La produzione ceramica nel neolitico antico del Tavoliere (Fg): verso un modello di interazione tra le diverse comunità di villaggio*

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1 La produzione ceramica nel neolitico antico del Tavoliere (Fg): verso un modello di interazione tra le diverse comunità di villaggio* di Italo M. Muntoni 1, Rocco Laviano 2 Pottery making in Early Neolithic communities of Southern Italy: toward an interaction model In the present work the main pottery making differences on the Tavoliere plain (Southern Italy) during Early Neolithic were analysed. Do technical devices (raw material supply, grain size variability, firing techniques,...) corresponded to different styles as they are evidenced by finishing treatments and surface decorations? Through comparative analyses of a large number of pottery samples from several Neolithic villages, the study aims to distinguish between spatial and temporal differences in a long-period pottery tradition. And then is it possible to reconstruct social boundaries through pottery production variability in a large culturally homogeneous region? Archaeometric data of 54 pottery samples from eight neighbouring villages located in a micro-area of the Tavoliere plain are presented. PXRD analyses show the presence of predominant quartz and calcite, accompanied by smaller quantities of feldspars. Among clay minerals, smectite is less abundant than illite and muscovite. In refired samples at 1,000 C the presence of a high quantity of pyroxenes and gehlenite neoformations was observed. XRF analyses of major and trace elements have shown SiO 2, Al 2 O 3, CaO, Fe 2 O 3, as the main oxides, with some variations as regards CaO percentage. As far as the ecological and technological aspects are concerned, ceramic production seems quite homogeneous in these villages, though some degree of variation in grain size composition is also present. Firing technology, detected by mineralogical and chemical data, shows that all samples were fired at temperatures that could have reached C. Such preliminary results confirm behavioural and technical similarities in Early Neolithic pottery technology, even if some finer differences in pottery making between sites and/or archaeological classes were evidenced related to local pottery traditions. Key-words: Early Neolithic, Tavoliere, pottery technology, ceramic styles, raw material variability, mineralogical and XRF analyses. 1. Introduzione* Il Tavoliere di Puglia, che costituisce uno dei più estesi bacini alluvionali dell Italia meridionale, si caratterizza, soprattutto nel Neolitico antico e medio (fine VII-VI millennio a.c. in cronologia calibrata) per la rilevante densità degli insediamenti, in parte sicuramente contemporanei, e la sistematicità dell occupazione, in un contesto ambientale omogeneo, dal punto di vista geologico, del clima, della viabilità naturale e delle potenzialità di tipo economico (agricoltura e allevamento). Le ceramiche si presentano piuttosto simili da un punto di vista tecnologico, ma con una forte caratterizzazione nel senso dello stile, evidente soprattutto a livello di sintassi decorative, sin dalle fasi iniziali del Neolitico (Tinè 1983; Cassa- no, Manfredini 1983). La ricchezza delle classi archeologiche (impressa, camoscio e nerolucida, Masseria La Quercia, dipinta a fasce brune, figulina a fasce rosse e tricromica), alcune delle quali peculiari dell area, e le evidenti trasformazioni nelle tecniche e nello stile, ne hanno consentito un utilizzo prevalentemente cronologico quale strumento di datazioni relative. Si è però ben presto posta l esigenza di verificare se tale classificazione essenzialmente di stile, gusto e tecniche decorative, fosse convalidata anche da dati di tipo tecnologico e funzionale e quali risvolti eventuali discrepanze potessero avere. Nel 1990 è stato così elaborato un ampio programma di ricerca, del quale sono stati sviluppati diversi livelli di analisi (Muntoni 1999a), dall archeologia sperimentale * Il lavoro è frutto della costante collaborazione fra i due autori nelle fasi di raccolta ed elaborazione dati ed il loro contributo è da considerarsi equivalente. Ai fini della stesura del testo i paragrafi 1 e 2 sono di I.M. Muntoni e i paragrafi 3 e 4 di R. Laviano; il paragrafo 5 è frutto della discussione di entrambi. Si ringrazia sentitamente S.M. Cassano, cui si deve l elaborazione nel 1990 del progetto sulla produzione ceramica nel Neolitico del Tavoliere, per il determinante contributo nella fase di impostazione della ricerca e di discussione dei risultati. La schedatura dei campioni analizzati è stata effettuata da N. Marconi. 1 Museo delle Origini, Università degli Studi La Sapienza, P.le Aldo Moro 5, Roma; e: imuntoni@katamail.com. 2 Dipartimento Geomineralogico, Università degli Studi di Bari, Via E. Orabona 4, Bari; e: rocco.laviano@geomin.uniba.it. 61

