LA FREQUENZA DI OCCORRENZA DI CONSONANTI E VOCALI E DELLE LORO COMBINAZIONI NELLE SILLABE DEL BABBLING E DELLE PRIME PAROLE DAI 10 AI 27 MESI D ETA

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1 LA FREQUENZA DI OCCORRENZA DI CONSONANTI E VOCALI E DELLE LORO COMBINAZIONI NELLE SILLABE DEL BABBLING E DELLE PRIME PAROLE DAI 1 AI 27 MESI D ETA Claudio Zmarich, Debora Stocco, Mirca Minozzi, *Serena Bonifacio Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del C.N.R., Sezione di Fonetica e Dialettologia di Padova *Irccs Istituto per l Infanzia Burlo Garofolo - Trieste zmarich@pd.istc.cnr.it, stoccodebora@wooow.it, mirca.minozzi@shineline.it, logopedia@burlo.trieste.it SOMMARIO Questo studio analizza le caratteristiche fonetiche segmentali relative alle produzioni di babbling e delle prime parole dal 1 al 27 mese. I soggetti sono costituiti da due gruppi, uno formato da 4 bambini dai 1 ai 16 mesi di età, audioregistrati ogni 2 mesi nel corso di situazioni di gioco, e uno formato da 13 bambini dai 18 ai 27 mesi d età, registrati ogni 3 mesi. Le occorrenze di babbling e delle parole sono state trascritte foneticamente con i simboli IPA della tavola principale e di quella per la trascrizione del linguaggio patologico. In questo studio abbiamo considerato solo le produzioni di babbling del primo gruppo e solo le produzioni lessicali del secondo gruppo. Le capacità fonetiche sono state analizzate attraverso due modalità. La prima valuta la produzione dei singoli foni in funzione della loro posizione nella sillaba con due procedure: 1) per il babbling sono state calcolate le frequenze dei tipi vocalici e consonantici; 2) per un vocabolario > 1 parole (type), e limitandosi alle prime 5, è stato calcolato l inventario fonetico applicando i criteri di Stoel-Gammon (1985): un fono è attestato solo se presente in almeno due diverse parole. La seconda modalità valuta le combinazioni di C e V nella sillaba, calcolando la frequenza delle associazioni dei foni consonantici con i foni vocalici classificati per luogo di articolazione, e sottoponendole al test statistico del chi-quadro, allo scopo di verificare l ipotesi dell organizzazione intrasillabica del babbling di Davis & MacNeilage (1995). Questa ipotesi prevede che le consonanti anteriori co-occorrano con le vocali anteriori, le consonanti posteriori con le vocali posteriori e le consonanti labiali con le vocali centrali, poichè il posizionamento di labbra e lingua è passivo ed è legato biomeccanicamente al movimento ritmico di tipo oscillatorio della mandibola. I risultati finali vengono espressi in riferimento alle classi fonologiche naturali di consonanti e vocali, inquadrati in una prospettiva longitudinale e discussi in relazione alle frequenze di occorrenza delle strutture foniche del lessico italiano, tratte da (1) una lista dei target lessicali adulti tentati dai bambini del nostro campione a 27 mesi, (2) una lista di parole tratte dal Primo Vocabolario del Bambino (PVB:Caselli e Casadio 1995, appendice B), (3) alcuni studi di frequenza disponibili per la lingua italiana (cfr. Zmarich & Miotti, 23b). Inoltre sono effettuati alcuni confronti con i dati disponibili in letteratura sullo sviluppo fonetico dei bambini anglofoni.

2 Dai risultati emerge che il babbling e le prime parole manifestano una preferenza per il tipo sillabico CV, con foni consonantici occlusivi orali e nasali, in maggioranza alveolari/dentali e bilabiali, e vocali di tipo anteriore o centrale (basso) non arrotondate. Le predizioni di Davis e MacNeilage sulle co-occorrenze intrasillabiche sono state confermate solo in parte. 1. INTRODUZIONE Quando si studia il parlato, ci si trova subito di fronte a due aspetti, apparentemente inconciliabili: un numero ristretto di unità discrete, permutabili, indipendenti dal contesto (descrizione segmentale del prodotto) e una attività fisica in variazione continua indotta dal contesto, in un gran numero di variabili articolatorie, acustiche, uditive o neurali (descrizione fisica del processo). Questi due aspetti impongono anche la scelta di diversi metodi di studio: l aspetto segmentale, che è relativo alle unità d informazione, viene studiato tramite la trascrizione fonetica del percetto uditivo (che può essere ulteriormente sostanziata, ma non sostituita, dalla descrizione delle caratteristiche acustiche e/o articolatorie dei cosiddetti target fonetici). L aspetto fisiologico, che è relativo alle unità d azione, viene indagato tramite l analisi del segnale acustico e tramite l analisi dei patterns fisiologici relativi alla respirazione, fonazione e articolazione (decorso temporale della dinamica articolatoria). Quello che alla fine fa la differenza tra i due aspetti è il ruolo giocato dal tempo: nel primo caso i segmenti sono atemporali e disposti l uno dietro l altro come perline sul filo (cfr. Goldsmith, 1976: 25-26), nel secondo i gesti articolatori sono compresenti e si modificano reciprocamente a più livelli. Nel campo degli studi sullo sviluppo fonetico, l aspetto più studiato è quello segmentale, a causa probabilmente di esigenze pratiche come la difficoltà di usare strumentazioni e procedure che non sono adatte a soggetti generalmente poco o per nulla collaborativi come i bambini, e per la necessità di valutare la normalità dello sviluppo con un metodo (apparentemente) facile e rapido quale quello basato sulla trascrizione fonetica del percetto uditivo. Infatti, spesso nella pratica clinica c'è l'esigenza di confrontare la produzione segmentale di un certo soggetto con i dati di bambini con sviluppo tipico della stessa fascia d'età, al fine di stabilire se quel bambino segue uno sviluppo tipico, atipico o è deviante. Ma l attenzione agli aspetti segmentali ha anche motivi teorici, quali la forte relazione di questo tipo di studi con un tipo di fonologia ancora basata sul segmento e sui tratti distintivi (come per certi versi può essere considerata l Optimality Theory di stampo generativo; per una recente rassegna cfr. Kager, Pater & Zonneveld, 24). Corre l obbligo di segnalare che, per evitare errori troppo spesso commessi in passato anche da studiosi insigni come il grande linguista Roman Jakobson (1941/1968) che basò il suo famoso studio su diari di genitori, che trascrivevano dal vivo senza l ausilio del registratore, bisogna essere consapevoli che la trascrizione in simboli fonetici (come quelli della tavola IPA) è basata su categorie articolatorie adulte e ogni fono rappresentato nella tavola IPA è descritto esaustivamente dall incrocio dell appropriata classe fonologica naturale del modo con l appropriata classe fonologica naturale del luogo, più l appropriata caratteristica di sonorità. L apparato fono-articolatorio fino almeno al 4 mese, invece, è anatomicamente e funzionalmente difforme da quello adulto (Kent & Vorperian, 1995; Mackenzie-Beck, 1997) e l uso dello stesso simbolo per una vocalizzazione infantile che viene percepita come simile ad una adulta sottenderebbe una somiglianza con l apparato adulto, che nei fatti può non esistere. Basando le proprie analisi sulla trascrizione fonetica, inoltre, si corre il rischio di attribuire uno status segmentale a percetti che in realtà possono non esistere

