RELAZIONE DEL PIANO DI PROTEZIONE CIVILE SUL RISCHIO IDROGEOLOGICO

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1 RELAZIONE DEL PIANO DI PROTEZIONE CIVILE SUL RISCHIO IDROGEOLOGICO REV 4 FEBBRAIO

2 Sommario PREMESSA STUDI DI RIFERIMENTO COORDINAMENTO OPERATIVO LOCALE CENTRO OPERATIVO COMUNALE FUNZIONALITA DEL SISTEMA DI ALLERTAMENTO LOCALE SISTEMA DI ALLERTAMENTO PER IL RISCHIO IDRAULICO E IDROGEOLOGICO COMPONENTI DEL SISTEMA REGIONALE DI PROTEZIONE CIVILE CON COMPITI DI COORDINAMENTO STRUTTURE OPERATIVE STAZIONI FORESTALI ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO ORGANIZZAZIONI DI VOLONTARIATO OPERANTI SUL TERRITORIO: SCENARI D EMERGENZA PER IL RISCHIO FRANA CRITICITA FRANOSE CRITICITÀ N CRITICITÀ N CRITICITÀ N CRITICITÀ N SCENARI D EMERGENZA PER IL RISCHIO IDRAULICO AREE ESONDABILI E SCENARI D EMERGENZA ELEMENTI A RISCHIO NELL AREA ESONDABILE ELEMENTI A RISCHIO NELL AREA ESONDABILE ELEMENTI A RISCHIO NELLE AREA ESONDABILE ELEMENTI A RISCHIO NELLE AREA ESONDABILE ELEMENTI A RISCHIO NELL AREA ESONDABILE ELEMENTI A RISCHIO NELL AREA ESONDABILE VIABILITÀ DI EMERGENZA, CANCELLI ED AREE DI PROTEZIONE CIVILE LIVELLI DI ALLERTA STRUTTURE DI PROTEZIONE CIVILE PRESENTI SUL TERRITORIO CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI (C.C.S.) CENTRO OPERATIVO MISTO (C.O.M.) SEDE OPERATIVA DELLA PROVINCIA (O DELLA PREFETTURA) (S.O.P.) CENTRO OPERATIVO COMUNALE (C.O.C.) SCHEMA DELLE PRINCIPALI FUNZIONI DEI SOGGETTI REGIONALI DI PROTEZIONE CIVILE AZIONI CONSEGUENTI AI LIVELLI DI ALLERTA A LIVELLO LOCALE ATTIVAZIONE DEL PRESIDIO TERRITORIALE IDRAULICO ED IDROGEOLOGICO NUOVA ARCHITETTURA DEL SISTEMA DI ALLERTAMENTO REGIONALE SISTEMI DI ALLARME PER LA POPOLAZIONE MEZZI POLIZIA MUNICIPALE MODALITÀ DI EVACUAZIONE ASSISTITA MODALITÀ DI ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE EVACUAZIONE CON MEZZI PERSONALI EVACUAZIONE CON I MEZZI DELLA PROTEZIONE CIVILE EVACUAZIONE DI PERSONE ANZIANE O IN DIFFICOLTÀ CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE RIPRISTINO DEI SERVIZI ESSENZIALI SALVAGUARDIA DELLE STRUTTURE ED INFRASTRUTTURE A RISCHIO REV 4 FEBBRAIO

3 8. CARATTERISTICHE DEL MODELLO D INTERVENTO MODELLO DI INTERVENTO IL SISTEMA DI COMANDO E CONTROLLO EVENTI IDROGEOLOGICI E/O IDRAULICI LE FASI OPERATIVE PROCEDURA OPERATIVA (VADEMECUM DEL SINDACO O SUO DELEGATO) LIVELLI DI ALLERTA E FASI OPERATIVE ATTIVAZIONE DELLE FASI OPERATIVE CRITICITA ASSENTE O POCO PROBABILE ALLERTA GIALLA CRITICITA ORDINARIA ALLERTA ARANCIONE - FASE DI PREALLARME ALLERTA ROSSA -FASE DI ALLARME FASE DI EVENTO IN ATTO ELENCO ALLEGATI REV 4 FEBBRAIO

4 PREMESSA Questa parte del Piano di protezione civile, riguarda principalmente l analisi del rischio idraulico ed idrogeologico. In essa si riportano i nomi e i recapiti telefonici delle persone che gestiranno l emergenza dal Centro Operativo Comunale, le strutture a rischio, le aree individuate per la protezione civile e tutti quegli elementi che permetteranno di avere un quadro completo nel momento in cui si dovrà fronteggiare il pericolo. Nella seconda parte del documento si analizzerà la fase emergenziale dal punto di vista operativo sia per il rischio frana che per il rischio idraulico. Nelle ultime pagine della relazione è riportata anche una rubrica dei numeri utili a fronteggiare l emergenza legata al rischio idraulico. Rispetto alla versione precedente del piano dell anno 2010 è stata utilizzata una cartografia più aggiornata che ha consentito di individuare in maniera più dettagliata gli edifici e la popolazione a rischio ed è stata inserita la nuova procedura di allerta, conforme alla deliberazione della Giunta regionale n. 53/25 del 29 dicembre REV 4 FEBBRAIO

5 1. Studi di riferimento Il processo conoscitivo si è articolato attraverso le seguenti fasi: Raccolta ed analisi di dati e studi esistenti della zona in oggetto di studio. Rilevamento geologico di dettaglio al fine di definire l assetto stratigrafico e le caratteristiche dei litotipi, nonché indagini sul terreno inerenti i tematismi richiesti per la redazione del Piano di protezione civile e fotointerpretazione delle ortofoto regionali. Raccolta della cartografia regionale e vincolistica disponibile; Interfaccia con Enti sovraordinati al Comune per ricevere direttive sulla stesura delle procedure di emergenza. I punti o le aree di presidio idraulico ed idrogeologico sono stati individuati e distinti sulla base del loro posizionamento rispetto alle perimetrazioni del Piano di assetto Idrogeologico (P.A.I.) e del Piano stralcio delle fasce fluviali (P.S.F.F.), e sulla base dell esperienza sul campo maturata da tutti i soggetti territoriali. In questo modo sono stati individuati due differenti categorie di punti o aree di presidio territoriale idraulico ed idrogeologico. I punti di presidio di primo livello sono quelli che ricadono nelle aree delimitate delle perimetrazioni del P.A.I. e del P.S.F.F.. I punti di presidio di secondo livello sono tutti quei punti che, pur non ricadendo all interno delle perimetrazioni del P.A.I. e del P.S.F.F., sono stati individuati sulla base degli eventi storici, delle conoscenze, delle esperienze e delle segnalazioni acquisite. Nel nostro caso i punti di presidio di secondo livello sono stati individuati sulla base dello studio idraulico condotto per il comune dall ing. Salis e già riportato nella parte generale. Classificazione dei presidi territoriali idraulici ed idrogeologici Punti di presidio di 1 livello Punti di presidio di 2 livello Aree a rischio idra ulico definite sulla base delle perimetrazioni PAI (Piano di Assetto Idrogeologico) e del PSFF (Piano Stralcio delle fasce fluviali) Aree critiche non r icomprese all interno delle perimetrazioni PAI e del PSFF individuate come tali sulla base di studi pregressi, degli eventi storici riportati nelle banche dati e dalle segnalazioni degli operatori locali. REV 4 FEBBRAIO

6 2.. Coordinamento Operativo Locale Il Piano di protezione civile per Rischio Idraulico ed idrogeologico è stato redatto sulla base delle informazioni disponibili aggiornate al mese di Febbraio Le Funzioni di supporto si identificano essenzialmente in azioni e responsabili che hanno il compito di affiancare il Sindaco nelle decisioni da prendere e nell assunzione di iniziative a carattere operativo per settori funzionali specifici. Le funzioni di supporto comunali individuate in questo caso sono analogamente al rischio incendio di interfaccia: Funzione 1: Responsabile C.O.C. La funzione demandata al sindaco ha il compito di coordinare i rapporti tra le varie componenti-tecniche, cui è richiesta un analisi del fenomeno in atto o previsto, con finalizzazioni relative all impatto sul territorio comunale. Ha anche il compito di coordinare i rappresentanti dei servizi essenziali (luce, gas, acqua ) al fine di provvedere agli interventi urgenti per il ripristino delle reti. In caso di assenza del Sindaco pro tempore (Ignazio Puddu), il coordinamento del C.O.C. è delegato all assessore Gianluca Cinus. Funzione 2: Responsabile viabilità La funzione ha il compito di coordinare tutte le strutture operative locali, con la finalità di regolamentare la circolazione in corso di evento, gestire i cancelli per ottimizzare l afflusso dei mezzi di soccorso. La funzione è demandata al comandante della Polizia Municipale (Pierluigi Perra). REV 4 FEBBRAIO

7 Funzione 3: volontariato e assistenza alla popolazione e assistenza veterinaria La funzione coordina e rende disponibili uomini, mezzi e materiali da impiegare operativamente e partecipa alle operazioni di monitoraggio, soccorso ed assistenza ed evacuazione. Funzione demandata interamente all associazione ORSA di Monastir e in casi particolari ai Vigili del Fuoco. Funzione 4: responsabile coordinamento operai comunali La funzione fornisce ed aggiorna il quadro delle risorse umane comunali disponibili o necessarie. Funzione demandata al geometra Giuseppe Saddi. Funzione 5: materiali e mezzi. La funzione coordina e gestisce l utilizzo delle risorse materiali a disposizione del Comune e quelle esterne disponibili attraverso le convenzioni attivate. La funzione è stata conferita al P.E. Sergio Cappai che attualmente è il responsabile del servizio tecnico del Comune. Funzione 6: Centralino e servizi essenziali. La funzione si occupa di verificare la funzionalità del centralino per le emergenze e presiederà allo stesso, la funzionalità delle linee telefoniche, radio e dei servizi essenziali, acqua, luce, gas, ecc. Si occuperà di diramare le allerta meteo a tutti i referenti del C.O.C. e gli sms a tutti i cittadini posizionati nelle zone a rischio. Tale funzione è presieduta dal sig. Sergio Cabras, messo comunale. Funzione 7: servizi di comunicazione. La funzione si occupa di diffondere i comunicati alla stampa e di coinvolgere le televisioni locali per diramare notizie, avvisi di emergenza o evacuazione. questa funzione è presieduta dall assessore ai lavori pubblici Carlo Zucca. In conformità a quanto delineato nel suddetto modello, il Sindaco, quale autorità di protezione civile a livello comunale, avvalendosi del Centro Operativo Comunale (C.O.C.), fissa le linee operative ed individua nelle funzioni di supporto lo strumento per il coordinamento degli interventi. Funzione 8: Servizio convenzioni e forniture di emergenza La funzione si occuperà di attivare tutti i soggetti esterni al Comune con cui sono state stipulate convenzioni per l intervento in fase emergenziale. Manterrà i rapporti con gli REV 4 FEBBRAIO

8 stessi e ne coordinerà l intervento. La funzione è presieduta dal sig. Nazario Casula, impiegato comunale, responsabile del settore attività produttive. Il Sindaco o il suo delegato, come Autorità comunale di protezione civile, al verificarsi dell emergenza, nell ambito del territorio comunale, attiva il Centro Operativo Comunale (C.O.C.) per coordinare e pianificare gli interventi di soccorso e di assistenza alla popolazione utilizzando al meglio le Organizzazioni di volontariato e le strutture sia pubbliche che private presenti sul territorio comunale. 3. Centro Operativo Comunale La strategia operativa da adottare è funzione degli scenari di rischio considerati e dell evoluzione in tempo reale dell evento. Gli obiettivi previsti nel piano sono stati definiti sulla base del contesto territoriale e secondo le specifiche esigenze che possono scaturire nell ambito delle emergenze locali. A seguito dell allertamento, nella fase di attenzione, il Sindaco o il suo delegato attiva il presidio operativo, convocando la funzione tecnica di valutazione e pianificazione, per garantire un rapporto costante con la Regione e la Prefettura, un adeguato raccordo con la polizia municipale e le altre strutture deputate al controllo e all intervento sul territorio. Si ribadisce che nel caso in cui le figure designate nel C.O.C. siano sostituite o vengano rimosse (es. amministratori comunali), il piano dovrà essere modificato ed ogni variazione dovrà essere comunicata alle autorità competenti, in caso contrario, l aggiornamento del piano dovrà avere cadenza almeno annuale. Nel caso in cui l emergenza dovesse protrarsi per numerosi giorni sarà necessario predisporre una sala dedicata al C.O.C. Il Centro Operativo Comunale ha sede nella sala giunta del Municipio che non risulta vulnerabile né per il rischio idraulico né per il rischio incendio di interfaccia. 3.1 Funzionalita del Sistema di Allertamento Locale Il funzionamento del sistema di allertamento locale e la predisposizione di un sistema di allarme efficace è di competenza del sindaco, i nominativi dei rappresentanti del Centro operativo Comunale sono riportati nella tabella seguente. Il sistema di allertamento prevede che le comunicazioni, anche al di fuori degli orari di lavoro della struttura comunale, giungano in tempo reale al Sindaco. A tal proposito il comune di Monastir ha attivato un centralino dedicato alle emergenze di protezione civile: REV 4 FEBBRAIO

