8 Grifoni sulle pareti della sala del Trono 8 di 8

9 2 La civiltà micenea Mentre nell isola di Creta di sviluppa il neo-palaziale, in Grecia acquista importanza una nuova civiltà micenea, così definita dalla città di Micene che per prima fu riscoperta nel 1874 dall archeologo H. Schliemann. In questo centro, come in quello di Tirinto e di altre città del Peloponneso, si sviluppò la civiltà che diede i natali agli eroi omerici protagonisti dell Iliade. La civiltà micenea viene suddivisa in tre periodi principali: 1. miceneo antico: dal al a.c. 2. miceneo medio: dal al a.c. 3. miceneo tardo: dal al a.c. Nell architettura non si ritrova il carattere aperto e disordinato dei palazzi cretesi. Le città continentali, non avendo le naturali difese di un isola, devono dotarsi di strutture più solide e adatte alla difesa. Le costruzioni micenee sono improntate ad un severo senso di robustezza e gravità, senza la grandiosità dell architettura egizia. Le mura fortificate delle città micenee, di spessore 7-8 m, non appartengono alla prima fase della civiltà, ma all'ultima, quando le minacce dall esterno aumentarono. I costruttori usarono, nelle città di Micene, Tirinto, Pilo, Argo e Tebe le maggiori roccaforti della civiltà micenea, pietre, in parte squadrate in parte irregolari, fino a una certa altezza, semplicemente sovrapponendole e affidandone la stabilità al peso. Su questo basamento veniva poi costruito un ulteriore muro di mattoni crudi, cioè semplicemente seccati al sole, legati con argilla. Gli edifici, costruiti con conci di pietra a vista di grosse dimensioni, denunciano già nel loro aspetto il carattere di forza e inaccessibilità. Ubicati in posizione dominante su alture circondate da mura, hanno un aspetto più regolare ed ordinato rispetto a quelli cretesi. I grandi palazzi principeschi non erano residenze di lusso, come a Creta, ma più simili a castelli fortificati. Inoltre l architettura mostra altri caratteri di novità, iniziando a sperimentare la resistenza delle strutture curve seppur in modo incerto. Gli impianti fognari e idraulici sono meno sofisticati di quelli cretesi, ma efficienti. Molto disadorni in un primo tempo, questi palazzi si arricchirono via via di pavimenti, di eleganti pitture, di fini manufatti artistici e artigianali. Gli archi e le volte di alcuni edifici sono pseudo-archi e pseudo-volte, in quanto gli elementi costruttivi non si sorreggono per mutuo 9 di 9

10 contrasto, ma essendo leggermente aggettanti uno rispetto all altro, scaricano il peso secondo linee di forze verticali. La Porta dei Leoni a Micene I resti di Micene risalgono al a.c. circa e sono caratterizzati da strutture difensive a grandi blocchi di pietra, assenti nella Creta minoica. La muraglia poligonale di Micene aveva uno spessore variante fra i 6 e 8 m e due ingressi. L entrata monumentale alla rocca, nella quale si rifugiavano i cittadini durante gli attacchi nemici, avveniva attraverso la Porta dei Leoni, larga 3,5 m ed alta 3,75 m, preceduta da un bastione che permetteva di colpire gli eventuali nemici in avvicinamento dal lato del braccio armato, non protetto dallo scudo. La porta è composta da quattro grandi blocchi lapidei, la soglia, i due stipiti e il massiccio architrave, con l estradosso superiore convesso in modo da rinforzare la zona centrale più sollecitata e incanalare il peso ai lati sugli elementi verticali. L architrave sostiene una grande lastra triangolare con due leoni affiancati in posizione araldica ai lati di una colonna, motivo che si ritrova anche nei sigilli. Le teste dei leoni sono mutili, forse perché realizzate con una lastra più piccola, ai vertici del triangolo, di materiale e colore diverso. La composizione, che simboleggia con evidenza un potere regale, ricorda alcuni aspetti dell'arte ittita. Di particolare interesse è soprattutto il Tesoro di Atreo, costituita da un tholos a pseudo- cupola. L'ingegnosità dell architetto miceneo è evidente nel costruire case private come nel risolvere problemi più grandi del Palazzo per quel che concerne l adattamento della pianta al luogo o viceversa. La natura collinosa del terreno è sfruttata e integrata da terrazzamenti artificiali per semplificare e rafforzare le fondazioni, come nella Casa del Piombo, nelle Case degli Scudi, del 10 di 10

