Boschi e Gestione Forestale

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1 Boschi e Gestione Forestale nel Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro Il Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro 1 Il Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro viene istituito con legge regionale del 28 dicembre 1978 n. 84 su una superficie complessiva di circa 7000 ha. Il territorio protetto è stato riconosciuto come Sito d Importanza Comunitario (SIC) nell ambito della Rete Natura 2000 per la conservazione di habitat e specie di interesse europeo in applicazione della Direttiva Habitat. E localizzato nel settore geografico delle Alpi Liguri e presenta un clima di tipo suboceanico con escursioni termiche contenute ed abbondanti precipitazioni (1400 mm/anno) con una distribuzione delle piogge equinoziali con picchi nei mesi di maggio e novembre. Una vasta superficie (circa 3200 ha) è di un unica proprietà indivisa in affitto a lungo termine all Ente Parco, mentre la restante parte è di proprietà dei Comuni di Chiusa Pesio e di Briga Alta; solo una piccola percentuale è di proprietà privata. L estesa superficie forestale è una delle principali emergenze naturalistiche e paesaggistiche che hanno motivato l istituzione del Parco e per questo l Ente intende gestirlo coniugando la conservazione delle risorse naturali con il loro uso sociale e con la valorizzazione e continuità delle attività forestali, come sancito dai compiti istitutivi dell Ente(Motta-Terzuolo 2001). La varietà delle tipologie forestali e la possibilità di gestione diretta fanno di questa area protetta uno dei comprensori forestali più importanti delle Alpi Occidentali dove si sperimentano approcci selvicolturali innnovativi in collaborazione con l Università e l I.P.L.A di Torino. Boschi e gestione forestale

2 Storia forestale 2 I boschi della Valle Pesio sono stati fortemente influenzati dalle vicissitudini storiche e in particolare dalla presenza dei monaci certosini. A partire dal 1173, anno di insediamento dei monaci, i boschi sono stati gestiti in modo unitario su tutta la grande proprietà indivisa della Certosa, a differenza delle aree limitrofe dove la proprietà privata era molto più diffusa, con un conseguente differente assetto del territorio ed in particolare del bosco. Questa gestione unitaria ha evitato l antropizzazione più spinta di alcuni boschi, conservandoli dalla semplificazione (ad esempio le abetine di abete bianco miste con faggio e altre latifoglie), dalla sostituzione (ad esempio i querceti con castagneti) o dalla trasformazione in colture agrarie e pascoli, mantenendo una grande varietà del soprassuolo forestale. Oltre alla presenza dei monaci certosini, un evento che ha fortemente condizionato l uso del bosco è stata l installazione della regia fabbrica di vetri e cristalli a Chiusa di Pesio: la fabbrica trasferita qui dal Pinerolese, è stata attiva per circa 200 anni, durante i quali si è attuato il maggiore sfruttamento forestale, fino all esaurimento della possibilità di approvvigionamento in particolare di legname di faggio, fatto che indirettamente può aver favorito la sopravvivenza dell abete bianco. Dalla metà del 1800 fino all istituzione del Parco, le utilizzazioni forestali si sono protratte in modo sistematico e continuo anche a carico dell abete bianco che veniva trattato a taglio Carta forestale dei boschi della Certosa di Pesio, 1820 Archivio Famiglia Avena a scelta commerciale con diametri di recidibilità molto bassi (fino a 20 cm) e con un prelievo annuo superiore agli incrementi legnosi. Per il trasporto dei grossi abeti si utilizzava il metodo della fluitazione fino ai margini dell abitato di Chiusa Pesio, dove una serie di sbarramenti in legno (da cui il nome Chiusa) portavano i tronchi alla segheria della Certosa, ora sede del Parco Naturale. Nel secolo scorso si è verificato un aumento delle utilizzazioni particolarmente intense durante i due periodi bellici e successivamente fino agli anni 70, con l utilizzo di teleferiche a tre funi e di maestranze bergamasche. Particolarmente diffusa e organizzata era la produzione di carbone, che si è protratta fino al secondo dopoguerra, cui partecipava gran parte della popolazione locale e i cui segni (aie carbonili) sono facilmente riscontrabili in tutta la vallata. Il Vallone di Carnino, in Valle Tanaro, era invece abitato con 3 nuclei insediativi permanenti, intensamente coltivato e pascolato; quasi tutti i boschi oggi presenti derivano dalla ricolonizzazione spontanea degli ultimi decenni, a partire da gruppi di alberi su rupi (pino uncinato e silvestre) o sui ciglioni di prati e coltivi (frassini e aceri). I Boschi Come accennato, l area protetta presenta una varietà forestale maggiore rispetto alle aree limitrofe, dove i boschi originari sono stati sostituiti o drasticamente semplificati per scopi produttivi (Motta 2001). Le principali categorie forestali sono descritte qui di seguito: Abetine (tip. eutrofica e variante con latifoglie e tip. altimontana a megaforbie) E la categoria forestale dominante che con pìù di 600 ha copre un quarto della superficie

