ARCHEOMETRIA DEL COSTRUITO L edificato storico: materiali, strutture e rischio sismico

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1 ASSOCIAZIONE ITALIANA DI ARCHEOMETRIA Milano CENTRO UNIVERSITARIO EUROPEO PER I BENI CULTURALI Ravello SCIENZE E MATERIALI DEL PATRIMONIO CULTURALE ARCHEOMETRIA DEL COSTRUITO L edificato storico: materiali, strutture e rischio sismico Atti del convegno nazionale di Archeometria (Ravello 6-7 febbraio 2003) a cura di Gino Mirocle Crisci e Caterina Gattuso E S T R A T T O - O F F P R I N T Bari 2006

2 SOMMARIO - SUMMARY F. Ferrigni Scienze esatte, scienze umane, costruito storico A. Abbate, F. Antonelli, L. Baccelle Scudeler, S. Cancelliere, L. Lazzarini, F. Mannuccia La pietra di Piazza Armerina (EN): origine, caratteristiche fisico-meccaniche e degrado, con un esempio di studio P. Acquafredda, A. Cinquepalmi, R. Laviano, I.M. Muntoni Indagine archeometrica su fornelli, intonaci e ceramiche dell età del Bronzo da Monopoli - Piazza Palmieri (Bari) M.L. Amadori, G. Raffaelli, M.R. Valazzi, R. Bigini, F. Mangani La manutenzione come strumento per la verifica dello stato di conservazione dei manufatti lapidei: il palazzo ducale di Pesaro M.L. Amadori, Elena Gramegna, Filippo Mangani Il palazzo di S. Michele in Fano: studio dei materiali impiegati e del loro stato di conservazione L. Barbi, S. Briccoli Bati, G. Ranocchiai Proprietà meccaniche di laterizi tradizionali D. Barca, R. De Rosa, S.T. Levi Studi di provenienza di ceramiche preistoriche della Sicilia orientale e delle isole Eolie A. Boato, D. Pittaluga Trasformazioni strutturali ardite nell architettura genovese di età moderna: indagini archeologiche ed archeometriche A. Bonazza, C. Sabbioni, G. Zappia, O. Favoni, G. Gobbi L arsenale di Venezia: un cantiere aperto F. Carò, A. Di Giulio Studio tessiturale di malte e intonaci attraverso analisi d immagine: primi risultati su attendibilità e confrontabilità con altri approcci analitici F. Casali, B. Barbieri, M. Bettuzzi, R. Brancaccio, S. Cornacchia, M. Giordano, M.P. Morigi, A. Pasini, D. Romani, A. Aldrovandi Sviluppo di sistemi per tomografia e radiografia digitale con raggi X per applicazioni in archeometria G.M. Crisci, D. Miriello I materiali del costruito tradizionale: un mondo ancora in gran parte da scoprire A. Custodi, L. Sciortino Il progetto Insula del Centenario a Pompei: il contributo del DISTART - Scienza delle Costruzioni - di Bologna M. Davoli, L.G. Russo, A. Pezzino, G.M. Crisci Caratterizzazione delle fasi idrauliche e provenienza dei materiali pozzolanici impiegati nelle malte del centro storico di Catania G. De Canio, E. Renzi, N. Ranieri Sperimentazioni su tavola vibrante all Enea per la protezione di strutture storico-monumentali L. Ercoli, G. Rizzo, F. D Agostino Le calcareniti e le malte della Porta Nuova a Palermo L. Fiora, A. Borghi, T. R. Canalis, R. Sandrone I materiali lapidei del Forte di Fenestrelle (Val Chisone, Piemonte) C. Gattuso, N. Totaro, D. Idà La difesa sismica nei centri storici: metodo per l analisi strutturale dell arco di contrasto P. Gattuso Un sistema costruttivo antisismico applicato in Calabria: la casa baraccata M.R. Langiu, P. Mameli La Trachite rossa di Banari, un lapideo vulcanico di largo utilizzo nella Sardegna settentrionale: indagini preliminari su caratterizzazione, provenienza e forme di degrado G. Mafodda, M. Triscari La Torre della Lanterna a Messina P. Mazzoleni, R. Punturo, L.G. Russo, P. Censi, A. Lo Giudice, D. Marletta, A. Pezzino I materiali lapidei dell apparato di facciata della Chiesa di S. Nicolò L Arena di Catania: caratterizzazione e considerazioni sulla provenienza M. Milazzo, N. Ludwig, V. Redaelli, E. Rosina Comparazione di metodi termovisivi per l identificazione di aree umide su materiali dell edilizia storica F. Miniaci, G.A. Porco, D. Romano Tecniche di monitoraggio per il controllo degli stati di dissesto sugli edifici storici M. Rosso Schematizzazione grafica ad uso informatico di un edificio monumentale ai fini della conservazione P. Santi, A. Renzulli, G. Serri, M. Luni Verso la realizzazione di una banca-dati delle pietre utilizzate per pavimentare la via Flaminia: studio petro-archeometrico del basolato di Ocriculum (Terni) N. Santopuoli, S. Santoro Il rilievo nell archeologia del costruito: esperienze a Pompei P. Todaro Il rischio sismico nel centro storico di Palermo: rigidità sismica e modelli geologici semplificati per terreni di sedime di fondazioni datate U. Tonietti Una geniale soluzione strutturale per la parete autoportante di Benedetto da Maiano in Palazzo Vecchio a Firenze M. Triscari, G. Barone, G. Mafodda, P. Pino, G. Sabatino Litologie ornamentali messinesi: il calcare a polipai dalle cave di Tre Monti L. Lazzarini, I.M. Villa, D. Visonà Caratterizzazione e identificazione di alabastri usati in antico Edipuglia srl, via Dalmazia 22/b Bari-S. Spirito tel (fax) - http: // - edipugli@tin.it

3 Indagine archeometrica su fornelli, intonaci e ceramiche dell età del Bronzo da Monopoli - Piazza Palmieri (Bari) Pasquale ACQUAFREDDA 1 - Angela CINQUEPALMI 2 - Rocco LAVIANO 1 - Italo M. MUNTONI 3 1 Dipartimento Geomineralogico, Università degli Studi di Bari, Via E. Orabona, Bari 2 Soprintendenza Archeologica della Puglia, Museo Archeologico Nazionale di Egnazia, Savelletri di Fasano (BR) 3 Museo delle Origini, Università degli Studi di Roma La Sapienza, P.le Aldo Moro, 5, Roma Abstract Archaeological excavations during the last 25 years in Piazza Palmieri (Bari) revealed a complex stratigraphical sequence (5 m thick) with Medieval, Classic and Bronze Age levels. In this research firing clay slabs, wall daub and ceramics, dated to Middle Bronze Age (XV-XIV century b.c.), were studied by archaeometric technique. OM, XRF, XRD and SEM-EDS data suggests the use of local non-calcareous clay (terra rossa) for different archaeological products (firing slabs, wall daub and ceramics). Terra rossa, commonly widespread in Apulia, is silty-clayey continental sedimentary deposit, very poor in carbonate, formed mainly by clay minerals (illite and kaolinite) and Fe-oxides/hydroxides. Petrographic examination reveals that the dominant clastic constituents are quartz, feldspars, pyroxene, andradite garnet, micas and chamotte. Firing technology, detected by mineralogical and chemical data, shows that wall daub samples were fired at a temperature not exceeding C during the wattle and daub building burning. Ceramics were fired at a temperature not exceeding C, while firing clay slabs were exposed at a temperature up to C during the use. Introduzione Ricerche effettuate a più riprese negli anni Ot - tanta e Novanta del secolo scorso dalla Soprin - tendenza per i Beni Archeologici della Puglia (Car rieri 1998, Cinquepalmi 1995, Cinquepalmi 1998, Muntoni 1998) hanno permesso di accertare che il centro storico di Monopoli fu, in antico, oggetto di una lunga e intensa frequentazione. In particolare, è stato possibile identificare l abitato protostorico: esso doveva estendersi, presumibilmente, per un area di circa 10 ettari, in corrispondenza dell odierno centro storico. La felice posizione geografica, su una larga punta protesa verso il mare, con due comodi punti di approdo a Est e Ovest, nonché la possibilità di un proficuo sfruttamento agricolo dell entroterra ne favorirono sicuramente la lunga durata insediativa dal Proto - appenninico B. Un apporto decisivo per la comprensione della fisionomia dell insediamento protostorico è stato dato dalle indagini svolte in Piazza Palmieri nel Lo scavo, effettuato in occasione di lavori di ripavimentazione della piazza, seppur di esigue dimensioni (metri 2 x 4), consentì di mettere in luce una notevole stratigrafia di 5 m di spessore, che rivelò, sotto strutture medievali (sec. IX e XIV sec.) e classiche (VII e III sec. a.c.), l insediamento dell età del Bronzo. È stata, in particolare, accertata la presenza di tre livelli, riferibili ad altrettante fasi di occupazione, compresi tra la fine del Protoappenninico B e la tarda età del Bronzo (XVI- XI sec. a.c.) (Cinquepalmi 1995, Cinquepalmi 1998, Muntoni 1998). Tra le diverse strutture d abitato messe in luce, particolarmente significativo è stato il rinvenimento di tre fornelli circolari, presumibilmente adibiti alla cottura del cibo, costituiti da un piano in argilla delimitato da un cordolo dello stesso materiale e, in alcuni casi, collocato su sottofondazioni di frammenti ceramici o di materiali diversi sovrapposti (tufina, argilla...). Abbondantemente attestati anche gli intonaci di capanna, che conservano le impronte degli elementi lignei che costituivano la struttura portante delle pareti delle capanne e, naturalmente, i manufatti ceramici d impasto pertinenti a vasi di dimensioni e destinazioni diverse. Ai fini di caratterizzare le materie prime utiliz- 21