11 Mercante d olio, delle Sfingi, nella Casa Ovest, lungo la via principale moderna, e nella costruzione della Terrazza ciclopica. Si creano ingegnosamente piani interrati, anche parziali, utilizzando la differenza di quota per ricavare depositi e magazzini, complementi importanti per una vita confortevole. La casa era costituita da un ambiente, chiamato megaron, con al centro un grande camino, eschàra, circondato da 4 colonne lignee su basi di pietra, sulle quali erano eventualmente appese le armi, poste sui vertici dell ideale quadrato nel quale il fuoco era inscritto. In questo ambiente il re-pastore, wanax, riceveva gli ospiti. L ambiente era preceduto da due vestiboli, il primo dei quali, aperto sul lato anteriore, aithousa, presenta due colonne in facciata, il secondo, prodromos, più interno è in diretta comunicazione con il megaron. Ai lati di questi locali, nei palazzi, possono aprirsi altre stanze piccole e indipendenti. Il gineceo era al piano superiore. Con il termine mégaron si indica anche la casa, formata da un unica grande stanza con al centro il focolare e tutt attorno un mobilio grezzo ed essenziale (tavolo, sgabelli e letti). La casa micenea: 1) Prodromos 2) Megaron 3) Colonne 4) Eschàra 5) Aithousa I pavimenti, generalmente d argilla chiara battuta, mostrano accuratezza e frequenti rinnovamenti, con una tecnica ancora in uso in Grecia. Una rampa carrabile porta al palazzo reale. Il palazzo non ha la vastità di quello di Cnosso, ma è piuttosto modesto. Una piccola stanza per la guardia o per gli ospiti, è vicina al cortile, dal quale si poteva accedere, tramite un vestibolo con due colonne e un successivo atrio, al megaron, una sala dove forse si trovava il trono, con un focolare al centro, eschàra, circondato da quattro colonne lignee, che consentivano l apertura di un lucernario nella copertura per la fuoriuscita dei fumi. Questa sala d onore è nominata anche da Omero, quando 11 di 11

12 descrive la dimora di Ulisse. Le pareti della sala presentavano immagini dipinte di guerrieri, carri e cavalli. Alcuni storici vedono nel megaron le origini del modello per il tempio greco, ma è un'ipotesi che genera alcune perplessità anche perché vi sarebbe un buco di circa due secoli tra megaron e primi templi. È più semplice ipotizzare un affinità tra i primi templi e le case dell antica Grecia in generale, come testimonia la cosiddetta Casa delle Colonne, situata a levante della rocca, dove il cortile centrale presentava colonne isolate su tre lati. Alla destra della Porta dei Leoni si trova l acropoli con un cimitero di tombe sotterranee a thòlos, più antiche delle mura, create da una dinastia precedente a quella che aveva edificato la porta. Qui l archeologo tedesco Heinrich Schliemann scavò, trovando il tesoro che comprende la celeberrima maschera di Agamennone. Opera forse dello stesso sovrano, intorno alla metà del XIII secolo a.c. è anche il cosiddetto Tesoro di Atreo o Tomba di Agamennone, una grande tomba a thòlos che ospitò i resti forse del sovrano che portò a termine la ricostruzione della rocca o di un suo vicino regnante. La tomba ripete la schema di altre tholoi del Mediterraneo orientale, presenti anche nei dintorni di Micene, circa dodici, ma in forme monumentali e grandiose, ed è uno dei più impressionanti monumenti della Grecia preellenica. Si tratta di una camera semi-sotterranea a pianta circolare, con una copertura a sezione ogivale, realizzata con massi progressivamente aggettanti, pseudo-volta, il cui sviluppo architettonico sembra che inizî intorno al a. C. e continui per circa due secoli. La tholos è alta 13 m con un diametro di 14,50 m. La costruzione in muratura con una copertura voltata altrettanto ampia è Pantheon, costruito anni dopo. Grande attenzione fu posta nella posa delle enormi pietre, sia per garantire la stabilità alla volta alle forze di compressione del peso, sia per ottenere una superficie interna perfettamente levigata, dove un tempo dovevano risaltare le decorazioni in oro, argento e bronzo. Si accede alla thòlos da un corridoio scoperto inclinato o dromos, lungo 36 metri e con le pareti rivestite di pietre. La thòlos portava attraverso un breve passaggio alla camera funeraria vera e propria, scavata nella roccia. 12 di 12