3 boscata, suddivise nei boschi del Prel e del Buscaiè, già iscritte nel libro nazionale dei boschi da seme (scheda n. 11) ed ora nel registro nazionale. La sospensione delle utilizzazioni dopo un lungo periodo di forti e frequenti prelievi (fino al 1975), ha portato ad un miglioramento quali-quantitativo del bosco con l affermarsi delle latifoglie e di una buona rinnovazione d avvenire di abete. Questa è stata in parte compromessa negli ultimi anni dalla pressione di caprioli e di cervi che la pur significativa presenza del lupo, anch esso ritornato dopo le sue prede in seguito all istituzione dell area protetta, non riesce ancora a mantenere del tutto in equilibrio. Le abetine si caratterizzano per un marcato dinamismo e la provvigione media registrata nel 1992 è superiore ai 350 mc/ha (circa il doppio rispetto ai dati rilevati nel precedente piano forestale del 1990) e presentano una struttura disetanea per gruppi in un mosaico irregolare di stadi di sviluppo, simile ai boschi naturali. La gestione dell abetina è quindi orientata al monitorarne lo sviluppo mediante parcelle di osservazione e sperimentazione, al fine di mettere a punto le tecniche più idonee per una eventuale gestione attiva finalizzata a contrastare la tendenza alla coetanizzazione e alla conservazione di habitat idonei alle numerose specie di interesse naturalistico presenti al suo interno, tra cui molte legate alla disponibilità di grandi alberi,anche con cavità e legno morto. mc/ha e come le abetine presentano un forte dinamismo. Le specie più rappresentate, oltre al frassino maggiore, sono l olmo montano (ulmus glabla), l acero montano (acer pseudoplatanus) e l acero riccio (acer platanoides) che trova in Valle Pesio e in tutta la Regione Piemonte la sua massima espansione; meno diffusi sono il tiglio a grandi foglie e il ciliegio. La gestione di queste formazioni, che costituiscono habitat di interesse comunitario prioritario, è finalizzata alla conservazione e sviluppo di grandi alberi di elevato pregio per la raccolta del seme, oltre che al miglioramento paesaggistico lungo i percorsi a più elevato afflusso turistico. Castagneti I castagneti coprono circa 260 ha e si presentano prevalentemente come ceduo invecchiato non stabile a marcata impronta colturale, spesso deperente ed in evoluzione 3 Faggete (tip. eutrofica tip. mesotrofica tip. mesoxerofila) I tre tipi di faggeta presenti coprono complessivamente circa 600 ha, e sono legati ad altrettanti livelli di disponibilità idrica e di nutrienti del suolo; la faggeta eutrofica è la più diffusa nei fondovalle e bassi versanti mentre la mesoxerofila è relegata sulle pendici assolate spesso calcaree sul versante sinistro orografico. Le faggete presentano una struttura monoplana con scarso sottobosco e accumulo di lettiera a causa del pregresso governo a ceduo. Mediamente hanno una provvigione legnosa attorno ai 250 mc/ha. La gestione attuale delle faggete è volta a rinaturalizzare la struttura dei popolamenti cedui invecchiati attraverso tagli di avviamento a fustaia con diradamenti selettivi non uniformi al fine di favorire il reingresso di altre latifoglie e dell abete. Acero frassineti Coprono una superficie di circa 360 ha e sono localizzati nelle aree di fondovalle lungo i corsi d acqua principali e nelle chiarie formate dai tagli nell abetina. Hanno una provvigione media di circa 150 verso il ritorno al bosco misto con il faggio, altre latifoglie sporadiche e l abete bianco. Sono superfici su cui è urgente intervenire con diradamenti, favorendo l ingresso delle altre specie, anche se gli assortimenti retraibili sono meno remunerativi rispetto al faggio, richiestissimo per legna da ardere. Pinete Le pinete sono rappresentate dal pino uncinato localizzato nel bosco delle Larzelle nel Vallone di Carnino e dal pino montano prostrato localizzato su suoli calcarei nell area della Conca delle Carsene e dei Valloni Arpi- Marguareis-Sestrera. Sono popolamenti di alto pregio naturalistico e paesaggistico la cui conservazione è prioritaria a livello europeo; sono stabili e destinati all evoluzione libera. Boschi e gestione forestale