9 il numero è 070/ Nelle fasi di preallarme con bollettino di criticità elevata il numero rimarrà attivo h 24 e in caso di non risposta il centralino effettuerà il trasferimento di chiamata su due numeri di cellulare, quello della associazione ORSA a Monastir e quello del centralinista/messo comunale (sig. Sergio Cabras) che tempestivamente si attiverà per trasferire la comunicazione ai componenti del C.O.C. Tra l altro il Comune di Monastir ha attivato una convenzione con la Telecom per un pacchetto annuale di sms che verrà inviato alla popolazione residente in zone a rischio e anche a tutti i cittadini che ne faranno richiesta, in caso si verifichino giornate ad elevato rischio idraulico o nel caso in cui sia necessario effettuare l evacuazione preventiva. L intero plesso comunale e quello dell attiguo comando dei Vigili Urbani è dotato di linea internet, fax e computer e di un gruppo elettrogeno che potrà essere utilizzato per dare energia in caso di black out. Centro Operativo Comunale di Monastir Sede Municipio Via Progresso 17 (presso la sala giunta nella sede Municipale di via Progresso) Qualifica Nominativo Telefono Fax Responsabile C.O.C. Sindaco Ignazio Puddu 070/ Coordinatore C.O.C. Assessore GianLuca Cinus Responsabile viabilità e cancelli Responsabile volontariato e assistenza alla popolazione e veterinaria Responsabile coordinamento operai comunali Responsabile materiali e mezzi del Comune Responsabile Servizio comunicazioni Responsabile Centralino e servizi essenziali Responsabile convenzioni e forniture di emergenza Com. P.M. Perra Luigi Presidente ORSA Dipendente comunale Responsabil e settore tecnico Comune Farris Gianfranco Geom. Giuseppe Saddi P.E. Sergio Cappai Assessore Carlo Zucca Messo comunale Impiegato comunale Sergio Cabras Nazario Casula REV 4 FEBBRAIO

10 SQUADRA DEL PRESIDIO TERRITORIALE Qualifica Nominativo Num Cellulare Comandante P.M. Perra Pierluigi Assistente capo Polizia Municipale Pani Rita Agente Polizia Municipale Aresu Vanda ; Agente Polizia Municipale Boi Simone I dati delle tabelle dovranno essere sempre aggiornati e gli eventuali cambiamenti dovranno essere comunicati alle strutture del Sistema di Comando e Controllo. La squadra del presidio territoriale in caso di necessità potrà essere supportata dalla associazione nucleo ORSA S. Lucia Monastir o in caso di emergenze sanitarie dall associazione volontari del soccorso, reperibile al numero telefonico 118. Il Presidio operativo comunale provvede al censimento in tempo reale della popolazione presente nelle strutture sanitarie attraverso contatti telefonici diretti. Inoltre verifica la disponibilità delle strutture deputate ad accogliere gli eventuali pazienti in trasferimento. Nel mese di maggio 2015 ci saranno le elezioni, il Sindaco e gli assessori potrebbero non essere più in carica e sarà cura delle nuova amministrazione comunale occuparsi di aggiornare i nominativi e i numeri di telefono da comunicare alla Prefettura e alla direzione Regionale di Protezione civile attraverso il caricamento dei dati sulla piattaforma Zero Gis messa a disposizione dalla struttura regionale. N.B. A seguito dell attivazione della piattaforma ZERO GIS a partire dalla data del 01/02/2015 (determinazione 664/4 del 23/1/2015 del direttore generale della Direzione Generale di protezione Civile), l'autorità di protezione civile comunale dovrà comunicare i propri recapiti per la ricezione degli avvisi di allerta di protezione civile regionali esclusivamente attraverso ZeroGis, modificando i relativi dati nella scheda Comune. A far data dal 1 marzo 2015 i dati presenti nella piattaforma web Zerogis, relativi a tali recapiti, saranno gli unici utilizzati ai fini dell'allertamento, anche se non verificati dalle rispettive autorità; REV 4 FEBBRAIO

11 3.2 Sistema di allertamento per il rischio idraulico e idrogeologico Nel sistema di allertamento per il rischio idrogeologico e idraulico, i livelli di criticità, moderata ed elevata, corrispondono a definiti scenari che si prevede possano verificarsi sul territorio e che vengono stabiliti in base alla previsione degli eventi meteoidrologici attesi, nonché degli scenari di rischio anche sulla base della possibilità di superamento di soglie pluvio-idrometriche complesse. Tali previsioni vengono effettuate per ambiti territoriali, ovvero zone di allerta, significativamente omogenee circa l atteso manifestarsi della tipologia e severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti. Attualmente la gestione e la manutenzione della rete idropluviometrica regionale viene svolta in telecontrollo dall Agenzia Regionale del distretto idrografico della Regione Sardegna. In questo piano si prevede che vi sia comunque un supporto locale al monitoraggio nelle sezioni critiche individuate nello studio idraulico ed in cartografia. Nel periodo transitorio di attivazione a regime del Centro Funzionale Decentrato Regionale si considera in questo piano ancora fondamentale il ruolo della Provincia che tra l altro opera il coordinamento delle squadre di volontariato. Il bollettino di allerta deve essere consultato quotidianamente dal Sindaco o da chi ne fa le veci nel sito di Sardegna Protezione Civile, accessibile dall home page della Regione Sardegna seguendo il percorso: sardegnaprotezionecivile> allerte e avvisi> allerte di protezione civile> avvisi di allerta per il rischio idrogeologico, al link: Gli avvisi di criticità moderata ed elevata non vengono più trasmessi via fax, ma solo via sms ed Componenti del sistema regionale di Protezione Civile con compiti di coordinamento In conformità alle vigenti disposizioni legislative sono componenti del sistema regionale di Protezione Civile con compiti e funzioni di coordinamento: le Prefetture la Regione le Province i Comuni REV 4 FEBBRAIO

12 3.2.2Strutture operative In conformità alle vigenti disposizioni legislative, statali e regionali, sono strutture operative di Protezione Civile: STATALI il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco le Forze armate le Forze di Polizia la Croce Rossa le Strutture SSN (118) REGIONALI il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale l Ente Foreste della Sardegna l ARPAS l ADIS l ENAS ASSESSORATO LAVORI PUBBLICI SERVIZIO DEL GENIO CIVILE la Direzione Regionale di Protezione Civile Il Centro Funzionale Decentrato. PROVINCIALI i Servizi tecnici il Servizio viabilità la Polizia Provinciale COMUNALI i Vigili Urbani le Compagnie Barracellari Sono altresì strutture operative di Protezione Civile: REV 4 FEBBRAIO

13 le Organizzazioni di Volontariato di Protezione Civile il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico Stazioni Forestali Le Stazioni Forestali garantiranno, in continuità con le attività svolte fino ad oggi in conformità alle disposizioni dell Art. 3 del D.A.D.A. n. 11 del 27 marzo 2006, compiti di controllo, monitoraggio e presidio del territorio al fine di prevenire e governare situazioni di criticità in atto o previste. A tal fine le Stazioni provvederanno a effettuare monitoraggi osservativi in tempo reale nonché ad attivare le iniziative di propria competenza per il contrasto della pericolosità e degli effetti conseguenti al manifestarsi di eventi di piena che potrebbero dare origine ad episodi alluvionali. Le stazioni forestali, una volta ricevuto l avviso di allerta per rischio idrogeologico - criticità moderata, attiveranno i punti di presidio idraulico e idrogeologico definiti all interno del presente piano. Le attività da porre in essere sono le seguenti: - Avvio delle attività di osservazione sulla base dei punti critici stabiliti; - Prima valutazione della quantità delle precipitazioni; Osservazione e controllo dei livelli del corsi d acqua; - Scambio di comunicazioni con la propria Sala Operativa e con il referente del Servizio di Protezione Civile della Provincia; -Valutazione dell evoluzione della situazione controllando la variazione del livello nel tempo; -Mantenimento del presidio nelle sole aree ritenute potenzialmente critiche per quell evento; -Monitoraggio degli altri punti critici presidiati dalle Organizzazioni di volontariato mediante contatti telefonici e/o via radio. Nel caso venga riscontrata una situazione di particolare gravità, il responsabile dell unità di presidio dovrà contattare prioritariamente il Sindaco, la Sala Operativa dell Ispettorato di Cagliari che a sua volta curerà le comunicazioni con la Sala Operativa Provinciale e con tutti i soggetti a livello regionale. REV 4 FEBBRAIO

14 Le rispettive sale operative che comunicheranno direttamente con le strutture operative di riferimento sul campo mantenendo il flusso di informazioni tra le due sale. L Ispettorato garantisce il funzionamento della Sala Operativa Ripartimentale 24 h su Organizzazioni di volontariato I compiti delle Organizzazioni di volontariato nel presidio idraulico sono i seguenti: Attività di vigilanza, sorveglianza e verifica dell evoluzione del processo in atto; Ricognizione delle aree potenzialmente instabili e inondabili, soprattutto nei punti definiti dal piano come critici; Valutazione dell evoluzione della situazione controllando le variazioni delle situazioni nel tempo; Valutazione dei punti idraulicamente e/o geomorfologicamente critici, anche al fine di prevedere situazioni di rischio a causa della presenza di elementi a rischio; Il mantenimento del presidio nelle sole aree ritenute potenzialmente critiche per quell evento. Le comunicazioni tra Organizzazioni ed il Servizio di Protezione Civile provinciale avverranno tramite cellulare e, nel caso di disponibilità dell utilizzo della frequenza del canale 32 del C.F.V.A., potranno avvenire in via sostitutiva anche via radio con apparati radio resi disponibili dalla Provincia e dal C.F.V.A. È compito del dipendente provinciale in servizio e/o reperibile e delle stesse Organizzazioni di volontariato curare le comunicazioni con l Amministrazione Comunale. Qualora l evento evolva in criticità elevata, su segnalazione delle Organizzazioni di Volontariato o del Sindaco, la Direzione Regionale di Protezione Civile potrà allertate ulteriori Organizzazioni sulla base della disponibilità e della localizzazione sul territorio. Il dipendente provinciale in servizio e/o reperibile dovrà, a questo punto, ricontattare la S.O.R.I. esplicitando la situazione in atto ed al contempo, in accordo con il dirigente, valutare la possibilità di attivare la Sala Operativa. Il funzionario inoltre contatta il delegato del Coordinamento in turno investito di preallertare tutto il sistema delle Organizzazioni di volontariato allo scopo di organizzare la Colonna Mobile provinciale. REV 4 FEBBRAIO

15 3.2.5 Organizzazioni di volontariato operanti sul territorio: Il Comune di Monastir dispone del supporto dell associazione di volontariato Orsa S. Lucia di Monastir che opera sia per l antincendio che per il rischio idraulico ed idrogeologico. Sede legale: via Progresso Monastir Sede Operativa: via Progresso Monastir Iscrizione al Registro Generaale del Volontariato: n.1815 con decorrenza 28/07/2008 Cellulare di servizio:345/ ; indirizzo mail: orsasluciamonastir@tiscali.it PEC:orsaslucia@pec.it Le persone che fanno parte dell associazione si occuperanno di mettere in atto tutte le procedure previste per l evacuazione della popolazione, se necessaria, in collaborazione con la polizia municipale. L associazione conta 20 soci attivi e diversi mezzi: 1 Fuoristrada Nissan con dotazione antincendio 1 fuoristrada pick up E presente anche l associazione volontari del soccorso SOS MONASTIR che opera per garantire il servizio delle ambulanze del REV 4 FEBBRAIO

