Terre e rocce da scavo

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1 68 Terre e rocce da scavo una risorsa per il recupero ambientale, pubblicazione sul recupero ambientale

2 4.2 Suolo e Sottosuolo 69

3 4.2 Suolo e sottosuolo 4.2 Suolo e Sottosuolo Suolo e sottosuolo costituiscono una risorsa non rinnovabile caratterizzata da lunghi tempi di rigenerazione naturale e soggetta a fenomeni di degrado chimico, fisico e biologico, correlabili al loro uso che compromettono, di conseguenza, la loro funzione naturale. Un attenta gestione della risorsa suolo/sottosuolo è indispensabile per il mantenimento della produttività agricola, per l equilibrio degli ecosistemi e per la protezione delle risorse idriche. Il valore protettivo del suolo/sottosuolo nei confronti delle falde dipende sia dalle sue proprietà fisico-meccaniche, che determinano un azione di filtro e di barriera al movimento degli inquinanti, sia dalle sue proprietà fisico-chimiche e dall attività microbiologica, che ne determinano la capacità di autodepurazione. Le attività estrattive che insistono su un territorio sono sicuramente tra quelle che più incidono sulla risorsa suolo e sottosuolo, in quanto lo sfruttamento di giacimenti comporta per definizione un consumo di tale risorsa senza possibilità di rinnovo. Per questo motivo in questo capitolo è stata analizzata attentamente l incidenza che cave e miniere hanno avuto e hanno tuttora sul territorio lecchese; ciò anche in considerazione del fatto che rappresentano un importante attività economica che deve sempre confrontarsi con le necessità di tutela dell ambiente e del paesaggio e con i problemi legati ad un urbanizzazione spesso a ridosso delle attività minerarie stesse. Ai fini della presente RSA i temi trattati riguardano: Uso del Suolo Rischio Idrogeologico Qualità del Sottosuolo. Così come per gli altri macrotemi, per ogni tema sono stati elaborati gli indicatori classificati secondo il modello PSR e riportati in Tabella 4.2a. 70 Tabella 4.2a Temi e indicatori Tema Uso del Suolo Rischio Idrogeologico Qualità del Sottosuolo Indicatore Pressione - Superficie Urbanizzata - Aree di Attività Estrattiva - Volumi Materiali Estratti da Cave - Volumi Materiali Estratti da Miniere Stato - Distribuzione delle Aree Secondo le Categorie d Uso dei P.R.G. rispetto alla Superficie Totale Provinciale Risposta - Verde Pubblico Complessivo per Abitante (m 2 /ab) per Comune - Superficie Cave Cessate/Superficie Comunale Superficie Cave Recuperate/Superficie Cave Cessate - Ambiti Estrattivi Finalizzati al Recupero Stato - Comuni Interessati da Frane - Comuni Interessati da Esondazione - Rischio Totale Risposta - Comuni dotati di Relazione Geologica a supporto del P.R.G. - Richieste per Interventi di Ripristino per l Alluvione 2002 Pressione - Siti con Inquinamento Accertato Risposta - Fasi di Avanzamento dei Progetti di Bonifica

4 4.2.1 Competenze della In Tabella 4.2.1a si riporta un quadro sintetico delle competenze provinciali, in riferimento al macrotema esaminato nel presente paragrafo. Competenze della e Principali Riferimenti Legislativi Attività Ruolo/competenze Riferimenti Settore legislativi Redazione del PTCP Programmazione, L.R. 1/2000 Territorio attuazione e gestione Verifica sulla compatibilità dei piani regolatori generali comunali e relative varianti, nonché dei piani attuativi di interesse sovracomunale con il PTCP Sistema Informativo Raccolta, elaborazione, gestione L.R. 1/2000 Territorio Territoriale e diffusione dei dati territoriali Assistenza tecnicoamministrativa agli enti locali su pianificazione paesistica, tutela dell ambiente, gestione territoriale ed attuazione degli obiettivi di sviluppo del territorio Coordinamento tra la gestione D.lgs. 267/2000 Territorio urbanistica locale e gli indirizzi L.R. 23/1997 Affari programmatici regionali L.R. 18/1997 Generali Attività di supporto agli Enti Locali in materia urbanistica Predisposizione di studi di fattibilità per i grandi interventi infrastrutturali sul territorio Sviluppo di attività in accordo con i Comuni ed Enti interessati, per la formazione di piani d area Valutazione di Gestione delle procedure V.I.A. affidate L.R. 20/1999 Territorio Impatto Ambientale alla Provincia dalla normativa Ambiente regionale Ecologia Attività Economiche Viabilità e Trasporti Attività estrattive Redazione del Piano Cave Provinciale L.R. 14/1998 Ambiente Autorizzazioni, varianti e proroghe R.D. 1443/1927 Ecolologia alle attività di coltivazione e recupero ambientale Assistenza tecnica ai comuni Vincolo idrogeologico Rilascio autorizzazione allo svincolo L.R. 14/1998 Ambiente idrogeologico e al mutamento R.D.L. 3267/1923 Ecologia di destinazione d uso di suolo boscato L.R. 8/1976 Agricoltura Consulenze tecniche in aree L.R. 80/1989 Ambiente sottoposte a dissesto L. 183/1989 Ecologia Predisposizione e collaborazione alla D.L. 180/1998 redazione di studi inerenti il rischio L. 267/1998 idrogeologico e la difesa del suolo Norme di polizia Funzioni di vigilanza e amministrative L.R. 14/1998 Ambiente mineraria D.lgs.626/1994 Ecologia D.lgs.624/1996 D.P.R. 547/1955 D.P.R. 128/1959 Direttive CEE Bonifiche siti inquinati Espressione di parere tecnico nella D.lgs. 22/1997 Ambiente valutazione di progetti di bonifica Ecologia Certificazione di avvenuta bonifica D.M. 471/1999 Tabella 4.2.1a Suolo e sottosuolo