13 Spaccato assonometrico del tesoro di Atreo Corridoio di ingresso, dromos 13 di 13

14 Il palazzo di Pilo nella Messenia occidentale, di superficie coperta pari m 2, non è protetto da mura ciclopiche e non è imponente come quelli di Micene o di Tirinto. L ubicazione del palazzo di Nestore era controversa già nell antichità (ne parlano Omero, Strabone e Pausania, ponendolo in località diverse), ma recenti scavi hanno stabilito la zona con sufficiente certezza.. Pilo, Tirinto, Micene e Lacedemone, le quattro città più importanti del Peloponneso all epoca micenea, parteciparono alla guerra di Troia. Pilo era guidata dal vecchio e saggio re Nestore che insieme ad Agamennone chiamò tutti i re greci per la conquista di Troia. Nestore inviò a Troia circa 90 navi e, secondo Omero, Nestore e Aiace Telamonio furono gli unici a tornare in patria sani e salvi. Palazzo di Pilo In conclusione il palazzo miceneo è più piccolo e più compatto di quello minoico e la sua funzione principale è il controllo e l amministrazione di uno stato con un territorio molto ridotto, del quale rappresenta il centro. Intorno al palazzo si sviluppa l abitato. 14 di 14

15 3 La civiltà greca e gli ordini architettonici L ordine architettonico è la più grande novità che i Greci introducono nell arte del costruire e risponde a una profonda esigenza concettuale nell architettura greca: quella di eliminare qualsiasi forma di casualità nella realizzazione di un edificio. Esso consiste in una serie di regole geometriche e matematiche che fissano forme e dimensioni delle varie parti che compongono il tempio in modo che tutti gli elementi dell edificio siano in rapporto proporzionale fra di loro e con l insieme. Al fine di porre in relazione armonica le varie parti dell organismo architettonico, gli architetti greci ricorsero al modulo, un unità di misura, il raggio di base della colonna, con la quale le proporzioni dell edificio erano regolate attraverso l uso dei multipli e dei sottomultipli della stessa. Gli ordini architettonici impiegati dai Greci sono il dorico, lo ionico ed il corinzio. Ciascuno di essi presenta caratteristiche formali proprie e ben definite. Ciò che li accomuna è l uso di una serie di rapporti proporzionali, di accordi armonici e di regole geometrico matematiche tali da renderli il fondamento stesso dell arte del costruire. L ordine dorico è caratterizzato da proporzioni massicce e da una rigorosa semplicità di forme, è il più antico e maestoso dei tre. I primi esempi documentati risalgono all inizio dell epoca arcaica. Le sue principali zone di diffusione sono il Peloponneso, la Magna Grecia e la Sicilia. Il tempio dorico poggia su un crepidoma in pietra, un massiccio basamento costituito da tre o più gradini con la funzione di sopraelevare l edificio, separando simbolicamente la residenza degli dei dal livello terreno. La parte superiore del crepidòma prende il nome di stilòbate e costituisce il piano orizzontale dal 15 di 15

