Linee Guida. per il benessere degli animali. Stesura

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1 Linee Guida per il benessere degli animali Stesura

2 PREMESSA Due secoli or sono (1840) la sensibilità verso gli animali fu motivo per fondare associazioni che si occupavano del loro benessere, denunciando all opinione pubblica gli eventuali maltrattamenti di cui erano oggetto. Questa sensibilità, sviluppatasi prevalentemente in classi sociali, di paesi europei (UK) e di oltreoceano (USA), dai livelli di vita particolarmente elevati, avrebbe dovuto attendere oltre un secolo per potersi affermare come fenomeno di massa tuttora in espansione. A far data dagli anni 80, l UE ha codificato, in norme generali e speciali, questa sensibilità che trova sostenitori anche nel mondo allevatoriale. I dati obiettivi, che confermano la stretta correlazione tra animali benestanti e produzioni zootecniche, ha fatto il resto. Ma molta strada resterebbe ancora da fare: la teoria dei casi marginali sostenuta dalle punte più avanzate degli animalisti vorrebbe gli animali portatori di diritti, dotati, sostenuti e difesi da tutori in grado di rappresentarli. Tutto ciò in analogia con quanto già previsto dalla normativa vigente per le cosiddette categorie protette. Va da sé che una tale scelta comporterebbe una radicale revisione della attuale impostazione giuridica che annovera gli animali tra le res a pari di qualsiasi oggetto. Del resto, la zootecnia intensiva e l animale tecnologico, dalle altissime rese produttive che ne è conseguito e che non esiste in natura, rendono improponibile almeno nella nostra sovraffollata Europa la realizzazione di scenari da vecchia fattoria o da mulino bianco tanto cari alle oleografie pubblicitarie. E allora? Che cosa fare? Ognuno il proprio meglio. Se la nostra veste di funzionari pubblici, ci esonera da responsabilità nelle scelte effettuate dal legislatore, la medesima ci coinvolge nella loro applicazione in prima persona. In questo senso la Regione Lombardia ha ritenuto opportuno realizzare queste linee guida le cui finalità obiettivi e risultati attesi sono illustrati più avanti. Dette linee guida si compongono di una parte generale che si propone di illustrare in senso ampio la tematica del benessere e di varie parti speciali che di volta in volta lo inquadreranno in relazione alle varie categorie di animali. L attuale edizione prende in considerazione la categoria vitelli, a seguire, le linee guida relative ai suini ed alle galline ovaiole ecc. 2

3 I testi saranno oggetto di periodiche revisioni. Anche per questo le osservazioni pervenute saranno gradito motivo di eventuale adeguamento del presente testo. Milano, lì 23 dicembre 2004 Stesura Facendo fede alla precedente premessa si aggiungono oggi le linee guida relative ai suini. Milano, li 31 agosto 2005 Stesura La coniglicoltura italiana ( t) è tra le prime nel mondo, se non la prima, per la produzione di carni di coniglio. Il Veneto ( t), seguito da Lombardia ( t) e Piemonte ( t), è la prima regione italiana per la produzione di carni di coniglio. Ben lungi dall essere una zootecnia minore la coniglicoltura rappresenta quindi una significativa risorsa economica per il nostro paese. Da qui in assenza di norme specifiche (fatta eccezione per le indicazioni di carattere generale previste ai sensi del D.Lgs. 146/2000) la necessità di fornire agli operatori del settore alcune indicazioni relative al benessere di questa specie, anche quali ulteriori e- lementi da considerare in relazione ad eventuali investimenti e scelte economiche. Al riguardo la presente stesura riprende sia quanto riportato in letteratura dai principali studiosi della materia, sia alcuni orientamenti comunitari che potrebbero essere alla base delle prossime disposizioni legislative. Pur in considerazione del loro carattere non vincolante le presenti linee guida sono state condivise con le Associazioni di categoria, che hanno fattivamente contribuito alla loro redazione e che per questo si ringraziano. Milano, lì 22 dicembre 2005 Stesura

4 Hanno collaborato alla presente stesura (in ordine alfabetico): Paolo CANDOTTI Centro di referenza nazionale per il benessere animale Maurilio GIORGI ASL della provincia di Cremona Franco GUIZZARDI ASL della provincia di Mantova Elvira MANGINI ASL della Città di Milano Claudio MANIERO Medico veterinario libero professionista Claudia MENDOLIA ASL della provincia di Brescia Carlo MOTTA Medico veterinario libero professionista Alberto PALMA Regione Lombardia Nicoletta SCHIAVINI ASL della Città di Milano Gioia Maria VALTORTA Regione Lombardia GianClaudio VICENZI ASL della provincia di Lodi 4

5 INDICE GENERALE: PREMESSA...2 PARTE GENERALE...8 FINALITÀ, OBIETTIVI E RISULTATI ATTESI...9 PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI...9 IL BENESSERE ANIMALE...11 MODALITÀ DI MISURAZIONE DEL BENESSERE...13 PARTE SPECIALE: IL BENESSERE DEI VTELLI IL BENESSERE ANIMALE NELL ALLEVAMENTO DEL VITELLO RIFERIMENTI NORMATIVI VITELLO REQUISITI STRUTTURALI STABULAZIONE LIBERTÀ DI MOVIMENTO FABBRICATI PAVIMENTAZIONI RECINTI MICROCLIMA IMPIANTI ILLUMINAZIONE REQUISITI PROCEDURALI ACCESSO DI VITELLI ALL ALLEVAMENTO COLOSTRATURA DIVIETI ESPRESSI CONTROLLO DEGLI ANIMALI REGISTRAZIONE DATI TRATTAMENTI TERAPEUTICI E PROFILATTICI PULIZIA E DISINFEZIONE REQUISITI FUNZIONALI PERSONALE ALIMENTAZIONE INDICATORI DI BENESSERE SANZIONI...34 PARTE SPECIALE: IL BENESSERE DEI SUINI IL BENESSERE ANIMALE NELL ALLEVAMENTO DEL SUINO PREMESSA RIFERIMENTI NORMATIVI DEFINIZIONI

