INDAGINI ARCHEOMETRICHE SULLE CERAMICHE PUNICHE A VERNICE NERA DA THARROS (SARDEGNA)

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1 INDAGINI ARCHEOMETRICHE SULLE CERAMICHE PUNICHE A VERNICE NERA DA THARROS (SARDEGNA) Maria Letizia Amadori*, Carla Del Vais, Bruno Fabbri, Stefania Lanza** *Università di Urbino, Istituto di Scienze Chimiche, P.za Rinascimento 6, Urbino Università di Cagliari, Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-artistiche, Piazza Arsenale 7, Cagliari CNR, Istituto di Ricerche Tecnologiche per la Ceramica, Via Granarolo 64, Faenza **Università di Messina, Dipartimento di Scienze della Terra, Salita Sperone 31, Messina Riassunto Tra la fine del IV sec. ed il II sec. a.c. sono ampiamente attestate nei principali centri punici di Tunisia, in Marocco, Sicilia, Sardegna, Spagna continentale e Ibiza delle produzioni di ceramica a vernice nera che riprendono forme della tradizione attica, non raggiungendo tuttavia, dal punto di vista qualitativo, quei risultati di eccellenza tipici della ceramica greca. Si tratta infatti di manufatti caratterizzati da una qualità degli impasti e soprattutto delle vernici in genere scadente, con vernici opache, tendenti a distaccarsi e frequentemente con tonalità variabili dal nero al marrone e anche al rossiccio, con sfumature diverse pure sullo stesso esemplare. Anche Tharros ne ha restituito un ampia documentazione con materiali riferibili principalmente a forme aperte quali piatti da pesce, coppe (Lamboglia 21 e 22), coppette (Lamboglia 21/25) e patere, provenienti sia da contesti abitativi che tombali. Nella fase preliminare del progetto di ricerca si sono presi in considerazione vari pezzi provenienti dalle colline di Su Muru Mannu e di S. Giovanni, allo scopo di verificarne la provenienza nonché di conoscere le tecnologie utilizzate per la loro produzione. Sono state quindi effettuate indagini minero-petrografiche e chimiche volte alla completa caratterizzazione degli impasti ceramici e dei rivestimenti. I risultati ottenuti mostrano una buona omogeneità composizionale dei reperti analizzati, per cui essi costituiscono un gruppo di riferimento della produzione locale di ceramica a vernice nera. Inoltre, il confronto con la composizione di altri frammenti riferibili a diverse forme di ceramica punica, anch essi di provenienza tharrense ed analizzati in precedenza, porta ad interessanti deduzioni sull utilizzo delle materie prime locali anche per la ceramica a vernice nera punica. 1. INTRODUZIONE Questo studio fa parte di un ampia ricerca che riguarda la costituzione di una banca dati di riferimento relativa alla caratterizzazione degli impasti di ceramica fenicio-punica. Sono già stati analizzati duecentoquaranta reperti provenienti da alcune regioni del Mediterraneo centrale e occidentale quali la Sardegna, la Sicilia, Ischia, Pantelleria e l'andalusia (Fabbri et alii, 1998, Amadori e Fabbri, I-1998, Amadori e Fabbri, II-1998, Amadori e Fabbri, III-1998, Acquaro et alii, 2001). Vengono qui presentati i risultati delle analisi archeometriche eseguite su frammenti di ceramica punica a vernice nera scelti tra quelli recuperati a Tharros, in occasione delle campagne di scavo condotte dalla Missione congiunta dell Università di Bologna, dell Istituto per la Civiltà fenicia e punica del CNR e della Soprintendenza archeologica per le Province di Cagliari e Oristano, presso le colline di Su Muru Mannu e di S. Giovanni negli anni (Acquaro et alii, ). I reperti sono tutti riferibili ad una particolare classe di ceramica a vernice nera diffusa tra la fine del IV sec. a.c. e il II sec. in una vasta area del Mediterraneo punico (Tunisia, Marocco, Sicilia occidentale, Sardegna, Spagna continentale e Ibiza) che riprende forme della tradizione attica,