16 quale spiccano le colonne del tempio. La colonna si compone di due elementi distinti: il fusto, composto di rocchi fissati con un perno centrale di bronzo ed il capitello. Fusto e capitello sono uniti tra loro mediante un elemento anulare di raccordo chiamato collarino. Il fusto è rastremato verso l alto. A circa un terzo della sua altezza la colonna presenta un leggero rigonfiamento, èntasi, che serve a correggere la percezione ottica della colonna che altrimenti vista da lontano sembrerebbe innaturalmente sottile. Il fusto non è lascio, ma scanalato, in quanto tutta la superficie laterale è percorsa verticalmente da scanalature realizzate scolpendo i rocchi dopo averli sagomati e sovrapposti. Le scanalature, uguali e semicilindriche, sono accostate in modo da formare spigoli vivi. Tale accorgimento comporta una netta individuazione di fasce di luce alternate a fasce d ombra, conferendo un ulteriore senso di compattezza e di solidità. Il capitello, che costituisce il coronamento della colonna. è formato da due elementi sovrapposti chiamati echìno, a forma di catino circolare dal profilo convesso, e àbaco, a forma di parallelepipedo di altezza molto contenuta. L insieme degli elementi strutturali e decorativi che poggiano sui capitelli prende il nome di trabeazione, che è formata da tre elementi sovrapposti chiamati architrave, fregio e cornice.. L architrave, che collega in orizzontale le colonne del tempio e serve da appoggio per le travi del tetto, è sormontato per tutta la lunghezza da un fregio che si sviluppa lungo il perimetro del tempio con un ordinato e ritmico alternarsi di mètope e trìglifi. Le mètope sono delle lastre, originariamente lisce e a partire dall epoca classica dipinte o decorate a bassorilievo, con scene tratte dalla mitologia. I trìglifi sono decorati da quattro profonde scanalature che li percorrono verticalmente. La cornice, infine, aggetta sul fregio sottostante per proteggerne i bassorilievi dalla pioggia. La facciata è chiusa dal frontone, nel quale si distingue il timpano triangolare, che ospita sculture in altorilievo o a tutto tondo, narranti episodi mitologici. Gli esempi meglio conservati di templi dorici sono il Partenone e l Hephaisteion ad Atene, il tempio di Poseidon a Capo Sounion (Attica) e quello di Apollo a Bassae (Arcadia) in Grecia, i templi di Agrigento, Selinunte, Segesta e Siracusa in Sicilia, quelli di Paestum e Metaponto in Magna Grecia. Con l'età ellenistica, quest'ordine venne progressivamente abbandonato. 16 di 16

17 Il Partenone, tempio delle vergini, è un tempio dorico con elementi ionici, dedicato alla dea Athèna Parthènos, protettrice della città. Deriva il suo nome da una sala, il partenone, perché durante le feste panatenee vi dimoravano le vergini, panatenoi, che avevano il compito di servire la dea. Costruito in marmo, era dipinto di rosso e blu e aveva le pareti esterne decorate con sculture. All'interno vi era una grande statua di Atena in oro e avorio, opera dello scultore Fidia. Con il passare del tempo le sue colonne hanno perso la loro colorazione originale fino a diventare bianche fu fatto costruire da Pericle nella seconda metà del V secolo a.c. ad opera di due architetti Iktíos e Callicrate diretti dal maestro Fidia. Il tempio è dorico e periptero, con 17 colonne sui lati lunghi ed 8 su quelli corti, realizzato interamente in marmo pentelico. All interno della cella si conservava la statua in oro e avorio della dea, opera di Fidia, mentre frontoni, metope e fregi erano decorati con scene di epiche battaglie contro Centauri, Amazzoni e Giganti, e processioni in onore di Atena in segno di omaggio da parte di tutti gli ateniesi. E un opera maestosa ed elegante. Lo stilobate è inarcato di 6 cm sui lati corti e di 11 cm sui lati lunghi, questa curvatura si trasmette all architrave, al fregio, al geison e al triangolo del frontone. Le colonne laterali, quelle soggette maggiormente alla luce o che comunque si devono stagliare su uno sfondo costituito dal cielo, sono un poco più grandi per contrastare l effetto contrario; l inarcamento dello stilobate sul lato lungo e sul lato corto e la doppia contrazione angolare. Tutti i membri e le superfici verticali sono inclinate verso l'interno di 7 cm (quelle angolari di 10), la trabeazione segue questa inclinazione, mentre il geison si inclina verso l esterno. Nello stesso senso delle colonne le pareti longitudinali della cella, mentre le ante di inclinano verso le colonne del pronao; infine le testate delle ante e le intelaiature delle porte oltre ad essere inclinate presentano una leggera curvatura verso l interno. Le opere murarie furono innalzate man mano che la costruzione progrediva e il livello del terreno veniva alzato. A causa della grande altezza della piattaforma il riempimento gettato ai lati diventava un terrapieno sempre più scosceso e per evitare che la pioggia erodesse questa massa di detriti fu costruito un muro con tecnica poligonale: i blocchi di pietra che componevano questo muro, nonostante fossero diversi l'uno dall altro,erano tagliati in modo da combaciare perfettamente tra loro. Il professor Dinsmoor, uno studioso che ha dedicato vari anni allo studio del Partendone affermò nel 1950, che l inizio dei lavori per la costruzione del tempio, 17 di 17

