3. c. 4) La funzione dell avvocato

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1 Estratto da: M. J. Arroba Conde, Deontologia e norme processuali, in AA.VV, Deontologia degli operatori di tribunali ecclesiastici, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011, c. 4) La funzione dell avvocato L obbligo generale formulato direttamente per i patroni é la tutela dei diritti della parte (DC 104). Il riferimento specifico ad una loro condotta negligente (DC 111 par. 2) può vertere sugli effetti di eventuale decadenza della causa, sorgendo allora l obbligo del tribunale di avvertire prima la parte stessa (DC 146). Le norme, e soprattutto la dottrina, in particolare quella del magistero, obbligano ad inserire i diritti della parte e la funzione preposta alla loro tutela nella visione istituzionale del processo 1. Dentro tale visione, ho proposto in altre occasioni i principi deontologici (corresponsabilità istituzionale, indipendenza nella strategia di difesa e corretta etica dialogica) e le situazioni deontologicamente sensibili nella preparazione della causa e nello svolgimento del processo 2. Mi limito quindi soltanto ad un enumerazione sommaria di quelle che possono creare gravi interferenze con le funzioni degli altri operatori del foro. Prima però, per il loro vincolo con la negligenza, ricordo che tra i doveri, oltre ad accettare la difesa dei poveri e lavorare con la stessa diligenza che si userebbe in una causa propria, si include quello di misurare il proprio talento e le conoscenze che il caso richiede (prima di accettarlo), nonché il rifiuto di cause ingiuste e la proibizione di usare metodi illeciti per difendere una causa giusta 3. 1 Sugli autori che hanno contribuito a formulare questa teoria in ambito canonico e extracanonico, cf. M. J. ARROBA CONDE, Diritto processuale canonico, Roma 2006, 5 ed., Cf. M. J. ARROBA CONDE, Principi di deontologia forense canonica, in P.A. BONNET C. GULLO, Il diritto di difesa nel processo matrimoniale canonico, Città del Vaticano 2006, Il più significativo é S. Alfonso Maria de Liguori con il suo conosciuto decalogo dell avvocato; tale decalogo può essere consultato in S. BIELECKI, De munere advocati, Roma 1937, 27. La difesa dei Boveri é all origine delle preoccupazioni dei primi concili; il rifiuto delle cuase ingiuste occupa il primo posto nel decalogo di S. Alfonso Maria di Liguori, e si ripete nella costituzione Decens de Benedicto XII. Il rapporto che esiste tra una difesa tecnica ed eticamente corretta con la posibilita di raggiungere la giustizia sostanziale si deduce dalla regola n. 7 del decalogo di S. Alfonso Maria di Liguori, dove si stabilisce che l avvocato deve invocare l aiuto di Dio perché Dio è il primo difensore della giustizia.

2 La subordinazione al dovere di cercare la verità oggettiva non annulla il contraddittorio ma da essa derivano esigenze di lealtà nella strategia processuale, così come l obiettivo di giungere a decisioni idonee a convincere in coscienza. Ciò implica assumere lo sforzo etico di instaurare nel processo una comunicazione esigente. In tal senso, le negligenze principali del patrono riguardano: - Le verifiche da fare nella fase previa al processo: non sono sufficienti i doveri di verità formulati nei codici deontologici che limitano la responsabilità dell avvocato a ciò che egli conosce; egli stesso deve verificare con senso di corresponsabilità ecclesiale il fondamento dei fatti, senza escludere il dovere di dissuadere la parte dall iniziativa di avviare la causa, se manca tale fondamento. - La conoscenza profonda delle leggi al di là della sua traduzione in canoni o capitoli di nullità. E un dovere derivante della funzione dell avvocatura, vincolata nei codici deontologici alla realizzazione della Giustizia, con maiuscola. L obiettivo di Giustizia, nella sfera canonica matrimoniale, implica conoscere a fondo la natura del patto coniugale, soprattutto nei punti in cui, per irripetibile, la dimensione giuridica è più complessa, come sono la sua finalità di orientarsi al bene delle persone 4, e l adeguata relazione del matrimonio in fieri e in facto esse. Identica esigenza di conoscenza richiede la legge processuale sul valore oggi riconosciuto alle dichiarazioni delle parti, anche per la prova piena 5. Credo quindi che sia deontologicamente imperfetto realizzare interviste impersonali, viziate dai parametri standard nell interpretazione della legge positiva e dei capitoli di nullità. - L impostazione tecnica precisa, che fondata su fatti veri, permetta una decisione giudiziale legittima e rapida. La rottura coniugale può rilevare l esistenza di un matrimonio nullo per più di un motivo, che conviene sempre alle persone affrontare in profondità. Ma nel processo è sufficiente e conveniente fare riferimento ad un motivo chiaro che si possa provare con facilità. L opzione spetta 4 Per una prospettiva innovativa e strettamente giuridica della riferita finalità del matrimonio canonico, cf. M. RIONDINO, Bonum coniugum e giuridicità del matrimonio canonico, in Il diritto della famiglia e delle persone 4, 2009, Cf. M. J. ARROBA CONDE, Le dichiarazioni delle parti come valorizzazione della dimensione personalista del processo matrimoniale canonico, in P. GHERRI (ed.), Diritto canonico. Antropologia e personalismo. Atti della seconda giornata canonistica interdisciplinare, Roma 2008, pp

