Polizia di Stato e Censis insieme verso un uso consapevole dei media digitali

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1 Polizia di Stato e Censis insieme verso un uso consapevole dei media digitali Una collaborazione nata nel 2015, quella tra Polizia di Stato e CENSIS, nell ambito della quale si è concordato di sviluppare ricerche e approfondimenti riguardanti tematiche sociali connesse all uso dei nuovi media da parte di minori e adulti. L obiettivo del progetto è costruire un quadro di analisi utile alla progettazione di campagne di sensibilizzazione per promuovere un impiego dei media digitali sempre più consapevole sia delle loro straordinarie potenzialità, sia dei rischi connessi. Ieri Roma, presso la Scuola Superiore di Polizia, alle ore se ne è parlato con i dirigenti e i funzionari della Polizia di Stato che ogni giorno operano sul campo, i risultati della prima fase del lavoro di ricerca. Nell era della comunicazione digitale, dove il 91% dei giovani tra i 14 e i 18 anni è iscritto ad almeno un social network e l 87% usa uno smartphone connesso a internet, una collaborazione come quella in atto tra il Censis e la Polizia Postale e delle Comunicazioni rappresenta un prezioso strumento per comprendere meglio le implicazioni dell uso delle nuove tecnologie da parte degli adolescenti. Per fare della Rete un luogo più sicuro è necessario diffondere una cultura globale della sicurezza, attraverso il contributo di importanti partner che con la ricerca, l analisi, la formazione e l informazione possono contribuire a fornire ulteriori strumenti di intervento per l attività di prevenzione e sensibilizzazione rivolta soprattutto alle giovani generazioni. Il cyberbullismo corre sul web. Per il 77% dei presidi delle scuole medie e superiori italiane internet è l ambiente dove avvengono più frequentemente i fenomeni di bullismo, più che nei luoghi di aggregazione dei giovani (47%), nel tragitto tra casa e scuola (35%) o all interno della scuola stessa (24%). Il 52% dei presidi ha dovuto gestire personalmente episodi di cyberbullismo, il 10% casi di sexting (l invio con il telefonino di foto o video sessualmente espliciti) e il 3% casi di adescamento online. Per il 45% dei presidi il cyberbullismo ha interessato non più del 5% dei loro studenti, ma per il 18% dei dirigenti scolastici il sexting vede coinvolto tra il 5% e il 30% dei ragazzi. Il

2 cyberbullismo è un fenomeno difficile da mettere a fuoco, data la grande varietà di comportamenti che possono essere qualificati come bullismo digitale. Ma il 77% dei presidi ritiene il cyberbullismo un vero e proprio reato. E nel 51% dei casi accaduti il preside si è dovuto rivolgere alle forze dell ordine. È quanto emerge da una ricerca realizzata dal Censis in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni La ricerca del Censis con la Polizia Postale. Nell era della comunicazione digitale, dove il 91% dei giovani tra 14 e 18 anni è iscritto ad almeno un social network e l 87% usa uno smartphone connesso a internet, il Censis e la Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno avviato un comune percorso di ricerca per capire meglio le implicazioni dell uso delle nuove tecnologie da parte degli adolescenti. L obiettivo del progetto è costruire un quadro di analisi utile alla progettazione di campagne di sensibilizzazione per promuovere un impiego dei media digitali sempre più consapevole sia delle loro straordinarie potenzialità, sia dei rischi connessi. Presso la Scuola Superiore di Polizia, sono stati discussi, con i dirigenti e i funzionari della che ogni giorno operano sul campo, i risultati della prima fase del lavoro di ricerca: un indagine realizzata attraverso un questionario distribuito ai presidi e ai dirigenti scolastici di tutte le scuole secondarie di primo e di secondo grado. I dati presentati si basano sulle risposte fornite da dirigenti scolastici di tutta Italia. Le scuole diventano sempre più digitali. Praticamente tutte le scuole hanno un sito internet, che nel 65% dei casi è gestito dai docenti, nel 16% da personale non docente e nel 12% da consulenti esterni. Nell 86% delle scuole esiste una rete wi-fi, che solo nel 5% degli istituti è liberamente accessibile agli studenti. Il 93% delle scuole ha un laboratorio multimediale, che però solo nel 17% dei casi è aperto anche oltre l orario scolastico. Il 46% dei presidi è a conoscenza dell esistenza di una pagina sui social network che riguarda la scuola, anche se nel 55% dei casi è gestita dagli studenti. Nel 47% delle scuole il responsabile della sicurezza informatica è un insegnante, nel 34% un consulente esterno e nel 19% un operatore amministrativo. L identikit del cyberbullo. Per il 70% dei dirigenti scolastici i cyberbulli sono indifferentemente maschi o femmine, per il 19% invece sono in prevalenza ragazze e per l 11% soprattutto ragazzi. Il 90% dei

