L alberatura delle navi (parte 1^)

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1 Gianfranco Gussoni L alberatura delle navi (parte 1^) Iniziamo dal principio... Fin da quando il primo uomo riuscì, con molta fatica, a cavalcare il primo tronco d albero immerso nell acqua di uno stagno, nacque l esigenza di possedere un mezzo di propulsione. Il nostro caro antenato se la cavò con un semplice ramo, sufficientemente lungo da poterlo spingere facendo leva sul fondo del piccolo specchio d acqua. Si capì l immensa opportunità che permetteva il galleggiamento del legno sull acqua. A mano a mano che il nostro Homo Abilis progrediva con le sue capacità intellettive, i sistemi di galleggiamento divennero sempre più ingegnosi, complessi e, soprattutto, necessitavano di sistemi di propulsione e direzionamento. Ci volle parecchi tempo, e molti annegati, prima di passare dal semplice tronco alla prima zattera. Altrettanti annegati e molti ustionati, prima di riuscire a scavare con il fuoco un tronco ed inventare la prima canoa. Probabilmente anch essa manovrata con una semplice pertica. Il nostro ingegnoso antenato, comprese anche che questa nuova invenzione lo poteva portare in luoghi ove prima non sarebbe mai potuto arrivare. S accorse immediatamente che doveva risolvere un ulteriore problema. Certamente la piccola canoa gli avrebbe permesso di avventurarsi ove le acque erano più profonde ma le pertiche così lunghe non erano di così semplice reperibilità, nonostante fosse attorniato da un quantitativo di piante un pochino superiore al numero attuale! Ci pensò parecchio, finché non provò un legno largo e lo usò. S accorse che la spinta che riusciva ad imprimere al suo pesante tronco scavato, era molto superiore a quella che poteva dare con le sole mani. Quel giorno nacque il primo sistema propulsivo per natante. Una invenzione meritevole di un premio Nobel, se non fosse stato istituito solo qualche millennio più tardi. Questo portò il nostro amico ad avventurarsi sempre più lontano. Poco male fino a quando andava per fiumi o laghi. Meno felice era il suo amico che viveva lungo le rive del mare, un grandissimo lago che era sempre in movimento e, spesso, anche alquanto arrabbiato! Andare in canoa era molto pericoloso, vista la continua e persistente minaccia di venire rovesciati dalle onde. Il nostro antenato rivierasco, legò due lunghi legni alla sua canoa e alla loro estremità ne legò un terzo che toccava la superficie del mare, ottenendo nel medesimo istante sia un contrappeso che un contrasto di reazione alle onde che lo investivano dalla parte opposta ai legni. Ne fu talmente felice che la chiamò piroga. Iniziò, così, a girare in lungo e al...largo. Ecco...appunto!! Bello quando andava al largo, ma per tornare a riva che fatica: le onde, le correnti, i venti, lo spingevano sempre più lontano e lui doveva faticare sette pelli di mammut prima di ritornare a riva. Iniziò a pensare un modo per fare meno fatica a navigare. Era pur paleolitico, ma non era certo scemo. Un giorno, mentre era al largo, mise ad asciugare la sua pelle di mammut sul palo che aveva issato a bordo e sul quale appendeva ad essiccare i pesci pescati con la lancia. GF18 L alberatura delle navi (parte 1^) pagina 1