2 Italo M. Muntoni, Rocco Laviano (Cassano et al. 1995a) e dalle analisi archeometriche (Cassano et al ; Cassano et al. 1995b), alla ricostruzione delle catene operazionali e allo studio delle tracce d uso (Muntoni 1999b). Nello studio dell indicatore ceramico, si è cercato di adottare l approccio sistemico (Matson 1965), quello appunto della ecologia della ceramica, nella considerazione di tutti i fattori ambientali e socio-economici sottesi alla produzione vascolare (clima, morfologia del territorio, modello insediativo ed economia, disponibilità delle materie prime argille, smagranti, coloranti ), e delle relazioni tra proprietà tecnologiche delle risorse, tecniche e modi di fabbricazione, scelte di uso e circolazione del prodotto finito. I primi risultati archeometrici relativi alle produzioni di ceramiche impresse e brunite del Neolitico antico (Cassano et alii 1995b) hanno evidenziato un quadro piuttosto omogeneo della produzione ceramica, con l uso di argille locali affioranti nelle immediate vicinanze dei due siti analizzati (Masseria Candelaro e Coppa Nevigata) e con comuni caratteri tecnologici nelle modalità di preparazione dell impasto (con significative differenze in relazione alle diverse classi in termini di abbondanza e granulometria dei clasti, di porosità e di rapporto fra matrice e scheletro), e nelle tecniche di cottura, con il raggiungimento di temperature massime intorno a C. Per quanto riguarda invece il Neolitico medio (Cassano et al ; Cassano et al. 1995b), per il solo villaggio di Masseria Candelaro è stato delineato un quadro più articolato della produzione ceramica, in primo luogo per l utilizzo di argille diverse, sia locali dai depositi alluvionali del Candelaro, sia non direttamente disponibili nell area dell insediamento, affioranti lungo la dorsale appenninica a non meno di 30 km di distanza. L utilizzazione di una materia prima non immediatamente disponibile nell area del sito implicava strategie di approvvigionamento mirate e programmate, forse non intraprese dal singolo vasaio, che potevano anche essere indipendenti dalla produzione stessa del vaso e in relazione con altri circuiti di scambio di materie prime (quali selce, ossidiana o altri litotipi). Altri elementi di differenziazione sono emersi sia nel grado di preparazione degli impasti, per la presenza di classi ceramiche con aggiunta intenzionale di uno smagrante minerale, sia nelle tecniche di cottura, per il raggiungimento, esclusivamente nei campioni di ceramica figulina, di temperature più alte, intorno a 900 C. L insieme di tali trasformazioni tecnologiche sembrava suggerire un cambiamento nei modi di produzione, a sua volta legati ad una serie di altri dati relativi alle comunità del Neolitico medio, riguardanti il mutare delle relazioni con l ambiente, l articolazione delle usanze funerarie e rituali e la diffusione stessa delle ceramiche figuline dipinte. 2. Obiettivi materiali Nel corso del progetto è però ben presto emersa la necessità di stabilire una rete di confronti nei comportamenti tecnologici tra un numero maggiore di villaggi, per i quali fossero al contempo riconoscibili una serie di analogie sia nell articolazione insediamentale, sia nell economia di sussistenza, sia nelle caratteristiche formali e decorative delle classi ceramiche. Le ben evidenti affinità nelle classi ceramiche, almeno come desumibili dai simili trattamenti di superficie, poneva infatti il problema di verificare in più comunità l esistenza (o meno) di elementi discriminanti a livello di materie prime utilizzate e di scelte tecnologiche nella manifattura e nella cottura dei vasi. Era necessario accertare se le variazioni più significative apparissero tra siti diversi, evidenziando un autonomia di base nella produzione, oppure tra classi distinte, attestando invece differenze funzionali e/o di stile. I nuovi obiettivi che ci si è posti (Cassano et al. 2004) possono essere riassunti nelle seguenti due domande: 1) I diversi insediamenti hanno utilizzato una stessa specifica materia prima oppure quelle immediatamente disponibili nell area di ciascun insediamento? Se fosse stata evidenziata l eventuale autonomia nella produzione della ceramica anche tra siti molto vicini, si sarebbe potuto dedurre che le diverse comunità, pur rispettando le comuni scelte di gusto, si mantenessero autonome nella fase di approvvigionamento dei materiali. Se al contrario fosse stata evidenziata in più siti la ricerca di una stessa specifica materia prima (o più di una), si doveva supporre una notevole interrelazione tra più siti anche a livello di strategie di approvvigionamento. 2) Le scelte tecnologiche, relative alle materie prime utilizzate e/o alle tecniche di manifattura, sono peculiari di ogni singola classe ceramica o di ogni villaggio? 62

