La rotocalco. La stampa in cavo dalle origini ai nostri giorni

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1 La rotocalco La stampa in cavo dalle origini ai nostri giorni Rotocalco - stampa da originale in cavo I primi tentativi di incisioni in cavo a scopo di stampa pare si siano avuti nel XIII secolo, tuttavia il procedimento raggiunse una notevole diffusione solo nel XV. Si vuole anzi che la calcografia in rame, primo dei procedimenti con matrice in cavo, sia dovuta all orefice fiorentino Maso Finiguerra il quale avrebbe fatto la sua scoperta verso il Egli avrebbe messo per caso un piatto di argento inciso sopra una carta unta d olio. Sul piatto andò a finire un oggetto che esercitò una certa pressione tra il piatto e la carta. Dopo qualche giorno il piatto venne tolto e il Finiguerra restò molto meravigliato nell osservare che sulla carta era rimasto il disegno del1 incisione. Il fenomeno era dovuto al fatto che nelle incisioni vi erano dei resti di ossido e questi combinandosi con l olio avevano fatto come un inchiostro il quale aveva stampato sulla carta. Egli segnalò ad alcuni amici pittori la sua scoperta e questi vollero ripetere la prova su un materiale più economico quale le lastre di rame. Nasceva così la calcografia che fu poi seguita da una serie di procedimenti manuali e chimici di preparazione di matrici in cavo. La preparazione della matrice per stampa fotogravure prima e rotocalco poi fu resa possibile dopo la scoperta degli strati sensibili di gelatina cromata, scoperta fatta nel 1852 dall inglese Fox Talbot. Egli constatò che gli strati di gelatina cromata se esposti alla luce perdevano la loro capacità di sciogliersi in acqua. Il vero inventore dei due suddetti sistemi di stampa è però Carlo Klietsch ( ). Egli realizzò nel 1878 il procedimento fotogravure. Successivamente riuscì a realizzare la rotocalco con scomposizione Abraham Bosse - Laboratorio calcografico, con incisione e stampa, 1642

2 dell inmiagine con reticolo a scomparti quadrati. Egli sfruttò la sua scoperta in Inghilterra dove fondo la Rembrandt Intaglio Printing Co. e per molti anni riuscì a mantenere segreto il suo procedimento. Inoltre, per realizzare una stampa con matrici cilindriche, pensò di applicare anche alla rotocalco l uso della spatola per pulire la superficie della matrice inchiostrata, che già fin dal 1770 si usava nella stampa con matrici in cavo dei tessuti di cotone. All inizio del secolo Ernesto Rollfs e il Dr. Mertens diedero un considerevole sviluppo ai procedimenti di stampa rotocalco. Il Dr. Mertens già nel 1904 era in grado di stampare una parte del giornale Der Tag di Berlino in rotocalco. Nel 1910 veniva realizzata la prima macchina combinata rotativa tipografica e rotocalco, a dimostrazione della bontà del procedimento per la riproduzione delle illustrazioni ma anche della sua insufficienza per quanto concerne la riproduzione del testo. Procedimenti manuali per la preparazione delle matrici in cavo. I procedimenti per la preparazione delle matrici di stampa in cavo sono molto numerosi, indichiamo i più importanti: il taglio dolce o punta secca; l acqua forte; l acqua tinta; la maniera nera; la maniera punteggiata e la vernice molle. Maniera nera Questo procedimento di preparazione delle matrici in cavo ha una particolare importanza in quanto costituisce il primo sistema per la riproduzione di lavori a mezza tinta. La sua scoperta si deve a Luigi Siegen che lo realizzò nel Come prima operazione si deve rendere stampante tutta la superficie di rame quindi si schiacciano tutte le parti corrispondenti al disegno che nella stampa apparirà chiaro sul fondo scuro. La maniera nera ebbe una grande diffusione in Inghilterra nel XVII e nel XVIII secolo. Per rendere completamente stampante tutta la superficie della matrice di rame ci si serve di un ferro piatto terminante a mezza luna, dotato di piccoli denti aguzzi. Si comincia a tracciare sulla lastra delle righe nelle due direzioni normali poi si fa passare i1 ferro a pressione non eccessiva in tali direzioni e in direzione inclinata di 45 sia da sinistra verso destra sia da destra verso sinistra. Dopo circa 30 passaggi la matrice si può considerare stampante. Servendosi del brunitoio e del raschiatoio si schiaccia la grana in corrispondenza delle parti dell immagine. In questo modo però la matrice viene ad avere dei veri e propri incavi che tendono a trattenere l inchiostro, quindi per la stampa occorre pulirli accuratamente con una garza. Taglio dolce o punta secca Le incisioni in cavo si effettuano servendosi del bulino ed incidendo righe parallele ed incrociate. Nelle incisioni si mette un inchiostro tenace, quindi si pulisce la superficie della matrice e la stessa è pronta per stampare. La stampa si effettua in una specie di laminatoio costituito da due cilindri sovrapposti ad asse orizzontale. Tra essi si fa passare il piano su cui appoggia la lastra matrice, la carta ed uno strato superiore elastico Albrecht Dürer - Erasmo da Rotterdam, 1526 Bulino - Galleria degli Uffizi, Firenze 2