6 2.4 REQUISITI STRUTTURALI STABULAZIONE LOCALI PER SCROFE E SCROFETTE LOCALI PER LATTONZOLI SUPERFICIE LIBERA DISPONIBILE TIPO DI PAVIMENTAZIONE ABBEVERATA ILLUMINAZIONE E RUMORI MICROCLIMA AMBIENTALE LA POLVERE TEMPERATURA DELL ARIA UMIDITÀ DELL ARIA VELOCITÀ DELL ARIA GAS NOCIVI IMPIANTI AUTOMATICI O MECCANICI MODALITÀ DI SOMMINISTRAZIONE DEGLI ALIMENTI ASPETTI GESTIONALI ATTACCHI PER SCROFE E SCROFETTE FORMAZIONE DEI GRUPPI E CONTROLLO DELL AGGRESSIVITÀ TIPO DI ALIMENTAZIONE ARRICCHIMENTO AMBIENTALE SVEZZAMENTO PERSONALE ASPETTI IGIENICI E SANITARI IGIENE DEGLI AMBIENTI E DELLE ATTREZZATURE INTERVENTI VETERINARI SANZIONI PARAMETRI PRODUTTIVI E RIPRODUTTIVI...66 PARTE SPECIALE: IL BENESSERE DEI CONIGLI IL BENESSERE ANIMALE NELL ALLEVAMENTO DEL CONIGLIO PREMESSA RIFERIMENTI NORMATIVI EFFETTO DELLA MANIPOLAZIONE DA PARTE DELL UOMO CENNI DI BIOLOGIA E COMPORTAMENTO DEL CONIGLIO ALCUNI PROBLEMI DI WELFARE REPERTORIO COMPORTAMENTALE STEREOTIPIE INDICATORI DI BENESSERE (Marina Verga, 2000) REQUISITI STRUTTURALI FABBRICATI E LOCALI DI STABULAZIONE PAVIMENTI GABBIE DENSITÀ DEGLI ANIMALI

7 3.6.5 LIBERTÀ DI MOVIMENTO MICROCLIMA: TEMPERATURA UMIDITÀ RELATIVA ILLUMINAZIONE VENTILAZIONE IMPIANTI REQUISITI PROCEDURALI DIVIETI ESPRESSI CONTROLLO DEGLI ANIMALI REGISTRAZIONI PULIZIA E DISINFEZIONE REQUISITI FUNZIONALI PERSONALE ALIMENTAZIONE SANZIONI

8 Parte Generale PARTE GENERALE 8

9 FINALITÀ, OBIETTIVI E RISULTATI ATTESI Relativamente alle presenti linee guida la finalità è rappresentata dalla omogenea applicazione su tutto il territorio regionale della vigente normativa in materia, ivi compresa l uniformità dei comportamenti della AA.SS.LL. in tutte le situazioni Lombarde pur nella difformità del territorio di competenza di ciascuna di esse. Tra le finalità, in particolare durante l applicazione delle nuove normative, deve essere annoverato il ruolo del medico veterinario che, con spirito di Servizio, funge da supporto tecnico all allevatore nella gestione di tali cambiamenti. Gli obiettivi sono rappresentati dalla applicazione degli specifici requisiti di legge. I risultati attesi sono rappresentati dall esistenza in tutti gli allevamenti lombardi di tali requisiti. PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI - Legge 14 ottobre 1985, n. 623, Ratifica ed esecuzione delle convenzioni sulla protezione degli animali negli allevamenti e sulla protezione degli animali da macello, adottate a Strasburgo rispettivamente il 10 marzo 1976 e il 10 maggio D.Lgs. 27 gennaio 1992 n Attuazione della Direttiva 86/609/CEE in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici. - Circolare n. 32 del 26 agosto 1992 D.Lgs. 27 gennaio 1992 n. 116 pubblicato sul supplemento ordinario n. 33 alla G.U. n. 40 del 18 febbraio Comunicato relativo al D.Lgs. 27 gennaio 1992 n. 116, attuazione della Direttiva 86/609/CEE in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici. - Circolare n. 18 del 5 maggio 1993 D.Lgs. 27 gennaio 1992 n. 116, articolo 7. Comunicazione dei progetti di ricerca con impiego di modelli animali. - Circolare n. 8 del 22 aprile 1994 Applicazione del D.Lgs. 27 gennaio 1992 n. 116, in materia di protezione degli animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici. - D.Lgs. 30 dicembre 1992 n Attuazione della Direttiva 91/628/CEE relativa alla protezione degli animali durante il trasporto. - D.Lgs. 30 dicembre 1992 n Attuazione della Direttiva 91/629/CEE che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli. 9

10 - D.Lgs. 30 dicembre 1992 n Attuazione della Direttiva 91/630/CEE che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini. - Circolare n. 14 del 25 settembre Buone pratiche di sperimentazione clinica negli animali dei medicinali veterinari. - Decisione 97/182/CE della Commissione, del 24 febbraio 1997 recanti modifiche alla Direttiva 91/629/CEE del Consiglio che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli. - D.Lgs. 1 settembre 1998 n Attuazione della Direttiva 97/2/CE, relativa alle norme minime per la protezione dei vitelli. - D.Lgs. 1 settembre 1998 n Attuazione della Direttiva 93/119/CE, relativa alle protezione degli animali durante la macellazione o l abbattimento. - Comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri relativo al Decreto Legislativo 1 settembre 1998 n. 331, recante: Attuazione della Direttiva 97/2/CE del Consiglio, del 20 gennaio 1997 relativa alle norme minime per la protezione dei vitelli. - D.Lgs. 20 ottobre 1998 n Attuazione della Direttiva 95/29/CE in materia di protezione degli animali durante il trasporto. - D.Lgs 26 marzo 2001 n. 146, relativa alla protezione degli animali negli allevamenti. - Circolare n. 10 del 5 novembre Chiarimenti in materia di protezione degli animali negli allevamenti e definizione delle modalità per la trasmissione dei dati relativi alla attività di controllo - D.Lgs. 29 luglio 2003, n Attuazione delle direttive 1999/74/CE e 2002/4/CE, per la protezione delle galline ovaiole e la registrazione dei relativi stabilimenti di allevamento. - D.Lgs. 20 febbraio 2004, n Attuazione della direttiva 2001/93/CE che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini. - Legge 20 luglio 2004, n Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate. 10