16 4. Scenari d emergenza per il rischio frana 4.1 CRITICITA FRANOSE Come ampiamente descritto nel paragrafo della geologia e della geomorfologia, il territorio di Monastir può essere suddiviso in due macro regioni aventi peculiarità geologiche e geomorfologiche nettamente differenti. Il settore pianeggiante e sub pianeggiante è caratterizzato dalla presenza di depositi alluvionali e detritici di vario tipo. In questo settore la morfologia piatta non consente il manifestarsi di alcun fenomeno franoso, tuttavia localmente, dove il versante presenta un acclività superiore al 30% ed è assente una sufficiente copertura vegetale, in caso di eventi meteorici particolarmente intensi potrebbero manifestarsi fenomeni di erosione superficiale, sia laminare che concentrata, che potrebbero evolvere in fenomeni franosi superficiali. Questi fenomeni di dissesto idrogeologico, pur essendo di modesta entità, potrebbero localmente originare problemi dovuti al fango deposto e sopratutto sono una fonte di sedimenti che potrebbero originare una diminuzione della sezione utile per il passaggio delle acque o addirittura un interruzione della stessa. Uno studio più dettagliato a livello locale è stato fatto per l adeguamento del PUC al PAI dal dott. geol. Atzeni. Si riporta la cartografia nel seguito. In particolare, rispetto alla cartografia ufficiale PAI il rischio risulta leggermente aumentato per quanto riguarda la zona a perimetrazione Hg4, anche se le zone rimangono sostanzialmente le stesse. Compare anche una perimetrazione Hg3 nelle zone in cui vi sono fronti di scavo abbandonati. In linea generale si consiglia per le aree classificate a pericolosità elevata, un efficace sistema di drenaggio delle acque superficiali, ove possibile una piantumazione con essenze atte a proteggere sufficientemente il suolo (leccio, lentischio, corbezzolo, ecc), e in caso di terreni coltivati la sostituzione degli erbai annuali con prati permanenti pluriennali. REV 4 FEBBRAIO

17 Fig. 1: Criticità franose dall art 8 del PAI (dallo studio del dott. Atzeni). Fig. 2: Criticità franose perimetrate Hg4 (in viola) dall art 8 del PAI. REV 4 FEBBRAIO

18 Rispetto al PAI in vigore, la delimitazione Hg4 che comprende il taglio stradale della SS 131, viene ampliata sulla sede stradale e verso N per tutta l estensione delle scarpate, a causa della presenza di circoscritti fenomeni franosi, mentre, la porzione verso S nei pressi del ponte pedonale, per la presenza del muro di contenimento in cls armato in buono stato di manutenzione, in accordo con gli organi di controllo, è stata declassata ad Hg2; altresì, per la totale assenza di fenomeni di dissesto, sono state invece escluse le aree dell abitato limitrofe alla strada V.le Europa. Rispetto alle aree delimitate nella cartografia del PAI vigente, nel settore collinare che si estende dal M.te Zara al Colle di Su Cuccumeu sono state introdotte delle modifiche al peso della pericolosità. Una parte di esse, passano dalla classe Hg2 a quella non soggetta a pericolosità potenziale, in quanto non sono state riscontrate situazioni di dissesto in atto e potenziali o fenomeni erosivi legati all azione delle acque superficiali che coinvolge la coltre di suolo che risulta ben protetta da una copertura arborea ed arbustiva di macchia mediterranea poco degradata. Le maggiori modifiche riguardano le zonizzazioni vigenti sul M.te Zara e M.te Crabas. Non avendo riscontrato in alcune zone con pericolosità in vigore Hg2, i fenomeni che caratterizzano secondo le Linee Guida del PAI questa classe, sono stati introdotti dei declassamenti al grado Hg1, nelle aree ove è presente una copertura vegetale discontinua o una limitata mobilizzazione di ciottoli ed a non soggetta a pericolosità potenziale, quelle stabili e con una copertura vegetale continua. Sono state introdotte delle modifiche nel versante occidentale del M.te Zara e consistono nell istituzione di due nuove aree Hg3 ed Hg1 e l ampliamento delle delimitazioni Hg4 ed Hg2. Nella parte alta del pendio settentrionale è stato aumentato il grado di pericolosità da Hg2 ad Hg3 così come nel fronte rimasto dopo il ripristino della cava di Su Pardu in loc. Margatzori, nel versante orientale. Sono state ulteriormente delimitate delle nuove zone con diverso grado di pericolosità, in cui vi sono delle notevoli trasformazioni dell assetto geomorfologico, conseguenti all attività estrattiva, che in alcuni siti è attualmente ancora attiva. È stata inoltre perimetrata l area dei fronti di scavo della cava abbandonata in località Baccu Scova. Le aree che manifestano la maggiore propensione al dissesto sono le seguenti. I punti 1,2 e 4 sono punti rappresentati nell archivio Iffi dei fenomeni franosi in Italia e riportati nella tavola T03_i Rischio frana in allegato, che in parte corrispondono alla perimetrazione Hg4 del PAI. Il punto 3 invece è stato aggiunto sulla base delle personali considerazioni del dottor Cambuli già esposte nella versione precedente di piano nell anno REV 4 FEBBRAIO

19 2010. Per un maggior dettaglio si riportano nella cartografia in fig.3 e vengono analizzate nel dettaglio più in basso. Localmente le problematiche di dissesto sono imputabili all'apertura di fronti di scavo nelle vulcaniti non sufficientemente protetti (Criticità 1 2 4). Per la criticità n 3 la causa geologica predisponente è la presenza di un orizzonte incoerente detritico, ricco in argille e limi, poggiante sul basamento lapideo vulcanitico; tuttavia, la causa delle problematiche geologiche di quest'area, le quali sono da classificare come fenomeni franosi di scivolamento superficiale e fenomeni di erosione accelerata, è la scarsa protezione dei fronti di naturali e artificiali, l'assenza di una copertura arbustiva, l'assenza di un efficiente sistema di raccolta delle acque meteoriche e la presenza di fronti non sufficientemente trattenuti con opere di sostegno. Attraverso l analisi geomorfologica sono state individuate e cartografate le aree sulle quali potrebbero manifestarsi potenzialmente fenomeni di crollo. Queste sono rappresentate in rosso nella cartografia di pericolosità e si concentrano nelle aree più acclivi occupate dalle litologie vulcaniche. La presenza di questi fenomeni interessa solo marginalmente opere o infrastrutture antropiche. Fig. 3: Criticità franose. REV 4 FEBBRAIO

20 Criticità n 1 Località: Periferia Nord di Monastir Localizzazione: X: ; Y: Descrizione: Potenziali fenomeni di dissesto superficiale dovuti alla presenza di coltri di alterazione superficiali con scarse caratteristiche meccaniche, sulle quali potrebbero instaurarsi dei fenomeni di erosione accelerata e/o scollamento della coltre dal substrato roccioso. Presenza di blocchi non perfettamente stabili che potrebbero mobilizzarsi in caso di scalzamento della base. Presenza nella parte a monte di fronti rocciosi fratturati dai quali potrebbero originarsi dei fenomeni di crollo. Cause scatenanti: Eventi meteorici di intensità elevata > 50 mm/ora, e di durata superiore a 50 minuti. Elemento a rischio: civili abitazioni Fig. 4: Criticità n 1 REV 4 FEBBRAIO

21 Criticità n 2 Località: Periferia Nord di Monastir Localizzazione: X: ; Y: Descrizione: Potenziali fenomeni di dissesto superficiale dovuti alla presenza di coltri di alterazione superficiali con scarse caratteristiche meccaniche, sulle quali potrebbero instaurarsi dei fenomeni di erosione accelerata e/o scollamento della coltre dal substrato roccioso. Presenza di blocchi non perfettamente stabili che potrebbero mobilizzarsi in caso di scalzamento della base. Presenza nella parte a monte di fronti rocciosi fratturati dai quali potrebbero originarsi dei fenomeni di crollo. Cause scatenanti: Eventi meteorici di intensità elevata > 50 mm/ora, e di durata Elemento a rischio: viabilità superiore a 50 minuti. Fig. 5: Criticità n 2 REV 4 FEBBRAIO

22 Criticità n 3 Località: Periferia est di Monastir Localizzazione: X: ; Y: Descrizione: Potenziali fenomeni di dissesto superficiale dovuti alla presenza di coltri di alterazione superficiali con scarse caratteristiche meccaniche, sulle quali potrebbero instaurarsi dei fenomeni di erosione accelerata e/o scollamento della coltre dal substrato roccioso. Potenziali fenomeni di trasporto di notevoli quantità di detrito nelle aree a valle. Cause scatenanti: Eventi meteorici di intensità elevata > 50 mm/ora, e di durata Elemento a rischio: edifici superiore a 50 minuti. Fig. 6: Criticità n 3 In questa zona la criticità è stata ridotta rispetto al piano presentato nel 2010 in quanto sono stati effettuati nell anno 2014 degli interventi di mitigazione attraverso dei muri di contenimento per mettere in sicurezza gli edifici esposti. REV 4 FEBBRAIO

23 Criticità n 4 Località: S.S. 131 Localizzazione: X: ; Y: Descrizione: Potenziali fenomeni di dissesto superficiale dovuti alla presenza di coltri di alterazione superficiali, di una notevole fratturazione dell'ammasso roccioso con scarse caratteristiche meccaniche e fronti artificiali molto inclinati, sui quali potrebbero instaurarsi dei fenomeni di erosione accelerata e/o scollamento della coltre dal substrato roccioso. Potenziali fenomeni di trasporto di notevoli quantità di detrito nelle aree a valle. In questa zona l ANAS sta predisponendo degli interventi di mitigazione parziali per ridurre il rischio rispetto alla Strada Statale. Per il momento i lavori interessano solo due zone rispetto all intero versante a rischio. Fig. 7: Criticità n 4 Alla luce di questa analisi è possibile affermare che la cartografia PAI frane per il comune di Monastir ha evidenziato una scarsa estensione e scenari più che altro puntuali REV 4 FEBBRAIO

24 in cui pochi edifici risultano a rischio. Più che altro risultano interessate la SS131, viale Europa e qualche altro tratto di viabilità locale. Si consiglia pertanto in caso di eventi di pioggia intensa di monitorare queste aree e provvedere se necessario a deviare il traffico, concordando con l ANAS la strategia per la strada statale. Per le zone limitrofe al centro abitato si consiglia durante il monitoraggio, se del caso di avvisare la popolazione residente e se necessario invitarla a sgomberare le abitazioni in breve tempo. In quest area sono stati fatti degli interventi di sistemazione prossimi al collaudo, pertanto il rischio risulta mitigato rispetto alla situazione riportata in figura. 5. Scenari d emergenza per il rischio idraulico Sulla base della perimetrazione delle aree ad elevata pericolosità vengono individuati gli elementi esposti, ovvero le persone e i beni che si ritiene potrebbero essere interessati dall evento atteso, quelli, cioè, che ricadono all interno delle aree ad elevata pericolosità. In particolare vengono messi in evidenza gli edifici situati all interno delle aree con livello di pericolosità Hi3 e Hi4. Sia agli edifici che alle arterie stradali sono stati attribuiti dei codici numerici identificativi in modo tale che possano essere facilmente e inequivocabilmente individuati nelle carte. Il numero di persone presenti in ogni edificio dell agro è stato trasmesso dal servizio anagrafe e gli edifici corrispondenti sono stati riportati in cartografia. Per quanto riguarda il centro abitato invece non è stato possibile disporre di un dato esatto e si è proceduto ad effettuare una stima di circa tre persone per abitazione, stima che risulta generalmente verosimile per i piccoli centri della Sardegna. Una volta indicato il numero di persone ipotizzato viene poi calcolata la somma relativa alle persone in pericolo e che dovranno essere evacuate mettendo in evidenza per ogni scenario di rischio considerato anche il numero e la collocazione degli edifici con persone disabili presenti. Inoltre sono presenti numerosi capannoni ospitanti aziende di diverso tipo per i quali si è stimata la presenza di un certo numero di persone a seconda della dimensione dell azienda e dell attività svolta (dove il dato reale non era disponibile). REV 4 FEBBRAIO

25 5.1 Aree esondabili e scenari d emergenza Sulla base della perimetrazione delle aree ad elevata pericolosità effettuata dall ing. Salis per l adeguamento dello strumento urbanistico comunale, sono state individuate 6 aree esondabili nel territorio comunale di Monastir. Di seguito vengono individuate in figura e descritte in tabella tali aree. I dettagli relativi a tali edifici sono meglio visibili nella tabella degli attributi dello shape file allegato. Fig.8 Aree esondabili Area esondabile Area interessata Area km^2 1 Zona nord di Monastir, sopra SS 128 1,02 2 Zona nordest di Monastir, tra SS 128 e SS 466 1,98 3 Zona nord di Monastir, tra SS 130 e SS 128 2,95 4 Zona ovest di Monastir, lungo la SS 130 2,26 5 Zona sud di Monastir, lungo la SS 131 0,49 6 Zona sud di Monastir, pressi zona industriale 0,08 REV 4 FEBBRAIO

26 5.1.1 Elementi a rischio nell area esondabile 1 Vengono riportati graficamente e in tabella gli elementi esposti nell area esondabile 1 situata a nord di Monastir. Nelle aree non sono presenti edifici a rischio. Fig.9 Elementi a rischio area 1 Rete stradale Nome Tipologia Tratto interessato S.S 128 Strada Statale Ponte sul corso d acqua Strada secondaria(121) Strada Comunale Tratto in prossimità del corso d acqua Strada secondaria(122) Strada Comunale Tratto in prossimità del corso d acqua REV 4 FEBBRAIO