3 Camille Pissarro - Récolte de pommes de terre, 1886 Acquaforte - Bibliothèque Nationale, Parigi Acquaforte Sul finire del XV e agli inizi del XVI secolo si afferma un procedimento chimico per la preparazione delle matrici incise in cavo. La lastra di rame viene dapprima coperta con uno strato resistente agli acidi quindi con una punta si traccia il disegno e si mette così a nudo il rame, poi si procede alla mordenzatura acida. Mano a mano che determinate tonalitià appaiono sufficientemente incise si proteggono con una lacca resistente agli acidi quindi si prosegue l incisione. Dopo avere tolto lo strato protettivo si inchiostra la lastra e si tirano delle prove di stampa in base alle quali si può provvedere alle correzioni con utensili da incisione quali il brunitoio, il bulino, ecc. Il nome di acqua forte deriva dalla antica denominazione dell acido nitirico o aqua fortis. Come matrici si usano delle lastre di rame perfettamente piane e pulite aventi spessore fino a 2 mm. Prima operazione è quella di sgrassare perfettamente la lastra. A questo scopo si possono usare soda, potassa caustica, oppure acido solforico. Anche il bianco di Spagna con alcool può essere impiegato servendosi di una garza da medicazione. Le vernici antiacide usate possono essere solide o liquide. La vernice solida detta anche vernice nera è costituita da asfalto, bitume e mastice. Oltre a questa vernice si usa per i ritocchi la vernice bianca che è priva di asfalto. Le vernici liquide sono costituite da bitume sciolto in olio di trementina. Per stendere la vernice solida sulla lastra si prende la lastra pulita mediante una pinza e la si riscalda su un becco a gas, quindi si pone una pallottola di vernice entro un tessuto di seta e raggiunta la temperatura di fusione lo si passa sulla lastra con movimento regolare nelle due direzioni normali, facendogli percorrere tratti paralleli. In questo modo si ottiene uno strato sufficientemente regolare. La lastra non deve essere troppo calda, particolare che si avverte facilmente per il fatto che in questo caso durante lo stendimento della vernice si sprigiona del fumo. Dopo avere steso lo strato di vernice si passa all affumicamento della lastra, il che si ottiene con il fumo di una lampada a petrolio. Poi si mette la lastra a raffreddare ed essa presenta una bella superficie nera lucida. A parte intanto si prepara il disegno su carta da talco. Questa carta è caratterizzata da una patina superficiale che viene come incisa durante il disegno. In queste incisioni si fa andare della sanguigna, quindi si toglie l eccesso dalla superficie della carta che si passa al torchio con la lastra matrice. Una volta che il disegno è riportato sulla lastra si incide questa con una punta in modo da mettere a nudo la superficie della lastra di rame. Questo lavoro è molto importante ed influenzerà tutta la successiva operazione di mordenzatura, occorre quindi farlo con le necessarie cautele ed in ottime condizioni. L operatore siede ad un tavolo posto vicino alla finestra. La lastra si pone su un piano inclinato e la punta si tiene normale alla superficie della lastra stessa. La mordenzatura si fa con acido nitrico a 20 Bè, o percloruro di ferro al 30%; oppure mordente olandese (acqua 1000, acido cloridrico 125, clorato di potassa 25, cloruro di sodio 25). La morsura può essere condotta in due modi e precisamente si può fare una unica morsura op- 3

4 Acqua tinta L acqua tinta è un procedimento analogo all acqua forte. In questo caso l immagine viene scomposta in un certo numero di superfici di diversa grandezza. Si cominciano a tracciare come per l acqua forte i contorni del disegno. La preparazione della lastra può essere positiva o negativa. Nel primo caso si tratta di stendere sulla lastra uno strato di bitume che poi a caldo si trasforma in una grana di diversa grandezza. Il metodo negativo consta nello stendere uno strato analogo a quello usato per l acqua forte e nel versarvi sopra poi a caldo dei grani di sale. Questi attraversano lo strato fino alla lastra. Quando la lastra è fredda la si immerge nell acqua ed allora i grani di sale si sciolgono. Il disegno si decalca servendosi di una matita appuntita e dopo avere protetto le parti che non vanno incise si passa alla mordenzatura acida. Maniera punteggiata La maniera punteggiata consiste nel fare il disegno per punti invece che per righe dopo avere steso sulla lastra uno strato protettivo come per l acqua forte. Prima si modellano i contorni poi, sempre per punti, si passa a lavorare le ombre. Infine si procede alla mordenzatura. Torchio calcografico pure si possono fare diverse morsure coprendo di volta in volta le parti che sono già sufficientemente incise. Dopo la morsura si lava la lastra in modo da eliminare lo strato protettivo e la matrice è pronta per essere inchiostrata e stampata con i consueti procedimenti calcografici. Vernice molle Secondo questo procedimento si stende sulla lastra uno strato di vernice bianca come si usa per i ritocchi del1 acqua forte, poi si mette sulla lastra il disegno rovesciato che è stato fatto su carta da lucido e, adoperando una matita appuntita e piuttosto dura, lo si decalca. La vernice in corrispondenza del disegno rimane attaccata alla carta e viene via con essa al termine del decalco. Non rimane quindi che passare alla mordenzatura. La rilievografia e la fotogravure La rilievografia (stampa a smalto) La stampa con matrice di acciaio incisa in cavo ha avuto sempre una notevole diffusione ed ancora oggi viene adottata per i più fini biglietti da visita, carta da lettera, francobolli ecc. Questo Antonio Canal (Canaletto) - Ale Porte del Dolo, 1742 Acquaforte - collezione privata 4