5 4.2 Suolo e sottosuolo Uso del Suolo Il suolo è una risorsa naturale limitata e il suo uso razionale rappresenta un aspetto di fondamentale importanza nell ottica dello sviluppo sostenibile. L elevato numero dei fattori di pressione antropica (attività economico-sociali) tende a mettere in crisi la capacità di resilienza di tale risorsa, compromettendo sia le popolazioni che gli ecosistemi locali. Nell ambito di tale tematica vengono trattati gli aspetti relativi all uso del suolo della provincia lecchese facendo particolare riferimento alle attività estrattive e alle aree verdi; in particolare sono stati elaborati i seguenti indicatori suddivisi secondo il modello PSR: Indicatori di Pressione Superficie Urbanizzata Aree di Attività Estrattiva Volumi Materiali Estratti da Cave Volumi Materiali Estratti da Miniere Indicatori di Stato Distribuzione delle Aree Secondo le Categorie d Uso dei P.R.G. rispetto alla Superficie Totale Provinciale Indicatori di Risposta Verde Pubblico Complessivo per Abitante (m 2 /ab) per Comune Superficie Cave Cessate/Superficie Comunale Superficie Cave Recuperate/Superficie Cave Cessate 72 Ambiti Estrattivi Finalizzati al Recupero Indicatori di Pressione Superficie Urbanizzata Indicatore Superficie Urbanizzata Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Uso del Suolo Tipologia Pressione Obiettivo L obiettivo è individuare il consumo di suolo della provincia includendo tutte le superfici antropizzate Dati necessari Piano Faunistico Provinciale Fonte Ambito Spaziale Provincia Periodo 2003 In Tabella a viene riportato il dato relativo alle superfici urbanizzate, determinate in sede di elaborazione del Piano Faunistico Provinciale, suddivise per circondari. Vengono inoltre indicate le percentuali di dette superfici rispetto a quelle dei circondari.

6 Il dato provinciale, pari a 14,49%, risulta nettamente superiore alla media Regionale, pari a 9,06%. Superficie Urbanizzata Circondario Superficie (Km 2 ) Superficie % Superfice urbanizzata (Km 2 ) urbanizzata Lecco 191, ,74 13,97% Merate 82, ,62 29,88% Oggiono 59, ,09 25,38% Casatenovo 57, ,52 35,58% Valsassina 214,7589 9,49 4,42% Lario Orientale 155, ,29 7,27% Valle S. Martino 55, ,53 19,04% 816,17 118,28 14,49% Dalla cartografia di Figura a, dove è indicata la distribuzione areale delle aree urbanizzate, risulta chiaramente come la maggior parte del territorio antropizzato in provincia di Lecco sia nella parte meridionale della provincia, mentre le zone a più alta naturalità risultano essere quelle montuose nella parte settentrionale del territorio provinciale (Circondari della Valsassina e del Lario Orientale ). Aree Urbanizzate Tabella a Figura a Suolo e sottosuolo

7 4.2 Suolo e sottosuolo 74 Aree di Attività Estrattiva Indicatore Aree di Attività Estrattiva Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Uso del Suolo Tipologia Pressione Obiettivo L obiettivo è individuare le Aree di attività estrattiva previste nel Piano Cave della provincia nonché valutare la percentuale della loro superficie rispetto alla superficie comunale Dati necessari Piano Cave Provinciale stato di attuazione Fonte Ambito Spaziale Provincia Periodo 2003 Le attività estrattive si configurano notoriamente come attività ad alta incidenza sul territorio, in quanto producono, nella maggioranza dei casi, impatti ambientali che possono essere sia temporanei, quindi reversibili, sia permanenti, quindi irreversibili. Gli impatti temporanei sono per lo più imputabili agli effetti indotti dalle attività estrattive quali polveri, rumori, traffico, a differenza di quelli permanenti per lo più legati al consumo della risorsa, in particolare non rinnovabile, e alle modifiche di carattere morfologico che si riflettono sull assetto idrogeologico del territorio interessato e sul paesaggio; quest ultimo è l impatto che viene maggiormente percepito dalle popolazioni locali. Dall altra parte, l attività estrattiva ha un ruolo economico rilevante nel fornire materiali naturali a diversi settori produttivi. Tali attività sono disciplinate dal Piano Cave della, adottato ai sensi dell art. 8 della L.R. n.14 del 08/08/1998 e approvato dalla Regione Lombardia nel giugno 2001, in cui vengono previste forme di recupero, mitigazione e compensazione ambientale dell area estrattiva, attraverso opere di ingegneria naturalistica, aventi come obiettivo la sistemazione finale dell ambito estrattivo una volta terminata l attività di escavazione. Il Piano garantisce un fabbisogno di materiale necessario alle aziende del settore e nel contempo detta le norme per un corretto recupero ambientale dei siti estrattivi. In tale Piano sono individuati gli ambiti estrattivi dislocati nel territorio comprendenti, ai sensi degli artt. 5 e 6 della L.R. n 14 del 08/08/1998, le aree di sfruttamento, le aree per impianti di lavorazione e di servizio nonché quelle connesse con l attività estrattiva, la fascia di mitigazione degli impatti e le aree di recupero ambientale e di compensazione. La Provincia si è dotata di propri criteri per disciplinare l iter di approvazione dei progetti degli Ambiti Estrattivi, garantendo una piena partecipazione di tutti gli Enti locali, Comuni, Comunità Montane e Parchi, delle associazioni operanti sul territorio in rappresentanza del settore estrattivo e della tutela dell ambiente. Tale compartecipazione si concretiezza nell ambito della Consulta Cave e mediante le Conferenze di Servizi. Ai fini della presente, l obiettivo è quello di individuare le aree interessate da attività di escavazione nella e valutare, fra queste, quali incidono maggiormente sullo stato e sulla qualità dell ambiente. Di seguito, in Tabella b, si riporta l elenco degli ambiti estrattivi della Provincia di Lecco, individuati nel Piano Cave provinciale, suddiviso in cave attive e cave cessate. Per ognuna di esse viene indicata la tipologia d ambito come da piano, la denominazione della cava, la località, il Comune di appartenenza e relativa superficie, la superficie interessata dall Ambito Estrattivo o di Recupero, la superficie dell Area di Sfruttamento e la percentuale di quest ultima rispetto a quella comunale. Le cave attive rappresentano un fattore di pressione rilevante, a causa dei cambiamenti spesso irreversibili che provocano, negli ambiti interessati, il consumo e il deterioramento delle risorse ambientali e territoriali esistenti. Le cave cessate, invece, possono condurre a degli impatti significativi e irreversibili qualora non venissero realizzate le forme di recupero e/o ripristino ambientale previste.