3 come unità autonome, coscientemente volute e realizzate, nelle vocalizzazioni del bambino. Ad esempio, il trascrittore può avere trascritto una sequenza di sillabe come /paf b /, anche se il bambino può non aver inteso produrre in modo deliberato e consapevole le distinzioni implicate da quei simboli fonetici (Oller, 2), ma solo aver aperto e chiuso, anche casualmente, per 3 volte la mandibola con gradi diversi di costrizione mentre le sue corde vocali a volte vibravano e a volte no. Lo stadio di vocalizzazione a partire dal quale ha senso usare la trascrizione fonetica è quello chiamato babbling (tradotto anche con il nome di lallazione ). Esso tipicamente compare attorno al sesto mese di vita e si riferisce alla produzione di una sequenza di sillabe di tipo consonante-vocale (CV) che si ripetono identiche (babbling canonico) o che possono variare in ciascuno dei due foni CV (babbling variato) con un organizzazione ritmica e temporale simile a quella del parlato adulto (Oller, Wieman & Doyle, 1976) cioè con transizioni formantiche relativamente rapide tra gli elementi consonantici e vocalici, e con una modalità fonatoria normale. Esempi tipici sono: [papapa], [pataga], [papipe] o [patigo]. Il motivo principale che ci autorizza finalmente all uso della trascrizione fonetica risiede nel fatto che il babbling è il primo tipo di vocalizzazione infantile che si struttura sulla sillaba, che è l unità ritmica minima del parlato adulto, e al contempo la principale e la più universale. Come vedremo meglio in seguito quando presenteremo il pensiero di MacNeilage e Davis, la sillaba del babbling non costituisce però un tutto inanalizzabile, ma forma una cornice, un modus construendi per gli elementi segmentali di natura consonantica e vocalica, che finalmente possono essere descritti individualmente, stante anche la raggiunta maturità anatomofisiologica, nei termini degli atteggiamenti articolatori di modo, luogo e sonorità, riassunti dai simboli IPA. Per questo è stato detto che la sillaba del babbling è il punto di contatto tra biologia e fonologia e la miglior base comune per descrivere gli enunciati infantili con metodi fisiologici, acustici e percettivi (Kent, 1993), usati anche per il parlato adulto. La legittimazione dell uso della trascrizione fonetica a partire dallo stadio del babbling non deve però farci dimenticare quello che è il limite intrinseco delle analisi basate sulla trascrizione fonetica, e cioè la soggettività delle valutazioni del trascrittore, anche se esperto. Infatti, è stato valutato che la trascrizione di tipo narrow ha percentuali di accordo inter- e intra-trascrittore di circa il 74% (Schriberg & Lof, 1991). Questa percentuale è destinata fatalmente a diminuire nel caso della trascrizione delle vocalizzazioni infantili, rendendo, laddove non si prendessero delle adeguate precauzioni, le conclusioni a cui portano le analisi basate sulla trascrizione fonetica tanto precarie quanto è instabile il piede su cui appoggiano (cioè il basso grado di accordo). A queste difficoltà si può rispondere con l adozione di alcune contromisure: si può pretendere che le percentuali di accordo inter- o intra- trascrittore siano più alte, si può ricevere aiuto nella trascrizione dalle funzionalità di software per l editing e l analisi del segnale acustico, in modo da isolare segmenti definiti di segnale da ascoltare ripetutamente, ed infine si possono adottare simboli speciali per trascrivere vocalizzazioni speciali come quelle emesse dai bambini. Questi simboli tuttavia devono essere riconosciuti dalla comunità dei trascrittori, ed essere in un qualche modo standardizzati e ufficiali. Nel campo degli studi sullo sviluppo fonetico non esistono sistemi di trascrizione con queste caratteristiche, ma una buona soluzione può essere offerta dall uso dei simboli e diacritici per la trascrizione del linguaggio patologico che sono stati aggiunti alla tavola principale dei simboli e dei diacritici IPA nell Handbook of the International Phonetic Association (1999). Da un altro punto di vista, i foni del babbling sono in continuità con il parlato adulto per due aspetti (Oller et al., 1976, Locke, 1983):