5 sistema di stampa permette di riprodurre qualsiasi carattere con una eccezionale nitidezza e con una intensità di colore non facilmente raggiungibile. I procedimenti meccanici ed automatici per ottenere le matrici di acciaio non sono paragonabili alla incisione a mano. Quando la matrice e pronta si fa una contromatrice che serve per premere la carta negli incavi in modo da potere prelevare 1 inchiostro che è molto denso. Come macchine si usano quelle Johnston capaci di stampare fino a 1100 copie orarie. La fotogravure Il procedimento fotogravure rappresenta lo stadio che precede immediatamente la rotocalco. Si trova qui applicato per la prima volta nella preparazione delle matrici in cavo lo strato di albumina cromata, scoperto dal1 inglese Fox Talbot, manca ancora il reticolo che tanta parte ha nella preparazione della matrice per rotocalco ma esso è sostituito da una grana di fine polvere di asfalto. Klietsch verso il 1878 realizzò il procedimento Fotogravure. Per preparare le matrici si eseguono le seguenti operazioni: si stende uno strato di polvere di asfalto sulla lastra di rame, poi si espone la lastra ad una fiamma a gas fino a che 1 asfalto non fonde costituendo come una grana superficiale. Contemporaneamente si prepara una negativa fotografica delle immagini da riprodurre, quindi si ricava una diapositiva per via fotografica o col processo al pigmento. In quest ultimo caso si tratta di fare una copia della negativa su carta nera su cui è disteso uno strato di gelatina cromata. Come è noto la gelatina cromata ha la proprietà di perdere la sua solubilità in acqua calda se esposta alla luce. Per effettuare la copia la negativa viene messa, strato contro strato della carta al pigmento, in un telaio pneumatico. Dopo la copia la carta viene distesa su una lastra di vetro perfettamente pulita e si sviluppa con acqua calda, inizialmente a 40 gradi e infine a 60 gradi. Quando la carta comincia a distaccarsi ai bordi dallo strato di gelatina lo sviluppo può considerarsi terminato. Si toglie la carta e sulla lastra di vetro rimane lo strato di gelatina che costituisce la diapositiva. Le diapositive al pigmento si ottengono rapidamente e sono molto trasparenti, presentano lo svantaggio che per il ritocco occorre stendere uno strato opaco sul verso oppure direttamente sullo strato di pigmento. La diapositiva si copia ora sulla normale carta al pigmento, la cui preparazione sarà descritta a proposito della rotocalco, poi la carta al pigmento si stende sulla lastra su cui vi è la grana di asfalto e si effettua lo sviluppo con acqua, quindi si toglie la carta e resta l immagine. Non rimane che passare una vernice di lacca di asfalto sulle parti che non vanno incise, quindi si procede alla mordenzatura con percloruro di ferro, in quattro diverse concentrazioni cominciando dalle soluzioni più concentrate per finire a quelle più diluite. La concentrazione maggiore è a 40 Bè, quella minore a 32 Bè. Tutta l operazione dura da 20 a 25 minuti primi. Dopo la mordenzatura e la lavatura di tutto lo strato superficiale si controlla con una lente il lavoro e si rifinisce ove occorra con il bulino o con altri utensili da calcografo. Per la stampa la lastra viene prima riscaldata, quindi la si inchiostra con inchiostro calcografico e con un tampone di garza si pulisce la superficie in modo che l inchiostro rimanga solo negli incavi. LA STAMPA ROTOCALCO Dalla fotogravure alla rotocalco, il passo era breve almeno per quanto concerne la preparazione della matrice. Per quanto si riferisce alla stampa vera e propria Klietsch pensò dapprima di usare i procedimenti fotomeceanici di preparazione della matrice per la stampa su tessuti di cotone. Occorre dire che già verso la fine del XVIII secolo si usava stampare su tessuto di cotone facendo passare questo tra due cilindri di cui uno recava inciso il disegno. Questo cilindro pescava in un calamaio contenente il colore fluido e prima di stampare veniva a contatto con una spatola che toglieva il colore dalla superficie lasciandolo solo negli incavi. Klietsch pensò che la spatola poteva essere usata vantaggiosamente 5

6 anche nella stampa su carta. Il reticolo granulare su cui egli aveva pensato inizialmente di fare appoggiare la spatola non dette i risultati voluti ed egli arrivò così all impiego di un reticolo a righe trasparenti comprendenti campi quadrati scuri. All inizio del 900 Ernesto Rollfs e dopo il Dr. Mertens pensano di estendere alla stampa delle sezioni illustrate dei quotidiani il procedimento rotocalco e nel 1910 vi era già a Friburgo un giornale che poteva pubblicare una sezione in rotocalco alla velocità di copie orarie. Il pregio della stampa rotocalco sta soprattutto nella efficace riproduzione delle illustrazioni. Per questo motivo essa ha incontrato subito il favore del pubblico che ormai chiede più alla immagine che non alla descrizione del testo l impressione rapida e convincente di un avvenimento. La rapidità di stampa, unita a condizioni economiche convenienti. hanno fatto sì che la rotocalco venisse prescelta per la stampa di riviste illustrate a grande tiratura ed economiche. Purtroppo il procedimento lasciava a desiderare per quanto Reticolo per rotocalco concerne la riproduzione del testo, ma se questo è limitato alle didascalie e scegliendo opportunamente i caratteri, i risultati non erano cattivi. Nel campo delle riviste la rotocalco si presta bene per pubblicazioni nelle quali il testo va pubblicato in lingue diverse. Si può allora usare una macchina da stampa rotocalco e rotativa tipografica. Antonio Pollaiuolo - Battaglia degli uomini nudi, Bulino - Bibliothèque Nationale, Parigi 6

7 La carta al pigmento La carta al pigmento è una carta sulla quale è stato disteso uno strato di gelatina colorato con un pigmento. Se la gelatina viene a contatto con un bagno di sali di cromo si forma uno strato sensibile alla luce. Il modo con cui gli strati di gelatina cromata reagiscono alla luce è noto ed è applicato comunemente nei procedimenti di riproduzione fotomeccanica. La gelatina cromata infatti ha la proprietà di sciogliersi in acqua, se però viene illuminata subisce come un processo di concia e perde questa capacità. Pertanto se si pone in un telaio per copia una diapositiva fotografica trasparente e il foglio di carta al pigmento con lo strato di pigmento contro la lastra e si espone alla luce di una lampada ad arco, le parti trasparenti della diapositiva si lasceranno attraversare dalla luce e conceranno lo strato di gelatina mentre le altre parti non verranno conciate e conserveranno la loro caratteristica solubilità. La prima carta al pigmento si deve alla Autotype Company di Londra, che la mise in commercio sul finire circa della prima guerra mondiale. La carta al pigmento viene fornita in rotoli di varia lunghezza, a secondo delle esigenze del cliente, ed alti da 80 a 125 cm. Le ditte forniscono la carta non allo stato sensibile alla luce e perché lo strato conservi la necessaria morbidezza si deve conservare la carta in un ambiente a temperatura costante. La carta viene fornita con un contenuto di umidità del 10% ed in tali condizioni si deve conservare. Per l impiego se ne taglia un pezzo nel formato voluto avendo cura di non toccare lo strato con le dita altrimenti i segni si ritroveranno sulla stampa. La sensibilizzazione della carta al pigmento. La sensibilizzazione della carta al pigmento si fa con bicromato di ammonio o di potassio. Il sale più usato è il bicromato di potassio (K 2 Cr 2 O 7 ). I1 bicromato di potassio si trova in commercio sotto forma di cristalli rosso-gialli, si scioglie lentamente in acqua fredda e non si scioglie in alcool. Il bicromato di ammonio si aggiunge a quello di potassio per aumentare l effetto di questo bagno. Tanto più elevato è il tenore di cromo del bagno e tanto più sensibile risulta la carta. Nei bagni di cromo che contengono più del 3 % di sali di cromo si deve aggiungere dell ammoniaca al 91% in ragione del 0,5-1%. Un aggiunta del 2% di glicerina ha effetto sulla carta quando il clima è ventilato e asciutto e serve a mantenere morbida la carta. Poiché la sensibilà della carta al pigmento diminuisce in inverno a basse temperature e si eleva il tenore di cromo dei bagni di sensibilizzazione. Così per esempio se in estate il tenore è del 3% in inverno sarà del 4%. Tutte le operazioni di sensibilizzazione si devono svolgere nelle condizioni di più assoluta pulizia e a luce gialla. Dopo l impiego il bagno si filtra e si versa in una bottiglia di colore bruno. Le bacinelle per la sensibilizzazione devono essere di zinco tenendo presente che ogni traccia di ruggine o di ferro rovina irrimediabilmente il bagno. La soluzione dei sali di cromo si deve fare in acqua distillata. In genere i bagni freschi danno risultati migliori di quelli che sono già stati adoperati. Una ricetta per il bagno di cromo è la seguente: soluzione di bicromato di potassio al 4% in acqua distillata o anche potabile più 3 cm 3 di ammoniaca al 91%. La temperatura del bagno deve essere da 15 a 18 C e nei mesi estivi non deve esser inferiore ai 15 C. Per sensibilizzare la carta al pigmento si mette il bagno filtrato nella bacinella, quindi si introduce la carta al pigmento. Poiché la carta tende ad arrotolarsi occorre fare attenzione perché venga effettivamente tutta a contatto con il bagno; ci si può opportunamente aiutare con una spugna. Una volta che la carta è distesa nella bacinella non vi devono essere al disopra delle bolle d aria. La sensibilizzazionc dura circa 2-3 minuti e l operazione è più rapida in genere in estate che non in inverno. Quando gli angoli della carta cominciano a rivoltarsi indietro la sensibilizzazione può considerarsi completa. Dopo la cromatura la carta si estrae e si dispone su una lastra di vetro pulitissima, oppure su una lastra smaltata o metallica. Servendosi di una apposita spatola e cominciando dal centro si manda via l eccesso di soluzione. L operazione 7