2 non raggiungendo tuttavia, dal punto di vista qualitativo, quei risultati di eccellenza tipici della ceramica greca (Del Vais 1997, Morel 1998). Si tratta infatti di materiali (cancellata frase) caratterizzati da impasti ricchi di inclusi, a volte mal cotti, e vernici applicate per immersione, in genere di qualità scadente, spesso opache, tendenti a distaccarsi, non uniformi e con tonalità variabili dal nero al marrone e al rossiccio, anche sullo stesso pezzo. Tale classe è ampiamente documentata anche a Tharros sia in contesti tombali che abitativi, principalmente con forme aperte, quali piatti da pesce, coppe (Lamboglia 21 e 22), coppette (Lamboglia 21/25) e patere (con bordo ingrossato internamente e bordo scanalato). I pezzi finora recuperati, pur riferendosi, come detto, ad un repertorio morfologico piuttosto limitato e ripetitivo, presentano aspetto non uniforme, potendosi tuttavia individuare dei gruppi di reperti ad impasto grigio e vernice dal nero al grigio, altri ad impasto beige-marrone e vernice dal nero al bruno al rossiccio e altri ancora ad impasto arancio e vernice dal nero all arancio (Del Vais, 1997). L analisi solo autoptica finora condotta su tali materiali non si è rivelata indicativa circa il luogo di produzione degli stessi, dal momento che analoghi reperti recuperati in altre aree sarde e, più in generale, mediterranee mostrano non di rado caratteri similari. Da qui la necessità di un indagine di tipo scientifico volta a stabilire se si tratti di produzioni locali, ovvero se vi siano produzioni di maggiore entità esportate anche a grandi distanze. La questione fondamentale è quella di stabilire se la relativa uniformità della classe sia da imputare ad un'esportazione massiccia di un numero limitato di produzioni o se, con maggiore verosimiglianza, sia stata diffusa, da parte forse di Cartagine o di uno dei grandi centri di produzione ceramica dell'area punica, una tecnica di lavorazione, unita ad un repertorio morfologico ben definito, che abbia dato così origine ad un pluralità di produzioni locali. Primo passo della ricerca, che è tuttora in corso di svolgimento relativamente anche ad altri centri punici, è stata l analisi dei campioni tharrensi, finalizzata alla completa caratterizzazione degli impasti ceramici e dei rivestimenti presenti sulla superficie degli stessi, potendo giovarsi dei dati di confronto derivati dallo studio già effettuato di materiali ceramici fenicio-punici e di affioramenti di argilla individuati nell area prossima alla città antica. 2. DESCRIZIONE DEI MATERIALI Per questo studio sono stati selezionati sedici reperti (Tabella 1), riconducibili a forme aperte quali piatti da pesce, coppe (Lamboglia 21 e 22), coppette (Lamboglia 21/25) e patere (con bordo ingrossato all interno e bordo scanalato) provenienti dal quartiere artigianale di Murru Mannu e dall area delle fortificazioni sotto la torre di S. Giovanni. (eliminati scarti) Su tutti i reperti è presente su almeno una delle superfici un rivestimento di colore rosso scuro, più o meno intenso. 3. METODI DI INDAGINE I campioni sono stati sottoposti alle seguenti indagini: a) studio minero-petrografico di sezioni sottili con microscopio polarizzatore; per la descrizione degli impasti sono state seguite le Raccomandazioni Normal 12/83 e 15/84, e gli schemi descrittivi riportati da Peacock (1977), Whitbread (1989) e Amadori et alii (1998); b) determinazione della composizione chimica principale per fluorescenza di raggi x (XRF) su pasticche ottenute pressando circa 0,5 gr di campione su supporto di acido borico a oltre 2000 kg/cm2; c) determinazione della perdita al fuoco (P.F.) dopo calcinazione a 1000 C del campione precedentemente essiccato a 105 C;