4 INDAGINE ARCHEOMETRICA SU FORNELLI, INTONACI E CERAMICHE DELL ETA DEL BRONZO DA MONOPOLI - PIAZZA PALMIERI (BARI) Tabella 1 Prospetto dei campioni analizzati Campione Dati di scavo Misure (cm) Descrizione M22a G1c/G2b, t. 37 Fornello. Terra rossa di base M22b G1c/G2b, t. 37 Fornello. Strato biancastro M22c G1c/G2b, t. 37 Fornello. Strato giallastro argilloso M22d G1c/G2b, t. 37 Fornello. Strato compatto superiore M23 I1d, t. 19 Fornello. Grumi argillosi dal piano M24a G2b, t. 22 Fornello. Grumi argillosi dal cordolo. M24b G2b, t. 22 Fornello. Fr. di argilla nerastra sottostante M25 G2b/H2a, t. 22base larg. 6,2; lung. 5,5 Intonaco. Blocco sagomato con impronta M26 G2b/H2a/G1c/H1d, t. 22 larg. 6,5; lung. 5,1 Intonaco. Blocco con impronte di diverso diametro M27 G2b/H2a/G1c/H1d, t. 21 larg. 6,1; lung. 5,5 Intonaco. Blocco con impronte di diverso diametro M28 G2b, t. 25 larg. 7,8; lung. 7,2 Intonaco. Blocco con superficie piatta M29a H1d, t larg. 9,5; lung. 6,1; sp. 1,1 Ceramica. Parete rossastra M29b H1d, t larg. 4,4; lung. 6,1; sp. 1 Ceramica. Parete nerastra M29c H1d, t larg. 7,8; lung. 5,9; sp. 1 Ceramica. Parete alterata dal fuoco. M30a G2b, t. 25 larg. 7,9; lung. 7,8; sp. 1,5 Ceramica. Parete rossastra. M30b G2b, t. 25 larg. 7; lung. 3,5; sp. 0,9 Ceramica. Parete nerastra. M30c G2b, t. 25 larg. 6,2; lung. 6,7; sp. 1,7 Ceramica. Parete alterata dal fuoco zate, le tecniche di realizzazione di tali manufatti e delle strutture di abitato e le trasformazioni di fase determinate dal loro utilizzo (fornelli) o dalla loro distruzione (capanne), sono stati analizzati 7 campioni di fornelli e 4 campioni di intonaci di capanna. Parallelamente è stato avviato un programma di caratterizzazione dei manufatti ceramici. Tutti i reperti analizzati provengono dai livelli databili al XV-XIV sec. a.c. (Tab. 1). Metodiche analitiche Le analisi chimiche sono state eseguite con uno spettrometro automatico Philips PW Gli elementi maggiori sono stati dosati utilizzando un tubo r. X con anodo di Cr alimentato a 70 kv, 30 ma; gli elementi in traccia sono stati dosati utilizzando un tubo r. X ad anodo di Rh (per Rb, Sr, Y, Zr e Nb) e uno ad anodo di W (per Ce, La, Ba, Ni, Cr, V), alimentati a 80 kv, 35 ma. Le intensità r. X sono state convertite in concentrazioni mediante correzione matematica degli effetti di matrice, secondo quanto suggerito da Franzini et alii (1972, 1975) e da Leoni - Saitta (1976). L acqua è stata dosata come perdita alla calcinazione (L.O.I.) in muffola a 1000 C; per tale parametro, pertanto, bisogna tenere conto del contributo di CO 2 dovuto alla dissociazione degli eventuali carbonati presenti nel campione (Tab. 2). I campioni, dopo essere stati osservati al microscopio ottico, sono stati studiati mediante microscopia elettronica a scansione. La strumentazione utilizzata è un SEM modello S360 della Cambridge Instruments corredato di microanalisi con rivelatore al Ge della Oxford-Link. Le condizioni di lavoro sono state: 15 kv la tensione di accelerazione degli elettroni e 500 pa la corrente di fascio. Le intensità r. X sono state convertite in concentrazioni quantitative degli ossidi mediante un pacchetto software ZAF4/FLS della Oxford-Link Analytical (U.K.). Le formule dei minerali sono state calcolate dalla percentuale degli ossidi utilizzando il programma MINTAB (Rock, 1990) (Tabb. 3 e 4). Le analisi mediate diffrazione di r. X su polveri sono state eseguite con un diffrattometro Philips PW Le riprese sono state effettuate utilizzando una radiazione CuKa filtrata con Ni. Le riprese diffrattometriche sono state eseguite sul campione tal quale e sullo stesso campione calcinato a 1000 C (Tab. 5). Descrizione dei campioni Sono stati studiati complessivamente 17 campioni di diversa tipologia (fornelli, intonaci e ceramiche). I campioni M22 (a, b, c, d), M23, M24 (a, b) provengono dai fornelli (Cinquepalmi 1995, Cinquepalmi 1998). I primi quattro (M22a - 22b 22c 22d) appartengono al fornello (fig. 1a, 1b, 1c) rinvenuto nel livello inferiore (inv. EG40527), il più antico dei tre livelli riferibili all età del Bronzo. Si tratta di un grande fornello circolare, 22