8 si ripete nelle due direzioni normali. Poiché i sali di cromo sono velenosi l operatore deve avere cura di usare sempre guanti di gomma. La pulitura della lastra di vetro si effettua (a 15 C) con un panno di lino usando una pasta di bianco di Spagna (200 g), acqua (200 cm 3 ), 200 cm 3 di alcool denaturato, 2 cm 3 di potassa caustica e 2 cm 3 di ammoniaca. Quando la pasta si è asciugata la si toglie con un panno. Infine si passa del talco finissimo sulla lastra e lo si toglie con un pennello. Prima di porre la carta sulla lastra di vetro questa deve essere portata alla temperatura del bagno di cromo di 15 C. Prima di stendere la carta si bagna la lastra di vetro con il bagno di cromo. Dopo avere disteso la carta sulla lastra di vetro o metallica si porta alla essiccazione che può avvenire in un ambiente adatto oppure in un armadio essiccatore. Nel primo caso occorrono particolari accorgimenti, l ambiente deve essere a luce gialla dato che mano a mano che l essiccazione aumenta aumenta pure la sensibilità della carta. La temperatura ambiente deve essere di circa 20 C e l aria non deve essere troppo umida. Inoltre non deve contenere gas che avrebbero una azione conciante sullo strato di gelatina cromata per cui le copie risulterebbero striate. L operazione dura circa un ora e mezza. Nei mobili essiccatori invece si dispongono le lastre su appositi supporti in posizione orizzontale o verticale e mediante un ventilatore si provoca una circolazione d aria forzata. Per avere a disposizione aria abbastanza secca la si fa passare da un ambiente contenente cloruro di calcio. L essiccazione si può fare anche in ambienti condizionati ad una temperatura compresa tra 18 e 20 C e ad una umidità relativa del 50-65%. Nel complesso l operazione deve durare circa un ora e mezza. Dopo l essiccazione la carta al pigmento si pone tra due lastre di vetro molto pulite perché non si arrotoli. La massima sensibilità della carta si ha dopo alcune ore dalla essiccazione, in media circa 3 ore. Dovendo copiare una diapositiva molto ricca di contrasti converrà usare la carta dopo circa 12 ore dall essiccazione, allora essa sarà meno sensibile e la copia risulterà più morbida. Il reticolo per la rotocalco Si è già visto quale notevole importanza abbia la scomposizione della immagine in tante piccole superfici eguali differenziate solo dalle diversità di incisione della matrice di rame. Tra queste superfici incise rimane al livello originale il reticolo cioè una intelaiatura sulla quale può appoggiare con continuità la spatola, racle (raschiatore) che tanta importanza ha nel processo di stampa a rotocalco. Il reticolo entra nel ciclo di lavoro per preparare la matrice proprio all atto della copia della diapositiva sulla carta al pigmento. Questi reticoli possono essere delle lastre di cristallo incise, oppure delle pellicole ottenute fotograficamente oppure dei fogli trasparenti. Generalmente i reticoli comprendono delle snperfici quadrate scure limitate dalle righe trasparenti. Vi sono però anche reticoli a campi rettangolari e reticoli granulari. I migliori reticoli sono naturalmente quelli di cristallo, ma sono più costosi ed occorre tenerli con la massima cura. Per evitare anzi che maneggiandoli possano sfregiarsi se non addirittura cadere e rompersi i reticoli si montano su un telaio per copia e si fissano con delle strisce gommate in modo che non possano né muoversi né scorrere. Questo telaio viene usato esclusivamente per la copia del reticolo sulla carta al pigmento. I reticoli fotografici si sfregiano facilmente e dopo poco tempo diventano gialli per cui devono essere frequentemente sostituiti. Poiché i reticoli vengano a contatto diretto con lo strato di gelatina cromata della carta al pigmento è necessario che siano mantenuti in condizione di massima pulizia altrimenti anche piccoli corpi estranei provocano una aderenza non continua tra la diapositiva e la carta danneggiando così la copia. Nel reticolo originale di cristallo i singoli quadrati sono incisi in cavo e riempiti con un inchiostro non trasparente. Per lavare i reticoli si usa un sapone neutro e acqua tiepida. La pulizia si effettua servendosi di una spugnetta. Dopo il lavaggio si asciuga con una carta assorbente che non faccia polvere. Se col tempo dovesse venire a mancare l inchiostro coprente di qualche qua- 8

