Il mercato dei figli 3. Dall America Latina bebè «tutto compreso»

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1 È un autentica e inaudita piaga globale quella che sta emergendo dall inchiesta di «Avvenire» sulla «maternità surrogata», ovvero la crescente pratica di affidare un embrione concepito in vitro alla gestazione di una donna (in genere in stato di estrema indigenza) pagata da poche centinaia ad alcune migliaia di euro in Paesi come l India, la Russia, l Ucraina o il Guatemala. Una nuova schiavitù nel nome del «diritto al figlio». Oggi, 8 agosto 2013, «Avvenire» presenta, in prima pagina, la terza parte dell inchiesta Il mercato dei figli con queste parole: Madri in affitto. America Latina: il fiorente mercato del bebè «chiavi in mano». In terza pagina, riporta il testo della terza parte dell inchiesta, accompagnato da due articoli: uno sguardo sulla situazione in Bolivia e uno sulla situazione in Canada. Ecco il testo della terza parte dell inchiesta, e dei due articoli che la completano. Il mercato dei figli 3 Dall America Latina bebè «tutto compreso» Il fatto. I prezzi più bassi spingono gli statunitensi a guardare ai Paesi a Sud dei loro confini come nuovo mercato «delle mamme in affitto». Il Guatemala è tra le mete preferite dalle agenzie specializzate che offrono servizi completi, dall embrione al parto. di Lorenzo Schoepflin Se al momento dell acquisto di un prodotto vi proponessero una soluzione a prezzi vantaggiosi nel negozio non troppo lontano da casa avreste dubbi? È probabilmente questa la logica che spinge i cittadini statunitensi (e non solo loro) a guardare con interesse all America Latina quando si parla di maternità surrogata. Perché in fondo di questo si tratta. Comprare un figlio, tutto compreso: viaggio, soggiorno, fecondazione in vitro, pratiche legali, contratto di affitto dell utero, e dopo nove mesi si passa a ritirare la merce. Una pratica che cresce con l ampliarsi dell offerta. Come dimostra il moltiplicarsi di annunci su Internet: man mano che la Rete raggiunge i villaggi più sperduti del Continente, la miseria spinge molte donne a ricorrere a questa pratica. Vari media latinoamericani lo hanno evidenziato di recente. Prezzi bassi non vuol dire minore qualità e servizi scadenti, come tiene a precisare l associazione «Advocate for surrogacy», fondata e diretta da Candace O Brien, che da 15 anni si impegna affinché tutti possano avere una famiglia, «indipendentemente dalla loro razza, dall orientamento sessuale, dallo stato civile o dall identità di genere». 1

2 È guardando al listino prezzi esibito sul sito di «Advocate for surrogacy» che si capisce, ad esempio, perché il Guatemala è uno snodo emergente del mercato mondiale degli uteri in affitto: quando ci sono di mezzo cliniche e donne del Paese centroamericano, si possono risparmiare più di 10mila dollari, nonostante la spesa per il viaggio che si aggira tra i 3mila e i 4mila dollari. Il Guatemala sembra essere perfettamente integrato nella catena di montaggio che da un click su Internet arriva al bimbo in braccio: non solo per la reperibilità di donne povere disposte a portare in grembo un figlio non loro, ma anche per le cliniche per la fecondazione decisamente a buon prezzo. Anche l agenzia «Surrogacy Partners» propone il Guatemala come meta privilegiata per trovare uteri in affitto, garantendo l espletamento di ogni obbligo legale che i cittadini statunitensi si trovano ad affrontare una volta che il figlio frutto della maternità surrogata sia venuto alla luce. Surrogacy Partners si prende infatti cura della parte burocratica affinché il bambino risulti cittadino statunitense nato all estero, in uno Stato in cui nessuna legge specifica proibisce il ricorso a madri surrogate (quale è il Guatemala, come si premura di spiegare il sito dell agenzia). Per coppie o single che non siano cittadini Usa l agenzia raccomanda di approfondire le questioni legali relative alla cittadinanza del figlio. Per le stesse ragioni geografiche ed economiche, anche Panama veniva considerata un interessante bacino da cui attingere uteri a noleggio. Nel 2010 il Wall Street Journal in un reportage intitolato Assembling the Global Baby (Assemblando il bambino globale), citava proprio Panama come uno degli Stati inseriti a pieno titolo nella rete internazionale di donazione di gameti e affitto degli uteri. A inizio 2011 fu resa pubblica la storia di Andy McNeill e del compagno Todd Bludworth, sposati in Vermont e oggi padri di due gemelli, Samuel e Annabelle, nati grazie a donazione di ovuli e utero in affitto da donne panamensi. Andy e Todd raccontarono di ben quattro tentativi terminati con aborti - con diverse madri surrogate - prima di ottenere i figli desiderati. La coppia omosessuale, residente in Florida, stimava in circa 50mila dollari il risparmio complessivo, col costo totale di 150mila dollari abbattuto di un terzo grazie al ricorso a donne centroamericane. Ma oggi, attraverso «Planet Hospital», che si propone di organizzare servizi legati a quello che viene definito con eleganza fuorviante «turismo medico», si apprende che da marzo Panama ha reso illegale la gestazione conto terzi. Niente paura: al dispiacere dichiarato nella pagina dedicata al Paese stretto tra Atlantico e Pacifico si unisce l invito a visitare quella che dirotta su una nuova e assai promettente meta di questa forma di sfruttamento di madri in affitto: il Messico. È interessante notare che lo slogan commerciale per rendere appetibile l estremo nord dell America Latina riguarda proprio le coppie gay: a causa delle difficoltà burocratiche che si possono incontrare in India, si legge sul sito, «siamo orgogliosi di offrire il Messico come destinazione per la maternità surrogata gay». Sul quotidiano indiano Mumbai Mirror, un mese fa, gli addetti ai lavori lamentavano proprio la perdita di clienti a favore del Messico, oltre che di un altro Paese 2