4 1) i foni (e le loro combinazioni) che sono più frequenti nel babbling lo sono anche nelle lingue del mondo (foni consonantici occlusivi orali e nasali e i foni approssimanti); 2) le prime parole di un bambino contengono gli stessi foni nelle stesse combinazioni dei suoi episodi di babbling. Nel periodo prelinguistico, quando il lessico è inferiore alle 1 parole, l uso sistematico di sillabe canoniche (del tipo CV) permette al bambino di fare un'attività di pratica motoria orale e di matching vocale-uditivo. Queste produzioni in seguito assumono un significato, più precisamente nel momento in cui il bambino connette in modo sistematico qualche particolare configurazione articolatoria di babbling a qualche particolare concetto semantico, non strettamente dipendente dal qui ed ora del contesto comunicativo. A partire dai 18/2 mesi, o da quando i bambini raggiungono una dimensione lessicale che va dalle 15 alle 1 parole, e fino ai 3 mesi, si ha il periodo di massima velocità di espansione del vocabolario (cfr. lexical spurt). L'apprendimento di parole nuove avviene ad una velocità che va dalle 4 alle 1 nuove parole al giorno nel periodo in cui il vocabolario espressivo raggiunge circa le 7 parole e ci possono essere fino a 5 parole comprese per ogni parola prodotta (de Boysson-Bardies, 1999). A seguito dell'esplosione del vocabolario, il sistema lessicale costituito da insiemi fonici non scomponibili va in crisi. Per il bambino diventa sempre più difficile tenere separati tutti i gesti rilevanti che si riferiscono in modo olistico alle parole: se il lessico continua ad accumularsi, il sistema si sovraccarica e incomincia a rallentare. Secondo Lindblom, (1998; 1999; 2) a questo punto, interviene un processo di auto-organizzazione basato sul principio del minimo sforzo, volto a facilitare la memorizzazione lessicale e il successivo accesso alle parole, che raggruppa insieme le parole che condividono gli stessi gesti articolatori, e le contrappone ad altre. Il primo babbling manifesta proprietà universali: le restrizioni di tipo neurofisiologico individuate da MacNeilage & Davis (2) possono spiegare come mai la frequenza di occorrenza dei foni prodotti all inizio del babbling e le loro combinazioni non risentono dell influenza delle lingue native (Vihman, 1996). L ipotesi della struttura intrasillabica proposta da MacNeilage e Davis prevede che nella sillaba CV le consonanti anteriori (coronali) co-occorrano (si associno) quasi esclusivamente con le vocali anteriori, le consonanti posteriori (dorsali) con le vocali posteriori e le consonanti labiali con le vocali centrali. Queste associazioni sono generate dal vincolo biomeccanico che lega il posizionamento di labbra e lingua (articolatori ancora poco mobili) al movimento ritmico di tipo oscillatorio della mandibola (articolatore già molto mobile). Queste ipotesi sono state sperimentalmente verificate sulle trascrizioni di 6 bambini americani (Davis & MacNeilage, 1995) e sulle trascrizioni di bambini di alcuni altri contesti linguistici (cfr. Davis & MacNeilage, 22), e hanno trovato alcune conferme di tipo acustico (Sussman, Duder, Dalston & Cacciatore, 1999) e cinematico (Green, Moore & Reilly, 22). MacNeilage, Davis, Kinney & Matyear (2) sostengono che queste ed altre caratteristiche (ad es. la preferenza ad iniziare le prime parole con la sequenza Consonante labiale-vocale-consonante coronale ) fondano la loro universalità su proprietà che sono fondamentali per le operazioni del sistema del controllo motorio (ad es. il principio del minimo sforzo), e che la loro traccia si ritrova cristallizzata anche nelle strutture delle lingue odierne, poiché sembra che anche la maggioranza delle lingue esistenti manifestino queste preferenze. Da questo punto di vista potrebbe essere affermato che non solo l ontogenesi ricapitola la filogenesi, ma, in un certo senso, la crea. Infatti, le capacità percettive, cognitive e articolatorie del bambino sono il filtro attraverso cui le parole vengono trasmesse da una generazione alla generazione successiva.

5 Se non è argomento di discussione il fatto che il primo babbling manifesta proprietà universali, c è molta discussione sui tempi e le modalità di emergenza delle influenze fonetiche linguo-specifiche e sulla nascita della fonologia. Intanto conviene tenere separati i due aspetti: con le diverse opinioni a riguardo dello status fonologico delle prime influenze fonetiche linguo-specifiche è possibile distinguere, secondo Ingram (1991), almeno quattro teorie: 1. la teoria maturazionista: il babbling infantile e le prime parole sono determinate biologicamente, senza organizzazione di tipo linguistico e senza influenze della lingua nativa (per es. Locke, 1983); 2. la teoria interazionista: il babbling infantile e le prime parole mostrano le influenze della lingua nativa, ma l organizzazione di queste influenze è di tipo pre-linguistico (per es. Vihman & de Boysson-Bardies,1994) 3. la teoria Jakobsoniana: le prime parole mostrano organizzazione linguistica ma nessuna influenza della lingua nativa (per es. Jakobson, 1943/68); 4. la teoria neo-jakobsoniana: le prime parole mostrano sia organizzazione linguistica che influenza della lingua nativa (per es. Ingram, 1999) Per quanto riguarda l inizio della fonologia, Vihman & Velleman (2) si chiedono: è da collocarsi nel momento in cui il bambino supera le associazioni CV tipiche del babbling (MacNeilage & Davis, 2)? Quando la prosodia infantile incomincia ad essere caratterizzata più dai parametri della lingua ambientale che dalle restrizioni della produzione articolatoria (Hallè, de Boysson-Bardies, Vihman, 1991)? Quando il repertorio dei suoni prodotti incomincia ad includere qualcuno dei segmenti meno comuni che sono peculiari della lingua nativa (Vihman & de Boysson-Bardies,1994)? O dobbiamo pretendere che compaiano i primi contrasti distintivi a livello segmentale e/o soprasegmentale (Dinnsen 1992; Ingram, 1999)? Per MacNeilage & Davis (2) le proprietà del primo babbling si estendono fino al periodo delle 5 parole (verso i 18 mesi), dopo il quale la strategia del fronting (consonante iniziale di tipo labiale, consonante coronale all inizio della seconda sillaba) con cui sono costruite le prime parole, permette di apprendere i nuovi pattern fonetici delle lingue native. Le ricerche di Teixeira e Davis (24), condotte su bambini parlanti il portoghese di tipo brasiliano, enfatizzano la supremazia degli effetti del sistema di produzione nelle prime parole, sebbene esse mostrino pure le influenze degli effetti percettivi dell ambiente linguistico (come dimostra l alta frequenza di consonanti dorsali e di parole plurisillabiche, che non sono presenti nei coetanei inglesi). Per altri, come Studdert-Kennedy (1998, 2), Goldstein (23), Studdert-Kennedy & Goldstein (22), il bambino forza il sistema delle parole-frase e smantella i gesti olistici relativi alle sue prime parole, attraverso un processo di fonemizzazione, fondato sul principio biologico del particolato (Studdert-Kennedy, 1998), che ogni sistema dell universo fisico sfrutta allorchè fa un uso infinito di mezzi finiti. Le parole vengono rappresentate come concatenazioni di segmenti fonologici che basano la loro natura su un dispositivo organico già in sé strutturato in parti distinte, come il condotto vocale, straordinariamente adatto a distribuire rapidamente azioni coerenti guidate da scopi fonetici ( chiudi/restringi il condotto vocale nel punto X ) su parti anatomofisiologiche indipendenti (labbra, apice lingua, dorso lingua, radice lingua, velo palatino, glottide). La strutturazione di patterns di gesti sovrapposti a livello di sillaba rende possibile la produzione/percezione di circa 1-15 unità segmentali al secondo: it is this kind of parallel processing that makes it possible to get high speed performance with low speed machinery (Liberman, Cooper, Shankweiler, Studdert-Kennedy, 1967:446).