2 S accorse che il vento lo spingeva nel verso in cui esso soffiava. Con un colpo di genio, meritevole di un altro Nobel, comprese che poteva sfruttare il vento per muoversi e quel giorno nacque la prima vela. Di acqua sotto ai ponti e sotto le chiglie ne passò parecchia... e passò anche il paleolitico. Con le prime forme di civiltà nelle quali gli esseri umani iniziarono a convivere in gruppi sempre più numerosi, si sentì anche la necessità di raggiungere altri agglomerati di uomini per barattare oggetti di varia natura. La navigazione divenne sempre più importante, tanto da fare in modo che tutte le principali civiltà nacquero e si diffusero, dalle rive dei mari o dei fiumi. Le piroghe divennero sempre più grandi, cambiarono forma e nome, venendo chiamate galee, naos, cocche, caracche, caravelle. Con l aiuto del tessuto che aveva soppiantato, nel tempo, le pur calde pelli di mammut, ma immensamente meno pericolose da procacciarsi, le vele divennero sempre più grandi. Più grandi loro e sempre più alti gli alberi che le dovevano sostenere. I natanti divenivano sempre più grossi e capienti per permettere il carico di quantità sempre maggiore di merce o un numero sempre più alto di bocche da fuoco. Gli alberi passarono da quello singolo, degli albori della marineria con le vele latine, a due, poi a tre, alcuni provarono con quattro e addirittura si conoscono navi a cinque alberi. L escalation delle dimensioni delle vele in proporzione all aumento della grandezza dei natanti coinvolse l uomo fino alla fine del XIX secolo, quando il vapore fece il suo primo ingresso in marineria. Questo nuovo ritrovato della tecnica di allora iniziò ad integrare la propulsione velica, con i primi pesantissimi motori, poco efficienti, sbuffanti ed eternamente affamati di legna e carbone. Questo alleato, però, lentamente divenne sempre più importante ed in breve tempo soppiantò completamente la vela, chiudendo, malinconicamente, un epopea. Un epopea fatta da uomini che avevano vinto le proprie paure pur di scoprire, navigando, mondi nuovi; di uomini che avevano vissuto battaglie cruente tanto da colorare di sangue anche l acqua dell oceano che li circondava. Un epopea fatta da uomini che avevano domato gli oceani, al prezzo di milioni di vittime. Un epopea fatta di mani callose che, sanguinanti, tendevano una cima o rilasciavano una gomena, dalla fatica, dagli stenti, dalle malattie per i prolungati periodi di permanenza in mare, dall odore acre, stantio e nauseante delle sottocoperta infradiciate di salmastro. Un epopea fatta dal suono del vento, dal rumore della tela delle enormi vele che sbattevano gonfie, dai gemiti del legno infradiciato di salsedine e sudore, ma soprattutto fatto dal silenzio del mare. Un epopea fantastica! La vita in mare è sempre una vita dura, difficile e pesante, anche oggi, anche con le più moderne navi, bellissime, potentissime, immense. Anche oggi la marineria è fatta da uomini coraggiosi e così sarà sempre, perchè è il mare stesso che lo richiede, ma, lasciatemelo dire... La poesia del mare è scomparsa con l ultima vela! Onore ai Chichester, ai Soldini, ai navigatori che sfidano se stessi e l oceano in solitaria. Casi più unici che rari, che hanno saputo e sanno e sapranno far rivivere quel sapore antico di un epopea fantastica. GF18 L alberatura delle navi (parte 1^) pagina 2

3 Di seguito a questa, un poco romanzata, rappresentazione storica riguardante l evoluzione della vela, prendiamo in considerazione la componente fondamentale, senza la quale la nostra amica non avrebbe potuto sussistere. L alberatura. Struttura portante fissa che ha il compito di sostenere il o i pennoni sui quali sono inferite le vele. Sia che si tratti di un semplice palo di una zattera che della stupenda e complicatissima struttura dei clipper oceanici, l albero ha sempre avuto un ruolo fondamentale nella storia della marineria mondiale. Anche oggi, benché le navi abbiano perso l uso delle vele, delegando la propulsione ad altri metodi, gli alberi fanno ancora bella mostra di sé sui più moderni natanti. Non sono più alti decine di metri e non reggono più chilometri quadrati di tela gonfiata dal vento, ma reggono apparati radio, radar, sistemi di comunicazione o elettronica atta all offesa e alla difesa del naviglio che la ospita. Gli alberi hanno perso la complessità costruttiva di quando l unico materiale utilizzato era il legno, ma ne hanno ereditato le problematiche legate alla loro necessaria stabilità anche nelle condizioni più gravose. Oggi i materiali sono metallici, le tipologie di sezioni altrettanto molteplici, ma il compito che devono svolgere è sempre lo stesso: assicurare una costante e continuativa sicurezza alle strutture che su di essi prendono alloggio. Per questo mi sembra un giusto abbinamento proseguire con la descrizione dell alberatura e della velatura, utilizzando le fotografie del motoveliero Amerigo Vespucci, gioia e dolore di moltissimi modellisti. Un motoveliero storico che ha il compito di imbarcare e, su di esso, addestrare i nuovi e futuri ufficiali della Marina Militare italiana insegnando loro oltre alle moderne tecnologie, anche una abbondante dose di fatiche e sacrifici, come avveniva quotidianamente ai precursori della moderna Marina, rendendoli consci dei sacrifici e dell importanza di essere squadra, di essere equipaggio, Tutti insieme nell umiltà di riconoscere l importanza dell altro nel combattere in gruppo le avversità che il mare prodiga a piene mani. Non per nulla i nostri ufficiali di marina sono internazionalmente riconosciuti fra i più validi professionalmente e per questo profondamente rispettati. E per questo che mi sembra la scelta ottimale per coniugare passato e presente della navigazione, utilizzare queste fotografie come legenda indicativa ed informativa. GF18 L alberatura delle navi (parte 1^) pagina 3