11 Tabella riassuntiva delle principali fonti normative: Benessere animale nelle fasi di: D. Lgs. Direttive Trasporto n. 532 del /628/CEE n. 388 del /29/CEE Allevamento degli animali n. 146 del /58/CE Allevamento dei vitelli n. 533 del /629/CEE n. 331 del /2/CE Allevamento dei suini n. 534 del /630/CEE n. 53 del /93/CE Allevamento delle galline ovaiole n. 267 del /74/CE e 2002/4/CE Macellazione n. 333 del /119/CEE Sperimentazione animale n. 116 del /609/CEE IL BENESSERE ANIMALE Nel corso dell evoluzione, ogni specie si è dotata di caratteristiche fisiche, fisiologiche e comportamentali adatte ad affrontare le difficoltà che potrebbe incontrare nel proprio ambiente di vita. I sistemi di adattamento che un animale mette in atto per meglio far fronte alle condizioni ambientali in cui si trova, determinano la cosiddetta fitness o stato di adattamento dell individuo. Per poterlo definire bisogna però chiarire il significato da attribuire ai termini di stress e welfare che si riferiscono rispettivamente al processo che interviene nell organismo quando i fattori ambientali hanno un effetto deleterio, ed allo stato fisiologico di un individuo valutato in funzione degli sforzi che fa per far fronte all ambiente in cui si trova (Broom, 1988). La definizione dello stato di benessere degli animali di allevamento costituisce una problematica di attualità nei paesi più sviluppati, dove le tecnologie di allevamento sempre più sofisticate e le esigenze produttive crescenti costringono gli animali a performance maggiori in condizioni sociali, ambientali, fisiologiche ed alimentari sempre più lontane da quelle naturali. E infatti importante stabilire lo stato di eventuale sofferenza che imponiamo agli animali sia per ragioni di carattere morale che produttivo (Brugère e Morméde, 1988). Benessere: stato di salute, stato di soddisfazione interiore generata dal giusto equilibrio di fattori psicofisici (Zingarelli, 1998). Traduzione di welfare che meglio esprime il concetto. Il benessere di un organismo è il suo stato in relazione ai suoi tentativi di a- dattarsi all ambiente (Broom, 1986). 11

12 Il benessere è uno stato di salute completo, sia fisica che mentale, in cui l animale è in armonia con il suo ambiente (Hughes, 1976). Kilgour e Dal Ton (1984) hanno raccolto un utile selezione delle definizioni di benessere che si trovano in letteratura. Il benessere è quindi una condizione intrinseca dell animale: il soggetto che riesce ad adattarsi all ambiente si trova in uno stato di benessere, viceversa il soggetto che non ci riesce (perché non ne è in grado per caratteristiche psicofisiche proprie, o perché ne è impedito da fattori esterni) si trova in una condizione di non benessere. Un primo approccio scientifico al concetto di benessere animale lo si può trovare nel Brambell Report del 1965 (rapporto commissionato dal Governo Inglese in merito al benessere degli animali allevati intensivamente). Tale rapporto, oltre ad essere uno dei primi documenti ufficiali relativi al benessere a- nimale, enuncia il principio (ripreso poi dal British Farm Animal Welfare Council nel 1979) delle cinque libertà per la tutela del benessere animale: 1) libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione; 2) libertà dai disagi ambientali (possibilità di disporre di un ambiente fisico adeguato e confortevole); 3) libertà dalle malattie e dalle ferite; 4) libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche; 5) libertà dalla paura e dallo stress. Mentre le prime tre libertà si rifanno a condizioni evidenti e quindi verificabili, le ultime due si rivelano argomenti complessi ed il dibattito scientifico sulle metodiche per la loro valutazione è tutt ora aperto (Miniero, 2003). La valutazione del benessere animale coinvolge quindi una serie di discipline, dalla fisiologia all etologia, che, interagendo tra loro, possono fornire evidenze sullo stato di adattamento dell animale all ambiente. Di seguito si riportano alcune definizioni particolarmente utili per la comprensione del testo ADATTAMENTO: il risultato dell adeguamento di un organismo alle variazioni dell ambiente. 12

13 STRESSORE: la sopravvivenza di un organismo dipende dal mantenimento della omeostasi. Tutte le sollecitazioni esterne che minacciano l omeostasi sono considerate stressori, ed i cambiamenti delle funzioni biologiche che intervengono in un animale per mantenere l omeostasi, costituiscono la risposta allo stress (Moberg, 1985). STRESS: interrelazione del tipo stimolo-adattamento. Stimolo malgestito = stress. Può essere definito come la risposta adattativa di un animale a condizioni avverse; è quindi un effetto dell ambiente sull individuo che supera i suoi sistemi di controllo ed è in grado di ridurne la capacità di adattamento. Stress acuto = stimolo, possibilità di reagire Stress cronico (o di stress) = stimolo + timore + tempo d attesa; non c è possibilità di interagire con l ambiente per bloccare/evitare lo stimolo negativo. STEREOTIPIE: comportamenti anormali, ripetitivi, senza fine o funzione, che si manifestano in modo prolungato MODALITÀ DI MISURAZIONE DEL BENESSERE. I termini benessere e sofferenza degli animali sono molto difficili da definire (Duncan e Dawkins, 1983). Essendo infatti parole di uso corrente, tendono ad essere impiegate ampiamente da differenti categorie di persone che attribuiscono loro, di volta in volta, un diverso significato. I ricercatori invece vorrebbero dare a tali fenomeni una definizione precisa e non ambigua, alla quale attribuire un valore scientifico. Duncan e Dawkins (1983) hanno definito genericamente la sofferenza come un complesso di stati emotivi spiacevoli. La migliore valutazione di benessere o di sofferenza, considerati come opposti di una stessa condizione, può essere ottenuta solo tenendo conto di tutti i possibili indicatori disponibili come stato di salute, produttività, parametri fisiologici, biochimici e comportamentali (Dawkins, 1980, Duncan, 1981) La scienza può in molti modi identificare, risolvere e prevenire problemi di benessere per gli animali, ma non può misurare completamente il benessere in quanto non vi sono sistemi puramente oggettivi per unire le diverse misurazioni ed eliminare una serie di contraddizioni con i valori etico-morali (Fraser, 1995). La misurazione del benessere animale è quindi un problema difficile: gli indicatori da considerare sono molti e a volte possono contrastare tra loro (Verga e al., 1999), la con- 13