6 I suddetti autori affermano che il bambino manifesta molto precocemente, addirittura nei suoi primi giorni di vita (Meltzoff & Moore, 1997), la capacità di riconoscere e usare parti diverse del suo apparato articolatorio. Una conseguenza di questa sua capacità è che il bambino riconoscerà e produrrà per prime quelle distinzioni fonologiche che sono legate all uso di articolatori diversi e anatomofisiologicamente indipendenti, e solo dopo quelle distinzioni fisiologiche che sono legate a distinzioni di modo (cioè di grado di costrizione) ma che sono interne allo stesso articolatore (per es. occlusiva vs fricativa bilabiali). L ipotesi sulla loro acquisizione parte dalla considerazione generale che le categorie fonologiche emergono per soddisfare il requisito che le azioni fonologiche siano condivise dai membri della stessa comunità linguistica. Per condividerle i membri devono reciprocamente adattare le loro azioni fonetiche (attunement). Siccome la relazione tra i parametri di costrizione articolatoria e le loro proprietà acustiche è di tipo non lineare (Stevens, 1989), certe regioni del continuum del tratto vocale consentiranno questo reciproco attunement, altre no (auto-organizzazione attraverso l interazione pubblica di più parlanti). Ad es., il grado di costrizione nella regione palatale è una funzione non lineare perché bastano pochi mm. di restringimento del tratto vocale per passare da una approssimante [j] a una fricativa palatale [ ]. Le simulazioni al computer suggeriscono che questa modalità d interazione porta effettivamente all emergere delle categorie fonologiche basate su contrasti all interno dello stesso organo (Goldstein, 23). Ma, come osservano Vihman & Velleman (2), se si accetta che la struttura fonologica emerga gradualmente dai fenomeni fonetici, a che punto di questa traiettoria graduale si può dire allora che nasce la fonologia? Questi autori propongono che, sebbene nello sviluppo fonetico-fonologico si colgano sia discontinuità che continuità, nondimeno è possibile identificare l inizio del sistema fonologico di un bambino. Bambini diversi arrivano a soluzioni diverse del conflitto tra le loro capacità fonetiche e le richieste della lingua nativa. Nella maggior parte dei bambini, queste soluzioni consistono in schemi di parola (cfr. word templates, Vihman & Velleman, 2: 311), che inizialmente vengono espressi come preferenze nella selezione dei target adulti, ed in seguito come stampi su cui adattare la pronuncia dei target che non si conformano ad essi, deformandoli. Dalle loro ricerche, per es. sull acquisizione della distinzione di lunghezza consonantica (consonante intervocalica scempia/geminata) da parte dei bambini di madre lingua finlandese, questo passaggio si situa verso la fine del periodo della singola parola, quando il bambino ha un vocabolario di circa 5 parole. L inizio dell influenza linguospecifica e le modalità con cui essa si manifesta rappresentano un aspetto aperto alla verifica sperimentale, specificatamente di tipo interlinguistico. Perché ci sia influenza linguospecifica bisogna dimostrare che: 1) le differenze fonetiche tra i gruppi nazionali sono maggiori delle differenze all interno dei gruppi; 2) queste differenze riflettono i patterns caratteristici di ciascuna lingua (de Boysson-Bardies et al., 1992). Stabilire le relazioni tra le strutture fonetiche e fonotattiche presenti nel babbling dei bambini cresciuti in ambienti linguistici diversi, e quelle pressenti nelle diverse lingue materne, per distinguere tra proprietà universali e proprietà linguospecifiche, è una strategia di ricerca che per es. ha portato Vihman & de Boysson-Bardies (1994) a individuare un influenza positiva della lingua nativa già a 9-1 mesi, allorchè i foni nativi aumentano, e un influenza negativa a partire dai 12 mesi circa, quando i foni non nativi diminuiscono. Per l Italiano non esistono dati definitivi. Per i primi dati, cfr. Bortolini (1993), che però riporta senza citare interi passi da de Boysson-Bardies et al. (1992) e Locke (1992), e Zmarich & Miotti (23a, 23b), tutti purtroppo solo a partire dai 1 mesi: potrebbe

7 essere già tardi per individuare l inizio dell influenza della lingua nativa. Sono in corso studi su bambini più piccoli (dai 6 mesi, inizio del babbling, progetto del Piano di Ateneo per la Ricerca 22-24, Università di Siena, responsabile Prof. Mario Vayra, collaboratori Claudio Zmarich, Cinzia Avesani ed Edda Farnetani). Anche nella successiva fase del linguaggio emergente, compresa tra 1 e 5 parole, e in quella del linguaggio che si sta sviluppando, dalle 5 parole in poi (Paul, 21) sono pochissimi gli studi fonetici sui bambini italiani, e sono solo leggermente di più a partire dai 24 mesi, età in cui possiedono già un discreto vocabolario, con una media di 3 parole, e una variabilità che fluttua da 8 a più di 5 parole. Per confrontare le caratteristiche fonetiche del babbling con quelle del linguaggio emergente e del linguaggio che si sta sviluppando gli studiosi ricorrono all analisi del percetto uditivo codificato nella trascrizione fonetica per ricavare le frequenze di occorrenza dei segmenti e delle sillabe presenti nei campioni di parlato. Il tipo di campione considerato per i primi stadi della produzione linguistica non è lo stesso del babbling. Nel babbling le statistiche di frequenza dei foni e dei tipi sillabici sono relative ai token (cioè sono calcolate su tutte le occorrenze degli enunciati di babbling) mentre negli stadi del linguaggio emergente e del linguaggio che si sta sviluppando il campione su cui sono calcolate le frequenze è costituito dai type (i migliori rappresentanti delle parole), che dal punto di vista pratico altro non sono che elenchi di voci lessicali diverse, uguali alle entrate del dizionario. Questa diversità del tipo di campione usato per le analisi sulle frequenze dei foni non è del tutto arbitraria e negativa, e si basa in parte sulla natura del processo di acquisizione dei patterns fonetici. Infatti, Pierrhumbert (23) afferma che le prime regolarità fonetiche della lingua nativa che i bambini apprendono derivano dalle proprietà statistiche del parlato circostante, che sono relative ai fasci di co-occorrenze fonetiche nei token in sequenza, e che riflettono la frequenza d uso. Il tipo di inizio bottom-up delle categorie ha successo grazie al circuito di percezione-produzione operante nella comunità linguistica, che riflette la contrastività e la discriminabilità delle categorie della grammatica adulta. Una volta che il bambino ha acquisito un piccolo lessico, il sistema fonologico in via di sviluppo viene ulteriormente raffinato e migliorato ricorrendo al feedback interno derivato dalla statistica sui type lessicali. Il campione lessicale infantile può servire per analisi di tipo relazionale o analisi di tipo indipendente (Stoel-Gammon, 1991). Le analisi di tipo relazionale sono quelle in cui ogni produzione lessicale prodotta dal bambino è messa in rapporto con il target adulto. La produzione del target di solito viene elicitata tramite la somministrazione di un test, il confronto produce dei punteggi di accuratezza, più o meno grande a seconda della maggiore o minore vicinanza alla forma adulta, gli errori vengono classificati e il bambino viene valutato di conseguenza per la sua competenza fonologica (cfr. Smit, Hand, Freilinger, Bernthal & Bird, 199). Le analisi di tipo indipendente invece non vengono condotte sui target della lingua adulta, ma sulle produzioni lessicali effettive del bambino mentre interagisce con la madre, e portano ad una valutazione della sua abilità fonetica, tramite la compilazione dei cosiddetti inventari fonetici. Questi non sono altro che una classificazione, basata sulle caratteristiche di luogo, di modo di articolazione e di sonorità, dei foni che il bambino produce più frequentemente. Per la continuità che offrono con gli studi sul babbling sia nel metodo di raccolta che in quello di analisi, le analisi indipendenti sono da preferire rispetto a quelle relazionali quando bisogna confrontare gli stadi di produzione prelinguistici e linguistici. Per quanto riguarda gli studi sugli inventari fonetici dei bambini italiani, Bortolini (1995: pag. 22) riporta quelli che l'autrice descrive come "dati articolatori normativi" a