3 La produzione ceramica nel neolitico antico del Tavoliere (Fg) Se ad ogni stile fosse corrisposta una precisa caratterizzazione tecnica a livello di materie prime, si doveva supporre uno (o pochi) luoghi di produzione e la conseguente circolazione del prodotto finito. Se invece ad ogni stile fosse corrisposta una caratterizzazione tecnica solo a livello di manifattura, allora si poteva dedurre una diffusa conoscenza e circolazione di idee e di modi di produzione tra siti diversi. Sono stati così selezionati n. 54 campioni ceramici (fig. 1) in due siti oggetto di saggi di scavo (Monte Aquilone e Masseria Valente), localizzati ai piedi del Promontorio del Gargano, e in sei individuati invece mediante prospezioni di superficie nell area del pianoro di Amendola (Manfredonia), localizzati rispettivamente nei bacini fluviali del Celone a N (Masseria Mischitelli e Capo di Lupo), del Canale Farano a S (Casello Amendola, Masseria Centonze e Podere 96), nonché nell area centrale del pianoro (Masseria Cascavilla). Da ogni complesso sono state campionate classi ceramiche caratteristiche del Neolitico antico, databili al VII-VI millennio a.c. (in cronologia calibrata), con un numero di frammenti variabile da due (nel caso di Casello Amendola) a quindici (Monte Aquilone), in relazione all entità delle ricerche e dei materiali recuperati nei siti. In tutti i villaggi sono state campionate esclusivamente, per il loro chiaro valore cronologico e tipologico, le classi A, a superfici levigate con decorazione impressa sia a cardium sia strumentale a vari motivi decorativi, e B, a superfici accuratamente levigate con decorazione dipinta in rosso a motivi geometrici del tipo Masseria La Quercia cui si associa in alcuni casi la decorazione a rocker. Nel solo caso del fossato B di Masseria Valente è stata analizzata anche la classe B* (MV6 11), differenziabile per la decorazione a doppia tecnica (a rocker e a fasce strette in bruno), sia la C a superfici brunite (MV4-5) spesso decorate con motivi incisi o graffiti (MV12-13) su pasta secca. 3. Metodi di indagine Tutti i campioni sono stati sottoposti ad analisi mineralogico-petrografiche tramite microscopia ottica (MO) su sezione sottile e diffrattometria di raggi X su polveri (PXRD) e ad analisi chimica per fluorescenza di raggi X (XRF). L analisi al microscopio a luce polarizzata trasmessa è stata effettuata su sezioni 1. - Localizzazione dei villaggi neolitici dell area del Pianoro di Amendola, in cui sono state effettuate analisi archeometriche su ceramiche: (1) Passo di Corvo (Mannoni 1983); (2) Masseria Capo di Lupo; (3) Masseria Mischitelli; (4) Masseria Cascavilla; (5) Podere 96; (6) Casello Amendola; (7) Masseria Centonze; (8) Masseria Candelaro (Cassano et alii 1995b); (9) Monte Aquilone; (10) Coppa Nevigata (Cassano et alii 1995b); (11) Masseria Valente. sottili, con l ausilio di un microscopio polarizzatore Carl Zeiss, ai fini di caratterizzare le ceramiche dal punto di vista tessiturale e composizionale. L analisi per PXRD è stata effettuata utilizzando un diffrattometro per polveri Philips PW 1710, con radiazione CuKα filtrata su Ni. Per i simboli delle fasi mineralogiche sono state seguite le indicazioni di Kretz (1983). La determinazione degli elementi chimici maggiori, minori e in traccia è stata effettuata per XRF mediante uno spettrometro Philips PW 1480/10, utilizzando un tubo r.x ad anticatodo di Cr per gli elementi maggiori e minori, ad anticatodo di Rh (per Rb, Sr, Y, Zr, e Nb) e ad anticatodo di W (per Ce, La, Ba, Ni, Cr e V) (Acquafredda et al. 1985). Le intensità di fluorescenza sono state elaborate seguendo le indicazioni di Franzini et al. (1972 e 1975) e di Leoni, Saitta (1976) per la correzione dell effetto di 63