14 cezione di benessere include valutazioni di carattere etico-morale difficilmente oggettivabili. La letteratura scientifica riconosce tre tipi di approccio alla ricerca sul benessere animale (Duncan e Fraser, 1997): 1. l approccio basato sui feelings, cioè sulle sensazioni soggettive degli animali. Parte dal presupposto che gli animali possono avere delle esperienze soggettive, quali stati affettivi ed emozioni, quindi possa percepire determinate situazioni come piacevoli o spiacevoli. Le misurazioni vengono effettuate con tests di preferenza (l animale viene posto davanti ad una scelta, si valuta quanto è disposto a spendere in energie per effettuarla),: - indicatori comportamentali: alterazioni del repertorio comportamentale normale, stereotipie, attività sostitutive, ecc - indicatori fisiologici di stati emotivi: frequenza cardiaca, respiratoria, salivazione ecc.). 2. l approccio funzionale basato sulle funzioni biologiche normali degli animali. Allo stato di benessere deve corrispondere un funzionamento normale dell organismo e dei suoi sistemi biologici. Vengono valutati, ad esempio, lo stato di salute, la longevità, il successo riproduttivo. Alla base di tale modello vi è la teoria dello stress. L individuo risponde ad uno stimolo ambientale avverso, a livello fisiologico, mediante l attivazione dell asse simpatico-adrenomidollare, cui corrisponde una reazione di lotta/fuga tramite la quale l individuo riesce quindi a ripristinare lo stato di benessere (stress acuto). Se lo stimolo avverso permane e il soggetto non ha la possibilità di interagire con l ambiente per bloccare/evitare lo stimolo, alla componente specifica (stimolo avverso) si somma una componente aspecifica (paura + tempo d attesa), si passa quindi all attivazione dell asse ipofisicorticosurrenale e dopo una prima fase di resistenza, si arriva ad una fase di esaurimento, cioè di non adattamento, malessere (stress cronico o distress). 14

15 A questa fase possono corrispondere alterazioni comportamentali quali stereotipie, o patologie più o meno conclamate (immunodeficienza, patologie condizionate ecc.). 3. l approccio naturale: gli animali dovrebbero vivere in un ambiente naturale che consenta loro di manifestare il proprio completo repertorio comportamentale. Risulta però spesso difficile identificare il significato di ambiente naturale, in particolare per le specie domestiche dove sono intervenuti secoli, se non millenni, di selezione artificiale compiuta dall uomo. Indipendentemente dal tipo di approccio risulta utile, per valutare lo stato di benessere di un animale, servirsi di diversi indicatori che possano integrarsi e dare un quadro generale ed il più possibile obiettivo. In merito, si possono distinguere diversi tipi di indicatori legati a: 1. l animale: indicatori fisiologici, biochimici e biofisici: livelli ormonali, frequenza cardiaca, attività del sistema immunitario; indicatori patologici: presenza di patologie manifeste o latenti; indicatori produttivi: accrescimento, mortalità, fertilità, fecondità; indicatori comportamentali: risposta a tests comportamentali, grado di interazione sociale, presenza di stereotipie, presenza e tipologia dei vocalizzi; 2. l ambiente: idoneità delle strutture. 3. la gestione: grado di pulizia e manutenzione, applicazione di piani di profilassi. 4. il rapporto uomo-animale: quantità e qualità delle interazioni, grado di preparazione del personale. In conclusione, per poter veramente sapere cosa piace ai nostri animali, cosa pensano e cosa provano, dovremmo disporre di un mezzo di comunicazione che attualmente non possediamo (Notari, 2001). Possiamo però far riferimento a tutta una serie di indicatori, che, valutati nel loro complesso, possono fornirci valide indicazioni sul loro stato di benessere. 15

16 Parte Speciale Il benessere dei vitelli PARTE SPECIALE: IL BENESSERE DEI VITELLI 16

17 1 IL BENESSERE ANIMALE NELL ALLEVAMENTO DEL VITELLO 1.1 RIFERIMENTI NORMATIVI - Legge 14 ottobre 1985, n. 623, Ratifica ed esecuzione delle convenzioni sulla protezione degli animali negli allevamenti e sulla protezione degli animali da macello, adottate a Strasburgo rispettivamente il 10 marzo 1976 e il 10 maggio D.Lgs. 30 dicembre 1992 n. 533, attuazione della Direttiva 91/629/CEE del Consiglio che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli. - Decisione 97/182/CE della Commissione, del 24 febbraio 1997 recanti modifiche alla Direttiva 91/629/CEE del Consiglio che stabilisce le norme minime per la protezione dei vitelli. - D.Lgs. 1 settembre 1998 n. 331, attuazione della Direttiva 97/2/CE del Consiglio, del 20 gennaio 1997 relativa alle norme minime per la protezione dei vitelli. - Comunicato della Presidenza del Consiglio dei Ministri relativo al Decreto Legislativo 1 settembre 1998 n. 331, recante: Attuazione della Direttiva 97/2/CE del Consiglio, del 20 gennaio 1997 relativa alle norme minime per la protezione dei vitelli. - D.Lgs 26 marzo 2001 n. 146, relativa alla protezione degli animali negli allevamenti. - Legge 20 luglio 2004, n. 189, Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate. 1.2 VITELLO La vigente normativa in materia di benessere animale definisce vitello qualsiasi animale della specie bovina di età inferiore ai sei mesi. La presenti linea guida forniscono indicazioni circa l applicazione delle norme minime per la protezione dei vitelli detenuti negli: - allevamenti di vitelli a carne bianca; - allevamenti di bovini adulti da carne relativamente ai vitelli; - allevamenti da riproduzione, relativamente ai vitelli, destinati alla rimonta / riproduzione. 17