8 partire dai 24 mesi, ma non esplicita come sono stati raccolti, né il grado di affidabilità delle trascrizioni, e neppure il numero di soggetti del campione. Nello studio di Bortolini, Bonifacio, Zmarich, Fior (1996) vengono presentati gli inventari fonetici di 4 bambini con sviluppo tipico nelle tappe dei 18, 21 e 27 mesi, che progrediscono nell intervallo temporale considerato, passando, a 18 mesi, da un inventario costituito quasi esclusivamente (fatta ecc. per il fono /l/) dalle sole consonanti occlusive, nasali e orali (queste ultime prevalentemente sorde), al completamento del repertorio delle occlusive a 21 mesi, con l aggiunta della serie sonora e l inserimento delle prime fricative, affricate ed approssimanti, per giungere a 27 mesi ad un inventario fonetico quasi completo ( mancano /dz,, r, /). Lo studio più completo a oggi è quello di Zmarich e Bonifacio (24): dai risultati di questo studio emerge che il sistema fonetico dei bambini italiani cresce sistematicamente dai 18 ai 27 mesi, con le seguenti modalità: 18 mesi: presenti solo occlusive (orali e nasali), prevalentemente sorde (perché articolatoriamente più facili delle sonore). Tra i luoghi di articolazione viene preferito quello anteriore, forse perchè le labiali possono essere prodotte con la sola mandibola e le alveolari sono le preferite tra le consonanti linguali perché più facili dal punto di vista articolatorio rispetto alle dorsali. L occlusiva nasale è prodotta con un range di sovrapposizione temporale molto ampio tra le due azioni di abbassamento del velo e di effettuazione di una costrizione orale. E' molto evidente una preferenza per il tipo sillabico CV: infatti può essere prodotta da un singolo organo che forma una costrizione ed una apertura senza una precisa coordinazione tra i gesti di C e V. A questa età le consonanti prodotte sono proprio quelle che ci aspetteremmo se i bambini stessero producendo gesti degli organi del condotto vocale controllati e coordinati in modo insufficiente. 21 mesi : l inventario fonetico più completo è in posizione mediana. Si può incominciare a cogliere un influsso della lingua nativa (l Italiano): si afferma il contrasto di sonorità, e i foni [l] e [t ] introducono altre abilità fonetiche, come l abilità a prolungare un fono ([l]) o una sua fase ([t ]), coordinandola alla fase precedente e mantenendo un grado di costrizione adeguato alla generazione della turbolenza. 24 mesi: consolidamento di tutti i foni occlusivi e ingresso massiccio delle fricative, differenziate per modo e luogo di costrizione. 27 mesi: aumentano i tipi sillabici complessi come CVC e CCV. Nell articolo di Zmarich e Bonifacio (24) vengono anche tentati alcuni confronti per stabilire quanto le variazioni evolutive siano dettate dalle caratteristiche della lingua adulta. Un primo tipo di confronto è istituito verso il basso con i dati fonetici di alcuni database infantili. Il primo di questi riguarda 4 bambini e si riferisce al babbling (BAB-1 e BAB-2, cfr. Zmarich & Miotti, 23b), alle prime parole fino ai 18 mesi (WORD-2, cfr. Zmarich & Miotti, 23b), ai target lessicali adulti tentati (TARG, cfr. Zmarich & Miotti, 23b), mentre un secondo database si riferisce ad un corpus lessicale adulto relativo al primo vocabolario dei bambini fino ai 3 mesi. In questo database Zmarich e Miotti (23) hanno informatizzato l appendice E, che contiene 696 parole producibili dai bambini dai 18 ai 3 mesi, del questionario noto come Il primo Vocabolario del Bambino (PVB), adattamento italiano del MacArthur Communicative Development (CDI di Fenson et alii, 1993) ad opera di Caselli e Casadio (1995). Un secondo tipo di confronto è istituito verso l alto con i dati fonetici relativi all italiano scritto (Batinti, 1993) e parlato (Bortolini et alii, 1978). Il confronto è, come