8 Ambiti Estrattivi Tip. Denominazione Località Comune Superficie Superficie Superficie Sup. AS/ Ambito Comune AE, AR AS (m 2 ) Superficie (m 2 )* (m 2 ) Comune Cave Attive AE 4.1 Cava Cornello Belledo Lecco ,07% AE 4.2 Cava Vaiolo Bassa Vaiolo Lecco ,09% AE 4.3 Cava Vaiolo Alta Vaiolo Lecco ,50% AR 6.1 Cava Valle Oscura Sala al Barro Galbiate ,07% Cave Abbandonate-Cessate AR 3.1 Cava Finim Formenti Moregallo Mandello ,50% del Lario AR 3.1 Cava Pensa Moregallo Mandello ,40% del Lario AR 3.1 ex Cava Merlo Moregallo Mandello ,23% del Lario AR 3.1 Cava Spandri- Moregallo Mandello ,81% ex Bregaglio del Lario AR 5.1 ex Cava Mossini Galbiate Galbiate ,07% e Pescate AR 9.1 Cava Sesana Brivio Brivio ,25% (*) Fonte ISTAT AE- Ambito Estrattivo; AR- Ambito Estrattivo finalizzato al Recupero; AS- Area di sfruttamento. Dall analisi della Tabella b risulta evidente che gran parte delle cave insistono nel Comune di Lecco e nel Comune di Mandello del Lario. Sono presenti quattro cave attive di cui tre nel capoluogo di provincia e una nel Comune di Galbiate. Fra queste, quella con la maggiore percentuale di superficie interessata rispetto alla superficie comunale è la Cava Vaiolo Alta (0,50%) ubicata nel Comune di Lecco che risulta essere anche la cava con la maggior superficie di area di sfruttamento. In Figura b, è riportata l ubicazione sul territorio provinciale degli ambiti estrattivi e degli ambiti estrattivi finalizzati al recupero individuati nel Piano Cave, distinti tra attivi e cessati. Tabella b Suolo e sottosuolo

9 4.2 Suolo e sottosuolo Figura b Ambiti Estratti e Ambiti Estrattivi Finalizzati al Recupero Ambiti Estrattivi (AE) Ambiti Estrattivi finalizzati al recupero (AR) Attivi 76 Cessati Volume Materiali Estratti da Cave Indicatore Volume Materiali Estratti da Cave Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Uso del Suolo Tipologia Pressione Obiettivo L obiettivo è valutare, per ogni tipologia, il quantitativo dei volumi di materiale estratto dalle cave Dati necessari Volumi estratti dalle cave nel corso degli anni, statistica annuale Fonte Ambito Spaziale Provincia Periodo

10 Scopo di questo indicatore è quello di riportare la tipologia e i volumi di materiale estratti dalle cave nella ; i dati sono quelli della statistica annuale trasmessi dalle diverse ditte alla Provincia relativamente al periodo , i cui totali sono riportati in Figura c. Rispetto ai materiali estratti dalle miniere, dalle cave si estraggono i minerali meno nobili, di seconda categoria, descritti nel R.D. n del In vengono estratti attualmente i seguenti tipi di materiali: Dolomia per macinazione, Calcare anche dolomitico per pietrisco, Calcare anche dolomitico per calce e cemento. Volumi di Materiali Estratti ( ) Figura c 4.2 Suolo e sottosuolo Dolomia per macinazione Calcare anche dolom. per pietrisco Calcare anche dolom. per calce e cemento Sulla base dei dati della statistica annuale, oltre alle tipologie di materiale presenti in Figura c, risultano estratti, relativamente all anno 1982, t di argilla. Non si sono avute cave attive per tale tipologia di materiale negli anni successivi. Si riportano, inoltre,in Tabella c per gli ambiti estrattivi menzionati nel Piano Cave, la tipologia di materiale e il relativo volume complessivo di materiale disponibile. Volume Disponibile Ambiti Estrattivi Quantità (t) Tip. Denominazione Località Comune Materiale Volume disponibile Ambito (m 2 ) Cave Attive AE 4.1 Cava Cornello Belledo Lecco Dolomia per l industria > AE 4.2 Cava Vaiolo Bassa Vaiolo Lecco Calcare per Calce AE 4.3 Cava Vaiolo Alta Vaiolo Lecco Calcare per Calce e cemento AR 6.1 Cava Valle Oscura Sala al Barro Galbiate Calcare per Calce e cemento Cave Abbandonate-Cessate AR 3.1 Cava Finim Moregallo Mandello Detrito di versante, Formenti del Lario roccia frantumata AR 3.1 Cava Pensa Moregallo Mandello Detrito di versante, del Lario roccia frantumata AR 3.1 ex Cava Merlo Moregallo Mandello Detrito di versante, del Lario roccia frantumata AR 3.1 Cava Spandri Moregallo Mandello Detrito di versante, ex Bregaglio del Lario roccia frantumata AR 5.1 ex Cava Mossini Galbiate Galbiate Ghiaia e Sabbia e Pescate AR 9.1 Cava Sesana Brivio Brivio Argilla per laterizi Tabella c 77

11 4.2 Suolo e sottosuolo 78 I materiali estratti da tali siti vengono utilizzati principalmente nel campo dell edilizia (calcare da cemento, calcare per calce e pietrisco) e nel campo dell industria siderurgica. Si ricorda, in particolare, che la calce viene utilizzata principalmente in siderurgia e in minor misura come legante nel campo dell edilizia e come additivo in bonifiche ambientali; il cemento, il pietrisco e la sabbia vengono utilizzati per il conglomerato cementizio (calcestruzzo) e l argilla per la realizzazione dei laterizi. Volume Materiali Estratti da Miniere Indicatore Volume Materiali Estratti da Miniere Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Uso del Suolo Tipologia Pressione Obiettivo L obiettivo è valutare il quantitativo dei volumi di materiale estratto dalle miniere Dati necessari Volume dei materiali coltivati nelle miniere Fonte Regione Lombardia Ambito Spaziale Provincia Periodo 2002 Nella legislazione nazionale le miniere si distinguono dalle cave per la tipologia del materiale estratto. Dalle miniere si estraggono i minerali di prima categoria descritti nell art. 2 del R.D. n del 1927 Norme di carattere legislativo per disciplinare la ricerca e la coltivazione delle miniere nel Regno che comprendono fra gli altri i giacimenti metalliferi, di feldspati, e di marna da cemento presenti in. Oltre a diversificarsi per la tipologia di materiali estratti, cave e miniere si differenziano anche per il diverso regime giuridico al quale sono assoggettate; mentre il giacimento di una cava è lasciato in disponibilità al proprietario del suolo, le miniere sono di proprietà dello Stato e sono date in concessione a privati. In merito alle competenze amministrative, le concessioni minerarie sono in capo alla Regione a differenza delle cave che sono autorizzate dalla Provincia. In sono presenti 7 concessioni minerarie così suddivise: due di barite, due di feldspato e tre di marna da cemento. L ubicazione dei siti minerari è riportata in Figura d mentre, in Tabella d, si riporta la denominazione delle miniere, la località, la superficie interessata, la tipologia di minerale estratto, la scadenza della concessione e la produzione complessiva relativa all anno 2002.