4 L alberatura delle navi Alberatura Bompresso 1) Asta di controfiocco 2) Asta maggiore (di fiocco) 3) Bompresso 4) Buttafuori di briglia (pennaccino) Trinchetto 5) Alberetto di trinchetto 6) Albero di parrocchetto 7) Albero maggiore 8) Pennone di controvelaccino 9) Pennone di velaccino 10) Pennone di parrocchetto volante 11) Pennone di parrocchetto fisso 12) Pennone di trinchetto Maestra 13) Alberetto di maestra 14) Albero di gabbia 15) Albero (tronco) maggiore 16)Pennone di controvelaccio 17) Pennone di velaccio 18) Pennone di gabbia volante 19) Pennone di gabbia fissa 20) Pennone di maestra Mezzana 21) Alberetto di mezzana 22) Albero di contromezzana 23) Albero (tronco) maggiore 24) Pennone di controbelvedere 25) Pennone di belvedere 26) Pennone di contromezzana volante 27) Pennone di contromezzana fissa 28) Pennone di mezzana (verga secca) 29) Picco 30) Boma GF18 L alberatura delle navi (parte 1^) pagina 4

5 Velatura 1) Angeletto 2) Trinchettina 3) Gran fiocco 4) Fiocco 5) Controfiocco 6) Controvelaccino 7) Velaccino 8) Parrocchetto volante 9) Parrocchetto fisso 10) Trevo di trinchetto 11) Straglio di velaccio 12) Straglio di gabbia 13) Contro gran velaccio 14) Gran velaccio 15) Gabbia volante 16) Gabbia fissa 17) Trevo di maestra 18) Straglio di belvedere 19) Straglio di mezzana 20) Contro belvedere 21) Belvedere 22) Contro mezzana volante 23) Contro mezzana fissa 24) Randa di mezzana GF18 L alberatura delle navi (parte 1^) pagina 5

6 Posizione degli alberi Gli alberi L albero di bonaventura era posizionato esattamente sul timone, e l albero di mezzana a metà strada fra il bonaventura e l albero maestro. Nelle tre alberi l albero di mezzana veniva posizionata da 1/3 a ½ della distanza fra la poppa e l albero maestro, a proravia della poppa. Costruzione degli alberi Originariamente gli alberi venivano costruiti da una serie di travi di legno a sezione quadrata,unite fra di loro fino ad ottenere una sezione tonda.. Per la costruzione degli alberi,si può partire da un listello di legno a sezione quadra,atto ad ottenere l albero di diametro desiderato.con il piallino si andrà a smussare gli spigoli fino ad ottenere una sezione ottagonale.si ripeterà l operazione ottenendo una sezione di sedici lati,quindi,con carta vetrata e lima si porterà la parte desiderata alla sezione tonda relative. Trinche e cerchi di rinforzo Le trinche in cavo e i cerchi metallici di rinforzo,hanno lo scopo di tenere uniti insieme,con forza, tutti i componenti che costituiscono l albero. Le trinche venivano già utilizzate,sull albero maestro,sin dal V secolo DC Sull albero di trinchetto iniziarono a venire utilizzate sul finire del XV Secolo,mentre sul bompresso comparirono attorno al XVI Secolo. Per l albero di mezzana occorre attendere fino al tardo XVIII Secolo. Le trinche in cavo erano costruite con un cavo da 1 pollice di diametro,impeciato e catramato,quindi veniva avvolto sull albero per uno spessore pari al diametro dell albero stesso. A partire dal 1580 si iniziò a tenere avvicinate e compatte le spire di cavo,con due cerchi di legno che venivano inseriti inferiormente e superiormente alla legatura della lapazza. Nel XVIII Secolo le trinche furono sostituite da fasce di tenuta in legno,bloccate alle estremità con delle trinche in cavo impeciato che le mantenevano in posizione,ma nel XIX Secolo vennero definitivamente sostituiti da morse in acciaio. Cunei d albero Per fermare in posizione l albero al ponte,venivano utilizzati dei cunei di legno che venivano incastrati fra l albero ed il ponte. Questi venivano quindi ricoperti con un involucro di tela di canapa e conosciuti come scassa. I modellisti possono fabbricare le scasse direttamente con del tondino di obeche o di tiglio ed incollarli in posizione ai piedi dell albero. GF18 L alberatura delle navi (parte 1^) pagina 6

7 Componenti degli alberi: 1. Maschio di scassa 2. Piede d albero 3. Ponte 4. Cuneo e copertura d albero 5. Galloccia 6. Parte inferiore 7. Lapazze 8. Legature in cavo delle lapazze 9. Maschette 10. Barra costiera 11. Barra traversa 12. Coffa 13. Colombiere 14. Testa di moro 15. Piede dell albero di gabbia 16. Chiavetta d albero (cacciacavallo) 17. Albero di gabbia 18. Maschette dell albero di gabbia 19. Barre costiere di gabbia 20. Barre traversa di gabbia 21. Colombiere d albero di gabbia 22. Coffa di gabbia 23. Piede dell albero di velaccio 24. Chiavetta d albero 25. Albero di velaccio 26. Asta di velaccio 27. Spigone o formaggetta GF18 L alberatura delle navi (parte 1^) pagina 7