18 coincideva con la data della vittoria degli Ateniesi sull esercito del re persiano Serse nella battaglia di Micale. Il Partenone nell Acropoli di Atene Negli anni che intercorsero tra la vittoria greca e la terribile vendetta da parte dei Persiani fu costruita la piattaforma, collocandovi sopra i gradoni. In seguito i lavori vennero sospesi per l invasione dell esercito persiano. Chiusa la parentesi della guerra, gli Ateniesi costruirono un muro di recinzione per il terreno. Nel 1912 si scoprì che sotto le fondamenta del Partenone vi era un altro tempio più antico del Partendone e dietro il gradino più basso era situato un blocco angolare che faceva parte di una rampa di scalini più antichi. In seguito furono scoperti dei blocchi di marmo provenienti dal gradino più alto dell antica rampa di scale e l impronta di un colonna. Il prof. Hill dedusse che il tempio più antico era un periptero esastilo con sedici colonne sui lati e che, a differenza del Partendone, era posto simmetricamente centrato sulla piattaforma. Si scoprì inoltre che il tempio precedente aveva i muri interni che poggiavano su di una base profilata corrispondente a quella delle colonne ioniche, ma, essendo il colonnato del tempio dorico, manca una giustificazione. Si potrebbe pensare che le basi profilate non appartenessero al tempio antecedente. Hill dedusse che il colonnato dell antico tempio era già stato terminato e la base decorata per le pareti del santuario erano già sistemate, ma non erano ancora state costruite quando Pericle ordinò ad Iktíos di sospendere i lavori. Quest'ultimo progettò un nuovo tempio più ampio, da periptero esastilo con sedici colonne sui lati a periptero ottastilo con diciassette colonne sui lati. Ictino realizzò questo nuovo tempio per due motivi: per lasciare libera l'entrata esterna, dato che prima era bloccata da una colonna e perché doveva costruire qualcosa per impedire a schiavi, vagabondi e a ladri di accedere all Acropoli. A Callicrate fu conferita la nomina di architetto 18 di 18

19 supervisore per i programmi edilizi di Cimone, anche se Pericle cercò in ogni modo di impedirlo. A Cimone fu assegnato l'incarico di costruire un tempietto, ma quando il potere passò nelle mani di Pericle, il progetto fu annullato e l incarico di supervisore fu affidato ad Iktíos. Quando Pericle morì il potere passò nelle mani di un sostenitore di Cimone che rimise in atto il progetto di Callicrate, ma non sull Acropoli, bensì sull'illisso, che è molto simile al tempietto di Atena Nike, sull'acropoli. Il tempio sull Illisso venne costruito subito dopo l emanazione di un decreto che ordinava la costruzione del Tempietto di Atena Nike, cioè verso il a.c. Si pensa che il fregio del tempio dell Illisso sia stato scolpito circa un decennio prima di quello del Partendone. Dopo la morte di Cimone, Callicrate fu rimosso dalla carica, ma riuscì ugualmente a portare a termine un tempio dedicato alla dea Atena Nike, che è posto poco più in basso del Partenone. Poco dopo la morte di Pericle gli Ateniesi iniziarono a costruire un tempio a Delo, dedicato al dio Apollo. In questi templi, molto simili tra loro, si possono notare le colonne isolate sul fronte e sul retro, senza colonnato esterno e vestibolo. Si notano gli stessi scaloni di supporto della piattaforma, la stessa colonna scanalata e con un tozzo capitello cilindrico ed un abaco quadrato. Molti studiosi hanno notato delle coincidenze piuttosto evidenti che legano il Tempietto di Atena Nike a quello dell Illisso, e quest'ultimo al tempio ateniese di Delo. Si sono mosse obbiezioni, però, sul senso della proporzione di Callicrate a causa del paragone sfavorevole tra il tempio di Efesto e i capolavori periclei del Partenone e dei Propilei. Non si sapranno mai i motivi che indussero Pericle a licenziare Callicrate. Si pensa che questa decisione sia stata di carattere politico o economico. Pericle impose ad Iktíos molti difficili cambiamenti nel progetto del Partendone, ma lui si dimostrò all altezza di completare l opera. Iktíos riprese il vecchio progetto e, per risparmiare tempo e denaro, usò i vecchi materiali anche per il nuovo, completando dopo 60 anni il Partendone. Fu, poi, affidato il progetto dei Propilei al suo primo assistente, perché ritenuto un lavoro poco importante. Il tempio di Apollo a Bassae nel Peloponneso, iniziato nel 431 a.c., ha la particolarità di comprendere tutti e tre gli ordini architettonici classici. Pausania racconta che gli abitanti di Figália, in ringraziamento per la liberazione dalla peste, commissionarono un tempio per Apollo Epikoúrios, il soccorritore. L'architetto del Partenone Iktíos ricorse allo stile dorico, concedendosi però alcune 19 di 19