9 avvisano gli autori, solo indicativo e generico, perché i dati a confronto si riferiscono a soggetti diversi, che producono oggetti diversi (foni vs classi fonologiche), che vengono misurati in modo diverso (Zmarich e Bonifacio, 24). Un terzo tipo di confronto, trasversale perché interlinguistico con i coetanei di comunità linguistiche diverse dall italiano, è stato istituito sulla base di alcuni dati esistenti in letteratura. Poiché l ambiente linguistico da cui provengono la stragrande maggioranza dei soggetti studiati è quello anglofono, gli autori hanno fatto riferimento principalmente a Davis & MacNeilage (1995), Stoel-Gammon (1985) e Dyson (1988). Da tutti questi confronti, Zmarich e Bonifacio (24) ricavano che, per quanto riguarda il modo di produzione, c è una continuità in termini di tipo di foni prodotti tra stadio prelinguistico e stadio linguistico: in entrambi gli stadi i foni consonantici più frequenti e più stabili sono le occlusive orali e nasali. Diversamente dagli inventari dei bambini americani, le approssimanti [j] e [w] non compaiono mai negli inventari dei bambini italiani (influenza della diversa incidenza percentuale nelle rispettive lingue?). In confronto alla lingua adulta, le nasali incrementano la loro presenza nello stadio delle prime parole, mentre trilli, fricative e affricate incominciano ad essere rappresentati in modo consistente solo nei target. Per quanto riguarda il luogo di produzione, il dato più interessante è relativo all incremento percentuale delle bilabiali nello stadio delle prime parole rispetto sia alle fasi precedenti del babbling che ai pattern successivi della lingua parlata dagli adulti. La sillaba CV raggiunge il suo massimo (circa 8%) proprio a 18 e a 21 mesi, mentre il tipo sillabico V decade con l età, e il tipo CVC aumenta. I coetanei inglesi producono il tipo CVC in almeno il 4% delle sillabe prodotte (Dyson, 1988). Nello studio che presentiamo le analisi si differenziano da quelle di Zmarich e Miotti (23a, 23b) e di Zmarich e Bonifacio (24) per più aspetti : vengono rappresentate le frequenze di occorrenza di tutti i foni e non solo di quelli attestati in base a un criterio di soglia (cioè presenti nella maggioranza dei soggetti); le frequenze di occorrenza di ciascun fono sono riferite alla posizione che questo occupa nella sillaba e non nella parola; sono rappresentati anche i risultati per le vocali; i risultati sono confrontati con i risultati delle analisi svolte con gli stessi criteri sulle forme lessicali adulte tentate dai bambini (quelle del nostro data base e quelle tratte da Caselli e Casadio, 1995, vedi metodologia); sono state calcolate le co-occorrenze tra C e V all interno delle sillabe, per verificare le ipotesi di Davis & MacNeilage (1995) e MacNeilage & Davis (2). 2. METODO SPERIMENTALE 2.1 Soggetti e registrazioni I soggetti di questo lavoro sono i bambini esaminati nelle tesi di laurea di Minozzi (24) e Stocco (24). Il campione di bambini preso in esame da Minozzi (24) è costituito da quattro soggetti dei quali si è osservato lo sviluppo fonetico al 1, 12, 14 e 16 mese d età. Questi soggetti fanno parte di un database raccolto dal Dr. Claudio Zmarich dell Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR, sez. di Fonetica e Dialettologia, e sono già stati studiati in Zmarich e Miotti (23a, 23b). I soggetti appartengono a una classe sociale di tipo medio e la loro partecipazione allo studio non è stata ricompensata su base monetaria. Essi, un maschio (S 4) e tre femmine (S 1, S 2 ed S 3), sono nati a termine con

10 uno sviluppo neuromotorio, cognitivo e linguistico nella norma rispetto all età, e soprattutto sono esenti da patologie a carico dell apparato uditivo e pneumo-fono-articolatorio. 1 mesi 12 mesi 14 mesi 16 mesi S 1 9;28 11;18 13;17 15;1 S 2 9;5 11;12 13;14 15;14 S 3 9;8 11;22 13;21 15;19 S 4 9;9* 11;21 13;7 15;16 Tab. 1. Età dei bambini in mesi e giorni a seconda delle tappe. * La prima tappa di S 4 ha avuto una sessione supplementare a 9, 28 mesi. Il campione di bambini preso in esame da Stocco (24) è formato da 13 soggetti, 6 maschi e 7 femmine di cui 4 appartegono anche allo studio di Bortolini et al. (1996), e cioè i cosiddetti bambini nati a termine di peso appropriato (T-AGA), ed altri due soggetti appartengono anche al database di Minozzi (24: S 3 e S 4). Il livello sociale definito in base al titolo di studio e alla professione di entrambi i genitori è globalmente di tipo medio. I bambini sono monolingui, cresciuti in un ambiente dove si parla un italiano di tipo regionale (giuliano per 11 soggetti risiedenti in provincia di Trieste, veneto per due soggetti, risiedenti in provincia di Padova). Riferendoci qui solamente agli aspetti fonetici di tipo segmentale e più specificamente consonantico, si può sottolineare che la variante regionale giuliana è caratterizzata rispetto all'italiano standard principalmente dalle assenze di / / intervocalico (realizzato come /nj/) e / / (realizzato come /lj/, cfr. Canepari, 198). Tutti i bambini di questo campione, nel primo anno di vita, hanno avuto uno sviluppo psicomotorio regolare documentato dal pediatra e sono risultati esenti da deficit uditivi e foniatrici importanti nella fase del reclutamento. Ogni bambino è stato sottoposto a una valutazione logopedica basata sull osservazione dell interazione di gioco della diade madre-bambino associata alla compilazione da parte dei genitori del questionario PVB (Caselli e Casadio, 1995), al fine di escludere bambini che potevano presentare inibizione alla comunicazione in ambiente non familiare ed un livello di vocabolario espressivo e ricettivo inferiore al 1 percentile. 2.2 Registrazione Il campione di bambini preso in esame da Minozzi (24) è stato registrato a partire da età diverse, e la prima tappa in cui è possibile considerarli tutti insieme è quella del 9 /1 mese. Le modalità di raccolta dei dati sono state descritte in Zmarich e Miotti (23a, 23b) a cui rinviamo per i dettagli; segnaliamo solamente che la frequenza delle sedute di registrazione è stata di una ogni due settimane e la durata di ogni registrazione era di circa un ora, ed era eseguita dai familiari dei bambini che erano stati dotati degli strumenti per la registrazione e delle istruzioni necessarie. La strumentazione consisteva per due bambini di un registratore Sony tipo DAT e microfono Sony mod. ECM-T7, mentre altri due bambini sono stati registrati con un registratore analogico semiprofessionale AIWA, mod. TP-85 e microfono Sony, mod. ECM-T7. Per ogni bambino del database preso in esame da Stocco (24) le registrazioni sono state effettuate in quattro tappe, distanziate di tre mesi, a partire dal compimento del 18 mese, e a 21, 24 e 27 mesi. La produzione verbale della parola veniva sollecitata su presentazione di un oggetto giocattolo rappresentante il target, procedendo in modo