3 emergente nel mercato globale delle gravidanze a pagamento, la Thailandia. Seguono Ecuador, Bolivia e Haiti, dove l assenza di una legislazione favorisce il far west. In tal senso, va registrata anche un inchiesta condotta dal portale «Bioedge», sempre ben informato, che nel giugno 2012 interpellò alcune cliniche operanti nel settore della fecondazione artificiale e della maternità surrogata. Il direttore del «Fertility Institute», con sedi principali a Los Angeles e Las Vegas, Jeffrey Steinberg, affermò che anche solo l avvio delle discussioni su leggi volte al riconoscimento del matrimonio omosessuale in questo o quel Paese innesca un aumento dei contatti telefonici e via Web per raccogliere informazioni sugli uteri in affitto. Steinberg dichiarò inoltre che la sua clinica stava guardando molto attentamente all evolversi delle leggi in tema di maternità surrogata. Una succursale del «Fertility Institute» si trova a Guadalajara, nello Stato messicano di Jalisco, ancora privo di una legge in materia. Anche in Argentina l opzione dell utero in affitto è al centro di un dibattito. A fine giugno una Corte civile ha stabilito che la bimba nata da madre surrogata può essere dichiarata figlia dei genitori biologici, nel caso specifico Juan De Gregorio e Maica Moraes. È la prima volta, come informa il quotidiano Clarín, che viene presa una decisione del genere. L Argentina sta valutando l opportunità di rendere legale la pratica, un precedente che può costituire il primo passo per rendere lo Stato sudamericano un nuovo protagonista di quello che è ormai un vero e proprio mercato globalizzato. Il Canada scopre che il business delle «surrogate» rende Una legge federale del 2004 limita il ricorso alle madri per conto terzi ai «motivi altruistici», con rimborso spese. Norme però facilmente aggirabili di Valentina Fizzotti Una coppia italiana, a febbraio, ha dovuto pagare dollari a un ospedale di Toronto in cui Bethany, una donna di 32 anni, aveva appena partorito il loro figlio. A un altra madre surrogata invece - ha raccontato la titolare di un agenzia online canadese specializzata in uteri in affitto, Sally Rhoads-Heinrich - è andata male: i genitori biologici spagnoli sono tornati a casa con i loro due gemelli, nati prematuri, lasciandole un conto da 58mila dollari non saldato. Perché la maternità su ordinazione è diventata un (ricco) affare globalizzato anche in Canada e molti ospedali hanno deciso di agire di conseguenza. In passato le spese per tutti nati in Canada erano a carico del Servizio sanitario nazionale. Così sempre più single e coppie straniere, per reclutare uteri in affitto, hanno finito per preferire questo Paese agli Stati Uniti, dove le costose spese ospedaliere sono a totale carico dei genitori. 3