3 d) determinazione della composizione mineralogica semiquantitativa mediante diffrazione di raggi x (XRD), utilizzando le stesse pasticche preparate per l'analisi chimica. 4. RISULTATI Dall osservazione al microscopio ottico (Tab.2) si evidenzia che quasi tutti i campioni di ceramica presentano impasti aventi massa di fondo da semisotropa a debolmente anisotropa ad eccezione di un campione in cui è isotropa (THT96/50/1/1) e di due campioni in cui è anisotropa. Il colore è molto eterogeneo infatti varia da verde nero a verde marrone a marrone arancio a giallo rossiccio. Sono stati individuati rari bonherz, aggregati argillosi, di dimensioni variabili da 150 a 400 micron, e masserelle ocracee. La porosità è bassa ( 5%), ad eccezione dei campioni THT95/7/18 e THT96/50/1/1 che presentano porosità medio-bassa (10%). I pori si presentano da arrotondati ad irregolari ad allungati (anastomizzati), talvolta circondati da un bordo più scuro indice probabilmente dell avvenuta decomposizione dei frammenti carbonatici durante la cottura. Nei pori talvolta è presente calcite di neoformazione e/o materiale opaco. La composizione mineralogica degli inclusi è piuttosto omogenea ed è rappresentata da quarzo monocristallino, policristallino; plagioclasi; feldspati; miche; frammenti di rocce carbonatiche; frammenti di rocce sedimentarie; frammenti di rocce metamorfiche; fantasmi di calcite riconducibili a bioclasti (foraminiferi); pirosseni e materiale opaco. In due campioni sono stati individuati scarsi bioclasti (foraminiferi, alghe). I campioni sono stati suddivisi in quattro gruppi in base all abbondanza relativa delle singole frazioni granulometriche che compongono lo scheletro. I campioni nei primi tre gruppi mostrano una granulometria di tipo seriale, mentre nel quarto gruppo jatale. Il primo gruppo, costituito da tre campioni (fig.3), con scheletro presente dal 10 al 20%, mostra una prevalenza della frazione siltosa, abbondanza della frazione sabbiosa molto fine e scarsità delle altre frazioni granulometriche. Il massimo dimensionale è 700 micron. Il secondo gruppo, con otto campioni (fig.4), presenta un addensamento dello scheletro dal 10 al 25%, mostra prevalenza della frazione sabbiosa molto fine; la frazione siltosa è abbondante ad eccezione di un campione in cui è poco abbondante; la frazione sabbiosa fine varia da scarsa a abbondante; la frazione sabbiosa media da scarsa a abbondante; la frazione grossolana da tracce a poco abbondante. Il massimo dimensionale non supera il millimetro. Il terzo gruppo è costituito da due campioni (fig.5), lo scheletro è molto abbondante (25%) ed è costituito in prevalenza dalla frazione sabbiosa fine, mentre le frazioni siltosa e sabbiosa media sono abbondanti, la frazione molto fine è da poco abbondante ad abbondante e la frazione grossa è scarsa. Il massimo dimensionale non supera il millimetro. Il quarto gruppo è costituito da tre campioni (fig.6), lo scheletro varia dal 10 al 20%, con prevalenza della frazione fine e scarsità della frazione siltosa, le frazioni molto fine e medie variano da poco abbondanti ad abbondanti, la frazione grossolana è in tracce. Tutti i campioni sulla superficie esterna (Tab. 3) presentano un rivestimento di colore variabile sui toni del rosso (da arancio a rosso brillante a rosso bruno a marrone), spesso discontinuo, il cui spessore si aggira intorno a valori medi di micron, e solo in quattro casi ha uno spessore tra 20 e 30 micron. I rivestimenti presentano un aspetto generalmente semisotropo, raramente birifrangente, e contengono rarissimi inclusi di quarzo ed ocra. Dai risultati delle analisi diffrattometriche relative agli impasti (Tab. 4) risulta confermata la composizione sopra descritta, in particolare il quarzo varia da molto abbondante ad abbondante, feldspato potassico e plagioclasi variano da poco abbondanti a tracce, la calcite è generalmente scarsa eccetto in due casi in cui è poco abbondante, le miche sono quasi sempre presenti da scarse a tracce. Il pirosseno e presente in sei campioni, mentre la gehlenite è stata riscontrata in