18 1.3 REQUISITI STRUTTURALI STABULAZIONE I requisiti relativi alla stabulazione dei vitelli sono individuati ai sensi dell art. 3, comma 3, D.Lgs. 533/92 così come modificato ai sensi dell art. 1, comma 1, D.Lgs. 331/98, che recita: 3. A decorrere dal 1 gennaio 1998, tutte le aziende di nuova costruzione o ristrutturate e tutte le aziende che entrano in funzione per la prima volta dopo tale data devono rispettare le seguenti prescrizioni: a) nessun vitello di età superiore alle otto settimane deve essere rinchiuso in un recinto individuale, a meno che un veterinario non abbia certificato che il suo stato di salute o il suo comportamento esiga che sia isolato dal gruppo al fine di essere sottoposto ad un trattamento diagnostico e terapeutico. La larghezza del recinto individuale deve essere almeno pari all'altezza al garrese del vitello, misurata quando l'animale è in posizione eretta, e la lunghezza deve essere almeno pari alla lunghezza del vitello, misurata dalla punta del naso all'estremità caudale della tuberosità ischiatica e moltiplicata per 1,1. Ogni recinto individuale per vitelli, salvo quelli destinati ad isolare gli animali malati, non deve avere muri compatti, ma pareti divisorie traforate che consentano un contatto diretto, visivo e tattile tra i vitelli. b) per i vitelli allevati in gruppo, lo spazio libero disponibile per ciascun vitello deve essere pari ad almeno: - 1,5 m² per ogni vitello di peso vivo inferiore a 150 Kg. - 1,7 m² per ogni vitello di peso vivo superiore a 150 Kg. e inferiore a 220 Kg. -1,8 m² per ogni vitello di peso vivo superiore a 220 Kg. In deroga a quanto previsto dalla norma summenzionata in tutte le aziende di nuova costruzione o ristrutturate e attivate per la prima volta tra il 1 gennaio 1994 e il 31 dicembre 1997: - i recinti e le poste, nel caso in cui i vitelli siano stabulati in recinti individuali o vincolati alla posta, devono essere costruiti con pareti perforate e devono avere una larghezza non inferiore a cm 90, più o meno il 10%, oppure a 0,80 volte l'altezza del garrese; 18

19 - i vitelli stabulati in gruppo devono poter disporre di uno spazio libero di m² 1,5 per ogni capo di kg 150 di peso vivo, sufficiente a consentire loro di voltarsi e di sdraiarsi senza alcun impedimento La suddetta deroga relativa termina il 31 dicembre A far data dal 1 gennaio 2007 si applica l art. 3, comma 3, D.Lgs. 533/92 così come modificato ai sensi dell art. 1, comma 1, D.Lgs. 331/98. Tab. 1 Quadro sinottico delle scadenze dei regimi transitori DATA DI COSTRUZIONE DELL AZIENDA fino 31/12/1993 Da 01/01/1994 a 31/12/1997 Termine del PERIODO TRANSITORIO 31/12/ /12/2006 Applicazione dell art. 3, c. 3, D.Lgs. 533/92 modificato dall art. 1, c. 1, D.Lgs. 331/98 Dal 01/01/2004 Dal 01/01/ LIBERTÀ DI MOVIMENTO I vitelli trascorrono in decubito circa il 90% del tempo dalla prima alla quinta settimana di vita, tale percentuale scende fino a raggiungere il 69% a cinque mesi di vita. Quando i vitelli non dormono, si dedicano ad attività quali pulirsi in decubito, grattarsi la testa, giocare con altri vitelli, leccarsi reciprocamente ed esplorare l ambiente. Il sonno è indispensabile per la salute e il benessere dei vitelli ed in genere i vitelli assumono durante il sonno la postura sternale con tutti gli arti raccolti e la testa girata indietro sopra il corpo. In situazioni di scarso benessere, il tempo passato in posizione di decubito si riduce ed i vitelli trascorrono in stazione gran parte del tempo. I vitelli non possono essere legati e devono disporre di un ambiente atto a consentire loro di coricarsi, giacere in decubito, alzarsi ed accudire a se stessi senza difficoltà. Solo i vitelli stabulati in gruppo possono essere legati per un periodo massimo di un ora al momento della somministrazione del latte e succedanei del latte; gli attacchi utilizzati devono permettere all animale di assumere una posizione confortevole durante l assunzione dell alimento ed anche non provocare strangolamenti o ferite. 19

20 1.3.3 FABBRICATI I materiali utilizzati per la costruzione dei locali di stabulazione, dei recinti e delle attrezzature con le quali i vitelli possono venire a contatto, devono essere facilmente lavabili e disinfettabili e non risultare nocivi per gli animali PAVIMENTAZIONI Nella fase di progettazione della pavimentazione dell allevamento va considerato che i pavimenti devono: essere non sdrucciolevoli e privi di asperità, con superficie rigida, piana e stabile per permettere ai vitelli di muoversi con sicurezza e di evitare inutili traumatismi; essere adeguati alle dimensioni ed al peso dei vitelli; garantire che la zona in cui i vitelli si coricano sia confortevole, pulita e non dannosa ai medesimi. Le tipologie di pavimentazione più diffuse sono le seguenti: 1. Grigliato o fessurato in legno o cemento. Il pavimento grigliato è la tipologia più diffusa negli allevamenti di vitelli e rappresenta una buona soluzione dal punto di vista igienico ed economico, in quanto permette il rapido allontanamento di feci, urine e foraggi ed una riduzione dei tempi e dei costi legati alle operazioni di lavaggio dei recinti. Il pavimento grigliato in legno è decisamente più confortevole e meno freddo per i vitelli; necessita alla fine di ogni ciclo particolare cura nelle operazioni di lavaggio e disinfezione, ma è certamente meno resistente all usura. Nella scelta del grigliato in cemento deve essere prestata particolare attenzione alla superficie affinché non sia troppo liscia per ridurre il rischio di rovinose scivolate, né troppo ruvido per evitare l eccessiva azione abrasiva sugli unghioni dei vitelli. Dal punto di vista del confort certamente questa tipologia di pavimentazione è più fredda del grigliato in legno. Il pavimento grigliato si può presentare con fessure lineari o con fori circolari; i primi permettono una migliore deambulazione agli animali, i secondi favoriscono la rapida eliminazione dei liquami e mantengono il box più pulito. 20