4 Italo M. Muntoni, Rocco Laviano matrice. Due standard di riferimento (AGV-1 di USGS - USA e NIM-G di NIM - Sud Africa) sono stati utilizzati per verificare l accuratezza dei dati analitici. Per ogni campione è stata determinata la perdita in peso (LOI) per calcinazione a C per 12 ore. Sul campione così trattato è stata nuovamente effettuata l analisi per PXRD al fine di caratterizzare le eventuali ulteriori trasformazioni di fase verificatesi durante la cottura. 4. Risultati analitici L analisi per microscopia ottica (MO) su sezione sottile ha permesso di riconoscere in tutti i campioni, secondo un ordine quantitativo: calcite, sempre presente in clasti di cristalli euedrali, fossilifera e micritica di riempimento (quest ultima presente nei campioni P96/2, CA 1 e 2, MCZ2, MCS5, MM 1 e 3, CL2, MA 1, 6, 13 e 15); quarzo monocristallino, in plaghe ben sviluppate con bordi di alterazione, molto diffuso in tutte le sezioni; feldspati (presenti in oltre ca. l 85% delle sezioni), sia K-feldspati (microclino e sanidino) in cristalli isolati, sia plagioclasi (oligoclasico-andesinici), che si presentano isolati in grandi cristalli o raggruppati in piccoli insiemi intersertali; clinopirosseni, omogeneamente diffusi in quasi tutte le sezioni (85%), in cristalli che presentano uno scarso pleocroismo e colori di interferenza massimi del secondo ordine; muscovite (riconoscibile in ca. il 25% delle sezioni, ma non nei campioni da Masseria Valente, Capo di Lupo, Masseria Cascavilla, Masseria Centonze) in piccoli cristalli, a volte molto sottili. Quali componenti accessorie si aggiungono minerali quali ossidi e idrossidi di Fe, oltre a frammenti di selce (del tutto assente nei campioni da Masseria Centonze, Casello Amendola e Masseria Mischitelli), quarzareniti, vulcaniti a plagioclasi tipiche di un magmatismo alcalino e frammenti litici con quarzo e feldspati. Non è stato possibile differenziare i campioni per siti, per l omogeneità qualitativa nelle sezioni esaminate dei costituenti mineralogici, a conferma di una sostanziale omogeneità della materia prima utilizzata per la fabbricazione delle ceramiche. La tessitura, invece, sembra maggiormente differenziare i campioni in relazione alle due classi ceramiche (A e B) maggiormente campionate. I campioni della classe A pre- Tabella 1 Composizione mineralogica dei campioni di ceramica (C.M.: Minerali Argillosi; Ms: Muscovite; Qtz: Quarzo; Feld: feldspati; Cal: Calcite; Do: Dolomite. XXXXX = prevalente; XXXX = abbondante; XXX = Tab1 buona; XX = discreta; X = scarsa quantità; tr = tracce). Campioni Classe C.M. Ms Qtz Feld Cal Do P96/1 B X XX XXXXX XXX XXXX P96/2 B X XX XXXX XX XXXXX P96/3 B X XX XXXXX X XXXXX P96/4 A X XX XXXXX X XXXX P96/5 B X XX XXXX X XXXXX P96/6 A X XX XXXX X XXXXX X P96/7 B X XX XXXXX XX XXXXX tr CA1 B X XXXXX XX XXX CA2 B X XX XXXXX X XXXX MCZ1 B X X XXXX X XXXXX MCZ2 B X XX XXXXX X XXXX MCZ3 B X X XXXXX X XXXX MCS1 A tr X XXXXX XX XXXXX MCS2 A X X XXXXX XX XXXX MCS3 A X X XXXXX XXX XX MCS4 A X XX XXXXX XX XXXX MCS5 A X X XXXXX XXX XXX MCS6 A X X XXXXX XX XXXX MM1 B XX XX XXXXX XX XX MM2 B X X XXXXX X XXX MM3 B X XX XXXXX XX XXX CL1 A X X XXXXX X XXXXX CL2 A X X XXXXX X XX CL3 A X X XX X XXXXX CL4 A X X XXXXX X XXX CL5 A X X XXXXX XXX XXXX MA1 B X XXX XXXXX X XXX MA2 A X X XXXXX X XXXXX MA3 A X XX XXXXX XX XXXXX X MA4 B X X XXXXX XX XXXXX MA5 B X XX XXXXX X XXXX tr MA6 B X XX XXXXX X XXXX MA7 B X XX XXXXX X XXX MA8 B XX X XXXXX X XXXXX MA9 A X X XXXXX XX XXXXX MA10 A tr X XXX XXXX XXXXX X MA11 A X X XXX XX XXXXX MA12 A tr XXXX XX XXXXX MA13 A tr XX XXXXX XX XXX MA14 A X X XXXXX XX XXXXX X MA15 A X X XXXXX X XXX MV1 A X X XXXXX XXX XXXX tr MV2 A X X XXXXX XXXX XXXXX MV3 A X X XXX XXX XXXXX tr MV4 C tr X XXXXX XXX XXXXX tr MV5 C X X XXXX X XXXXX tr MV6 B* XX XX XXXX XXX XXXXX X MV7 B* XX XX XXXXX XX XXXXX MV8 B* XX XX XXXX X XXXXX tr MV9 B* X XX XXXXX XX XXXXX X MV10 B* X XX XXXXX XX XXXXX tr MV11 B* X XX XXXX XXX XXXXX X MV12 C X XX XXXX XXX XXXXX X MV13 C X XX XXXXX XX XXXXX 64

5 La produzione ceramica nel neolitico antico del Tavoliere (Fg) Tabella 2 Composizione mineralogica dei campioni di ceramica dopo la cottura a 1000 C (Qtz: Quarzo; Feld: feldspati; Px: Pirosseni; Gh: Gehlenite; Hem: Ematite. XXXXX = prevalente; XXXX = abbondante; XXX = buona; XX = discreta; X = scarsa quantità; tr = tracce). Campioni Classe Qtz Feld Px Gh Hem P96/1 B XXXX XX XXX XX X P96/2 B XXX XX XXXX XXX X P96/3 B XXX X XXX XXX X P96/4 A XXX XX XXX XX P96/5 B XXX XXX XXX XXX P96/6 A XXX XX XXXX XX X P96/7 B XXX XXX XXX XX CA1 B XXX XXX XXX X X CA2 B XXX XXXX XXXX X X MCZ1 B XXX XXX XX XX X MCZ2 B XXX XXX XX X MCZ3 B XXX XXX XXX X MCS1 A XXX XX XX XXX MCS2 A XXXX XX XXX X MCS3 A XXXXX XXX XX X MCS4 A XXXXX XXX XXX X X MCS5 A XXXXX XXX XX X MCS6 A XXXXX XXX XXX XX MM1 B XXXXX XXX XX X X MM2 B XXXXX XXX X X XX MM3 B XXXXX XXX XX XX X CL1 A XXXXX XXX XXX XXX CL2 A XXXXX XX XX CL3 A XX XXX XXX XX CL4 A XXXXX XXX XXX X CL5 A XXXXX XXX XXX X MA1 B XXXXX XXX XXX X X MA2 A XXXX XX XXX XXX MA3 A XXXX XXX XXX XX MA4 B XXXX XXX XXX XX MA5 B XXXX XXX XXX X X MA6 B XXXX XXX XXX XX X MA7 B XX XXXX XXX X MA8 B XXX XXX XXX XX MA9 A XXX XXX XXX XX MA10 A XXX XX XX XXXX MA11 A XXX XX XX XXXX MA12 A XXX XX XXX XXXX MA13 A XXXXX XXX XX XX X