3 dirigenti pensa che il fenomeno del cyberbullismo sia più grave del bullismo, perché più doloroso per chi ne subisce le conseguenze e più rapido e duraturo negli effetti negativi sulla reputazione personale. Secondo il 78% dei presidi i cyberbulli tendono a colpire i ragazzi psicologicamente più deboli. Genitori poco consapevoli. Per l 81% dei dirigenti scolastici i genitori tendono a minimizzare il problema, ritenendo il bullismo digitale poco più che uno scherzo tra ragazzi. Per il 49% dei presidi la maggiore difficoltà da affrontare è proprio rendere consapevoli i genitori della gravità dell accaduto, per il 20% capire esattamente cosa sia successo. Secondo l 89% delle opinioni raccolte il cyberbullismo è più difficile da individuare rispetto a episodi di bullismo tradizionale, perché gli adulti sono esclusi dalla vita online degli adolescenti. Il 93% dei presidi ritiene poi che l esempio dei genitori influenzi molto o abbastanza il comportamento dei cyberbulli. Le iniziative delle scuole. Il 39% delle scuole ha già attuato alcune azioni specifiche contro il cyberbullismo previste dalle linee di orientamento del Ministero dell istruzione e il 63% intende farlo nel corso di questo anno scolastico. Ma nel 36% degli istituti la partecipazione non va oltre la metà circa dei genitori e nel 59% dei casi si ferma solo a pochi genitori. Il 48% delle scuole che hanno avviato un programma di contrasto al cyberbullismo ha attivato un programma di informazione rivolto ai genitori e il 43% uno sportello di ascolto. Solo il 10% delle scuole ha un vero e proprio programma di monitoraggio attraverso questionari rivolti a studenti e genitori. I dati divulgati (PDF) Dati divulgati nel corso della conferenza Brutte notizie per i pensionati pubblici che non se ne vogliono andare

4 nella foto il Ministro Marianna MadiaI Il ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia, ha firmato la circolare n. 6 del 4 dicembre 2014 che vieta di affidare ai pensionati incarichi dirigenziali o direttivi, di studio o di consulenza, e cariche di governo nella Pubblica Amministrazione, come stabilito dall art. 6 del D.L. n. 90/2014. Ma attenzione: lo stop non vale per tutti. E non impedisce a chi è andato in pensione per la propria carriera di concorrere per un impiego in un altro settore della P.A., dove i limiti di età sono diversi, o di svolgere attività per incarichi che non comportano funzioni dirigenziali o direttive e siano diversi da quelli di studio o di consulenza. Le misure, arrivate proprio nel giorno in cui il Censis denuncia la mortificazione dei giovani italiani, sono volte a evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle Amministrazioni Pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti in quiescenza, aggirando di fatto l istituto della quiescenza e bloccando i più giovani. Gli incarichi vietati sono tutti quelli dirigenziali (compresi quelli di direttori delle Asl e di responsabili degli uffici di diretta collaborazione di organi politici), quelli di studio e quelli di consulenza. Il divieto non valido per i commissari alla ricerca Lo stop vale per le cariche in organi di governo di amministrazioni, enti e società a controllo pubblico, a parte le esclusioni espressamente previste dalla legge: giunte degli enti territoriali e membri degli organi elettivi degli Ordini professionali. Gli organi costituzionali devono adeguarsi, ma nell ambito della propria autonomia. Il divieto non si applica invece ai commissari straordinari nominati temporaneamente al vertice di enti pubblici o per specifici mandati governativi. E lo stesso vale per la nomina di eventuali sub-commissari. Esclusi dal divieto sono poi gli incarichi di ricerca (i pensionati potranno temporaneamente guidare unità a tempo, ma non strutture stabili) e quelli di docenza, a patto che siano reali e non fatti per aggirare il divieto. Sono consentiti inoltre gli incarichi nelle commissioni di concorso e di gara, quelli in organi di controllo (collegi sindacali e comitati dei revisori, purché non abbiano natura dirigenziale), così come la partecipazione a organi collegiali consultivi, come quelli delle scuole. Sì a incarichi gratuiti ma solo per un anno Incarichi e collaborazioni sono consentiti a titolo gratuito, con il solo rimborso-spese, per al massimo un anno. Un eccezione non prorogabile né rinnovabile, che serve a consentire alle

5 amministrazioni si legge nella circolare di avvalersi temporaneamente, senza rinunciare agli obiettivi di ricambio e ringiovanimento dei vertici, di personale in quiescenza per assicurare il trasferimento delle competenze e la continuità nella direzione degli uffici. Il divieto vale dal 25 giugno scorso La nuova disciplina si applica agli incarichi conferiti a partire dalla data di entrata in vigore del decreto Pubblica Amministrazione, dunque dal 25 giugno scorso: sono salvi, di conseguenza, tutti gli incarichi attribuiti prima ai pensionati, fino al 24 giugno compreso, anche se il compenso è stato definito successivamente.

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