21 Le norme vigenti non forniscono indicazioni circa la dimensione dei travetti e delle fessure del grigliato, ma in particolare le distanze tra i travetti o i diametri dei fori devono sempre essere inferiori al diametro del piede dei vitelli stabulati. I bordi dei travetti non devono essere taglienti per evitare lesioni agli arti dei vitelli. 2. Cemento pieno (opportunamente rigato per renderlo antiscivolo) con lettiera. La lettiera in paglia fornisce ai vitelli maggiore confort e una buona protezione contro il freddo invernale, inoltre assorbendo il contenuto liquido delle deiezioni, mantiene il recinto asciutto e poco sdrucciolevole. La paglia riveste un ruolo importante come elemento di arricchimento ambientale ed essendo a disposizione del vitello costituisce una fonte di fibra utile per favorire lo sviluppo dei prestomaci. La gestione degli allevamenti con questo tipo di pavimentazione risulta più costosa sia per la necessità di più manodopera per la pulizia della lettiera dei recinti, sia per i costi legati all approvvigionamento della paglia. Possono essere utilizzati altri tipi di lettiera, ad esempio: gli stocchi di mais che presentano un basso potere assorbente, la carta, che si inzuppa rapidamente, i trucioli di legno, di cui è determinante conoscerne la provenienza, in quanto possono costituire un possibile rischio per i vitelli, (contenuto in muffe, ottenuti da legni velenosi o trattati con oli o vernici tossiche, ecc.), i cascami di cotone che sono molto economici e permettono l ottenimento di un buon letame. 3. Cemento pieno ricoperto da tappetini in gomma antiscivolo. E consigliabile la predisposizione di un piano di manutenzione ordinaria a carico della pavimentazione per correggere eventuali situazioni di rischio che potrebbero influire negativamente sulla salute dei vitelli (quali, travetti scheggiati o rotti, l anima di ferro del grigliato visibile, il cemento sbrecciato, ecc.). Per tutti i vitelli di età inferiore alle due settimane deve essere prevista un adeguata lettiera. 21

22 Qualora i recinti siano posti al di fuori dei fabbricati sulla terra battuta è opportuno garantire il mantenimento dei requisiti della pavimentazione, indicati all inizio del presente capitolo, per tutta la durata della permanenza dell animale in tale struttura RECINTI I recinti dovranno, per quanto attiene alle dimensioni, essere rispondenti a quanto già esposto al punto ed essere costruiti con materiali idonei a venire a contatto con i vitelli, essere privi di spigoli, margini taglienti o sporgenze tali da provocare lesioni agli animali, ed inoltre essere pulibili e disinfettabili. Le pareti dei recinti individuali dovranno permettere il contatto visivo, olfattivo e tattile tra i vitelli dei recinti vicini. È possibile disporre di recinti individuali con divisori privi di aperture destinati esclusivamente agli animali malati e sottoposti a trattamenti diagnostici e terapeutici. È consigliabile che tali recinti siano posizionati in un area separata dell allevamento (infermeria). Il medico veterinario, che dispone l inserimento dei vitelli in questi recinti per sottoporli a trattamenti diagnostici e terapeutici, appone nelle note del registro dei trattamenti, previsto ai sensi del D.Lgs. 199/92 e D.Lgs. 336/99, oltre all indicazione del trattamento, la necessità dell isolamento di tali soggetti. Le pareti dei recinti multipli dovranno avere una altezza sufficiente per impedire agli animali di superarle e di ferirsi. Tutte le attrezzature utilizzate per la somministrazione di mangimi e di acqua devono essere concepite, costruite ed installate in modo da ridurre al minimo le possibilità di contaminazione di alimento e acqua. La mangiatoia può essere costituita da un unico vascone posto su un lato del recinto, su modello degli allevamenti olandesi oppure da un secchio per ciascun animale. Nel caso in cui la mangiatoia del recinto multiplo è costituita da un unico vascone e non si provvede ad una alimentazione ad libitum o attraverso un sistema automatico di alimentazione, ciascun vitello deve avere accesso agli alimenti contemporaneamente agli altri vitelli del gruppo, pertanto, la lunghezza della mangiatoia deve essere in rapporto alla numerosità del gruppo e al peso dei soggetti. 22

23 I vitelli apprendono alla nascita la capacità di alimentarsi dalla mammella della vacca, poi con l ingresso nell allevamento devono imparare a ingerire il latte dal vascone o dal secchio. L apprendimento del nuovo sistema di ingestione è certamente favorito dalla disponibilità di tettarelle che garantiscono al vitello l assunzione corretta e a piccoli sorsi del latte. Nelle aziende, dove i recinti sono posti al di fuori dei fabbricati, deve essere predisposto un adeguato riparo per proteggere gli animali dalle intemperie MICROCLIMA L isolamento termico, il riscaldamento e la ventilazione devono consentire di mantenere entro limiti non dannosi per i vitelli, la circolazione dell aria, la quantità di polvere, la temperatura, l umidità relativa dell aria e la concentrazioni di gas (anidride carbonica, ammoniaca, ecc.). Certamente nella fase di progettazione dell allevamento devono essere tenuti in considerazione tra gli altri aspetti, quelli relativi alle modalità di controllo dei parametri sopra indicati. Infatti tali parametri variano in relazione alla posizione geografica, alle variazioni stagionali delle temperature e dell umidità dell aria, alla presenza e alla direzione dei venti, al numero di animali allevati, ai materiali di costruzione, al numero ed all ampiezza delle aperture, ecc. La norma non fornisce limiti ai suddetti parametri, ma dispone che le condizioni microclimatiche siano tali da non essere nocive agli animali allevati. E pertanto consigliabile disporre di apparecchiature (termometri, igrometri, ecc.) per rilevare i parametri microclimatici dell allevamento. La circolazione dell aria è garantita da: la sola ventilazione naturale a mezzo di finestre apribili, camini, cupoloni, ecc.; la sola ventilazione artificiale (ventole d aspirazione, ecc.) i sistemi misti Particolare attenzione deve essere posta nel controllo della circolazione dell aria al fine di evitare correnti d aria o zone non ventilate con conseguente deterioramento delle condizioni di salute dei vitelli. 23

24 Nell allevamento del vitello, la quantità di polvere nell aria, valutato che l alimentazione è costituita da latte e alimento fibroso, che le feci sono allontanate o attraverso la pavimentazione grigliata o con getti d acqua, se la superficie è piena, e che la ventilazione dei locali di stabulazione è controllata, in genere è tenuta sotto controllo senza difficoltà. La temperatura e l umidità dell aria rivestono fondamentale importanza nella corretta gestione di un qualunque allevamento, ma in particolare di quello dei vitelli, poiché ad esempio è particolarmente dannosa per tali animali la combinazioni di temperatura bassa, elevata umidità e forte ventilazione. Possono essere considerati ottimali valori di temperatura compresi tra i 15C e 21C con tenori di umidità tra il 60% e l 80% IMPIANTI Tutti gli impianti installati presso l azienda devono essere conformi alle norme vigenti in materia di sicurezza ed sottoposti periodicamente alla manutenzione ordinaria prevista dalla ditta costruttrice. Ogni impianto automatico o meccanico indispensabile per la salute ed il benessere dei vitelli deve essere ispezionato almeno una volta al giorno. Gli eventuali difetti riscontrati devono essere eliminati immediatamente; se ciò non e' possibile, occorre prendere le misure adeguate per salvaguardare la salute ed il benessere degli animali fino a che non sia effettuata la riparazione, ricorrendo a metodo alternativi di alimentazione e provvedendo a mantenere condizioni ambientali soddisfacenti. Se la salute ed il benessere degli animali dipendono da un impianto di ventilazione artificiale, deve essere previsto: - un sistema di allarme che segnali il guasto; tale sistema deve essere sottoposto a controlli regolari; - un adeguato impianto di riserva per garantire un ricambio di aria sufficiente a salvaguardare la salute e il benessere degli animali. 24