4 Tipologie forestali Alta Valle Pesio e Tanaro Ripartizione per superficie - IPLA - Rimboschimento di larice Faggeta 6% eutrofica e mesotrofica 23% Faggeta mesoxerofila 8% Abetina eutrofica mista 38% Acero frassineto 12% Castagneto 6% Abetina a megaforbie con picea Querceto 4% 3% 4 Estratto carta forestale IPLA Confine Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro Rimboschimenti di larice All interno del Parco sono presenti due rimboschimenti di larice per una superficie di circa 90 ha, realizzati nel 1925 allo scopo di recuperare i pascoli degradati. Il larice, specie poco diffusa in quanto scarsamente adatta al clima oceanico della Valle Pesio, ha svolto un importante ruolo di specie pioniera, consentendo il reinserimento spontaneo delle specie potenziali. Il rimboschimento appare oggi con larice (con altezze di 20-25m) nel piano dominante, mentre nel piano dominato si è affermata una fitta copertura di faggio, acero montano e abete, ormai pronta alla successione del lariceto. Il progressivo sgombero del lariceto artificiale fornisce legname di ottima fattura per travatura ma di media qualità dal punto di vista tecnologico a causa della crescita troppo rapida con anelli larghi e modesta duramificazione. Arbusteti di ontano verde, sorbo e maggiociondolo. Cespuglieti a rododendro e mirtillo Queste formazioni costituiscono la cosiddetta boscaglia subalpina e sono ampliamente rappresentate nel Parco con una superficie complessiva di 360 ha; colonizzano i canaloni di valanga e sono in costante aumento per la diminuzione del carico di bestiame domestico d alpeggio nei pascoli in quota, superfici queste ricavate anticamente a spese del bosco. Queste formazioni sono da considerarsi molto importanti sotto l aspetto naturalistico, poichè costituiscono habitat di elezione di specie rare, come la pernice bianca e il gallo forcello.