27 5.1.2 Elementi a rischio nell area esondabile 2 Nell area esondabile 2 sono stati individuati diversi edifici tra cui alcune abitazioni, evidenziati graficamente e descritti in tabella. Per quanto riguarda i capannoni presenti essi ospitano delle aziende e sono state stimate 4 persone per azienda. Viene inoltre stimato il numero di soccorritori da impiegare nella situazione di emergenza, ipotizzando sia sufficiente un soccorritore ogni dieci persone. Fig.10 Elementi a rischio area 2 REV 4 FEBBRAIO

28 Rete stradale Nome Tipologia Tratto interessato S.S 131 Strada Statale In particolare il tratto sul corso d acqua S.S 128 Strada Statale In particolare il tratto sul corso d acqua S.S 466 Strada Statale In particolare il tratto sul corso d acqua Strada secondaria (127) Strada Comunale Collega la S.S 131 ad alcuni edifici Strada secondaria (126) Strada Comunale Collega la S.S 466 ad alcuni edifici Strada secondaria (113) Strada Comunale Collega la S.S 466 ad alcuni edifici; segue un tratto del corso d acqua Edifici in aree a pericolosità Hi3 e Hi4 Tipologia N N persone N soccorritori stimate Civili abitazioni (5,9,10,66,67,189) Edificati rurali (7,11,12,17,18,20,21,22,23,24,25,27,28,29,30, ,187,188,190) Capannoni (2,4) Piazzale deposito merci(1,3) Tot Sono presenti persone disabili nell area a pericolosità H1, in particolare in una abitazione in viale Europa, in prossimità di un corso d acqua con pericolosità Hi4. Percorsi di fuga nell area 2 Per porre in essere tutti gli interventi necessari al soccorso e alla assistenza alla popolazione è obiettivo primario del Piano individuare le possibili criticità del sistema viario in situazioni di emergenza e valutare le azioni immediate di ripristino in caso di interruzione o danneggiamento. Di seguito vengono individuate le vie di fuga per l area 2, ovvero i percorsi più brevi per mezzo dei quali, partendo da un punto situato nell area a rischio, le persone possono mettersi in salvo, allontanandosi dall aree in pericolo e raggiungendo l area di attesa. Mediante l ausilio di Google Map sono state calcolate le distanze e i tempi di percorrenza dei vari percorsi, sia a piedi che in auto. REV 4 FEBBRAIO

29 Fig.11 Via di fuga n.4 area 2 area di attesa R.S.A. Villa degli Ulivi (6) REV 4 FEBBRAIO

30 Fig.12 Vie di fuga n.1,2,3 area 2 area di attesa piazza Ussana (2) Per quanto riguarda le vie di fuga lungo la SS 466 non è stato possibile individuare aree di attesa adatte ad accogliere le persone in fuga, inoltre, per poter raggiungere le aree di attesa presenti nel centro urbano di Monastir, si dovrebbe percorrere il sottopassaggio della SS 131, zona a pericolo idraulico H3, e dunque non adatta allo scopo. A seguito delle considerazioni suddette si ritiene necessario che, al verificarsi di una situazione di allerta elevata e prima del manifestarsi dello scenario di pericolo, le 39 persone stimate nell area a pericolosità elevata siano prontamente avvertite tramite sms o altre modalità, affinché si possano recare per tempo nelle aree di attesa presenti nel centro urbano. A seguito del verificarsi dello scenario nell area 2 poi, le persone non evacuate dovranno invece recarsi a piedi, attraverso le vie di fuga, sulla SS466 dove verranno raggiunte dai mezzi soccorso e trasportate in un area sicura individuata dal C.O.C. REV 4 FEBBRAIO

31 Nella tabella seguente vengono descritte le caratteristiche dei percorsi individuati: Tempo Percorso Descrizione Lunghezza A piedi In auto 1 Collega 3 civili abitazioni(5,66,67) con la SS466 0,6 km 6 min 2 min 2 Collega 2 edificati rurali(7,29) con la SS466 0,5 km 6 min 1 min 3 Collega 2 civili abitazioni(9,10) e 10 edificati rurali (12,17,18,21,22,23,25,27,28,176) 0,6 km 6 min 2 min con la SS466 4 Collega 2 capannoni(2,4) e i rispettivi piazzali (1,3)con l area di attesa della R.S.A. Villa degli Ulivi(6) 1,3 km 18 min 1 min REV 4 FEBBRAIO

32 5.1.3 Elementi a rischio nelle area esondabile 3 Nell area esondabile 3 sono stati individuati diversi edifici tra cui alcune abitazioni, evidenziati graficamente e descritti in tabella; anche in questo caso si è resa necessaria per alcune zone la stima della popolazione da evacuare dagli edifici presenti nelle aree a pericolosità più elevata. Per quanto riguarda i capannoni essi ospitano diverse aziende, ditte di trasporti e aziende agricole, per cui sono state stimate 4 persone per edificio. Fig. 13 Elementi a rischio area 3 REV 4 FEBBRAIO

33 Rete stradale Nome Tipologia Tratto interessato S.S 130 Strada Statale Tratto in direzione San Sperate Via Nazionale Strada 0,2 km da rotonda S.S 130 Strade secondarie(90,93,114,116,125,129,132) Comunale Strada Comunale Collegano alcune abitazioni ed edifici con la S.S 130 e con il centro di Monastir Tipologia N N persone stimate N soccorritori Civili abitazioni 72(10 persone) Condotta (58,59) 2 Cabina elettrica (33) 1 Deposito veicoli e attrezzature(35) 1 Edificati rurali (39,61,62,63,48, 73,79,80,179,180,181,165,175,108,106,98,102,65,109) Capannoni (60,111,43,107,183,57) Piazzale deposito merci(36,44,45,51,93) Tot E presente una persona disabile in prossimità di un tratto di un corso d acqua a pericolosità Hi4 sulla via Stell e Mari indicata in cartografia col numero (90). REV 4 FEBBRAIO

34 Percorsi di fuga nell area 3 PIANO DI EMERGENZA PER IL RISCHIO IDRAULICO E IDROGEOLOGICO Di seguito sono indicate le vie di fuga per l area 3. Fig. 14 Vie di fuga 5,6,7,8 area 3 aree di attesa di piazza Ussana (2) e nel piazzale davanti all azienda Teknolegno (8) REV 4 FEBBRAIO

35 Fig. 15 Vie di fuga 9,10,11,12,13,14 area 3 aree di attesa di piazza Ussana (2) e piazza f.lli Cervi e Govoni (3) REV 4 FEBBRAIO

36 Nella tabella seguente vengono descritte le caratteristiche dei percorsi individuati: Tempo Percorso Descrizione Lunghezza A piedi In auto 5 Collega 1 edificato rurale(39) con l area di attesa di 0,6 km 6 min 1 min Piazza Ussana(2) 6 Collega 1 civile abitazione (189),1 capannone(60), 1 edificato rurale(190) e la cabina elettrica(33) con l area 1 km 13 min 3 min di attesa del piazzale davanti all azienda Tecknolegno srl(8) 7 Collega 1 edificato rurale(44) e il deposito veicoli e attrezzature(35)con l area di attesa di Piazza Ussana(2) 1 km 11 min 2 min 8 Collega 1 capannone(43) e il piazzale(45) con l area di attesa di Piazza Ussana(2) 1 km 11 min 2 min 9 Collega 1 edificato rurale(72) con l area di attesa di 1,1 km 11 min 2 min piazza f.lli Cervi e Govoni(3) 10 Collega 3 edificati rurali(80,165,175) con l area di attesa di piazza f.lli Cervi e Govoni(3) 2,1 km 20 min 4 min 11 Collega 1 capannone(107), 1edificato rurale(108) e 1 civile abitazione(109) con l area di attesa di piazza f.lli 2 km 20 min 4 min Cervi e Govoni(3) 12 Collega 1 capannone(111) con l area di attesa di piazza 2,2 km 22 min 5 min f.lli Cervi e Govoni(3) 13 Collega 1 capannone(183) e 1 edificato rurale 2,7 km 28 min 6 min (102)con l area di attesa di piazza f.lli Cervi e Govoni(3) 14 Collega 1 edificato rurale(98) con l area di attesa di piazza f.lli Cervi e Govoni(3) 1,6 km 15min 3 min REV 4 FEBBRAIO

37 5.1.4 Elementi a rischio nelle area esondabile 4 Nell area esondabile 4 sono stati individuati diversi edifici, evidenziati graficamente e descritti in tabella;è stato calcolato il numero di persone da evacuare dagli edifici presenti nelle aree a pericolosità più elevata. Per i capannoni sono state stimate 4 persone per edificio. Fig. 16 Elementi a rischio area 4 Rete stradale Nome Tipologia Tratto interessato S.S 130 Strada Statale Tratto in direzione San Sperate Strade secondarie(123) Strada Comunale Collega alcune abitazioni ed edifici con la S.S 130 e con il centro di Monastir REV 4 FEBBRAIO

38 Edifici in aree a pericolosità Hi3 e Hi4 Tipologia N N persone stimate Depuratore (97) 1 Pilone elettrodotto (116,117,123,125,127) 5 Edificati rurali (114,132,120,118,144,145,119,122,133,134,135, 140,139,172,149,150,151,152,153,154,155,156) N soccorritori Capannoni (137,141) Tot REV 4 FEBBRAIO

39 Percorsi di fuga nell area 4 Di seguito sono indicate le vie di fuga per l area 4. Fig. 17 Via di fuga 13 area 4 area di attesa di piazza f.lli Cervi e Govoni(3) Per quanto riguarda il percorso n.13, riportato in figura 17, poiché risulta attraversare per un lungo tratto aree ad elevata pericolosità, potrà essere utilizzato solo preventivamente per l evacuazione in caso di stato di preallerta con criticità elevata. Non è stato possibile individuare un area di attesa alternativa sulla SS130d in direzione di S.Sperate nè tantomeno all interno del centro abitato dello stesso comune, in quanto sia l uno che l altro risultano perimetrati dal PAI come aree ad elevata pericolosità. Per questo scenario si consiglia l evacuazione in fase preventiva nel caso di emissione di avviso di criticità elevata. Percorso Descrizione Lunghezza A piedi In auto 13 Collega 1 capannone(183) e 1 edificato rurale (102)con l area di attesa di piazza f.lli Cervi e Govoni(3) 2,7 km 28 min 6 min REV 4 FEBBRAIO

40 Fig. 18 Via di fuga 16 area 4 area di attesa di piazza Madonnina(1) e piazza Berlinguer(4) Tempo Percorso Descrizione Lunghezza A piedi In auto Collega 8 edificati rurali 16 (149,150,151,152,153,154,155,156)con l area di attesa di piazza Berlinguer(4) 0,45 km 6 min 1 min REV 4 FEBBRAIO

41 5.1.5 Elementi a rischio nell area esondabile 5 L area esondabile 5 ricade nella zona artigianale di Monastir dove sono stati individuati alcuni capannoni ospitanti grosse aziende, per tale motivo si è ritenuto opportuno ipotizzare la presenza di almeno 5 persone per ciascun edificio. Per quanto riguarda la rete stradale risulta interessata una parte della SS 131 dell area artigianale. Fig. 19 Elementi a rischio area 5 REV 4 FEBBRAIO

42 Edifici in aree a pericolosità Hi3 e Hi4 Tipologia N N persone stimate N soccorritori Capannoni (159,160,161,162) Civili abitazioni 160(3 persone), (1 persona), 162(6 persone) Tot Rete stradale Nome Tipologia Tratto interessato S.S 131 area artigianale Strada Statale Corsia singola area artigianale Percorsi di fuga nell area 5 Di seguito sono indicate le vie di fuga per l area 5. Fig.20 Vie di fuga area 5 area di attesa di piazza Berlinguer(4) REV 4 FEBBRAIO

43 Tempo Percorso Descrizione Lunghezza A piedi In auto 15 Collega 4 capannoni (159,160,161,162)con l area di attesa di piazza Berlinguer(4) 2,5 km 26 min 3 min Elementi a rischio nell area esondabile 6 Anche l area 6 ricade nella zona artigianale di Monastir ma non vi sono edifici ma solo alcune strade secondarie riportate in tabella. Fig. 21 Elementi a rischio area 6 REV 4 FEBBRAIO