25 1.3.8 ILLUMINAZIONE I vitelli non devono restare continuamente al buio, ma per soddisfare le loro esigenze comportamentali e fisiologiche, ed in particolare per consentire loro un maggior controllo dell ambiente circostante e una migliore interazione sociale tra i componenti del gruppo con conseguente riduzione dello stress, devono disporre di luce naturale, attraverso la presenza di una adeguata superficie illuminante oppure di una illuminazione artificiale, che sia almeno equivalente ad un illuminazione naturale normalmente disponibile tra le ore 9.00 e le Inoltre, per permettere una adeguata ispezione degli animali in un qualunque momento, anche di notte, è necessario che sia disponibile una illuminazione fissa o mobile di intensità sufficiente. 1.4 REQUISITI PROCEDURALI ACCESSO DI VITELLI ALL ALLEVAMENTO Gli animali appena nati sono considerati idonei al trasporto quando l ombelico sia del tutto cicatrizzato (cap. I, lett. A, comma 1 del D.Lgs. 532/1992 e succ. modifiche). La cicatrizzazione dell ombelico esterno può intendersi, di norma, completata attorno al 10 giorno di vita COLOSTRATURA Ogni vitello deve ricevere colostro bovino quanto prima possibile dopo la nascita e comunque entro le prime sei ore di vita. Il vitello alla nascita non dispone di copertura anticorpale, in quanto gli anticorpi materni non sono in grado di raggiungere il sistema circolatorio del vitello a causa della presenza della barriera placentare. Pertanto, è necessaria l assunzione del colostro da parte del vitello nelle prime ore di vita perché: - la capacità di assorbimento dell intestino del vitello è massimo in tale periodo, di seguito decresce sino ad annullarsi in corrispondenza del terzo giorno di vita; - fornisce una valida difesa immunitaria passiva; - riduce la % di mortalità. 25

26 La somministrazione del colostro può avvenire direttamente attraverso la suzione del latte materno da parte del vitello oppure con somministrazione del colostro raccolto da parte dell allevatore. E stata segnalata dal Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale, a seguito di una ricerca sulle caratteristiche del colostro delle bovine BLAP (bovine da latte ad alta produzione), che il colostro di molte bovine BLAP è risultato scadente, in quanto risulta deficitario in y-globuline e ricco di citochine infiammatorie, dovute alla reazione di anoressia che si evidenzia nelle bovine 2-3 giorni prima del parto. Al fine di accertare che il vitello abbia ricevuto una adeguata colostratura, il Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale propone la quantificazione delle y- globuline (tenori in y-globuline pari o superiori a 8 mg/ml sono indice di una colostratura adeguata) con l esecuzione del test della gamma-glutamil-transferasi e della elettroforesi delle proteine sieriche DIVIETI ESPRESSI È vietato: legare i vitelli (ad eccezione di quelli stabulati in gruppo che possono essere legati per un periodo massimo di un ora al momento della somministrazione del latte e succedanei del latte); mettere la museruola ai vitelli; tagliare la coda, se non a fini terapeutici certificati; cauterizzare gli abbozzi corneali sopra le 3 settimane di vita (tale pratica deve comunque avvenire sotto il controllo del veterinario aziendale); provocare, per crudeltà o senza necessità, lesioni o sottoporre a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le caratteristiche etologiche dell animale CONTROLLO DEGLI ANIMALI I vitelli allevati in locali di stabulazione devono essere controllati dal titolare o da persona responsabile almeno due volte al giorno; nel caso di vitelli stabulati all aperto tale controllo va eseguito almeno una volta al giorno. 26

27 Gli animali che presentano sintomi di malattia o ferite devono essere immediatamente curati, se necessario isolati in locali appropriati con lettiera asciutta e confortevole. La stabulazione in recinti multipli comporta, per la persona responsabile del controllo degli animali, maggiori difficoltà per la tempestiva identificazione dei vitelli-problema (presenza di segni di malattia o meno ingordi). Il sistema olandese prevede il mantenimento di gruppi di vitelli omogenei per peso vivo all interno di ciascun recinto, procedendo ad una continua (in genere a cadenza settimanale) ricomposizione dei gruppi. Quindi i vitelli che all osservazione appaiono più leggeri vengono portati in un recinto con altri dello stesso peso, mentre nel recinto con quelli più pesanti vengono aggiunti altri vitelli con le stesse caratteristiche REGISTRAZIONE DATI Ciascun allevamento deve disporre di un registro di carico e scarico degli animali, previsto dalla normativa vigente, sul quale vengono regolarmente registrate le movimentazioni e i casi di mortalità. Ogni animale introdotto in allevamento deve essere scortato da un documento di identificazione, quale: - il passaporto (ai sensi del Reg. CE n. 1760/2002), oppure - la cedola (per i vitelli di età inferiore ai 28 gg.) Inoltre, ciascun vitello deve essere dotato di marche auricolari con il codice identificativo corrispondente a quello contenuto nel documento di identificazione. Nel caso dell arrivo in allevamento di vitelli con passaporto, il titolare è tenuto a: 1. registrare i vitelli, entro tre giorni dall ingresso, sul registro di carico e scarico 2. comunicare, entro sette giorni dall ingresso, alla ASL competente per territorio l avvenuta introduzione di animali per motivi sanitari; 3. comunicare, entro sette giorni dall ingresso, alla ASL o all ente delegato (CAA, APA,) competente per territorio l avvenuta introduzione di animali per la registrazione nella banca dati dell anagrafe bovina. Nel caso dell arrivo in allevamento di vitelli con cedola identificativa, il titolare è tenuto a: 1. registrare i vitelli, entro tre giorni dall ingresso, sul registro di carico e scarico 27