5 La pianificazione forestale Dall istituzione del Parco nel 1978 si sono susseguiti due piani di assestamento forestale. Il primo, redatto all inizio degli anni 80, prendeva atto del pregresso depauperamento del bosco a causa delle forti utilizzazioni, soprattutto a carico dell abete bianco e prevedeva esclusivamente interventi di miglioramento a carico dei cedui invecchiati di faggio e castagno mediante tagli di avviamento a fustaia. Il secondo, redatto dall I.P.L.A di Torino nel 1992 e tuttora vigente, è stato impostato come strumento di gestione polifunzionale, con un approccio selvicolturale prossimo alla natura. Questo piano prevede la suddivisione della foresta in tre zone, caratterizzate da una diversa destinazione ed intensità di intervento, individuando circa 800 ha di superficie da sottoporre a gestione nei quindici anni di validità del piano: - aree ad elevata naturalità in equilibrio dinamico senza interventi selvicolturali attivi; - aree paranaturali con limitati interventi antropici; - aree a media naturalità con gestione attiva e produzione diretta. Il piano in corso di aggiornamento deve tener conto della Direttiva Habitat che ha riconosciuto il Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro come Sito di Interesse Comunitario. La revisione dovrà prendere in considerazione il recente ampliamento dell area protetta con parte del Bosco delle Navette in Alta Valle Tanaro. La gestione forestale La disponibilità di gran parte del soprassuolo forestale fa sì che l applicazione del piano di assestamento forestale sia gestita direttamente dall Ente Parco, sia sulla proprietà in affitto che sul territorio del Comune di Chiusa Pesio. Gli interventi di miglioramento dei cedui in conversione a fustaia sono attuati attraverso l assegnazione di lotti boschivi a ditte forestali, nei quali il personale tecnico del Parco provvede alla marcatura delle piante da abbattere, sulla base di aree di saggio realizzate in collaborazione con il Corpo Forestale dello Stato, l I.P.L.A e il Dipartimento Agroselviter della Facoltà di Scienze Forestali di Torino. Le caratteristiche di questi lotti sono improntate al principio di sostenibilità ambientale ma anche di incentivazione delle attività forestale e pertanto si è puntato su di un sistema basato su un elevato numero di lotti annuali ma su superfici limitate non contigue (2-3 ha), al fine di poter garantire la partecipazione a ditte a conduzione familiare e di effettuare un controllo maggiore sull esecuzione dei lavori. Al fine di soddisfare la richiesta di legna da ardere per uso domestico, l Ente Parco organizza annualmente dei piccoli lotti con una superficie inferiore all ettaro, in cui ogni nucleo familiare può provvedere al taglio delle piante assegnate, a fronte di un prezzo prestabilito al quintale. Questa pratica ha permesso la realizzazione di tagli colturali in aree a macchiatico negativo e di interventi di miglioramento paesaggistico lungo le principali vie di transito del Parco. Molti degli interventi realizzati in passato sono stati possibili grazie a finanziamenti specifici su regolamenti comunitari e sulle misure forestali del Piano di Sviluppo Rurale Regionale. 5 Boschi e gestione forestale

6 Il Parco come laboratorio forestale 6 Al fine di migliorare il valore ecologico e produttivo del patrimonio forestale, considerato che le tradizionali modalità di gestione del bosco non sono più sostenibili in termini economici e ambientali (Motta 2006), il piano forestale prevede la realizzazione di parcelle destinate alla sperimentazione con l obiettivo di sviluppare modelli selvicolturali che potranno essere di riferimento per la gestione del bosco con criteri naturalistici : - aree di monitoraggio permanente dove lo sviluppo del bosco viene studiato senza l attività selvicolturale; - parcelle sperimentali dove si effettuano interventi selvicolturali innovativi. La realizzazione di queste aree è stato oggetto di un studio del Dipartimento Agroselviter del corso di laurea in Scienze Forestali e Ambientali della Facoltà di Agraria di Torino, che ha individuato 4 parcelle sperimentali per le principali categorie forestali e 2 aree di monitoraggio permanente per analizzare l evoluzione delle due formazioni forestali con maggiore dinamismo e valore conservazionistico, ovvero l abetina e l acerofrassineto. Inoltre sono state identificate 2 aree per lo studio dei boschi di invasione ed evoluzione delle radure di origine antropica. PARCELLE SPERIMENTALI In queste aree vengono eseguiti interventi selvicolturali e parallelamente su una superficie analoga si predispone una parcella testimone non soggetta ad intervento. - Parcella sperimentale faggeta Loc. Ardua Sottoparticella 1: intervento di diradamento finalizzato al completamento della conversione a fustaia con valorizzazione del legname di qualità(da sfoglia e trancia). Sottoparticella 2: intervento di avviamento ad alto fusto con prelievo del 30% della provvigione legnosa. Sottoparticella 3: intervento di avviamento ad alto fusto con prelievo del 50% della provvigione legnosa.