12 Ubicazione Miniere Figura d 4.2 Suolo e sottosuolo 79 Produzione Minerali Anno 2002 Denominaz. Località Sup. Minerali Scadenza Produzione Miniera (ha) (t) Piantelli Primaluna 28 barite 17/06/2013 Ruola Faedo, Faidallo, Sassi Rossi Primaluna 69 barite concess. perpetua Lentrée Nord Ovest Tremenico, 87 feldspato 24/04/2019 Pernighera Vendrogno Surlosasso Tremenico 49 feldspato 30/07/ Bogia Rio Gambaione 2 Cassago Brianza, 141 marna da in fase Bulciago, Cremella cemento di rinnovo Alpetto Cesana Brianza, 113 marna da Suello cemento 23/04/ Baggero e Brenno Costa Masnaga 43 marna da 09/10/2016 cemento Tabella d

13 4.2 Suolo e sottosuolo Figura e Produzione 2002 per Tipologia di Minerale (t) Barite Feldspato Marna di Cemento Come risulta dal grafico della Figura e, la tipologia di materiale che viene estratta maggiormente è la Marna Cementizia corrispondente a circa il 95% del materiale minerario estratto nella provincia mentre le altre due tipologie di materiale (Barite e Feldspato) rappresentano rispettivamente lo 0,5% e il 4,5% del totale Indicatori di Stato Distribuzione delle Aree Secondo le Categorie d Uso dei PRG rispetto alla Superficie Totale Provinciale Indicatore Distribuzione delle Aree Secondo le Categorie d Uso dei PRG rispetto alla Superficie Totale Provinciale Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Uso del Suolo Tipologia Stato Obiettivo L obiettivo è valutare, per ogni categoria d uso, la superficie interessata rispetto la superficie totale provinciale Dati necessari Superficie per ogni categoria d uso Fonte Ambito Spaziale Provincia Periodo Aggiornamento 1998 Sulla base dei dati rilevati dai PRG dei Comuni della sono stati ricavati i valori relativi alle superfici per ogni destinazione d uso. La classificazione comprende 14 categorie d uso a loro volta classificabili in specifiche destinazioni d uso. È importante sottolineare che tali categorie d uso si riferiscono sia alla situazione esistente che alle previsioni degli strumenti urbanistici. Oltre alle superfici, per ogni categoria d uso si riportano, in Tabella a, le percentuali di quest ultime rispetto alla superficie dell intero territorio provinciale al netto dei bacini lacustri e rappresentate graficamente in Figura a.

14 Distribuzione Percentuale delle Categorie d Uso secondo PRG Categoria d uso Superficie (m 2 ) Agricolo Boschi Residenza Tutela indifferenziata Servizi comunali Produttivo Verde privato Senza specifica destinazione Infrastrutture Turistico/Ricettivo Servizi sovracomunali Polifunzionale Attività estrattive Comm./Direz Totale Tabella a 4.2 Suolo e sottosuolo Distribuzione Percentuale delle Categorie d Uso secondo PRG Figura a Comm./Direz. 0,13% Attività estrattive 0,14% Polifunzionale 0,21% Servizi sovracomunali 0,60% Turistico/Ricettivo 0,65% Infrastrutture 0,80% Senza specifica destinaz. 0,84% Verde privato 1,79% Produttivo 2,42% Servizi comunali 3,24% Tutela indifferenziata 4,69% Residenza 7,16% Boschi 27,80% Agricolo 49,54% 81 Come si evince facilmente dalla Figura a, circa metà del territorio è occupato da suolo agricolo (49,54%) e il 27,80% da boschi; poco più del 7% è adibito a residenza mentre esigue risultano le superfici destinate alle attività estrattive (0,14%), e al polifunzionale (0,21%).

15 4.2 Suolo e sottosuolo 82 Tabella a Indicatori di Risposta Verde Pubblico Complessivo per Abitante (m 2 /ab) per Comune Indicatore Verde Pubblico Complessivo per Abitante (m 2 /ab) per Comune Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Uso del Suolo Tipologia Risposta Obiettivo L obiettivo è valutare la percentuale di superficie di verde pubblico rispetto alla superficie provinciale Dati necessari Superficie verde pubblico. Fonte Ambito Spaziale Provincia Periodo L espansione degli insediamenti e delle infrastrutture, specialmente legata alle attività industriali, all estrazione di minerali e materiali inerti, ai trasporti, all agricoltura intensiva ed allo smaltimento dei rifiuti, genera una forte pressione sulla risorsa suolo, sottraendo aree sempre più estese ad altri usi, quali l agricoltura tradizionale, il pascolo e la selvicoltura. Il verde pubblico rappresenta una risposta agli interventi antropici che portano alla sottrazione delle aree naturali e a tal fine può interpretarsi come un azione di mitigazione/compensazione nei confronti dell urbanizzazione. Dall estrapolazione effettuata dal mosaico provinciale per la determinazione delle superfici secondo le categorie d uso dei Piani Regolatori Generali comunali, si è ricavata anche la superficie di verde pubblico. Di seguito, in Tabella a si riporta tale valutazione per i primi 10 Comuni in termini di popolazione residente al 2001: Verde Pubblico Procapite dei 10 Comuni più Popolati Comune Popolazione Verde Pubblico Verde Pro-capite (m 2 ) (m 2 /ab) Lecco ,72 Merate ,50 Calolziocorte ,86 Casatenovo ,56 Valmadrera ,50 Mandello del Lario ,97 Galbiate ,29 Oggiono ,18 Missaglia ,53 Olginate ,08 Per poter valutare il livello di dotazione di standard a verde si richiamano i principali riferimenti normativi in vigore in Regione Lombardia. L art. 22 della L.R. n. 51 del 15/04/1975 (Disciplina urbanistica del territorio regionale e misure di salvaguardia per la tutela del patrimonio naturale e paesistico) stabiliva che la dotazione per attrezzature pubbliche e di interesse pubblico o generale non può essere inferiore a 26,5 m 2 /ab, di cui almeno il cinquanta per cento a verde o attrezzature per il gioco e lo sport. Tale articolo è stato sostituito da disposizioni normative derivanti dalla L.R. 1/2000, che introduce il Piano dei Servizi, cui spetta l individuazione delle aree da vincolare a verde. La legge regionale sopra citata lascia apparentemente immutato il parametro minimo di 26,5 m 2 /ab, precedentemente in vigore, tuttavia, essa concede la facoltà di riduzione a 18 m 2 /ab a tutti i Comuni montani e a quelli con meno di abitanti e inoltre consente ai Comuni di modificare (in aumento o in diminuzione) tale parametro con riferimento a particolari condizioni insediative esistenti o previste. Dalla Tabella a emerge che vi sono 5 Comuni che superano il limite di 26,5 m 2 /abitanti in particolare: Mandello del Lario (44,97 m 2 /ab), Merate (58,50 m 2 /ab), Galbiate (27,29 m 2 /ab), Lecco (29,72m 2 /ab).