20 varianti quali l orientamento verso nord e non verso est; una lunghezza dell'edificio sproporzionata rispetto alla larghezza (6 colonne sui lati corti, 15 su quelli lunghi, tutte conservate e quasi interamente architravate); l uso di colonne ioniche e corinzie, disposte curiosamente in diagonale, nella cella interna. L architrave della parete interna della cella, con un bellissimo fregio dell'ultimo quarto del V secolo a.c.al British Museum di Londra. Il tempio è di dimensioni relativamente modeste, con lo stilobate che misura 38,3 per 14,5 metri e con un peristilio di sei colonne per quindici, di ordine dorico. L attenzione di Iktíos fu rivolta all articolazione spaziale e luministica dell interno con l esterno relativamente poco decorato. Dodici metope scolpite decoravano la trabeazione interna sopra il pronao e l'opistodomo. All interno della cella, sopra le semicolonne, correva un fregio continuo ( a.c.) costituito da 23 lastre, raffigurante i Greci in lotta con le Amazzoni e i Lapiti in battaglia con i Centauri, movimentato nel tema e nella forma espressiva. Lo stile mostra l assimilazione della scultura e della pittura attica da parte delle maestranze locali. Tempio di Apollo a Bassae nella regione della Messenia nel Peloponneso L edificio è inserito fra i patrimoni dell umanità dall'unesco. Il tempio C dedicato ad Apollo, costruito probabilmente poco dopo la metà del VI secolo a.c. all'interno dell acropoli di Selinunte (TP), la più occidentale delle colonie greche di Sicilia, é periptero esastilo lungo 63,70 m e largo 24 m, con 6 colonne sul fronte e 17 sui lati lunghi, molto allungato in pianta, lontano dalle proporzioni canoniche di 2:1. La cella, di 41,53m x 10,40 m, era preceduta da un pronao chiuso e terminava con l adito. Dinanzi al pronao vi erano 4 colonne in linea con quelle della facciata. Pur presentando aspetti arcaicizzanti, riprende modelli della madrepatria, come il tempio di Apollo a Corinto. Le colonne, prive di entasi e con interclummnio variabile, sono piuttosto slanciate di altezza 8,65 metri, con le quattro angolari di diametro 20 di 20