4 undici campioni. Solo in due campioni è presente la wairakite; ematite, maghemite ed hercinite, sono presenti in tracce rispettivamente in cinque, otto e quattro casi. Le analisi chimiche (Tab. 5) evidenziano in generale una buona uniformità composizionale eccetto che per alcuni campioni che si discostano nettamente dal gruppo principale. Si tratta dei campioni THT97/24/9/12, THT97/3/5/8 e THT96/50/1/1 che mostrano un minore contenuto in sodio e potassio e un più alto contenuto in calcio e titanio. 5. DISCUSONE E CONCLUONI Le indagini condotte su sedici frammenti di ceramica a vernice nera hanno permesso di conoscere la loro composizione, di individuare quindi la loro provenienza e di identificare le tecnologie di produzione utilizzate. I risultati analitici mostrano la presenza di due gruppi, uno costituito da tredici campioni e uno da tre campioni. Il primo gruppo è chimicamente e mineralogicamente omogeneo con una granulometria dello scheletro di tipo seriale. Tale gruppo si differenzia in tre sottogruppi dal punto di vista petrografico in base alla diversa distribuzione delle singole frazioni granulometriche: prevalenza della frazione siltosa nel primo gruppo, abbondanza di quella molto fine nel secondo gruppo e prevalenza di quella fine nel terzo. Il quarto gruppo anche se ha una composizione mineralogica compatibile con quella degli altri campioni, mostra una granulometria di tipo jatale con scarsità delle frazioni siltosa e sabbiosa molto fine e abbondanza della frazione sabbiosa media. Inoltre dal punto di vista chimico i campioni presentano tenori di sodio e potassio più bassi, mentre il calcio è generalmente più alto. Nei grafici di correlazione semplice e complessa prendendo in considerazione sodio, potassio e calcio si evidenzia la presenza dei due gruppi suddetti (fig. 7a e 7b). La superficie esterna mostra dei livelli di colore dal rosso al marrone chiaro, con spessori da 10 a 30 µm, si tratta di rivestimenti a base di ocra, talvolta ricoperti da calcite di neoformazione. Per quanto riguarda la tecnologia di produzione l orientamento dei pori e dei clasti è indice di una lavorazione al tornio. La presenza di minerali termoindicatori, quali la gehlenite, e i fantasmi di calcite, nonché la semisotropia della massa di fondo, evidenziata nella maggior parte dei campioni permettono di ipotizzare temperature di cottura di circa C. Nel caso invece dei due campioni con massa di fondo anisotropa e presenza di frammenti di roccia carbonatica le temperature sono state certamente inferiori ai 750 C. La presenza di maghemite permette di ipotizzare che l atmosfera del forno era tendenzialmente riducente, ma molto probabilmente non sempre si manteneva tale e questo potrebbe spiegare la notevole variabilità cromatica dei reperti. Confrontando i dati analitici relativi ai campioni di vernice nera con quelli relativi a ceramica tharrense (Fabbri et alii., 1998) si evidenzia una stretta affinità in particolare per i campioni appartenenti al primo gruppo. La correlazione semplice tra sodio e potassio e quella tra titanio e alluminio (fig. 8a e 8b) mostra una buona sovrapposizione tra i campi delle due diverse tipologie ceramiche, naturalmente si discostano i tre campioni appartenenti al secondo gruppo. In conclusione le indagini condotte sui campioni di ceramica a vernice nera punica hanno portato ad interessanti risultati in quanto si è riusciti a individuare criteri di discriminazione tra la produzione locale tharrense e le importazioni. Dal confronto con i dati relativi ad altri reperti punici emerge infatti che tredici reperti sono compatibili con altri campioni di ceramica punica provenienti da Tharros precedentemente analizzati, mentre tre campioni si discostano totalmente dal gruppo più numeroso, è quindi ipotizzabile una loro importazione che dovrà essere verificata attraverso il confronto con altri materiali punici già studiati.