44 Rete stradale Nome Tipologia Tratto interessato Strada secondaria (135) Strada comunale In particolare lungo il corso d acqua Strada secondaria (136) Strada comunale In particolare lungo il corso d acqua Strada secondaria (137) Strada comunale In particolare lungo il corso d acqua 6. Viabilità di emergenza, cancelli ed aree di protezione civile In caso di evento esteso e in vicinanza di abitazioni o agglomerati di case abitate, il Sindaco, avvalendosi della Polizia Municipale, e in accordo con il Corpo di protezione civile, dispone se del caso l allertamento dei residenti e la loro eventuale evacuazione. Nell eventualità che si dovesse evacuare la popolazione, si convoglierà tutti in un luogo sicuro. Accade di sovente che al verificarsi di eventi calamitosi che abbiano notevole intensità ed estensione territoriale, si renda necessario l allestimento di aree di emergenza per lo svolgimento delle operazioni di soccorso e di assistenza alla popolazione e per il ricovero in emergenza. Nell ambito delle proprie competenze in materia di sostegno alla popolazione colpita da eventi che sconvolgano le normali condizioni di vita, l Amministrazione Comunale si prefigge l obiettivo di individuare, nel piano di Protezione Civile, aree di emergenza ed in particolare: aree di attesa, nelle quali accogliere la popolazione prima della fase parossistica dell evento o nell immediato post-evento; aree di ammassamento, nelle quali convogliare i soccorritori, le risorse ed i mezzi di soccorso alla popolazione., aree di ricovero o di accoglienza della popolazione sono i luoghi in cui saranno installati i primi insediamenti abitativi o le strutture in cui si potrà alloggiare la popolazione colpita; i centri di accoglienza sono strutture coperte opportunamente attrezzate per ospitare in via provvisoria la popolazione assistita. Nelle tabelle che seguono sono riportate le informazioni relative alle aree individuate nel dettaglio in cartografia. Il Comune dovrà predisporre la cartellonistica per rendere facilmente individuabili le aree di emergenza ed i percorsi per il loro raggiungimento. Nella REV 4 FEBBRAIO

45 via Nazionale verrà installata anche la planimetria del centro abitato con l indicazione della aree di attesa e di accoglienza. Si riporta un esempio di cartellonistica che potrà essere installata in prossimità delle aree di emergenza: REV 4 FEBBRAIO

46 Si sono individuati precedentemente gli elementi a rischio e i punti di criticità nella rete stradale per cui è necessario individuare i cancelli e pianificare la viabilità di emergenza. I cancelli sono i luoghi nei quali le componenti delle Forze dell Ordine assicurano con la loro presenza il filtro necessario per garantire la sicurezza delle aree esposte al rischio e nel contempo il necessario filtro per assicurare la percorribilità delle strade riservate ai soccorritori. Il referente per i cancelli in seno al C.O.C. è il comandante della polizia Municipale Pierluigi Perra. Per viabilità di emergenza si intendono le principali arterie stradali da riservare al transito prioritario dei mezzi di soccorso, successivamente si dovranno individuare i percorsi alternativi e la viabilità di urgenza anche delle arterie secondarie. Inoltre vengono evidenziati i percorsi dove sarà possibile deviare il traffico. Per quanto riguarda i percorsi riservati ai mezzi di soccorso è stata individuata la Via Nazionale come ideale, in quanto centrale rispetto al paese e collegata alle aree di ammassamento e di accoglienza. In tabella vengono elencate nello specifico le vie riservate. REV 4 FEBBRAIO

47 Rete stradale riservata ai mezzi di soccorso Nome Tipologia Via Nazionale Strada Comunale Via Torino Strada Comunale Via Catania Strada Comunale Via del Levante Strada Comunale Via Tempio Strada Comunale Via Progresso Strada Comunale La via aperta al traffico veicolare nel centro urbano è invece Viale Europa solo per il primo tratto che non risulta a rischio frana, che passa esternamente al paese ma è collegata ad esso dalla Via Alghero, inoltre lo percorre in tutta la sua lunghezza ed è connessa con gli svincoli in ingresso e in uscita della S.S 131. In tabella vengono elencate le vie aperte al traffico veicolare. Rete stradale aperta al traffico veicolare Nome Tipologia Viale Europa Strada Comunale Via Alghero Strada Comunale Per quanto riguarda i cancelli questi verranno predisposti per impedire l accesso alle zone evacuate; a tale attività concorrerà il corpo dei Vigili Urbani coadiuvato dalle Forze dell ordine, quali Carabinieri e Polizia, e gruppi di volontari. In figura vengono evidenziati i due percorsi, le aree di soccorso descritte in tabella ed i cancelli. Ulteriori cancelli verranno decisi in seno al C.O.C in risposta a casi particolari. REV 4 FEBBRAIO

48 Fig. 32 Viabilità di emergenza e cancelli Aree di attesa Coordinate Gauss-Boaga Codice Nome Nord Est 1 Piazza Madonnina , ,64 2 Piazza di via Ussana , ,46 3 Piazza f.lli Cervi e Covoni , ,39 4 Piazza Berlinguer , ,59 6 R.S.A. Villa degli Ulivi , ,25 8 Piazzale fronte azienda Teknolegno REV 4 FEBBRAIO

49 Aree ammassamento soccorsi Coordinate Gauss-Boaga Codice Nome Nord Est 1 Sede Unione dei Comuni del , ,19 Basso Campidano Via Progresso n. 54 angolo via Alghero 2 Municipio via Progresso , ,50 3 Piazza Padre Pio , ,22 Le aree di ammassamento soccorsi individuate all interno del Municipio e nella sede dell Unione dei Comuni sono già aree utilizzate come aree di ricovero mezzi. L Unione dei Comuni possiede un capannone in cui vengono parcheggiati i mezzi in dotazione e che all occorrenza è in grado di accoglierne altri. Figura 33 Area di ammassamento soccorsi situata al piano terra del Municipio. REV 4 FEBBRAIO

50 Figura 34 Piazza Padre Pio Ulteriori aree di ammassamento soccorsi possono essere individuate nel piazzale del teatro dell Unione dei Comuni che possiede anche un cancello carrabile e ampi spazi esterni ma in cui lo spazio esterno è ancora in via di completamento, nel centro di aggregazione sociale e nel campo sportivo comunale che si trova accanto alla scuola materna, di cui si riportano le fotografie in basso. Figura 35 piazzale del centro di aggregazione sociale da via Ferrara REV 4 FEBBRAIO

51 Figura 36 ingresso carrabile laterale del centro di aggregazione sociale Figura 37 Campo da calcio al lato della scuola materna REV 4 FEBBRAIO

52 Figura 38 Teatro dell Unione dei Comuni REV 4 FEBBRAIO

53 Aree di accoglienza Coordinate Gauss-Boaga Codice Nome Nord Est 1 Palestra scolastica scuola media , ,25 2 Scuola materna e pallone palestra , ,56 3 Palestra scuola elementare via , ,56 Progresso 4 Centro aggregazione sociale via , ,87 Ferrara 5 Teatro Unione Comuni , ,49 Le aree di accoglienza sono tutte dotate di riscaldamento e di servizi igienici funzionanti, tranne il pallone palestra che risulta sprovvisto di impianto di riscaldamento ma che in via di emergenza potrebbe comunque essere utilizzato per brevi periodi per accogliere la popolazione. Esso ha una palestra di dimensioni 17m x30m e dei servizi igienici funzionanti con docce spogliatoi. La scuola materna è dotata di una sala mensa attrezzata e di una cucina funzionante nel sottopiano che può essere utilizzata per la somministrazione di pasti caldi. Figura 39 Cucine della scuola materna REV 4 FEBBRAIO

54 Figura 40 Aula tipo scuola materna Figura 41 Pallone palestra visto dall esterno con annessi servizi igienici La struttura del teatro dell Unione dei Comuni è una struttura nuova, dotata di impianto di illuminazione funzionante, di riscaldamento, servizi igienici, poltroncine e sale libere che possono essere utilizzate per l accoglienza della popolazione. Le chiavi sono in dotazione al Comune di Monastir che può accedervi in qualsiasi momento. REV 4 FEBBRAIO

55 Figura 42 Teatro dell Unione dei comuni del basso Campidano REV 4 FEBBRAIO

56 Figura 43 Locale e palestra della scuola elementare di via Progresso La scuola elementare di via Progresso è dotata di ampi spazi sociali di servizi igienici e di una grande palestra, segnalata anch essa tra le possibili aree di accoglienza della popolazione. Le planimetrie degli spazi sono in dotazione all Ufficio tecnico comunale. In caso di evacuazione, la popolazione verrà allertata con le sirene in dotazione ai vigili urbani, con gli sms e attraverso social network. I volontari passeranno le zone a rischio porta a porta per scongiurare il fatto che qualcuno non sia a conoscenza della necessità di lasciare le REV 4 FEBBRAIO

57 abitazioni o di portarsi ai piani alti. La gente verrà accompagnata attraverso i percorsi prestabiliti fino alle aree più vicine individuate per l attesa o l accoglienza. Cancelli Coordinate Gauss-Boaga Codice Ubicazione Soccorritori Nord Est 1 Rotonda tra S.P 7 S.S 130 S.S 1 Vigile Urbano, , , volontari 2 Rotonda tra S.S Vigile Urbano, , ,21 S.S 466 Via Nazionale 2 volontari 3 S.S 131 km 18 1 Vigile Urbano, 2 volontari , ,20 I cancelli verranno attivati a discrezione del Comandante dei vigili Urbani o dietro coordinamento del Sindaco. REV 4 FEBBRAIO

58 7. LIVELLI DI ALLERTA Definito lo scenario di riferimento, per quanto riguarda l individuazione delle soglie corrispondenti ai livelli di criticità, il Comune potrà fare riferimento a quelle della zona di allerta nella quale il Comune è compreso e, ove siano disponibili sistemi di monitoraggio locali, i Centri Funzionali decentrati, ove attivi, potranno individuare soglie di dettaglio, stabilite sulla base di studi a piccola scala o di eventi pregressi (superamento delle soglie pluviometriche da parte delle piogge osservate; livelli idrometrici riferiti ad aste graduate lungo il corso d acqua). Altrimenti tali informazioni saranno rese disponibili dal Centro Funzionale Centrale con il concorso della Regione attraverso il Responsabile del Centro Funzionale decentrato. Centro Funzionale Decentrato Responsabile attivato Il modello di intervento in caso di alluvioni prevede tre diverse fasi di allerta che vengono attivate in riferimento alle soglie di criticità. In relazione agli eventi di natura idraulica e/o idrogeologica, la scala delle criticità si articola su 4 livelli che definiscono, in relazione ad ogni tipologia di rischio, uno scenario di evento che si può verificare in un ambito territoriale, secondo la proposta di direttiva di allertamento citata in premessa e quanto pubblicato dal Dipartimento della Protezione Civile. I livelli di criticità ed i relativi scenari sono associati ad eventi la cui intensità ed estensione sono comunemente caratterizzati da diversi tempi di ritorno, così come dettagliati nella figura sottostante. Il tempo di ritorno è solo un indicatore di larga massima della probabilità che l evento possa verificarsi e ciò ancor più alla luce delle variazioni delle grandezze climatiche registrate negli ultimi anni. Per il rischio idrogeologico e idraulico sono definiti i seguenti livelli di criticità Assente o poco probabile, Ordinaria, Moderata ed Elevata : REV 4 FEBBRAIO

59 CRITICITA TEMPO DI RITORNO ORDINARIA MODERATA ELEVATA TRA 2 E 5 ANNI TRA 5 E 20 ANNI MAGGIORE DI 20 ANNI Figura 44 Livelli di criticità È bene notare come gli eventi assunti a riferimento per gli scenari di pericolosità e quindi di rischio, di cui alla perimetrazione delle aree ed alla programmazione degli interventi di mitigazione dei Piani stralcio di bacino per l'assetto Idrogeologico ex legge n. 267/98, siano riferiti a tempi di ritorno ben superiori e generalmente pari a 50, 100, 200 e 500 anni. La strategia operativa del piano di emergenza, dunque, si articolerà nelle seguenti fasi: A) CRITICITÀ ASSENTE O POCO PROBABILE - Codice colore VERDE REV 4 FEBBRAIO

60 B) CRITICITÀ ORDINARIA - CODICE COLORE GIALLO REV 4 FEBBRAIO

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62 Legenda SCENARIO IDROGEOLOGICO: Fenomeni quali frane, ruscellamenti in area urbana e alluvioni che interessano i corsi d acqua del reticolo minore ed effetti dovuti a fenomeni temporaleschi. SCENARIO IDRAULICO: Alluvioni che interessano i corsi d acqua del reticolo maggiore. L attivazione del Centro Funzionale Centrale è prevista dalla Direttiva del 27 febbraio 2004 che stabilisce gli Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile. REV 4 FEBBRAIO