11 ordinato in base alla categoria lessicale. In anticipo era stato stabilito che, per considerare valido il campione di linguaggio raccolto ai fini delle analisi linguistiche, esso doveva contenere almeno il 5% delle parole segnate nella lista lessicale compilata dal genitore, e ciò è stato raggiunto per tutti i bambini (Zmarich & Bonifacio, 24). Per quanto riguarda la strumentazione, la registrazione dei bambini è avvenuta con registratore analogico a bobina UHER e registratore DAT TEAC DA-P2, W-85R e microfoni professionali AKG acoustics D 33 BT, MAR II. Ogni registrazione durava dai 45 ai 6 minuti circa. 2.3 Trascrizione Trascrittori esperti di linguaggio infantile hanno trascritto le produzioni dei bambini usando l'alfabeto Fonetico Internazionale (1996), integrato con la serie di simboli e diacritici raccomandati per la trascrizione del linguaggio patologico pubblicata col nome di Ext IPA nell Handbook IPA (1999). I trascrittori si sono serviti, laddove necessario, del feeedback fornito dal segnale acustico acquisito e visualizzato con Multispeech e/o Praat, per PC. 2.6 Indice di concordanza Per quanto riguarda il database considerato da Minozzi (24), l attendibilità delle trascrizioni è stata controllata attraverso due diverse procedure. In un caso i professionisti che avevano lavorato sul soggetto hanno trascritto in modo congiunto circa il 25% dell intero prodotto verbale del b/o, discutendo i dubbi e giungendo ad una trascrizione consensuale, trovando un accordo percentuale del 98,3% (calcolato con la formula point by point, Shriberg & Lof, 1991) per i simboli IPA. Per gli altri soggetti le trascrizioni sono state eseguite in modo indipendente da due trascrittori su 1 enunciati consecutivi di ciascuna registrazione, e alla fine l accordo risultava del 62,7% su tutti i simboli IPA. Per quanto riguarda il database di Stocco (24), un secondo trascrittore indipendente ha ritrascritto da 3 registrazioni 262 sillabe. L accordo sulle trascrizioni è stato calcolato pari al 67,2% per le consonanti e 6,8% per le vocali. Dal momento che nello studio di Davis & MacNeilage (1995), come d altronde nella grande maggioranza delle ricerche basate sulla trascrizione fonetica del percetto uditivo del parlato infantile, l accordo era del 76,8% (63%-83%) per le consonanti, e del 44,8% per le vocali (33%-69%), e che la stima sul tasso medio di accordo inter- e intra-trascrittore per un tipo di trascrizione stretta (narrow) eseguite da Shriberg & Lof (1991) risulta essere del 74% circa, valutiamo le nostre percentuali di accordo come sufficienti. 2.4 Criteri di selezione e analisi Sono state escluse dall analisi tutte le produzioni disturbate da rumore, i suoni di tipo riflesso e vegetativo, e quelli che appartengono allo stadio pre-babbling del vocal play. Le vocalizzazioni prodotte con fonazione di tipo non modale (laringalizzate, in falsetto) sono state escluse. Le sillabe CV isolate sono state accettate. Due sillabe successive sono considerate appartenenti a enunciati diversi se separate da più di 25 ms. Per il babbling abbiamo considerato ogni produzione non esclusa in base alle precedenti motivazioni. Per le prime parole, abbiamo considerato solo i foni prodotti nelle parole identificate come tali sulla base dei criteri esposti in Vihman & McCune (1994), che considerano: la somiglianza fonetica con la forma adulta, cioè la presenza di almeno due suoni in comune tra la forma adulta e quella infantile (preferibilmente consonantici); il contesto d'uso e quindi la funzione comunicativa; l'identificazione da parte del genitore.

12 Abbiamo considerato solamente le denominazioni e le produzioni spontanee, non considerando le ripetizioni immediate. Sono state escluse le onomatopee se prodotte in risposta alla domanda: come fa x?. Per il campione di quattro bambini considerato da Minozzi (24), sono state analizzate qui le sole produzioni di babbling. Per il campione di 13 bambini considerato da Stocco (24), sono state analizzate tutte le forme lessicali selezionate per calcolare gli inventari fonetici esposti in Zmarich e Bonifacio (24). Questi sono stati calcolati seguendo la procedura di analisi impiegata da Stoel-Gammon (1985), che si applica ad un lessico individuale di almeno 1 parole diverse (type), fino ad un massimo di 5 parole, anche quando la produzione lessicale di un bambino è più ampia. In questo modo è possibile il confronto diretto tra inventari fonetici a prescindere dalla dimensione totale del lessico prodotto durante la seduta di registrazione. La selezione delle parole procede in ordine strettamente progressivo. Ogni fono che ricorra nella posizione iniziale e mediana in almeno due parole diverse viene incluso nell'inventario fonetico del bambino per quella data posizione. Se in corrispondenza di una certa parola ci sono più forme variabili nelle consonanti, vengono considerate per l'analisi solo le prime due in ordine di occorrenza. Noi abbiamo parzialmente derogato a queste restrizioni per poter rappresentare adeguatamente la maggior ricchezza fonetica della tappa dei 27 mesi, che d altronde Stoel-Gammon (1985) non analizza. Nei lessici individuali che eccedevano i 5 type lessicali, pur conducendo la selezione dei type in ordine progressivo, abbiamo trascurato quelle parole costituite dai foni già attestati nelle parole precedenti, andando alla ricerca delle parole che contenevano i foni ancora mancanti, fino al raggiungimento dei 5 type lessicali. 2.5 Codifica Ogni parola è stata suddivisa in sillabe, sulla base della gerarchia di sonorità e dei principi di sillabificazione (Nespor, 1993; Blevins, 1995). I foni [j w] sono stati codificati come consonanti in base alla considerazione che non costituiscono apice di sillaba. Il fono [s] in posizione iniziale di nesso consonantico intervocalico è stato attribuito alla sillaba successiva (per es.: a.sta e non as.ta ). Sono state codificate, come casi di una matrice di Systat, le sillabe della produzione infantile i cui foni hanno occupato colonne separate; inoltre è stato codificato per ogni produzione il numero progressivo delle sillabe, il numero corrispondente alla numerazione delle sillabe nella trascrizione, il numero progressivo di appartenenza di una data sillaba a un dato enunciato, la posizione della sillaba nell enunciato (iniziale, mediana, finale), il target corrispettivo, il tipo sillabico. Si è usato il programma statistico Systat per codificare i foni e per attribuire ad ognuno la classe articolatoria appropriata, tratta dalla classe per modo, per luogo e per sonorità (e arrotondamento per le vocali) dell IPA. Resta da dire che, purtroppo, un ricercatore italiano non può, a tutt oggi, disporre nè di database lessicali informatizzati per query di informazioni a livello segmentale, nè di studi statistici definitivi sulle frequenze di occorrenze delle unità segmentali a livello di dizionario e a livello di uso linguistico, scritto o parlato. Questa carenza di fondo impedisce di stabilire con sufficiente certezza quali siano i pattern statistici di tipo segmentale caratterizzanti il lessico italiano e l uso linguistico dei parlanti, che costituiscono il target naturale del bambino, futuro membro di tale comunità. 3. RISULTATI Il numero totale di sillabe analizzate in questa tesi è di 4338 per il database che si riferisce alle sole produzioni di babbling dei quattro bambini, mentre il numero totale di sillabe analizzate nelle produzioni lessicali considerate per gli inventari fonetici dei 13