16 Superficie Cave Cessate/Superficie Comunale e Superficie Cave Recuperate/Superficie Cave Cessate Indicatore Superficie Cave cessate/superficie Comunale e Superficie Cave Recuperate/Superficie Cave cessate Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Uso del Suolo Tipologia Risposta Obiettivo L obiettivo è valutare la percentuale di superficie occupata da cave cessate e recuperate rispetto alla superficie dei comuni in cui sono ubicate Dati necessari Superficie delle cave cessate e recuperate del territorio provinciale e superficie dei comuni sulle quali insistono Fonte Inventario cave cessate Ambito Spaziale Provincia Periodo 2002 Con la D.G.R. del 4 /5/2001 n VII/4492 sono stati approvati, dalla Regione Lombardia, i criteri per la realizzazione dell inventario delle cave cessate secondo l art. 27 della L.R. 14/1998. Secondo quest ultima, per cava cessata s intende un sito oggetto in passato ad attività estrattiva terminata entro la data di redazione dell inventario provinciale. Le cave cessate a loro volta vengono classificate in cave dismesse, ovvero cave cessate a seguito dell esaurimento del giacimento, e cave abbandonate, ovvero cave cessate per motivi vari e in presenza di un giacimento residuo; l inventario ha individuato 42 cave cessate che ricoprono lo 0,11% circa del territorio provinciale. Le percentuali maggiori in termini di superficie occupata da cave cessate rispetto alla superficie del comune di appartenenza sono quelle relative alla cava Lorenzina a Malgrate (2,53%), alla cava Bagaggera a Rovagnate (1,61%) e alla cava Sesana a Brivio (1,36%) Suolo e sottosuolo Distribuzione delle Cave Cessate nei Comuni Comune N. cave Superficie cave Superficie Superficie cave cessate / cessate cessate (m 2 ) comune (m 2 ) Superficie comunale (m 2 ) Airuno ,33% Annone Brianza ,16% Barzago ,21% Barzio ,01% Brivio ,36% Calco ,03% Civate ,17% Cremeno ,08% Ello ,05% Galbiate ,38% Introbio ,05% Lecco ,24% Lierna ,02% Malgrate ,53% Mandello del Lario ,41% Missaglia ,05% Nibionno ,95 0,40% Oggiono ,16 0,03% Oliveto Lario ,02% Perledo ,05% Robbiate ,16% Rovagnate ,61% Sirone ,06% Valmadrera ,23% Vigano ,15% Totale ,29% Tabella b

17 4.2 Suolo e sottosuolo Figura a In totale la superficie delle cave cessate risulta essere intorno allo 0,29% della superficie totale dei comuni interessati (Tabella b). In Figura a si riporta la distribuzione spaziale delle cave cessate nella Provincia di Lecco distinte per settori merceologici. Cave Cessate Argilla Calcare per calce e cemento Pietra ornamentale Pietrisco Sabbia e ghiaia 84 Fra queste ve ne sono 18 recuperate (pari al 43%) di cui 13 del tutto (pari al 31%) e 5 in parte (pari al 12%); in Tabella c si riportano le superfici delle cave recuperate e la percentuale di queste rispetto alla superficie complessiva della cava stessa. Per cava recuperata si intende una cava sottoposta ad interventi di carattere ambientale al fine di mitigare/compensare gli impatti che ne derivano.

18 Cave Recuperate Comune Codice Nome Cava Area Area % Area Cava Cava Recuperata recuperata/ (m 2 ) (m 2 ) Area Cava Malgrate CLC3 Cava Lorenzina ,0% Valmadrera CLC6 Cava Castagna ,8% Valmadrera CLC7 Cava Rosè ,0% Valmadrera CLC9 Cava Carsana ,8% Annone Brianza CLC10 Cava Ronchetti ,8% Airuno CLC12 Cava Schenatti ,0% Calco CLC13 Cava Bonsaglia ,0% Brivio CLC14 Cava Sesana ,2% Oggiono CLC16 Cava Canali ,0% Sirone CLC18 Cava Don Minzoni ,0% Nibionno CLC21 Cava Nibionno ,0% Rovagnate CLC23 Cava Bagaggera ,7% Lierna CLC33 Cava Scanagatta ,0% Lecco CLC34 Cava Rovelli ,0% Lecco CLC35 Cava Italstrade ,0% Lecco CLC36 Cava Corso Bergamo ,0% Lecco CLC39 Cava Combi ,0% Introbio CLC41 Cava Casa delle Guide ,0% TOTALE ,0% In totale, la superficie recuperata risulta essere intorno al 62% della superficie totale occupata da cave. Tabella c Suolo e sottosuolo Ambiti Estrattivi Finalizzati al Recupero Indicatore Ambiti Estrattivi Finalizzati al Recupero Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Uso del Suolo Tipologia Risposta Obiettivo L obiettivo è individuare gli ambiti estrattivi della provincia finalizzati al recupero inseriti nel Piano Cave. Dati necessari Ambiti estrattivi e relativa localizzazione Fonte Piano Cave provinciale Ambito Spaziale Provincia Periodo 2001 Il Piano Cave della distingue gli ambiti estrattivi in due gruppi che comprendono: Ambiti Estrattivi che comprendono cave singole che abbiano riserve (volumi disponibili) coltivabili superiore ai dieci anni di previsione dal Piano e caratteristiche merceologiche e quantitativi tali da costituire Risorse Regionali ( art. 6 dell Allegato A del Nuovo Piano delle attività estrattive della ); Ambiti Estrattivi finalizzati al recupero che comprendono le cave o gruppi di cave che abbiano riserve inferiori ai dieci anni di previsione del Piano ed il cui sfruttamento è finalizzato al recupero ambientale dell intero ambito (art. 7 dell Allegato A del Nuovo Piano delle attività estrattive della ); Gli Ambiti Estrattivi finalizzati al recupero sono estrapolati dalla Tabella b e riportati nella Tabella d.