5 Bibliografia E. Acquaro et alii ( ). Tharros XXI-XXII, XXIII, XXIV. In RStFen XXIII, XXIV, XXV, 1995, 1996, 1997, supplementi. E. Acquaro, M.L. Amadori, R. Baldassari, S. Lanza, M. Maione, A. Penna (2001). Archaeometric study on punic amphorae from the underwater recoveries of Pantelleria island (Sicily). In corso di stampa in Revue d Archéométrie. M.L. Amadori, B. Fabbri, I, (1998). Indagini archeometriche su ceramica fenicia da mensa proveniente da Cartagine (VIII - VI secolo a. C.). Atti 2.a Giornata di Archeometria della Ceramica Produzione e circolazione della ceramica Fenicia e Punica nel Mediterraneo: il Contributo delle Analisi Archeometriche, Ravenna, 14 maggio 1998, a cura di E. Acquaro e B. Fabbri, University Press Bologna, Imola, 1998, M.L. Amadori, B. Fabbri, II, (1998). Studio archeometrico di ceramica fenicia (VIII - VI secolo a.c.) proveniente da siti archeologici della Sardegna e Ischia. Atti 2.a Giornata di Archeometria della Ceramica Produzione e circolazione della ceramica Fenicia e Punica nel Mediterraneo: il Contributo delle Analisi Archeometriche, Ravenna, 14 maggio 1998, a cura di E. Acquaro e B. Fabbri, University Press Bologna, Imola, 1998, M.L. Amadori, B. Fabbri, III, (1998). Produzione locale e importazioni di ceramiche fenicie da mensa (fine VIII - fine VII secola a. C.) a Toscanos (Spagna meridionale). Atti 2.a Giornata di Archeometria della Ceramica Produzione e circolazione della ceramica Fenicia e Punica nel Mediterraneo: il Contributo delle Analisi Archeometriche, Ravenna, 14 maggio 1998, a cura di E. Acquaro e B. Fabbri, University Press Bologna, Imola, 1998, C. Del Vais (1997). Tharros XXIV. La ceramica a vernice nera non attica. In RStFen, XXV, 1997, supplemento, B. Fabbri, M.Amadori, M.L. Amadori, (1998). Local and imported punic pottery (IV-III century B.C.) from Tharros (Western Sardinia, Italy). In Revue d Archéométrie, 22, J.-P. Morel (1998). L étude des céramiques à vernis noir, entre archéologie et archéométrie. Atti del Seminario di Studio Indagini archeometriche relative alla ceramica a vernice nera: nuovi dati sulla provenienza e la diffusione, Milano, novembre 1996, a cura di P. Frontini, M.T. Grassi, Como, 1998, 9-22.

6 Tabella 1 Tipologia dei campioni studiati Campioni Forma Campioni Forma THT 95/7/18 Patera con bordo ingrossato THT 95/89/30/4 Coppa Lamboglia 21 THT 95/63/10/1 Coppa Lamboglia 22 THT 95/89/30/5 Coppetta Lamboglia 21/25 THT 95/63/10/2 Coppa Lamboglia 22 THT 95/96/9/1 Piatto da pesce THT 95/63/10/3 Coppa Lamboglia 21 THM 96/T3.27/6/5/1 Patera con bordo scanalato THT 95/71/17/1 Patera con bordo ingrossato THT 96/50/1/1 Piatto da pesce THT 95/89/6/3 Patera con bordo ingrossato THT 97/3/5/8 Piatto da pesce THT 95/89/6/4 Patera con bordo ingrossato THT 97/15/10/8 Coppa Lamboglia 22 THT 95/89/30/1 Coppa Lamboglia 22 THT 97/24/9/12 Coppetta Lamboglia 21/25