21 maggioro rispetto alle altre. Alcune sono realizzate a tamburi, altre a monolito. Le scanalature variano da 16 a 20. Tempio C dedicato ad Apollo a Selinunte (TP) L ordine ionico, di qualche decennio posteriore al dorico, assorbe e rielabora motivi orientali, con una ricca decorazione che orna la struttura architettonica senza appesantirla. Tradizionalmente è riferito al complesso delle tradizioni artistico-culturali riferibili al gruppo etnico degli Ioni, insediati sulle coste dell Asia Minore, a contatto con le culture dell'oriente. Le proporzioni di quest' ordine sono riconoscibili nella snellezza della colonna, 18 moduli, e nella trabeazione alta circa un quarto della colonna. Su di un crepidoma di 7 gradini, al di sopra di una base, si erge il fusto con le sue 24 scanalature, molto profonde, a spigoli smussati, sopra di esso, il capitello, con voluta, che sostiene la trabeazione, con architrave a fasce, il fregio figurato e la sima. Sulla fondazione del tempio, euthynteria, in genere in pietra locale, sono realizzati i gradini di accesso, crepidoma. A differenza dell ordine dorico, le colonne ioniche non poggiano direttamente sul gradino, ma su di una base formata, in Asia Minore, da due elementi, il toro di forma convessa, sul quale vi è la scotia di forma concava separati da coppie di tondini e listelli, ed in Grecia da due tori con in mezzo la scotia, costituendo la cosiddetta base attica. Nella base attica tutti gli elementi, che presentano altezze crescenti, sono riccamente decorati e separati tra loro da semplici listelli. In età romana si realizzerà la base composita, con il raddoppio della scotia intermedia. Al di sopra della base si ergeva il fusto, di proporzioni più snelle rispetto a quello dell'ordine dorico e privo di rastremazione. Le scanalature variavano da 16 a 20 ed erano separate da listelli, invece di 21 di 21

22 incontrarsi a spigolo acuto come nel fusto dorico. L altezza della colonna poteva arrivare anche a 10 volte il diametro. Sulla testa della colonna poggiava il capitello ionico, decorato con volute. Il centro della voluta, occhio, può essere decorato. Su di esso l abaco è molto appiattito. Sul capitello poggia la trabeazione, costituita da un architrave, con tre fasce aggettanti l una su l altra ed un coronamento decorato da modanature, dal fregio, una fascia continua, spesso decorato con rilievi figurati o vegetali e da una cornice, geison, con dentelli, sormontata dalla sima gronda con gocciolatoi per lo scolo dell'acqua piovana dal tetto. Nel capitello ionico le facce sono diverse, quelle principali presentano le volute, mentre le laterali sono raccordate da un pulvino. Nel tempio dell'eretteo le facce principali vennero realizzate su due lati contigui, costringendo la voluta sullo spigolo ad un anomalo andamento obliquo e ampiamente scanalatore. Nei templi la cornice sale obliquamente a formare il frontone, che ospita il timpano. Nel V secolo si ha una notevole diffusione dell ordine in Attica. Parimenti i caratteri formali si vanno definitivamente precisando. Il canale delle volute acquista il profilo concavo, profilato da listelli che sostituiscono i tondini, l occhio diventa un elemento definito e l ovolo appare nella sua forma canonica, l abaco raggiunge una pianta quadrata e si riduce l altezza delle volute, il pulvino si adorna di svariati motivi vegetali. Esempi di templi ionici si trovano soprattutto nelle città greche dell Asia Minore, ma anche sull Acropoli di Atene con il Tempio di Atena Nike, ad Efeso con il tempio di Artemide, a Priene con quello di Atena Poliade, e a Dydyma, presso Mileto, con il gigantesco tempio di Apollo di età ellenistica. Il tempio di Atena Nike, ubicato sul versante meridionale dei Propilei, a strapiombo sul lato meridionale della rocca, fu costruito nel 420 a.c. circa dall architetto Callicrate per celebrare la vittoria dei Greci contro i Persiani. Questo magnifico esempio di architettura dell epoca classica, con quattro colonne libere sulla fronte e sul retro, è l'unico edificio in stile completamente ionico dell'acropoli. In origine era decorato con preziosi bassorilievi, che si possono ancora ammirare al Museo dell Acropoli, raffiguranti diversi episodi delle vittoriose guerre dei Greci contro i Persiani. Intorno al 410 a.c. fu circondato da una balaustra scolpita con motivi di nike colte in varie attività, 22 di 22