5 Tabella 2 Analisi in FRX tipol. f f f f f f f i i i i camp. 22a 22b 22c 22d 23 24a 24b 25 26/nox 26/ox 27/nox wt% SiO TiO Al Fe2O MnO MgO CaO Na2O K2O P2O L.O.I p.p.m. Ba Rb Sr Y Zr Nb V Cr Ni La Ce tipol. i i c c c c c c c c c camp. 27/ox 28 29a/ox 29a/nox 29b 29c/ox 29c/nox 30a/nox 30a/ox 30b 30c/fox wt.% SiO TiO Al Fe2O MnO MgO CaO Na2O K2O P2O L.O.I p.p.m. Ba Rb Sr Y Zr Nb V Cr Ni La Ce La tipologia indica : f = fornello, i = intonaco, c = ceramica con fondo concavo costituito da una piastra fittile riadattata, rifinito lungo il bordo da un cordolo di argilla e poggiato su uno spesso strato di argilla e tufina sovrapposte. Scopo della sottofondazione era, evidentemente, quello di trattenere il calore, rallentandone la dispersione. I campioni sono stati prelevati dalla terra rossa di base (M22a), dallo strato di tufina intermedio (M22b), dallo strato giallastro argilloso (M22c) immediatamente sottostante il piano e da quello compatto e nerastro della piastra di cottura (M22d). Da un secondo fornello (inv. EG40528), rinvenuto nella parte superiore del livello medio, è stato prelevato il campione M23. Il fornello, di 23

6 INDAGINE ARCHEOMETRICA SU FORNELLI, INTONACI E CERAMICHE DELL ETA DEL BRONZO DA MONOPOLI - PIAZZA PALMIERI (BARI) 1. - Frammenti di un fornello (campioni M22): a) strato giallastro argilloso immediatamente sottostante il piano di cottura; b) calcarenite ( tufina ) di sottofondazione; c) terra rossa di base. d) Frammento di intonaco di capanna (campione M26) con impronte di diverso diametro dell incannucciato. Frammenti di ceramica (campioni M29): e) parete rossastra; f) parete nerastra; g) parete grigio nerastra alterata dal fuoco. La barretta indica una lunghezza di 3 cm. forma circolare, è costituito da un sottile strato di argilla, circondato da un cordolo dello stesso materiale e sovrapposto ad un compatto strato di frammenti ceramici che, come nel fornello precedente, ma in questo caso con una diversa tecnica costruttiva, assolve un analoga funzione isolante. Il campione M23, costituito da piccoli frammenti mediamente compatti e di colore dal marronescuro al nerastro, è stato prelevato dallo strato argilloso del piano di cottura. Il terzo fornello (inv. EG40526) proviene, come il secondo, dal livello medio, ma da un taglio inferiore. Anch esso di forma circolare, con un diametro di circa 50 cm, è costituito da una piastra di argilla grigia spessa 3 cm, rifinita da un cordolo di argilla largo 5 cm con superficie convessa. Da questo fornello sono stati prelevati due campioni: M24a, costituito da piccoli frammenti poco coerenti, di colore variabile dal marrone scuro al nerastro, prelevati dal cordolo e M24b costituito da un frammento mediamente compatto, di colore prevalentemente nerastro, dallo strato argilloso immediatamente sottostante il piano. I campioni M25, M26 (fig. 1d), M27, M28 sono costituiti da frammenti di intonaci, tutti provenienti, come le ceramiche, dal livello medio dell abitato dell età del Bronzo. I blocchi presentano impronte di diverse dimensioni degli elementi portanti (canne, paletti,...) delle pareti (ad eccezione di M28), nonché impronte di resti vegetali carbonizzati originariamente presenti nell impasto. Ai fini di ottenere maggiori informazioni sulla composizione chimico - mineralogica, nei campioni M26 e M27 sono state analizzate separatamente le parti bruno-nerastre (M26/nox, M27/nox) e quelle marrone - rossastre (M26/ox, M27/ox). I campioni M29 (a, b, c) (fig. 1e, 1f, 1g) e M30 (a, b, c) sono costituiti da pareti di vasi. I frammenti M29c e M30c presentano tracce di evidenti alterazioni (fessurazioni della superficie, variazioni di colore) derivanti da sovraesposizione a calore. Tutti i campioni presentano un cuore di colore nerastro. Ai fini di ottenere maggiori informazioni sulla composizione chimico-mineralogica, nei campioni M29a e M29c sono state analizzate separatamente la parte rossa (M29a/ox, M29c/ox) e il cuore nero (M29a/nox, M29c/nox), nel campione M30a le parti 24