4 Visto il trend in crescita, alcune strutture hanno quindi deciso di modificare le tariffe delle proprie prestazioni per le coppie non locali. Nelle quattro amministrate in Ontario dalla società Quinte Health Care, ad esempio, si pagano 388 dollari al giorno se i genitori sono residenti in un altra provincia e 720 se stranieri: «Siamo finanziati dai contribuenti», ha spiegato una portavoce. Un altro ospedale della stessa provincia ha deciso di offrire gratis le prestazioni solo se il bambino resta in Ontario per almeno tre mesi, tempo sufficiente a considerarlo effettivamente figlio di residenti. In Canada farsi fabbricare un bambino può costare fino a 100 mila dollari, in media fra i 10 e i 50mila dollari in meno che negli Stati Uniti. In realtà, però, la legge canadese dal 2004 consente la maternità surrogata soltanto per scopi altruistici, ovvero non commerciali. La pena va da 500mila dollari di multa a dieci anni di prigione. Lo stesso vale per tutti gli ingredienti della filiera riproduttiva eterologa: le donatrici di ovuli, i donatori di seme e le madri surrogate possono ricevere unicamente un rimborso spese. Il problema riguarda il suo ammontare e le voci considerabili come rimborso: possono esserlo alberghi di lusso, una nuova automobile, un guardaroba nuovo È quella che Tom Blackwell, firma del quotidiano National Post ed esperto dell argomento, chiama «zona grigia legale in cui si sviluppa l industria della fertilità», fatta di intermediari, madri surrogate e avvocati. Secondo le indiscrezioni (svelate alla stampa canadese da donne assoldate o da personale delle agenzie di reclutamento) la cifra che le surrogate possono arrivare a guadagnare varia dai 15mila ai 50mila dollari. Alcune di loro hanno raccontato di aver visto «passaggi di buste con un sacco di soldi» fra intermediari e personale delle cliniche. L industria della fertilità canadese ha anche una dama nera, Leia Picard, a capo della Canadian Fertility Consultant. In seguito a una inchiesta della polizia (la prima della storia canadese), a marzo è stata accusata di 27 capi d imputazione. La sua società si occupava di tutto il percorso, dalla ricerca di donatori al parto, in un terzo del tempo richiesto dalla concorrenza. Ora i suoi avvocati annunciano battaglia: impugneranno la legge sulla procreazione denunciandone l incostituzionalità. Offerte speciali online è il far west della Bolivia Valentina Fizzotti, p. 3. Miseria e assenza di leggi favoriscono il dilagare del fenomeno «Offerta raddoppiata negli ultimi 3-4 anni». di Lucia Capuzzi «Come mi sono sentita? Come se mi avessero strappato un organo. Perché l ho fatto? Sa che cosa vuol dire mettere dei sacchetti di nylon a tuo figlio al posto dei pannolini? E io ne ho quattro». «Dovevo pagare un intervento urgente per il mio bambino. Dove altro potevo trovare quella somma?». Paula ha 34 anni ed è di Santa Cruz. 4

5 Ana ne ha 33 e vive in un minuscolo paese delle Ande di cui preferisce non rivelare il nome. Entrambe sono «di sana e robusta costituzione». Così almeno dicevano nei rispettivi annunci diffusi su Internet in cui mettevano in vendita il loro grembo. Una scelta estrema, innaturale, eppure drammaticamente diffusa in Bolivia. La ragione è crudelmente banale: il Paese è - insieme a Paraguay, Salvador, Honduras, Nicaragua e Guatemala - tra i più poveri del Continente latinoamericano. O meglio, dove più tremenda è la disparità tra un esigua élite e una maggioranza di disperati. Non solo. La nazione non riconosce il principio della madre sostituta : di fatto, però, non esistono leggi che regolano la materia. Nel far west giuridico, il business o negocio - come si dice da queste parti - prospera. Non è facile ottenere cifre al riguardo. Di fatto, i laboratori specializzati in fecondazione artificiale parlano di un per cento di coppie con problemi di fertilità. Più del mercato interno, ad alimentare le floride tasche delle cliniche riproduttive è il flusso di richieste dagli Stati Uniti. Secondo Elvio Rodríguez, della Società boliviana di ginecologia, nella maggior parte dei casi si tratta di coppie eterosessuali con problemi di fertilità. Non mancano, però, anche omosessuali. A sorprendere è la rapidità con cui il fenomeno sta aumentando: l offerta sarebbe raddoppiata - affermano vari attivisti che difendono i diritti delle donne - negli ultimi 3 o 4 anni, come dimostra l incremento di annunci online. «Sono sempre di più quelle che si rivolgono a noi per avere supporto psicologico dopo il parto - racconta Maria Galindo, dell associazione Mujeres Creando -. È un trauma fortissimo per la ragazze. Una pratica barbara che trasforma il ventre materno in una fabbrica di produzione». Un azienda lucrosa. Almeno per i laboratori che fanno da mediatori. Un bimbo nato da madre in affitto costa alla coppia tra i 60 e i 90mila dollari, anche se l aumento della concorrenza su Internet sta facendo scendere i prezzi. Alla mamma surrogata ne arrivano però non più di 9mila. Lucia Capuzzi, p. 3. 5