13 bambini è di 483. Inoltre, il database delle forme lessicali adulte tentate dai bambini a 27 mesi (TARGET) annovera 154 sillabe. Il database tratto dalla lista in allegato E di Caselli e Casadio (1995) assomma a 184 sillabe. A scopo informativo, nello studio di Davis & MacNeilage (1995), a cui possiamo avvicinare di più il nostro studio per metodo e scopi, il numero di sillabe prodotte dai 6 bambini registrati per circa 6 mesi dall inizio del babbling, con una frequenza di una registrazione di un ora a settimana, era di Per quanto riguarda il database considerato da Stocco (24), la tabella 2 presenta per ogni tappa d età la media e il range del numero di parole prodotte dai soggetti, che sono 13 eccetto che al 18 mese in cui sono 11 (2 soggetti non raggiungevano il numero minimo di 1 parole). MESI MEDIA RANGE 18* Tab. 2. Type lessicali rilevati a 18, 21, 24 e 27 mesi (* 11/13 soggetti). Nella fig. 1 è illustrata la frequenza percentuale dei tipi sillabici. FREQUENZA % FREQUENZA% BABBLING PAROLE 1 MESI 12 MESI 14 MESI 16 MESI CCV CCVC CV CVC CVCC V VC 18 MESI 21 MESI 24MESI 27 MESI CCCV CCV CCVC CV CVC V VC Fig. 1. Frequenza dei tipi sillabici negli episodi di babbling (grafico superiore) e nelle parole (grafico inferiore), per le tappe di età considerate.

14 Nella parte della fig. 1, riferita al babbling, si può osservare un assoluta prevalenza di CV e V e una minor frequenza di sillabe più complesse (incremento progressivo di CVC); in quella riferita alle prime parole, si può osservare invece, un assoluta prevalenza di CV, seguita a grande distanza da V e CVC. Con l aumento dell età, si assiste ad un progressivo incremento di CVC e CCV, e ad una riduzione di CV. La fig. 2 illustra la lunghezza delle produzioni misurate in numero di sillabe. FREQUENZA % FREQUENZA % BABBLING PAROLE MESI 12 MESI 14 MESI 16 MESI MESI 21 MESI 24 MESI 27 MESI Fig. 2. Lunghezza delle produzioni espressa in n di sillabe, per gli episodi di babbling (nel grafico superiore e per le parole (nel grafico inferiore). Per quanto riguarda il babbling si ha una prevalenza di episodi monosillabici e bisillabici. Per quanto riguarda le prime parole, all inizio la grande maggioranza è costituita da bisillabi, ma nel corso dello sviluppo si assiste a una loro progressiva riduzione e ad un aumento dei trisillabi e quadrisillabi. Passando a considerare la frequenza delle classi di modo d articolazione per le consonanti iniziali dei tipi sillabici CV e CVC, esposte in figura 3, per il babbling emerge una prevalenza delle occlusive orali seguite dalle nasali e dalle fricative, mentre nel tempo si ha una progressiva riduzione delle nasali, bilanciata da un aumento delle laterali. Anche le produzioni lessicali (grafico inferiore) sono caratterizzate dalla prevalenza di occlusive,

15 ma la loro frequenza relativa, inizialmente molto più alta che nel babbling, diminuisce con l età, mentre aumentano le fricative. A 27 mesi compare il fono /r/. FREQUENZA % FREQUENZA % BABBLING 1 MESI 12 MESI 14 MESI 16 MESI appross affricata fricativa laterale nasale occlusiva trillo tap PAROLE 18 mesi 21 mesi 24 mesi 27 mesi appross affricata fricativa laterale nasale occlusiva trillo tap Fig. 3. Frequenza dei modi di articolazione della consonante iniziale di sillaba dei tipi sillabici CV e CVC, per gli episodi di babbling (nel grafico superiore) e per le parole (nel grafico inferiore) Le frequenze relative alle classi di luogo d articolazione per le consonanti iniziali dei tipi sillabici CV e CVC sono esposte in figura 4. Per il babbling emerge un assoluta prevalenza delle alveolari, con un aumento progressivo delle velari. Anche per le parole si ha prevalenza di alveolari che si incrementano nel tempo, così come aumentano anche le labiodentali e le palatoalveolari, mentre le bilabiali diminuiscono.

16 FREQUENZA % 7 BABBLING alveolare bilabiale dentale glottale labiodentale palatale palato alveolare retroflessa uvulare 1 mesi 12 mesi 14 mesi 16 mesi velare PAROLE 18 mesi 21 mesi 24 mesi 27 mesi FREQUENZA % alveolare bilabiale dentale glottale labiale labiodentale palatele palato alveolare retroflessa uvulare velare Fig. 4. Frequenza dei luoghi di articolazione per la consonante iniziale di sillaba dei tipi sillabici CV e CVC, per gli episodi di babbling (nel grafico superiore) e per le parole (nel grafico inferiore). L ultima classe fonologica che considereremo per le consonanti singole iniziali di sillaba riguarda la sonorità, o per meglio dire, la presenza di vibrazione delle corde vocali che in italiano è una caratteristica condivisa da due tratti fonologici, e cioè quelli che classificano un fono come [±sonorante] e [±sonoro] (cfr. Nespor, 1993). In italiano i foni consonantici che sono [+sonorante] e [+sonoro] sono le semiconsonanti, le liquide e le nasali (questi foni li chiameremo tout cour sonoranti ), in cui le corde vocali vibrano spontaneamente, quelli che sono [-sonorante] e [+sonoro] sono tutti i foni ostruenti (occlusive, fricative, affricate), in cui le corde vocali vibrano attivamente (questi foni li chiameremo sonori ) e quelli che sono [-sonorante] e [-sonoro] sono tutti i foni ostruenti in cui le corde vocali non vibrano perché mantenute aperte durante la fase di articolazione del fono (foni sordi ). Per queste categorie fonologiche, e solo per queste, abbiamo fatto riferimento alla posizione della sillaba nella parola, poiché ci sembrava importante distinguere almeno due contesti, quello iniziale di parola e quello mediano (o intervocalico), che possono esercitare un influenza sulle caratteristiche di sonorità dei foni, rendendo più facili da produrre i foni sordi in posizione inziale e i foni sonori in posizione intervocalica.

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