19 4.2 Suolo e sottosuolo Tabella d Ambiti Estrattivi Finalizzati al Recupero Tipologia Denominazione Località Comune Ambito AR 6.1 Cava Valle Oscura Sala al Barro Galbiate AR 3.1 Cava Finim Formenti Moregallo Mandello del Lario AR 3.1 Cava Pensa Moregallo Mandello del Lario AR 3.1 ex Cava Merlo Moregallo Mandello del Lario AR 3.1 Cava Spandri-ex Bregaglio Moregallo Mandello del Lario AR 5.1 ex Cava Mossini Galbiate Galbiate e Pescate AR 9.1 Cava Sesana Brivio Brivio Esempi di recupero, secondo la tipologia di cava, sono: rimodellamento delle scarpate, riporto di terreno vegetale, rinverdimento, barriere visive (es. siepe arboreo-arbustiva), opere di mascheramento (per le piste di servizio, per le attrezzature o per i macchinari), rinaturazione, etc. Sono attualmente in corso da parte degli enti locali e delle imprese del settore le procedure per il recupero morfologico e ambientale di 3 ambiti estrattivi compresi nel Piano Cave, che avverrà contestualmente all attività estrattiva. Questi sono la cava di calcare di Valle Oscura, le cave di pietrisco del Moregallo e la ex Cava Mossini di sabbia e ghiaia. 86 Tabella e Azioni in atto: il recupero delle cave cessate con terra da scavo La, per rispondere all esigenza di recuperare quelle cave degradate e dismesse che - in relazione alle caratteristiche morfologiche, ambientali, urbanistiche e viabilistiche - sono strategicamente utilizzabili al fine di un loro riempimento e, nel contempo, soddisfare il fabbisogno delle imprese di conferire le terre e rocce da scavo provenienti dai cantieri provinciali, ha individuato nell ambito di apposito studio, 10 ex siti estrattivi idonei a tale scopo. Fra di essi, 5 aree, due delle quali comprese nel Piano Cave provinciale, hanno dimensioni tali da consentire, attraverso un recupero morfologico che miri a ricostruire le forme naturali del paesaggio, il conferimento di notevoli volumi di terre e rocce da scavo. Le cave individuate sono quelle riportate nella seguente tabella, che specifica anche la potenzialità in termini volumetrici dei vuoti da riempire. Cave Cessate Idonee ad un Recupero Ambientale con Terre e Rocce da Scavo Nome Cava Comune Tipologia Volume (m 3 ) Cava Borima Civate Ex cava di calcare Cava Merlo 2 Cremeno Ex cava di sabbia e ghiaia Cava Mossini Galbiate-Pescate Ex cava di sabbia e ghiaia Cava Bagaggera Rovagnate Ex cava di argilla Cava Merlo Mandello del Lario Ex cava di sabbia, ghiaia e pietrisco Come si può notare, le 5 aree risultano omogeneamente distribuite sul territorio provinciale: dalla Brianza (Cava Bagaggera), al Lecchese (Cave Borima, Merlo e Mossini), alla Valsassina (Cava Merlo 2). Resta escluso l alto lago dove la scarsità di siti estrattivi non ha consentito l individuazione di aree idonee allo scopo. La presenza di più siti di conferimento ben distribuiti sul territorio e che operino contemporaneamente è, infatti, una condizione auspicabile per i prossimi anni. Ciò consentirebbe non solo una significativa riduzione del costo di smaltimento per l impresa, ma anche, e soprattutto, un minor impatto sul territorio, dovuto al transito su brevi tragitti degli automezzi adibiti al trasporto. Lo studio compiuto dalla Provincia ha lo scopo di fornire agli enti locali interessati ed agli operatori del settore elementi di conoscenza utili al recupero di aree che possono essere riutilizzate in assoluta sicurezza per l ambiente e per i cittadini. Il tema del recupero di aree degradate è stato trattato dalla, nel 2003, in una pubblicazione dal titolo Terre e rocce da scavo: una risorsa per il recupero ambientale, che illustra gli aspetti tecnici e normativi relativi alla questione.

20 4.2.3 Rischio Idrogeologico Il rischio naturale legato alle catastrofi idrogeologiche è in Italia tra i problemi più rilevanti, sia per i danni prodotti sia per il numero di vittime. I fenomeni di dissesto idrogeologico del territorio, vanno per lo più attribuiti ai mutati scenari territoriali che hanno privilegiato l occupazione e lo sfruttamento di aree naturali e, marginalmente, a variazioni di tipo meteo-climatico. Gran parte dei danni derivati dal dissesto idrogeologico non sempre sono legati ad un incremento della pericolosità naturale del territorio ma la maggior parte delle volte sono prevalentemente determinati dai comportamenti umani. Gli effetti indotti dall attività antropica possono risentirsi immediatamente o nel tempo e possono interessare, oltre al punto in cui si è intervenuti, aree limitrofe in funzione del tipo, delle modalità, dell importanza dell intervento operato e delle caratteristiche geologiche, idrologiche e geomorfologiche dell area di intervento: di conseguenza, la reazione del territorio, inteso come sistema dinamico di agenti morfogenetici, può risultare da trascurabile a catastrofica. Con la Legge 183/1989 Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo integrata con la Legge 253/1990 e con il D.L. 398/1993 convertito con la Legge 493/1993, si è affermato un nuovo approccio per la difesa del suolo: un azione pianificata basata sul principio della prevenzione e riduzione del rischio e sulla integrazione con le altre politiche territoriali, in particolare quelle di localizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture. Qualora si programmino espansioni della superficie urbanizzata, modificazioni infrastrutturali e nella destinazione d uso dei suoli, occorre prevedere ed effettuare una valutazione dei rischi insistenti individuando aree critiche, per la presenza di fattori di rischio; tali aree possono essere: aree a rischio geologico, idrogeologico e idraulico; aree allagabili, alluvionabili e inondabili; aree soggette a fenomeni di dilavamento o di erosione superficiale; aree ad elevata instabilità con fenomeni franosi attivi; zone di dissesto potenziale; aree soggette a fenomeni di erosione da parte delle acque incanalate; aree soggette a fenomeni valanghivi; aree ad elevata vulnerabilità per le risorse idriche sotterranee. Il PTCP della, recentemente adottato, fornisce delle linee guida per la loro individuazione. Per la sottotematica inerente il Rischio Idrogeologico dei Comuni della, gli indicatori elaborati e riportati nella presente Relazione dello Stato dell Ambiente sono: Indicatori di Stato Comuni Interessati da Frane Comuni Interessati da Esondazione Rischio Totale Indicatori di Risposta Comuni dotati di Relazione Geologica a supporto del P.R.G. Richieste per Interventi di Ripristino per l Alluvione Suolo e sottosuolo Indicatori di Stato Comuni Interessati da Frane Indicatore Comuni Interessati da Frane Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Rischio Idrogeologico Tipologia Stato Obiettivo L obiettivo è individuare i comuni interessati da frane Dati necessari Numero di frane per ogni comune della Provincia Fonte Regione Lombardia, CNR, Ambito Spaziale Provincia Periodo