9 drato non rimane che inviare il reticolo alla fabbrica che provvederà a rimetterlo nelle condizioni primitive. I reticoli di uso più corrente vanno dalle 60 alle 70 linee al cm. La larghezza delle righe chiare rispetto alla larghezza dei quadrati si aggira su 1:3. La copia sulla carta al pigmento Si deve ora procedere alla copia delle diapositive montate e del reticolo sulla carta al pigmento. Prima però di descrivere il meccanismo dell operazione si esamina qui il fenomeno che ha luogo durante la copia. Nella stampa rotocalco, così come in tipografia ed in litografia, l immagine si deve scomporre in tante piccole parti ma, mentre negli ultimi due casi si hanno elementi stampanti di diversa superficie, nel caso della stampa rotocalco si hanno elementi stampanti di eguale superficie ma di diversa profondita. Per ottenere questa diversa profondità è sufficiente che sul cilindro di rame vi siano degli strati resistenti agli acidi aventi diverso spessore, i quali presentino cioè diverse resistenze al passaggio dell acido. A questo scopo si copiano le diapositive comprese nel montaggio sulla carta coperta da uno strato di gelatina cromata la quale, come è noto, ha la proprietà di perdere la sua solubilità in acqua se colpita dalla luce, anzi la perde in quantità diverse a secondo che è stata poco o molto colpita dalla luce. Durante la copia in corrispondenza degli scuri più intensi della diapositiva passerà meno luce e la gelatina conserverà la sua caratteristica di sciogliersi. Quando poi si procede allo sviluppo resterà uno strato di gelatina sottile in corrispondenza degli scuri dell immagine o questa trovandosi sulla lastra di rame lascerà per prima agire il percloruro di ferro usato comunemente per la mordenzatura. In questi posti si otterrà una più lunga azione del mordente e quindi una maggiore profondità. Se ora sulla carta al pigmento, prima o dopo la copia della diapositiva, si copia anche una reticolo di cristallo a campi scuri e linee trasparenti e si fa durare la copia per un tempo eguale a quello della diapositiva allora, in corrispondenza delle linee, lo strato di gelatina sarà completamente conciato e si lascerà attraversare difficilmente dal percloruro di ferro, quindi la trama del reticolo resterà dopo la mordenzatura al livello originale della lastra e potrà servire come supporto continuo per la spatola. La copia si effettua ponendo la lastra che comprende il montaggio in un telaio da copia, al disopra di essa si pone la carta al pigmento e dopo avere chiuso il telaio lo si espone alla luce di lampade ad arco. La copia si deve effettuare in un ambiente proprio, a diretto contatto con quello in cui si esegue il montaggio e la a stanza per copia deve essere scura ma ben areata evitando in tutti i modi che i vapori che provengono dalla sala di mordenzatura dei cilindri possano pervenire nel1 ambiente di copia. La matrice di rame per la stampa rotocalco La carta al pigmento che è stata sensibilizzata e sulla quale si è poi copiato il reticolo e il montaggio delle diapositive deve cedere ora lo strato di gelatina cromata al cilindro. Prima però di descrivere come avviene questa cessione è necessario parlare delle caratteristiche che deve avere la matrice di rame. Il rame, simbolo Cu, peso at. 63,57, peso spec. 8,90, punto di fusione 1083 C e punto di ebollizione 2310 C, è un metallo che si trova in natura sia allo stato libero sia sotto forma di combinazione in minerali contenenti zolfo. Il rame è un metallo flessibile duttile e malleabile al punto da potersi ottenere in lamine da 0,02 mm di spessore. Esso è solubile in soluzione di acido nitrico concentrato e in soluzione di acido solforico. Per la preparazione delle matrici rotocalcografiche si impiega il percloruro di ferro FeCl 3, + CH 2 O, la soluzione acquosa di questo sale ha una reazione acida per presenza di acido cloridrico contenuto nel sale. La matrice per la stampa rotocalco può essere un cilindro di rame massiccio, oppure un cilindro di ghisa con uno strato superficiale di rame galvanico, o un cilindro di acciaio con strato superficiale di rame galvanico o infine una lamiera di rame. 9

10 I cilindri di rame richiedono trattamenti speciali che si possono riassumere come segue: applicazione iniziale di uno strato di rame elettrolitico, rettifica di tale strato, incisione della matrice, impiego per la stampa, rettifica superficiale per Cilindro inciso eliminare l incisione, reimpiego del cilindro. Questa operazione può essere ripetuta più volte, quando però lo strato di rame si è troppo consumato e comunque il diametro del cilindro si è troppo ridotto si deve procedere ad una nuova applicazione di rame elettrolitico. Le lastre di rame si devono solo rettificare dopo ogni tiratura per poterle riadoperare. L operazione può essere ripetuta tre o quattro volte. La ramatura elettrolitica dei cilindri per la stampa rotocalco Lo strato di rame superficiale dei cilindri per la stampa rotocalco viene realizzato in un bagno elettrolitico. Per potere comprendere il principio che permette il formarsi di uno strato metallico di spessore uniforme sul cilindro occorre, sia pure superficialmente, spiegare il fenomeno elettrochimico della elettrolisi. Ammesso il principio che a questo mondo nulla si distrugge ma tutto si trasforma, il processo elettrolitico è caratterizzato dalla trasformazione della energia elettrica che viene fornita al bagno galvanico in energia chimica. Premesso che la più piccola parte di ogni sostanza che conservi le proprietà della sostanza originale è la molecola e che questa è costituita da un certo numero di atomi si deve dire, che in ogni soluzione la sostanza è solo in parte allo stato di molecola, gran parte di queste sono suddivise nei cosidetti ioni. Questi corrispondono agli atomi ma differenziano da questi in quanto sono caricati elettricamente. Precisamente alcuni atomi perdono degli elettroni che cedono ad altri divenendo rispettivamente positivi e negativi. Gli ioni positivi si chiamano cationi, e quelli negativi anioni. In una soluzione nella quale siano immersi i due anodi di un circuito elettrico i cationi vanno verso il polo negativo mentre gli anioni vanno verso il polo positivo. La scomposizione della molecola alla quale si è accennato chiamasi dissociazione elettrolitica. Il grado di dissociazione è il coefficiente che indica il numero percentuale di molecole dissociate che per esempio per l acido solforico è di 0,58. Se uno degli anodi è rappresentato dal cilindro matrice, gli ioni che vanno verso di lui costituiscono uno strato metallico a struttura cristallina molto sottile. L applicazione della carta al pigmento sul cilindro e sulle lastre di rame La carta al pigmento impressionata non rappresenta altro che il necessario passaggio dalle diapositive alla superficie cilindrica della matrice. Occorre quindi che lo strato di gelatina venga ceduto dal supporto carta alla matrice. Questa operazione può effettuarsi in due modi e precisamente a mano oppure a macchina. Il primo sistema si dice umido ed il secondo a secco. Sia sul dorso della carta al pigmento sia sul cilindro vengono tracciate delle righe di riferimento perché l applicazione venga effettuata nel modo voluto. Inoltre occorre sgrassare completamente la superfice del cilindro matrice prima di passare alla applicazione della carta al pigmento. La sgrassatura si può fare con bianco di Spagna e ammoniaca servendosi di un tessuto di garza. Infine si lava e si passa dell alcool sulla superficie del cilindro. Lo scopo dello sgrassamento della superficie di rame è duplice; da una parte si tratta di fare aderire perfettamente la carta al pigmento sulla matrice, dall altra si tratta di non creare altri ostacoli all attraversamento del percloruro di ferro. L applicazione a umido si fà nel seguente modo. Dapprima si deve mettere la carta al pigmento in acqua fredda ed alcool in miscela 1/1. Non appe- 10