28 2. comunicare, entro sette giorni dall ingresso, alla ASL competente per territorio l avvenuta introduzione di animali per motivi sanitari; 3. comunicare, entro sette giorni dall ingresso, alla ASL o all ente delegato (CAA, APA,) competente per territorio l avvenuta introduzione di animali per la registrazione nella banca dati dell anagrafe bovina; 4. richiedere all ente delegato la stampa dei passaporti TRATTAMENTI TERAPEUTICI E PROFILATTICI I trattamenti terapeutici e profilattici devono essere prescritti da un medico veterinario. In azienda possono essere detenuti ed utilizzati soltanto medicinali veterinari dotati di AIC (autorizzazione all immissione in commercio) e regolarmente prescritti da un medico veterinario. Qualunque altra sostanza non autorizzata o il cui uso non è consentito per la tipologia dei animali ivi allevati, non può essere utilizzata e detenuta in allevamento. I trattamenti effettuati sugli animali devono essere opportunamente registrati su un registro secondo le modalità previste dal D.Lgs. 119/92 e D.Lgs. 336/99. Il registro dei trattamenti, ai sensi del D.Lgs. 336/99, deve essere sempre detenuto in azienda e conservato dal titolare dell azienda, con le relative ricette, per almeno 5 anni e messo a disposizione dell autorità sanitaria nel corso delle ispezioni. Il medico veterinario, che dispone l inserimento dei vitelli nei recinti singoli per sottoporli a trattamenti diagnostici e terapeutici, appone nelle note del registro dei trattamenti, previsto ai sensi del D.Lgs. 199/92 e D.Lgs. 336/99, oltre all indicazione del trattamento, la necessità dell isolamento di tali soggetti PULIZIA E DISINFEZIONE I fabbricati, i recinti, le attrezzature e gli utensili devono essere puliti e disinfettati regolarmente per evitare il diffondersi di potenziali organismi patogeni. E consigliabile alla fine di ogni ciclo produttivo, dopo aver rimosso le deiezioni ed aver effettuato un accurato lavaggio con acqua in pressione, procedere alla disinfezione dei fabbricati utilizzando prodotti a base di ammonio quaternario o di formalina diluita, quindi chiudendo le aperture per 48 ore e poi aerare e lasciare vuoti i locali per 7/8 giorni. 28

29 E importante che secchi, poppatoi, mangiatoie siano puliti dopo ogni utilizzo, smontando preventivamente le parti dove facilmente si depositano residui di alimento e siano sottoposti periodicamente a disinfezione. Si ritiene opportuno che ciascun allevamento sia dotato di un piano per il contenimento della presenza delle mosche e per il controllo dei roditori e che gli addetti dispongano delle necessarie informazioni relativamente al piano medesimo. 1.5 REQUISITI FUNZIONALI PERSONALE I vitelli devono essere accuditi da un numero sufficiente di addetti con adeguate capacità, conoscenze e competenze professionali. Risulta determinante nella gestione di una azienda di allevamento, la competenza tecnica degli addetti che operano a contatto con gli animali. Infatti la tempestiva identificazione degli animali con i primi segni di malessere (anomalie comportamentali, isolamento, diarrea, respirazione accelerata, tosse, lesioni, ecc.) permette l individuazione delle cause di malessere e, per la formulazione della diagnosi e l avvio della necessaria terapia, l intervento del medico veterinario con la conseguente rapida ripresa degli animali. Ancora l adozione da parte degli addetti di un buon rapporto uomo-animale (comportamenti ed atteggiamenti tranquilli, senza movimenti bruschi o urla, evitare calci, colpi o pugni, ecc.) permette un progressivo adattamento degli animali all ambiente circostante e alla presenza degli addetti alle attività tipiche dell allevamento. L addestramento del personale addetto in genere è mirato all organizzazione di corsi specifici di formazione inerenti l uso di particolari attrezzature o l esecuzione di procedure, tuttavia è opportuno prevedere l inserimento anche di nozioni relative al rapporto uomo-animale ed al benessere degli animali ALIMENTAZIONE Tutte le attrezzature utilizzate per la somministrazione di mangimi e di acqua devono essere concepite, costruite ed installate in modo da ridurre al minimo le possibilità di contaminazione di alimento e acqua. 29

30 L alimentazione dei vitelli deve essere adeguata alla loro età e al loro peso e conforme alle loro esigenze comportamentali e fisiologiche, onde favorire buone condizioni di salute e di benessere. A partire dalla seconda settimana di età, il vitello deve poter disporre di acqua fresca in quantità sufficiente. Tutti i vitelli devono essere nutriti almeno due volte al giorno. Se i vitelli sono stabulati in recinti multipli e non si provveda ad una alimentazione ad libitum o attraverso un sistema automatico di alimentazione, ciascun vitello deve avere accesso agli alimenti contemporaneamente agli altri vitelli del gruppo. L alimentazione dei vitelli è costituita da: 1. mangime liquido a base di latte o derivati del latte; 2. alimento fibroso; e deve avere un tenore in ferro sufficiente per raggiungere un tasso di emoglobina di almeno 4.5 mmol/litro o 7,3 g. %. 1. Mangime liquido a base di latte o derivati del latte. L alimento liquido, attraverso la stimolazione dei recettori faringei, induce nell animale il riflesso di chiusura della doccia esofagea permettendo il passaggio diretto del medesimo nell abomaso, ciò riveste un ruolo importante nello stato di salute degli animali nella fase di allattamento, E bene ricordare che durante la suzione, il vitello neonato posiziona, in modo naturale la testa rivolta in su, verso la mammella della madre, ed inghiotte il latte a piccoli sorsi, con la formazione nell abomaso di coaguli di piccole dimensioni facilmente attaccabili dagli enzimi digestivi. È perciò consigliabile, in particolare nelle fasi di avvio del vitello all alimentazione, utilizzare le allattatrici automatiche o i secchi muniti di tettarella. 2. Alimento fibroso. Il protrarsi nel tempo della sola alimentazione liquida trasformerebbe i vitelli, da animali poligastrici in monogastrici, sconvolgendone le funzioni anatomiche e fisiologiche con conseguente ipotrofia dei prestomaci, in quanto non coinvolti nel processo digestivo. Inoltre, i vitelli privati della possibilità di ruminare manifestano con maggiore frequenza vizi e stereotipie orali. 30

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