MA14 A XXXX XX XXX XX MA15 A XXXX XXX XXX XX sentano infatti uno scheletro più abbondante e una granulometria più eterogenea, con elementi più evidenti come calcite, quarzo, a plaghe ben sviluppate, e feldspati, soprattutto plagioclasi (oligoclasico-andesinici) e subordinatamente microclino; è evidente, soprattutto in questa classe, la presenza di pirosseni in cristalli ben sviluppati generalmente augitici. I campioni della classe B, invece, presentano una tessitura più omogenea e fine: il quarzo assume una struttura più cataclastica, i feldspati diminuiscono, mentre diffusa è la presenza di muscovite, in piccole plaghe ed aciculare, in piccoli cristalli allungati. L analisi mineralogica per PXRD (tabella 1) ha confermato la presenza, e i relativi rapporti di abbondanza, dei minerali osservati in sezione sottile, rilevando la preponderante presenza di quarzo (Qtz) e calcite (Cal) nel campione totale cui si aggiungono i feldspati (Feld) ed i residui riflessi dei piani (00l) a maggiore intensità dei minerali fillosilicatici (C.M. + Ms); saltuaria infine la rilevazione della dolomite (Do) presente in alcuni campioni provenienti da Monte Aquilone e da Masseria Valente, entrambi posti ai piedi del promontorio garganico. Dopo la cottura a 1000 C (tabella 2), si verifica la scomparsa della calcite, la cui dissociazione ha influito certamente sulla determinazione della LOI, e la formazione di minerali quali gehlenite (Gh), pirosseni (Px) e, in alcuni campioni, ematite (Hem) che appare in correlazione inversa con la presenza di calcite e la conseguente formazione di pirosseni + gehlenite; infine diminuisce leggermente il quarzo, infine, aumenta la quantità di feldspati e scompaiono del tutto i minerali fillosilicatici. Complessivamente i campioni di tutti i siti hanno evidenziato un quadro di grande omogeneità dal punto di vista mineralogico, senza che fosse possibile, sulla base delle quantità variabili e/o della attestazione o meno di alcuni minerali, formulare un chiara suddivisione in gruppi. Dalla paragenesi mineralogica si può evincere che per tutti i campioni la cottura non sia stata superiore a C. È possibile ipotizzare una differenziazione solo per quei pochi campioni di classe B e B* (MM1, MA8, MV 6, 7 e 8) in cui la visibilità dei minerali fillosilicatici è relativamente maggiore e che pertanto possono essere stati esposti a temperature comprese tra i 600 ed i 700 C. Per tutti gli altri (pertinenti alle classi A, B, B* e C) la presenza dei soli riflessi di maggiore intensità, comunque sempre mal definiti, dei minerali argillosi, soprattutto illite (o muscovite) e smectite, unitamente alla presenza di abbondante calcite, permette di ipotizzare valori leggermente maggiori, ma in ogni caso non superiori a 800 C. Le analisi chimiche (tabella 3), in accordo con i dati mineralogici, hanno evidenziato come SiO 2, Al 2 O 3, Fe 2 O 3, CaO, MgO e K 2 O costituiscano i principali ossidi, con una maggiore variabilità di SiO 2 e CaO che presentano i valori più elevati: proprio per 65

6 La produzione ceramica nel neolitico antico del Tavoliere (Fg): verso un modello di interazione tra le diverse comunità Campioni Classe SiO2 TiO2 Al2O3 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P2O5 LOI P96/1 B 50,01 0,60 12,77 5,36 0,14 1,84 12,85 0,69 2,15 0,13 13,47 P96/2 B 39,79 0,61 11,77 5,46 0,13 1,90 19,15 0,55 2,00 0,15 18,49 P96/3 B 43,68 0,57 11,59 5,22 0,14 2,03 17,72 0,58 2,16 0,13 16,18 P96/4 A 44,99 0,56 11,62 4,40 0,08 1,92 16,61 0,66 2,40 0,15 16,61 P96/5 B 38,21 0,50 10,43 4,51 0,15 2,27 20,92 0,54 2,11 0,13 20,24 P96/6 A 42,02 0,55 11,33 4,67 0,10 2,42 17,24 0,57 2,32 0,10 18,68 P96/7 B 42,61 0,58 12,42 5,38 0,18 1,73 16,77 0,55 1,74 0,12 17,91 x 43,04 0,57 11,70 5,00 0,13 2,02 17,32 0,59 2,13 0,13 17,37 σ 3,83 0,04 0,76 0,46 0,03 0,25 2,49 0,06 0,22 0,02 2,19 CA1 B 47,25 0,62 12,41 5,81 0,11 1,94 18,75 0,59 2,53 0,15 9,84 CA2 B 43,94 0,66 13,06 5,69 0,13 2,16 15,16 0,54 2,54 0,20 15,91 x 45,60 0,64 12,74 5,75 0,12 2,05 16,96 0,57 2,54 0,18 12,88 MCZ1 B 42,02 0,59 12,22 5,39 0,16 1,55 17,47 0,41 1,64 0,19 18,35 MCZ2 B 44,72 0,63 12,69 5,65 0,12 1,74 15,58 0,44 2,02 0,21 16,20 MCZ3 B 43,54 0,64 12,47 5,49 0,12 2,27 15,41 0,47 2,34 0,31 16,93 x 43,43 0,62 12,46 5,51 0,13 1,85 16,15 0,44 2,00 0,24 17,16 MCS1 A 36,40 0,50 10,15 4,86 0,08 1,68 22,35 0,47 1,55 0,12 21,84 MCS2 A 48,06 0,51 11,55 4,82 0,14 1,66 15,46 0,37 2,02 0,16 15,24 MCS3 A 56,93 0,59 13,72 4,48 0,04 1,91 8,08 0,75 2,69 0,11 10,71 MCS4 A 49,38 0,53 11,72 4,60 0,09 1,84 13,69 0,53 2,34 0,18 15,09 MCS5 A 52,00 0,56 12,45 4,93 0,04 1,82 11,99 0,59 2,44 0,10 13,07 MCS6 A 44,05 0,50 10,99 4,20 0,12 1,69 17,24 0,47 2,18 0,18 