63 Attività di previsione PIANO DI EMERGENZA PER IL RISCHIO IDRAULICO E IDROGEOLOGICO Il Centro Funzionale Centrale è operativo tutti i giorni dell anno, 24 ore su 24 e si articola in un settore meteo e in un settore idrogeologico e idraulico. In particolare, elabora previsioni meteo a fini di protezione civile, cioè previsioni su fenomeni meteorologici che possono avere un impatto sul territorio (per rischio idrogeologico o idraulico, o per situazioni riguardanti il traffico viario e marittimo) o sulla popolazione (in tutti gli aspetti che possono essere negativamente influenzati dai parametri meteorologici). In quest ottica, viene prodotto ogni giorno il Bollettino di Vigilanza Meteorologica Nazionale, un documento che segnala le situazioni in cui si prevede che uno o più parametri meteorologici supereranno determinate soglie di attenzione o di allarme. Quando le previsioni segnalano fenomeni di riconosciuta rilevanza a scala sovraregionale, preso atto delle valutazioni dei Centri funzionali decentrati, il settore meteo del Centro funzionale centrale emette inoltre Avvisi meteo nazionali. Ciascun Centro funzionale effettua quindi una valutazione del possibile verificarsi, o evolversi, di effetti al suolo (frane e alluvioni) a seguito di eventi meteorologici previsti o in atto. Tali valutazioni, sono concertate e raccolte dal settore idrogeologico e idraulico del Centro funzionale centrale in un Bollettino di criticità che è messo quotidianamente a disposizione dei Centri Funzionali Decentrati delle Regioni e dei Ministeri dell Interno, delle Politiche agricole, di Infrastrutture e trasporti e dell Ambiente affinché a loro volta ne diano informazioni alle proprie strutture operative Nella Regione Sardegna sulla base della Direttiva Assessoriale del 27 marzo 2006 vengono individuate come autorità di protezione civile: L Assessorato regionale della Difesa dell Ambiente; Le Province; i Comuni; gli Uffici Territoriali Governativi (UTG) per gli aspetti di coordinamento dei soggetti istituzionali dello Stato. Inoltre vengono definiti i presidi territoriali come le strutture operanti nel territorio della Regione che, in relazione al livello di criticità prevista o in atto, provvedono a porre in essere le azioni atte a fronteggiare la situazione di rischio negli ambiti territoriali di loro competenza. REV 4 FEBBRAIO

64 7.1 Strutture di Protezione Civile Presenti sul Territorio L articolo 6 della Legge n. 225/1992 indica le componenti del Sistema nazionale della Protezione Civile. Il Decreto Ministeriale del 28 maggio 2003 stabilisce, inoltre, che la Protezione Civile è uno dei Servizi indispensabili dei Comuni, delle Province e delle Comunità Montane. Il modello organizzativo per la gestione delle emergenze è stato chiarito dalla Direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre Tale Direttiva spiega in modo adeguato le funzioni e le responsabilità di ogni soggetto all interno della gestione dell emergenza, anche a livello provinciale. I centri decisionali della catena di coordinamento al verificarsi dell evento calamitoso sono i seguenti: Centro Coordinamento Soccorsi (C.C.S.) E il centro di comando provinciale (che può riunirsi in sede permanente, giornalmente oppure in adunanza limitata), per la gestione dell emergenza. La Direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2008 spiega quale siano le funzioni e le responsabilità all interno della struttura. A livello provinciale, secondo il modello adottato da ciascuna Regione, si attiva il Centro di Coordinamento del Soccorsi di seguito chiamato semplicemente C.C.S. nel quale sono rappresentati, oltre alla Regione, alla Prefettura ed alla Provincia, gli enti, le amministrazioni e le strutture operative funzionali alla gestione dell emergenza con il compito di: valutare le esigenze sul territorio, impiegare in maniera razionale le risorse già disponibili, definire la tipologia e l entità delle risorse regionali e nazionali necessarie per integrare quelle disponibili a livello provinciale, individuando laddove non previsto dalla pianificazione di emergenza, i siti destinati ad aree di ammassamento soccorsi. Per quanto riguarda l Autorità designata alla gestione del C.C.S., la Direttiva spiega tali competenze. Qualora il modello adottato dalla Regione non indichi chiaramente a quale Autorità è attribuita la funzione di responsabilità del C.C.S. e non fossero vigenti in tal senso opportuni protocolli d intesa tra Prefettura e Provincia, tale funzione si intende assegnata al Prefetto della Provincia in qualità di rappresentante dello Stato sul territorio, in ragione del dovere di assicurare la salvaguardia della vita e dei beni delle persone. In ogni caso, fermo restando quanto previsto dal modello organizzativo regionale, le principali funzioni operative risultano così attribuite: REV 4 FEBBRAIO

65 Il Prefetto è responsabile dell attivazione e dell impiego delle risorse statali presenti sul territorio provinciale, dell ordine e della sicurezza pubblica ed emette ordinanze esercitando, qualora necessario, la funzione di sussidiarietà nei confronti dei Sindaci. La Regione Sardegna non ha a tutt oggi normato creando un proprio modello regionale e pertanto, spetta al Prefetto il coordinamento a livello provinciale. Il Presidente della Provincia è responsabile dell immediata attivazione e dell impiego delle proprie risorse, cura le problematiche concernenti la viabilità e le reti ed infrastrutture di servizi, e, se previsto dall ordinamento regionale, coordina l impiego del volontariato e mantiene il raccordo con i comuni interessati dall evento. Il Sindaco è il responsabile del proprio territorio e dell attivazione del Centro Operativo Comunale, che deve operare per primo e che deve coordinarsi con gli altri enti e strutture dislocate sul territorio. Il modello organizzativo a livello provinciale deve prevede una sala operativa unica ed integrata che da un lato attua quanto stabilito in sede di C.C.S. e dall altro raccoglie, verifica e diffonde le informazioni relative all evento ed alla risposta di protezione civile, attraverso il raccordo costante con i diversi centri operativi attivati sul territorio, la sala operativa regionale e SISTEMA. Il passo precedente all attivazione del C.C.S. è la costituzione dei Centri Operativi Locali composti dal Funzionario della P.S. o dal Comandante della Compagnia dei Carabinieri che sono l avamposto diretto del C.C.S. nella zona interessata. In base all evoluzione della situazione il Prefetto dispone l attivazione del C.C.S.. avvisando contestualmente il Centro di Coordinamento SISTEMA del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, il Comitato Operativo della protezione Civile e la Regione Autonoma della Sardegna. Attualmente la sede del C.C.S. è ubicata presso la sede della Prefettura di Cagliari in Piazza Palazzo n.2 a Cagliari. I singoli componenti possono essere rappresentati dai loro delegati. Tutti i componenti, comunque, sono muniti di poteri decisionali. Il Centro Coordinamento Soccorsi, è strutturato secondo un area strategica, nella quale si riuniscono i responsabili degli Enti e delle strutture operative provinciali per definire la strategia d intervento, e una sala operativa di Prefettura (SOP), che secondo le modalità del metodo Augustus, può essere organizzata per funzioni di supporto. REV 4 FEBBRAIO

66 Il C.C.S. provvede a disporre e coordinare, oltre alle operazioni di salvataggio e soccorso, tutti gli interventi richiesti dalla concreta situazione e, in particolare, le seguenti attività, in stretto collegamento con i Centri di Coordinamento Locale: - Controllo della viabilità ed eventuale interdizione degli accessi all area interessata; - Presidio dei punti sensibili per la tutela dell ordine pubblico e dell incolumità delle persone e per la tutela dei beni in funzione di antisciacallaggio; - Interventi connessi all eventuale interruzione dell erogazione dei servizi essenziali (energia elettrica, acqua, telefonia, strade, ponti, ferrovie); - Assistenza e, se necessario, evacuazione della popolazione interessata, anche indirettamente, dall evento; - Rapporto con i Sindaci dei Comuni interessati e con il C.O.C., eventualmente costituito; - Coordinamento della propria azione con quella della sala Operativa Regionale per l attivazione delle risorse regionali disponibili; - Coordinamento con il Centro di Coordinamento SISTEMA per l attivazione delle risorse nazionali eventualmente necessarie ad integrazione di quelle locali. Il C.C.S. della Prefettura di Cagliari è articolato secondo 9 funzioni di supporto che si occupano di tutte le funzioni necessarie, dal censimento danni alla diffusione a mezzo stampa Centro Operativo Misto (C.O.M.) E un centro di coordinamento decentrato attivato dal Prefetto qualora valuti che l evento sia di gravità tale, per estensione del territorio colpito e per l entità dei danni arrecati, da richiedere un articolata attività di coordinamento degli interventi a livello comunale. Esso opera come proiezione del C.C.S. a livello locale ed è organizzato secondo le modalità delle funzioni di supporto. Tali funzioni da attivare nel C.O.M. sono speculari rispetto a quelle individuate per il C.C.S Sede Operativa della Provincia (o della Prefettura) (S.O.P.) E l area operativa del Servizio di Protezione Civile della Provincia ed è la sede dove vengono ricevute ed inoltrate tutte le comunicazioni e gli avvisi provenienti da soggetti esterni alla Provincia in materia di Protezione civile. La Sede Operativa provinciale, in caso di attivazione del C.C.S. da parte del Prefetto può essere individuata come sede di REV 4 FEBBRAIO

67 C.O.M., o di presidio avanzato sul territorio in grado di ricevere ed inoltrare le comunicazioni valutando coordinando attraverso il C.C.S. direttamente sul posto. La sede operativa può essere inoltre direttamente attivata dal dirigente del Servizio di Protezione Civile della Provincia o da un dipendente delegato appartenente al medesimo servizio, in caso di emergenza nel momento in cui le situazioni lo richiedano. La sala provinciale consta di una linea telefonica, una linea fax, postazioni PC e utilizza un software GIS per la gestione dell emergenza Centro Operativo Comunale (C.O.C.) La prima risposta all emergenza è quella organizzata dal Sindaco, in qualità di autorità di protezione civile. Il Sindaco deve garantire l attivazione di un Centro Operativo Comunale, di seguito chiamato C.O.C., dove siano rappresentate le diverse componenti che operano nel sistema locale di protezione civile. A livello comunale nei C.O.C. il Sindaco assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alla popolazione colpita e provvede ai primi interventi necessari a fronteggiare l emergenza. Segue uno schema delle principali funzioni assegnate dal manuale operativo delle allerte ai fini di protezione civile ai soggetti regionali per ciascuno dei tre livelli di allerta: REV 4 FEBBRAIO

68 7.1.5 Schema delle principali funzioni dei soggetti regionali di protezione civile REV 4 FEBBRAIO

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70 TABELLA RIEPILOGATIVA: Centro Operativo Comunale (C.O.C.) Funzione Coordinamento interventi di emergenza che richiedano anche il concorso di enti e aziende esterne all amministrazione comunale. È organizzato in funzioni di supporto, oltre che con la presenza di rappresentanti delle istituzioni funzionali; Attivazione Sindaco o suo delegato attraverso la convocazione delle diverse funzioni di supporto individuate; avviene gradualmente nelle diverse fasi del modello di intervento e può avvenire anche solo per alcune funzioni di supporto, in base a caratteristiche e tipologia dell evento. Attualmente non è operativo in h 24. Ubicazione Municipio di Monastir Sala Giunta, via Progresso 17 Telefono: 070/ Coordinatore Cinus Gianluca, assessore delegato dal sindaco per l attuazione del piano comunale di protezione civile. 7.2 Azioni conseguenti ai livelli di allerta a livello locale A ciascuno dei suddetti livelli di criticità devono corrispondere codici di allerta e azioni da attivare progressivamente. Lo stato di allerta (nel seguito allerta ) è adottato dal Direttore della Direzione Regionale Protezione Civile, o da suo sostituto, a seguito del ricevimento dell avviso di criticità corrispondente da parte del Centro Funzionale Centrale presso il Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. L allerta riporta per intero l avviso di criticità. Gli eventuali aggiornamenti dell avviso che intervengono nel periodo di validità dell allerta non danno luogo all adozione di una nuova allerta salvo che non ricorrano i presupposti per una modifica del corrispondente livello. Modalità di trasmissione L avviso di criticità è pubblicato al seguente indirizzo web, sul sito della Direzione Generale di Protezione Civile Regionale che il Sindaco o suo delegato è tenuto a consultare quotidianamente: REV 4 FEBBRAIO