7 PASQUALE ACQUAFREDDA - ANGELA CINQUEPALMI - ROCCO LAVIANO - ITALO M. MUNTONI Tabella 3 Microanalisi di pirosseni (formula in base a 6 ossigeni) Il primo numero indica il numero progressivo di microanalisi, il secondo il numero del campione (cfr. Tab. 1). La tipologia indica: f = fornello, i = intonaco, c = ceramica beige (M30a/fox), nera (M30a/nox) e rossa (M30a/ox), nel campione M30c le parti grigia (M30c/fox) e rossa (M30c/ox). Risultati delle indagini di lanboratorio L osservazione delle sezioni sottili al microscopio ottico ha permesso di evidenziare le analogie e le differenze presenti a livello composizionale e tessiturale tra i campioni esaminati. La matrice si presenta meno abbondante e notevolmente più fratturata nei campioni di intonaci e fornelli, più abbondante e compatta nei campioni ceramici, in cui la porosità è legata alla presenza di vacuoli piano paralleli alla superficie, riconducibili alla lavorazione del manufatto ed accentuati dalla dilatazione avvenuta durante la cottura. Lo scheletro, abbondante, appare più grossolano negli intonaci e nei fornelli, più fine nelle ceramiche. Esso è costituito principalmente da quarzo, pirosseno, feldspato e granato melanitico (fig. 2): queste fasi sono quelle che normalmente costituiscono, come prodotti di rimaneggiamento dei minerali presenti nelle falde appenniniche o nei prodotti vulcanici del Monte Vulture, la frazione psammitica di terra rossa o la frazione silicoclastica di calcareniti pugliesi quaternarie (Di Pierro 1969). Frequente è la chamotte, talvolta anche zonata (fig. 2a), rinvenuta in tutti i tre gruppi di manufatti analizzati, con dimensioni fino a 4-5 mm per intonaci e fornelli e di dimensioni mediamente più minute, fino a 0,7 mm, per le ceramiche. La composizione chimica dei diversi manufatti è sufficientemente eterogenea: i fornelli sono quelli con minore quantità di SiO 2 e maggiore quantità di CaO mentre le ceramiche hanno i più elevati tenori in silice (fig. 3a). Le analisi chimiche, 25

8 INDAGINE ARCHEOMETRICA SU FORNELLI, INTONACI E CERAMICHE DELL ETA DEL BRONZO DA MONOPOLI - PIAZZA PALMIERI (BARI) 2. - Foto al microscopio ottico: a) particolare di una chamotte zonata di un fornello (immagine al solo polarizzatore); b) particolare degli smagranti presenti negli intonaci (immagine a Nicol incrociati) quali pirosseno (Px) e quarzo arrotondato (Qtz); c) particolare degli smagranti presenti nelle ceramiche (immagine a Nicol incrociati) quali plagioclasio (Pl), granato melanitico (Grt) e quarzo a spigoli vivi. La barretta indica una lunghezza di 150 µm Diagrammi delle analisi per FRX: a) diagramma SiO 2 vs CaO; b) triangolo ceramico (da Heimann - Maggetti, 1981). riportate nel triangolo ceramico (fig. 3b), indicano che i campioni cadono tutti nella zona Ca-poor ad eccezione di un fornello (M23) che cade nella zona Ca-rich. Il campione quasi completamente costituito da carbonato di calcio (M22b), cioè la calcarenite dello strato di sottofondazione del primo fornello, non è stato riportato nel diagramma SiO 2 vs. CaO di fig. 3a e cade vicino al vertice CaO+MgO del triangolo ceramico (fig. 3b). Dei campioni M30a/fox e M30c/ox non è stato possibile eseguire l analisi chimica, vista l esiguità del campione, e quindi si è provveduto alla sola analisi diffrattometrica. Le fasi minerali individuate al microscopio ottico sono state analizzate al SEM: i pirosseni dei fornelli e degli intonaci sono classificabili come diopsidici (fig. 4a) quindi del tutto simili a quelli presenti nei prodotti vulcanici del Monte Vulture (Caggianelli 1990; Melluso 1996); i pirosseni delle 26