18,38 x 47,80 0,53 11,76 4,65 0,09 1,77 14,80 0,53 2,20 0,14 15,72 σ 7,04 0,04 1,23 0,28 0,04 0,10 4,85 0,13 0,39 0,04 3,93 MM1 B 52,27 0,66 13,84 5,65 0,05 2,20 9,32 0,45 2,01 0,08 13,46 MM2 B 49,33 0,70 14,19 6,24 0,18 1,86 11,26 0,46 1,92 0,15 13,71 MM3 B 47,99 0,57 12,24 5,11 0,11 1,75 14,02 0,48 2,20 0,21 15,31 x 49,86 0,64 13,42 5,67 0,11 1,94 11,53 0,46 2,04 0,15 14,16 CL1 A 40,38 0,48 10,15 3,80 0,06 2,04 20,80 0,43 1,89 0,12 19,85 CL2 A 56,56 0,81 15,97 6,49 0,11 1,56 5,20 0,25 2,17 0,06 10,83 CL3 A 35,74 0,53 10,70 4,63 0,10 1,94 22,98 0,44 1,59 1,17 20,17 CL4 A 44,32 0,52 11,31 4,31 0,05 1,66 17,50 0,48 2,20 0,22 17,43 CL5 A 41,63 0,52 11,06 4,44 0,12 1,69 19,37 0,57 1,73 0,16 18,71 x 44,56 0,55 11,84 4,74 0,09 1,78 14,32 0,43 2,00 0,20 17,40 σ 7,82 0,13 2,35 1,03 0,03 0,20 6,99 0,12 0,27 0,46 3,83 l elevata percentuale di quest ultimo ossido tutti i campioni sono classificabili, dal punto di vista chimico, come ricchi in Ca, ad eccezione di MCS03, MM01 e CL02 con valori di CaO <10%. In relazione specificatamente alle diverse classi del Neolitico antico, l analisi statistica, effettuata utilizzando il test t di Student (in questa sede limitato ai soli elementi maggiori), ha mostrato (tabella 4) che la classe B (n=25) è adeguatamente differenziata (con un livello di significatività 0,01) rispetto alla A (n=25) da Al 2 O 3, Fe 2 O 3, TiO 2 e MnO, per la maggiore quantità di fillosilicati (C.M. + Ms) che la contraddistingue. Il dato è ben 66 Tabella 3 Composizione chimica dei campioni di ceramica (ossidi in % in peso) MA1 B 48,16 0,68 13,74 6,14 0,15 2,24 11,66 0,96 2,24 0,13 13,91 MA2 A 39,27 0,47 10,27 4,04 0,12 2,29 20,61 0,81 2,12 0,18 19,82 MA3 A 42,06 0,49 10,72 4,11 0,13 2,14 18,40 1,02 2,48 0,17 18,28 MA4 B 47,03 0,66 13,04 5,85 0,11 2,39 18,81 0,57 1,74 0,36 9,43 MA5 B 48,40 0,66 13,30 5,79 0,14 1,98 12,73 0,66 2,05 0,19 14,11 MA6 B 43,83 0,57 11,90 5,21 0,12 1,80 16,37 0,54 1,57 0,24 17,86 MA7 B 47,26 0,69 14,36 6,28 0,11 2,41 12,12 0,87 2,58 0,17 13,16 MA8 B 42,29 0,56 11,34 4,96 0,10 1,80 18,51 0,63 1,47 0,18 18,16 MA9 A 36,98 0,46 9,83 4,01 0,13 2,33 22,97 0,55 1,70 0,36 20,68 MA10 A 33,52 0,42 8,80 3,65 0,12 2,06 26,23 0,97 1,89 0,28 22,05 MA11 A 32,85 0,41 9,66 3,48 0,11 2,12 26,33 0,63 1,88 0,32 23,20 MA12 A 34,11 0,40 8,60 3,83 0,09 1,94 26,07 0,53 1,50 0,15 22,78 MA13 A 48,16 0,63 13,16 5,51 0,11 2,02 13,47 0,69 1,81 0,21 14,23 MA14 A 40,84 0,49 10,31 4,43 0,09 2,37 19,98 0,58 1,69 0,18 19,03 MA15 A 43,30 0,59 12,55 5,17 0,10 2,28 16,47 0,54 1,56 0,33 17,10 x 41,87 0,55 11,44 4,83 0,12 2,14 18,72 0,70 1,89 0,23 17,59 σ 5,52 0,10 1,86 0,95 0,02 0,21 5,06 0,18 0,35 0,08 3,96 MV01 A 39,37 0,49 11,39 4,25 0,11 2,29 18,07 1,38 2,69 0,25 19,72 MV02 A 40,50 0,49 11,31 4,22 0,10 2,33 18,63 1,32 2,75 0,28 18,07 MV03 A 30,24 0,41 9,13 3,58 0,12 1,99 26,33 0,61 1,60 0,26 25,72 MV04 C 42,10 0,59 12,13 5,17 0,10 2,18 18,01 0,53 2,38 0,37 16,46 MV05 C 26,99 0,38 8,41 3,28 0,07 2,02 28,53 0,57 1,55 0,37 27,82 MV06 B* 37,48 0,51 11,15 4,44 0,08 2,50 19,76 0,82 2,03 0,22 21,00 MV07 B* 42,28 0,64 12,92 5,15 0,13 1,93 16,62 0,74 1,86 0,25 17,50 MV08 B* 37,18 0,51 11,12 4,46 0,08 2,43 20,23 0,77 2,04 0,24 20,94 MV09 B* 36,95 0,50 10,87 4,42 0,08 2,38 20,54 0,92 2,25 0,23 20,86 MV10 B* 36,95 0,50 10,88 4,36 0,08 2,27 20,94 0,77 2,03 0,27 20,97 MV11 B* 37,31 0,45 10,47 3,87 0,11 2,34 21,15 1,21 2,89 0,26 19,95 MV12 C 34,63 0,43 9,43 3,59 0,09 1,93 24,17 0,82 2,20 0,24 22,48 MV13 C 40,77 0,63 12,44 5,75 0,08 2,11 18,41 0,76 2,05 0,28 16,72 x 37,13 0,50 10,90 4,35 0,09 2,21 20,88 0,86 2,18 0,27 20,63 σ 4,45 0,08 1,30 0,70 0,02 0,19 3,49 0,27 0,41 0,05 3,31 X 42,38 0,55 11,63 4,83 0,11 2,04 17,87 0,65 2,06 0,22 17,68 Σ 6,15 0,09 1,54 0,80 0,03 0,26 4,75 0,23 0,36 0,15 3,79 Tabella 4 Test t di Student tra i campioni pertinenti alle classi A e B, con (in grassetto) i valori con un livello di significatività 0,01. B vs A (n=50) SiO2 TiO2 Al2O3 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P2O5 LOI t 0,8839 3,5664 2,9195 4,5961 2,6161 0,9130 1,5028 0,0000 0,3590 0,8169 1,7514 p-value 0,3811 0,0008 0,0053 0,0000 0,0119 0,3658 0,1394 1,0000 0,7212 0,4180 0,0863 evidenziato dal diagramma triangolare SiO 2 / Al 2 O 3 /Fe 2 O 3 (fig. 2) dove i campioni della classe A si distribuiscono prevalentemente nella parte alta, mentre quelli della classe B mostrano tenori di silicio più bassi. A questo livello di elaborazione non è stata considerata la classe C, attestata in pochi esemplari (n=4) nel solo villaggio di Masseria Valente, il cui comportamento statistico può essere condizionato da una distribuzione non omogenea da un punto di vista sia quantitativo sia di distribuzione geografica.