11 na la carta si è ammorbidita si può procedere alla applicazione sulla matrice di rame, che sarà stata preventivamente bagnata nella stessa soluzione servita per ammorbidire la carta al pigmento. Si può ora procedere al1 applicazione della carta avendo cura che le righe di riferimento tracciate sul cilindro corrispondano a quelle tracciate sulla carta. Inoltre perché la carta si distenda perfettamente ci si aiuta con una spatola di gomma montata su un manico di legno. L applicazione deve essere fatta in modo che non rimangano bolle di aria fra la carta e la matrice. Il cilindro viene ora immerso nel bagno di sviluppo, che contiene acqua calda alla temperatura iniziale di 45 C. Durante lo sviluppo il cilindro si mantiene in rotazione e contemporaneamente si eleva la temperatura dell acqua fino a 55. L operazione prosegue finché toccando gli angoli del foglio di carta non appare che questo si stacchi facilmente. Prendendo la carta ai due angoli la si distacca delicatamente. Resterà quindi sulla superficie del cilindro lo strato di gelatina. Si continuerà a fare ruotare il cilindro fino a quando tutta la gelatina che non è stata colpita dalla luce si sarà sciolta. L operazione può essere favorita aiutandosi con un batuffolo di cotone. Terminato lo sviluppo si passa il cilindro in un bagno di acqua fredda e si controlla contemporaneamente lo strato di gelatina, quindi a cilindro fermo, in modo che il tratto di cilindro che non era coperto dalla carta al pigmento risulti in basso si versa sul cilindro, con un boccale, proseguendo adagio adagio trasversalmente, alcool denaturato. Si lascia sgocciolare e si applica il ventilatore. L operazione di sviluppo e di essiccazione, dura complessivamente circa un ora. Più importante è naturalmente il procedimento di cessione della gelatina se fatto servendosi di una macchina. La macchina comprende un rullo di gomma che preme decisamente contro il cilindro di rame dalla parte alta. Si prende quindi un foglio di carta al pigmento asciutto e lo si fa passale tra il rullo e la superficie del cilindro. Questo si mette in lenta rotazione e trascina la carta che ha lo strato di gelatina contro la superficie del cilindro. Tra il rullo e la superficie del cilindro un tubo munito di fori crea come un canale di acqua corrente su tutta la larghezza del cilindro. In questo modo si rende morbida la gelatina, la quale aderirà sulla superficie di rame. Questo sistema è particolarmente consigliabile quando si tratta di riprodurre lavori a colori. La corrente di acqua tra il rullo e il cilindro matrice deve essere completamente tranquilla altrimenti si formano delle bolle di aria che possono facilmente venire comprese tra la carta al pigmento e il cilindro e impediscono così una adesione perfetta della gelatina sulla matrice. Con questo procedimento si ha, a contatto del rame, della gelatina appena umidificata, mentre la carta che serve da supporto è ancora asciutta. Ciò complica naturalmente il problema del distacco della carta dallo strato di gelatina. Quando il cilindro ricoperto dalla carta al pigmento viene immerso e fatto girare nel bagno di sviluppo l acqua calda incontra una forte resistenza nell attraversare la carta fortemente collata. Per favorire il processo si raccomanda prima di iniziare lo sviluppo di bagnare la superficie della carta con un batuffolo imbevuto di alcool, che sciogliendo la colla rende possibile l ulteriore attraversamento dell acqua attraverso il tessuto fibroso della carta. Dopo lo sviluppo e l essiccazione il cilindro può essere portato via dall ambiente. La condizione ideale sarebbe di potere disporre di un ambiente intermedio tra la sala di sviluppo e quella di incisione nel quale porre i cilindri su carrelli per lasciarli pernottare prima dell impiego. Per la applicazione della carta sulla lastra di rame bisogna inumidirla e fare sia sul rame sia sulla carta delle croci di riferimento. Prima della applicazione anche la lastra deve essere bagnata con acqua e alcool, poi con una spatola munita di lama di gomma si procede alla distesa della carta per eliminare bolle d aria, ecc. L operazione si fa dal centro verso la periferia e provoca purtroppo un allungamento della carta. Si può fare anche nel caso delle lastre l applicazione a secco. A questo scopo la lastra viene posta su un piano leggermente inclinato e con un rullo rivestito di gomma o di pasta da rulli si procede allo stendimento della carta mentre con un tubo di gomma si crea anche in questo caso un condotto d acqua corrente tra il rullo e la la- 11