3 all avvocato, si radica nei principi di indipendenza e di libertà di difesa dei codici deontologici e comporta il dovere etico di evitare speculazioni per mantenere a lungo in vita la controversia. - L autonomia e la competenza nella strategia di difesa: Per difendere tecnicamente meglio la verità soggettiva, la legge non equipara i diritti processuali delle parti private a quelli del difensore del vincolo, come parte pubblica, ma provvede a tale equiparazione nel caso dei suoi difensori (c. 1678). La DC (159) rompe l eguaglianza rispetto alla possibilità eccezionale di escludere l avvocato dagli interrogatori. Poiché la funzione dell avvocato si inserisce nel favor veritatis, è un dovere etico dei professionisti del foro riconoscersi reciproco credito su questo impegno comune, sviluppato con indipendenza. Le strategie dei difensori non possono allora essere oggetto di pressioni secondo il gusto, il costume o la c.d. politica del tribunale nel formulare il dubbio, raccogliere le prove e presentare istanze. In termini simili si esprimono i codici deontologici. La competenza tecnica è garanzia per esercitare con indipendenza e autonomia le facoltà di difesa che esige il caso. Da qui il dovere di non accettare quei casi per cui l avvocato non si considera all altezza. - I doveri di informazione tempestiva riguardano i vincoli tra l indipendenza e la relazione di fiducia tra avvocato e cliente. Nei codici deontologici si formula il dovere di preservare l indipendenza dell avvocato da pressioni del cliente, e si permette di rifiutare istruzioni contrarie ai suoi criteri professionali. Nel diritto canonico è fondamentale questo orientamento. Gli sforzi antecedenti alla causa non assicurano l evoluzione del processo dove il professionista, anche difendendo gli interessi del suo assistito, esercita una funzione di rilevanza pubblica, che gli obbliga a rimanere fedele alla verità. Per quello, i doveri di fedeltà agli interessi del cliente, di attuare nei limiti del mandato e mantenere il segreto professionale, si completano con il dovere di informazione diligente, per non tradire l interesse superiore di trovare la verità. Se le prove smentiscono la visione del cliente, lo si

4 deve informare subito, non per falsare la realtà ma per offrire più luce sulla sua versione o correggerla 6. - La lealtà processuale verso gli altri operatori è traduzione concreta del dovere di contribuire a stabilire un contraddittorio razionale, la cui regolarità è affidata in modo principale al giudice, senza che possa eccedere nelle sue attribuzioni, né impedire di base trattare questioni sollevate in forma legittima 7. Il contributo dell avvocato a conseguire uno sviluppo razionale del contraddittorio, non si comprende senza riferirlo al dovere superiore della ragione, che non è altro che la necessità di stabilire una relazione autentica, mossa dal desiderio di capirsi. Tale necessità è più chiara in affari di proiezione interpersonale, come la nullità del matrimonio, dove è dovere morale della parte scoprire i limiti della sua visione soggettiva. Ancor di più è dovere dell avvocato prendere la debita distanza dalla versione del suo assistito, senza limitare il suo ruolo a smontare, con abilità ed astuzia la visione dell altra parte. In un processo come quello canonico, i doveri di lealtà e buona fede non si limitano a rispettare le regole del gioco, ma includono l impegno morale di porsi razionalmente nella prospettiva dell altra parte, secondo il carattere comunicativo della ragione, che fonda la possibilità reciproca di dare risposte puntuali e intelligibili, fino ad arrivare, se del caso, a correggere o puntualizzare le proprie 8. Non si può tacere su questo atteggiamento di fondo, necessario per l avvocato in quanto, pur senza agire contro gli interessi del suo cliente, la sua funzione no si esaurisce nell addurla in modo acritico e unilaterale, squalificando a priori la versione opposta, ma nel farla valere dialetticamente, secondo le regole che la legge stabilisce per la prova razionale dei fatti e conseguire la certezza morale. Ciò implica preparare bene la prova e favorire che il suo assistito collabori sempre in essa, anche quando é proposta dall altra parte, secondo lo spirito del processo ecclesiale. E la parte, e non il suo avvocato, a rimanere il dominus litis. Ciò però 6 Ciò sarebbe facilitato se si potesse provvedere ad una di pubblicazione immediata delle prove, cf. M. J. ARROBA CONDE, Prova e difesa nel processo di nullità del matrimonio canonico. Temi controversi, Lugano 2008, Cf. M. J. ARROBA CONDE, Cuestiones fundamentales de derecho probatorio canónico, in R. RODRIGUEZ CHACON (ed.), Puntos de especial dificultad en derecho matrimonial canónico, sustantivo y procesal, y cuestiones actuales de derecho eclesiástico y relaciones Iglesia Estado (XXVII Jornada de la asociación de canonistas españoles, 11 al 13 abril), Madrid 2007, Ib. 53 ss.

5 non esclude dai suoi doveri deontologici favorire che il suo cliente eviti ogni genere di ostruzionismo. - La corretta colleganza riguarda le relazioni tra avvocati. I codici deontologici la riferiscono principalmente all obbligo di rispettarsi, evitando allusioni negli scritti giudiziali 9. 9 Anche se avulsa dal dovere di colleganza l art. 254 par. 2 contiene una norma analoga, il dovere cioè del giudice di evitare offese alle parti e agli altri operatori del tribunale nell esposizione dei fatti posti a fondamento della sentenza.