7 - Parcella sperimentale castagneto Loc. Tumbarel Sottoparticella 1: intervento di avviamento a fustaia con asportazione del 30% della provvigione legnosa e rilascio di almeno 800 piante/ha. Sottoparticella 2: intervento di ceduazione con rilascio di matricine a gruppi secondo le indicazioni delle prescrizioni di massima e polizia forestale vigenti ovvero 20 piante/ettaro. Sottoparticella 3: governo misto (ceduo e fustaia in mosaico) con rilascio di 100 riserve ad ettaro come indicato dal piano forestale. - Parcella sperimentale abetina Loc. Malavalanca Sottoparticella 1: intervento di taglio a scelta colturale per piccoli gruppi. - Parcella sperimentale popolamento misto castagno e faggio Loc. Bagni Sottoparticella 1: intervento di avviamento a fustaia finalizzato all ottenimento di un bosco misto naturaliforme con una migliore stabilità mediante parziale sostituzione del castagno con altre latifoglie spontanee e con la discesa della rinnovazione di abete bianco. AREE DI MONITORAGGIO PERMANENTE All interno dell abetina eutrofica e nell acerofrassineto sono previste 2 aree di monitoraggio permanente, finalizzate a ricerche ecologiche forestali di lungo periodo, dove è rilevato e analizzato in modo costante un insieme di dati utili per valutare le dinamiche evolutive di questi popolamenti e la loro gestione selvicolturale. MONITORAGGIO RADURE E TERRAZZAMENTI E stato realizzato uno studio particolareggiato sull evoluzione delle radure di origine antropica, che sono soggette a forti cambiamenti, ma che contribuiscono all eterogeneità del paesaggio e alla biodiversità fornendo habitat idonei a specie vegetali e animali, soprattutto quelli di ecotono (Motta 2007). - Realizzazione di un inventario delle radure del Parco e loro evoluzione storica. - Analisi delle dinamiche di colonizzazione, per valutarne l evoluzione futura in presenza assenza di gestione. In questo ambito è stata realizzata una parcella sperimentale all interno di superfici caratterizzate da una colonizzazione della vegetazione su terrazzamenti artificiali nel Vallone di Carnino dove si sono proposte 3 differenti linee di gestione - evoluzione libera senza interventi; - ripristino del prato pascolo con taglio del materiale legnoso e successivi decespugliamenti; - gestione del bosco di nuova formazione attraverso diradamento libero. La sinergia tra Parco, I.P.L.A. di Torino ed Università ha consentito la realizzazione di questi studi e sperimentazioni, e reso il territorio del Parco Naturale un vero e proprio laboratorio didattico-tecnico-scientifico a cielo aperto, dove sono illustrati gli interventi selvicolturali sia al fruitore medio (scuole-turisti) sia ad un pubblico più tecnico (studenti e operatori forestali), assolvendo ai compiti istitutivi di promozione della ricerca scientifica e della didattica ambientale. Queste aree saranno i punti di riferimento per la gestione sostenibile dei popolamenti forestali del Parco e, auspicabilmente, anche per molti boschi al di fuori dell area protetta. 7 Boschi e gestione forestale

8 La pubblicazione Boschi e Gestione Forestale è stato realizzato dal Parco Naturale Alta Valle Pesio e Tanaro in collaborazione con l IPLA (Istituto per le Piante da Legno e per l Ambiente), il dipartimento di Agronomia, Selvicoltura e Gestione del Territorio dell Università di Torino con il finanziamento del Piano di Sviluppo Rurale AZIONE I.7 Mantenimento e miglioramento della stabilità ecologica delle foreste. Cordinatore progetto Riccardo Lussignoli Foto di Paolo Bolla, Mauro Fissore, Audino Roberto, archivio Ente Parco. Ideazione e realizzazione grafica Roberto Audino per ricevere gratuitamente la pubblicazione scrivere a : parcopesio@ruparpiemonte.it

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