9 PASQUALE ACQUAFREDDA - ANGELA CINQUEPALMI - ROCCO LAVIANO - ITALO M. MUNTONI Tabella 4 Microanalisi di feldspati (Fp) (formula in base a 8 ossigeni) e granati (Grt) (formula in base a 12 ossigeni) Il primo numero indica il numero progressivo di microanalisi, il secondo il numero del campione (cfr. Tab. 1). La tipologia indica: f= fornello, i = intonaco, c = ceramica ceramiche hanno sia composizione diopsidica sia augitica (fig. 4a). Questi ultimi sono correlabili con quelli del detrito di provenienza dal cristallino presente nelle rocce sedimentarie delle falde appenniniche (Fornelli 1997). I feldspati (Tab. 4, fig. 4b) sono sia plagioclasi che sanidini: i primi potrebbero, come i pirosseni a composizione augitica, derivare dal detrito delle falde appenniniche in cui sono stati segnalati feldspati a composizione simile (Fornelli 1997), i secondi potrebbero derivare dall alterazione dei prodotti vulcanici del Monte Vulture le cui rocce hanno feldspati a composizione analoga (Hieke Merlin 1964, 1967; Melluso 1996). I granati (Tab. 4, fig. 4c), tutti classificabili come andraditi titanifere, sono quelli tipici associati alle rocce alcaline come quelle del Monte Vulture (Melluso 1996). L analisi DRX (Tab. 5) ha messo in luce, in tutti i campioni, una netta prevalenza delle quantità di quarzo e feldspati rispetto alle altre fasi. Per quanto riguarda i fornelli va evidenziata la quasi totale assenza di riflessi riferibili alla smectite, ad eccezione dei campioni M22a e M22c, e la presenza della calcite nei campioni M22b, M23 e M24b e di ematite, se pure in scarse quantità, nei campioni M22a, M22b, M22d. In seguito alla calcinazione a 1000 C, si riscontra l aumento, o la comparsa, dell ematite, la formazione di gehlenite nei campioni M22c, M24a e M24b e quella dei pirosseni nei campioni M23 e M24b mentre scom- 27

10 INDAGINE ARCHEOMETRICA SU FORNELLI, INTONACI E CERAMICHE DELL ETA DEL BRONZO DA MONOPOLI - PIAZZA PALMIERI (BARI) a b Tabella 5 Composizione ) mineralogica semi-quantitativa dei campioni di fornelli (f), intonaci (i) e ceramiche (c) Campioni Tipo Sm Ill/Ms Qtz Feld Cal Px Gh Hem M 22a f X XX XXXXX XX tr / / X M 22b f / / XX X XXXXX / / X M 22c f XX XX XXXXX XX tr tr / / M 22d f / X XXXX XXX / tr X tr M 23 f / XX XXXXX XX XXX / / tr M 24a f / XX XXXXX XX / XX / tr M 24b f tr XX XXXXX XX XX / / / M 25 i / XX XXXXX X tr tr / / M 26/nox i X XX XXXXX XX XXXX / / / M 26/ox i tr X XXXX XXXX XXX / / / M 27/nox i X XX XXXXX XX X X / / M 27/ox i X XX XXXXX XX X tr / X M 28 i X XX XXXXX XXX X X / tr M 29a/ox c / XX XXXXX XXX / tr / tr M 29a/nox c / XX XXXXX XX / X / X M 29b c / XX XXXXX XX / X / / M 29c/ox c X XX XXXXX XX / tr / X M 29c/nox c X X XXXXX XXX / X / / M 30a/fox c / XX XXXXX XX / tr / / M 30a/nox c X X XXXXX XX X / / tr M 30a/ox c tr X XXXXX X tr / / X M 30b c / XX XXXXX XXX / / / / M 30c/fox c / / XXXXX XX / / / / M 30c/ox c / tr XXXXX XX / X / XX ) Campioni Tipo Sm Ill/Ms Qtz Feld Cal Px Gh Hem M 22a f / / XXXXX XXX / tr / XXX M 22b f / / tr tr / / / tr M 22c f / / XXXX XXXXX / / X XX M 22d f / / XXX XXXX / / / / M 23 f / / XXXXX XXX / XX tr XX M 24a f / / XXXXX XXXX / X X XX M 24b f / / XXXXX XXX / XX XX XX M 25 i / / XXXXX XX / X X XX M 26/nox i / / XXXXX XXX / X X XX M 26/ox i / / XXXXX XXX / XX X X M 27/nox i / / XXXXX XXX / X tr XX M 27/ox i / / XXXXX XXX / tr tr XX M 28 i / / XXXXX XXX / X tr XXX M 29a/ox c / / XXXXX XXX / tr / XX M 29a/nox c / / XXXXX XXX / tr / XXX M 29b c / / XXXXX XX / / / XX M 29c/ox c / / XXXXX XXX / / / XXX M 29c/nox c / / XXXXX XX / / / XXX M 30a/fox c / / XXXXX XX / tr / XX M 30a/nox c / / XXXXX XX / X X XXX M 30a/ox c / / XXXXX XX / tr tr XXX M 30b c / / XXXXX XXX / / / XX M 30c/fox c / / XXXXX XX / / / XXX M 30c/ox c / / XXXXX XX / tr / XXX Sm = smectite, Ill = illite, Ms = muscovite, Qtz = quarzo, Feld = feldspati, Cal = calcite, Px = pirosseni, Gh = gehlenite, Hem = ematite. XXXXX = prevalente, XXXX = abbondante, XXX = buono, XX = discreto, X = scarso, tr = tracce, / = non presente. a) stato naturale, b) dopo calcinazione a 1000 C. paiono del tutto i riflessi riferibili ai minerali argillosi e alla calcite. La composizione chimico-mineralogica di partenza ha condizionato la neoformazione di fasi di alta temperatura: in particolare la scarsa presenza di calcite non ha permesso la formazione di gehlenite mentre l abbondanza di Fe 2 O 3 giustifica le apprezzabili quantità di ematite. Negli intonaci sono rilevabili scarse quantità di smectite in quasi tutti i campioni; la calcite è sempre presente, pur oscillando da valori buoni a molto scarsi; assente la gehlenite, mentre l e- 28