7 SiO Al 2O Fe 2O Diagramma triangolare SiO 2 /Al 2 O 3 /Fe 2 O 3, con distribuzione dei campioni del Neolitico antico distinti per le classi archeologiche A (O), B ( ) e C ( ). Lo stesso test statistico è stato effettuato (tabella 5) per quanto riguarda le aree di localizzazione dei siti, raggruppando i siti a seconda del corso d acqua Tabella 5 Test t di Student tra i villaggi del Neolitico antico localizzati nelle valli del Celone (area 1: CL+MM+MCS), del Canale Farano (area 2: P96+CA+MCZ), del Candelaro (area 3: MA) e lungo la fascia costiera (area 4: MV), con (in grassetto) i valori con un livello di significatività 0,05. 1 vs 2 (n=26) SiO2 TiO2 Al2O3 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P2O5 LOI t 1,5279 0,7648 0,1514 1,4020 2,7023 2,0393 1,2101 1,7252 0,8032 0,6280 0,4671 p-value 0,1396 0,4519 0,8810 0,1737 0,0124 0,0526 0,2380 0,0973 0,4298 0,5359 0, vs 3 (n=29) SiO2 TiO2 Al2O3 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P2O5 LOI t 2,1642 0,6734 1,0644 0,2066 1,9879 4,7521 1,9331 4,0216 1,4627 0,1907 1,1523 p-value 0,0395 0,5064 0,2966 0,8379 0,0571 0,0001 0,0638 0,0004 0,1551 0,8502 0, vs 4 (n=27) SiO2 TiO2 Al2O3 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P2O5 LOI t 4,3749 2,0287 2,1258 1,9424 0,1970 5,6624 3,3427 4,7823 0,7912 0,7020 3,5415 p-value 0,0002 0,0533 0,0436 0,0634 0,8455 0,0000 0,0026 0,0001 0,4363 0,4892 0, vs 3 (n=17) SiO2 TiO2 Al2O3 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P2O5 LOI t 0,9588 1,5039 1,1142 1,4278 1,7616 1,8898 1,1325 2,9716 2,3248 2,5322 0,7658 p-value 0,3528 0,1534 0,2827 0,1738 0,0985 0,0783 0,2752 0,0095 0,0345 0,0230 0, vs 4 (n=17) SiO2 TiO2 Al2O3 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P2O5 LOI t 4,5425 3,7301 2,8659 4,0600 4,1732 2,5957 3,5696 4,1103 0,1121 5,7835 3,5467 p-value 0,0004 0,0020 0,0118 0,0010 0,0008 0,0203 0,0028 0,0009 0,9122 0,0000 0, vs 4 (n=18) SiO2 TiO2 Al2O3 Fe2O3 MnO MgO CaO Na2O K2O P2O5 LOI t 2,5770 1,2407 0,8924 1,5326 3,2448 0,8365 1,3142 1,9093 2,1082 1,6554 2,2628 p-value 0,0203 0,2326 0,3854 0,1449 0,0051 0,4152 0,2073 0,0743 0,0511 0,1173 0,0379 su cui si affacciano. Sono state distinte così quattro aree corrispondenti al corso del Torrente Celone (Area 1: CL+MM), del Canale Farano (Area 2: P96+CA+MCZ), del Torrente Candelaro (Area 3: MA) e della fascia subcostiera (Area 4: MV); il villaggio di Masseria Cascavilla (MCS), posto in posizione centrale rispetto al Pianoro di Amendola, ha evidenziato maggiori affinità con l area 1 e pertanto è stato ad essa associato. L analisi statistica ha mostrato come i campioni dell area 1 (CL+MM+MCS) sono adeguatamente differenziati (con un livello di significatività 0,05) sia da quelli dell area 3 (MA) sia da quelli dell area 4 (MV) da una serie di ossidi, tra cui in particolare SiO 2, MgO e Na 2 O, e anche da TiO 2, Al 2 O 3 e CaO rispetto alla sola area 4. Analogamente quelli dell area 2 (P96+CA+MCZ) sono ben differenziati da quelli dell area 4 da tutti gli ossidi (tranne K 2 O). Il dato è ben evidenziato dal triangolo ceramico SiO 2 /Al 2 O 3 /CaO+MgO (fig. 3) dove i campioni dell area 1 si distribuiscono prevalentemente nella parte alta mentre quelli dell area 4 mostrano tenori di calcio più alti; valori intermedi presentano invece quelli dell area 2. Diversamente meno differenziabili appaiono sia tra loro i bacini più interni del Celone (area 1) e del Farano (area 2), sia quelli del Candelaro (area 3) rispetto ai siti sul Farano (area 2) e sulla fascia subcostiera (area 4). 67

8 Italo M. Muntoni, Rocco Laviano SiO CaO+MgO Al 2O Diagramma ceramico SiO 2 /Al 2 O 3 /CaO+MgO, con distribuzione dei campioni del Neolitico antico provenienti dalle valli dei torrenti Celone (+), Farano (O), Candelaro ( ) e dalla fascia costiera ( ). 5. Conclusioni L insieme dei dati analitici, fin qui presentati, permette di formulare alcune prime risposte alle due domande che ci si è posti all inizio di questa fase della ricerca. Per quanto riguarda il primo punto, tutti i campioni analizzati hanno evidenziato una notevole uniformità da un punto di vista mineralogico, a conferma di una sostanziale omogeneità della materia prima utilizzata per la fabbricazione delle ceramiche. Le aree di approvvigionamento dei materiali di partenza devono pertanto essere identificate con le formazioni alluvionali di età tardo pleistocenica-olocenica che costituiscono le vallate fluviali sui cui margini sono collocati gli insediamenti neolitici. Particolarmente significativa è, da questo punto di vista, l individuazione nei prodotti ceramici di minerali vulcanoclastici prove- nienti dal Vulture, presenti nei sedimenti pelitici delle vallate fluviali già oggetto di analisi