71 L avviso e il corrispondente codice sono trasmessi tramite fax, sms, ai numeri che ciascun presidio territoriale avrà fornito. I responsabili dei presidi territoriali confermeranno con lo stesso mezzo l avvenuta ricezione dell avviso. Segnalazioni Le segnalazioni da parte di istituzioni, relative a rischi connessi a calamità naturali, potranno essere comunicate al numero telefonico (SORI). Per le segnalazioni dei cittadini, relative a rischi connessi a calamità naturali, è invece operativo il numero verde 1515 del Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale. A. Presidio Territoriale Idraulico Il presidio territoriale idraulico locale provvederà ad inviare dei volontari formati ad effettuare il monitoraggio nei punti critici esaminati precedentemente nella relazione per il rischio idraulico. rilevamento, a scadenze prestabilite, dei livelli idrici del corso d acqua agli idrometri regolatori, se non altrimenti e funzionalmente organizzato da parte del Centro Funzionale decentrato, al fine di rilevare il livello di criticità dell'evento di piena in atto; osservazione e controllo dello stato delle arginature, se presenti, e ricognizione delle aree potenzialmente inondabili, soprattutto nei punti definiti preventivamente "idraulicamente critici", anche al fine di rilevare situazioni di impedimento al libero deflusso delle acque; pronto intervento idraulico ai sensi del R.D. n. 523/1904 e primi interventi urgenti ai sensi della legge n. 225/1992, tra cui la rimozione degli ostacoli, anche causati da movimenti franosi, smottamenti spondali, accumuli detritici, che possono impedire il rapido defluire delle acque, la salvaguardia delle arginature e la messa in sicurezza delle opere idrauliche danneggiate. Il presidio territoriale idraulico viene attivato dal gestore del presidio stesso, nel caso di criticità rapidamente crescente verso livelli moderati, e/o di attivazione della fase di preallarme del piano di emergenza, così come tempestivamente informato dal Centro Funzionale e definitivamente allertato dall'autorità a tal fine responsabile. Nel caso lo scenario evolva verso una elevata criticità e/o sia stata dichiarata aperta una fase di allarme del piano di emergenza, il soggetto gestore del presidio territoriale REV 4 FEBBRAIO

72 idraulico, informato tempestivamente in tal senso, dovrà intensificare e rafforzare le attività di controllo ed attivare il pronto intervento idraulico ed i primi interventi urgenti. Infine, quando la previsione del fenomeno alluvionale è difficoltosa cioè, gli eventi di piena interessano corsi d acqua a carattere torrentizio, non arginati, facenti parte del reticolo idrografico secondario e, in particolare, di sub-bacini montani e collinari caratterizzati da tempi di corrivazione molto brevi, nonché da fenomeni di sovralluvionamento che possono significativamente modificare l evoluzione dell evento e da più limitata densità delle reti di monitoraggio, il presidio territoriale dovrebbe essere attivato già nella fase di attenzione. REV 4 FEBBRAIO

73 B. Presidio Territoriale Idrogeologico Il presidio territoriale idrogeologico locale provvederà ad inviare dei volontari formati ad effettuare il monitoraggio nei punti critici esaminati precedentemente nella relazione per il rischio frana. osservazione speditiva di: - sintomi quali fessure, lesioni, variazioni della superficie topografica connessi a piccoli movimenti franosi diffusi e/o ai maggiori corpi di frane attive e quiescenti; - evidenze connesse a movimenti franosi già diffusamente innescati e/o in atto. di elementi indicatori (fessure, lesioni, variazioni della superficie topografica, etc.) che evidenzino la magnitudo del fenomeno (specie per le criticità sopra descritte); lettura periodica della strumentazione della rete di monitoraggio, ove presente. Ai fini dell interpretazione dei dati osservati e della valutazione speditiva delle condizioni di pericolosità del fenomeno franoso osservato è possibile fare riferimento alle tabelle che associano la tipologia di frana alla classe di velocità, alla intensità e ai possibili danni da essa prodotti. Il presidio territoriale idrogeologico, così come nel caso del presidio territoriale idraulico, avvia le attività di ricognizione e di sopralluogo delle aree esposte a rischio soprattutto molto elevato, nel caso in cui la criticità cresca rapidamente verso livelli moderati e/o sia stata dichiarata aperta una fase almeno di preallarme da parte dell'autorità a tal fine competente. Nel caso di criticità rapidamente crescente verso livelli elevati e/o sia stata dichiarata aperta una fase di allarme, le attività di presidio territoriale idrogeologico dovranno essere: - intensificate, specializzate ed estese anche alle aree esposte e rischio elevato; - mantenute in essere, anche in forma ridotta e nelle sole aree ritenute potenzialmente esposte a maggiore rischio, per le 24 ore successive al dichiarato esaurimento dell'evento meteoidrologico stesso. Infine, nel caso in cui sia attesa e/o valutata una criticità sovraordinaria conseguente ad eventi temporaleschi intensi e localizzati di difficile prevedibilità, il presidio territoriale REV 4 FEBBRAIO

74 dovrebbe essere attivato già nella fase di attenzione o procedere comunque ad una attività di vigilanza delle aree esposte a maggior rischio. Le persone che si occuperanno dell emergenza sono le stesse individuate nel piano speditivo di emergenza incendi, sotto il coordinamento del Sindaco. 7.3 Attivazione del Presidio Territoriale Idraulico ed Idrogeologico Presidio territoriale locale: è svolto dalle strutture operative comunali, ed è finalizzato al monitoraggio ed al presidio dei punti critici individuati esclusivamente nella pianificazione comunale di emergenza (a titolo di esempio: attraversamenti, canali arginati o tombati, ecc.), al fine di garantire l attività di ricognizione e sopralluogo delle aree esposte al rischio, soprattutto molto elevato. A tale Presidio possono concorrere le strutture operative provinciali, le Organizzazioni di volontariato e gli Ordini professionali che hanno sottoscritto apposita convenzione con la L attivazione del presidio territoriale spetta al Sindaco che, attraverso il responsabile della funzione tecnica di valutazione e pianificazione, ne indirizza la dislocazione e l azione, provvedendo ad intensificarne l attività in caso di criticità rapidamente crescente verso livelli elevati. Questa attività è stata interamente demandata all associazione ORSA di Monastir che comunicherà direttamente con i responsabili del C.O.C. Il presidio territoriale opererà in stretto raccordo e sotto il coordinamento del presidio operativo costituito dalla funzione tecnica di valutazione e pianificazione che già nella fase di attenzione costituisce la struttura di coordinamento attivata dal Sindaco per le attività di sopralluogo e valutazione, provvedendo a comunicare in tempo reale le eventuali criticità per consentire l adozione delle conseguenti misure di salvaguardia. A tal fine il Comune potrà anche organizzare (previo accordo con gli altri soggetti) squadre miste, composte da personale dei propri uffici e delle diverse strutture operative presenti sul territorio (Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, Ente Foreste) che provvederanno al controllo dei punti critici, delle aree soggette a rischio preventivamente individuate, dell agibilità delle vie di fuga e della funzionalità delle aree di emergenza. A seguito dell evento il presidio provvede alla delimitazione dell area interessata, alla valutazione del rischio residuo e al censimento del danno. protezione civile regionale (Direzione generale della protezione civile). REV 4 FEBBRAIO

75 7.3.1 Nuova architettura del sistema di allertamento regionale Presidio territoriale regionale: è finalizzato al monitoraggio e al presidio di punti prestabiliti individuati dal CFD, a completamento della rete strumentale idro-pluviometrica di misura. Le attività dei soggetti coinvolti sono regolamentate da opportuni e specifici protocolli di collaborazione con il CFD che stabiliscono le modalità di svolgimento del monitoraggio osservativo, quelle di comunicazione dei risultati al CFD, nonché le frequenze di osservazione per ciascun livello di allerta. I medesimi protocolli possono prevedere la possibilità, da parte del CFD, di modificare la frequenza di osservazione dei punti stabiliti, compatibilmente con la disponibilità operativa dei soggetti coinvolti. Il presidio territoriale regionale è svolto dal Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale, dall'ente Foreste della Sardegna, dai Servizi del genio civile (limitatamente ai tratti fluviali di competenza) e dall'enas (limitatamente alle sole aree di pertinenza degli sbarramenti e delle relative opere accessorie e complementari). Al presidio territoriale regionale possono concorrere anche le Organizzazioni di Volontariato e, previa apposita convenzione, anche gli Ordini professionali. REV 4 FEBBRAIO

76 7.4 Sistemi di Allarme per la Popolazione L attivazione dell allarme - e del cessato allarme - verso la popolazione in caso di pericolo e dell avvio della procedura di evacuazione, attraverso l ordine del Sindaco, è segnalato tramite sirene, altoparlanti montati sulle autovetture della polizia municipale e per via telefonica via sms. Attualmente le vetture della polizia municipale hanno a disposizione un altoparlante, questo consente di pianificare l allarme inviando le autovetture della P.M. ad avvisare del pericolo i cittadini. Attualmente vi sono in servizio oltre al comandante 4 agenti assunti a tempo indeterminato e due agenti a tempo determinato. Gli agenti comunicano tra loro con 2 ricetrasmittenti a corto raggio o con il telefono cellulare di servizio. Infatti il ponte radio è stato dismesso a seguito di alcuni guasti verificatisi agli impianti di monte Zara. Ente/servizio/organizzazione (Polizia Municipale, volontariato) Polizia Municipale e C.O.C. Modalità di allertamento alla popolazione Altoparlanti e sirene sms Referente Comandante Perra per le sirene Sig. Sergio Cabras per gli sms Telefono/cellulare L associazione ORSA si occupa di coadiuvare l azione della protezione civile REV 4 FEBBRAIO

77 Nella tabella seguente sono riportati i mezzi in dotazione alla polizia municipale di Monastir: 7.5 Mezzi polizia municipale. Soc. / Ente Comune di Monastir Tipologia mezzi Autovettura Fiat 16 Risorse di mezzi (numero) Telefono (sede) Referente Comandante PM Telefono/Cellulare referente Comune di Monastir Autovettura Nissan Qashqai 1 con megafono inserito Comandante PM Comune di Monastir Autovettura Fiat Grande Punto 1 con megafono inserito Comandante PM Comune di Monastir Ciclomotore Comandante PM Modalità di Evacuazione Assistita Premesso che l evacuazione della popolazione è l ultima delle azioni che deve essere intrapresa, quando proprio non se ne può fare a meno, nel seguito si specifica quali azioni intraprendere nel malaugurato caso in cui questa ipotesi dovesse presentarsi. Nel caso di allerta gli operatori socio assistenziali, e le squadre all uopo organizzate si recheranno direttamente ai domicili delle persone con ridotte capacità motorie, predisponendo i soggetti per un rapido trasporto in una zona sicura. Trattandosi di persone non del tutto autosufficienti l evacuazione dovrà essere assistita per tutta la durata del tragitto che porta nella zona di prima accoglienza. Durante queste operazioni sarà necessario l intervento di personale specializzato. Una particolare procedura sarà seguita per gli ospiti delle case di riposo (AIAS)e i disabili, per i quali si provvederà ad un passaggio a tappeto davanti alle strutture di persona e con avvisi acustici. Le persone saranno riunite a piccoli gruppetti ed aiutate a raggiungere la zona di accoglienza con gli scuolabus o con i pulmini per disabili in dotazione alle strutture stesse.. Una preparazione particolare (esercitazioni ad hoc) dovrà essere impartita agli operatori socio sanitari che operano all interno di queste strutture, sia pubbliche che private. Nel caso che in questi centri siano presenti persone con disabilità particolari ma non motorie ( REV 4 FEBBRAIO

78 es. cieche o sorde ) ogni struttura sanitaria o casa di riposo dovrà adottare procedure particolari per allertarli nell emergenza. Si stabilirà di concerto con le Aziende sanitarie o con i referenti delle strutture un punto di ritrovo nelle immediate vicinanze della struttura nella quale queste persone dovranno attendere l arrivo del pulmino per il trasporto nelle aree di primo soccorso oppure effettuare esercitazioni ripetute per mettere a punto un sistema per far evacuare queste persone in sicurezza in modo da consentire il trasporto degli allettati in una fase diversa (non è stato possibile contattare i referenti) Modalità di assistenza alla popolazione Il delegato del sindaco disporrà l attuazione di interventi di supporto logistico (allontanamento curiosi, evacuazione frequentatori e residenti) e di assistenza sanitaria e alla persona. Inoltre i componenti dei servizi sociali del Comune (assistenti sociali, psicologi, volontari) saranno impiegati per dare supporto anche psicologico alle persone colpite e per la cura dei bambini i cui genitori fossero impossibilitati o dispersi. NB: l intervento su persone infortunate deve avvenire soltanto da parte di personale formato al primo soccorso; la movimentazione di infortunati deve avvenire solo su espressa indicazione del personale del servizio medico Evacuazione con mezzi personali In caso di evacuazione del centro abitato, l'uso dei mezzi di trasporto personali può creare non pochi problemi alla buona riuscita dell'operazione stessa se questa non viene organizzata nei minimi particolari e se gli abitanti non conoscono quali sono le vie di fuga consentite. In caso di imminente straripamento del fiume, le autorità sono in grado di avviare la procedura di evacuazione con alcune ore di anticipo sulla base dei dati di previsione raccolti dalla centrale operativa. Chi è in grado di raggiungere i centri di raccolta e/o parenti in luoghi sicuri dovrà avere le informazioni sotto riportate. 1.- Conoscere quali sono le strade individuate come vie di fuga. Nel nostro caso le vie di esodo sono rappresentate nella cartografia allegata. 2.- Conoscere il percorso da seguire per poter lasciare nel più breve tempo possibile l'abitato. REV 4 FEBBRAIO