12 stra di rame. L applicazione si fa procedendo dal basso verso l alto. La lastra viene poi messa in una grande vasca per procedere allo sviluppo in acqua calda. Come prima ad un certo punto si toglie la carta e resta lo strato di gelatina dal quale si deve favorire l allontanamento della gelatina non colpita dalla luce. Questo allontanamento si favorisce muovendo il bagno. Poi il procedimento ha corso come per il cilindro. La mordenzatura del cilindro matrice La mordenzatura del cilindro matrice avviene con percloruro ferrico in soluzione acquosa. Questo reagente penetra lentamente attraverso lo strato di gelatina che si trova sul rame, provocando dapprima il rigonfiamento della gelatina stessa per azione dell acqua della soluzione. Dopo avere attraversato la gelatina inizia l attacco vero e proprio al rame. La mordenzatura si effettua servendosi di soluzioni a diverse concentrazioni e precisamente si comincia con le soluzioni più concentrate per proseguire con quelle più diluite. La ragione di questo comportamento consiste nel fatto che il percloruro di ferro tende a conciare lo strato di gelatina, cioè a renderlo più duro e meno facile ad essere attraversato, questa capacità del percloruro aumenta naturalmente con l aumentare della concentrazione della soluzione impiegata. L andamento della mordenzatura Per la mordenzatura il cilindro viene montato su una robusta cassa di legno rivestita internamente con una lacca di asfalto antiacida. Sopra la cassa vi sono ai due estremi i supporti per i perni del cilindro, in modo che sia possibile mantenerlo in lenta rotazione durante la mordenzatura. La vasca di legno deve avere il fondo inclinato in modo che la soluzione di percloruro possa essere facilmente raccolta dal disotto. L operaio tiene nella mano destra il boccale contenente il reagente mentre con la mano sinistra tiene la lente di ingrandimento che gli permette di seguire la mordenzatura in tutte le sue fasi. Un aiutante con una manovella fa intanto ruotare il cilindro. Sezione di un cilindro di rame inciso (schema) Durante tutto il processo è importante controllare la temperatura delle soluzioni e del cilindro. In genere si può dire che a temperature più elevate corrisponde una maggiore rapidità di incisione mentre con temperature minori si ha una incisione più lenta. Quando termina l incisione, nella stessa vasca si deve subito risciacquare il cilindro con acqua corrente. Se si deve mordenzarc una lastra la si mette su una specie di piano inclinato che serve anche da sgocciolatoio per la soluzione mano a mano che dopo avere percorso la superficie della lastra dall alto al basso si raccoglie in una vaschetta sottostante. Gli inchiostri per la stampa rotocalco Gli inchiostri per la stampa rotocalco devono soddisfare parecchie condizioni. Essi devono penetrare rapidamente negli incavi della matrice e da questa essere ceduti altrettanto rapidamente al foglio od al nastro di carta col quale vengono in pressione. Inoltre per potere consentire la stampa a colori ad alta velocità essi devono essiccare rapidamente. Questo dal punto di vista Carrello per trasporto e incisione del cilindro 12

13 tecnologico, vi è poi da considerare il fatto che non tutti i prodotti chimici si prestano a venire a contatto con il rame. Così per esempio i colori a base di zolfo non sono adatti per la stampa rotocalco. Un tempo ai usavano inchiostri all acqua, ma si dovettero abbandonare sia perché richiedevano troppo tempo per essiccare, sia perché dopo asciutti cedevano facilmente il colore al tatto. Come sostanze coloranti si sono dimostrate adatte le resine, sia quelle naturali sia quelle artificiali, quali la resina Daminar per inchiostri chiari e gli asfalti per gli inchiostri scuri. Per i neri si usano le diverse qualità di nero fumo. Inoltre si sono dimostrati molto convenienti i colori all anilina, mentre per motivi di sedimentazione e di facile otturazione delle piccole incisioni sono da evitare i colori minerali. Come solventi adatti per la stampa rotocalco si sono dimostrati il toluolo, il benzolo, lo xilolo. Queste sostanze organiche, cioè composti del carbonio, presentano gli inconvenienti gravi di essere infiammabili e dannose alla salute. Il benzolo, belizene (C 6 H 6 ), è un idrocarburo che si forma durante la distillazione del carbon fossile e va in parte nel catrame ed in parte nei prodotti gassosi quale p. es. il gas illuininante. L 1% del carbon fossile viene trasformato in benzolo, di questo 1 8% va nel catrame ed il resto circa il 92% va nei gas. Dal catrame però non si ricava più dell l,5% di benzolo mentre dai gas si può ottenerne 25 g da 1 mc. Da 1 t di carbon fossile distillato nei forni a coke si può ottenere circa 6 kg di benzolo. Inoltre il benzolo si può ottenere scaldando a 1000 C gli olii minerali. L operazione si fa sotto pressione entro storte di ferro. Il benzolo ha un peso molecolare di 78,05, peso specifico di 0,879 a 20 C; punto di fusione 6 C; punto di ebollizione 80 C. Si tratta di un liquido incoloro, volatile, di odore caratteristico. Si scioglie in alcool ed etere non si scioglie in acqua, è velenoso. Viene confezionato in cisterne, fusti, o vagoni. Le Ferrovie dello Stato lo comprendono fra le merci pericolose e nocive, deve essere confezionato in recipienti di vetro impagliati posti in casse o ceste dotate di maniglie e di peso complessivo non superiore a 50 kg, oppure in recipienti metallici saldati. I colli devono portare l indicazione infiammabili. Il toluolo, toluene, metilbenzolo, idruro di benzile (C 6 H 5 CH 3 ) è un idrocarburo che si ricava dagli olii leggeri di catrame nei quali è contenuto in misura del 15-20%, dal catrame di gas d olio, dal gas illuminante e dai gas dei forni a coke. Il toluolo ha peso molecolare di 92,06, peso specifieo 0,867, punto di fusione -95 C ; punto di ebollizione 111 C. E un liquido incolore, infiammabile, è solubile in alcool, etere e benzolo, insolubile in acqua. Si distinguono tre qualità di toluolo e precisamente toluolo puro, toluolo raffinato e toluolo greggio. Lo xilolo, xilene, dimetilbenzolo C 6 H 4 (CH 3 ) 2 è un idrocarburo che si trova nel catrame del carbon fossile, nei gas dei forni a coke, nel catrame del gas d olio. Lo xilolo commerciale consta di orto, meta e para xilolo. Peso molecolare 106,08; peso specifico per i tre tipi rispettivamente 0,8668; 0,876; 0,8621. Punto di fusione rispettivamente -40 C ; -28 C; -15 C; punto di ebollizione rispett. 139, 142, 138 C. E un liquido incolore di odore caratteristico, solubile in alcool, etere, insolubile in acqua, infiammabile. Viene confezionato in fusti o carri cisterne. Lo xilolo commerciale si distingue in xilolo greggio, xilolo raffinato e xilolo puro. Gli inchiostri per la stampa rotocalco vengono forniti dalle fabbriche ad un certo grado di concentrazione per cui si rende necessario prima dell irmpiego diluirli al grado voluto. Se si deve stampare su una macchina molto rapida si userà come solvente il benzolo altrimenti può bastare lo xilolo o il tolluolo. I solventi dei quali si è parlato sono dannosi per il personale. A questo scopo sono anche stati studiati impianti per il recupero dei solventi, che hanno una particolare importanza dato l elevato valore dei solventi stessi. Il modo migliore per evitare la diffusione dei vapori nell aria è di incapsulare tutte le parti nelle quali gli inchiostri volatili circolano, come il calamaio, i gruppi di 13