21 4.2 Suolo e sottosuolo 88 In seguito agli eventi alluvionali del 1987, sono state svolte, da parte del Servizio Geologico Regionale e del Consiglio Nazionale delle Ricerche campagne di ricerca e raccolta dati che hanno portato alla redazione della Carta inventario delle frane e dei dissesti Regionale che fornisce un quadro delle situazioni di dissesto e rappresenta un utile strumento di supporto ai fini della pianificazione e della realizzazione degli interventi. Nella Carta inventario delle frane e dei dissesti della vengono riportati, per ogni comune interessato da forme di dissesto, ovvero 59 dei 90 dei comuni della provincia, il numero di tutte le tipologie di frana individuate; tali dati sono sintetizzati in Tabella a. Le tipologie di frane, riportate in tale Tabella, sono: Crolli - consistono nel distacco improvviso di masse di roccia da pareti molto ripide o strapiombanti; sono caratterizzati da una prevalenza della componente verticale nelle fasi iniziali del movimento. In questa categoria sono inclusi anche i ribaltamenti, che si differenziano per il prevalere di una componente rotazionale attorno ad un punto nella fase iniziale del movimento. Scivolamenti - avvengono lungo una superficie di rottura che può essere curva (scivolamenti rotazionali) o piana (scivolamenti planari), quando viene superata la resistenza al taglio dei materiali stessi lungo la superficie di discontinuità; i primi si realizzano prevalentemente in materiali pseudocoerenti, mentre i secondi prevalentemente in rocce stratificate a franapoggio con interstrati argillosi. Colate - si manifestano sotto forma di movimenti in massa di fango argilloso commisto a detrito più grossolano che, con comportamento fluido-viscoso discendono, spesso con elevata velocità, lungo pendii o alvei torrentizi, invadendo talora anche i fondovalle; gran parte delle colate cartografate sono legate all instaurarsi di fenomeni di trasporto in massa in corrispondenza di alvei torrentizi (debris flow), causati dall imbibizione ad opera delle acque. Nella categoria delle colate sono stati inclusi i soil slips, frane superficiali ed in genere di piccole dimensioni che si innescano in materiali poco permeabili (in genere limi più o meno argillosi), a causa della sovrassaturazione indotta da precipitazioni di una certa durata; tali materiali richiedono parecchio tempo per saturarsi, e drenano molto lentamente ed a velocità minore delle aree circostanti, ad esempio più sabbiose, e questo provoca un aumento della pressione neutra ed una conseguente diminuzione della resistenza al taglio dei materiali imbibiti che, se concorrono altri fattori favorevoli all instabilità, possono smottare. Sprofondamenti - gli sprofondamenti sono fenomeni di collasso di cavità sotterranee o di subsidenza. Questi fenomeni interessano limitatamente la provincia di Lecco e sono prevalentemente legati a fenomeni carsici o indotti dall uomo. Frane complesse - rientrano in questa categoria le frane manifestatesi, contemporaneamente o in tempi successivi, con due o più delle tipologie di movimento sopra elencate. Nella maggior parte dei casi, una tipologia è predominante sulle altre, può essere questo il caso di molte creste che sono interrotte da discontinuità lungo le quali si manifestano frequenti crolli e i cui detriti risultanti vengono rimobilizzati da fenomeni di colamento in coincidenza con precipitazioni intense. Quando l osservazione delle foto aeree non ha permesso di indicare la tipologia della frana ed in mancanza di dati relativi ad osservazioni dirette effettuate sul terreno, questa è stata indicata come frana Non Classificata. Le frane sono dei fenomeni di dissesto che si manifestano laddove sono presenti situazioni di instabilità dei versanti e possono essere il risultato sia di fenomeni naturali che di attività antropiche che spesso accelerano questa forma di degradazione.

22 Comuni Interessati da Frane Comune Crollo Scivolamento Colata Sprofondam. Complessa Non Classif. Abbadia Lariana Airuno Ballabio Barzio Bellano Calolziocorte Carenno Casargo Casatenovo Cassina Valsassina Cernusco Lombardone Cesana Brianza Civate Colico Colle Brianza Cortenova Crandola Valsassina Cremeno Dervio Dorio Erve Esino Lario Galbiate Garlate Introbio Introzzo Lecco Lierna Mandello del Lario Margno Moggio Monte Marenzo Montevecchia Morterone Olgiate Molgora Olginate Oliveto Lario Paderno d Adda Pagnona Parlasco Pasturo Perego Perledo Premana Primaluna Santa Maria Hoè Sueglio Suello Taceno Torre De Busi Tremenico Valgreghentino Valmadrera Varenna Vendrogno Vercurago Vestreno Totale frane Percentuale 17,1% 9,1% 38,1% 0,1% 34,3% 1,2% Tabella a Suolo e sottosuolo

23 4.2 Suolo e sottosuolo Figura a Percentualmente, la tipologia di dissesto che insiste maggiormente sul territorio lecchese, risulta essere la colata (38,1 %) e la frana complessa (34,3%); al contrario, lo sprofondamento risulta essere la tipologia di dissesto idrogeologico più rara con un valore percentuale pari allo 0,1% su un totale di eventi (compresi i non classificati). La Figura a dà una visione grafica di tali percentuali. Distribuzione Percentuale delle Tipologie di Frane nella Non classificata 1,2% Complessa 34,3% Sprofondamento 0,1% Colata 38,1% Scivolamento 9,1% Crollo 17,1% 90 Il Progetto Studio dei Centri Abitati Instabili (SCAI) realizzato dal Servizio geologico della Regione Lombardia e dal Gruppo Nazionale per la Difesa dalle Catastrofi Idrogeologiche (GNDCI) del CNR, illustra quelle situazioni di pericolosità che la Legge 267/1998, conseguente ai tragici eventi di Sarno (Campania), richiede di perimetrare e classificare da parte delle Regioni, Autorità di Bacino e degli altri enti competenti. Nell ambito del territorio lecchese sono in corso altri progetti per la determinazione della pericolosità e del rischio e la relativa mitigazione finalizzati alla pianificazione territoriale, alla definizione di norme di salvaguardia ed alla programmazione di interventi. Qui di seguito si vuole delineare il quadro generale di tali attività illustrando le finalità dei differenti prodotti e le relazioni esistenti fra loro. Le attività ordinarie ed i progetti in corso presso il Servizio Geologico della Regione Lombardia nell ambito dei quali vengono approfonditi i temi della prevenzione del dissesto idrogeologico nel territorio lecchese si riferiscono a: le istruttorie previste dalla L. R. 41/1997 Prevenzione del rischio geologico, idrogeologico e sismico mediante strumenti urbanistici generali e loro varianti il Progetto Strategico n Definizione delle zone a rischio idrogeologico a scala di sottobacino idrografico (attività di progetto programmata dalla Giunta nel Piano Regionale di Sviluppo); l individuazione e perimetrazione delle zone a maggior rischio idrogeologico come da Legge 267/1998. A seguito della L.R. 41/1997 i Comuni provvedono a verificare la compatibilità fra le previsioni urbanistiche e le condizioni geologiche dei territori interessati. Questo avviene in sede di redazione degli strumenti urbanistici generali e delle loro varianti generali mediante apposito studio geologico in conformità alle direttive regionali. In seguito all emanazione ed in ottemperanza alla Legge 267/1998 (...misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico... ) alcuni dei siti ritenuti potenzialmente più a rischio, sono stati riportati nelle schede SCAI. La selezione effettuata ha portato all individuazione di 36 siti a rischio appartenenti a 31 Comuni diversi.