diretta (Cassano et al. 1995b). In questo quadro di notevole omogeneità, il margine di distinzione tra le diverse vallate fluviali, emerso dall analisi dei dati chimici, sembra evidenziare l autonomia nella fase di approvvigionamento dei materiali anche tra siti molto vicini. L utilizzo di materie prime locali va inteso pertanto in senso molto stretto, con riferimento all area immediatamente circostante ogni insediamento. Passando all analisi del secondo punto, è opportuno notare come a questo quadro di notevole autonomia nelle strategie di approvvigionamento dei materiali, corrisponda una maggiore interrelazione tra più siti a livello di tecniche di manifattura. Sulla base della tessitura dei campioni è stato possibile ben differenziare, indipendentemente dai siti di campionamento, quelli di classe A, che presentano uno schele- 68

9 La produzione ceramica nel neolitico antico del Tavoliere (Fg) tro più abbondante e una granulometria più eterogenea, da quelli di classe B con una tessitura più omogenea e fine e una maggiore incidenza della matrice fillosilicatica; il dato è stato confermato anche dall analisi chimica e dai test statistici su di essa effettuati. Da un punto di vista delle tecnologie di cottura, è stato possibile ipotizzare il raggiungimento di temperature massime, per entrambe le classi, non superiori a C. Maggiormente diverse appaiono invece le atmosfere di cottura, indubbiamente più controllate ed ossidanti per i campioni di classe B. La possibilità pertanto di cogliere per le due classi ceramiche qui considerate (A e B) una precisa caratterizzazione tecnica a livello di manifattura anche in siti diversi, implica una diffusa conoscenza e circolazione di idee e di modi di produzione, evidenziate dalla convergenza nelle modalità di preparazione degli impasti e nelle tecniche di manifattura. Acquafredda P., Laviano R., Di Lecce V., 1985, Manuale teorico pratico su Analisi chimiche per Fluorescenza RX ed elaborazione al calcolatore dei dati per la correzione degli effetti di matrice, Relazione interna, Dipartimento Geomineralogico, Università di Bari. Cassano S.M., Manfredini A., 1983, Studi sul Neolitico del Tavoliere della Puglia, B.A.R. (IntS. 160), Oxford. Cassano S.M., Gratziu C., Meucci C., Marini S., Muntoni I.M., , Analisi tecnologiche di impasti ceramici dal villaggio neolitico di Masseria Candelaro, Scienze dell Antichità, 8-9, Cassano S.M., Muntoni I.M., Conati Barbaro C., eds., 1995a, Dall argilla al vaso. Sistemi di fabbricazione in una comunità neolitica di anni fa, Àrgos, Roma. Cassano S.M., Laviano R., Muntoni I.M., 1995b, Pottery technology of early Neolithic communities of Coppa Nevigata and Masseria Candelaro (Foggia, Southern Italy), The Cultural Ceramic Heritage, Fourth Euro Ceramics, 14, ed. B. Fabbri, , Gruppo Editoriale Faenza Editrice, Faenza. Cassano S.M., Eramo G., Laviano R., Muntoni I., 2004, Analisi archeometriche delle ceramiche, Masseria Candelano. Vita quotidiana e mondo ideologico in un villaggio neolitico sul Tavoliere, eds. S.M. Cassano, A. Manfredi, , Claudio Grenzi Editore, Foggia. Franzini M., Leoni L., Saitta M., 1972, A simple method to evaluate the matrix effects in X-ray fluorescence analysis, X-ray Spectrometry, 1, Bibliografia Franzini M., Leoni L., Saitta M., 1975, Revisione di una metodologia analitica per fluorescenza X, basata sulla correzione completa degli effetti di matrice, Rendiconti della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, 31, Kretz R., 1983, Symbols for rock-forming minerals, American Mineralogist, 68, Leoni L., Saitta M., 1976, Determination of Yttrium and Niobium on standard silicate rocks by X-ray fluorescence analysis, X-ray Spectrometry, 5, Mannoni T. 1983, Caratterizzazioni mineralogico - petrografiche e tecniche di alcune ceramiche del Tavoliere, in Passo di Corvo e la civiltà neolitica del Tavoliere, ed. S. Tinè, 94-97, Sagep, Genova. Matson F.R., ed., 1965, Ceramics and Man, Adline, Chicago. Muntoni I.M. 1999a, Le ceramiche neolitiche del Tavoliere in uno studio archeometrico, Fonti di informazione e contesto archeologico. Manufatti ceramici e neolitizzazione meridionale, ed. E. Ingravallo, 75-92, Mario Congedo Editore, Galatina. Muntoni I.M., 1999b, From Ceramic Production to Vessel Use: A Multi-Level Approach to the Neolithic Communities of the Tavoliere (Southern Italy), Ethno-Analogy and the Reconstruction of Prehistoric Artefact Use and Production, Proceedings of the International Conference (Tübingen 1997), eds. L.R. Owen e M. Porr, , Mo Vince Verlag (UM 14), Tübingen. Tinè S., 1983, Passo di Corvo e la civiltà neolitica del Tavoliere, Sagep, Genova. 69

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