14 stampa, i percorsi della carta, ecc.. Con questo sistema e regolando bene i rapporti tra aria aspirata e aria portata nell ambiente si evita che nell ambiente si diffondano gli spiacevoli odori di questi solventi. L effetto di questi solventi è prima di tutto narcotico. Se in un ambiente ve ne sono anche quantità minime provocano a lungo andare un senso di stanchezza, dolori di testa, e perfino disturbi di stomaco e perdite di appetito. Il più velenoso di tutti è il benzolo, seguito dal toluolo e dallo xilolo. Gli operatori della stampa rotocalco non possono sottoporsi a lunghi turni di lavoro. Le macchine per la stampa rotocalco La stampa rotocalco è del tipo a pressione cilindrica diretta; pertanto il gruppo fondamentale di stampa è costituito dal cilindro matrice contro il quale preme dalla parte inferiore il rullo che pesca nel calamaio, a meno che il cilindro matrice non peschi esso stesso direttamente nel calamaio. Dopo l inchiostrazione, e prima che il cilindro matrice pervenga alla zona di pressione, esso incontra una spatola costituita da una lama di acciaio flessibile, la quale ha il compito di eliminare la parte di inchiostro che si trova sulla superficie della matrice e che eccede quella che occorre per la stampa, che è contenuta negli incavi della matrice: infine completa il gruppo di stampa il cilindro di pressione sul quale si trova il foglio da stampare o sul quale passa il nastro di carta. Poiché il cilindro, matrice subisce delle rettifiche successive dopo ogni stampa o prima di potere essere riadoperato, esso varia di diametro, pertanto si è dovuto prevedere anche la possibilità di variare il diametro del cilindro di pressione. A questo scopo si varia il rivestimento elastico del cilindro che è costituito da cartoni di presspan e sulla superficie da un tessuto gommato. Un accenno particolare richiede la spatola. Essa si può considerare come il più elevato gradino dei sistemi per la pulitura superficiale della matrice, che sono stati applicati fin dai primi tempi della Calcografia. La spatola può avere spessori diversi compresi fra 0,2 e 2,5 mm e deve essere perfettamente affilata senza essere tagliente e specialmente senza tacche, altrimenti può danneggiare la matrice. Per l affilatura delle spatole si sono costruite delle apposite macchine. L elasticità è assicurata dalla differenza che esiste tra la lama e la contro lama, mentre la pressione della lama sul cilindro e data da una leva fissa. Macchina per stampa rotocalco in foglio L inclinazione della lama viene stabilita in base all incisione del cilindro. Se l incisione è debole occorre aumentare il grado di inclinazione della lama. Si possono usare anche spatole molto sottili dello spessore di 0,l mm; queste però devono avere un proprio sostegno, e vengono trattate con carta smeriglio per la rettifica. La spatola deve esercitare una pressione molleggiata contro la superficie del cilindro, a questo scopo ci si può servire di molle oppure di contropesi. Tanto maggiore è l inclinazione della spatola tanto maggiore la pressione che essa esercita sul cilindro e viceversa. Comunque la concentrazione dell inchiostro adoperato e la profondità dell incisione per la stampa serve a stabilire l inclinazione che deve avere la spatola. E inoltre logico che se si aumenta la pressione della spatola si asporta un maggiore quantitativo di inchiostro e la stampa pertanto diventa più chiara, 14

15 e si incorre nel pericolo di rovinare il cilindro perché se ne asporta facilmente il rame. Contrariamente alla stampa tipografica e litografica offset, il gruppo inchiostratore delle macchine rotocalco è molto semplice: per due motivi, prima di tutto, dato che si tratta di inchiostri fluidi viene a mancare la ragione di procedere alla loro macinazione. In secondo luogo poiché i solventi sono volatili è necessario che il percorso tra il calamaio e la carta stampata sia il più breve possibile. Sostanzialmente si usano due sistemi di inchiostrazione del cilindro matrice, uno è la inchiostrazione diretta e il secondo è quello della inchiostrazione indiretta. L inchiostrazione diretta può effettuarsi in due modi: o il cilindro pesca direttamente nel calamaio oppure esso riceve l inchiostro da un recipiente a troppo pieno e versa l inchiostro in eccesso in una sottostante vaschetta, dalla quale viene rinviato al recipiente di raccolta per tornare poi da questo alla cassetta di distribuzione. La vaschetta del calamaio può vantaggiosamente essere munita di agitatori per evitare che le sostanze in sospensione negli inchiostri abbiano a decantare. L inchiostrazione con immersione diretta del cilindro matrice nel calamaio si deve naturalmente escludere in quelle macchine che adottano come matrice una lastra o un cilindro tubolare aperto, altrimenti l inchiostro del calamaio venendo a contatto con metalli diversi dal rame potrebbe provocare delle reazioni dannose e soprattutto danneggiare i dispositivi per l applicazione e la tensione delle lastre e matrici. Nella maggior parte dei casi però si usano gruppi inchiostratori con rullo che pesca nel calamaio e che cede l inchiostro al cilindro matrice. Per regolare l inchiostrazione, oltre alla spatola, ci si può servire di tubi che lanciano aria contro la superficie del cilindro dopo la pulitura della lastra con la spatola. In questo modo in corrispondenza delle minori incisioni si ha una evaporazione Macchina per stampa rotocalco da bobina dell inchiostro e si rende la stampa più viva di contrasti. Le macchine a foglio servono per lavori fini, per lavori commerciali. Le macchine a carta continua servono per lavori a grandi tirature come giornali, cataloghi, riviste, e producono copie piegate tagliate e cucite con una produzione oraria molto elevata. 15

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