24 Superficie dei Comuni Distinti da Condizioni di Pericolosità Comune Superficie frana (ha) Superficie Comune (ha) Sup.Frana/Sup.Comune Abbadia Lariana 2,4 1708,8 0,14% Ballabio 2,5 1496,8 0,17% Barzio ,5 0,28% Bellano 1,2 1131,0 0,11% Casargo 3 (*) 2027,2 0,15% Cesana Brianza 1 342,0 0,29% Civate 2,2 906,0 0,24% Dervio 2,4 1169,9 0,21% Dorio 3,5 1267,4 0,28% Erve 2 620,8 0,32% Galbiate ,1 0,06% Garlate 0,7 214,0 0,33% Lecco ,0 1,11% Monte Marenzo 5 305,0 1,64% Oliveto Lario 2,5 1607,8 0,16% Pagnona 3 895,9 0,33% Parlasco 2 298,0 0,67% Perledo 0, ,1 0,03% Pescate 0,4 209,0 0,19% Premana ,3 0,06% Primaluna ,0 0,31% Santa Maria Hoè 0,4 283,0 0,14% Torre De Busi 1,4 915,0 0,15% Valmadrera 2,6 1256,0 0,21% Varenna ,7 1,25% Vendrogno 1,4 1167,3 0,12% Vercurago 0,5 212,0 0,24% (*) Dissesto che interessa in parte anche il Comune di Margno Per i comuni di Colico, Cortenova e Tremenico interessati da dissesti anche molto estesi lo SCAI non determina la superficie interessata dai movimenti franosi. Comuni Interessati da Esondazione Indicatore Comuni Interessati da Esondazione Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Rischio Idrogeologico Tipologia Stato Obiettivo L obiettivo è individuare i Comuni interessati da fenomeni di esondazione Dati necessari Comuni interessati e superfici interessate dal fenomeno Fonte Autorità di Bacino del Fiume Po Ambito Spaziale Provincia Periodo 2001 All interno del progetto di Piano Stralcio per l Assetto Idrogeologico (PAI), una delle forme di dissesto che contribuiscono alla determinazione del Rischio totale (Indicatore successivo Rischio Totale ) è l esondazione; tale fenomeno consiste in un allagamento della zona adiacente l asta fluviale quando quest ultima, per effetto delle intense precipitazioni, supera la sua capacità d invaso; l effetto è ampliato nel caso di impermeabilizzazione naturale (per la tipologia del terreno) o artificiale (cementificazione) mentre viene attenuato o è del tutto inesistente in presenza di opere di difesa idraulica (dighe, casse di espansione, etc.) che contribuiscono alla laminazione (restituzione dello stesso volume di acqua in tempi più lunghi) della piena. In Tabella c si indicano le superfici dei Comuni interessati dalle esondazioni dei corsi d acqua; sono esclusi dalla tabella i Comuni interessati dalle esondazioni dei due corsi d acqua maggiori: l Adda e il Lambro, trattati in seguito. Tabella b Suolo e sottosuolo

25 4.2 Suolo e sottosuolo 92 Tabella c Tabella d Superficie dei Comuni Interessati da Esondazione Comune Esondazione(km 2 ) Barzio <0,1 Calco 0,3 Colico 7,0 Introbio 1,0 Paderno d Adda 0,3 Pasturo 0,9 Primaluna 0,9 Robbiate 0,2 Totale 10,7* *Considerando il valore 0.1 km 2 per il Comune di Barzio Fonte: PAI Il Comune di Colico risulta quello maggiormente interessato da tale tipo di dissesto. Non trascurabile risulta l esondazione ad Introbio che interessa una superficie pari a 1 km 2. In Tabella d si riporta l elenco dei Comuni con la superficie interessata da fascia B (14% dei comuni) così come indicato e definito nel Secondo Piano Stralcio delle fasce fluviali (documento integrante il PAI) relativamente ai fiumi Adda e Lambro; tale fascia è costituita dalla porzione di alveo interessata da inondazione al verificarsi dell evento di piena di riferimento con tempo di ritorno 200 anni, pertanto, a differenza della più restrittiva fascia A che è costituita dalla porzione di alveo interessata dal normale deflusso della corrente di piena, la fascia B ben rappresenta le aree storicamente inondabili. Con l accumulo temporaneo in tale fascia di parte del volume di piena si attua la laminazione dell onda di piena con riduzione delle portate di colmo. Il limite della fascia si estende fino al punto in cui le quote naturali del terreno sono superiori ai livelli idrici corrispondenti alla piena di riferimento ovvero sino alle opere idrauliche di controllo delle inondazioni (argini o altre opere di contenimento), dimensionate per la stessa portata. Superficie Fascia B dei Comuni Interessati Comune Superficie Fascia B (km 2 ) Airuno 0,5 Brivio 3,5 Calco 0,3 Calolziocorte 0,4 Colico 1,7 Costa Masnaga <0,1 Imbersago 0,2 Monte Marenzo 0,3 Nibionno 0,1 Olginate 0,7 Paderno d Adda 0,3 Robbiate 0,1 Rogeno <0,1 Totale* 8,3 *Considerando il valore 0,1 km 2 per i Comuni di Costa Masnaga e Rogeno Rischio Totale Indicatore Rischio Totale Macrotema SUOLO E SOTTOSUOLO Tema Rischio Idrogeologico Tipologia Stato Obiettivo L obiettivo è individuare il livello di rischio dei Comuni interessati da fenomeni di dissesto idrogeologico Dati necessari Classi di Rischio Totale dei comuni della Fonte Autorità di Bacino del Po Ambito Spaziale Provincia Periodo 2001

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