23 celebre la Nike del sandalo, raffigurata mentre si riallaccia un sandalo, per evitare che i visitatori del tempio cadessero nel precipizio. I bassorilievi originali si trovano al museo dell Acropoli. La statua di culto, che conosciamo grazie alla puntuale descrizione che ci è pervenuta descritta da Pausania, era di legno e portava in mano una melagrana. La statua era aptera, cioè priva di ali, a simboleggiare il fatto che la dea non avrebbe mai più dovuto lasciare Atene. L'area prescelta é singolare perché sin dalla preistoria, esattamente in questo punto, c'era un santuario. Tempio di Nike L ordine corinzio risale al V secolo a. C e raggiunge la sua massima diffusione in età ellenistica. Sarà utilizzato molto dagli architetti Romani. È simile allo ionico e presenta un capitello caratterizzato dalla presenza di un motivo decorativo a foglie di acànto. Secondo la leggenda, il capitello corinzio sarebbe stato suggerito all architetto tarantino Kallimacos da alcune foglie di acanto cresciute attorno ad un canestro, coperto da un embrice, posto sulla tomba di una fanciulla corinzia. 23 di 23

24 4 Il tempio greco Poiché gli dei greci sono divinità ad immagine e somiglianza degli uomini, il tempio, di conseguenza, non è una monumentale ed inspiegabile struttura che cerca di arrivare al cielo (come le piramidi egizie), ma un edificio razionale, comprensibile, a misura d uomo. La disposizione degli spazi interni può variare, ma vi sono due elementi fissi: 1) il NÀOS, spazio buio dove solo il sacerdote può accedere e dove risiede la statua della divinità 2) il PRÒNAOS, porticato antecedente, spazio di simbolico filtro tra la parte umana e quella divina. 24 di 24

25 La tipologia dei templi greci venne codificata da Vitruvio in base al tipo di pianta. Il teatro, per i Greci, era un luogo importante per manifestazioni collettive, religiose, politiche, culturali e di svago. Gli spettacoli coincidevano con le grandi festività in onore del dio Dioniso, cui partecipava la totalità della cittadinanza. In Grecia, ed in particolar modo ad Atene, quindi, le rappresentazioni teatrali furono un grandissimo fatto sociale, molto più che ai nostri giorni un fenomeno di massa. Le rappresentazioni diverranno sempre più una conquista, un mezzo di conoscenza, uno specchio della società, un legame sociale. Il teatro fu un vero centro di vita intellettuale che agiva efficacemente sulle masse sia dal punto di vista estetico che da quello educativo e culturale. Nel teatro del V secolo a. C. si distinguono: l orchestra, area occupata dagli attori, ossia luogo delle danze, di forma variamente trapezoidale, semicircolare o circolare del diametro di ca. 20 m; la cavea, koilon, serie di gradoni semicircolari poggiati al terreno per ospitare gli spettatori, la cui prima fila era riservata ai preti e ai notabili; 25 di 25

26 la skené, edificio scenico che serviva da fondale, di fronte alla cavea, dotata di un portico con tre porte per le entrate in scena; il proscenio, proskénion, spazio tra la rettangolare skené e l orchestra; le paradoi o, più correttamente, le eisodoi, due corridoi ai lati dell orchestra, attraverso i quali entravano e uscivano il coro e gli attori. La casa greca: in Grecia, il centro della città è l'acropoli, localizzata su un'altura, cinta da mura e sormontata da templi, recinti sacri e sorgenti dedicate alle divinità. Le abitazioni si sviluppano disordinatamente sulle pedici, senza una struttura urbanistica ben definita, e prevedono la simultanea presenza di abitazioni del ceto più abbiente e di quello popolare, che sorgono le une accanto alle altre nei vicoli tortuosi delle città. Manca il Palazzo, espressione tipica dei governi monarchici. Si tratta per lo più di case unifamiliari di forma rettangolare, a uno o a due piani. Il piano terra è riservato alle attività di rappresentanza, svolte prevalentemente nell andron, la sala più importante nella quale soggiornano gli uomini, mentre il piano superiore è riservato alle donne, gineceo, che in Grecia vivono in una sorta di segregazione e non partecipano alla vita e agli svaghi degli uomini. Se il piano superiore non è presente, il gineceo si trova comunque in un luogo separato rispetto all andron. Le abitazioni dei ricchi e quelle dei poveri, pur sorgendo le une accanto alle altre, si differenziano essenzialmente per i materiali costruttivi e per gli arredi. Le case più umili sono realizzate con fango e ciottoli e presentano il tetto in stoppie, mentre quelle del ceto più abbiente sono in mattoni cotti o crudi con tetto in tegole e assi di legno 26 di 26

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