7 Figura 1 Campione THT 96/50/1/1 Figura 2 - Campione THT 97/24/9/12

8 Tab. 2 - Descrizione minero-petrografica dei campioni di ceramica a vernice nera Campioni I/M/P Abbondanza relativa inclusi (µm) < > THT 95/63/10/1 THT 97/15/10/8 20/75/<5 10/85/5 xxx xx ± tr xxx xx ± ± tr Composizione mineralogica principale degli inclusi (µm) < >250 Qm,Mi,Mo, Qm,Qp,Mi Qm Pl Pl, Mo,Px Qm,Fc,Mi, Mo Qm,Fc Qm,Qp, Fc Massa di fondo THT 95/63/10/3 10/85/<5 xxx xx ± ± ± Qm,Mi,Mo Qm,Mi Qm,Qp THT 95/71/17/1 10/85/5 xx xxx x ± tr Qm,Mi,Pl Qm,Pl,Mi,Fc Qm,Qp Mo,Px FRM,Mo Pl, F AS THT 96/T3.27/6/5/1 THT 95/89/6/3 THT 95/7/18 10/85/<5 20/75/5 25/65/10 xx xxx ± x tr x xxx x x ± xx xxx ± ± x Qm,Mi,Mo Qm,Mi,Pl Qm,Qp,Pl,F Px,Fc F,Px,Fc,FRM Mi Qm,Mi,Pl Mo,Fc Qm,Qp,Pl, Fc Qm,Pl,FRM Qm,Qp,Mi Qm,Mi,Fc Fc,FRS, Q Fc,Mo,Pl,F FRS S AS THT 95/89/30/1 20/75/5 xx xxx x x ± Qm,Mi,Pl Qm,Pl,Mi Qm,Qp,Pl, F Mo,F FRS,F FRM, Fc AS THT 95/96/9/1 20/75/<5 xx xxx xx x tr Qm,Mi,Mo Qm,Qp,F,Pl Qm,Qp,F Pl,F Mi,FRS FRM THT 95/89/30/5 25/70/5 xx xxx xx x ± Qm,Qp,Mi Qm,Qp,Mi,Pl Pl,Mo,Px Qm,Qp,Pl Mi AS THT 95/63/10/2 15/80/5 xx xxx xx xx Qm,Mi,Pl Qm,Qp,Bi,Pl Qm,Qp,FRC Mo,Bi,FRC FRC Bi, F A THT 95/89/6/4 25/70/5 xx x xxx xx ± Qm,Mi,Mo Qm,Pl,Mi,FRS Qm,Qp,Pl Pl Fc,FRM,Mo FRS,FRM,F S THT 95/89/30/4 25/70/<5 xx xx xxx xx ± Qm,Mi,Pl Qm,Qp,Mi Qm,Qp,Pl Mo,F Pl, FRS F,FRS THT 97/3/5/8 15/85/<5 ± xx xxx xx tr Qm,FRC,Pl Qm,Qp,Pl,F Qm Bi,Mo,Px,F Mo,FRC A THT 96/50/1/1 THT 97/24/9/12 10/80/10 20/65/15 x xx xxx x tr x xxx x tr Qm,Mo,Pl Qm,Qp Qm Mi,Px Qm,Mo,Pl,F Qm,Qp, Pl,Mo Qm, Qp, F I I/M/P=rapporto inclusi (I), matrice (M), pori (P), A = anisotropa, S = semisotropa, I = isotropa Qm=quarzo monocristallino, Qp=quarzo policristallino, Bi=bioclasti, Fc=fantasmi di calcite, F=feldspati, FRC=frammenti di roccia carbonatica, FRM=frammenti di rocce metamorfiche, FRS=frammenti di rocce sedimentarie, Mo=minerali opachi, Mi=miche, Pl=plagioclasi, Px=pirosseni. La stima effettuata ha un valore semiquantitativo: xxx=molto abbondante, xx=abbondante, x=poco abbondante, ±=scarso, tr=tracce.

9 Tabella 3 - Colori e spessori dei rivestimento Campioni Colore Spessore THT 96/50/1/7 rosso bruno 15 µm THT 97/15/10/8 rosso bruno 20 µm THT 95/71/17/1 rosso bruno µm THT 95/89/30/4 rosso bruno µm THT 95/89/30/5 rosso bruno µm THT 96/T3.27/6/5/1 rosso bruno µm THT 95/89/30/1 rosso bruno 5-10 µm THT 97/24/9/12 rosso brillante µm THT 97/3/5/8 rosso brillante µm THT 95/7/18 da rosso arancio ad arancio µm THT 95/89/6/4 da rosso arancio ad arancio µm THT 95/63/10/2 da rosso arancio ad arancio µm THT 95/89/6/3 marrone scuro µm THT 95/63/10/1 marrone scuro 20 µm THT 95/63/10/3 rosso bruno (est)-verde (int) 20 µm THT 95/96/9/1 marrone chiaro µm

10 Figura 3. Campione THT95/63/10/2 (10x N+) Figura 4. Campione THT95/63/10/3 (10x N+) Figura 5. Campione THT95/71/17/1 (10x N+) Figura 6. Campione THT96/50/1/1 (10x N+)