79 3.- Evitare di parcheggiare i mezzi sulla strada. Nel caso fosse necessario il parcheggio lungo la strada, questo dovrà essere effettuato seguendo le indicazioni di senso unico indicato dai cartelli stradali affissi dalle squadre di protezione civile. 4.- E' opportuno non contare su soccorsi esterni di parenti con mezzi di trasporto perchè, in genere, questi non vengono autorizzati ad accedere al centro abitato. In questo caso è bene utilizzare i mezzi di protezione civile a disposizione Evacuazione con i mezzi della protezione civile Chiunque, non provvisto di mezzi propri, potrà essere evacuato con i mezzi della protezione civile. L' evacuazione verrà effettuata con i mezzi della protezione civile, se presenti oppure con autobus o pulmini scuolabus in dotazione al Comune partendo dalla via Nazionale. Come predisposto, le persone verranno trasportate presso i centri di raccolta individuati, e da qui smistate nei centri di accoglienza o presso parenti o conoscenti. Meglio sarebbe se le persone da accogliere sapessero in anticipo il luogo di accoglienza al quale sono state destinate. Questo ridurrebbe l intasamento nel centro di smistamento Evacuazione di persone anziane o in difficoltà L'elenco di queste persone, compilato in base alle informazioni fornite dai medici di base, ai dati disponibili presso l'ufficio assistenza del comune, alle indicazioni raccolte con il questionario e i volontari, verrà messo a disposizione dei mezzi della protezione civile (Comunale o esterna). Le persone da evacuare verranno avvertite preventivamente dal personale di protezione civile e verrà chiesto ad un parente di accompagnarle e di assisterle durante tutta la durata dell evacuazione. Il nome del parente dovrà essere indicato preventivamente sull elenco. Le persone anziane o in difficoltà dovranno essere suddivise in gruppi per aree omogenee (due o tre vie adiacenti) in modo tale che i minibus o le automobili della protezione civile le possano prelevare seguendo la traccia degli indirizzi riportata su un unico documento di accompagnamento. REV 4 FEBBRAIO

80 La raccolta di tali persone dovrà essere coadiuvata da un volontario della Protezione Civile Comunale. Al termine della raccolta delle persone riportate nell elenco, il volontario verrà riportato nella zona di triage presso la sala operativa e si metterà a disposizione per il giro di raccolta successivo. Le persone verranno trasferite nei centri di accoglienza presso gli "ambienti protetti" reperiti preventivamente dal Prefetto, dal 118 o offerti direttamente dai comuni che ne hanno la disponibilità. Nel caso dell evacuazione preventiva stabilita in precedenza come procedura alternativa dovuta alla situazione delle criticità idrauliche lungo le vie di emergenza (soprattutto per le abitazioni che si trovano al piano terra o al piano seminterrato nelle zone a rischio di allagamento), si rimanda per gli eventi attesi e gli scenari di rischio alla descrizione riportata nelle pagine precedenti. Sarà il Sindaco, di concerto con i responsabili del C.O.C. a seconda dello scenario dell evento atteso a stabilire le priorità. Si ribadisce che nel caso le abitazioni dispongano di piani alti, le persone, anche disabili, se adeguatamente assistite e provviste di viveri possono essere invitate a non uscire da casa e a non abbandonare le proprie abitazioni per rifugiarsi ai piani alti. I comportamenti di auto protezione da adottare verranno esposti in un assemblea generale che verrà convocata dal Sindaco (dove sarà invitata la popolazione, le Organizzazioni di volontariato di soccorso e protezione civile e i responsabili C.O.C. e diverse autorità di ordine pubblico) successivamente all adozione in Consiglio del piano di protezione civile, col supporto del relatore del piano. REV 4 FEBBRAIO

81 7.7 Censimento della popolazione Per garantire l efficacia delle operazioni di allontanamento della popolazione, con la relativa assistenza, il piano deve essere aggiornato costantemente sul censimento della popolazione presente nelle aree a rischio, con particolare riguardo alla individuazione delle persone non autosufficienti e la disponibilità dei mezzi di trasporto, anche facendo ricorso a ditte autorizzate per il trasferimento della popolazione, priva di mezzi propri, verso i centri e le aree di accoglienza. Al momento si dispone dei dati relativi al censimento del 31/12/2013, si riportano pertanto i dati generali relativi agli abitanti : POPOLAZIONE N. ABITANTI TOTALE RESIDENTI 4595 PERSONE TRA 40 e PERSONE CON PIU DI 75 ANNI 907 BAMBINI DA 0 A 9 ANNI 288 MASCHI FEMMINE 2344 REV 4 FEBBRAIO

82 7.8 Ripristino dei Servizi Essenziali Il sindaco mette a disposizione dei reparti specializzati il personale del servizio giardini, per eventuali abbattimenti e ripuliture, e del servizio manutenzione, per interventi su strade, reti e/o altri manufatti, o servizio cimiteriale se necessario. I Compartimenti Territoriali e le corrispondenti sale operative regionali devono mantenere costantemente aggiornata la situazione circa l efficienza e gli interventi sulla rete. L utilizzazione del personale addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque coordinata dal rappresentante dell Ente di gestione presente nella funzione. 7.9 Salvaguardia delle Strutture ed Infrastrutture a Rischio L individuazione dell esposizione al rischio delle strutture ed infrastrutture consente di definire le azioni prioritarie da attuarsi, in via generica, nelle fasi operative previste nel modello d intervento incentrato sulla salvaguardia della popolazione. Obiettivo prioritario di tali azioni consiste nel ridurre le conseguenze, sanitarie e socio economiche sulla popolazione, dovute a crolli, esplosioni ed altri effetti calamitosi. Le azioni di protezione civile coordinate dal Comune sono a supporto dei Vigili del Fuoco e delle altre strutture operative competenti per specifiche attività al fine di: - rafforzare il presidio del territorio in prossimità degli elementi a rischio; - tenere costantemente aggiornata la struttura comunale di coordinamento sul possibile coinvolgimento dell elemento a rischio; - mantenere il contatto con le strutture operative; - valutare il passaggio a fasi successive sino alle procedure di evacuazione (fase di allarme). REV 4 FEBBRAIO

83 8. CARATTERISTICHE DEL MODELLO D INTERVENTO Il modello di intervento definisce le fasi nelle quali si articola l intervento di protezione civile, caratterizzate da un livello di allertamento crescente nei confronti dell evento che sta evolvendo. In particolare esso: - definisce i soggetti istituzionali e le strutture operative coinvolte che vanno attivate in caso di un evento, stabilendone responsabilità, relazioni e compiti; - stabilisce le modalità e le procedure di intervento. Il modello di intervento va modulato sulle caratteristiche del singolo evento, nonché sulle condizioni ambientali al contorno e, in quanto tale, deve essere specifico per ciascuna tipologia di rischio. Il presente Piano contempla pertanto un modello di intervento dedicato per ciascuna tipologia di rischio. Gli enti cooperano tra loro secondo un principio di sussidiarietà verticale che prevede che le responsabilità pubbliche siano attribuite all ente più vicino ai cittadini (Sindaco) e che gli enti sovraordinati intervengano solo quando il comune non sia in grado con le risorse a disposizione di fronteggiare l emergenza. Figura 45 Principio di sussidiarietà REV 4 FEBBRAIO

84 8.1 Modello di intervento Il modello di intervento consiste nell'assegnazione delle responsabilità e dei compiti nei vari livelli di comando e controllo per la gestione dell emergenza a livello comunale. Nel modello vengono riportate le procedure suddivise in diverse fasi operative per l attuazione più o meno progressiva delle attività previste nel Piano, in base alle caratteristiche ed all evoluzione dell evento, in modo da consentire l'utilizzazione razionale delle risorse, ed il coordinamento degli operatori di protezione civile presenti sul territorio. Il presente modello di intervento è stato redatto in base alle attuali modalità di allertamento,in attesa della completa attuazione della Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del , con l attivazione formale del Centro Funzionale regionale. La Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 febbraio 2004 recante Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale, statale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico ai fini di protezione civile all articolo 2 recita: Le Regioni, anche cooperando tra loro e d'intesa con il Dipartimento della protezione civile, suddividono e/o aggregano i bacini idrografici di propria competenza, o parti di essi, in ambiti territoriali significativamente omogenei per l'atteso manifestarsi nel tempo reale della tipologia e della severità degli eventi meteoidrologici intensi e dei relativi effetti. La Regione Sardegna, con la Direttiva Assessoriale del 27 marzo 2006 ha recepito la Direttiva del 2004, ed ha individuato sette zone di allerta corrispondenti a quelle individuate dal progetto nazionale dei Centri Funzionali e ricomprese nei sub bacini idrografici in cui è stata suddivisa l isola ai sensi della L. 183/1989. Alla definizione delle zone di allerta sta facendo seguito, in Sardegna, l attivazione del Centro Funzionale Decentrato previsto dalla Direttiva del 2004 per esprimere valutazioni sulla situazione meteo a livello locale. Dal 1 ott obre 2014 il CFD è stato attivato in via sperimentale e attualmente opera regolarmente in autonomia sulla base delle procedure approvate con la deliberazione della Giunta regionale n. 53/25 del 29 dicembre REV 4 FEBBRAIO

85 8.2 Il sistema di comando e controllo La procedura di attivazione del sistema di comando e controllo è finalizzata a disciplinare il flusso delle informazioni nell ambito del complesso sistema di risposta di protezione civile, garantendo che i diversi livelli di comando e di responsabilità abbiano in tempi rapidi le informazioni necessarie a poter attivare le misure per la salvaguardia della popolazione e dei beni esposti. A tal fine è necessario seguire un sistema di procedure attraverso il quale il Sindaco, autorità comunale di protezione civile, ricevuto un allertamento immediato, possa avvalersi di informazioni dettagliate provenienti dalle squadre che operano sul territorio, disponga l immediato e tempestivo impiego di risorse, fornisca le informazioni a Prefettura, Provincia e Regione utili ad attivare le necessarie ed adeguate forme di concorso. Organizzazioni Figura 46 Flusso informativo del sistema di comando e controllo 8.3 Eventi idrogeologici e/o idraulici Al ricevimento da parte della Prefettura dell avviso meteorologico per fenomeni rilevanti o del bollettino di criticità moderata dal Centro funzionale centrale o regionale, o in base alle valutazione dei dati provenienti dal proprio sistema di monitoraggio locale, il Sindaco attiva il proprio presidio operativo convocando il responsabile della funzione tecnica materiali e REV 4 FEBBRAIO

86 mezzi e coordinamento operai comunali, dandone comunicazione alla Provincia, alla Prefettura o UTG ed alla Regione, avviando i contatti con le strutture operative presenti sul territorio (CC, CCS, GdF, CFVA PS, Polizia locale). Nella successiva fase di attenzione il Sindaco, dopo aver attivato il Centro Operativo Comunale, dispone l invio di squadre miste del presidio territoriale (tecnici comunali, volontari, agenti di pm), al fine di avere informazioni sull evolversi del fenomeno. Sulla scorta delle informazioni ricevute dal territorio il Sindaco provvede, nella fase di allarme, a predisporre le necessarie risorse per le eventuali attività di evacuazione ed assistenza alla popolazione, garantendo adeguato supporto da parte della struttura comunale alle attività di soccorso. REV 4 FEBBRAIO

87 8.4 Le fasi operative La risposta del sistema di protezione civile comunale è articolata in tre fasi operative non necessariamente successive (fasi di - attenzione preallarme allarme/emergenza) corrispondenti al raggiungimento di tre livelli di allerta come riportato nella tabella che segue. Fase GIALLA il Sindaco alla ricezione dell avviso di criticità ordinaria attiva il presidio territoriale per il monitoraggio e nel caso ci siano eventi in atto che necessitano di un intervento combinato o in caso di peggioramento delle condizioni meteo e di passaggio alla fase di allarme successiva, avvia le comunicazioni con le strutture operative locali presenti sul territorio, la Prefettura - UTG, la Provincia e la Regione, la stazione del CFVA; Fase ARANCIONE La fase viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello di allerta determinato: - dal ricevimento dell Avviso di criticità moderata emesso dal Centro Funzionale regionale o dalla Regione d intesa con il Dipartimento della Protezione Civile; - al superamento di soglie riferite al sistemi di allertamento locale, ove presenti, o all aggravarsi della situazione nei punti critici monitorati dai Presidi territoriali. Fase ROSSA La fase di preallarme viene attivata dal Sindaco al raggiungimento del relativo livello di allerta determinato: - dal ricevimento dell Avviso di criticità elevata emesso dal Centro Funzionale decentrato regionale o dalla Regione d intesa con il Dipartimento della Protezione Civile; - dal verificarsi di un evento con criticità moderata; REV 4 FEBBRAIO

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