11 PASQUALE ACQUAFREDDA - ANGELA CINQUEPALMI - ROCCO LAVIANO - ITALO M. MUNTONI 4. - Diagrammi classificativi: a) dei pirosseni secondo Mori - moto et alii (1989), b) dei feldspati e c) dei granati. matite è stata riscontrata, in piccolissime quantità, solo nei campioni M27/ox e M28. Le differenze cromatiche osservate nei campioni M26, 27, 29 e 30 non hanno corrispondenza con i dati mineralogici e chimici, se si esclude la piccola quantità di ematite, come già detto, presente nel campione M27/ox. Molto scarsi sono, invece, i pirosseni. In seguito alla calcinazione a 1000 C, si sono verificate la comparsa di ematite e, in piccole quantità, di gehlenite e pirosseni e la scomparsa dei riflessi riferibili ai minerali argillosi. Per quanto riguarda le ceramiche, esse presentano valori sostanzialmente omogenei: la smectite e la calcite sono quasi sempre assenti, molto scarsi i pirosseni e l ematite che si riscontra soprattutto, ma non esclusivamente, nelle frazioni rossastre (M29c/ox, M30a/ox e M30c/ox) dei campioni esaminati. In seguito alla calcinazione a 1000 C, si è assistito, in tutti i campioni, alla comparsa di ematite o, laddove era già stata riscontrata, all aumento delle sue quantità. Conclusioni I dati analitici fin qui presentati hanno consentito di formulare alcune ipotesi sulle materie prime utilizzate e sulle tecnologie di lavorazione. La sostanziale omogeneità tra i campioni indica che essi furono realizzati utilizzando le medesime materie prime. La composizione chimica dei vari manufatti, in particolare la quantità spesso molto scarsa di CaO e gli alti tenori di Fe 2 O 3, confrontata con le analisi chimiche di peliti pugliesi (Laviano 2004), suggerisce quale materia prima, l utilizzo di depositi continentali quale la terra rossa che, frequentemente, si ritrova all interno di sacche carsiche o in avvallamenti del territorio attorno a Monopoli e in tutta la Puglia. Le differenze tra i manufatti sono emerse quando è stata approfondita l analisi dei minerali costituenti lo scheletro. L analisi delle fasi minerali, al microscopio ottico e al SEM, ha messo in evidenza che i costituenti principali dello scheletro sono quarzo, pirosseno, feldspato e granato. Essi sono risultati essere meno selezionati e più grossolani negli intonaci e nei fornelli mentre, nelle ceramiche, si è potuta verificare, in primo luogo, un accurata selezione granulometrica. Poiché, inoltre, nelle ceramiche sono stati individuati, oltre a maggiori quantità di quarzo, una più elevata quantità di pirosseni e soprattutto due differenti tipi di pirosseno (diopsidi e augiti), questo potrebbe significare, in secondo luogo, che per le ceramiche era stato utilizzato un differente e localizzato deposito da dove prelevare le materie prime. Un tratto tecnologico riscontrato in tutti i tre tipi di prodotti è invece costituito dalla presenza della chamotte, sia pur con una differente granulometria, più fine nelle ceramiche rispetto ai blocchi di intonaco e ai fornelli. L analisi diffrattometrica ha, infine, permesso di stimare le temperature raggiunte dai diversi reperti. Per quanto riguarda gli intonaci, la presenza dei minerali argillosi e della calcite fa ritenere che essi siano stati sottoposti ad una temperatura di cottura non superiore ai 500 C, probabilmente sviluppatasi durante l incendio della capanna. La pressoché totale assenza di minerali argillosi, unitamente alla presenza di quantità molto scarse di ematite, che si forma in abbondanza dopo la calcinazione a 1000 C, indica che le ceramiche sono state cotte a temperature comprese tra i 700 C e gli 800 C. Anche i due campioni che si presentano macroscopicamente con superfici fortemente decoese (M29c e M30c) non hanno evidenziato elementi mineralogici o tessiturali che li differenziassero dagli altri, probabilmente perché 29