11 Tabella 4 Composizione mineralogica semiquantitativa dei campioni (XRD) Campioni Qz Cpx Pl K-f Ca W Geh M Em Mag He THT xxxx ± xx xx ± tr tr tr ± tr THT xxx x x x tr x tr THT xxx x xx x tr tr tr THT xx tr tr x tr tr THT xxx tr x x tr tr tr tr THT xxxx tr x xx tr tr tr THT xxxx x x tr tr tr ± THT xxx x tr tr ± tr THT xxxx tr x x x x tr tr THT xxx xx xx x x tr tr THT xxx xx x tr tr tr tr tr THT xxxx tr tr tr xx x THT xxxx tr x x x tr tr THT xxx x x tr tr tr THM 96 T xxx x x x tr tr tr THT xxxx tr xx tr tr Qz=quarzo, Cpx=pirosseno, Pl=plagioclasio, K-f=feldspato potassico, Ca=calcite, W=wairakite, Geh=gehlenite, M=miche, Em=ematite, Mag=maghemite, He=hercinite La stima effettuata ha un valore semiquantitativo: xxxx=molto abbondante, xxx=abbondante, xx=poco abbondante, x=scarso, ±=molto scarso, tr=tracce. Tabella 5 Composizione chimica elementare % (XRF) Campioni SiO2 Al2O3 TiO2 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P 2 O 5 THT 95/71/17/1 55,43 15,93 0,69 5,29 0,04 2,67 14,79 1,68 3,16 0,32 THT 95/89/6/4 58,07 16,15 0,66 4,84 0,04 2,44 12,66 1,53 3,34 0,26 THT 96/50/1/1 54,09 14,77 0,78 5,42 0,03 2,02 20,08 0,54 1,75 0,52 THM 96/t.3.27/6/5/1 56,58 15,22 0,69 4,91 0,04 2,55 14,59 1,77 3,23 0,42 THT 95/89/30/1 57,58 18,50 0,82 6,36 0,09 2,24 9,67 1,57 3,08 0,10 THT 95/89/30/5 62,02 16,75 0,76 5,39 0,07 2,42 7,92 1,44 3,07 0,16 THT 95/63/10/3 56,87 15,95 0,72 5,02 0,04 2,54 14,32 1,35 2,97 0,21 THT 97/15/10/8 55,81 15,95 0,73 5,63 0,05 2,79 13,67 1,11 3,96 0,31 THT 95/7/18 54,87 13,75 0,66 4,39 0,03 1,94 19,79 1,25 2,96 0,35 THT 95/89/30/4 63,12 16,20 0,75 5,23 0,06 2,22 7,97 1,26 3,07 0,12 THT 95/63/10/1 58,64 16,10 0,73 5,05 0,04 2,94 11,45 1,50 3,31 0,24 THT 95/96/9/1 56,47 15,43 0,70 5,18 0,04 2,51 15,06 1,14 3,20 0,28 THT 95/63/10/2 56,03 14,80 0,66 4,83 0,04 2,53 16,08 1,24 3,46 0,33 THT 95/89/6/3 56,95 13,55 0,65 4,20 0,03 2,43 17,33 1,32 3,06 0,47 THT 97/3/5/8 56,23 14,75 0,79 4,87 0,02 1,70 18,70 0,47 2,04 0,42 THT 97/24/9/12 50,19 13,33 0,72 6,12 0,03 2,75 24,58 0,59 1,17 0,51 THM 96/2/10/47 53,86 15,63 0,69 5,06 0,03 2,72 17,04 1,68 3,02 0,27

12 (a) (b) Na2O%+K2O% vernice nera CaO % K2O% vernice nera NaO% Figura 7 - Correlazione semplice tra K 2 O e Na 2 O (a) e correlazione complessa tra Na 2 O+ K 2 O e CaO (b). (a) (b) K2O% vernice nera Tharros Tharros A Na 2 0% TiO2% Vernice nera Tharros Tharros A Al2O3% Figura 8 - Correlazione semplice tra K 2 O e Na 2 O (a) e TiO 2 e Al 2 O 3 (b).

Discussione e conclusioni

Discussione e conclusioni Discussione e conclusioni Il presente lavoro di tesi è parte di un più ampio progetto di ricerca volto alla caratterizzazione di reperti ceramici provenienti dalle diverse colonie greche della Sicilia.

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