12 INDAGINE ARCHEOMETRICA SU FORNELLI, INTONACI E CERAMICHE DELL ETA DEL BRONZO DA MONOPOLI - PIAZZA PALMIERI (BARI) i tempi di esposizione a temperature anche molto alte non sono stati sufficientemente lunghi. Il fornello (M22a, b, c, d) proveniente dal livello inferiore dello scavo di Piazza Palmieri sembra aver raggiunto temperature intorno ai 1000 C nella piastra di cottura (M22d) che, verosimilmente, doveva essere sottoposta ad un contatto diretto con il fuoco. La temperatura diminuisce notevolmente passando agli strati inferiori che non dovevano aver superato i 400 C. Analogamente anche per il terzo fornello, rinvenuto nella parte inferiore del livello medio, la superficie d uso (M24a) è stata sottoposta a temperature molto alte, intorno ai 1000 C, mentre lo strato argilloso immediatamente sottostante (M24b) non sembra aver superato gli 800 C. Il piano del fornello (M23) proveniente dalla parte superiore del livello medio sembra non aver superato i 700 C: una temperatura piuttosto bassa che potrebbe essere giustificata dall impressione di non-uso del fornello formulata già al momento dello scavo. Il fornello, a differenza degli altri due, si presentava di colore marrone chiaro, non annerito dal contatto col fuoco; inoltre, non vi era alcuna traccia di cenere o frustoli di carbone nelle vicinanze. Bibliografia Caggianelli 1990: A. Caggianelli, M. De Fino, L. La Volpe, G. Piccarreta - Mineral chemistry of Monte Vulture Volcanics: petrological implications, in Miner. Petrol., 41, 1990, p Carrieri 1998: M. Carrieri - Monopoli centro storico. Via Papacenere, in Documenti dell Età del Bronzo. Ricerche lungo il versante adriatico pugliese, Fasano, Schena Editore, 1998, p Cinquepalmi 1995: A. Cinquepalmi - L insediamento protostorico di Monopoli: ricerche in piazza Palmieri e in via Papacenere, in Taras, XV (2), 1995, p Cinquepalmi 1998: A. Cinquepalmi - Monopoli centro storico. Le ricerche in piazza Palmieri: i livelli inferiore e medio, in Documenti dell Età del Bronzo. Ricerche lungo il versante adriatico pugliese, Fasano, Schena Editore, 1998, p , Di Pierro 1969: M. Di Pierro - Ricerche sulle calcareniti pleistoceniche pugliesi e lucane: III. Studio mineralogico dei granati, p. 72 (Tesi di Laurea in Scienze Geologiche, Bari, 1969). Fornelli 1997: A. Fornelli, G. Piccarreta - Mineral and chemical provenance indicators in some early Miocene sandstones of the Southern Apennines (Italy), in Europ. Jour. Mineral., 9, 1997, p Franzini 1972: M. Franzini, L. Leoni, M. Saitta - A simple method to evaluate the matrix in X-ray fluorescence analysis, in X-ray Spectrometry, 1, 1972, p Franzini 1975: M. Franzini, L. Leoni, M. Saitta - Revisione di una metodologia analitica per fluorescenza X, basata sulla correzione completa degli effetti di matrice, in Rend. Soc. It. Min. Petrol., 31, 1975, p Heimann 1981: R.B. Heimann, M. Maggetti Experiments on simulated burial of calcareous terra sigillata (mineralogical change). Preliminary results, in Studies in ancient ceramics, London, 1981, p (British Museum, occasional paper, 19). Hieke Merlin 1964: O. Hieke Merlin - Le vulcaniti del settore nord-orientale del Monte Vulture (Lucania), in Memorie dell Istituto di Geologia e Mineralogia dell Università di Padova, XXIV, 1964, p Hieke Merlin 1967: O. Hieke Merlin - I prodotti vulcanici del Monte Vulture (Lucania), in Memorie dell Istituto di Geologia e Mineralogia dell Università di Padova, XXVI, 1967, p Laviano 2004: R. Laviano, I. M. Muntoni Le argille e l archeometria delle ceramiche. Scelte tecnologiche delle comunità neolitiche in Puglia ricostruite con moderne tecniche analitiche, in Il fare e il suo senso. Dai cacciatori paleo-mesolitici agli agricoltori neolitici, Congedo Editore, Lecce, p Leoni 1976: L. Leoni, M. Saitta - Determination of yttrium and niobium on standard silicate rocks by X-ray fluorescence analyses, in X-ray Spectrometry, 5, p Melluso 1996: L. Melluso, V. Morra, P. Di Girolamo - The Mt. Vulture volcanic complex (Italy): evidence for distinct parental magmas and for residual melts with melilite, in Mineralogy and Petrology, 56, p Morimoto 1989: N. Morimoto, J. Fabries, A. K. Ferguson, I.V. Ginzburg, M. Ross, F.A. Seifert, J. Zussman, K. Aoki, G. Gottardi - Nomenclature of pyroxenes, in Canad. Mineral., 27, p Muntoni 1998: I.M. Muntoni - Monopoli centro storico. Saggio C. Il livello superiore, in Documenti dell Età del Bronzo. Ricerche lungo 30

13 PASQUALE ACQUAFREDDA - ANGELA CINQUEPALMI - ROCCO LAVIANO - ITALO M. MUNTONI il versante adriatico pugliese, Fasano, Schena Editore, 1998, p , Rock 1990: N.M.S. Rock, G.W. Carrol - MINTAB: a general purpose mineral recalculation and tabulation program for Mac computers, in Amer. Mineral., 75, 1990, p

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